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156 – Anthology Alessia – Io, Agata, i suoi fratelli e il prete

By 18 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Il ritorno a casa fu traumatico, il cambio di tipo di vita, mi fece arrivare sull’orlo della depressione. Attesi per molti mesi di ricevere una telefonata per una nuova meta, poi, dopo aver presentato mille curriculum, trovai finalmente un lavoro. Commessa in un negozio d’alta classe che vendeva abbigliamento griffato, sia maschile sia femminile e anche accessori, tipo: Borse, cinture, scarpe, foulard e un sacco di altre cose. Non era un lavoro così gratificante, ne come soddisfazioni lavorative, ne dal punto di vista prettamente economico, ma quello c’era e quindi decisi di accettare. Con me c’era un’altra commessa, una bella donna sulla trentina, che vestiva in modo molto sofisticato, con ostentata eleganza e anche piuttosto audacemente. Nel retro, una sarta, sui sessant’anni, lei modificava i vestiti, i pantaloni, le giacche, insomma tutti i capi che dovevano in qualche modo essere rettificati e adattati al fisico dei clienti. Da una scala si scendeva nel sotterraneo, dove un giovane ragazzo si interessava del magazzino, sistemando capi d’abbigliamento e anche stoffe e gadget vari. Il negozio era molto ampio, arredato con mobili piuttosto retrò che facevano venire in mente i vecchi film degli anni cinquanta. Il pavimento era di parquet color noce chiaro ed era parecchio consunto specie nei pressi del banco di vendita. Un soppalco, chiuso con dei vetri trasparenti e, dall’interno, da tende veneziane dalle quali si vedeva spesso comparire l’occhio indagatore dell’amministratrice e proprietaria. Quest’ultima era una donna arcigna, magrissima, con il corpo e il viso sicuramente modificati da un abile chirurgo. Poteva avere sui settant’anni ma ne dimostrava una ventina di meno. Era una donna che parlava con la bocca stretta, con la erre moscia mettendo spesso davanti alle parole una a prolungata. Era anche molto supponente e soprattutto era tanto antipatica a tutto il personale e forse anche ai clienti. Con il dovuto rispetto per una grande attrice, la nostra proprietaria assomigliava, nei comportamenti, a Meryl Streep ne: ‘Il diavolo veste Prada’ .
Dopo i primi stipendi, decisi di prendermi un all’oggetto per conto mio e con grande rammarico dei miei genitori, mi trasferii armi e bagagli. Il mio nuovo alloggio era rappresentato da un bilocale con i servizi, a pian terreno. Era in pratica un enorme monolocale, diviso in metà da una grande vetrata in cristallo zigrinato, al centro della quale c’era una porta del tipo ‘inglesina’ in legno color noce chiaro e piccoli rettangoli di vetro smerigliato di color azzurrino chiaro che dava accesso alla camera da letto. L’ingresso living dava direttamente nella cucina, divisa idealmente in metà. A destra la cucina attrezzata con un tavolo e le sedie, a sinistra invece un divano in pelle scura di fronte al quale si trovava un bel televisore quarantadue pollici. Mensole, quadri e mobili scuri alle pareti completavano lo spartano arredamento. In effetti era stato totalmente arredato con mobili moderni, acquistati sicuramente, presso una famosissima industria svedese. Oltre a questi due ambienti vi era un bel bagno perimetralmente piastrellato da mattonelle in pietra grigie, con la doccia e i servizi essenziali. Per ultimo a fianco del bagno vi era un piccolo ripostiglio chiuso da una porta a soffietto dello stesso colore della porta divisoria.

Sul posto di lavoro, con l’andare del tempo, tramite la mia collega conobbi alcune persone molto importanti e fui anche invitata ad una festa che un conosciutissimo avvocato aveva organizzato per il compleanno della figlia diciottenne. Con me, naturalmente, vennero invitati anche la titolare e l’altra commessa del negozio. Alle venti, l’ora prestabilita, suonammo alla porta di un alloggio all’ultimo piano di un palazzo d’epoca del centro città. Una porta in legno color ebano ci venne aperta e accedemmo all’interno di un ingresso dove ci sarebbero comodamente state almeno due camere e servizi. Sulla destra entrando, drappeggiati e raccolti ai lati, due tendoni di velluto verde che davano accesso ad un grande bagno.
Al centro dell’ingresso un corridoio dove si scorgevano numerose porte dietro alle quali immaginai altrettante camere. Fummo introdotti poi all’interno di una gigantesca sala, le volte a cupola erano completamente dipinte a mano, da un abile pittore che aveva raffigurato angeli e putti seminudi, su uno sfondo bianco e azzurro molto soft. Appesi alle pareti, ricoperte da tappezzeria a righe verticali, moltissimi quadri con auree cornici. Il pavimento in parquet lucidissimo era parzialmente coperto da alcuni tappeti persiani di sicuro valore. Il mobilio era costituito da un armadio d’epoca con al centro una vetrina contenente mille bicchieri di cristallo, un grande tavolo, quattro poltrone e un divano ad angolo. Il tutto in pesante stile barocco piemontese del ‘700. L’avvocato, in piedi con un bicchiere di spumante in mano, parlava con alcune persone, una delle quali era un sacerdote. La mia titolare, mi presentò il padrone di casa e molti altri convenuti alla festa. Conobbi così anche il prete, era uno di quei preti che quando li si vede da qualche parte ci si domanda quale sia il motivo che abbia portato un così bell’uomo a sacrificare la propria vita a Dio. Mi ricordo che la mia vecchia nonna, a proposito di questo diceva: Eh! Un balandran perduto!!! Non esiste il termine balandran, ma il significato credo che sia comunque comprensibile a tutti ! Credo che molte donne, in segreto, abbiano desiderato, nell’arco della loro vita, di poter, diciamo, interagire con un bel prete. Beh io, ad esempio faccio parte proprio del consistente gruppo al quale queste donne appartengono. Quella sera, mi appartai con Don Crisostomo, parlammo parecchio e lui, con quella voce profonda e suadente, in qualche modo mi stregò. Ad un certo punto arrivammo a discutere della confessione e lui mi domandò se avevo molti peccati di cui mi dovevo liberare. Gli dissi che se aveva un paio di giorni di tempo, avrei cercato di raccontarglieli tutti. Mi disse solo che la sua parrocchia era in centro città e mi spiegò specificatamente quale. Fu una bella serata comunque anche dopo che il bel prete se ne fu andato. Tra le varie persone conobbi anche Agata, la giovanissima figlia dell’avvocato e con lei stabilii subito un feeling molto intenso. Era una ragazza molto bella, occhi azzurri e tratti del viso morbidi e ancora infantili. Non era truccata e sembrava una bambolina. Alta sul metro e sessantacinque, vestiva un abitino rosa, corto, senza spalline, con un elastico che glielo arricciava sopra il seno. La parte sotto era svasata e appena sotto le natiche, formava dei volant molto conturbanti. Non era un vestito che evidenziasse il sedere, mentre invece dava molto risalto al voluminoso seno. Mi confidò che suo padre era molto severo con lei, anche piuttosto possessivo e assillante e che le bloccava qualsiasi piccolo accenno di libertà. Le parlai del prete e Agata mi confermò la mia prima impressione. Lui era un sacerdote che con le donne giovani e carine spesso e volentieri ci provava. Lo aveva fatto anche con lei, durante la confessione in sacrestia, appoggiandole una mano sulla coscia nuda e carezzandola distrattamente. Le dissi che aveva invitato anche me ad andare da lui, in parrocchia, a confessarmi. Lei ridendo mi rivelò che era stata molto incerta se accettare o no la sconveniente corte del bel prete, poi la ragione aveva avuto il sopravvento e gli aveva allontanato la mano”’..

‘Che ne pensi Agata’. Ci possiamo andare assieme’..’

Lei con la sua vocina sottile e quella affascinante aria da ragazzina ingenua e pura”.

‘No, se ci andiamo insieme quello non ci prova’..’

‘Senti, ma noi ci vestiamo in modo molto provocante, poi lo eccitiamo un po’ facendogli intravedere le tette e le mutandine così lui magari”’.’

‘Ho paura che lo dica a mio padre’.’

‘Non credo che lo riferisca a tuo papà’. Non dobbiamo essere noi a prendere l’iniziativa’.. Facciamo in modo che sia lui a prenderla”’

Ancora il rossore diffuso sul viso e i suoi bassi occhi chiarissimi”..

‘Non lo so, meglio di no, non me la sento dai’..’

‘Ok, va bene, non ci sono problemi, domani cosa fai?’

‘Per il momento sono in attesa di un lavoro e saltuariamente do una mano a mio padre nel suo studio”

‘Tu, stasera, potresti venire a dormire da me, così chiacchieriamo un po’, poi domattina andiamo in giro a fare shopping”

‘Devo chiedere a mio padre, ma credo che lui mi dirà sicuramente di no’.’

‘Ma scusa, da questo momento sei maggiorenne, dovresti poter fare tutto ciò che vuoi!!!

‘Mi ha già detto che se, dopo i diciotto, avessi deciso di fare quello che volevo anche senza la sua autorizzazione, lo potevo fare, ma non in questa casa.

‘In poche parole ti ha fatto capire che se vuoi essere libera lo devi fare senza il suo aiuto?
Ne morale, ne economico????’

‘Esatto proprio così’..’

Ho capito, ok, vengo con te, così gli confermo che vieni a dormire a casa mia’. Non si preoccuperà mica di una donna no???’

‘Dai, si, meglio che vieni anche tu’.’

Mi precedette e notai che camminando il vestito ondeggiante mostrava per intero le sue belle gambe nude. Era proprio ben fatta, poi quell’aria da santarellina mi faceva venire l’acquolina in bocca. Si intrufolò tra i molti invitati, io la seguii a ruota ed infine arrivammo nei pressi del padre; chiese scusa alla persona con la quale l’avvocato stava parlando e con tutte le armi di seduzione che possedeva”’

‘Papi, senti, la mia amica Alessia, mi ha invitata a casa sua a dormire, così domani andiamo un po’ in giro a fare shopping, mi lasci andare???’

La voce burbera e profonda dell’avvocato”’

‘Ehmmm, non so se sia il caso che vai a disturbare la signorina”’

‘No, avvocato, l’ho invitata io, non ci sono problemi non mi disturba affatto, anzi stiamo in compagnia e ci raccontiamo un po’ di cose di donne’..’

‘Ummhhh già, eh, eh, cose di donne’ eemmhhh, si va bene, ma quando torni??’

Intervenni io”

‘Avvocato, diciamo che stanotte e domani notte le passa a casa mia e dopodomani in giornata gliela riporto sana e salva’..’

‘Ah, due giorni in pratica’.’

‘Si, in pratica si, ma sa domani a fare compere poi la sera a misurare e vedere cosa va bene o non va bene, insomma ci consigliamo a vicenda, sa, sua figlia ha buon gusto nel vestirsi e possiamo esserci utili a vicenda’.’

‘Ok” Signorina????’

‘Alessia, Alessia”..’

‘Ok signorina Alessia mi fido di lei, mi raccomando”.’

‘Woww, grazie papiiii”’

Lo ringraziai anch’io e gli porsi la mano, lui me la strinse energicamente e poi ci accomiatammo.

Arrivammo a casa verso le due della notte, Agata visitò rapidamente la casa, poi buttò sul letto la borsa di Louis Vuitton e assieme ci sedemmo in cucina a bere il bicchierino della staffa. Cianciammo ancora un po’ e verso le tre decidemmo che era ora di andare a dormire. Con estrema naturalezza la giovane fanciulla si spogliò nuda e poi si infilò in bagno.
Udii lo scorrere violento dell’acqua della doccia e dopo una decina di minuti, con indosso un telo asciugamani avvolto attorno ai fianchi uscì lasciandomi il posto. Entrai in bagno e mi accorsi d’essere un po’ turbata; aveva due tette di marmo, il sogno inarrivabile di qualsiasi uomo e anche di qualsiasi donna. Mi lavai, mi profumai e a mia volta uscii, non indossai nulla, solo la mia pelle e il mio vello pubico a celare parzialmente la mia intimità.
Lei, si era tolta l’asciugamani e nuda se ne stava chinata a infilare la sua roba in un cassetto vuoto dell’armadio. Che culo!!! Vidi fra le sue gambe la sua tenerissima spaccatella, malcelata dai suoi serici peletti biondi e le sue natiche tonde e sporgenti, sentii in quel momento una vibrazione interna e il solito umido calore diffondersi rapidamente fra le mie gambe. Rimasi immobile, incerta sul da farsi, poi decisi che mi sarei infilata sotto le lenzuola.
Si accorse solo in quel momento della mia presenza, ma continuò a sistemare per bene i suoi vestiti nell’armadio. Poi terminò e saltò letteralmente dentro il letto”..

‘Ale, che ne dici, dormiamo??’

‘Si dai, dormiamo, certo che se al posto tuo ci fosse il prete”’

‘Io, sono ancora vergine sai???’

‘Non hai mai fatto niente con i maschietti???’

‘Eh, mio padre mi controlla da vicino, è una vera tortura”’

‘Ma’. Almeno i ditalini te li fai no????’

Arrossì diventando paonazza, vergognosa si coprì il viso con i lunghi capelli e con un filo di voce”..

‘Si”

‘Ma ti vergogni di me?? Anche io me li faccio i ditalini, insomma tutte le donne e tutti gli uomini si masturbano”’

Girò il viso verso di me e con le gote sempre più rosse mi disse”.

‘No figurati se mi vergogno”’

Risi divertita e lei ricambiò con un sorrisetto asfittico, quindi allungò il braccio e premette l’interruttore dell’abatjour. Feci altrettanto poi le dissi buonanotte e accompagnai l’augurio sporgendomi e dandole un bacio sulla guancia. Credetti di impazzire dal desiderio, le mie voluminose tette per una frazione di secondi si erano appoggiate alle sue, il mio peloso pube s’era strusciato contro la sua coscia e la mia figa si era in pratica allagata. Averla li vicinissima a me completamente nuda mi fece rimanere a lungo sveglia, poi decisi che mi sarei messa a leggere il libro che avevo sul comodino. Accesi la lampada, la velai con un fazzoletto e mi sollevai seduta a leggere. Agata, dormiva in posizione fetale e mi volgeva le spalle, io, piano, piano, sollevai il lenzuolo, il suo fantastico, meraviglioso, incantevole, delizioso e seducente culetto sporgeva verso di me, sembrava volersi offrire meglio ai miei libidinosi e carnali sguardi.
Quella fanciulla, in così breve tempo, mi aveva ottenebrato il cervello ed era riuscita, senza nemmeno volerlo, ad accendermi furiosamente i sensi. Posai sul lenzuolo il mio braccio sinistro, percepii chiaramente il calore del suo corpo irradiarsi verso di me. La mia mano a pochi centimetri dal suo culetto, spostai millimetro dopo millimetro le mie dita verso quel capolavoro, lo sfiorai e mi bloccai emozionata come una ragazzina alla sua prima volta.
Torsi il braccio e appoggiai il palmo della mano sul suo emisfero. Lei si mosse ed io la ritirai immediatamente. Spensi la luce e rimasi immobile, poco alla volta udii il suo respiro riprendere il ritmo regolare, ripetei l’operazione precedente, questa volta non si mosse, allora presi coraggio e scivolai più giù, le mie dita scorsero nel solco delle natiche , lambirono l’anello anale e subito appresso incontrarono le labbra chiuse della sua fighetta. Avevo il cuore che mi tuonava rapidamente nel cervello, mi accorsi d’avere la gola secca e il viso accaldato come non mai. Tentai di penetrare all’interno ma alla fine rinunciai. La vidi muoversi e all’improvviso la luce della sua abatjour si accese. Si voltò verso di me, mi guardò con quei due stupendi topazi azzurri, mi sorrise, poi senza parlare, mi abbracciò strettamente, aderì con tutto il suo acerbo corpo al mio, la sua gamba sinistra si interpose fra le mie e salì fino a premere con la coscia contro la mia figa fradicia. Poi si mise sopra di me, distesa, sempre con la sua coscia infilata fra le mie, le tette di marmo schiacciarono il mio seno quasi a volerlo penetrare, la sua dolcissima bocca si appoggiò sulle mie labbra, sentii guizzare la sua lingua nel mio cavo orale, sfidò la mia a duello che io accettai subitamente. Baciava benissimo, fiumi di umori sgorgavano dalla mia figa, la abbracciai fortemente e mi rivoltai sul letto, ora ero io sopra, feci scorrere la mano destra verso il basso ed infilai la mano fra le sie gambe. Fradicia io e fradicia pure lei, la sua fighetta si aprì accogliendo le mie dita fra le labbra gonfie e tumescenti. Scivolai con il mio corpo in basso, le succhiai a turno i bei capezzoli, che ora erano eretti e duri, con la lingua le lasciai una traccia di saliva e scesi ancora leccandole l’ombelico, vellicai ancora la pelle del ventre e mi fermai per una ulteriore sosta sui peli pubici, quindi infilai la punta della mia lunga lingua fra le labbra della sua vagina. Leccai il clitoride e per la prima volta la sentii gemere, allungai le braccia verso l’alto e le raggiunsi il seno, strinsi i suoi marmorei cucuzzoli e poi, mentre continuavo a leccarle la figa, presi fra le dita le due manopoline che c’erano in punta e li girai e rigirai stringendoli fortemente. Assorbita integralmente dal piacere lei gemeva sempre più forte,
io le aspirai il clitoride succhiandolo e leccandolo contemporaneamente, Agata rispose con un guaito da femmina in calore. Sentii entrambe le sue mani premere sul mio capo e dovetti seguire con la bocca i movimenti sussultori del suo bacino. Non interruppi la mia opera, anzi continuai a leccarla con più lena””’.

‘Ahhhhhh , ahhhhhhh, uuummmhhhh”’ uuummmhhhhhh”. aaahhhhhhh” aaahhhhhh”. aaaahhhhh”. aahhhhhhh”.. siiiiiiiiiiiiii ”’. Siiiiiiiiii ”’ Ti amo Aleeeee”. con’.tiii’.nuaaaa”.conti’..nuaaaa”’ahhhhhhh’.ahhhhhh’. ‘

Muoveva in modo spasmodico il bacino e setacciava i fianchi, poi, dopo un ultimo animalesco grido venne e tremando si lasciò cadere il suo bel sederino sul letto. Mentre il suo seno si sollevava ed abbassava a gran ritmo lei invece rimase ferma ad inspirare aria. Si svegliò dal come profondo dopo una decina di minuti, mi sorrise e mi accarezzò il viso, poi con quell’aria innocente, come una ragazzina scoperta con le dita nel barattolo della marmellata mi disse”.

‘Vieni Ale, mettiti qui, sopra di me che ti voglio leccare la patatina”.’

Compresi dalla sua gestualità che voleva mi accucciassi con la figa sulla sua bocca, naturalmente eseguii i suoi ordini molto volentieri e lei tuffò il suo viso infilando il naso dentro la mia vagina. La porcellina mi scopava con il naso e mi leccava il buco del culo; proprio in quel buchino lì ci infilò dapprima un dito, intingendolo preventivamente nella mia figa strabagnata e poi ne introdusse due stantuffandomi velocemente. Leccava la mia vagina e mi scopava in culo con le dita. Pensai che per essere una che non aveva mai fatto sesso con un uomo doveva sicuramente aver fatto qualche esperienza con qualche femmina.
Essendo già troppo eccitata prima di cominciare non riuscii a resistere molto e in pochi minuti venni facendo sapere ai miei nuovi condomini che in quel palazzo ci abitavo anch’io.
Appagate entrambe, finalmente ci addormentammo felicemente abbracciate.
Il giorno seguente, al mattino girammo il centro e una quantità industriale di negozi e grandi magazzini. Lei, grazie alla generosa carta di credito di suo padre acquistò alcuni capi abbastanza costosi tra i quali un completo minigonna e t-shirt in tinta, molto bello e anche parecchio sexy. Io mi comprai dei jeans e un vestitino a tubo cortissimo.
Mangiammo a casa mia e nel pomeriggio andammo a letto. Fu all’incirca, un delizioso replay della nottata precedente con in più alcune leccate più insistite al buco del culo di entrambe. Venni a sapere così che lei, si introduceva abitualmente, durante la masturbazione, almeno un paio di dita nel culo. Verso le diciassette, decidemmo di uscire, lei si vestì con la gonna e la maglietta nuove, mentre io indossai il vestitino che mi ero appena comprato. Salimmo in macchina ed io la condussi a sua insaputa nei pressi della parrocchia di padre Crisostomo, quindi parcheggiai e a piedi ci incamminammo. Arrivammo così in una piazza in fondo alla quale una chiesa in stile moderno con in cima una enorme croce di cemento.

‘Ma, Ale, dove mi hai portata???’

‘Andiamo a far visita a don Crisostomo’..’

‘No dai, ma poi, vestite così sconce non possiamo entrare in chiesa’..’

‘Anche al buon Dio piacerà vedere due belle figliole!!! D’altra parte ci ha create lui, quindi’..’

‘Tu sei proprio matta!!!’

La presi affettuosamente per mano e ridendo salimmo alcuni scalini ed entrammo in chiesa. Inginocchiate nei primi banchi davanti due donne recitavano le loro litanie con un fastidioso mormorio. Sulla sinistra della navata centrale si vedeva una porta aperta, ci avvicinammo e scorgemmo a fianco della porta una targa in plastica dorata con una scritta di colore rosso che diceva ‘Sacrestia’. Noi, due pecorelle smarrite, entrammo e ci trovammo una grande camera nella quale filtravano prepotenti i raggi del sole. Sul fondo di questa camera la scritta ‘Spogliatoio’. Entrammo e vedemmo una scena piuttosto sconvolgente, dietro ad un antico mobile in legno massiccio, finemente lavorato e recante sulle porte delle effigi scolpite che rappresentavano angeli e Madonne, si intravedevano un paio di persone in atteggiamenti piuttosto strani. Come la pantera rosa, ci avvicinammo e tramite uno specchio appeso ad una spessa catena sulla parete opposta, riuscimmo a vedere la scena in modo piuttosto chiaro. Un sacerdote giovane si teneva con le mani la tonaca sollevata e un ragazzo, altrettanto giovane gli stava accucciato davanti e gli succhiava con avidità il cazzo. Nascoste dietro ad un confessionale, con il timore che qualcuno ci scoprisse, ci gustammo comunque tutta l’operazione. Con un sospiro appena accennato il prete venne in bocca al giovanotto che ingoiò rapidamente senza lasciarsene scappare nemmeno una goccia. Uscimmo dal nostro nascondiglio e mentre i due si sistemavano noi tornammo indietro e fingendo di arrivare solo in quel momento bussammo alla porta aperta. Il pretino che si era appena svuotato le palle, ci venne incontro e ci chiese se cercavamo qualcuno’.

‘Si, cerchiamo Don Crisostomo”.’

‘Ah, si, il parroco”’

‘Aspettate qui che ve lo vado a chiamare”..’

‘Si, grazie”’

Restammo in attesa almeno quindici minuti, poi comparve finalmente il bel prete.

‘Padre, siamo venute e a trovarla’..

‘Oh che piacere, siete venute per confessarvi?’

Risposi io per tutte e due”

‘Si, siamo venute a confessarci’..’

‘Chi vuole iniziare per prima???’

Mi offrii per essere la prima”..

‘Comincio io, tolto il dente tolto il dolore”’.’

Lui rise e mi condusse al confessionale dove poco prima io ed Agata ci eravamo nascoste.
Lui entrò centralmente e si chiuse una spessa tenda verde scuro alle spalle, io mi inginocchiai sulla destra. Prima di accomodarmi feci cenno ad Agata di infilarsi dall’altra parte. Dalla mia postazione vidi che la grata tutta bucherellata era mezza sollevata e vedevo benissimo in faccia il prete. Poi lui sollevò una mano ed abbassò completamente la spessa rete a buchi.
Guardai nella grata e vidi che in quel momento si intravedeva appena la sagome di profilo di don Crisostomo. ”

‘Padre, Figlio e Spirito Santo. Figliola, nel nome di Dio ti ascolto, tu confessami i tuoi peccati”.’

Partii decisa”..

‘Padre, io mi masturbo spesso, ho anche fatto l’amore con delle donne e anche con due uomini contemporanamente, mi sono fatta penetrare in modo innaturale e ho anche preso in bocca il pene di più uomini””

‘Figliola, sai, siamo tutti esseri umani e ci masturbiamo tutti. La carne è debole e a volte si può cadere in tentazione”.’

Improvvisamente vidi la luce interna accendersi e diffondersi all’interno del confessionale una luce rossastra. Poi per poco non mi venne un colpo, il bel sacerdote aveva tirato su la tonaca e si era estratto il cazzo duro e si stava segando. Che grossa mazza che aveva, il bastardo aveva acceso la luce apposta per farmelo vedere”’

‘Padre ma lei in questo momento si sta toccando, io lo vedo”’

‘Tu sei molto bella figliola e purtroppo come ti dicevo prima la carne”.’

‘Si ho capito, la carne è debole, ma a quanto vedo la sua di carne è invece bella dura!!!’

‘Si figliola, è bella dura, ci andrebbe una bella giovane boccuccia ed io esploderei’.’

‘Ma padre, Dio le accetta queste cose da un suo ministro???’

‘Dio ci capisce e ci perdona sempre, Lui sa che noi siamo sempre messi alla prova e che cadiamo spesso in tentazione”.’

Vidi la grata sollevarsi del tutto e lui drizzarsi in piedi, quindi comparire immediatamente il suo cazzone rigido. La grossa cappella lucida e completamente scoperta, puntava dritta verso la mia bocca, glielo presi in mano e lo strinsi lievemente. Era veramente durissimo, lo segai piano piano, poi lo leccai sul taglietto togliendogli le prime gocce di liquido che ne erano fuoriuscite. Lo presi in bocca e lui me lo spinse a fondo”’

‘Figliola, continua, il buon Dio te ne sarà grato”..’

‘Ummmhhhh,’ uuummmhhhh””

‘Succhia, succhiami il cazzo maialina che così ti do la benedizione”.’

‘Ummmhhhh’. Uuummmhhhh”.’

Mi sborrò abbondantemente in bocca ed io mandai giù tutto il gustoso sciroppo ricostituente. Lo ripulii per bene, poi la grata si abbassò di nuovo e lui”..

‘Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patri set Filii et Spiritus Sancti.’

Mi stavo ancora pulendo gli angoli della bocca dalla sua calda crema che lui mi disse’..

‘Per penitenza di due Pater Ave e Gloria”’

‘Ah !!! Pure!!!!’

‘Si figliola, si, anche io stasera mi confesserò con Don Pietro e dirò le preghiere per farmi assolvere dai miei peccati’

‘Don Pietro è quel pretino giovane che è venuto a chiamarla prima?’

‘Si è lui perché?’

‘No, no niente, così””

Si voltò dall’altra parte aprì le porticine e abbassò la grata’..

‘Padre, Figlio e Spirito Santo. Figliola, nel nome di Dio ti ascolto, tu confessami i tuoi peccati”.’

Agata iniziò a parlare mentre io ormai non la sentivo più, mi genuflessi nel primo banco e dissi compitamente le preghiere, poi, peccatrice incallita, di soppiatto mi avvicinai al confessionale ed ascoltai la confessione della mia novella amica.
Non erano peccati così gravi i suoi, si lo faceva con qualche ragazza della sua età, l’aveva fatto con me, si sditalinava quotidianamente e si metteva pure le dita nel culo. Ma a sentire le parole di Don Crisostomo erano peccatucci veniali. Poi la grata si sollevò e il cazzone molle del prete si presentò davanti alla bocca di Agata.

‘Ma padre, cosa fa? Non si fanno queste cose”’

‘Prendimelo in bocca anche tu come la tua amica, oppure visto che ti metti le dita, potresti sempre prendertelo in culo’..’

‘Padre, ma lei mi sconvolge’. Io non”. posso’.’

Mi avvicinai dietro di lei e le spinsi il capo verso la cappella, lei fece così, per la prima volta in vita sua, la conoscenza dell’organo genitale maschile. Inesperta e timida vi appoggiò le labbra, il cazzo ebbe dei sussulti consecutivi e si alzò a metà tra il molle e il duro. Il prete, in piedi all’interno del confessionale non poteva vedermi ed io bisbigliai ad Agata”

‘Prendilo bene in bocca e succhia”. Prova dai”’.’

Lei lo tenne in mano con due dita, come si tiene una penna e se lo introdusse in bocca”

‘Agata, impugnalo con tutta la mano, ecco si, così va bene, muovi su e giù fagli una sega””

Era brava e imparava subito bene, il cazzone si ingrandì ancora, ora era quasi duro del tutto”..

‘Succhiagli bene la cappella”. Così, senti come gode il nostro bel Don??? ”.’

Il prete porcello si era ormai quasi ripreso del tutto ed io mi adoperai ancora bisbigliando alla mia amica””

‘Prendilo bene in bocca adesso, fattelo scendere fino in gola, lo devi sentire dentro la gola”..’

La vidi provare e notai anche che un paio di volte si tirava indietro combattendo contro i conati di vomito”’

‘Continua dai, brava la mia fighetta’.. Ciucciamelo bene’.. Scommetto che è la prima volta che succhi un cazzo!!!! ‘

Agata ora faceva scorrere le labbra attorno al fusto e ne ingoiava una buona parte”.

‘Siiii, te lo ficcherei nel culo sai??? Ti ho vista l’altra sera quando ti sei chinata a raccogliere il fazzoletto a terra. Hai un culo da rompere, bella bambina lo sai vero? ‘

Aggiunsi la mia mano alla sua e lui manco se ne accorse”’

‘Brava siiii impugnamelo con due maniiiii””

Ce l’aveva nuovamente durissimo e io da esperta ninfomane compresi che stava per riempirle la gola di sborra e non mi sbagliai”’..

‘Sborroooo, sborroooo””

Agata si tirò indietro ed io fui subito pronta mi inginocchiai al posto suo, mi presi un paio di schizzi sul vestito e poi il resto lo feci scendere deliziosamente nel mio stomaco vorace di sperma.
Mi spostai immediatamente e feci inginocchiare nuovamente Agata, lui chiuse la grata e’..

‘Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patri set Filii et Spiritus Sancti.’

Anche per lei arrivò la giusta penitenza”.

‘Per penitenza di due Pater Ave e Gloria”’

Ce ne andammo senza nemmeno salutarlo ed io pensai alla confessione reciproca che Don Crisostomo e Don Pietro avrebbero dovuto fare quella sera. Lungo il tragitto chiesi ad Agata come era andata e lei mi sorrise e mi disse che era stato il modo migliore di festeggiare i suoi diciotto anni appena compiuti.
La notte ci dedicammo ancora a fare sesso tra di noi e il giorno seguente la accompagnai a casa. Suo padre era sulla porta ad attenderla e mi invitò a bere qualcosa per ringraziarmi dell’ospitalità data alla figlia. Entrai e fui fatta accomodare in un salottino che non avevo ancora visto, mi offrirono una Coca Cola fresca che mi fu portata da un cameriere sui cinquant’anni, un tipo non molto alto, pelato, abbastanza insignificante. Mi venne in mente il professor Mandalà e per un attimo meditai: Mai sottovalutare gli uomini che all’apparenza sembrano insignificanti, magari nascondono delle enormi virtù nascoste!!! Stavo per andarmene quando arrivò una bella signora sulla cinquantina, molto elegante e fine”.

‘Alessia, questa è la mia mamma, mamma questa è la mia amica Alessia’..’

Ci scambiammo i soliti convenevoli di rito e poi la mamma di Agata mi propose di fermarmi da loro a cena. Pensai che a casa non avevo niente di pronto e così decisi di accettare.
La mia graziosa amica mi condusse in camera sua e notai subito che quella stanza era più grande del mio intero appartamento. Arredata con gusto, molto disordinata, ma sicuramente vissuta e parecchio allegra. I tendaggi erano verde chiaro, nella stessa tonalità delle pareti. Bambole di pezza qua e là mescolate a orsi e gazzelle di peluche. Dentro alla camera, il bagno privato. Lei mi chiese se volessi farmi una doccia ed io accaldata accettai volentieri. Ci lavammo senza far nulla di strano, quindi mi infilai un vestito suo che gli era andato bene qualche anno prima quando era un po’ grassottella e notai che a me andava perfettamente bene. Alle venti in punto, tutti a tavola.
Conobbi così i fratelli di Agata, Silvio e Piercarlo, erano il ritratto in bello del padre, molto sorridenti e cordiali, vent’anni uno e ventidue l’altro, con loro feci subito amicizia e la sera, dopo cena ci ritirammo tutti e quattro in un’altra stanza dove loro sentivano la musica ad altissimo volume.
Ad un certo punto vidi i due fratelli ridere tra di loro mentre mi versavano del vino bianco.
Lo bevvi tranquillamente e altrettanto fece Agata, anche i due ragazzi si davano da fare e così verso metà serata mi accorsi d’essere parecchio brilla. Per la verità eravamo tutti in grave stato di ebbrezza e durante qualche breve attimo di lucidità compresi che le parole e i gesti cominciavano a farsi troppo insistenti ed insistiti. Mi trovai Agata che mi baciava e vidi con mia enorme sorpresa che anche i due fratelli maschi si stavano baciando fra di loro.
Mi sarebbe toccata una serata completamente gay? Ridevo come una matta mentre la mia giovanissima amica con la scusa di giocare mi toccava dappertutto. Lei si tolse tutto e fu meravigliosamente nuda, mi trovai quasi senza accorgermene anch’io altrettanto nuda.
A cosce aperte sulla poltrona e lei che me la leccava, sull’altra poltrona i due ragazzi si erano quasi spogliati del tutto. Godevo nuovamente e anche Agata si stava ancora divertendo. Silvio era in piedi e si stava sfilando gli slip, aveva un bel sederino, poi si voltò e notai che il cazzo era abbastanza piccolo, duro ma piccolo. Si alzò dalla poltrona Piercarlo e girato verso di me si abbassò a sua volta gli slip. Madonna che cazzo gigante!!!! Ma che sberla di cazzo aveva???? Silvio si inginocchiò davanti a suo fratello e glielo prese in bocca.
Lo spompinò per bene poi con il suo cazzetto molle si piegò in avanti e stette con il culo ben in vista, Piercarlo gli avvicinò al culo la cappellona e gliela sprofondò nell’ano. Ero galvanizzata ed estremamente infoiata, mi sollevai dalla poltrona e spinsi letteralmente Agata affinché si sedesse, poi avidamente cominciai a leccargliela. Ero intenta e succhiarle il clitoride che sentii una presenza inquietante dietro di me. Non feci in tempo a girarmi che la cappella di Piercarlo si insinuò prepotentemente nel mio culo. Wowww, che inculata!!!
Mi sodomizzava con forza e me lo ficcava quasi tutto dentro, aveva pure due bei coglioni pendenti che mi sbattevano ad ogni colpo contro la figa. Leccavo lei e me lo prendevo nello sfintere da suo fratello, così eccitatissima mi sditalinai e venni come una porca. La musica ad alto volume coprì tutti i gemiti miei e degli altri. Mi tenne ancora ben stretta per i fianchi fin quando me lo spinse dentro fino alla radice e mi riempi l’intestino di fiotti bollenti di sborra. Arrivò Silvio e mi disse senza troppi complimenti di togliermi, mi spostai e lui si mise fra le cosce di sua sorella cercando di infilarle il suo cazzetto mezzo molle nella figa. Poi Piercarlo”’

‘Spostati frocetto, che me la sbatto io la verginella”’.’

‘No, Carlo, non voglio sono vergine, non voglio””

‘Allora almeno ciucciamelo fammelo diventare di nuovo duro!!!!…..’

Agata, ormai abituata a succhiare il cazzo si mise di buona lena e stando seduta sulla poltrona iniziò a spompinarglielo a suo fratello.

‘Brava la mia sorellina, fammelo rizzare porcellina!!!! Le piace alla tua amica prenderselo nel culo eh!!!!’

Io da dietro, gli accarezzavo le chiappe pelose e con un dito le lambivo il buco dell’ano.
Poi passai la mano davanti e gli strinsi i grossi coglioni, quindi glielo impugnai segandolo”’

‘Ummmmhhh, che troie che sieteee’. La tua amica me lo sta menando mentre tu me lo ciucci!!!!’

Smisi di masturbarlo e mi inumidii il dito medio infilandomelo nella figa fradicia, quindi glielo ficcai decisamente nello sfintere.

‘Ummmhhh, porcaaa, porcaaaa, inculami, bravaaaaa, inculamiiii”..’

Vidi che al mio fianco Silvio guardava la scena e si stava segando il cazzetto che però adesso era estremamente duro. Gli feci cenno di avvicinarsi e gli lasciai il posto, lui piazzò dietro a suo fratello e senza alcuna fatica lo penetrò nel culo. Che bel trio, due fratelli e una sorella!!! Silvio fu il primo a schizzare nell’intestino a suo fratello e subito appresso venne Piercarlo, quindi sditalinandosi arrivò all’orgasmo anche Agata!!

Dopo quella sera ce ne furono altre molto interessanti ma ve le racconterò la prossima volta.

Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina
e-mail: alexlaura2620@libero.it

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