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205 . La mamma troia di un dotatissimo figlio nano

By 18 Febbraio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho sessant’anni, mio marito è morto quando ne aveva trentacinque. Mi ha lasciata sola con un figlio. Lui, il mio ragazzo, è affetto da nanismo. La diagnosi mi fu fatta fin dalla nascita. Oggi lui ha trentaquattro anni è piccolo di statura,appena un metro e venticinque ed è normalmente intelligente. A livello di organi sessuali, al contrario si è sviluppato moltissimo. Assieme a mio marito, lo abbiamo accudito e coccolato più di quanto sarebbe stato normale fare, poi, una volta che è venuto a mancare il compagno della mia vita, ho provveduto da sola a dargli tutto l’affetto di cui il mio povero ragazzo aveva bisogno.

A lui ho dedicato tutta me stessa, da qualsiasi angolazione la si voglia vedere. Si, avete capito bene, gli ho dato amore, sia come madre, sia come amante. Ancora oggi, mi adopero in questo senso, con mia grande soddisfazione e anche con la sua. Non ritengo però d’essere una depravata, ho fatto ciò che una qualsiasi madre dovrebbe fare. L’ho aiutato e, lo ammetto, ho anche aiutato me stessa. Lui, crescendo anagraficamente, sentiva le pulsioni dell’età che avanzava, io lo lasciavo sfogare con la masturbazione. Lo spiavo in bagno mentre con quel pene così esagerato si faceva le prime seghe. Poi me ne andavo in camera mia e a mia volta ‘

Quando aveva quattordici anni, lo portai da un andrologo e lo feci visitare. Per me, le dimensioni così esagerate del suo membro erano una ulteriore malformazione. Invece, il professore, mi disse che semplicemente, il ragazzo era molto dotato. Chiesi se gli sarebbe cresciuto ancora, se sotto quel punto di vista lo sviluppo era terminato. Lui , mi rispose che di solito la crescita del pene termina nel periodo compreso tra i diciassette anni e i diciannove. Domandai anche se era fertile e se avrebbe potuto avere figli normali. Lui lo condusse all’interno di una cabina e gli parlò, quindi parlammo lui e io in attesa che avvenisse ‘ il parto. Sulla porta della cabina si accese una luce verde, probabilmente azionata da mio figlio, e il dottore prese da un cassetto una rettangolo di cartoncino rigido, bucato all’interno da diversi fori di diversi diametri, quindi dopo aver bussato alla porta entrò e si chiuse dentro. Dopo circa cinque minuti lo vidi uscire con in mano una boccetta con un largo collo fatto ad imbuto e il cartoncino. Dietro di lui Marco che si sistemava la cintura dei pantaloni. Vidi all’interno dell’ampolla, depositato sul fondo, lo sperma del mio ragazzo. Il medico mi disse che avrebbe fatto un esame specifico e che mi avrebbe saputo dire se il seme era fertile oppure no. Poi lo vidi scrivere sulla scheda alcuni dati, si alzò per farsene una fotocopia, quindi consegnò a me l’originale. Per il discorso dei figli, fu categorico, se avesse ingravidato una donna, la possibilità che il figlio nascesse normale era pressoché inesistente. Una volta fuori dallo studio, lessi la scheda che riguardava mio figlio. Tra le note riferite al nanismo, in un quadratino a parte, alla voce: misure e condizioni del pene, vi era scritto: Pene non circonciso, in erezione cm 19, a riposo cm 14. Circonferenza in erezione cm 16, a riposo cm 12. Frenulo nella norma, pelle del prepuzio regolare, glande scopribile senza ostacoli. Testicoli nella norma, privo di idrocele e varicocele, consistenza nella norma.
Per il discorso della fertilità la risposta arrivò dopo tre giorni, il seme di Marco era assolutamente fertile.

A quattordici anni, diciannove cm di pisello e una circonferenza di sedici mi sembravano veramente troppi, considerando poi che il mio giovanotto si sarebbe sviluppato fin verso i diciotto, diciannove anni. Non comprendevo a quei tempi il motivo che morbosamente mi portava a pensare al membro di mio figlio.
Non ci pensavo come può fare una normale madre che si preoccupa della salute della sua creatura, ci pensavo e lo percepivo come un oggetto del desiderio.

Trascorsero alcuni anni e in questo lungo periodo non lo vidi mai più nudo. La mia curiosità innaturale e anomala mi trapanava il cervello. Era diventata una fissazione sapere se gli era ancora cresciuto il cazzo oppure no.
Non cerco scusanti, sarebbero patetiche e poco credibili. Ma comunque il dedicarmi a lui in ogni giorno della mia e della sua vita era stata una limitazione alla frequentazione di altre persone e in special modo di altri uomini. Per farla breve, tenendo conto che avevo solo quarantatre anni, fisicamente parlando, mi mancava un maschio con il quale sfogare i miei normali desideri e le mie recondite voglie.
Un pomeriggio, dopo la scuola, lui si chiuse in camera sua e non sentii la solita musica sparata a mille decibel dallo stereo. C’era silenzio, inquietante, preoccupante. Così lo spiai dal buco della serratura. Lo vidi seduto sul letto con le ginocchia piegate e la schiena appoggiata al muro. Il viso tra le piccole mani ed un singhiozzo che gli percuoteva il corpo facendolo sobbalzare. Bussai alla porta e lui mi disse di lasciarlo stare, insistetti ed infine ottenni che lui mi aprisse l’uscio ‘

‘Perché piangi??’

‘Niente, niente, cose mie ”

Fu una estenuante lotta, ma alla fine ottenni da lui una confessione. Il suo problema erano le ragazze. In pratica non lo consideravano come possibile innamorato, lo vedevano solo come amico. Si confidavano con lui per confessare le loro passioni per questo o quel ragazzo, da lui volevano consigli su come comportarsi per conquistare il figo di turno.

Gli chiesi se lui fosse ancora vergine e lui mi disse che lo era ancora. Nessun rapporto di nessun tipo con appartenenti al gentil sesso. Poi, spinto dalla voglia di scaricarsi un peso, mi confessò che un paio di rapporti li aveva avuti con un suo compagno che l’aveva visto nudo sotto le docce e che si era invaghito del suo pisello ‘

‘Ma tu ‘ sei gay??’

‘No, ma che dici, no, mi piacciono le donne, solo che in mancanza di meglio quelle due volte ”

Lo consolai per un po’ dicendogli che prima o poi una ragazza l’avrebbe trovata, poi non sapendo cos’altro dire lo lasciai in camera e me ne tornai in cucina a preparare per la cena.
Dentro di me, il desiderio d’aiutarlo, di rendere felice mio figlio; pensai così di cercare una puttana a pagamento e far si che lui facesse le sue esperienze tranquillamente fra le mura domestiche.
Così una sera della settimana seguente, me ne andai in giro nella zona delle prostitute, ne vidi una bellissima, bionda, con le caratteristiche somatiche di una ragazza dell’est Europa. La avvicinai e le spiegai il mio problema, lei mi rispose che per una notte dovevo sborsare trecentomila lire.
Mi accordai per duecentocinquanta ed una sera dopo cena la feci venire a casa. La spacciai per la figlia di una mia amica e le offrii il caffè, quindi dopo qualche ciancia, con una scusa mi ritirai in camera mia lasciandoli soli. La professionista dell’amore, lo portò certamente sul discorso che più le interessava e dopo poco udii la porta della stanza di Marco chiudersi. Dalle grida e dai sospiri piuttosto rumorosi, compresi che la cosa stava andando perfettamente in porto. Al mattino seguente, lei, verso le sette se ne uscì dalla camera e mi si presentò in cucina richiedendomi il vil denaro. Le chiesi com’era andata e lei mi rispose che era andato tutto benissimo e che un cazzo come quello di mio figlio, in vita sua non l’aveva mai ne visto e ne tantomeno preso. Queste dichiarazioni, non fecero altro che aumentare la mia sconsiderata curiosità. Per di più pensavo che questo parere era stato espresso da una professionista, una che di cazzi se ne intendeva avendone visti e presi più di qualche migliaia.

Successe un’altra volta, la chiamai al cellulare, fissai un appuntamento e ancora i due si ritirarono in camera a copulare. Dalla mia stanza sentivo le urla di piacere di lei e di lui, udivo lei godere e incitare il mio ‘bambino’ a fotterla più a fondo, non riuscivo ad addormentarmi. Erano le tre della notte quando presi una decisione, sarei andata a dir loro di smetterla di urlare. La porta era chiusa ma non a chiave, io entrai e vidi lei a pecorina sul letto e lui da dietro che la stantuffava nella figa. In quella posizione vidi finalmente la stanga che avevo dato in dotazione a mio figlio. Era divenuto, in questi pochi anni, un membro asinino, un manganello che non finiva mai. La troia se lo stava godendo, la vedevo che non fingeva, capivo che il suo piacere e le sue grida erano autentiche, vere, vissute intensamente. Fu Marco ad accorgersi della mia presenza, imbarazzato, quasi sconvolto si tirò indietro e per me fu uno spettacolo meraviglioso. Il batacchio uscì dalla figa e come una molla scattò verso il ventre rimanendovi quasi appiccicato. Lo vidi per intero, gli arrivava fino al petto, fui certa che, approfittando del suo nanismo, sarebbe stato in grado di farsi un pompino da solo ‘

‘Scusate ‘ ecco ‘ io non riesco a dormire e ‘ perdonatemi ‘ ma ‘ io ‘ oh ‘ scusami Marco ‘ io ‘ è meglio che vado ”

Me ne andai e mi richiusi la porta alle spalle. Sentivo le gote che parevano prendere fuoco, le mani mi tremavano e fra le gambe fui invasa da un calore e mi accorsi che di certo ero bagnata fradicia.
Maria Vergine !!! Che cazzo incredibile !!! Mi chiusi a chiave in camera mia, mi liberai della vestaglia e della camiciola da notte, buttai via le mutande e il reggiseno, quindi nuda come un verme, mi buttai sul letto, la mano destra fra le cosce e la sinistra a pizzicarmi con forza il capezzolo destro. Amavo sentire il dolore che mi procuravano i capezzoli quando li stringevo tra le dita. La figa era allagata, inondata di umori, scivolosa, completamente lubrificata. In quelle condizioni ci sarebbe entrato un paracarro. Mi sditalinai, con due dita, il medio e l’anulare sul clitoride, sfarfallai a lungo, poi verso la fine, come facevo sempre, mi infilai tre dita dentro, poi quattro, poi unendo le dita a cono, introdussi l’intera mano. Non ebbi remore a gridare il mio piacere, me ne fregai se loro mi sentivano o meno. L’immagine di quel gigantesco cazzo mi era rimasta ben stampata e visibile dentro agli occhi. Quando percepii arrivare l’orgasmo, spinsi in alto le gambe, sollevai il bacino setacciando il culo e continuai a scoparmi con la mano dentro fin quando venni con un lunghissimo rantolo di estremo piacere. Abbandonai le gambe sul letto e mi rimase la mano serrata strettamente fra le cosce. Una pozzetta di umori aveva macchiato il lenzuolo e dalla mia figa ancora fuoriuscivano liquidi densi e filanti.

Il giorno dopo, lui, seduto in poltrona, mi guardò e mi disse che mi voleva parlare. Gli risposi che ero a sua completa disposizione. Non compresi subito il suo punto di vista in merito a ciò che era successo il giorno prima, ma capii che in fondo, del fatto che io l’avessi visto in certi frangenti, non gliene fregava assolutamente niente. Mi spiegò anche che loro avevano comunque terminato la scopata e che mi avevano sentita godere. Certo, la sua camera era adiacente la mia ed i muri erano sottili e assolutamente non insonorizzati, quindi ‘
Fu curioso di capire il motivo per il quale io mi ero eccitata così tanto a vedere suo figlio che scopava con una ragazza. Data la mia età, avrei dovuto essere ormai smaliziata e disincantata e che queste normalissime cose non avrebbero dovuto eccitarmi più di tanto.
Spiegai al mio ragazzo che era molto tempo che non avevo un uomo tutto per me e che il vedere la sua arma letale, mi aveva elettrizzata e resa sensibile a tal punto da portarmi a masturbarmi senza freni.

Questo fu il prologo a quanto avvenne poi la domenica seguente.

Devo dire che in quella occasione non feci nulla di voluto per provocare una qualsivoglia reazione da parte di Marco. Devo dire che noi abitiamo in una alloggio al nono piano di un palazzo tipo grattacielo. Il terrazzo in cima è di nostra proprietà e spesso io lo uso per abbronzarmi nuda. Sopra di noi, c’è solo il cielo azzurro e nessuno mi può vedere. Marco uscì verso le quattordici con i suoi amici, io, dopo circa mezzora, terminate le faccende domestiche, mi misi il bikini e mi sdraiai sul lettino sopra al terrazzo. Era Luglio e faceva parecchio caldo, così dopo un po’ mi tolsi il piccolo costume di dosso e nuda sentii i raggi del sole penetrarmi nella pelle. Io sono una donna bruna e ancor oggi, nonostante i sessanta, sono abbastanza piacevole. Ho la fortuna d’avere la consistenza e la tonicità del seno come se fossi una donna trentenne.
Nel limite del possibile, ottimizzando il tempo a mia disposizione, frequento una palestra, dove mi esercito cercando di mantenere la linea e gli organi in movimento. Questa abitudine c’è l’ho da moltissimi anni e anche allora, quando ero poco più che quarantenne, mi tenevo in forma e il mio aspetto fisico era abbastanza gradevole da vedere. La figa non è depilata, non mi piace vedermi senza peli, mi pare d’essere più nuda di quanto non sono, mi sembra che il pelo serva da protezione, mi da l’idea che un uomo ami il mistero che quella peluria scura nasconde alla sua vista. Ho l’impressione che la cosa mi renda più desiderabile, che doni ai miei eventuali partner, il desiderio di scoprire, di esplorare il mio bosco segreto.
Distesa supina a catturare i caldissimi raggi del sole, una bibita sul tavolino alla mia destra che ogni tanto, presa dall’arsura, sorseggiavo avidamente.
Quando mio figlio con un paio di suoi amici fecero ingresso in casa, io non li sentii nemmeno, udii solo all’ultimissimo momento lui che mi chiamava, feci per coprirmi ma loro erano già lì che mi guardavano nuda. Stavo con una mano sul pube e un braccio a coprirmi le tette. Li invitai ad andarsene e loro, forse a malincuore, mi obbedirono. In bikini entrai in casa, loro erano lì seduti in salotto, Marco, mi guardò e poi mi disse ‘

‘Mamma, scusaci ma noi non sapevamo che tu ”

‘Non fa niente, per me non c’è problema. Non vorrei solo aver scandalizzato te e i tuoi amici ”

Marco si girò verso di loro e guardando il ragazzo con i capelli scuri seduto vicino a lui gli chiese ‘

‘Livio, scandalizzato?? Problemi??’

‘Beh, no, un po’ solo un po’ sai, tua mamma è proprio bella e un pochino di effetto lo fa.’

‘Ti sei ‘. eccitato??? ‘

‘Che ti devo dire, beh, si un po’ si’

‘Anche tu Lorenzo? Voglio dire, ti sei ‘ eccitato pure tu??’

Il ragazzino, forse diciottenne, con il viso d’angelo, i capelli biondi lunghi con i boccoli, gli occhi azzurri di un putto, con lo sguardo basso rispose ‘

‘Ha ragione Livio ”

‘Cioè ??’

‘Beh, è vero quello che dice lui ”

‘Per parlare chiaro, te l’ha fatto diventare duro??’

Nonostante che il suo viso fosse seminascosto dai capelli e dalla posizione china, vidi un intenso rossore diffondersi sulle sue gote.

‘Lascia stare Marco, li stai mettendo in imbarazzo!!’

‘Mamma, per dire tutta la verità, l’hai fatto diventare duro pure a me!!’

Nel dire questo, il mio ragazzo, si toccò da sopra i calzoni il suo grosso tronco. Notai che Lorenzo in quel momento alzò lo sguardo e fissò i suoi occhi sul pacco di mio figlio. Poi Livio disse ‘

‘Dai Marco, non dire cazzate, è tua madre!!’

‘Guarda!!’

La mia creatura si alzò in piedi ed estrasse il suo durissimo pitone. Ancora Livio ‘

‘Madonna Marco!! Ma che cazzo hai???’

‘Dai smettila Marco, piantala di fare il maiale!!’

‘Che dici mamma, proprio tu parli che ti sei fatta un ditalino pensando al mio cazzone???’

‘Sei indelicato a mettere in piazza gli affari miei davanti ai tuoi amici!!!’

‘Indelicato o no, ti sei o non ti sei sditalinata per il mio cazzone??’

‘Piantala, io vado a vestirmi!!!’

Feci per passare in mezzo a loro, ma il mio torello, mi prese per un braccio e mi obbligò a fermarmi ‘

‘Lasciami, mi fai male!!!’

‘Toccami il cazzo, toccalo dai, ne hai voglia no?? Toccalo ‘.’

I due ragazzini erano sbalorditi ma al tempo stesso arrapati e molto interessati.
Quella grossa nerchia che mi aveva lasciata sbalordita, era lì a portata di mano e non solo. Non so cosa mi prese, forse ero e sono ancora una gran puttana, ma fatto sta che glielo toccai. Appena, lo sfiorai sulla cappella, lo vidi muoversi, sussultare allo sfioramento ‘

‘Hai voglia di prendermelo in bocca vero??? Dai ragazzi, venite anche voi qui vicino a me, la mia mammina ha tanta voglia di cazzo!!’

‘Per favore, lasciami andare Marco, per favore ”

‘Siediti in poltrona, così me lo succhi un po’, dai mami, solo poco-poco ”

Come un automa, ammaliata da simil cazzo mi sedetti, glielo presi in mano, come se fosse una leva lo tirai verso di me, poi la mia bocca avvolse la sua gigantesca susina violacea. Leccai il liquido filante che fuoriusciva dal suo meato, me ne nutrii come fosse manna, poi scesi lungo quella durissima colonna di calda carne. Tastai le sue palle con una mano e lui ‘

‘Siii, stringimele piano, pianooo ‘. Succhia, succhiami il cazzoooo ‘.’

Aprii per un attimo gli occhi e vidi vicino a me in piedi, uno alla mia destra ed uno alla mia sinistra, i due giovanissimi ragazzi. Se lo toccavano da sopra i calzoni, avrebbero voluto tirarselo fuori, ma non si osavano, io, ormai presa dalla libidine più turpe, passai le mani sulle loro patte e sentii sotto alle mie dita la forma rigida dei loro cazzi.

‘Tiratelo fuori ragazzi, fateglielo succhiare, la mia mammina è troia, lei ama il cazzo!!! Vero mamma???’

Mugolavo, anzi quasi muggivo come una vacca in calore, la mie mani abili fecero scendere la zip dei pantaloni di Livio e Lorenzo, insinuai le dita dentro l’elastico delle loro mutande ed estrassi il cazzo ad entrambi. Loro ce l’avevano normale, incappucciati tutti e due, con la pelle bianca e liscia, lasciai il bastone nodoso di Marco e mi dedicai alternativamente ai due ragazzini. Lorenzo, il putto, l’angelo, fu velocissimo a venire. Mi schizzò il suo seme bollente direttamente in gola, sorpresa da tanta rapidità, inghiottii tutto il succo e poi mi dedicai a Livio continuando a masturbare Marco. Il cazzo un po’ ricurvo verso l’alto di Livio si tolse dalla mia bocca e lui me lo appoggiò al viso, con la cappella praticamente sul mio occhio sinistro, poi si masturbò e mi eiaculò sulla fronte, sui capelli e quindi anche sull’occhio chiuso. Con un solo occhio aperto vidi mio figlio prenderselo in mano, poi lo sentii entrarmi in bocca e poi sborrò, sborrò e ancora sborrò.
Un fiume di sperma invase il mio cavo orale, ne ingoiai una buona parte, un poco mi uscì dalla bocca formando rivoli che mi scesero sul mento colandomi sulle tette. Quando mi alzai in piedi per andarmi a lavare i tre giovanotti erano nuovamente in tiro. Tornai dal bagno e ‘.

By ombrachecammina
e-mail: alexlaura2620@libero.it

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