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166 – Don Marco in un collegio maschile e femminile.

By 22 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Quante esperienze vissute in quel collegio. Sono un sacerdote, ma la mia vita è stata sempre un compromesso tra la spiritualità e la cruda realtà della vita. Ho iniziato verso i quattordici anni a sentire la famosa ‘vocazione’ . Con il tempo, crescendo e vivendo le esperienze non sempre positive, prima nel periodo del seminario, poi in quelle di diacono e quindi in quelle di prete, sono stato seriamente combattuto se continuare o chiudere la mia fallimentare conoscenza nella attività pastorale. Purtroppo, per i preti Cattolici Cristiani esiste una regola ferrea ; la castità. Questa regola condiziona l’intera vita di un sacerdote, obbligato a compiere misfatti e a vivere di pesanti sotterfugi la sua intera esistenza. Per ciò che riguarda il mio vissuto personale, posso dire di aver fatto anche del bene ma al contempo d’aver fatto spesso anche molte azioni contro la religione stessa. Non serve credo io, che un uomo o una donna vestano con abiti talari per diventare improvvisamente santi casti e puri. Sotto a quelle vesti esistono donne e uomini normalissimi che pur pregando Dio che li preservi dal peccato e da ogni tentazione, alla fine cedono al desiderio e ai bassi istinti che comunque sono normalmente insiti in ogni essere umano. Uno dei misteri della chiesa è capire, specie per gli addetti ai lavori, il motivo per cui Dio ci ha creati maschi e femmine attratti l’uno dall’altra e poi ci ha ordinato di non far uso di quelle parti del corpo che Lui stesso ci ha donato.

Ho iniziato questo racconto parlandovi di un collegio. In quell’istituto di preti e suore si educano ancora oggi normali ragazzi e ragazze, portandoli dalla scuola elementare fino al termine della scuola superiore. Parliamo quindi di bambini di sei anni che crescono e in quella stessa scuola giungono dopo un severo percorso di studio ai diciotto anni e quindi al diploma. Durante questo lunghissimo arco di tempo, i giovani vivono la loro vita, partendo dal mese di settembre di ogni anno fino alla fine di maggio, primi di giugno dell’anno successivo sei giorni su sette, in questo collegio. Naturalmente le domeniche e tutte le feste comandate i ragazzi li trascorrono a casa con i propri genitori.

Sta di fatto che essendo gli insegnanti tutti preti o suore, l’educazione impartita, subisce per forza di cose una direzione unilaterale, tutta indirizzata ai dogmi della chiesa, alla moralità dettata dal clero e quindi al plagio di moltissimi ragazzi e ragazze. Da qui, parecchie devianze sessuali ed esperienze poco costruttive vissute con preti e suore.

Diciamo che, per evitare problemi di persone ipocrite, moraliste e bacchettone, che pur andando volutamente a leggere racconti dichiaratamente erotici o pornografici che dir si voglia, poi si lamentano dei contenuti degli stessi e obbligano con le loro proteste a censurare ciò che a loro non piace, a priori dichiaro che in questo racconto si parla esclusivamente di ragazzi e ragazze maggiorenni adulti e vaccinati.

In questi anni è stato un po’ come coltivare con il solo sguardo delle piantine che poco alla volta, divenute adulte, hanno iniziato a dare i loro frutti.

EPISODIO UNO

La ragazza era molto bella, portava i capelli neri lisci e lunghi sulle spalle, anche gli occhi erano scuri e profondi e quando ti guardava, durante una interrogazione, usava le sue armi con molta abilità. Portava magliette per lo più di colore bianco, sempre molto attillate che le fasciavano il prepotente seno evidenziandolo in modo esponenziale.
Le gonne corte facevano si che fin dal primo giorno di scuola, io, che ero il professore d’italiano, l’avessi fatta accomodare davanti a me nella prima fila di banchi.
Ero a quei tempi un giovane prete, laureato in lingua italiana presso un’università esterna, frequentando poi in seminario un ulteriore corso di approfondimento sulla storia dell’italico verbo. Ventinovenne, con i capelli precocemente brizzolati e un fisico aitante. Dentro ai calzoni e sotto la tonaca nera, una impellente voglia di fare l’amore con una donna.
La giovin ragazza, si chiamava Serena, era un po’ innamorata di me ed aveva capito che io avevo un debole per lei. Spesso, durante le mie lezioni, le sue gambe velate da calze autoreggenti di nylon trasparente, si aprivano per mostrarmi ‘involontariamente’ le sue candide mutandine.
Io seduto alla cattedra, a volte balbettavo impacciato e imbarazzatissimo. Lei mi vedeva arrossire, comprendeva il mio stato e con un sorriso chiudeva le gambe. Mi provocava ed io, chiuso nella mia spartana cameretta, mi masturbavo, chiedendo poi puntualmente perdono a Dio.
Di tutti gli allievi compilavamo ad inizio anno un libretto personale con i loro dati anagrafici e le loro attitudini scolastiche. Sul libretto di Serena avevo scritto: Portata per lo studio delle lingue.
Era maggio e ci fu il torneo di volley di fine anno. Lei era parecchio alta ed era anche molto brava in quella disciplina sportiva. Durante la partita in pratica io seguivo solo lei, i miei occhi si fissavano sulle sue curve, sul suo sedere che spesso, piegata in avanti in attesa di far ricezione, mostrava in modo molto provocante. Le sue tette ad ogni salto ad ogni piccolo movimento ballavano in modo molto eccitante ed io tentavo inutilmente di reprimere la dura bestia che si inalberava dentro le mie mutande. Quei pantaloncini attillatissimi si incuneavano fra le nascoste pieghe del suo inguine e lei con il dito medio infilato sotto al tessuto birichino li andava sistemando meglio. Terminò la partita e sentii le voci festose delle ragazze negli spogliatoi festeggiare l’importante vittoria. Dalla tribuna, ormai solo, vidi le atlete uscire ad una ad una dagli spogliatoi, i capelli ancora bagnati e i visi raggianti e felici. Mi accorsi però di non aver visto uscire Serena, così scesi dalla tribuna e mi affacciai alla porta dello spogliatoio. Lo stanzone pieno di vapore era interamente vuoto, un solo armadietto aperto e una borsa a terra con sopra alla rinfusa un paio di pantaloncini e una maglietta della divisa da gioco. Dietro al muro delle docce si udiva lo scroscio dell’acqua di una sola doccia aperta. Passai sul pavimento bagnato e misi il capo al di là del muro. Quando la vidi, lei mi sorrise e continuò a passarsi la spugna impregnata di bagno schiuma, languidamente sul corpo, divaricò le gambe e guardandomi fisso negli occhi si accarezzò il pube peloso alcune volte. Poi posò la spugna si infilò sotto il getto d’acqua e si sciacquò, quindi passandomi vicino si diresse verso la porta dello spogliatoio e la chiuse a chiave. Mi si avvicinò e mi strinse a se, sentii contro la tonaca che si stava impregnando d’acqua, il suo seno schiacciarsi contro di me quasi a volermi perforare il petto. Le mie mani, forse trattenute da Dio o forse trattenute dalla mia falsa moralità, rimasero inerti lungo i miei fianchi, lei me le prese e se le portò sui fianchi. Quella pelle bagnata e calda, quelle forme così audaci e provocanti, mi portarono alla perdizione. Le sue dita mi sbottonarono i mille bottoni della tonaca e me la sfilarono. La gettò sulla sua borsa e poi mi tolse la camicia accarezzandomi il torace, il pantalone nero cadde ai miei piedi e si depositò sul pavimento bagnato, mi abbassò il ridicolo boxer a righe azzurre e mi liberò il pene.
Ad occhi chiusi con il capo leggermente riverso all’indietro percepii il suo seno strusciare contro di me e scendere verso il basso, per una frazione di secondi il mio cazzo fu tra le sue fantastiche colline, poi il calore umido della sua bocca mi circondò la cappella, me la sentii risucchiare fortemente, quindi lei mi prese per mano ed io saltellando con i pantaloni ancora acciambellati alle caviglie la seguii. Il traguardo fu il lettino dei massaggi, si sedette sopra con le gambe ampiamente divaricate e mi attirò a se. La figa, per la prima volta la figa vicina al mio cazzo, per molti un normalissimo e abituale accoppiamento, per me invece rappresentava il primo emozionante avvicinamento all’altro sesso. Che sensazioni il calore del suo antro, che esaltazione sentirlo scivolare dentro di lei, che stupore meraviglioso vederla godere, compresi ciò che in tutti quegli anni d’amore verso Dio, avevo irrimediabilmente perso e che mai sarei riuscito a recuperare. Le mie mani si mossero da sole, stringendole inespertamente le tette, pasticciandole i capezzoli con le dita, stringendola quasi a volerla far penetrare dentro al mio corpo, a volerla inglobare per sempre in me. Mi rammento una forte sensazione di calore dappertutto, ricordo anche il suo orgasmo senza fine, mi sovviene poi la mia venuta in lei, la mia preoccupazione e lei che mi diceva di non pensarci, che tanto prendeva la pillola…… Confrontai in quei momenti le eiaculazioni dovute alla masturbazione e quella avvenuta con lei. Dalle mie parti, quando si vuol confrontare una cosa brutta e una bella si dice: Come la merda e il risotto!! La sborrata di quella volta era stata naturalmente il risotto!
Ci baciammo a lungo e Serena dandomi ancora del lei, mi disse grazie prof è stato veramente grande! Le dissi che in privato mi poteva dare tranquillamente del tu e lei mi baciò e mi disse: Ciao Don Marco…
Questa fu la mia prima esperienza con una donna.
Ma gli anni passarono e i ragazzi diciassettenni divennero presto diciottenni e quindi negli anni a venire…….

EPISODIO DUE

L’anno seguente la classe era più omogenea, fatta di tredici maschi e tredici femmine. Alcune ragazze erano molto carine, altre lo erano meno e tre o quattro non lo erano per niente. Quell’anno fui nominato dal priore, padre confessore. Sostituivo quello di prima che per motivi di anzianità si era ritirato in un convento in attesa della chiamata di Dio all’altro mondo.
Così mi successe che un sabato pomeriggio, mentre la maggior parte degli allievi si preparavano per andare a casa, un paio di maschietti, si apprestarono al confessionale.
Terminai la confessione di una suora e poi iniziai con il primo dei due allievi.
Lo chiamerò G. dall’iniziale del suo nome, lui con un certo imbarazzo mi confessò di aver avuto rapporti con suo fratello gemello che era anche un suo compagno di classe.
Attraverso la grata, lo guardai in viso e riconobbi Simone, uno dei due gemelli biondi dell’ultimo banco. Mi disse di non essere gay, che gli piacevano anche le ragazze ma che con suo fratello si erano masturbati e avevano anche fatto altro……

‘Dimmi figliolo, ma spiegami cosa è successo di preciso per favore……’

‘Ehhmm, padre, ecco ci siamo baciati, sa, non come un bacio fraterno, ma insomma un bacio con la lingua…..’

‘Capito… E poi??’

‘Poi, ci siamo spogliati e ci siamo toccati il…….. capito no padre??’

‘Vi siete toccati il pene??’

‘Si padre, si, il pene….’

‘E poi??’

‘Poi, lui me lo ha preso in bocca…….’

‘Figliolo l’hai fatto anche tu a lui??’

‘Emmm, si padre, anch’io poi l’ho fatto a lui……’

‘E’ tutto??’

‘Emmm, no padre, ecco, ci siamo presi…….’

‘Presi come a dire posseduti? Vi siete penetrati analmente??’

‘Si padre, io per primo a lui e poi lui a me……’

‘Ok, è tutto??’

‘Beh, sa, il seme, ecco, lo abbiamo fatto nelle nostre bocche…..’

‘Ah, ecco capito…..’

‘Abbiamo peccato tanto vero padre??’

‘Figliolo sicuramente c’è di peggio, poi tu sai che Dio perdona sempre, nessun peccato è così grave da non essere perdonato…..’

‘Io e Luca abbiamo peccato per il rapporto innaturale tra noi maschi e poi anche perché è stato anche un incesto fra fratelli…..’

‘Vai figliolo, come penitenza dirai dieci Ave Maria e dieci volte il Pater Nostro……’

‘Grazie padre…..’

Simone se ne andò e arrivò Luca, mi fece la stessa confessione quasi in fotocopia e anche a lui diedi la stessa penitenza.

In quel momento, nel buio del confessionale, mi accorsi di avere il cazzo duro come il marmo. Rimasi lì, mi aprii un po’ la tonaca e me lo tirai fuori, nel mentre arrivò una suora, essa si avvicinò al confessionale e si inginocchiò. Aprii la grata e vidi Suor Florinda, la più giovane delle suore. Il suo viso era bellissimo, con il velo che le contornava i tratti, sembrava una madonna………

‘Nel nome del padre…………… Dimmi figliola confessami i tuoi peccati…….’

‘Padre, ho peccato molto……..’

‘Con calma dimmi cosa è successo di così grave figliola……’

‘Padre, la notte scorsa ho fatto brutti pensieri……’

‘Suor Florinda, i brutti pensieri li facciamo tutti, capita, in fondo siamo normali esseri umani……’

‘Si lo so, ma poi mi sono…… toccata……’

‘Dove ti sei toccata figliola???’

‘In camera mia padre……’

‘Non in quel senso suor Florinda, volevo dire in quale punto del corpo ti sei toccata???’

‘Padre perché lo vuole sapere??’

‘E’ importante che io lo sappia figliola….. Dipende da questo il tipo di penitenza che ti devo dare…..’

‘Padre, mi sono toccata proprio lì…..’

‘Suor Florinda, siamo tra persone adulte, mi dica di preciso dove si è toccata per favore!!’

‘La cosina, padre, la cosina…….’

‘Oh, finalmente….. E sei arrivata fino…….. alla fine??’

‘Si padre, si….. mi scusi la parola, ma……. ecco…. sono ‘. venuta….’

Sentivo il cazzo appena nascosto dalla tonaca vibrare e muoversi in piena autonomia, me lo toccai e sulla punta mi sentii che mi colava quel liquido che precede l’eiaculazione.
Liquidai Suor Florinda tranquillizzandola e dandogli tre pater ave e gloria.
Guardai l’ora, mancavano ancora una ventina di minuti alla conclusione del mio compito di confessore, sollevai la pesante tenda viola davanti a me e sbirciai in chiesa, non c’era nessuno. Stavo quasi per alzarmi ed andarmene quando udii la porta della chiesa aprirsi con il suo ormai caratteristico cigolio e dei passi risuonare sul pavimento di marmo.
Alla mia destra sentii l’inginocchiatoio scricchiolare e rinfoderando il cazzo sotto la tonaca aprii ancora la grata. Era una ragazza della mia classe, Marika, quella biondina piccolina ma con tutte le curve al loro posto……….

‘Nel nome del padre…………… Dimmi figliola confessami i tuoi peccati…….’

‘Padre, volevo confessare i miei peccati………’

‘Dimmi figliola, confessami pure i tuoi peccati…….’

In quel preciso momento udii alla mia sinistra il rumore di chi appoggia le ginocchia sul legno, aprii piano la grata e vidi Suor Matilda, richiusi e mi apprestai a continuare la confessione di Marika….

‘Vede padre, ieri ho fatto un peccato importante…… Ho fatto delle cose non tanto belle sotto la doccia……’

‘Figliola, ti sei……. masturbata???’

‘No, ecco padre, non ero da sola, con me c’era un’altra persona…..’

‘Uno dei ragazzi della scuola??’

‘No, padre, non era un ragazzo…….’

‘L’hai fatto con una ragazza?’

‘Non proprio padre, ecco, non era come dire una ragazza normale……’

‘Marika, scusa ma non era un ragazzo non era una ragazza, non capisco, spiegami meglio!’

‘Con me nelle docce c’era anche suor Matilda, però non è stata colpa mia, è stata lei a iniziare…….’

‘Va beh, non fa niente, ma cosa avete fatto di preciso???’

‘Lei mi ha chiesto perché non avevo i peli li sotto e io le ho detto che mi ero depilata e insomma lei mi ha fatto vedere la sua che era tanto pelosa e mi ha preso la mano e me l’ha messa fra le sue gambe……..’

Le palle e il cazzo mi stavano scoppiando, avevo paura di schizzare d aun momento all’altro…

‘Si, ok figliola… e tu l’hai…. masturbata???’

‘Insieme padre, lei a me e io a lei, solo che poi si è messa giù e me l’ha leccata e poi……..’

‘Poi tu l’hai fatto a lei??’

‘Ecco si padre, poi io l’ho fatto a lei……’

‘Altro???’

‘No basta, cioè, lei e io siamo poi………’

‘Venute???’

‘Ecco si padre, siamo venute……’

‘Beh, figliola, se non c’è stata violenza e se vi è piaciuto, perché dovrei condannamre un atto d’amore…… Di cinque Pater, cinque Ave e cinque Gloria al Padre……’

‘Grazie padre……..’

Aprii l’altra grata e suor Matilda iniziò la sua confessione…….
Lei mi disse all’incirca le stesse cose di Marika ma fu forse più sincera ammettendo di essersela portata in camera sua e di essersi penetrate con delle grosse candele.
Diedi anche a lei la stessa penitenza e finalmente lasciai il confessionale.
Arrivai in camera mia e vidi in corridoio i due gemelli che parlavano tra di loro.

‘Ehi ragazzi, tutto apposto???’

‘Si prof tutto ok…. Sa adesso stiamo meglio ci sentiamo più leggeri………’

‘Ok dai, tornate a casa fra un po’ ?’

‘No i nostri genitori sono andati a trovare una nostra zia che non sta tanto bene e allora noi passiamo la domenica qui in collegio….’

Non so il perché, ma mi venne di invitarli da me a bere una Coca Cola e loro entusiasti accettarono.
Non fu propriamente una di quelle decisioni felici, anzi per la precisione non lo fu proprio.
Mah, poi non so ancora adesso se fu giusto quello che successe ma insomma, successe e basta.

Loro vollero sapere il mio pensiero al di fuori della confessione su ciò che avevano fatto loro ed io con la massima trasparenza e sincerità gli dissi che secondo i canoni della chiesa era stato un peccato grave, ma secondo i canoni miei era un qualcosa che era successa e visto che non c’era stata violenza o prevaricazione alcuna, se loro erano soddisfatti e si erano divertiti nessuno poteva biasimarli.
Simone parlò per primo……

‘Però Don Marco è un tipo moderno……..’

‘Già, hai ragione Simo il prof è proprio un tipo giusto!!’

‘Grazie ragazzi, siete gentili……’

‘Ma Don, volevo sapere, se può dircelo, voi preti, vi……… Insomma, vi toccate mai??’

‘Se devo essere sincero, per ciò che mi riguarda personalmente devo risponderti di si, anche io mi tocco, mi masturbo insomma…..’

‘Vi viene duro normale come a noi che non siamo preti??’

‘Si certo Luca, a parte la tonaca, per tutto il resto siamo identici a voi…….’

‘Don Marco, a parlare di queste cose, anche adesso a me è diventato duro sa????’

‘Simone, se per quello anche a me che sono un sacerdote, mi è diventato duro! E a te Luca’

‘Si, io e Simone abbiamo le stesse identiche reazioni.. quindi……’

‘Don, ma lei che ha più anni di noi, è più…. come dire… è più sviluppato di noi che siamo più giovani?

‘Non lo so ragazzi, come faccio a saperlo, se volete ve lo faccio vedere così capite……’

‘Beh si padre, se vuole…..’

‘Luca e Simone, smettetela di chiamarmi padre, prof, don ecc…. chiamatemi solo Marco e basta…..’

‘Ok Marco, faccelo vedere e noi lo facciamo vedere a te, vero Simo???’

‘Si, si per me va bene….’

Lo tirai fuori e lo stesso fecero loro, da parte mia non fu proprio un successo. Credevo fino ad allora di avere un bel pisellone e invece mi dovetti ricredere, il loro era decisamente molto più lungo e più grosso del mio….

‘Mizzica ragazzi ma che cazzoni avete???’

‘Marco, noi ce l’abbiamo così fin da quando avevamo sui dodici tredici anni, poi non ci è più cresciuto…’

‘Vi siete sviluppati tanto e anche precocemente…… Complimenti comunque, le donne impazziranno per voi…. Siete belli e in più avete questo popò di armamento!!!’

‘Marco posso toccarlo?’

‘Si toccatelo pure, ma sappiate che poi non vi posso confessare…….’

Luca si avvicinò e me lo prese in mano, io feci altrettanto con lui e con la mano libera impugnai il cazzo di Simone. Anche al tatto erano perfettamente identici. Si inginocchiarono uno a destra e uno a sinistra del mio cazzo e iniziarono a leccarmelo dalla cappella ai coglioni e viceversa. Li ricambiai alternando nella mia bocca ora il cazzo di uno ora quello dell’altro, poi ci mettemmo a letto, e lì successe che dolorosamente me lo presi nel culo. Donai anche il mio membro a entrambi loro e alla fine ci irrorammo a vicenda un paio di volte a testa riempendoci le bocche e i culi a volontà

Provai così il mio primo rapporto omosessuale e pure di gruppo, un’altra prima volta si era presentata alla mia vita di prete trasgressivo e peccatore.

Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina
e-mail: alexlaura2620@libero.it

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