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15 – Fate il vostro gioco

By 3 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019One Comment

Sara spense l’automobile e rimase qualche secondo a riflettere.

In quel momento aveva ancora la possibilità di tirarsi indietro, di non partecipare.

Non sapeva se aveva ragione nel considerare quel momento come un punto di svolta nella sua vita – certe cose, è noto, si capiscono solo a posteriori – però voleva almeno provare a comportarsi con giudizio.

Nel momento in cui avesse varcato la porta che si trovava solo a qualche metro da lei, avrebbe partecipato al gioco, avrebbe fatto il suo ingresso nel mondo dell’erotismo televisivo.

Dove portava quella strada?

Sarebbe stato un episodio, oppure solo il primo passo di una carriera, come la porno star, ad esempio?

Non lo faceva per se stessa, lo faceva per la sua famiglia, si ripeté nella testa come un mantra.

Non aveva altre possibilità: ogni giorno che lei passava senza andare a recuperarli era potenzialmente un giorno di sofferenze e di torture.

Aprì la portiera dell’auto e scese. Dall’altra parte della strada, silenzioso, la aspettava il professor Maggio.

“Allora siamo d’accordo, professore – disse Sara dopo averlo salutato – Lei è qui per farmi una cortesia, tutto quello che succederà non ha nulla a che fare con gli incontri che lei mi ha organizzato fino ad ora. Lo fa gratis, per intenderci”.

Il professore sorrise, con un sorriso quasi triste. “Certo, Sara, per chi mi hai preso, per un magnaccia che taglieggia le sue ragazze? Mi hai chiesto una mano e te la do volentieri, non temere”.

“Ho preferito essere chiara, così non ci saranno fraintendimenti”, chiuse secca Sara.

Si avvicinarono al portone e suonarono, la porta si aprì con uno scatto metallico.

Entrarono nella segreteria e vennero accolti dall’uomo che aveva condotto il casting, Sara ricordava che si chiamasse Piero.

Era sorridente, strinse le mani a entrambi e li invitò a seguirlo.

“Il signore qui con te è…”, chiese indicando il professore.

“Sono un suo insegnante”, spiegò l’interessato.

Piero assunse un’espressione quasi stupita, ma non disse nulla e li portò nella sala accanto.

Lì già c’erano le altre due ragazze scelte: Martina, accompagnata da quello che doveva essere il padre, e Monica, con un uomo della sua età che presumibilmente era il marito.

C’era silenzio nella stanza, si percepiva chiaramente una certa tensione.

Piero bettè le mani per richiamare l’attenzione.

“Signore e signori, mi spiace rompere le scatole ma tra un’ora si va in scena e tutto deve essere pronto. Il programma è in diretta quindi non possiamo sforare con i tempi. Ora vi illustrerò brevemente come funziona il gioco e come si possono vincere i soldi, se ci sono domande non fatevi problemi a porle. Soprattutto, se qualcuna di voi dovesse avere dei ripensamenti, questo è il momento in cui manifestarli”.

Nessuna parlò.

“Ora vi spiego come funziona il gioco – proseguì Piero – E’ un banale gioco a quiz: a rotazione ad ognuno di voi verrà posta una domanda: se risponderete bene avrete la possibilità di scegliere una ragazza a cui far togliere un indumento; se invece la risposta sarà errata, sarà la vostra compagna a spogliarsi”.

Il papà di Martina assunse subito un’espressione contrariata. “Certo che spogliarsi nuda, in televisione… mi sembra che sia mica una cosa da poco!”, bofonchiò.

“Signori, il nostro pubblico vuole questo e i nostri sponsor pagano per questo tipo di programma – rispose Piero – Non siamo più ai tempi di Colpo Grosso quando mostrare una tetta bastava per catalizzare audience, oggi serve di più. Ma, ripeto, se volete tirarvi indietro abbiamo già chi potrebbe sostituirvi. Però dovete dirlo ora”.

“No, va bene così”, disse Martina con decisione. Si voltò quindi verso suo padre e porto l’indice alla bocca, intimandogli di stare zitto”.

“Cosa succede se uno di noi sceglie una ragazza che è già nuda? Oppure sbaglia e la sua compagna non può più togliersi nulla?”, chiese il marito di Monica.

“Quando la ragazza prescelta sarà nuda, dovrà affrontare una prova. Sarà il nostro computer a stabilire cosa dovrà fare. Saranno delle prove, anche a sfondo sessuale, in ordine crescente di difficoltà e di spettacolo; ma a questo punto, come ho detto, sarà sempre possibile tirarsi indietro e verrete comunque pagate”.

A Sara interessava solo una cosa: “Quindi l’ultima che rimarrà in gara, quella che vincerà, sarà quella che guadagnerà di più?”.

“I guadagni saranno determinati da tre voci: dalle risposte alle domande, dal premio che daremo noi all’ultima ragazza in gara, e dal premio che verrà versato dai nostri sponsor per la ragazza che gli spettatori via Web giudicheranno più interessante e più sexy”.

“Per un totale di? “, chiese questa volta Martina.

Piero consultò una cartella: “Nella migliore delle ipotesi si possono tirare su anche cinquemila euro”.

Cinquemila euro! Sarebbe stato perfetto per Sara.

Il silenzio calò su di loro.

“Bene, se non ci sono altre domande, invito le ragazze a passare nella stanza qui accanto dove vi verranno dati i vestiti e verrete truccate. Mi raccomando, siate positive e divertitevi: questo è un bellissimo gioco e non dimenticate che siete state scelte tra molte che volevano partecipare”.

Piero batté di nuovo le mani e si alzarono tutti.

 

Presero posto nello studio nel silenzio più totale.

Le ragazze si erano cambiate e avevano indossato gli indumenti scelti dalla trasmissione: Sara in short e top nero, Martina con gli stessi indumenti, ma bianchi, Monica in una più casta camicetta e gonna.

Posti uno accanto all’altro, c’erano tre scranni dietro i quali si sarebbero messi gli uomini; accanto a ciascun uomo avrebbe preso posto la ragazza.

Tutti i tecnici stavano ultimando gli ultimi controlli, alle luci e ai microfoni.

Piero si era cambiato e indossava un improbabile smoking rosso fuoco; in quel momento stava ripassando qualcosa leggendo da un blocco.

“Se non ho capito male – disse il professore sottovoce a Sara – i premi più sostanziosi sono quelli degli sponsor e quelli per la ragazza che rimane in scena. Se vedo che butta male per te, proverò a sbagliare qualche risposta, così diventerai protagonista”.

Sara non aveva pensato a quella strategia, ma la trovò intelligente.

“Sì, però con giudizio. Non so sino a che punto questi possono spingersi”.

“Tranquilla: nessuna qui è più zoccola di te”.

Sara ipotizzò che, in qualche maniera, per lui quello era un complimento.

Il regista richiamò l’attenzione di tutti battendo le mani, quindi partì un conto alla rovescia su un monitor posto in alto.

Quando il conteggio arrivò a zero, si accesero le luci e le telecamere cominciarono a ronzare.

“Buona sera! – disse Piero con un sorriso impeccabile – Buonasera a tutti: ai nostri amici che ci seguono via Web e a quelli che ci seguono via satellite. Buonasera e benvenuti alla puntata zero di Fate il vostro gioco!”.

Dal pubblico partì un applauso scrosciante spontaneo.

Piero presentò le concorrenti ad una ad una, sottolineando il fatto che Martina fosse accompagnata dal padre, poi raccontò le regole del gioco.

“Invito tutti i nostri amici a casa a votare per la ragazza che preferiscono, una di loro sarà premiata grazie ai vostri voti”.

Fece una pausa studiata, quindi riprese con un tono di voce più squillante: “Ma ora basta convenevoli, noi siamo qui per giocare e allora… Fate il vostro gioco!”.

Partì una musica tecno per qualche secondo, poi la telecamera inquadrò Martina e suo padre, i primi concorrenti che avrebbero dovuto partecipare.

 

Sara sentì una stretta al cuore: il dado era tratto.

La musica tacque e Piero formulò la prima domanda.

“Quello che vogliamo sapere è il nome del fiume che passa da Londra”.

Si vedeva che il padre di Martina non era un uomo di particolare cultura; fece una specie di smorfia poi, probabilmente dietro suggerimento della figlia, diede la risposta esatta.

“Tamigi!”

“Risposta esatta!”, disse Piero con entusiasmo quasi eccessivo.

Lasciò che l’applauso si spegnesse, poi chiese al padre di Martina con quale ragazza volesse giocare.

“Voglio giocare con Sara”, disse.

Nello studio partì una musica dance, Sara si staccò dal professore e si portò al centro della sala.

Abbozzò qualche passo di danza, quindi si sfilò il top e lo consegnò ad un assistente.

Sotto aveva un reggiseno nero che si intonava molto bene con la sua pelle abbronzata.

Partì un applauso dal pubblico e tornò al suo posto.

Aveva il cuore che batteva fortissimo, l’idea di essere ripresa e potenzialmente vista in qualunque parte del mondo la stava facendo impazzire.

Ma non ebbe tempo di pensare a quello che subito Piero incalzò.

Si rivolse al marito di Monica per la seconda domanda.

“Quello che vogliamo sapere – domandò – e il nome del batterista dei Beatles”.

L’uomo sorrise. “I Beatles erano il gruppo preferito dei miei genitori, so tutto di loro. So anche che il loro batterista era Ringo Starr”. Applausi dal pubblico.

“Bene, e con chi vuoi giocare?”.

L’uomo rispose in maniera decisa: “Voglio continuare a giocare con Sara”.

Partì nuovamente la musica, e nuovamente Sara si trovò al centro dello studio.

Cerco di sculettare un pochino, giusto per non chiudere subito la cosa, quindi si slanciò gli short, li feci scorrere lungo le gambe e li consegnò all’assistente.

Ora era in biancheria intima, ed era anche l’unica ad essersi tolta qualcosa.

Fino a quel momento non era un problema, però non voleva che la distanza dalle sue compagne aumentasse subito.

“C’è una strategia – le disse il professore nell’orecchio – secondo me sanno che tu hai più esperienza e vogliono metterti subito in difficoltà. Probabilmente pensano che tu potrai arrivare in fretta alle prove difficili e tirarti indietro”.

Poteva essere giusto, ma tanto non avrebbero potuto impedirlo nessuna maniera.

Ora toccava al professore rispondere.

“Ora vogliamo sapere di ha scritto Guerra e Pace“.

Il professore sorrise, quasi a sottolineare la banalità della domanda per una persona come lui.

“Lev Tolstoj”.

Pieroo lasciò spegnere l’applauso, quindi chiese con quale ragazza avrebbe voluto giocare.

“Gioco con Monica”.

Partì nuovamente la musica e la donna si portò sotto al riflettore.

Era molto evidente il suo disagio, ma forse era proprio quello il punto di forza di quel programma.

Si liberò della camicetta come se fosse dal medico, poi tornò accanto a suo marito.

Era finita la prima tornata di domande.

 

Le telecamere inquadrarono nuovamente Martina e suo padre.

Piero si fece serio e lesse la domanda dalla cartelletta.

“Signor papà di Martina, ci dica il nome dell’imperatore romano che bruciò Roma”.

L’uomo corruccio la fronte, poi si produsse in un ampio sorriso: “Ho visto il film! È Nerone!”.

Piero sorrise; la risposta era esatta.

“Con chi giochiamo ora,?”.

“Io sono fedele, continuò a giocare con Sara”.

Sara sentì il cuore perdere un colpo: avrebbe dovuto togliersi il reggiseno!

Anche se sapeva che sarebbe accaduto, non avrebbe voluto che capitasse così presto.

Si sforzò di sorridere e si portò al centro dello studio, quindi, muovendosi al ritmo della musica dance, si liberò anche di quel capo d’abbigliamento.

I monitor sparsi per tutto lo studio le mostrarono come la telecamera stesse trasmettendo un primo piano dei suoi seni; dovette far forza su se stessa per non coprirsi.

Tornò a posto e si mise accanto al professore

“La strategia è chiara – le sussurrò lui – sono tutti contro di te. Devi tenere duro”.

Ora sarebbe toccato al marito di Monica.

 

“Allora, lei segue il calcio?”.

Il marito di Monica annuì convinto.

“Bene, allora sicuramente ci saprà dire chi è il portiere della nazionale”.

L’uomo ci pensò qualche secondo, con l’espressione tipica di chi si è sentito rivolgere una domanda troppo facile e ha paura che ci sia un trabocchetto.

“Buffon?”.

“Perché stava esitando? Se sa la risposta, la dica!”, disse Piero sorridendo. “È esatto, ovviamente. Con quale ragazza giochiamo?”.

Sara sentì un brivido attraversarle il corpo. Sospettava che di li a breve sarebbe stata costretta a toglieris le mutandine.

“Voglio giocare con Martina”.

Le telecamere inquadrarono la ragazza e non sfuggì loro la pacca di incoraggiamento che il padre le diede.

Martina fece qualche passo avanti, eseguì qualche piroetta, quindi si liberò del top.

Tornò verso la sua postazione con lo sguardo basso, vergognandosi di quanto stava facendo.

Ora era nuovamente il momento del professore.

 

“Bene, professore. A lei piace il cinema?”, domandò Piero.

“Non sono un fissato, ma ritengo di avere una certa competenza”, rispose pacato.

“Bene, allora ci saprà sicuramente dire chi era il regista di C’era una volta in America”.

Il professore rimase impassibile: “Sergio Leone”.

Piero gli sorrise, gli fece segno con il pollice su, quindi gli chiese con quale ragazza avrebbe voluto giocare.

Il professore non ebbe esitazioni: “Martina!”.

La delusione era visibile sul volto della ragazza, ciò nonostante si avviò con passo passo spedito verso il punto designato.

Al ritmo della musica di Lady Gaga si slacciò i pantaloncini e li consegnò all’inserviente.

Sotto portava un perizoma nero che evidenziava le rotondità del suo sedere.

Tornò alla sua postazione a testa alta.

“Martina mi sembra la più debole – sussurrò il professore – è meglio concentrarsi contro di lei”.

 

Sarebbe quindi ricominciato il terzo giro.

Il padre di Martina rispose con facilità ad una domanda veramente banale. Domanda dopo domanda, Sara cominciò a maturare il sospetto che il gioco fosse in qualche maniera pilotato.

Aveva l’impressione che le domande indirizzate verso il professore fossero nettamente più difficili delle altre, quasi come se volessero mettere loro due in difficoltà.

Ma forse si stava facendo condizionare dalla paranoia del suo accompagnatore.

In ogni caso, anche a smentita della teoria della cospirazione, il padre di Martina scelse Monica.

La donna accolse il verdetto con un sorriso molto tirato, quindi si portò sotto l’occhio delle telecamere e, sempre molto rigida, si tolse la gonna.

Rivelò un sedere bello pieno, raccolto dentro un elegante paio di mutandine.

Quando tornò al suo posto era visibile il suo imbarazzo; allo stesso tempo, suo marito non sembrava nascondere la sua soddisfazione.

A Sara venne in mente come proprio Monica avesse dichiarato che forse da suo marito piaceva l’idea di vederla esposta.

Sarebbe stato proprio suo marito il successivo a rispondere alla domanda.

“Bene, parliamo nuovamente di cinema. Lei sicuramente conosce il famoso tema della Pantera Rosa. Ci sa dire chi era l’autore?”.

L’uomo rivolse alla telecamera uno sguardo spento, quindi si tormentò le labbra con la mano.

Scosse la testa: “Non lo so”.

“Non lo sa? Non vuole nemmeno buttarsi ?”.

Il marito di Monica alzò le spalle: “Morricone?”.

Dal pubblico si sentì un mormorio di delusione, mentre alcuni applaudirono, evidentemente soddisfatti dell’idea di vedere la donna togliersi un altro indumento.

“Mi dispiace, era Henry Mancini”.

Monica avanzò nuovamente verso il centro dello studio, visibilmente imbarazzata.

Cercò di muoversi al ritmo della musica, anche se era decisamente legnosa. Diede le spalle alla telecamera, quindi afferrò la chiusura del reggiseno e la slacciò.

Si chinò in avanti in modo da far sì che l’indumento le cascasse di dosso e si voltò nuovamente a favore di camera, con le mani a protezione dei seni.

Sorrideva, ma si vedeva come l’imbarazzo fosse molto.

Un uomo accanto alla telecamera, probabilmente l’aiuto regista, si sbracciò per attirare la sua attenzione e, una volta ottenuta, con le mani in lei fece capire che doveva scoprirsi.

Monica perse un po’ del sorriso, ma non disse nulla: tolse le mani dai seni e le portò dietro alla schiena. Tornò accanto al marito, che le diede un bacio sulle labbra.

Un applauso spontaneo si levò dal pubblico.

Ora sarebbe stata nuovamente la volta del professore.

Piero consultò la cartella. “Vediamo se, dopo l’ultima concorrente, Sara e il professore continueranno la sequenza di risposte corrette o anche loro dovranno capitolare”.

Piero fece una pausa ad effetto, quindi sparò la domanda.

“Questa è difficile: mi sa dire, professore, quale fosse il ministro degli esteri della Germania nazista quando venne invasa la Polonia?”.

Sara rimase di stucco, c’era un’enorme differenza tra le altre domande e quella!

Il professore si produsse in una leggera risata, quindi rispose: “Stiamo parlando di Ribbentrop, se non vado errato”.

Quando Piero determinò la correttezza della domanda, dal pubblico si levò un applauso spontaneo.

“Con chi vuole giocare?”, domandò.

Il professore meditò per qualche istante, poi disse: “voglio continuare a giocare con Monica”.

Sara vide lo sguardo di Monica tingersi di preoccupazione; anche Piero se ne accorse.

“Cosa succede, Monica. Sei preoccupata?”.

La donna abbozzò un sorriso: “Niente. È solo che sono imbarazzata ad essere la prima”.

“Dai ragazzi – disse Pieroo rivolgendosi al pubblico – facciamo un bell’applauso per la bella Monica!”.

Dal pubblico si elevò un caloroso battimani, e accompagnò Monica fin sotto il riflettore.

Partì la solita musica, al ritmo della quale la donna accennò qualche leggero movimento, poi si sfilò anche l’ultimo indumento.

Come aveva già fatto prima, istintivamente si coprì l’inguine con le mani, ma un gesto dell’aiuto regista la costrinse a scoprire il ciuffetto di peli castani che le coprivano il pube.

Ritornò frettolosamente verso il marito, che la premiò con un altro bacio.

Ora era nuovamente il turno del padre di Martina.

Nella sala calò il silenzio, mentre Piero sottoponeva al concorrente una domanda di geografia.

L’uomo si arrovello il cervello, si tirò i baffi più volte, ma non riuscì nemmeno a concepire una risposta.

Dovette gettare la spugna, il che significava che sua figlia avrebbe perduto reggiseno.

La ragazza gli diede una pacca sulla spalla, quindi si avviò con passo sicuro davanti alla telecamera.

Forse per far vedere a suo padre e non c’era nessun problema, o forse per ingraziarsi il pubblico, si produsse in una danza molto sinuosa e sensuale; quindi afferrò il gancetto che chiudeva il suo reggiseno tra le coppe e se ne liberò con un movimento rapido.

Rimase a busto eretto, e facendo mostra di un bel seno tondo e sodo tornò impettita al suo posto.

Diede un bacio sulla guancia del padre, che invece sembrava decisamente sconfortato per quanto stava capitando.

Era il turno del marito di Monica, ed era visibile quanto fosse nervoso.

Sua moglie era la prima ad essersi spogliata completamente e un ulteriore errore avrebbe portata a sottoporsi – anche in questo caso per prima – ad una prova.

Piero cercò di sdrammatizzare la cosa, dicendogli che doveva essere molto orgoglioso perché sua moglie era una bella donna che stava facendo una fantastica figura.

Quando arrivò il momento della domanda, l’atmosfera era comunque nuovamente tesa.

“Vogliamo sapere il nome dell’attuale re del Belgio”.

L’uomo ebbe un moto di sconforto, tirò un pugno sullo scranno e scosse la testa.

“Non lo so, è inutile che ci pensi. Potete anche fermare il tempo, tanto non conosco la risposta”.

La moglie gli strinse il braccio e gli disse di non preoccuparsi, che era soltanto un gioco e lei era tranquilla.

Piero invitò Monica al centro dello studio e si avvicinò ad un apparecchio che sembrava un bancomat.

Da quella macchina uscì una striscia di carta, Piero la lesse, sorrise, poi si rivolse al pubblico.

“Chi di voi ha il biglietto numero 78?”.

Dagli spalti si alzò un uomo di una quarantina d’anni.

Piero lo invitò accanto a lui; nel frattempo degli inservienti avevano portato un piccolo divano e un sacchetto di carta marrone.

“Ora dovrà fare una cosa molto semplice. Dentro quel sacchetto, troverà una bomboletta di schiuma da barba e un rasoio; con questi, dovrà depilare il pube a Monica”.

Sul viso dell’uomo si dipinse un sorriso, mentre Monica si copriva il volto con le mani.

Sara sbirciò verso il marito, e le parve di intravvedere un leggero sorriso sul volto.

Si ricordò come Monica stessa avesse detto che forse lui avrebbe gradito vederla coinvolta in azioni con altri.

Monica si sedette sul divanetto e allargò le gambe.

Era visibile la sua vergogna, soprattutto quando l’uomo, una volta spruzzata la schiuma da barba sulle dita, gliela applicò sull’inguine.

Scartò il rasoio usa egetta e con rapidi movimenti procedette alla depilazione della donna.

Monica guardò da un’altra parte; ma forse era l’unica a non vedere, giacchè che il cameramen si avvicinò a lei e diffuse sui monitor – e quindi in televisione – un primo piano decisamente particolareggiato della vagina.

L’uomo terminò la depilazione in qualche minuto, quindi Piero gli passò un asciugamano umido con cui ripulì il pube di Monica dai residui di schiuma da barba.

I monitor presentavano le labbra della donna perfettamente rosee, forse solo un un po’ arrossate per lo sfregamento della lama.

Monica era decisamente rossa in volto, ma tornò dal marito sorridendo.

 

Sarebbe toccato nnuovamente al professore.

Il professore ascoltò l’esposizione della domanda con lo sguardo sereno di chi è padrone della situazione.

“Professore, ci dica per cortesia il giorno esatto della esplosione della bomba atomica su Hiroshima”.

Il professore rispose senza nessuna esitazione:”Era il sei agosto 1945. Poco dopo le otto del mattino”:

Applausi dal pubblico.

“Con chi vuole giocare?”.

Sara era sicura che il professore avrebbe scelto nuovamente Monica, con l’obiettivo di metterla in difficoltà. Fu quindi sorpresa quando si sentì pronunciare il nome di Martina.

Il padre della ragazza reagì malamente.

“Ma non è giusto! Quello è un professore, è normale che conosce tutte le risposte!”.

La figlia lo prese per un braccio: “Papà, smettila! Lo sapevamo già come funzionava questo gioco”.

Piero ritenne opportuno chiedere a Martina se se la sentisse di proseguire con il gioco.

“Non c’è nessun problema, vado avanti tranquilla”, rispose decisa.

La ragazza avanzò sotto i riflettori e replicò per le telecamere la stessa danza sexy che aveva effettuato qualche minuto prima.

Voltò le spalle alla telecamera, offrendo una panoramica del suo bellissimo sedere, quindi abbassò il perizoma.

Lo raccolse, si voltò e consegnò l’indumento intimo a Claudio, che – molto scenografica mente – lo accolse con l’espressione estasiata di chi riceve un grandissimo dono

La ragazza, ora completamente nuda, tornò accanto al padre, che invece sembrava molto provato da quanto stava capitando.

Sarebbe stato proprio lui a rispondere successivamente, con il fardello di poter vedere sua figlia, in pochi minuti, prima denudarsi e poi sottoporsi ad una prova.

Peraltro, sembrava dei tre uomini quello con la cultura più scarsa, e questo sicuramente non giocava a suo favore; anche se sino a quel momento le domande sembravano essere state tarate appositamente su ogni concorrente.

Piero capiva il momento difficile dell’uomo, e gli chiese se avrebbe preferito una pausa.

L’uomo scosse la testa deciso: “Siamo qua per giocare no? Se poi non ha nessun problema lei – disse indicando Martina – non vedo perché dovrei farmene io?”.

Sembrava essere in atto una piccola schermaglia tra padre e figlia, come se lui poco gradisse la facilità con cui la ragazza stava reggendo la situazione.

Piero annuì convinto, quindi procedette alla lettura della domanda: “Lei se ne intende di Formula Uno?”.

Il papà di Martina scosse la testa e fece ondeggiare una mano, segno che la sua preparazione non era impeccabile.

“Nella formula uno, diversi sono stati i piloti cosiddetti figli d’arte. Due di questi hanno anche vinto il mondiale, c’è ne dica almeno uno”.

L’espressione di quell’uomo era significativa: non aveva la minima idea.

Il tempo passava inesorabile, mentre le telecamere inquadravano alternativamente sia lui che sua figlia.

Quando anche l’ultimo secondo disponibile scorse, scosse la testa e incrociò le braccia sul petto.

La sua espressione tradiva una profonda amarezza.

Piero sorrise, cercando anche di stemperare il momento di tensione: lo spettacolo non avrebbe beneficiato di quei toni grevi.

“Martina, tocca di nuovo a te. Facciamo un bell’applauso di incoraggiamento!”, disse.

Dal pubblico di un applauso, mentre Martina, comunque sorridente, prendeva posto accanto al presentatore.

Il presentatore fece un schioccare le dita e dal soffitto discese un attrezzo chee sembrava un trapezio, come quelli che si usano nei circhi.

Piero fece sistemare Martina proprio sotto l’attrezzo e la invitò ad afferrare l’asta orizzontale con le mani.

“Sei comoda?”, le chiese.

“Non c’è problema”, rispose lei.

Le telecamere offrivano in mondovisione le immagini del prosperoso corpo di Martina, ora perfettamente esposto in quella posizione.

Piero si rivolse al pubblico: “Chi è il numero 212?”.

Dagli spalti si alzò in piedi una persona. Era un uomo di circa quarant’anni, molto curato ed elegante.

Scese le scale e si presentò dando la mano a Claudio; si chiamava Luca.

“Ti piace Martina?”, domandò Piero.

L’uomo annuì convinto: “Sì, è molto bella. Ma sono tutte molto belle”.

“Bene, allora in questo momento sarai molto invidiato. Per piacere, mettiti qui, alle spalle di Martina”.

L’uomo ubbidì, ponendosi in posizione tale da avere il suo torace quasi a contatto con la schiena di Martina.

“Ora puoi fare, per cinque minuti – spiegò Piero – quello che forse chiunque del pubblico vorrebbe fare: toccare Martina liberamente”.

“Posso toccarla ovunque?”, chiese l’uomo, forse un po’ incredulo.

“Certo, anzi, ti consiglio vivamente di farlo. Puoi passare le mani su ogni sua parte del corpo”, specificò il presentatore, forse con una certa maliza.

Sara guardò verso il padre di Martina, che si era messo una mano sul volto e scuoteva la testa.

“Hai cinque minuti – disse Piero – a partire da ora!”.

L’uomo cominciò subito toccando i seni di Martina.

Non erano tocchi particolarmente invadenti; la accarezzò con dolcezza, tanto che i capezzoli della ragazza si indurirono subito.

Le passò le dita alle basi dei seni, giocò con i suoi capezzoli e le stimolò i fianchi e la pancia.

Martina chiuse gli occhi, segno che non le stava dispiacendo.

L’uomo si chinò e le accarezzò l’interno del ginocchio, risalì verso le cosce, quindi le pose una mano sulla vagina.

Martina aveva gli occhi chiusi e non cambiò espressione.

L’uomo non modificò l’oggetto dei suoi tocchi, introducendo un dito medio fondo tra le labbra della ragazza, mentre con l’altra mano continuava a toccarle i seni.

Le telecamere mostravano alternativamente primi piani del volto di lei e della mano di lui, ampiamente affondata nel suo sesso.

Sara, dal suo punto di osservazione, notò che l’uomo aveva portato il suo bacino a stretto contatto con il sedere di Martina. Era pensabile che lui avesse una vigorosa erezione.

A due minuti dalla fine l’uomo aumentò la frequenza della sua palpazione; Piero avvicinò il microfono alla bocca di Martina in modo tale da trasmettere a tutti i leggeri ansimi che la ragazza stava producendo.

Suo padre, poco distante, continuava a torcersi le mani.

L’uomo diede un’altra accelerata al suo tocco, mentre da dietro cominciò a baciarla sul collo.

Forse fu per quello, o forse solo perchè era sufficientemente eccitata, quindi Martina venne.

Non lo fece con grida e guaiti, ma spalancò gli occhi, reclinò la testa all’indietro e si produsse in un gemito soffocato.

Proprio in quel momento scadettero i cinque minuti e l’uomo si separòò da lei tra gli applausi.

Martina staccò le braccia dal trapezio, quindi si passò una mano tra i capelli e arrossì, come se solo in quel momento avesse realizzato cosa era success, che il suo orgasmo era stato visto in tutto il mondo.

 

Sorrise e tornò verso il padre, che invece era tutto fuorché di buon umore.

Piero sbirciò sulla cartella, quindi con un mezzo sorriso disse: “Professore, vogliamo sapere chi è l’attuale compagna di Justin Timberlake”.

Il professore fece un’espressione come se non avesse neppure capito la domanda, e in parte era vero.

“Io non so neppure chi sia questo… che lei ha appena detto. Che domanda è?”.

Piero sorrise comprensivo, quindi allargò le braccia: “Dura lex sed lex, professore. Vuole rispondere alla domanda?”.

Il professore si tolse gli occhiali e scosse la testa: “Vorrei rispondere alla domanda, ma non riesco. Mi dispiace”.

Sara non aspettò neppure di essere invitata, avanzò verso l’audio e fece in modo che i suoi movimenti seguissero il ritmo della musica.

Si limitò a ballare per una trentina di secondi, quindi si abbassò le mutandine sino a metà coscia, e in quella posizione, sollevando le braccia, lasciò che la telecamera facesse una minuziosa carrellata sul suo corpo. Quindi abbassò ancora gli slip, li sfilò completamente e tornò al suo posto.

“Sei stata brava, me l’hai fatto diventare duro”, le bisbigliò il professore.

Piero si rivolse alla telecamera: “ci rendiamo conto che il momento è particolarmente caldo, caro pubblico, ma questa trasmissione non sarebbe possibile senza sponsor e anche loro richiedono il loro spazio. Ma ma non temete, fra un minuto saremo di nuovo qui!”.

Puntò l’indice verso l’obiettivo, rimase in quella posizione per qualche secondo, poi sembrò svegliarsi e si rivolse ai concorrenti e alle ragazze con il modo sbrigativo di chi ha poco tempo.

“Ragazzi, sta andando tutto molto bene. Voi ragazze siete bellissime e sensualissima e voi uomini vi state difendendo come dei guerrieri. Il pubblico risponde bene, in questo momento abbiamo circa quattrocentomila persone collegate”.

A sentire questo dato, il padre di Martina si diede una manata sulla fronte, mentre Sara si chiese quante probabilità ci fossero che, di quelle quattrocentomia persone, qualcuno la conoscesse personalmente.

“Ora dobbiamo dare un’accelerazione alle prove – proseguì Piero guardando il cronometro alla parete – perché non abbiamo ancora molto tempo nella trasmissione. Ragazze, ricordate che potete tirarvi indietro in un momento, allo stesso tempo non dimenticate che più sarete gradite dal pubblico, più guadagnerete”.

Lo spot sarebbe terminato dopo dieci secondi.

“Ora tornate in posizione – concluse – in culo alla balena e divertitevi, siete fantastiche!”.

Il conto alla rovescia terminò e il monitor riprese nuovamente con un’inquadratura di Piero sorridente.

“Bentornati, spero che in questo tempo non vi sia passata la voglia di vedere queste fantastiche donne e scoprire chi vincerà. Lo sapremo subito, giochiamo nuovamente con Martina!”.

Piero lesse la domanda: era in verità piuttosto banale, sul calcio.

Sara ebbe l’ennesimo sospetto che le domande fossero tarate sui concorrenti, in modo da non metterli sistematicamente in difficoltà.

Il padre di Martina rispose in maniera corretta e non frenò un gesto di esultanza quando Piero gli comunicò di non aver sbagliato

“Gioco con Monica”, disse l’uomo.

La donna avanzò sorridendole verso Piero, mentre questi estraeva il solito bigliettino dalla macchina.

Lo lesse con gli occhi un paio di volte, aggrottò le sopracciglia perplesso, quindi si rivolse al pubblico.

“Per cortesia, vengano qui i numeri sedici, centoquarantuno e duecentotredici”.

Tre ragazzi tra i venticinque e i trenta anni scesero dalle gradinate.

Si presentarono velocemente, quindi Piero chiede loro di schierarsi uno accanto all’altro.

Si rivolse quindi alla donna.

“Monica, indossa questa mascherina”.

Le porse una di quegli strumenti che si usano per dormire in aereo.

Monica calò sugli occhi e Piero le chiese conferma che non vedesse nulla.

“Ora, ragazzi, lo so che è imbarazzante, ma vi chiedo di abbassarvi i pantaloni e le mutande”.

I tre reagirono tutti con delle risatine nervose, poi – dopo che il primo ruppe gli indugi e si abbassò i calzoni – tutti quanti eseguirono.

Piero sorrise. “Ora, Monica, inginocchiati qua davanti”

La donna si mise giù, quidata dalla mano di Piero proprio in corrispondenza del primo spettatore.

“Monica aprì la bocca, per piacere, e tu infilale il tuo pene in bocca”.

Dal pubblico si levò un brusio, mentre Piero, rapidamente, chiedeva a Monica se se la sentiva.

La donna annuì e aprì la bocca; dopo un attimo il membro di quell’uomo le entrava dentro.

“Monica, assaggialo per bene, perché dovrà riconoscerlo dopo. Questo è il pene di Mauro. Ora tiralo fuori e fai lo stesso con il concorrente accanto”.

Monica ripetè l’operazione anche con gli altri due, assaggiandoli come fossero dei gelati.

“Ora passiamo al gioco vero e proprio: Monica dovrà assaggiare i nostri concorrenti e riconoscerli soltanto da sapore del loro pene”.

Sara guardò verso il marito di Monica, il quale sembrava tutt’altro che sconvolto per quello che stava capitando a sua moglie.

Anzi, sembrava molto interessato a quello che sarebbe successo.

Mentre Monica era inginocchiata, Piero fece mischiare i tre spettatori e invitò uno di loro a accostare il suo membro alla bocca della donna.

Monica, non appena sentì il contatto sulle labbra, aprì la bocca e accolse l’organo dentro di sé.

“Monica ai capito di chi si tratta?”, chiese Piero.

La donna diede un’altra leccata.

“È Stefano?”.

Il mormorio del pubblico fece capire a Monica che aveva sbagliato prima ancora che glielo confermasse Piero.

“Mi spiace, non è Stefano. E, siccome hai perso, degli continuare a lavorare di bocca sino a quando questo qui, che per altro è Enrico, non viene”.

Dal pubblico si levò un applauso di entusiasmo, mentre Monica, ancora bendata, traeva un lungo sospiro.

Non sembrva felice, tuttavia non si fece pregare e aprì nuovamente la bocca avvolgendo il membro di Enrico.

Nello studio calò un silenzio impressionante, mentre la donna si dava da fare con un perfetto sconosciuto.

La telecamera alternava primi piani di lei a inquadrature sia del concorrente e del marito.

Sembravano tutti abbastanza soddisfatti.

L’uomo venne dopo un paio di minuti; Monica ingoiò lo sperma e si staccò da lui.

Dal pubblico si levò un applauso come se avesse vinto.

Piero ringraziò Enrico, lo invitò a rivestirsi e a tornare tra il pubblico.

Quando tornò a sedersi, si scambiò dei cinque con i suoi due vicini di posto.

“Bene, Monica, ora devi indovinare il prossimo”.

La donna aprì nuovamente la bocca e Piero fece avvicinare un altro uomo.

La donna lo leccò per qualche secondo, poi si staccò e disse: “E’ questo Stefano”.

Dal pubblico si levò nuovamente un brusio: aveva nuovamente sbagliato.

Monica non aspettò neppure che Piero le ricordasse cosa doveva fare: si avvicinò all’uomo, gli impugnò il pene con una mano e se lo rimise in bocca.

Cinque minuti dopo, e un pompino dopo, Monica tornava accanto a suo marito, mentre Piero consolava l’ultimo concorrente il quale si rammarica di essere stato l’unico a non aver ricevuto del sesso orale.

 

Ora era nuovamente la volta del marito di Monica.

Piero consultò la cartelletta, quindi guardò il marito di Monica negli occhi. Era evidente a tutti come una risposta sbagliata avrebbe sottoposto la donna ad un’ulteriore prova, forse più di quello che avrebbe potuto sopportare.

“Vogliamo sapere a chi Manzoni dedicò la sua famosa poesia passata alla storia come 5 maggio“.

L’uomo prese ad annuire, mentre contemporaneamente si apriva un sorriso volto.

“Credo di saperlo, se i ricordi scolastici non mi ingannano”, disse.

“Forza, allora, dacci la risposta”, lo esortò Piero..

L’uomo ebbe un paio di secondi di esitazione, poi: “Napoleone?”.

Piero guardò la cartelletta, poi guardò l’uomo. Quindi ripeté lo stesso movimento, quasi come se volesse essere sicuro che la risposta fosse proprio quella corretta.

Quindi sorrise e disse: “Risposta esatta!”

L’uomo strinse il pugno come se avesse segnato un gol, mentre la moglie lo abbracciava.

Era evidente come anche lei fosse molto preoccupata.

“Allora, con i giochiamo?”, chiese Piero.

“Giochiamo con Sara”.

Piero annuì, quindi si avvicinò al computer e estrasse il solito foglietto.

“Chì è il numero 312?”.

Dagli spalti si alzò un uomo di circa trentacinque anni, dalle spalle massicce e i capelli tagliati a spazzola.

Scese rapidamente gli scalini e arrivò vicino a Piero.

“Come ti chiami?”, domandò il presentatore.

“Bruno”.

“Allora, Bruno, ti stai divertendo? Mi piace questa trasmissione?”.

L’uomo sorrise quasi imbarazzato, come se stesse ammettendo qualcosa di proibito.

“Ti piace Sara?”.

“Sì, molto. È proprio una bella ragazza”.

Piero fece cenno a Sara di raggiungerli, quando lei arrivò vicino all’uomo, lui le cinse il fianco con un braccio.

Era una scena un po’ strana, visto che lui era completamente vestito e lei totalmente nuda.

Piero si rivolse proprio a lei. “A te piace Bruno?”.

Non era propriamente il tipo di uomo di Sara, ma valutò che non fosse il caso di dirlo.

“Sì, è un bell’uomo. Molto muscoloso”.

“Bene, visto che vi piacete a vicenda, magari se vi foste incontrati in una discoteca, in un bar, vi sareste avvicinati l’una con l’altro e avreste passato del tempo assieme”.

Entrambi sorrisero.

Non fosse stato per la nudità di Sara, sarebbe sembrato di essere in una trasmissione di Maria De Filippi.

“Si beve un cocktail, se ne beve un altro – continuò Piero – e poi magari dopo si va a casa di uno o dell’altra. Succede così, vero?”.

Entrambi annuirono.

“Bene, adesso non c’è il tempo di farvi bere assieme, ma sicuramente tutti noi saremmo curiosi di capire cosa succede nella stanza da letto”.

Non appena pronunciò quelle parole, due inservienti entrarono in scena facendo scorrere un letto matrimoniale sud delle rotelline

Piero sorrise, indicò il letto e disse: “Ragazzi, non ve lo devo dire io. Datevi da fare!”.

Dal pubblico si levò un applauso, mentre le luci si spegnevano ad eccezione di un riflettore puntato sul letto.

Nell’aria si diffuse una musica soft.

Sara andò a sedersi sul letto, mentre Bruno si sedeva accanto a lei.

“Ti va di fare questa cosa? – domandò lui slacciandosi la camicia – Te la sentì?”.

Sara guardò in giro: non c’erano microfoni, nessuno avrebbe sentito quelli che si sarebbero detti.

“Non ti preoccupare, ero preparata ad una cosa del genere”, rispose.

“Io non ti piaccio, vero? Non verresti a letto con me se non fossi in questa situazione”, continuò lui slacciandosi i pantaloni.

“Bruno, non è questo il punto – rispose lei, un po’ seccata – Questo è un gioco, queste sono le regole; facciamo questa cosa e basta: io ho bisogno di andare avanti nel gioco e evidentemente tu vuoi scopare. Direi che siamo già d’accordo, non è necessario che ci innamoriamo”.

Bruno si liberò dei boxer: aveva già il membro eretto.

Sul letto non c’erano lenzuola, avrebbero dovuto farlo in piena vista per tutti.

Sara si sdraiò sulla schiena e allargò le gambe.

I monitor in studio non si persero il primo piano della sua vagina.

“Ti dispiace inginocchiarti?”, le chiese Bruno.

Sara non disse nulla, ma cambiò posizione come l’uomo preferiva.

Anche Bruno montò sul materasso, si mise in ginocchio dietro di lei e la afferrò per i fianchi.

Un attimo dopo Sara sentì il membro di lui entrare dentro di lei.

Un cameramen si mise di fronte a lei, in modo da inquadrare in primo piano il suo viso e il suo seno.

L’uomo prese a muoversi dentro di lei; era piuttosto irruento, Sara sentì un po’ di dolore.

Né dal pubblico né agli altri concorrenti provenivano dei suoni, tutti erano concentrati su quello che stava capitando.

L’uomo prese ad ansimare sempre di più, si abbassò con il petto sulla schiena di lei e con le braccia le afferrò i seni, strizzandole i capezzoli.

Sara sentì un po’ di dolore, ma non si lamentò. Anzi, non fosse per la situazione, le sarebbe piaciuto.

L’uomo continuava ad ansimare, di lì a breve sarebbe venuto.

Sara chiuse gli occhi e cercò di cogliere anche le sue sensazioni.

Era lì per gareggiare e tutto il resto, ma evidentemente non sarebbe stata una cattiva sorte se anche lei fosse riuscita a venire.

La sua ricerca dell’orgasmo terminò bruscamente: l’uomo si produsse in una specie di grugnito e venne dentro di lei.

Un attimo dopo aver eiaculato, l’uomo si sfilò da lei e si rimise subito i boxer.

Dal pubblico venne un applauso, mentre Sara si accoccolò con il sedere sopra ai talloni.

Il cameramen la inquadrò in primo piano e lei sorrise.

Bruno si vestì rapidamente, le luci si riaccesero e Piero tornò vicino al loro.

“Allora, ragazzi, è andato tutto bene? Come è stato dopo cena?”.

Bruno annuì e Sara, ancora insoddisfatta per l’orgasmo non provato, si limitò ad annuire con un leggero sorriso.

Piero salutò Bruno che tornò al suo posto, anche Sara si alzò e tornò accanto al professore.

 

Ora sarebbe stato il turno proprio di lui.

“Professore, vogliamo sapere da lei quale personaggio politico degli anni ’80 era soprannominato Lady di Ferro”.

Il professor Maggio non si scompose. “Chiunque abbia la mia età, anche se non si fosse mai interessato di politica, non potrebbe non conosce Margareth Tatcher, detta Lady di Ferro”.

Piero si produsse in una specie di inchino e batté le mani al professore.

“La risposta è esatta, ovviamente. Con chi giochiamo adesso?”.

Il professore non ebbe esitazioni: “Con Martina”.

Le telecamere andarono sul volto della ragazza, che si lasciò sfuggire una smorfia di preoccupazione.

Piero andò al computer, estrasse un biglietto e lo lesse in silenzio, poi disse: “Prima di far venire qui Martina, abbiamo una piccola sorpresa per voi”.

Si fece da parte, le luci si abbassarono e partì la musica.

Da dietro lo studio avanzò una minuta figura femminile che Sara aveva già incontrato.

Era Stefania, la ragazza omosessuale che aveva partecipato al casting con lei.

La ragazza prese a ballare; aveva addosso un lungo vestito nero luccicante.

Con una certa grazia, benché trasparisse che non era il suo mestiere, abbassò la cerniera sul fianco e lasciò che l’indumento le si depositasse ai piedi.

Sotto indossava solo un perizoma nero. I suoi seni piccoli facevano sfoggio di un paio di capezzoli decisamente duri, la muscolatura della pancia era tesa, offrendo uno spettacolo insolito ma sexy.

Stefania chiuse gli occhi, compì un paio di giri su se stessa, quindi si tolse anche il perizoma.

La musica cessò e Piero si avvicinò a Stefania.

La salutò porgendole la mano e dandole due baci sulle guance.

“Piaciuto l’intermezzo?- disse rivolgendosi alle telecamere – Credo di sì. Ma in questa trasmissione nulla è casuale. Martina, vieni qui per piacere”.

Martina avanzò e si pose alla destra di Piero, mentre Stefania era alla sua sinistra.

“Non abbiamo dimenticato che Martina deve ancora eseguire una prova. E quale occasione migliore abbiamo di quella di avere una bella ragazza come Stefania?”.

Le due ragazze sorrisero, un poco a disagio.

Piero si rivolse a Stefania:

“Stefania, ti piace Martina?”.

Stefania annuì.

“Sei mai stata con una ragazza, Stefania?”.

“Sì, sono omosessuale”, rispose sinceramente.

Piero si rivolse quindi a Martina.

“A te, Martina, piace Stefania?”.

Martina annuì, anche se si vedeva dalla sua espressione che non era vero.

“E tu hai mai avuto esperienze con delle altre donne?”.

Martina scosse la testa, visibilmente imbarazzata.

“Che ne dici, potrebbe essere con Stefania la tua prima volta?”, incoraggiò Piero.

Martina aspettò qualche secondo, poi annuì.

Si vedeva che neppure un briciolo di entusiasmo la stava accompagnando.

Suo padre, rigido dietro la sua postazione, aveva le braccia conserte e serrava la mascella.

Due inservienti riportarono in scena il letto su cui Sara aveva già seduto prima.

Piero non disse nulla, si limitò a indicare il giaciglio e ad allontanarsi dalla scena, mentre dal pubblico partiva un applauso.

Le luci si spensero, tranne quelle che illuminavano il letto.

Stefania prese Martina per mano e la invitò a coricarsi.

“Veramente non sei mai stata con una donna?”, le chiese Stefania.

“È vero”, rispose Martina, mentre Stefania già cominciava a darle e baci collo.

Stefania le passò una mano sul corpo e si fermò sul suo seno destro.

“Gioca a tuo favore di questa aria innocente, vero?”, chiese Stefania tra un bacio e l’altro.

Martina aveva gli occhi chiusi, forse per imbarazzo.

“Non so di cosa parli”, bisbigliò nell’orecchio di Stefania.

“Lo stai benissimo. Questa tua aria da ragazzina che ha bisogno di soldi, tuo padre che ti accompagna…. Tu sei qui a guadagnare dei soldi, io ho dovuto accontentarmi di cento euro per lo spogliarello e questa marchetta che sto facendo adesso”.

Stefania si portò sopra Martina, premendo i suoi capezzoli sui seni della ragazza e strusciando l’inguine contro la zona pelvica di Martina.

“Pensala come vuoi – rispose Martina – io ho veramente bisogno di soldi e mio padre sicuramente non si sta divertendo, neppure adesso”.

“Tuo padre forse non si sta divertendo, non lo metto in dubbio, ma tu sì”, disse Stefania passando due dita tra le grandi labbra di Martina.

Stefania si annusò le dita: erano bagnate.

Con atteggiamento molto teatrale, si infilò le due dita in bocca e le succhiò.

Dal pubblico giunse un mormorio di approvazione.

“Cosa sa tuo padre di te? Pensa che tu sia ancora vergine? Gliel’hai detto che hai già baciato qualche ragazzo?”.

Stefania accostò le proprie labbra a quelle di Martina e la baciò con trasporto, infilandole la lingua in bocca.

Martina cercò vanamente di contrastare l’impeto dell’altra donna, quindi la baciò anche lei.

“Il rapporto che c’è tra me e mio padre non sono cazzi tuoi – rispose nervosa – Ora finiamo questa cosa e salutiamoci”.

Stefania la guardò con un sorriso falso.

“Bene, ora tu mi lecchi la figa fino a farmi godere, e dopo che lo hai fatto ti devi masturbare da sola dicendo che sei troppo eccitata”.

Martina neppure rispose, mentre Stefania continuava ad accarezzarle il corpo.

“Se non lo fai, dirò a tutti che tu mi hai appena detto che ti scopi tuo padre”.

“Ma non è vero!”, protestò Martina, sempre sottovoce.

“Lo so, ma sicuramente qualcuno tra il pubblico l’ha già pensato, e a questo punto credo che ci crederebbero in tanti”.

Stefania non diede modo a Martina di replicare: si staccò da lei e si sdraiò sul materasso, allargando le gambe in maniera inequivocabile.

Martina tirò un sospiro.

Non poteva sputtanarsi in mondovisione, nonostante l’avesse già fatto parecchio.

E poi, rifletté, forse questa performance le avrebbe fatto guadagnare dei punti.

Si mise in ginocchio e accostò il viso alla vagina di Stefania.

Veramente non aveva mai avuto a che fare con il suo stesso sesso, neppure ne aveva mai fantasticato.

Cercò di comportarsi come a lei piaceva che gli uomini si comportassero con lei.

Tirò fuori la lingua e la appoggiò tra le labbra di Stefania.

Le diede una lunga leccata, sentendo subito l’odore acre del sesso di lei.

Stefania allargò ancora di più le gambe e chiuse gli occhi.

Martina con le dita allargò le labbra dell’altra donna e prese a lavorare intensamente con la lingua.

A livello di sensazioni non era sgradevole, le dava solo fastidio che non fosse una scelta sua.

Quando Piero pochi minuti prima aveva indicato loro cosa avrebbero dovuto fare, Martina aveva subito pensato che avrebbe accettato volentieri di subire un rapporto orale da Stefania, darlo era un’altra cosa.

Si sforzò di non pensare a suo padre a pochi metri da lei e alle migliaia di persone che probabilmente in quel momento la stavano guardando.

Stefania prese a agitarsi, segno che il lavoro stava dando i suoi risultati.

Martina iniziò a leccarla ancora più rapidamente, desiderosa di farla venire il prima possibile.

Introdusse il dito medio nella vulva della ragazza e cominciò a stimolarla anche in quella maniera, con la mano libera le afferrò un capezzolo e cominciò a stringerlo.

Stefania cominciò ad un tratto a emettere dei piccoli gemiti, che divennero via via sempre più intensi.

Martina introdusse anche un secondo dito nel corpo dell’altra ragazza e la leccò sempre più intensamente.

Stefania ad un certo punto le afferrò la testa con le mani e la fece smettere, quindi inarcò la schiena e si produsse in un orgasmo decisamente rumoroso.

Quando Martina sollevò il volto dall’inguine di Stefania, realizzò che aveva il viso bagnato.

Dal pubblico si levò un applauso spontaneo, mentre Piero veniva nella loro direzione.

“Aspetta – disse Martina – adesso voglio godere anche io”.

Si distese sul letto e allargò le gambe.

Quella era una cosa tremenda, mai le era successo di masturbarsi di fronte ad altre persone, neppure con i ragazzi con cui era stata.

Accostò i polpastrelli al suo clitoride è prese a stimolarlo.

Era bagnata, Stefania non se l’era inventato, tuttavia non era in grado di sapere il motivo.

In quel momento odiava tantissimo Stefania per cosa le stava imponendo di fare e per le parole che le aveva detto.

Lei non era lì per divertirsi, aveva veramente bisogno di soldi soprattutto per suo padre.

Però era indubbio che sino a quel momento le cose erano andate bene, era andata ben oltre le sue previsioni e – a parte un certo disagio – era riuscita ad arrivarci tranquilla.

Fino al giorno prima pensava che sarebbe stato un problema anche solo togliersi il reggiseno davanti ad una telecamera.

Introdusse due dita nella sua vagina e prese ad allargarla, mentre con l’altra mano stimolava il clitoride.

Chiuse gli occhi per non vedere il cameramen che, a pochi metri da lei, le stava inquadrando.

Cercò di concentrarsi solo sulle sue sensazioni su quello che il corpo le stava trasmettendo.

Stefania si era eccitata sotto la sua lingua, era stata brava.

Non aveva pensato che sarebbe mai stata in grado di far godere una donna, soprattutto in quella situazione di estrema tensione.

Sentì alcuni brividi attraversarle il corpo, mentre le sue mani si riempivano sempre di più dei suoi umori.

C’era suo padre che guardava, è vero, ma che guardasse pure in fin dei conti.

Non era più una bambina e stava facendo tutto quello soltanto per aiutare lui.

Lui e le sue cazzo di attività imprenditoriali che finivano sempre male.

Ci aveva già rimesso la famiglia e ora sua figlia si stava comportando come una zoccola per rimediare.

Avrebbe capito ora? Avrebbe capito che non poteva più chiedere nulla ai suoi cari e doveva finalmente imparare ad amministrarsi con attenzione?

Era forse addirittura meglio che Martina si comportasse come una zoccola, affinché lui capisse il degrado a cui l’aveva spinta.

Introdusse ancora un terzo dito dentro di lei, mentre, con la mano che fino a un attimo prima era stata sul clitoride, iniziò a stimolarsi l’ano.

Era una zona sempre molto sensibile per lei, fece effetto quasi subito.

Pensò a suo padre, pensò a Stefania, pensò anche a sua madre che l’aveva lasciata con quella gatta da pelare.

Pensò soprattutto a migliaia di persone che stavano guardando e a quanti di loro – facilmente non pochi – si stavano masturbando proprio in quel momento vedendo lei che lo faceva.

Venne quasi urlando, stringendosi i seni tra le mani e adagiandosi prona sul materasso.

Attese qualche secondo che il suo respiro tornasse regolare, poi aprì gli occhi.

Dagli spalti tutti stavano applaudendo, anche Piero lo stava facendo e Stefania, accanto a lui, la guardava con un sorriso furbo.

Martina si alzò, sorrise a tutti e tornò accanto a suo padre.

“Ti sembrava il caso di fare tutto questo spettacolo?”. chiese lui stizzito.

“Vaffanculo, lo sto facendo solo per te”, rispose lei.

 

Piero attese che gli applausi si smorzassero, poi attirò l’attenzione su di se: “E dopo questo fantastico spettacolo offerto da Stefania e Martina, dobbiamo ritornare al gioco. Ci sarà un minuto di pubblicità, ma non andatevene, perché al rientro ci sarà una grossa sorpresa”.

I monitor trasmisero il primo spot, mentre Piero chiamò le ragazze e i loro uomini attorno a sè.

“Ragazze, siete spettacolari, veramente! Non avremmo mai pensato ad un esordio del genere. Anche gli ascolti vanno alla grande, siamo tutti contenti”.

Guardò l’orologio alla parete, quello che segnava quanto mancava alla fine della trasmissione.

“Però mancano dodici minuti e siete ancora tutte e tre in gara, e questo gioco purtroppo vuole un vincitore”.

“E quindi?”, domandò il professore.

“Quindi dobbiamo procedere con un’eliminazione. Mi spiace, ma ve l’ho voluto dire durante lo spot per non farvi rimanere male dopo”.

La pubblicità terminò e le telecamere ripresero a ronzare.

“Signore e signori – annunciò Piero – ora la capacità delle nostre ragazze verrà messa a dura prova. Una di loro sarà eliminata, ma saranno loro stesse a determinare chi, attraverso una prova di abilità”.

Ad un cenno della mano, le tre donne avanzarono verso di lui.

“Monica, tu sai cos’è la roulette russa?”, chiese Piero.

“E’ quella prova che si fa con la pistola – rispose la donna – un solo proiettile in canna, te la punti alla tempia e fai fuoco”.

Piero annuì, approvando.

“Esatto. Ma non temete, non abbiamo intenzione di farvi rischiare la vita, di eliminarvi fisicamente. Però questo è un gioco sexy, e anche la roulette russa sarà sexy!”.

Con la mano indicò un punto oltre le telecamere, dal quale stava avanzando un uomo vestito solo di un minuscolo slippino.

L’uomo non disse una parola, si fermò a un paio di metri di distanza da loro e rimase a guardarle.

Era un bel ragazzo, molto muscoloso e con tratti marcati.

“Questo è Vlad – spiegò Piero – attore porno con qualche decina di pellicole al suo attivo, e questa sera sarà la nostra pistola”.

Il presunto attore si levò gli slip, scoprendo un membro di dimensioni ragguardevoli. Aveva l’inguine depilato.

“Voi ragazze ora, in sequenza e per un massimo di dieci secondi a testa, gli farete un rapporto orale. Venti secondi una, poi subito dopo l’altra, poi quella dopo, e via di seguito”.

Il padre di Martina scosse la testa, mentre il marito di Monica sembrava interessato.

“Ad un certo punto, anche Vlad verrà. La ragazza a cui apparterrà quella bocca sarà eliminata. Facile, no?”.

Le tre donne si guardarono imbarazzate, anche se questo non rappresentava nulla di tanto più estremo rispetto a quello che già avevano fatto.

“Inizia Martina!”, annunciò Piero.

La ragazza si inginocchiò e prese in bocca il pene di quell’uomo.

Non era abituata a quelle dimensioni, sentiva la gola quasi irritarsi.

Passò le labbra sulla sua lunghezza, cercando di stimolarlo con la lingua.

Venti secondi erano pochi e la tecnica giusta era sicuramente quela di portarlo al massimo dell’eccitazione, in modo che alla ragazza successiva sarebbe stato sufficiente sfiorarlo per farlo venire.

Martina aveva appena iniziato ad andare ad un buon ritmo, quando il tempo terminò.

Si alzò rapidamente, per non dare il tempo al ragazzo di calmarsi.

Monica prese il suo posto.

Saggiò la punta del pene dell’uomo con le labbra, poi lo introdusse nella bocca.

Ebbe una partenza decisa, lavorandolo sia con la bocca che con la mano.

Sara osservò l’espressione dell’uomo, ma era impassibile.

I venti secondi terminarono e Monica si alzò; Sara prese il suo posto.

In teoria era quella più a rischio, visto che le altre due avevano già lavorato intensamente.

Lo avvolse completamente con le labbra e sentì la punta di quel membro solleticargli la gola.

Quello faceva film porno, non sarebbe stata un’impresa semplice.

Decise di agire con calma, senza fretta.

Portò indietro la testa fino quasi a tirarlo fuori tutto, quindi lo introdusse nuovamente dentro di sè, lentamente.

Ancora una volta fuori, ancora una volta dentro, poi ancora fuori, poi ancora dentro.

“Tempo finito! Martina, tocca a te!”.

Sara si alzò rapidamente; era soddisfatta di come era andata.

Martina prese il suo posto e – anzichè introdurlo in bocca – lo approcciò di lato e gli passò la lingua lungo l’asta.

Lo fece una volta, lo fece una seconda.

Impugnò quindi la base dell’organo e aprì la bocca per portarlo dentro di lei, quando l’uomo venne.

Lo schizzo di sperma colpì Martina in volto, lasciandole dipinta un’espressione di stupore.

L’orgasmo di Vlad durò qualche secondo, durante i quali il suo liquido seminale si depositò anche sulle labbra della ragazza e sul suo petto.

“Abbiamo la prima eliminata!”, annunciò Piero, prendendo Martina per un braccio e facendola alzare in piedi.

La ragazza si portò la mano al volto per togliersi lo sperma, ma Piero le sussurrò di aspettare.

Le telecamere diffusero l’immagine del suo viso bagnato, quindi Piero le porse un microfono per salutare.

“Sono stata molto bene e mi sono divertita – disse con un sorriso – Ringrazio la direzione che mi ha voluta e, chissà, magari un giorno tornerò”.

“Ce lo auguriamo tutti”, disse Piero, mentre Martina scompariva tra le quinte assiema a suo padre e a Vlad.

 

“Ma ora il gioco va avanti e entra nel vivo, perchè tra qualche minuto sapremo chi vincerà la prima puntata di Fate il vostro gioco!“.

 

Dai diffusori si propagò una musica greve, quindi la luce venne puntata su Monica e Sara, in piedi ai lati di Piero.

“Bene ragazze, è stata eliminata Martina, ma il gioco non è finito. Solo una può vincere, e sarà una di voi. Come è andata fino ad ora?”.

Monica anuì convinta.

“E’ andata bene. Mi sto divertendo”.

Anche Sara rispose con il sorriso.

“E’ un bel gioco, guarderò anche le prossime puntate, sicuramente”.

“Bene – chiuse Piero – ora bando alla ciance, arriviamo all’ultimo gioco. E’ un gioco un po’ particolare, perchè ora siete avversarie, quasi nemiche, ma per vincere a questo gioco dovrete volervi bene”.

Due inservienti riportarono in scena il letto matrimoniale, dove le due donne vennero invitate a sedersi.

Piero porse loro un oggetto che sembrava un tubo lungo una cinquantina di centimetri.

“Sapete cos’è?”, domandò.

Monica scosse la testa, anche se Sara un sospetto l’aveva.

“Ora voi dovrete introdurre ciascuna estremità di questo oggetto nella vostra vagina. E’ flessibile e malleabile, non sarà una sensazione sgradevole. Una volta dentro, il vostro gioco sarà far venire l’altra prima che veniate voi”.

Le due ragazze rimasero ferme.

“Forza! – le esortò Piero – Fateci impazzire!”.

 

Sara si coricò sul materasso e accostò la punta di quell’oggetto alle sue labbra.

Il suo sesso era ancora umido dopo il rapporto con Bruno, entrò facilmente.

Lo fece scivolare dentro di sè fino in fondo, in modo da poterlo controllare.

Anche Monica, all’altro capo dello strumento, aveva appena finito di penetrarsi, le loro labbra distavano solo qualche centimetro, avvolte attorno a quell’oggetto.

Le due ragazze rimasero qualche istante a guardarsi negli occhi, entrambe a gambe divaricate unite dal quel particolare cordone ombelicale, poi Monica prese a ruotare il bacino.

Il movimento si propagò lungo il tubo e stimolò il sesso di Sara, che replicò con il movimento contrario.

Il tubo era caldo e la riempiva perfettamente, ogni movimento di Monica si rifletteva dentro di lei, quasi come se l’altra donne fosse stata momentaneamente dotata di un pene.

Sara prese ad andare avanti e indietro con il bacino, cercando allo stesso tempo di non stimlarsi da sola.

Monica aveva lo sguardo deciso e sembrava subire i movimenti di Sara senza provare sensazioni.

Sara prese a descrivere con il bacino una specie di “otto”, imponendo a Monica di assecondare il movimento.

Nessuno fiatava nello studio, tutti sembravano concentrati.

Sara proseguì il movimento, rendendolo sempre più ampio.

La parte di tubo dentro di lei descriveva una specie di circonferenza, stimolandole le pareti della vagina.

Era una bella senszione, doveva fare attenzione a non farsi coinvolgere troppo.

Monica chiuse gli occhi per un attimo, forse intenta a ricacciare dentro di lei un orgasmo.

Sara aumentò la velocità, sperando di cogliere il momento di debolezza della rivale.

Entrambe sollevarono il bacino, quindi ricaddero sul materasso ancora più vicine, con il tubo sempre più piantato dentro di loro.

Monica prese a far entrare e uscire l’oggetto dal sesso di Sara, che fece lo stesso.

Ora stavano scopando, a tutti gli effetti.

Dalla gola di Monica uscì una specie di rantolo, mentre Sara cercava di pensare ad altro per non venire.

Pensò a sua madre, a suo fratello.

Pesò ad Alessia.

 

L’orgasmo arrivò inaspettato.

Sara sentì il suo corpo vibrare, poi fu come un colpo in testa.

Spalancò la bocca e sentì una specie di urlo provenire da dentro di lei.

Provò a interromperlo, ma era troppo tardi.

Inarcò la schiena, afferrò le lenzuola e le strappò dal materasso, mentre prendeva aria e urlava il suo godimento.

Tutti tacquero per qualche istante, poi il pubblico si produsse in un applauso.

Monica si sfilò l’oggetto da dentro di sè e si mise a sedere sul letto, Sara ci mise qualche secondo di più.

Aveva il cuore che batteva forte e ed era affannata.

Piero le invitò ad alzarsi e ad abbracciarsi.

Monica era sudata, ma Sara non ci fece caso.

Avevano fatto l’amore per certi versi, erano intime.

Piero prese il braccio di Monica e lo sollevò, come dopo un incontro di pugilato.

“Vince la prima puntata di Fate il vostro gioco…..Monica!”.

 

Il pubblico battè le mani, Sara applaudì la rivale, partirono i titoli di coda.

Mezz’ora dopo il termine della trasmissione, si ritrovarono tutti nella stessa sala in cui si erano visti la prima volta.

I volti delle ragazze erano più distesi, tutte avevano fatto una doccia e si erano rilassate dopo la serata di tensione.

Piero entrò nella stanza con espressione raggiante.

“Ragazze, siamo stati fenomenali! Gli ascolti sono andati ben oltre le aspettative; non ho i dati definitivi, ma centinaia di migliaia di persone vi hanno viste, sia attraverso il satellite che attraverso il web. Ma veniamo a noi”.

Estrasse dalla tasca interna della giacca tre buste.

“Il premio per le risposte esatte va a Sara e al suo accompagnatore. Complimenti!”.

Porse una busta verso Sara, che la prese e la infilò in borsetta.

“Il premio del pubblico va a Martina. Brava Martina, sei stata spettacolare!”.

Porse un’altra busta alla ragazza, la quale la diede immediatamente al padre, senza neppure aprirla.

“Il premio dello sponsor, invece, va a Sara”.

Consegnò l’ultima busta alla ragazza, che accettò soddisfatta.

Piero si sfregò le mani.

“Bene, ragazze, io non so che dirvi. La vostra partecipazione finisce qui, almeno per il momento. Non escludo che ci possano essere altre iniziative del genere nel futuro. Possiamo contare su di voi?”.

Le tre donne si guardarono reciprocamente in faccia, quindi risposero affermativamente.

Si alzarono dalle sedie e uscirono in strada.

Sara si avviò verso la sua auto.

“Te ne vai così?”, le domandò il professor Maggio.

Lei alzò le spalle.

“Ora cambia tutto – disse – In quella busta c’erano circa quattromila euro; se ci sommo quelli che ho guadagnato con la webcam e battendo mi bastano per andare sull’isola”.

“Lo immaginavo. Ma un saluto potresti anche farmelo”.

“Non me la sento, professore. Non è colpa sua, lei mi ha anche aiutato, ma questo non è un periodo felice della mia vita. Preferisco dimenticarlo in fretta”.

 

Con un piccolo suono la sua auto si aprì, vi montò sopra e si avviò verso casa.

Toccava ora al marito di Monica, reduce da un filotto negativo di errori.

Dimostrava baldanza ma si vedeva che era nervoso.

Non venne incoraggiato da quello che gli chiese Piero: “Ti piace la geografia?”.

“È stata l’unica materia di cui sono stato rimandato al liceo”, ammise con una smorfia.

“Beh, allora se hai studiato bene per gli esami di riparazione, sicuramente ti ricorderai il qual è la capitale della Giamaica”.

Il marito di Monica prese a tormentarsi la faccia.

“La so… ce l’ho sulla punta della lingua!”, abbozzò.

Il tempo passava inesorabilmente, e anche questa volta i dieci secondi trascorsero senza ottenere una risposta.

L’uomo scosse la testa, Monica gli diede un bacio sulla guancia, quindi si portò al centro dello studio.

Piero estrasse l’ennesimo bigliettino dal bancomat.

Fece un cenno ai suoi collaboratori, i quali trasportarono nello studio un oggetto che sembrava un parallelepipedo fatto di tubi metallici, delle dimensioni approssimate di un letto ad una piazza.

Tutti guardarono quell’oggetto senza capirne l’utilizzo.

Piero consultò ancora il bigliettino e chiamò tre numeri dal pubblico.

Scesero un ragazzo di circa vent’anni, una donna di una quarantina e un uomo ampiamente sopra i cinquanta.

Piero invitò Monica a sdraiarsi su quella struttura. Una volta coricata, gli inservienti le bloccarono con della corda i polsi e le caviglie agli angoli.

Piero si avvicinò a lei e le passò un dito sulla pancia.

“Sei una bella donna, Monica”, disse; lei emise un risolino squillante.

“Soffre il solletico?”, domandò l’uomo.

Monica rispose già ridendo: “Sì, moltissimo!”

Piero fece un passo verso la telecamera e, con il piglio dell’attore teatrale, disse: “Allora i prossimi saranno i cinque minuti più lunghi per la nostra bella Monica”.

Chiese al ragazzo giovane di coricarsi esattamente sotto di lei, quindi posizionò l’uomo dietro alla testa e la donna sul lato opposto, dove stavano in piedi di Monica.

“Avete già capito tutti: ora i nostri gentili collaboratori faranno il solletico a Monica per cinque minuti. Ovviamente Monica potrà chiedere di interrompere la prova se la riterrà troppo pesante, ma se lo farà sarà espulsa dal gioco e non potrà concorrere al premio finale”.

Monica, già presagendo quello che le stava per capitare, cominciò a dimenarsi: “No, vi prego! Fammi fare qualunque cosa ma questo no!”.

Pieroo la guardò sorridendo, quindi disse semplicemente: “Ragazzi, cominciate!”

Le mani dei tre spettarori attaccrono contemporaneamente la pelle di Monica; la donna si trovò a subire il solletico simultaneamente sotto alla pianta dei piedi, sotto alle ascelle e sul torso.

Non aveva esagerato quando aveva detto che non lo sopportava: cominciò a dimenarsi in maniera molto energica, mettendo sicuramente a dura prova la struttura metallica su cui era legata.

Le sue urla risuonavano in tutto lo studio, mentre le telecamere non mancavano di sottolineare come le mani degli spettatori indugiassero anche nei punti intimi, come il seno o la vulva.

Lei non sembrava però infastidita quei tocchi un po’ troppo intimi, quanto dal solletico che la stava tormentando.

La sua sofferenza era così evidente che più di una volta l’uomo più anziano rivolse lo sguardo verso Piero, domandandogli silenziosamente se dovesse continuare, ma in tutti i casi ricevette una risposta affermativa.

Quando arrivarono gli ultimi trenta secondi, Piero li scandì come un conto alla rovescia; in molti del pubblico trassero un sospiro di sollievo quando le mani dei torturatori si sollevarono dalla donna.

Dagli spalti venne un applauso mentre Monica veniva slegata; sul suo volto ancora persisteva un’espressione di ilarità forzata.

Tornò accanto al marito che dovette sorreggerla tanto era stata provata.

 

Toccava ora nuovamente al professore.

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