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180 – Valentina, l’amica Veronica e suo figlio

By 10 Settembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Valentina, questo è il mio nome, sono una donna trentanovenne, sposata e separata ormai da molto tempo. Sono madre di un bel ragazzo, figlio unico con il quale, per mille motivi, ho instaurato un rapporto che va parecchio al di là dei normali rapporti fra madre e figlio. Torniamo indietro nel tempo’..
Mi sposai con Marco, che ero ancora molto giovane, appena ventenne, innamorata forse troppo di colui che poi si rivelò essere l’uomo sbagliato. Subito appresso al matrimonio rimasi incinta e dopo i classici nove mesi partorii Massimiliano. Sette anni dopo la nascita di nostro figlio, mio marito ed io ci separammo.
Un giorno, di pomeriggio, decisi di uscire di casa, così presi per mano mio figlio ed iniziammo a camminare. Passai davanti a diverse vetrine, mi fermai spesso a guardarle, mentre Max, frignando mi sollecitava a muovermi. Ci trovammo così nei pressi del palazzo dove mio marito aveva lo studio dentistico e casualmente guardai oltre le ampie vetrate di un elegantissimo bar. Lui, il mio maritino fedifrago e traditore, se ne stava seduto con una bella biondina, ad un tavolo, sorseggiando in tutta tranquillità una bibita di colore verde mela. L’altra mano, quella che non teneva il bicchiere, era posata sul tavolo e le sue dita erano avvinghiate a quelle della troia rovina famiglie! Dimostrando una assoluta freddezza, presi il cellulare in mano e scattai una decina di foto, una di esse ritraeva i due piccioncini mentre si sporgevano e si baciavano appassionatamente. Inutile spiegare la mia rabbia ed il senso di frustrazione che mi penetrò violentemente nel cuore e nell’animo. Documentai al bastardo il suo tradimento e lo cacciai di casa.
Il giudice diede a me la custodia di Massimiliano e a lui concesse due giorni la settimana per vedere suo figlio. Così, nonostante tutto, il nostro ragazzino, crebbe abbastanza bene, ma dentro di lui si denotava esserci un certo disagio forse dovuto alla ‘paura dell’abbandono’ che si manifestava con un interesse ed un attaccamento morboso alla mia persona. Dai dieci anni in poi, il suo carattere subì un ulteriore cambiamento, si chiuse in se, anche a livello di socializzazione era sempre molto introverso e preferiva chiudersi in camera sua e rimanere solo piuttosto che stare in mia compagnia. Anche in bagno stava isolato, si lavava da solo e si copriva le parti intime ogni volta che io per caso entravo in bagno o in camera sua. Presi questa cosa come un lato del suo carattere, in fondo c’è chi è molto riservato e chi sbandiera il proprio fisico a cani e porci. Lui apparteneva alla prima categoria. Però volli approfondire questi risvolti, che io, ed anche suo padre, pensavamo fossero parecchio negativi. Marco ed io ci recammo assieme da uno psicologo e gli raccontammo tutta la storia nostra e di nostro figlio. Lui infine, ci consigliò di staccarlo da noi per renderlo più sicuro e più socializzante con le altre persone.
C’era a pochi chilometri da dove abitavamo noi, un collegio molto rinomato, lussuoso e particolarmente improntato alla buona educazione dei ragazzi che lo frequentavano.
A settembre di quell’anno, lui, di anni ne avrebbe compiuti dodici, lo portammo in quel collegio. Gli magnificammo tutte le attrattive che quella scuola possedeva e riuscimmo a convincerlo a provare quella vita che gli avrebbe permesso di socializzare con molti altri suoi compagni e crescere anche a livello educativo e caratteriale.

Triste, abbacchiata e sola, passavo il mio tempo tra una poltrona ed un divano. Ogni tanto, anzi, abbastanza spesso, sentivo Massimiliano al telefono e ci scrivevamo anche lunghissime mail.

Con mio marito, si era però creata una situazione pacifica e collaborativa, specie per ciò che riguardava nostro figlio.

Ogni venerdì sera, ricordo che, assieme a Marco, andavamo a prendere nostro figlio in collegio e lo tenevamo con noi fino alla domenica sera. A mano a mano che si avvicinava l’ora del suo rientro in quel convitto di lusso, lo vedevamo cambiare, divenire più serio e rispondere a me e a suo padre piuttosto maleducatamente. Bene o male lo si riaccompagnava in collegio, però avevamo entrambi la netta impressione che lui covasse nei nostri confronti un profondo rancore. Durante la settimana poi, lui mi scriveva un sacco di messaggi con parole che dimostravano l’amore nei miei confronti e la cocente delusione che travagliava il suo animo. Nonostante i suoi dodici anni non si intravedeva in lui la maturazione sperata, dalle sue parole si intuiva chiaramente che la sua paura era quella che io, la sua mamma, lo abbandonassi definitivamente in quel collegio.
Dopo due anni di questo tormentato tran-tran, d’accordo con suo padre decisi di farlo rientrare a casa. Massimiliano crebbe e diventando più adulto, mi accorsi che invece di migliorare, le cose si complicavano ulteriormente. Mi rivolgeva la parola pochissime volte e rispondeva a monosillabi alle domande che gli ponevo, senza mai aprirsi alle mie sollecitazioni.
Tentai molto spesso di cercare d’aprire un dialogo fra noi due, ma non ne voleva sapere. Avevo l’impressione che volesse punirmi per qualcosa che non riuscivo proprio ad immaginare. In quel periodo, curiosamente, sembrava prediligere suo padre, che di lui si era sempre occupato ben poco. Finii per considerare tutto questo come una crisi adolescenziale. Ero convinta di essermi sempre comportata correttamente con lui, quindi la cosa mi feriva profondamente e mi era molto difficile riuscire a superarla.

Un giorno per vedere di risolvere il problema contattammo una famiglia di parenti del mio ex marito che vivevano in Inghilterra e ci accordammo affinché Massimiliano potesse usufruire della loro ospitalità, loro accettarono di buon grado e così noi lo accompagnammo in aereo a casa loro a Londra. Questo accadde quando il ragazzo aveva appena compiuto i suoi primi quindici anni di vita.
Quando compì diciotto anni, lui, ormai maggiorenne, decise di tornare a casa.
Lo fece proprio nel giorno in cui arrivarono i documenti che stabilivano la definitiva separazione tra me e mio marito e che decretavano l’avvenuto e risolutivo divorzio.

Massimiliano arrivò una mattina di giugno. All’aeroporto, nella sala di attesa degli arrivi internazionali , me ne stavo seduta e pensavo alle giuste parole che avrei dovuto usare per comunicargli che i suoi genitori avevano ottenuto il divorzio. Lui appena mi vide mi salutò e mi abbracciò affettuosamente, poi, forse lesse nei miei occhi l’ansia e la preoccupazione e seraficamente mi disse:

‘Ho sentito papà al telefono. Mi ha detto che ora siete divorziati per sempre.’

Non sapevo cosa si fossero detti, ma il suo comportamento mi sembrò diverso, e confesso che, in quel momento, mi fece uno strano effetto non vedere mio marito lì con noi.
Mentre camminavamo verso la macchina lo osservai più volte ed ebbi la netta impressione che il soggiorno in Inghilterra lo avesse reso più sicuro, dalle prime parole mi sembrò essere più tollerante e meno allergico alla mia persona; pareva che avesse perso un bel po’ di quell’acredine che nutriva nei miei confronti. Che lo volesse ammettere o no, era diventato un uomo, ed aveva appena diciotto anni. Lo guardai attentamente e ripensai a quando, teneramente, mi abbracciava stretta e mi baciava le guance, ed il rimpianto di quei teneri momenti, mi fece provare come una dolcissima fitta al cuore. Non sapevo se conoscesse la vera ragione dell’avvenuto divorzio, nessuno di noi gliene aveva mai parlato e dentro di me albergava forte il dubbio che Marco non gli avesse raccontata tutta la verità. Durante i giorni a venire, alcune volte, fui sul punto di spiegargli tutta la situazione, poi immancabilmente me ne mancò il coraggio e desistetti.

Lui, sereno e tranquillo riprese poco alla volta la sua vita normale, contattò i vecchi amici e iniziò a frequentarli come se quel periodo di esilio forzato non ci fosse mai stato.
Non portò mai ragazze a casa ed io, ansiosa per natura, arrivai persino a supporre una sua omosessualità, più o meno latente. Supposizione che poi scartai guardando come si comportava coi suoi amici, con i quali ora conduceva una vita parecchio turbolenta. Ogni tanto, lui e la sua compagnia, arrivavano in casa ed inevitabilmente svuotavano del tutto il frigorifero. Lasciavano poi disordine dappertutto e, come un orda di barbari invasori, se ne andavano così com’erano venuti. Questa cosa mi dava assai fastidio, ma per non scontrarmi con lui e non rovinare quel rapporto tra di noi, che tra l’altro, mi sembrava stesse lentamente crescendo in modo positivo, puntualmente lasciai perdere e mi adoperai a risistemare la casa e ad andare a comprare tutta la ‘refurtiva’ appena sparita.
Ero immersa in tutti i problemi che erano derivati dal divorzio ed il suo comportamento menefreghista, non mi aiutò certamente a superarli. Sembrava che il divorzio tra me e suo padre non lo riguardasse affatto; per lui, contavano solo gli amici ed il suo divertimento.
Diventava grande e, forse proprio per questo, aveva sempre nei miei confronti una certa arroganza, tipica del periodo post adolescenziale, quel modo di fare di chi non è più un bambino e che, presume, di essere già un vero adulto. Una volta mi disse con sfrontatezza che dovevo trovarmi un altro maschio. Usò proprio il termine ‘maschio’, e questa espressione non fece altro che aumentare i miei sensi di colpa. Pronunciandola, mi aveva guardata con uno sguardo strano, i suoi occhi indagatori si erano soffermati sul mio corpo esaminandomi da capo a piedi. Quella sua analisi mi aveva infastidita e anche un po’ turbata. I suoi occhi si erano posati su di me come se avesse voluto verificare se effettivamente io fossi stata in grado di trovarmi ancora un uomo. Come un maschio qualunque, che guarda con interesse una donna, mi disse poi’.

‘Sei ancora figa, se non fossi tuo figlio e ti vedessi per la strada io con te ci proverei”’

Rimasi allibita e sconcertata, lo guardai senza sapere se rimbrottarlo oppure essere felice per quel complimento, optai per la seconda ipotesi e gli risposi””.

‘Max, è un complimento un po’ volgare, ma lo accetto. Grazie, mi sa che hai ragione, è ora che io volti pagina’.’

Non mi rispose, sorrise e mi carezzò la spalla sinistra, poi mi abbracciò tenendomi stretta con le mani dietro la schiena, percepii chiaramente il suo giovane corpo contro il mio, poi lui mi baciò sulle guance e sciolse l’abbraccio sfiorandomi con entrambe le mani le natiche. Fu un contatto fugace, appena accennato, ma ebbi l’impressione che quella carezza fuggevole fosse stata intenzionale.
Mentre lui già mi girava le spalle e se ne andava, io rimasi ferma sentendo ancora le sue mani sul mio sedere, mi pareva che sulle mie natiche fosse rimasta un’impronta di fuoco. Cavoli, ero eccitata, anche i capezzoli puntavano sotto la mia maglietta, essi erano duri ed eretti come poche volte mi era successo negli ultimi tempi.
Mi scossi, pensai ad altro, pulii la cucina, poi entrai in bagno, lo vidi’. Era nudo, stava per entrare sotto la doccia. Imbarazzatissima, il viso infuocato e le mani tremanti, balbettai qualche scusa ed uscii sbattendo maldestramente contro la porta. Come una scolaretta, mi accorsi che mi mancava il respiro e che il cuore mi batteva all’impazzata. Con la schiena contro l’uscio del bagno rimasi ferma a tentare di recuperare una condizione fisica abituale.
A poco a poco il cuore smise d’essere tachicardico e di conseguenza anche il respiro divenne regolare, il tremolio delle mani cessò e mi mossi. Come un automa entrai in camera mia, mi chiusi dentro a chiave, ed esausta come se avessi corso la Maratona di New York, mi buttai a peso morto sul letto. Che bello mio figlio nudo!! Il viso era bello di per se, ma così sviluppato non l’avevo mai visto. Lui mi aveva vista ma non aveva fatto nemmeno una piega. Aveva un grosso e lungo pisello che non pensavo un diciottenne potesse avere.
Gli pendeva lì in mezzo alle cosce e sembrava che avesse tre gambe anziché due. Chissà in erezione cosa sarebbe diventato!!! Avevo creato un superdotato!! Vidi scorrere quel brevissimo film nella mia mente, lo vidi voltarsi per entrare nella doccia e mostrarmi il suo magnifico sedere. Ma che forma scultorea aveva?? I Bronzi di Riace al suo confronto facevano pena!!
Sdraiata sul letto ebbi la netta sensazione d’essere estremamente eccitata, mi sentivo l’intimità bagnata, le mie dita corsero veloci a controllare ed iniziarono a sollecitare il clitoride. Scivolai poi, dentro a quella umidità e mi infilai due dita all’interno, mi scopai, lo feci come piaceva a me, con tre dita infilate nella figa. Poi, mugolando in sordina, venni, immaginando il cazzo duro di mio figlio che mi schizzava il suo sperma sul viso.

Dopo quella fuggevole visione, decisi di ‘di non farmi più indurre in tentazione’.
Non potevo eccitarmi come una volgare troia nel vedere nudo mio figlio!!! Quindi presi una decisione, visto che Massimiliano era ormai maggiorenne ed era altresì capace di gestirsi da solo, pensando anche ad un cambiamento radicale di vita, comunicai al mio maschietto che gli lasciavo l’appartamento di mia proprietà e che me ne sarei andata a vivere in una stanza d’albergo, poi, con calma, avrei trovato una sistemazione migliore.
Non ero ricca, ma qualche soldo da parte l’avevo e poi tutti i mesi mio marito mi passava, un lauto mantenimento. Detto fatto da lì a qualche giorno trovai un buon Hotel e me ne andai a vivere da sola. Forse, come spesso era successo nella mia vita, non feci la scelta giusta. Senza compagnia mi accorsi di vivere in uno stato di continuo torpore. Tentai di uscire e di frequentare locali alla moda per socializzare un po’. Ma poi mi accorsi che, bruciata dall’esperienza matrimoniale, rifiutavo a priori le amicizie maschili e mi sentivo quindi inutile e disprezzata. Quando qualcuno mi rivolgeva la parola, riuscivo ad essere solo diffidente e sgarbata. Camminavo per molte ore senza una meta precisa, immersa in pensieri cupi e tristi. Alla fine, capii che avevo bisogno di una rottura totale con il passato, per riprendere fiducia in me stessa.
Un pomeriggio, dentro a quella lussuosa camera d’Hotel, nuda, mi soffermai a guardarmi nello specchio dell’armadio. L’immagine frontale che vidi fu alquanto positiva. Il seno sembrava più voluminoso del solito, più provocante di sempre, e pensare che da adolescente, lo nascondevo il più possibile, sotto dei maglioni molto larghi, senza mai riuscire ad attenuarne le effettive dimensioni. A farmi recuperare il piacere d’avere un bel seno era stato proprio Marco. Lui, all’inizio del nostro rapporto, era sempre molto affascinato dalle mie grosse poppe e spesso mi diceva che ne dovevo essere fiera. Così superai il complesso delle grandi tette e cominciai ad evidenziarle vestendomi con magliette ed abiti più attillati.
Proseguii l’attento esame di me stessa, beh, il ventre era piatto e ben teso, il delta di Venere era coperto da una folta ma curata peluria scura, i fianchi pieni il giusto, le cosce tornite e gli stinchi dritti e fini. Ero alta un metro e settantadue e su questa statura tutto l’apparato mi pareva ben distribuito. Esaminai la parte posteriore e compresi che il bel sederino di Massimiliano era la copia del mio al maschile. Il mio volto era del tipo mediterraneo, occhi scuri, nasino regolare, bruna, capelli lunghi appena oltre le spalle e mossi in fondo.
Dato il mio fisico proporzionato non avevo cellulite da nessuna parte e nel complesso sembravo proprio essere, come mi aveva detto mio figlio, una ‘bella figa’

Uscii di casa, anzi dall’Hotel, e mi recai in un negozio d’abbigliamento a comperarmi alcuni capi eleganti e anche un po’ sexy. Dopo averne provato un numero infinito ne comprai alcuni e assieme ci misi pure un paio di completini intimi piuttosto provocanti e delle mutandine parecchio troieggianti.
Tornai in albergo mi cambiai e riuscii nuovamente, vestivo con un tailleur rosso corto una decina di centimetri sopra le ginocchia, con una scollatura regolabile con dei bottoncini. Io ne avevo sbottonati tre su cinque e si vedeva bene il canale intermedio tra le mie tettone.
Mi ero messa un paio di scarpe con il tacco piuttosto alto, truccata finemente e con i capelli lunghi e sciolti.
Camminavo tutta impettita ancheggiando anche un po’ quando mi imbattei in Veronica. Con lei c’eravamo conosciute all’epoca in cui frequentavo dei corsi di pittura all’istituto di belle arti, che avevo poi abbandonato dopo il matrimonio. Non era cambiata. Vestiva sempre in modo stravagante e il suo corpo slanciato non era ingrassato nemmeno di un etto.
Ci sedemmo in un bar e, come una liberazione, le raccontai tutto quello che mi era capitato. Più parlavo e più mi sentivo liberata da un peso. Ecco cosa mi serviva, un’amica, semplicemente una buona amica. Lei, volle sapere perché io e Marco avevamo deciso di separarci e rimase molto sorpresa quando le confessai che si era trovato un’altra donna ed aveva deciso di andare a convivere con lei.

‘Mi spiace, Valentina… sono davvero addolorata…’

Alzai le spalle rassegnata.

‘Avrebbe potuto farsi qualche donnetta ogni tanto e continuare lo stesso a vivere con te.’

Aveva ragione, ed infatti ero stata io a volere la separazione ed il conseguente divorzio, ma non volli dirglielo per non fare la figura della moralista intransigente.
Mi invitò a casa sua , per mostrarmi dei quadri, ma sapevo che lo faceva per non lasciarmi sola a piangermi addosso.
La seguii nel suo appartamento, un attico molto grande e luminoso, con delle belle vetrate. Ammirai i suoi quadri; aveva davvero molto talento e mi ricordai cos’era che all’istituto di belle arti la distingueva dalle altre allieve: uno stile personale fatto di chiari-scuri, molto forti e violenti. Usava pochi colori: solo il nero, l’ocra e il verde intenso. Guardando le sue tele, si provava una certa angoscia e non poco turbamento.
Dopo avermi offerto una coppa di vino, parlammo del più e del meno; poi lei mi fece domande sulla mia vita di coppia. Vedendomi reticente, mi esortò, dicendomi:

‘Rilassati Valentina, puoi raccontarmi tutto. Anche se non ci vediamo da tanto tempo sono pur sempre una tua amica!’

Le sue domande erano molto precise ed io facevo fatica a rispondere, poi il vino che avevo bevuto mi diede un po’ di coraggio e decisi di confidarmi:

‘Sessualmente, sai, la situazione stava diventando invivibile.’

‘Cosa intendi dire?’

Quando, sottovoce, bisbigliando appena, le raccontai che Marco prima di arrivare a comportarsi come se non provasse più nessuna attrazione per me, aveva cominciato a possedermi solo ed esclusivamente come se io fossi un uomo, mi resi conto che la cosa, oltre ad interessarla, l’eccitava. Lei, riempiva i nostri bicchieri con la stessa velocità con cui li svuotavamo.

‘In poche parole vuoi dire cheee”. tii”’. inculava?’

‘Beh… sì… mi sottomettevo volentieri. D’altra parte a me è sempre piaciuto, non avevo di certo problemi ad accontentarlo..’

‘Hai detto che ti è sempre piaciuto prendertelo nel’. culo???’

‘Sì… non è che sia giunta al matrimonio vergine… Da ragazza ho avuto le mie esperienze… come tutte…’

Dopo un breve giro di parole, però, finii per raccontarle di come il mio culetto avesse perso la sua verginità quando avevo appena diciotto anni. Il vino mi stava aiutando e avevo abbandonato ogni reticenza e non avevo più alcuna vergogna. Le dissi che ero molto sensibile, da quella parte, che fin da giovane mi masturbavo frequentemente e spesso mi solleticavo anche nell’ano infilandoci un ditino o anche due. Lo facevo cercando di capire quali sarebbero state le sensazioni che avrei provato in seguito con il cazzo di un ipotetico amante. Mi vergognavo, quando mi masturbavo e mi infilavo anche le dita nel culo, ma godevo più intensamente di quando mi toccavo soltanto la fessura.

‘Farsi sodomizzare, non piace a molte donne, ma tu, evidentemente, sei speciale… E cos’altro ti chiedeva di fare?’

Capii che Veronica si stava eccitando sempre di più; voleva sapere tutto, anche i minimi particolari. Più le raccontavo, più il mio corpo si distendeva. Mi sentivo svuotata e sollevata. Con Veronica non avevo paura, come con mio marito, di dire qualcosa di scurrile e impudico; stavamo ritrovando la complicità di un tempo.

Mi spiegò poi che stava cercando una coinquilina che l’aiutasse a sostenere le spese dell’appartamento.

‘Se vuoi, puoi rimanere, in attesa di trovare qualcosa di diverso.’

Nonostante non avessi problemi economici mi faceva piacere vivere sotto lo stesso tetto con un’amica e quindi accettai subito la sua proposta. Mi fece visitare l’appartamento e nella stanza da letto vidi un grande giaciglio, più delle classiche due piazze di un matrimoniale.
Era immenso, glielo dissi e lei si mise a ridere dicendomi che lo aveva scelto tra molti altri proprio per quella sua caratteristica. Poi lei lesse nei miei occhi il dubbio che avevo dentro e che non osavo esternare, lei mi diede immediatamente la risposta da me voluta”

‘Saremo obbligate a dormire insieme. Hai dei problemi per questo?’

Immaginai il suo corpo snello di fianco a me e provai una sensazione strana. Non avevo più dormito nella stessa camera con una ragazza dalla fine degli studi, quando condividevo con Lisa la stessa stanzetta al pensionato.
Vi erano, fra quelle quattro mura, due lettini, due comodini e due armadi. Null’altro.
Molte volte Lisa, allora la mia migliore amica, mi raggiungeva nel letto. Ci toccavamo i seni e il sesso. Fu lei, molto più disinibita di me, che mi insegnò a migliorare la tecnica della masturbazione. Erano passati molti anni da allora, lei ed io eravamo entrambe giovanissime, ed io, di quel breve periodo, portavo dentro un bellissimo ricordo. Questa era stata l’unica mia esperienza di amore saffico.

Mi feci una doccia mentre Veronica uscì per fare delle commissioni. Il bagno era pieno di specchi, ad ogni muro ce n’era appeso uno, persino sul soffitto c’era uno specchio.
Colsi l’occasione per meglio osservare ancora il mio corpo da tutte le angolazioni. Ripensai a Marco, che all’inizio del matrimonio, amava tanto guardarmi nuda mentre mi lavavo.
Mi lavai scrupolosamente sotto la doccia e quindi mi asciugai e rivestii. Uscii dalla camera da bagno e mi distesi sul divano. Nella mente ricomparve imperiosa l’immagine dell’enorme cazzo di mio figlio e quasi inconsapevolmente la mia mano finì sulle mutandine. Scoprii improvvisa, la voglia di assaggiarlo dentro di me e questo immondo e innaturale pensiero mi fece bagnare la figa. Infilai un dito sotto gli slip e sentii tra le morbide labbra dischiuse l’umidità vischiosa che desiderava un cazzo. Mi mancava veramente tantissimo un uomo.
Il clitoride era gonfio di desiderio e me lo sfiorai. Strinsi le gambe come per avvolgere quell’immenso cazzo virtuale che mi perseguitava nella mente. Mi toccai in modo più approfondito e gli umori aumentarono sotto le mie dita. Continuai a masturbarmi sempre più violentemente. Non riuscii a trattenere un grido, quando l’orgasmo mi scoppiò nel ventre, facendomi torcere e sussultare…
Ebbi appena il tempo di ricompormi che sentii una chiave girare nella toppa della porta d’ingresso. Veronica con le braccia cariche di pacchi fece il suo ingresso in casa. Portava una gonna con dei pizzi, che le dava un’aria da zingara. Sotto il corpetto si intravedevano nitidamente i capezzoli turgidi, Ero turbata all’idea di dover dormire nel suo stesso letto.
Dopo cena, parlammo ancora a lungo, bevendo con calma, sedute in salotto, un paio di bicchierini di Jack Daniel’s . Poi a turno ci recammo in bagno e quindi entrambe fummo in camera da letto.
Ci impiegai un secolo prima di spogliarmi, mentre lei, senza battere ciglio in poche mosse fu integralmente nuda.
La guardai ammirata, non osavo ammetterlo, ma mi sentivo particolarmente sedotta da quel suo corpo snello e sinuoso. Magrissima, molto diversa da me, a partire dal viso. Bionda naturale, occhi azzurri e visino da eterna bambolina. Seni piccoli con in punta le aureole chiarissime ed i capezzoli più piccoli dei miei ma di molto più lunghi. Aveva i fianchi appena accennati ed un sederino piccolo, ma tondo, sporgente e sodo.
Le cosce bellissime e carnose il giusto, le ginocchia magre e puntute, i polpacci dritti, lievemente muscolosi ma piacevoli alla vista completavano l’insieme. Diciamo che nella sua esagerata magrezza aveva le forme proporzionate ed era anche molto attraente.

I miei bagagli erano rimasti in albergo e così dovetti chiederle una camicia da notte. Mi prese in giro:

‘Sei ancora rimasta ad abitudini da signora borghese! Fai come me, dormi nuda!’

Detto questo lei si infilò nel letto e si coprì con il lenzuolo. Quando mi tolsi il reggiseno, feci finta di non notare il suo sguardo adorante fisso sulle mie tette. Legata ancora mentalmente al matrimonio, mi sembrò strano spogliarmi davanti a qualcuno che non fosse mio marito. Feci scendere le mutandine ed i suoi occhi non abbandonarono nemmeno per un solo secondo tutta l’operazione di svestizione.
Quando mi sdraiai sotto le lenzuola, Veronica venne a strusciarsi con dolcezza contro di me:

‘Sei contenta che ci siamo ritrovate?’

L’impulso di abbracciarla mi fece battere forte il cuore, ma mi trattenni. Veronica mi accarezzò le spalle, ricoprendole di baci, con molta naturalezza. Questa ambiguità mi eccitava, ma non osavo ricambiare i baci che mi dava.

‘Sai Valentina… a me piacciono anche le donne… e tu sei molto bella… affascinante…’

Sentii accelerare il respiro, quando tolse il lenzuolo per guardarmi il corpo nudo.

‘Ti ricordi, molti anni fa quanto mi piaceva toccarti le tette???…’

‘Sì, ricordo quando a scuola ci rinchiudevamo nel gabinetto e tu mi mettevi a nudo il seno per accarezzarlo e baciarlo…’

‘Intanto ci masturbavamo… sì… era bello… Averti qui accanto, mi eccita da morire…’

Molti pensieri si accavallarono nella mia testa, e fra essi la domanda se Veronica mi avesse ospitata solo per godere del mio corpo.

‘Baciami…’

La sua bocca si posò sulla mia e le mie labbra permisero alla sua lingua di cercare la mia.

‘Ohh… aspetta… aspetta…’

‘Ti voglio, Valentina, ti voglio”’

Mi rovesciò sul letto, si stese su di me, i nostri corpi schiacciato l’uno contro l’altro. I seni compressi dalla voluttà che stava esplodendo sotto la pelle. Ci baciammo ancora, con più desiderio questa volta, perchè anch’io le invasi la bocca con la lingua, che lei subito succhiò dolcemente. Mi piacque subito la sua bocca morbida, molto di più di quella più ruvida ed irruente di Marco. Un vortice di sensazioni indistinte, ma piacevolissime invasero il mio corpo e la mia mente.
Veronica mi accarezzava le cosce, io le scostai lasciando salire in alto la sua mano. Combattuta le richiusi, cercai di resistere, ma la sua insistenza ebbe facile sopravvento sul piacere al quale, ormai, non volevo rinunciare.

‘Sì… sì… Veronicaaaa’

Ora li cercavo io i suoi baci e non aspettavo più che la mia volontà fosse leggermente costretta, per far parlare il desiderio. Slinguare con Veronica, non solo mi eccitava, ma mi aiutava a farmi trasportare nel delirio dei sensi, nel quale sapevo di essere ormai diretta.
Veronica, intanto aveva ormai infilato due dita fra le grandi labbra della mia fessura. Mi sussurrò languidamente”.

‘Sei bagnata…’

‘Siii, sono bagnata ti desidero anch’io”’

Le sue dita mi aprirono la figa e vi entrarono scopandomi velocemente’. Ancora la sua voce roca e calda soffiarmi nell’orecchio’..

‘Le senti le mie dita? Senti come le muovo…, ti piace amore? Ti piace????’

Dopo un attimo il suo movimento variò, iniziò a ruotare dentro quasi a volermela allargare. Nuovamente quel caldo e armonioso mormorio, a domandarmi”

‘E ora? Ti piace se muovo le dita così?’

‘Ohh! Sììì! Le sento! Hhhmmm…’

Ansimai, mentre provavo una sensazione di indescrivibile piacere sotto il felice tocco delle sue dita. Poco dopo, fece scivolare una mano fra le natiche e mi infilò un dito nell’ano.

‘Così ti piace ?

‘Siiiii’. siiii … mettimene due…uuummhhh dueee”’

“Porcella, maialina, vuoi che ti inculo con due dita???’

Veronica ora Infilava le dita prima nella figa e poi nel culo’..

‘Uuuummhhhh sei molto aperta, die’troooo. Ti sei fatta sfondare per bene da tuo marito porcella che non sei altro!!!!’

‘Siiiii, sono una porca, mi piace il cazzo in culoooo”’

Le sue dita si infilavano senza difficoltà nel buchetto, poi mi masturbavano il clitoride. Avevo l’impressione di avere un cazzo tra le natiche, tanto la mia amica ci sapeva fare con le mani.
Mi chiese”

‘Ti faccio male?’

‘Nooo, noooo, continuaaa, continuaaaa”.’

Scivolò giù con il corpo e si mise a baciarmi il collo e le spalle, poi arrivò con la bocca su un capezzolo. Lo baciò una volta, poi lo leccò due o tre volte e subito dopo lo baciò ancora. Con la mano, intanto, non trascurò l’altro seno che strinse, come per assaggiarne la consistenza. Si mise a succhiarmi forte il capezzolo’.

‘Mmmmhhhh’.. Ti piace se faccio cosìììì?

‘Wowwww, siiii, siiiii tantissimooooo”..’

Lasciò il capezzolo per chiedermi’.

‘Se te lo mordo più forte?

Mi addentò il capezzolo facendomi male” Strillai”

‘Aiaaaaa” Noooo! Mi fai maleeee!’

‘Ummmhhhh’.. faccio più piano alloraaa…’

Morse ancora il capezzolo, usando una leggera pressione. Continuava ad insistere sullo stesso capezzolo, con la mano, invece, si diresse verso il ventre. Sperai di essere nuovamente masturbata, ma la mia attesa fu delusa. Non mi sfiorò nemmeno i peli del pube. Si limitò ad accarezzarmi intorno al ventre, continuando ad indurire al massimo il capezzolo con l’aiuto dei denti.
Passò all’altro capezzolo, dove si soffermò per pochi secondi, prima di continuare a scendere con la testa, raggiunse il ventre, che palpitò al passaggio delle labbra, Nello stesso tempo si aiutò con le mani per allargarmi le cosce.

‘Sì… baciamela… siiiiii”

Mi rispose con una leccata fra le labbra della vagina fradicia.

‘Che bello mmmm leccartiiii, che buon sapore ha la tua figaaa…mmmmmm’.. ‘

Poi smise, non mi toccò più, mi leccò il pube passando la sua lingua sui miei peli. Lo faceva apposta a tenermi in spasmodica attesa del piacere, voleva gustarsi tutta la mia voglia ed i miei fremiti in attesa di impazzire.

‘Leccala ancora… ti prego!’

Stava giocando con il mio desiderio, ma alla fine sentii la punta quasi acuminata della sua lingua distendersi fra le labbra del mio più nascosto anfratto.

‘Eccooo’. Siiiii’….cosììììì… continuaaa!’

E la sua lingua colma di saliva passò ancora sullo stesso punto, raccogliendo il miele che sentivo colare.

‘Uuuummmmhhhh’. bellissimoooo…’

Lei smise di leccarmi e sollevò il viso da in mezzo alle mie cosce, mi guardò ed io vidi sulle sue gote, tutt’attorno alla sua bocca un velo lucido di umori miei. Mi sussurrò ripetendomi nuovamente ””.

‘Che sapore stupendo la tua figaaaa””’

Rituffò il viso fra le mie gambe e riprese a leccare infilandomi la lingua nella figa. La muoveva con frenesia, entrava e usciva dalle piccole labbra e risaliva nell’incavo bagnato, fermandosi sul clitoride e la stimolazione di quel mio sensibile bottoncino mi faceva emettere urletti acuti che preludevano all’intenso orgasmo che di lì a poco sarebbe arrivato. Lo attendevo da molto e quando giunse fu come una tempesta, esso si scatenò, facendomi sprofondare in un godimento sfinente e completamente svuotante di energie.
Quando riaprii gli occhi, lei, la mi amante, era distesa al mio fianco, una mano tra le cosce nell’operazione di toccarsi pigramente la figa.

‘Sono contenta, d’averti fatta godere così tanto”.’

Allungai la mano verso il suo ventre e le accarezzai i peli biondi.

‘Ti è piaciuto venire con me?’

Senza rispondere mi lasciai scivolare in fondo al letto. Le aprii le gambe sollevandole le ginocchia. Avvicinai il viso al centro del suo piacere, sfiorai con il pollice il suo clitoride e vidi la sua figa palpitare, continuai a titillarle il grilletto e lei mi prese il capo fra le mani e me lo attirò verso la sua vagina. Lentamente premetti due dita sulle labbra umide, disegnando piccoli, delicati cerchi, mentre entravo nel suo corpo. Sentii le pareti bagnate e calde contrarsi e aprirsi alla mia pressione. Affondai il volto fra quelle cosce dischiuse. Bevvi il suo piacere, sorpresa di gustare un sapore così simile al mio. La sentii ansimare e la mia lingua penetrò fin dove poteva, prima di spingersi sul suo bocciolo turgido. Inarcò la schiena spingendo il mio viso verso l’alto contro il suo monticello ardente. Mi fermai, decisi di farla soffrire un po’.

‘Anche tu hai un gusto buono, mi piace sai”’

‘Mettimi un dito dentroooo!!!!’

‘Voltati, girati sulla pancia’..’

Feci scivolare la lingua in mezzo alle natiche e leccai quel solco profondo. Sollevò il culo ancora di più, divaricò oscenamente le gambe ed ebbi il suo anello grinzoso a pochi millimetri dalla mia bocca’.

‘Sei ancora brava adessooo’. Più di alloraaaaaa”.’

Mi ritrassi un momento, per farle agognare di più il piacere. Lei protese una mano dietro, me l’appoggiò sulla nuca e mi spinse a continuare. Le incollai le labbra contro l’ano, infilandovi la punta della lingua.

‘Uuuummmm’ continuaaaaa’.. non fermartiiiiii”..’

Veronica, stava con una mano appoggiata sul mio capo e con l’altra fra le gambe intenta a sditalinarsi il clitoride. Sotto l’effetto delle mie lappate, lo sfintere si contraeva e si rilassava; spinsi la lingua ancora di più. In quel momento, non paga dell’orgasmo precedente, provai una fortissima eccitazione, ero emozionata e ancora una volta il cuore batteva all’impazzata. Leccarle il culo e vedere la su amano titillarsi la figa mi creava un turbamento incredibile. Come se stesse scopando muoveva il bacino dall’alto verso il basso e viceversa. Si contorceva e gemeva lanciando anche dei piccoli ed acuti urletti. Poi successe che i vetri delle finestre tremarono, urlò la prima lettera dell’alfabeto lungamente, continuai a leccarle il culo fin quando la sua mano mi lasciò la nuca e lei si accasciò stremata sul materasso.
Il suo corpo era ancora scosso da fremiti ed a scatti si muoveva contraendosi ripetutamente.
Il piacere le durò molto tempo. Seguii il suo respiro ansimante, esso andava di pari passo con il mio. Si acquietò ed anch’io mi calmai. Mi sollevai da quella posizione e risalii sdraiata al suo fianco, avvicinai la mia bocca alla sua e la baciai. Mi rispose con trasporto abbracciandomi stretta, dischiudendo le labbra ed accogliendo la mia lingua dentro la sua bocca, a sua volta mi ficcò la lingua dentro il cavo orale e ci scambiammo i nostri sapori mescolando le nostre salive impregnate dei sapori dei culi e della fighe.

Soddisfatta, abbracciata a lei, di lì a poco tentai di addormentarmi. Un pensiero, prima di farmi prendere fra le braccia di Morfeo, andò a mio marito, lo pensai con ironia, mentre probabilmente in quel momento stava a sua volta dormendo vicino alla sua nuova donna dopo aver goduto delle sue grazie. Sicuramente non pensava a me e nemmeno si immaginava che io stessi fra le braccia di una donna. Mi sentivo soddisfatta, questo amore lesbico, in fondo, aveva un sapore di rivincita, finalmente dopo anni, mi sentivo nuovamente desiderata. Non era importante che il mio ‘partner’ fosse una femmina come me, era invece fondamentale che io avessi aperto gli occhi e che mi fossi finalmente concessa un po’ di piacere fisico.
Dopo un periodo lungo di ‘amore’ con Veronica, iniziai a sentirmi un po’ a disagio, insomma lei non voleva soldi ed io avevo l’impressione di essere un peso, di essere un ospite e, si sa che un ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza!!!
Con lei, a parte le mie fisime, mi trovavo molto bene, ci capivamo al volo senza nemmeno aver bisogno di parlare. Eravamo innamorate, ma nonostante questo, capivo che dovevo staccarmi un po’ da lei, perchè quella relazione mi dava comunque un po’ d’inquietudine. Non avrei mai immaginato di potermi innamorare di una donna, di fare sesso con lei con lo stesso impeto e passione con cui lo avevo fatto, e ancora amavo farlo, con gli uomini. Vivevo male la felicità, abituata agli schiaffi che la vita mi aveva riservato in precedenza, ero timorosa ad accettare che in quei momenti mi stesse elargendo a piene mani tutta quella tranquillità e quell’appagamento profondo che ormai si era instaurato fisso dentro di me. Io sono sempre stata una donna che di tutte le cose ha sempre visto il bicchiere mezzo vuoto, mai quello mezzo pieno!!
Non osavo quindi dichiararmi felice, nemmeno nei momenti più romantici e sentimentali, era sempre presente in me un’ombra di tristezza e perfino di grande angoscia. Pensai così di cercarmi un lavoro, almeno avrei passato il tempo senza gozzovigliare qua e là in attesa che arrivasse la sera.
Di conseguenza iniziai a cercare tra le offerte d’impiego, inviando a destra e manca numerosi Curriculum Vitae e contattando telefonicamente e per e-mail le varie aziende che cercavano lavoratori. Poi, dopo qualche giorno, rassegnata smisi di scrivere e mi misi in attesa di ricevere eventuali risposte. Lo facevo, tranquilla, leggendo un libro distesa sul letto, poi, come una ‘moglie’ irreprensibile, preparavo qualcosa per cena e attendevo l’arrivo di Veronica. Quando rientrava dalla sua Galleria d’arte, mi baciava appassionatamente e spesso, avvolte dalla passione ci trascinavamo sul letto e facevamo l’amore. Se quel giorno poi, lei aveva venduto qualche quadro, portava a casa una buona bottiglia di champagne e dopo cena, ci sedevamo in poltrona e ci dividevamo il contenuto della bottiglia. Dopo, parecchio brille e allegre ce ne andavamo a letto e ancora facevamo sesso sfrenato.
La cosa che più l’eccitava era di darmi piacere sodomizzandomi. Iniziò a farlo usando oggetti come lunghi e grossi cetrioli. Una sera, al suo rientro, spacchettò una scatoletta di cartoncino e ne estrasse un grosso fallo in lattice fissato ad una cinghia di cuoio, che aveva comprato in sexy shop. Entusiasmate da quella novità, tutte e due ci trovammo d’accordo nel volerlo subito provare. Volle essere lei la prima ad indossarlo, e cominciò legandosi la cinghia attorno alla vita. Si appoggiò quindi il fallo finto all’altezza del pube e facendosi poi passare una piccola stringa di cuoio tra le cosce, la fissò dietro la schiena, alla cintura che in precedenza aveva stretto saldamente. Fissai quell’oggetto curioso, e all’idea che poco dopo il mio culo sarebbe riuscito a ingoiarlo tutto fino in fondo, mi fece sentire ancora più eccitata e felice. Mi misi carponi, offrendole, quasi fosse un dono d’amore, le natiche aperte e la figa gonfia. Per eccitarla, roteai lentamente il culo, ondeggiandolo avanti e indietro. Con il viso girato verso di lei, l’incoraggiai con un sorriso e le dissi’…

‘Dai, bel maschione, prendimi il culo ficcamelo dentro’. Tutto in un sol colpo’..’

Mi restituì un sorriso carico di desiderio. Mi afferrò per i fianchi con una mano mentre con l’altra guidò il gigantesco glande contro il mio sfintere. Iniziò a spingere con forza. L’ano cedette, si dilatò, e quel duro bastone mi penetrò con violenza. Veronica cominciò a incularmi con dei colpi di reni violenti, che mi scuotevano fin dentro il cervello e non si fermò nemmeno quando, dopo aver goduto varie volte, la supplicai di smettere. Era ancora più brava di mio marito. Solo quando mi sentì godere con un ennesimo orgasmo, lungo, interminabile e travolgente, si decise a sfilarmi dalle viscere quel grosso fallo.
Lo usò spesso ficcandomelo dentro e facendomi godere, poi una volta volli provare io ad inculare lei. Veronica mi guardò e mi confessò”’

‘Guarda Vale, che io sono vergine nel culo, si qualche dito, al massimo due, delle mie o di qualche altra ragazza, ma quel fallo li è tropo grosso per me”

‘Dai Veronica, dai prova, fatti inculare, daiiii’ Fallo per meee”.’

‘Va beh, ci provo, ma se sento troppo dolore mi prometti che lo togli subito ok????’

‘Si, ok, ok””

Lo indossai seguendo le sue istruzioni e cominciai a leccarle la rosetta. Era veramente strettino il foro anale della mia amica. Glielo insalivai per bene, abbondantemente, poi sputai un po’ di saliva sulla enorme cappella. Poi glielo puntai contro il forellino, la abbrancai per i fianchi e contemporaneamente la attirai a me spingendoglielo contro. La deflorai al primo colpo, urlò la mia amante lesbica, urlò fortissimo, sperai che non arrivasse la polizia, le sue grida mi pregarono e supplicarono di toglierglielo dal culo. Lo spinsi dentro ancora, poi ancora, fin quando i venticinque centimetri di quel grosso oggetto non scomparvero tutti dentro al suo intestino. Ormai, rassegnata smise di urlare e la sentii piangere e singhiozzare.
Poi mi insultò pesantemente, affibiandomi tutte le ingiurie che conosceva. Mi disse che ero una puttana almeno cento volte, poi troia, vacca, maiala, merda schifosa e mille altri insulti.
Me ne fregai e ricambiai”.

‘Tu sei una puttana!!! Ti è piaciuto ficcarmelo in culo vero???? Adesso te lo prendi tu, toh, toh, toh prenditelo tutto in culoooo!!!!!!’

Ora il cazzone di lattice duro scivolava nel culo fino in fondo con più facilità, vidi qualche goccia di sangue ai bordi della rosetta anale, ma continuai a fotterla e incularla a fondo.
La udii gemere, mi parve un gemito di piacere, glielo chiesi”

‘Zoccoletta lecca fighe ti piace il cazzo nel culo vero????’

‘Bastarda, bastarda, siiii, cazzoooo, siiiii, mi piaceee, mi piaceeeee””

La feci godere e lei dopo, con il culo aperto come la voragine di un vulcano, mi ringraziò per averla profondamente sodomizzata. Mi disse che aveva scoperto una nuova via di piacere e che poteva veramente ringraziare per essere stata così convinta e determinata a sbatterle quella grossa mazza nel culo.

Da quella volta facemmo l’amore spesso, scambiandoci il ruolo ‘maschile’, godendo quindi tutte e due di quell’oggetto, che seppur fosse inanimato, non di carne e sangue, era pur sempre grosso e duro, ed un ottimo dispensatore di piacevolissimi e spesso anche intensi orgasmi.

Poi, una sera, lei tornò a casa e mi disse:

‘Senti Vale, ti devo parlare”..’

Pensai che lei volesse chiudere quell’idillio e che mi dicesse che me ne dovevo andare via dalla sua casa. Invece’..

‘Vale, per correttezza, vorrei anch’io raccontarti la mia vita, le cose che ho fatto nel lungo periodo durante il quale tu ed io non ci siamo viste.’

‘Ma, non so, cioè, se tu lo vuoi che ti fa piacere farlo per me va bene, sono qui e ti ascolto volentieri. Guarda che però non sei obbligata a farlo’.’

‘Tra di noi c’è un rapporto intimo molto soddisfacente, in pratica siamo amanti e non è giusto che tu non sappia delle cose importanti che riguardano ancora oggi l amia vita.’

‘Ok, sono tutt’orecchi”.’

‘Comincio con il dirti che sono stata sposata anch’io e che da questa unione è nato un figlio. Si chiama Alessandro ed è un bel ragazzino di diciassette anni.’

‘Tu sposata??? Con un figlio????’

‘Già, io sposata e pure madre di un ragazzo’.’

‘Maaa’.. tuo ‘. eemmm’. marito ‘. e tuo figlio’.. dove’ sono???’

‘Dopo due anni dalla nascita di Alessandro, Giancarlo, mio marito, mi ha lasciata.’

‘Scommetto che l’hai trovato a letto con un’altra’.’

‘Scommessa persa, è stato lui a trovare me a letto con un’altra’..’

‘Ti ha beccata a letto con una donna????’

‘Come avrai constatato io ho il ‘vizietto’ e un debole per le donne e così”..’

‘Come mai non ti ha perdonata???’

‘Si è sentito tradito comunque anche se il mio partner era una partner’..’

‘E tuo figlio dov’è adesso”.’

‘Lui vive con il padre, il giudice, vista la situazione e le mie tendenze, ha preferito dare l’affidamento a Giancarlo..’

‘Ah, capito, ma tuu’. non lo vedi mai?????’

‘Si di solito è qui nei fine settimana, Sabato e Domenica; però lui sta frequentando un corso di pittura contemporanea presso uno Studio importante in un’altra città”

‘Ah, capito, ee’ quando lo vedrai????’

‘Lui tornerà fra una quindicina di giorni, precisamente il 16 di Agosto. Dopo tre giorni lui compirà diciotto anni e mi ha già detto che vuole trasferirsi definitivamente qui da me. Lui sa che io lo potrei aiutare ad insegnargli le tecniche di pittura e poi dice che con suo padre ultimamente non ci va molto d’accordo’. Così tu ed io ce lo ritroveremo qui. Per quel che mi riguarda tra me e te non cambierà nulla”’

‘Ma scusa, il tuo ‘bambino’ dove dormirà???’

‘Su questo divano dove siamo sedute adesso’. E’ un divano letto basta tirare ed il letto è fatto!!!’

‘Ah, pensa, non lo sapevo”’

‘Già. Hai visto?? La tua amante-amica è stata anche una moglie ed è ancora oggi una madre!! te lo saresti mai aspettato???’

‘Per essere sincera fino in fondo devo dirti di no!!!’

Arrivò il sedici di agosto e Alessandro arrivò in quella casa al mattino alle otto.
Sua madre ed io ce ne stavamo ancora a letto. Veronica andò ad aprire l’uscio ed entrò un ragazzo, magrissimo, biondo chiaro, occhi azzurri come il cielo ed un visino che pareva una bellissima femmina. Indossava dei jeans bianchi ed una maglietta nera con un disegno astratto sul davanti. Scarpette da tennis nere e bianche della Nike. Io, ancora assonnata, scarmigliata e con indosso la sola camicia da notte trasparente, mi avvicinai a lui per salutarlo”.

‘Io sono Valentina, un’amica di tua mamma… piacere’..’

‘Gli tesi la mano e lui me la strinse appena rispondendo anche lui: piacere!! Notai che nonostante le apparenze, non era gay. Il suo sguardo mi fece una ‘T. A.C.’ completa, dai piedi fino alla cima dei capelli.’

Veronica abbracciò suo figlio e se lo tenne stretto a lei per un minuto buono, lui, a sua volta, la strinse forte carezzandole i capelli. Poi si sciolsero e lei lo accompagnò nell’ampio ripostiglio, dove, contro la parete di fronte, c’era un grosso armadio a muro”

‘Sistema qui il contenuto delle tue valige, poi vieni in cucina che ti preparo la colazione”

Il ragazzino era molto timido, quando sua madre gli parlava lui abbassava sempre lo sguardo, l’aiutai a sistemare le sue cose, alcune volte, abbassandomi per prendere dei capi d’abbigliamento dalla valigia, mi accorsi che mi guardava di sottecchi le tette. No, non era di certo gay. Arrossiva però quando gli rivolgevo la parola. Era un timidone da svezzare, anche perché due giorni dopo sarebbe diventato maggiorenne a tutti gli effetti e, un uomo, non può essere così impacciato ed indeciso con le donne.
Svuotata la valigia educatamente mi ringraziò e si infilò in bagno. Per un attimo, da porcella com’ero, pensai al suo pistolino, chissà come ce l’aveva??!!!
Quando arrivò in cucina mangiò con appetito la colazione preparatagli da sua madre e poi con un filo di voce disse:

‘Mami, adesso devo uscire, vado a casa di papà a prendermi il resto delle mie cose e poi torno’.’

‘Ma scusa, come ci vai, in autobus???’

‘Beh si, come vuoi che ci vada?’

‘Vale, potresti accompagnarlo tu?? Prendi la mia macchina, non è molto distante da qui, così fa prima’.’

‘Si, si, per me va bene, mi do una lavata e mi vesto in un attimo e andiamo”

Indossai dei jeans attillati, una camicetta azzurra scollata con dei finti bottoncini sul davanti, l’indispensabile reggiseno ed un minuscolo perizoma bianco che non si vedesse sotto al pantalone. Un paio di scarpe da ginnastica azzurre della Superga e dopo essermi data una veloce pettinata fui pronta. Salimmo in macchina e per qualche minuto ci fu un silenzio assordante, lui non parlava e si tormentava le mani di continuo, ogni tanto lo coglievo a sbirciare dentro la mia scollatura. Ruppi il ghiaccio e, anche se già la conoscevo, gli chiesi la sua età’..

‘Ne ho diciassette, ma fra tre giorni ne faccio diciotto”

Finsi sorpresa ed entusiasmo e gli dissi’

‘Wow, bene, maggiorenne. Li aspettavi con impazienza questi diciotto anni vero???’

‘Eh, si, così posso tornare dalla mia mamma’..’

‘Vedo che sei contento di tornare da lei’.’

‘Si, si, non stavo tanto bene con mio padre e la sua compagna”

‘Come mai??’

‘Lei, è una che dice sempre parolacce e poi fanno delle cose che non mi piacciono tanto”

‘Vuoi parlarmi di queste cose che non ti piacciono???’

‘No, scusa, preferisco di no”

‘Ok, nessun problema’..’

Tornò il silenzio fra di noi, intanto arrivammo a destinazione e lui mi invitò ad entrare dicendomi’..

‘Vieni pure, tanto a quest’ora non c’è nessuno in casa’..’

Salii con lui in ascensore ed entrai in un ampio alloggio al sesto piano. In un angolo di una delle tre camere c’erano, accatastate ordinatamente, alcune valige, una chitarra, un mini stereo, dei libri ed una tavolozza da pittore. Dentro ad una scatola di legno senza coperchio vi erano alcuni pennelli e parecchi tubetti di colori assortiti.
Caricammo poco alla volta tutta la sua roba e quando l’auto di Veronica fu quasi al collasso, finalmente terminammo il piccolo trasloco. Tornammo a casa ed intavolai un discorso sulla musica chiedendogli se sapeva suonare la chitarra. Notai che questo era un argomento che gli stava a cuore, perché, come un fiume in pena, mi raccontò vita morte e miracoli di alcuni complessi rock che lui amava in modo particolare.
Alessandro si era intanto innamorato pazzamente delle mie tette, me le stava consumando a forza di sguardi sempre più insistiti ed io maialina come al solito facevo sempre di tutto per mostrargliele meglio. L’aiutai naturalmente a scaricare ed un paio di volte ci scontrammo infilandoci contemporaneamente nel bagagliaio dell’auto. Gli strofinai appositamente le poppe sul braccio sinistro e lui per un attimo mantenne il contatto senza staccarsi. Timidissimo, ma contro il fascino e l’avvenenza delle mie mammelle non c’era nulla da fare e lui, si stava adattando volentieri a ‘subire’ questa dolce e sensuale ‘violenza’.
Terminammo il trasloco e finalmente mi riposai. Veronica, mi vide sfinita, sbattuta sul divano e mi chiese’

‘C’era tanta roba vero???’

‘Vai a vedere nel ripostiglio, è strapieno, non si riesce nemmeno ad arrivare all’armadio”

‘Mi sa che tutto l’ordine che riuscivamo a mantenere d’ora in poi sarà solo più un’utopia”

‘Sono d’accordo anch’io, d’altronde lui è giovane e ha le sue esigenze’.’

Durante i giorni seguenti organizzammo il compleanno di Alessandro ed invitammo i suoi amici ed alcune amiche.

Quel giorno ci divertimmo moltissimo fino a sera, poi gli amici se ne andarono e restammo solo noi tre.

Eravamo un po’ brilli e mentre la musica rock continuava ad imperversare, Veronica si avvicinò allo stereo e sfilò il CD dal lettore infilandoci un dischetto con motivi languidi e lenti.
Mi abbracciò e ci mettemmo a ballare. Alessandro se ne stava spaparanzato sul divano, gli occhi lucidi per colpa dei troppi bicchieri tracannati e ci guardava con un sorriso divertito stampato sulle labbra.
Veronica, aderiva al mio corpo come una ventosa al vetro, essa si muoveva ancheggiando sensualmente, io le rispondevo appoggiandole le mani sul piccolo culetto. Ad un certo punto incurante della presenza di suo figlio, avvicinò a pochi millimetri la sua bocca alla mia, i suoi occhi colmi di desiderio si tuffarono nei miei. Percepii la passione penetrare dentro al nero degli occhi miei e scendere rapidamente fino al ventre, un grande calore invase le mie parti intime e un fiume di umidità invase i miei anfratti. Quando al sua bocca si posò sulla mia io non potei fare altro che ricambiare il bacio, sapevo che il suo ‘bambino’ era lì che ci guardava, ma non ebbi la forza di resistere, troppo il desiderio, troppa la grande voglia e la smania che avevo dentro di far l’amore con lei. Ci baciammo appassionatamente a lungo, le nostre mani corsero ad accarezzare i nostri corpi, sentii afferrarmi le tette ed io le abbrancai le chiappe, le strinsi e le aprii verso l’esterno. La musica slow continuava a cullarci romanticamente, ora eravamo ferme ed avvinghiate una all’altra, una sua gamba si infilò fra le mie mentre io facevo la stessa cosa introducendole la mia fra le sue. Aprii gli occhi e vidi il giovincello che si toccava il pene da sopra i pantaloni. Lo spettacolo che gli stavamo mostrando era di suo gradimento. Beh, in fondo era maggiorenne, magari solo da poche ore, ma ormai aveva raggiunto la maggiore età. Pensai che, scandalizzato, se ne sarebbe andato il giorno seguente tornando rapidamente da suo padre, ma, guardandolo nuovamente, non notai in lui dei turbamenti strani, era solo eccitato, la mano era dentro ai pantaloni slacciati a vita e le gobbe in movimento che si vedevano chiaramente stavano a dimostrare che si stava masturbando alla grande!!! Non lo vidi solo io, lo vide anche Veronica, mi strinse ancora un attimo a se e poi, mi fece l’occhiolino e perversamente, usando l’indice della mano destra fece cenno al ragazzino di raggiungerla. Mi allontanai prendendo il posto voyeuristico di Alessandro.

Qualche istante dopo, al ritmo di una musica brasiliana, Alessandro teneva Veronica stretta tra le braccia. Un po’ ridicolo sulle lunghe gambe, sembrava turbato nel sentirsi strusciare contro, il corpo caldo e fremente di sua madre. Veronica stava esprimendo tutta la sua arte seduttiva, strusciandosi sempre più lascivamente contro di lui, ridendo, spingendo il bacino contro quello del figlio, e gettando la testa all’indietro.
Guardandoli, non potei fare a meno di pensare a mio marito ed alle nostre serate tristi, noiose, ai nostri amici sempre molto formali. Sì, avevo proprio l’impressione di aver dato una svolta e di aver iniziato una nuova vita. Da quando l’avevo lasciato, la mia sensualità, già abbastanza intensa, si era enormemente accentuata e la mia voglia di godere era divenuta inesauribile, e sopratutto, pur di provare piacere, non facevo più distinzioni fra uomini o donne, cosa che un tempo, come ho già detto, non avrei mai supposto d’essere disposta a fare .
Li guardavo mentre danzavano e non capivo bene il comportamento di Veronica: da una parte, era una lesbica incallita mentre dall’altra stava letteralmente irretendo il giovin figlio baciandolo sul collo e slacciandogli la camicia per accarezzargli il petto e la schiena.
Aprii le gambe e mi sollevai il vestito oltre la vita, misi la mia mano destra fra le cosce e tastai le mutandine che erano veramente fradice di umori. Senza alcun ritegno me le sfilai e le gettai sulla poltrona di fianco. Con l’indice ed il medio della mano sinistra separai le labbra mettendo bene in vista la mia figa colante, poi con il medio e l’anulare della destra iniziai a girare attorno al clitoride. Vidi il giovanotto che non mi toglieva gli occhi di dosso e notai anche che una mano di Veronica stava infilata fra i loro corpi. La maiala stava toccando il cazzo a suo figlio!!! Poi lei si staccò e gli si accucciò davanti, gli calò in un attimo i pantaloni e poi tirò giù l’elastico delle mutande. Il cazzo durissimo, incurvato lievemente verso l’alto, scattò fuori.
Non ce l’aveva grossissimo, ma era comunque lungo una ventina di centimetri buoni. La pelle che gli ricopriva il pene ed anche interamente la cappella era bianchissima. Intravidi di profilo anche le palle, esse erano pendenti e pesanti, belle grosse e parevano essere stracolme di liquido seminale. Veronica gliele soppesò e le palpò, poi con la bocca spalancata accolse il membro del figlio dentro di lei. Ammirai, mentre mi sditalinavo furiosamente, il bel culetto di Alessandro, un capolavoro come quello di mio figlio.
Vidi Veronica passargli una mano fra le cosce e le sue dita sporgersi da dietro. Il ditino medio si infilò fra le chiappe del giovanotto e probabilmente iniziarono a solleticargli l’ano.
Dopo veramente pochissimi secondi lui, a sorpresa, le venne in bocca. Vidi Veronica tirarsi indietro all’improvviso ed alcuni schizzi ravvicinati spiaccicarsi sul suo viso.
Lui, rammaricato per l’accaduto’..

‘Oh, scusa mami, scusami, non volevo, mi dispiace’.’

‘Tranquillo figlio, tranquillo, la tua sborra è buonissima.. uuummmhhhh’

Così dicendo raccolse con le dita il nettare di suo figlio e se lo introdusse in bocca ingoiandolo completamente.

Veronica venne poi da me, si inginocchiò fra le mie gambe spalancate e me la leccò fino a farmi godere. Quando mi ripresi dal coma, feci accomodare lei e chiamai Alessandro””

‘Vieni qui Ale, tua mamma ha bisogno di te, leccagliela dai’. Hai già leccato una figa???’

‘No, io.. ecco’. veramente’. è la prima volta che faccio sesso con una donna fino a pochi minuti fa ero ancora vergine’..’

‘Ti è piaciuto il pompino di tua madre???’

‘Si tanto, si’.’

‘Devi solo imparare a controllarti, sei venuto troppo presto”’

‘Dai vieni qui vicino a me, ti faccio vedere come si lecca la figa”’

Gli feci un corso accelerato di leccamento figa e a mano a mano gli feci provare a ripetere ciò che facevo io. Mi sentivo perversa, mi piaceva un sacco fare l’istruttrice con un ragazzino alle sue prime armi.

Poi Veronica prese il capo di suo figlio e lo tenne fermo e premuto contro la sua vagina infuocata”.

‘Siiiii, siiiiii, amore mioooo, siiii, amore di mammaaaa, siiiii’ leccaaaa’ leccaaaa’. leccaaaaaaa’. siiiiiii’. siiiiiii.. oooohhhhhh’. ooohhhhh’ siiiii’. vengoooo’ vengooooo’. vengoooooooooooo”’

Lui, con il volto bagnato degli umori di sua madre si sollevò in piedi, il cazzo nuovamente in tiro, glielo afferrai e lo segai velocemente. Avrei voluto che me lo sbattesse nel culo ma non feci in tempo, il fanciullo ancora una volta sorprese me e anche sua madre. Schizzò lunghi getti che si spalmarono sul corpo di Veronica; ancora una volta lei tentò di raccogliere lo sperma per poterlo assaporare. Glielo impedii, fui più rapida di lei e con i lacci colanti e tremuli che stavano appesi miracolosamente alle mie dita, sollevai la mano in alto e spalancai la bocca sotto, facendo scendere in bocca tutto quel seme meraviglioso.

To be continued

Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina
mail: alexlaura2620@libero.it

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