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146 – Monica e Vittorio e la loro bisessualità

By 24 Marzo 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Vittorio, mi sposai a trent’anni, con nella mente, degli importanti dubbi sulla mia sessualità. Etero, si ero certamente anche etero ma con molte esperienze omosessuali alle spalle Non posso però definirle vere esperienze, potrei invece catalogarle come approfondimenti virtuali di omosessualità. In effetti tutto ebbe inizio in un mobilhome di un amico che era proprietario di una giostra ‘autoscontro’. In verità lui non era proprio un amico, più che altro, per la sua età, che era molto diversa dalla mia. Quarantenne lui e diciottenne io.
Lo conobbi frequentando l’autoscontro, mi piaceva a quei tempi prendere alcuni biglietti e offrire ad una ragazza un giro con me. Ero un bel ragazzo, capelli scuri, ciuffo ribelle, un bel fisico e con i jeans stretti mostravo volentieri al pubblico femminile la mia esuberante dotazione. Ecco, questa specie di esibizionismo mi portò a far si che gli sguardi non fossero solo femminili ma anche e soprattutto maschili. Così, Pietro, il giostraio, si adoperò affinché lui ed io diventassimo amici, poi, questa amicizia si trasformò ben presto in una confidenza più libera e così avvenne che lui, mi parlasse del mio pene. Lo fece girandoci attorno, abilmente, come dire, lui si fingeva etero e mi poneva le questioni come se fossero discorsi da uomo a uomo. Lui mi parlava delle donne, di scoparle e mi diceva che da quel che vedeva nei miei pantaloni, io sarei stato capace di farne felici parecchie. Un giorno, mi chiese di accompagnarlo nella sua grande roulotte per farmi vedere quella che per lui era la sua casa, io, ingenuo, senza comprendere le sue intenzioni, lo seguii e così lui mi fece vedere la sua abitazione, ma non solo quella. Mi disse che se volevo portarmi qualche ragazza li da lui, lui mi avrebbe prestato volentieri la sua casa mobile. Insistette ancora sulle dimensioni del mio cazzo, e poi tirò fuori il suo, chiedendomi se il mio era più grosso. Per farla breve se lo toccò un po’ e naturalmente gli divenne presto duro, poi mi chiese di fare altrettanto, lo accontentai e mi ricordo che quando lo estrassi da jeans già ce l’avevo mezzo duro anch’io. Lui se ne accorse e mi disse che scommetteva dieci giri sull’autoscontro che se me lo toccava mi sarebbe diventato rigido del tutto. Naturalmente me lo toccò e in pochi secondi, non solo mi divenne durissimo come la pietra ma gli sborrai pure abbondantemente in mano. Anche lui, subito dopo di me, schizzò sul pavimento senza nemmeno toccarselo. Ecco, questa fu una prima lieve e leggera esperienza omosessuale. Era il mese di Luglio, mi ricordo che era il giorno di Sant’Anna e quel giorno, sempre con Pietro feci la seconda esperienza. Fu un po’ meno soft ma in quella occasione provai il gusto di farmi fare un bel pompino, gli venni in bocca e lui la mandò giù leccandosi i baffi biondi. Una settimana dopo conobbi una ragazza, aveva un nome strano, si chiamava Cesarina, con lei feci le mie prime fantastiche esperienze eterosessuali e devo dire che insieme, dopo un periodo abbastanza lungo di conoscenza marginale, iniziammo e divertirci molto. L’unico problema, che non avevamo posti dove andare e quindi ci limitavamo a rubare sesso in casa sua, lo facevamo sfruttando i pochi momenti in cui la sua numerosa famiglia era assente. Ma lei abitava in un piccolo paesino di campagna e le uscite della madre o delle varie sorelle erano sempre ridotte a pochi minuti, il tempo per andare a comprare il pane nel negozio a cento metri di distanza da casa e poi nuovamente lì in casa a rompere le palle a noi.
In quegli angusti spazi di tempo, lei mi toccava, io toccavo lei, ci baciavamo a consumarci le labbra e mi ricordo che durante il viaggio in treno, mentre tornavo a casa mia, i testicoli mi dolevano fortemente e che tutte le volte, appena a casa, mi rifugiavo in bagno o in camera mia a masturbarmi per far si che le mie palle gonfie e tumide si afflosciassero. Poi un giorno, arrivai a casa di Cesarina e i suoi erano andati tutti in gita al lago di Garda, più di cento chilometri distanti. Ci baciammo e lei si sedette su una sedia in cucina, io mi accucciai al suo fianco, la sua gonna un palmo sopra il ginocchio, la mia mano titubante, incerta, sulla sua coscia, lei, che sicuramente per non mostrarsi subito disponibile, me la allontanò, io per fortuna insistetti e finalmente salii lentamente verso l’alto. A pochi centimetri dal traguardo ancora la sua mano ad allontanare la mia, io, con la stessa mano le accarezzai il viso, poi scivolai ancora in basso sfiorando distrattamente il suo seno, le sue gambe non erano più serrate, ora lasciavano il necessario spiraglio affinché la mia mano, un poco più sicura, salisse nuovamente verso la meta. Arrivai finalmente contro le sue mutandine, strofinai da fuori la sua fighetta. Lei che mi prese ancora il polso, ma compresi che non era convinta, mi lasciò difatti la mano libera, io passai con le dita di fianco all’ ultimo ostacolo e arrivai a toccare la sua umida intimità. Ecco fino lì c’ero arrivato, ero paonazzo e accaldato, il cuore in tumulto mi batteva a mille, l’emozione e l’inesperienza mi stavano bloccando. Da dove si passa per entrare in quel buco che masturbandomi avevo visto mille volte fotografato nelle riviste porno? Credo che l’istinto naturale mi guidò per la giusta via e sentii le labbra dischiudersi ed offrirmi la loro segreta natura. Lei, si alzò dalla sedia, ebbi paura che mi buttasse fuori casa e invece lei mi prese per mano, mi condusse al primo piano, in camera sua, si distese sopra al suo letto si sollevò oltre la vita la gonna, poi si sfilò le mutandine. Io come inebetito, le guardavo la figa, lei che fremeva aspettando che la prendessi, io che, imbranatissimo, continuavo a rimirarla, quindi Cesarina mi disse: Vieni qui’. Senza togliermi i pantaloni mi sdraiai di fianco a lei, fu ancora lei ad ordinarmi di togliermi i pantaloni, me li tolsi. Io ero e sono parecchio dotato, un bel cazzone largo e lungo. Tentai di coprire con le mani la piramide notevole che si era formata sotto gli slip bianchi. A quel punto, fece tutto lei, mi denudò, me lo toccò, lo guardò ammirata e desiderosa di sentirselo dentro. Mi guidò il siluro dentro la sua figa e poi da quel preciso istante, iniziai la prima scopata della mia vita. Mi disse parecchie volte, durante la penetrazione, di stare attento e di togliermi prima di venirgli dentro. Fu un miracolo, lo tolsi una frazione di secondo prima e appena fu interamente all’esterno, mi rammento, che feci una delle migliori sborrate della mia vita, non solo di quelle fatte in precedenza, ma anche di quelle che avrei fatto in futuro. Mi domandò: Ma io?? Che cretino che ero stato, già, lei, non avevo pensato al suo piacere e allora dopo essere andato a fare la pipì tornai da lei che si stava tristemente rivestendo, la spogliai nuda, le baciai a lungo le tette, il cazzo resuscitò ed io glielo infilai di nuovo dentro, la feci venire un paio di volte e poi quando la vidi soddisfatta, venni anch’io facendo ancora retromarcia. Questa fu la prima scopata della mia vita. Uscii con lei un paio d’anni e durante questo periodo, mi avvicinai nuovamente all’amore omosessuale. Ora vedo se riesco a spiegarvi bene i vari accadimenti.
Finite le scuole superiori, iniziai a lavorare presso una azienda con sede fuori città e che distava da casa mia circa trenta chilometri. Premetto che i miei non avevano le possibilità di comprarmi una macchina e che quindi dovevo aggiustarmi alzandomi presto al mattino per prendere il treno e di conseguenza tornando pure a casa tardi la sera. La domenica pomeriggio, andavo da Cesarina, uscivamo a passeggio e quando iniziava l’imbrunire, andavamo a scopare in mezzo ai prati, sopra ad una coperta che lei di nascosto si portava sempre dietro. Durante la settimana, al mattino, avevo preso l’abitudine di scendere alla stazione di destinazione e andare nei cessi a pisciare, qui successe parecchie volte che io venissi affiancato agli orinatoi, da uomini, quasi tutti maturi, che mi mostravano il cazzo duro e che si sporgevano per guardare il mio. Io pisciavo e poi me lo scrollavo, facevo tutto lentamente, guardandoli di sottecchi, mal celando il mio interesse verso di loro. Mezzo duro, me lo rimettevo nelle mutande, tiravo su la zip e con aria quasi schifata me ne andavo.
Durante il tragitto a piedi, mi torturavo la mente, non capivo se ero o non ero gay, capivo però che lì in quei bagni ci andavo apposta, non era la necessità fisiologica a portarmi in quei cessi. La sera, al termine della mia giornata di lavoro, arrivavo in stazione in largo anticipo sull’arrivo del treno che mi avrebbe riportato a casa e mi sedevo in sala d’attesa, determinato a mettere uno stop a questo mio comportamento, poi nel novantanove per cento dei casi, mi alzavo ed entravo infilandomi negli orinatoi, tiravo fuori il cazzo e se per caso di fianco a me non c’era nessuno me lo segavo un po’ facendolo diventare praticamente duro. Aspettavo che qualcuno entrasse o che si spostasse da uno dei pisciatoi e che venisse vicino a me. Io avevo dalla mia parte, la bellezza della gioventù, un bel culetto sporgente e naturalmente un cazzo di tutto riguardo. Attiravo i maschi come il miele attira gli orsi o come la merda attira le mosche!! Io però combattevo contro me stesso e non facevo mai niente di concreto, era sempre un guardare di nascosto e farsi guardare dagli altri. Succedeva qualche volta che me lo lasciassi toccare per pochi secondi, per poi respingere la mano come se la cosa non mi piacesse. Prendevo in giro me stesso e anche i miei ammiratori, certamente essi sapevano che stavo lì per esibirmi e che non riuscivo a prendere coraggio per concretizzare in qualche modo la mia voglia di sesso con loro. Tornavo a casa, mangiavo cena e poi, una volta a letto, finalmente una sega, una fantastica e meravigliosa sega. Lasciai Cesarina, o forse lei, stufa di questi incontri settimanali, lasciò me e l’estate successiva conobbi quella che poi sarebbe divenuta mia moglie. Mi sposai alcuni anni dopo, sempre alternando questi mezzi rapporti omosessuali ai rapporti molto soddisfacenti con la mia fidanzata ufficiale. Poi venne il matrimonio, esso avrebbe dovuto rappresentare un punto fermo e una definitiva chiusura con questa vita a metà. Giurai a me stesso che dopo il matrimonio, non mi sarei più fatto attrarre dalle sirene gay, invece, giurando ogni volta che sarebbe stata l’ultima, iniziai ad approfondire alcuni aspetti della mia latente omosessualità. Ci furono i primi pompini fatti e fatti fare, le mie prime volte in sauna, nella dark room oppure nel bagno turco, quindi iniziai, nei momenti di libertà a frequentare i cinema a luci rosse, dove, seduto, spesso e volentieri qualcuno mi faceva un pompino, dove io segavo cazzi a volontà. Poi un bel giorno, saltai il fosso e così, in un parco pubblico, di sera, mi feci inculare da un ragazzo bellissimo e molto dotato. Devo dire che mi spaccò letteralmente il culo ma devo anche ammettere che provai piacere intenso a sentirmi violato e posseduto!! Anch’io inculai alcuni maschi tra i quali un ragazzo di colore con un sedere da favola. Intanto nacquero i miei figli e anche questo traguardo, fece si che io mi ripromettessi che almeno per dar loro un padre come si deve, non avrei più avuto una doppia vita. No, non cambiò nulla, dopo sei mesi di sofferenza e di castità omosessuale un giorno, in un locale, in Germania, dove ero andato per lavoro, un ragazzo giovane come me, con indosso degli scandalosi pantaloni di pelle nera, mi eccitò, semplicemente rimanendo seduto su uno sgabello, con le gambe tese appoggiate sul pavimento, toccandosi il pacco fino a farsi indurire il cazzone. Quando lui comprese che ero cotto, si alzò dallo sgabello e si avviò ai bagni sotterranei, lo seguii come un automa, lo vidi da dietro, in un orinatoio, con i pantaloni calati e il culo liscio e meravigliosamente sporgente e sodo. Mi affiancai a lui e gli vidi il cazzo, era un gran bel pene, ma lui ancora non aveva visto il mio. Lo tirai fuori, praticamente duro, mi guardò diverse volte prima il cazzo e poi negli occhi, quindi, estasiato, me lo impugnò, io feci lo stesso con lui, poi mi fece cenno di seguirlo e mi condusse in un cesso chiuso. Lo inculai fino a sborrargli in culo e a far sborrare lui sul pavimento.
Da lì, capendo che nulla potevo fare per chiudere quella situazione, ormai rassegnato continuai ancora per alcuni anni la mia doppia vita.
Poi, successe quella che io definirei la svolta epocale della mia esistenza. Assieme a mia moglie che si chiama Monica, andammo una sera a casa di un tizio che lei conosceva e che a tempo perso faceva il pranoterapeuta.
In effetti, Sergio, così si chiamava lui, era un gioielliere quarantenne con il pallino della pranoterapia e dell’ipnosi. Arrivammo a casa sua verso le ventuno, in casa con lui c’erano alcune altre persone, una donna anche lei sui quaranta e poi sei coppie tutte dai venti ai trenta. Ci fece accomodare tutti in una grande sala e ci disse che se avesse voluto, sarebbe stato capace di far fare a tutti noi ciò che lui desiderava. Molti sorrisero, altri si fecero seri, mentre io e Monica fummo gli unici a credergli. Sergio, si alzò in piedi e ci fissò uno per uno passando in rassegna tutto il gruppo, poi si bloccò davanti ad una ragazza, per pochi secondi la fissò negli occhi e poi sfiorandole con i polpastrelli della mano destra la fronte le ordinò di spogliarsi nuda. La vedemmo alzarsi dalla sedia e completamente in tranche svestirsi integralmente. La chiamò la fece sedere sopra ad un lettino e le ordinò di spalancare le gambe, lei lo fece tranquillamente. Le disse di masturbarsi e lei obbedì prontamente. Si notava che non era del tutto lucida e che obbediva senza nemmeno sapere cosa stava facendo. Guardò un ragazzo, uno che non aveva nulla a che fare con la ragazza di prima, gli mise una mano sulla fronte e poi gli comandò di mettersi nudo, lui, rincretinito lo fece senza problemi. Per abbreviare, nel giro di venti minuti fummo tutti nudi, compresa la donna quarantenne che doveva essere la sua compagna, infine autonomamente si spogliò anche lui. Sedici persone tutte totalmente nude. Prese quindi dei biglietti e li numerò da uno a sedici, poi ci fece mettere tutti in fila e contò da uno a sedici comprendendo se stesso e la sua donna. Quindi passò davanti a tutti noi facendoci estrarre un numero, alla fine ci disse di organizzarci uno a fianco all’altro secondo il numero che avevamo in mano. Vidi Monica spostarsi al fondo della fila ed io, che avevo pescato il numero tre, mi andai a piazzare fra i primi. Alla mia sinistra, il numero quattro, era un ragazzo. Ci fece poi accoppiare, il numero uno con il due, il tre con il quattro e così via. Mi trovai con questo ragazzo e quando il buon Sergio ordinò alle coppie che si erano appena formate di fare sesso io lo feci con il giovane ragazzo. Monica intanto lo faceva con una donna ed era giusto che io lo facessi con un uomo. Fu un orgia, incredibile, agivamo stranamente, come se fossimo tutti nel pieno possesso delle nostre facoltà e invece era Sergio che comandava le danze. Lo succhiai a lui davanti a mia moglie, lo presi anche in culo, lo spinsi nell’ano del malcapitato mio partner occasionale, poi lui ordinò di mescolarci e di fare sesso con chi volevamo. Scopai una biondina, mentre il marito mi inculava, Monica fu inculata dal buon Sergio che, vista la scelta effettuata, compresi che era anche un buongustaio. Mi sborrarono in faccia e in bocca, eiaculai a mia volta un paio di volte, una buona dose di sperma la donai ad un ragazzo e un’altra ad una femminuccia.
Poi al termine di questo baccanale, lui schioccò le dita tre volte e tutti, quasi contemporaneamente, ci svegliammo e comprendemmo la situazione. La settimana seguente, ricevemmo a casa un pacchetto postale, dentro c’era una cassetta con le riprese di tutta la serata, con i minimi particolari. Guardando quella cassetta io confessai a mia moglie la mia bisessualità e lei mi confessò candidamente la sua.
Adesso che abbiamo i figli grandi e siamo finalmente nuovamente liberi, abbiamo contattato il buon Sergio e dopo numerose insistenze ci siamo fatti dare i numeri di telefono dei partecipanti a quell’orgia famosa. Qualcuno dei partecipanti di allora ha acconsentito ad incontrarci e abbiamo formato così un gruppo, che il sabato sera, a casa di uno o a casa di un altro, dopo una lauta cena, si dedica alle orge più sfrenate. Senza limiti e senza paletti, in assoluta e piena libertà!!

Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina

e-mail: alexlaura2620@libero.it

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