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122 – Azzurra e le incestuose sfumature di grigio

By 25 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Lui e io siamo soli, a casa nostra, io quasi nuda, con il solo perizoma addosso, sdraiata prona sul letto, lui in piedi, si adopera per bloccarmi per bene i polsi e le caviglie. Mi afferra il polso destro e con delle manette metalliche me lo blocca al pomello dorato, poi si sposta sul lato opposto e fa lo stesso con il polso sinistro. Mi passa una spessa corda sotto il seno, me la gira attorno, la tira e quindi la lega sulle barre laterali, poi con delle altre manette mi blocca anche le caviglie.
Ora lui è dietro di me, sul letto, nudo ed eretto, sento solo il suo respiro regolare, io al contrario ansimo e mi lamento. Mi afferra per i capelli e me li tira facendomi sollevare la testa all’indietro. Mi sento come Cristo in croce, completamente alla sua mercè, ma intanto un sottilissimo piacere cerebrale invade comunque il mio corpo. Sento il suo corpo contro il mio e il suo respiro caldo vicino al mio orecchio destro mi infila la lingua dentro, mi morsica il lobo, me lo succhia tirandolo verso il basso. Sento il suo pene premere tra le mie natiche ancora protette dal sottile e inutile perizoma. Lo desidero da morire, vorrei gridargli di prendermi, di scoparmi, di ficcarmelo dentro, non importa dove, ma voglio sentirlo scandagliare la mia vagina oppure il mio non più vergine culetto. Mi fanno male i polsi e le caviglie imprigionate dalle manette di acciaio. Anche il capo sollevato all’indietro e trattenuto per i capelli mi da dolore. Chiudo gli occhi e cerco di riprendere il controllo di me stessa, respiro a fondo e deglutisco faticosamente. Poi improvvisamente la sua mano lascia la presa sui miei capelli, mi scorre velocemente sulla schiena con le unghie, che fa scendere fra le natiche, quindi le sue dita premono sulle mutandine percorrendo la mia chiusa feritoia. Percepisco il bagnato delle mie mutandine che sono il certo segnale della mia infinita eccitazione. Poi le sue dita artigliano l’esile indumento e me lo strappano con un sol colpo. Ora sento i suoi polpastrelli a stretto contatto con la mia intimità, mi dischiude le labbra, è dentro la mia fessura, i suoi polpastrelli indugiano a lungo sul mio clitoride
Un gemito prolungato mi sfugge, lui ride sarcasticamente mentre mi trattiene il clitoride fra due dita, lo sfrega fino a che la mia eccitazione diventa insostenibile. E’ un piacere frustrante, è come se qualcuno mi offrisse un bicchiere d’acqua per calmare la mia sete e poi di colpo mi trattenesse il bicchiere impedendomi di dissetarmi. Con un filo di voce, lussuriosamente gli chiedo di scoparmi, di fottermi selvaggiamente. Lui ride ancora, mi ignora completamente, è ancora sopra di me, mi morde il collo, io inarco la schiena, pregandolo di smettere con questi giochini, lo scongiuro di farmi venire, si alza e di scatto sento le sue dita che mi penetrano, rabbrividisco e penso che è arrivato il momento di godere anche per me, lui invece sfila le dita da dentro e mi lascia ancora insoddisfatta. Gli urlo di sbattermi, o come vorrei non essere legata, ma l’artefice di tutto questo in fondo sono io. Infatti, io gli ho chiesto di legarmi e quindi devo stare al gioco, vorrei poterlo mordere ed aggredire, disporre liberamente del suo corpo, farmi sbattere contro al muro, farmi fottere in piedi, o sul tavolo del salone, o su in terrazza, magari anche in pieno giorno, con il rischio che qualcuno ci veda.
Lui me lo legge in faccia, che sono al limite e sfacciatamente mi sorride. Mi bacia in modo languido, forzando la propria lingua contro la mia. La succhia, la morde a lungo, si ritrae e mi offre l’indice e il medio. Li prendo in bocca e lecco via il sapore dolciastro del mio piacere insoddisfatto. Mi spingo fino alla base delle dita e poi ne succhio la pelle a ritroso, mentre esse si muovono per accarezzare e giocare con la mia lingua. Le mordo con intenzione e violenza, fino a che lui non mi afferra nuovamente per i capelli, e stringe. Lascio andare la presa, sospiro, lui si alza, velocemente mi sblocca le caviglie poi subito di seguito anche i polsi, slega la corda sotto il seno e mi accorgo che ha lasciato un evidente segno rossastro, mi fa girare supina e quindi mi blocca nuovamente le caviglie e i polsi. Sono esposta a gambe spalancate e tette al vento, il mio uomo si inginocchia fra le mie gambe, i suoi occhi sono fissi sul mio viso, spia le mie reazioni mentre mi accarezza il pube con la lingua, questo è quanto basta perché il mio corpo si tenda verso la sua bocca e mi esca nuovamente un lungo gemito di piacere.

Chissà cosa il mio padrone sceglierà o si inventerà questa volta per farmi godere. Lui ha tanta fantasia, lo amo anche per questo. Di colpo si alza dal letto e mi libera delle manette, mi fa alzare dal letto e mi trascina in sala, credo di comprendere ciò che vuole fare, apre il suo armadio delle sorprese, così lo chiama lui, ne tira fuori due corde identiche, entrambe hanno in punta un collare in cuoio regolabile, mi fa mettere dietro la poltrona e facendomi appoggiare con l’addome allo schienale mi solleva le gambe. Rimango così a testa in giù con il capo appoggiato al sedile della poltrona stessa. Mi chiude i collari stringendomeli saldamente alle caviglie quindi butta poi le corde sopra al gigantesco trave centrale, le raccoglie e tira, mi sento sollevare poco per volta fino a rimanere con il capo a circa cinquanta centimetri dal sedile della poltrona. Fissa la corda ad un grosso anello di ferro che c’è sulla parete, poi mi toglie la poltrona da sotto. Rimango sospesa a testa in giù, con le gambe spalancate, prende poi le manette e mi blocca le mani dietro la schiena. Lo vedo muoversi sicuro, prende un accendino in cucina e una grossa candela da un cassetto del mobile antico, quindi la accende, si avvicina a me e inclina il cero, il liquido bollente mi cade sul clitoride dolorosamente. Ho il suo cazzo duro vicinissimo alla mia bocca, vorrei prenderglielo fra le labbra, vorrei succhiarglielo e leccarglielo tutto, ma lui mi ficca il grosso cero acceso dentro al figa. Lo spinge dentro, fino a lasciare la fiamma vicinissima alla mia apertura tappata dal gigantesco oggetto. La cera si liquefa e cola lateralmente sulle labbra della mia vagina, sento un dolore forte e un acre odore di pollo bruciato. Con due dita me la sfila e me la infila ancora, mi scopa mentre grumi di cera si formano sulla mia intimità oltraggiata. Finalmente spinge il suo cazzo in avanti, ne sono felice, lo accolgo tutto in bocca, lui mi prende per i capezzoli e mi tira verso di lui, poi mi lascia andare come se fossi un’altalena, la mia bocca scorre sul suo cazzo ingoiandolo fino alla radice, ancora lui mi detta il ritmo torturandomi e tirandomi i capezzoli. La cera, per effetto di questo movimento mi cola giù sul ventre e fra le chiappe del culo. Lui prende ancora in mano la candela, la spegne e poi impugnandola mi scopa dentro e fuori in modo forsennato. Mi viene in bocca, schizzandomi una quantità industriale di sborra calda, poi tocca a me venire, spero che non smetta all’improvviso e invece questa volta lui prosegue fino a farmi raggiungere un meraviglioso orgasmo.
Mi libera e mi fa rimettere in piedi, mi sembra di svenire, forse per il sangue alla testa, mi siedo e aspetto di riprendere le mie energie. Andiamo poi in bagno ci mettiamo sotto la doccia e siamo felici.
A proposito io mi chiamo Azzurra e lui è Raoul, siamo una coppia, si lui e io siamo fratelli gemelli, nati uno maschio e l’altra femmina, abbiamo entrambi 27 anni.

Buon sesso a tutti

Da parte di Ombrachecammina
e-mail: alexlaura2620@libero.it

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