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Racconti Erotici Etero

9 – Forica: Che belle scopate!

By 17 Novembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Da quando Bianca è gravida i rapporti con lei sono diminuiti ed altrettanto con Forica.

Ciò non è dovuto all’amica comune ma è che non lavoro in Istituto. Mi capita di passarci ma solo per saluti e fare il punto sui risultati di una ricerca.

Arrivai alle tredici e trenta e l’istituto si stava svuotando.

“Buon giorno, com’è andata la giornata. Non sa che stiamo per chiudere?” disse Forica vedendomi entrare.

“Lo so ma farò in un attimo”

Dopo pochi istanti sentii la porta principale chiudersi. Forica ed io eravamo soli.

“Che facciamo?”

“Dammi un bacio! Sei da due giorni che non ti fai vedere ed ho voglia di stare con te” disse lei.

“Spogliamoci!”

“se entra qualcuno?”

“Vedremo! Sarà più eccitante” dissi io.

Ci siamo spogliati e giravamo nudi nelle stanze dell’università. Era un gioco bello ed eccitante. Io scalzo e lei con i tacchi. Le sue gambe con le cosce affusolate davano spettacolo. Andammo in biblioteca. Io ero arrapato con una voglia di scopare irresistibile, lei pure.

Mi avvicinai a lei facendo finta di leggere una rivista, la baciai ripetutamente sulle spalle e sul collo. Forica si voltò, i suoi capezzoli erano duri ed il seno sodo. Sull’estremità di quelle perfette rotondità delle mammelle si allargano due aureole non grandi di color bruno. 

Al centro di ognuna si ergono due stupendi grossi capezzoli con l’estremità di colore rosa intenso.

Mi baciò profondamente e a lungo. Le feci poggiare le braccia sul tavolo. 

Da dietro le misi due dita nella figa, era bagnata, le aprii le gambe. È completamente depilata e le appoggiai il cazzo sulle labbra della figa. Aveva due grosse grandi labbra che si erano completamente aperte.

Spinse indietro le natiche e da sola riempì la sua intimità.

Inizio una cavalcata accompagnata da mugolii e sospiri da parte di tutti e due.

La luce del sole illuminava la stanza ed anche noi due.

Forica si voltò e fu tutt’uno anche nel baciarmi e dirmi: “ti voglio tutto dentro fino in fondo. Lo voglio sentire tutto, grande e grosso”.

 

Poggiai le mani sulle sue cosce e detti una piccola spinta in avanti con il bacino. Il cazzo avanzò tra lo spacco che divide le grandi labbra e si fermò all’ingresso della vagina.

Le sue dita si strinsero intorno al clitoride e iniziarono a segarlo. Si masturbò.

Entrai in lei, la montai e la guardai fino a quando raggiunse l’orgasmo con un ululato agitando la testa.

Anche io a vederla e sentendo le carezze della figa le venni dentro riempiendola.

Le finestre dell’Istituto non hanno serrande. Il sole ci illuminava. Da un terrazzino di fronte una giovane donna guardava. Pensai non ci avesse visto mentre ero accoppiato con Forica sul tavolo. 

Dissi alla mia donna: “Ci vedrà?”

“No, non credo. Da fuori non si vede niente”

Invece notammo la donna del terrazzino mettersi una mano dentro il jeans e trastullarsi (con il clito? con le labbra? Per la cronaca: dopo quattro mesi la vedemmo incinta. Siamo stati noi ad eccitarla?) poi rientrò in casa e noi continuammo la scopata.

Io desideravo godermela per un lungo tempo e feci sì che l’amplesso durasse il più a lungo possibile. 

Iniziai a stimolare il buchetto posteriore e poi le passai un po’ di saliva sul cazzo essendosi un po’ asciugata la figa. Questa volta, subito, la penetrai, lei rimase quasi incredula e stupita, non c’era stato attrito ero entrato molto facilmente. Incominciai a penetrarla con forza. Sentivo piacere indescrivibile, molto di più di quando la figa era umida. Non si aspettava che fossi di nuovo eccitato e con il cazzo diritto.

 

“E’ bellissimo fammi godere molto” lei esclamò.

La sentivo ansimare, incominciai allora ad aumentare il ritmo, i battiti del mio cuore erano accelerati, non mi fermai sentivo che lei soffocava volutamente le grida di gioia. 
Lei girò il viso e mi guardò quasi incredula, disse: “amore mio mi stai facendo impazzire”. 
Dovevo farla godere al massimo. 

Con voce sommessa e ansimando sussurrò “Si sto venendo”. 
Io non mi fermai. Lei si stringeva le mammelle soprattutto quella di destra, si metteva le dita in bocca poi se le passava sul clitoride eccitandosi al massimo, mentre spingeva il suo sedere verso di me.

Non riusciva più a non gemere ed a voce alta diceva, senza ritegno “ah si, ah si, ahaha sì, sì che piacere”. Le parole si diffondevano negli ambienti dell’istituto.

Fece in modo che la penetrassi più a fondo. Stava per arrivare un orgasmo indescrivibile. 

Ora girando un po’ la testa mi guardava quasi supplicandomi di continuare, sapeva che non ero ancora venuto.
Lei non ce la faceva più era quasi senza forze ma riuscì a dire con voce implorante “Fammi venire come prima”. 
Le tolsi il pene da dentro, mi guardò stupefatta, la penetrai di nuovo tenendole forte i fianchi, stavo tutto dentro di lei e spingevo con gran forza.

I miei movimenti aumentarono, la mia energia sessuale era aumentata, ad ogni penetrazione lei gridava di gioia, quando lei, stravolta in viso, disse “Sì cosi, così, sto per venire”. 

Aveva la bocca aperta e gli occhi aperti, le dita passavano sul clitoride ad un ritmo infernale, in quel momento la tirai con forza verso a me. 

I suoi erano gemiti di passione, gridammo quasi all’unisono e le venni finalmente dentro. 

Era stato bellissimo, però ero esausto perché avevo dato tutto me stesso in questo amplesso fatto in una posizione eccitante ma faticosa da mantenere. 

Le tolsi il mio pene da dentro. Era in estasi. 

Dopo un po’ mi disse baciandomi: “Ti voglio bene Angelo, amore mio grande, ho goduto come non mai.” 

Ci abbracciammo e baciammo per un lungo tempo.

“E’ tardi! Dovevo preparare il pranzo!”

Ormai tu hai già pranzato! Eri a tavola con me!. Dissi

“Stupido! Vorrei essere sempre così sazia di te!” 

Ci sentimmo per telefono la notte.

Chiesi “Che fai con le mani?”

“Mi sto toccando”

“Che cosa?”

“Le labbra esterne. Sono già tutta bagnata. Cicciolino (chiama così, in modo vezzeggiativo il clitoride) è fuori. La figa si è svegliata e mi chiede qualcosa”

“Masturbati! Voglio sentirti venire” dissi

Iniziò a farlo. Inizialmente mi descriveva le sensazioni, poi silenzio e solo un ansimare più rapido. Alla fine un urlo e un ansimare violento.

“Sono venuta. Ho goduto…………. e tu?”

“Lo sto facendo anche io pensando alla tua fighetta aperta e calda”

Anche io venni con uno spruzzo di sperma bianco e viscoso.

 

“Domani ci vediamo? Chiesi

“Domani no, ma fra tre giorni è possibile non a casa mia perché ci sono i miei genitori. Mamma sta poco bene.

“Ok. 

Parlammo d’amore di coccole. Di sensazioni e progetti.

 

Forica proseguì dicendo “Ho deciso di non prendere più la pillola anticoncezionale”

“Perché? risposi

“Perché è un fastidio ricordarsi ogni giorno di ingoiarla. Quindi, bello mio, non potrai più venirmi dentro la fighetta. Te la godrai senza allagarmi”

Dovetti accettare la situazione.

Non dopo tre giorni come stabilito a causa dell’aggravarsi delle condizioni di salute della madre uscimmo insieme.

Andammo alla pizzeria “Da Danilo” non molto distante dalla città. Non c’erano molte persone. 

Le tenevo la mano ma lei la mise sotto la tovaglia, mi disse che si vergognava “non sono una bambina e tu non sei un ragazzino per tenermi la mano in modo che tutti vedano” 

L’amore acceca la vista e i sentimenti; non feci caso all’episodio.

Con le mani le toccai le cosce e non disse niente. Le carezzai l’interno delle cosce sollevando un poco la gonna ma lei non fece nessun cenno, nessuna risposta alla sollecitazione.

All’uscita della pizzeria, appena entrati in auto, mi saltò addosso con un bacio violento succhiandomi la lingua.

La accarezzai in ogni parte del corpo, le sollevai la gonna e comparvero le calze sorrette da uno splendido reggicalze e un tanga coordinato.

Le misi la mano dentro il tanga e iniziai a sollecitare il clito. Sentivo i peli del suo cespuglio. Non si era più depilata ed i peli erano corti.

“Com’è che stai facendo crescere i peli della figa?”

“Mi sentivo nuda e mi mancavano. Mi piace sentirli con il palmo della mano quando mi sgrilletto”

“Dove andiamo?”

“Ti va se passiamo la notte nella casa dei miei al mare?” proposi. 

“Si, è bello! Voglio farti una sorpresa”

Andammo nella villa dei miei genitori che avevano al mare. La camera da letto era un po’ fredda ma il riscaldamento l’avrebbe scaldata rapidamente. 

Mi spogliai ed ebbi dei brividi di freddo, lei era ancora vestita, si tolse le scarpe e si infilò sotto il piumone stando stretti, baciandoci e toccandoci ci scaldammo.

Dopo circa mezz’ora, con piacere, scoprimmo che la camera era calda.

Si spogliò. Osservavo lo spogliarello come un bambino che aspetta il regalo del compleanno. Comparve il suo splendido seno, le lunghe gambe, infine si tolse il tanga ma rimase con le scarpe a tacco alto e con tutti i gioielli.

“Ti piaccio? Mi vuoi scopare così? Sono già bagnata, non spegnere la luce”

Non mi dette il tempo di rispondere ed era sopra di me.

Allungai una mano dietro le spalle e le sussurrai “Sei una bella donna. Mi piaci moltissimo, sei la femmina che desideravo“

Una mia mano scivolò sulle cosce e salì. Le bocche si cercarono e ci baciamo. 

Le accarezzai il culetto.

Il bacio diventò sempre più sensuale.

Mi accarezzò la testa.

Cercò e trovò il cazzo duro. Sussurrò “E’ proprio bello“ e lo scappellò piano.

Le accarezzai il buchetto posteriore. Socchiuse le gambe mentre un mio dito la penetrò.

Il suo corpo sussultò “Ohh Angelo! Sì così! Così! Stai fermo che voglio gustamelo. È un piacere sottile e sensuale. Continua ti prego!“

Mossi il dito lentamente avanti e indietro e cercai di farglielo sentire meglio. 

Mi piacque sentirla dietro mentre la sua figa ancora vuota palpitava davanti.

Affondai il dito e sentii stringere le chiappe. Si bloccò “non l’ho mai preso così dentro nel culetto “ Il suo viso diventò un po’ rosso abbassò gli occhi sussurrando “Mi fa un po’ male. Forse è il dito asciutto“ 

Le accarezzai il viso e la baciai sulla bocca.

 

Per poter effettuare la penetrazione posteriore la portai verso di me. La sua figa era davanti ai miei occhi a pochi centimetri dalla mia bocca me. Le gambe inguainate. Il reggicalze molto bello e sensuale.
Trattene il respiro “Ohh Angelo ho tanta voglia di un bel cazzo“. 

Pensai ‘è’ il momento propizio per scaldarla’

La baciai con la lingua in bocca.

Sollevò il busto facendosi vedere nella sua nudità femminile. Il seno turgido, i capezzoli eretti erano il top dell’erotismo e sensualità.

Spinse il bacino verso la mia testa facendo si che il grilletto, già gonfio e ben in vista potesse essere toccato dalla mia lingua. 

Il mio sguardo scese fino al ventre che è liscio e piatto. I miei occhi incontrano la meraviglia delle meraviglie: la vagina.

Non aspettavo altro. Il dito era sempre dentro nel buchetto posteriore.

Allungai delicatamente la lingua che sfiorò il clito.

Per lei fu una scossa. Si inarcò facendo si che la figa mi riempisse la bocca. Introdussi la lingua dentro di lei, mi godetti i suoi umori, respirai i profumi che ne uscivano.

Il mio cazzo era mio duro e dritto che mai. Ormai stava scoppiando.

Forica si agitava e i brividi di piacere erano continui. Respirava affannosamente e mugolava.

Con movimento alternato agitavo il dito dentro di lei e godeva moltissimo.

“Nessuno me lo aveva messo dietro”

Ansimando, tra un respiro e l’altro diceva:

“Il primo sei tu”

“Mi piace tanto”

“Continua, non smettere!”

“Sto godendo”

“Ti voglio nella figa”

Non me lo feci dire due volte.

Si spostò un po’ indietro e se lo mise dentro.

La aiutai a farlo entrare e lei si calò verticalmente fino a sentirlo a contatto con la bocca dell’utero.

Saliva e scendeva sul ‘palo’ e le toccavo il clito con il pollice.

La sua mano sinistra era dedita al massaggio della mammella destra e la sinistra l’aveva fatta passare dietro il collo facendo si che il seno risultasse più esposto in tutte le sue meravigliose rotondità.

Il massaggio della sua vagina sul mio cazzo, già al massimo, ebbe l’effetto di farmi venire con delle urla e dei suoni che non potevamo permetterci in altro luogo. Anche lei venne insieme a me gridando il piacere e la goduria che le avevo dato.

Mi ero dimenticato che non prendeva più anticoncezionali ma feci finta di niente. 

Pensavo che in fin dei conti un figlio ‘ufficiale’ non fosse poi un dramma, anzi .. sarebbe stato il secondo ma con lei il primo.

Forica non si preoccupò più di tanto. Mi chiese solo se le ero venuto abbondantemente nella figa.

Fummo contenti. La coccolai sotto il piumone e la ringraziai per come si era resa arrapante e bella.

L’effetto di vederla alla luce dell’abatjour nel suo splendore aveva contribuito più di ogni altra volta ad amarla.

Ci riposammo per circa due ore parlando al buio della nostra vita e di quanto eravamo fortunati ad essere insieme.  Parlammo di Bianca che aveva rarefatto gli incontri e gli accoppiamenti.

Mi ricordai che un amico, proprietario di una famosissima discoteca della Costa Smeralda, mi disse alcuni mesi prima “Dio ha fatto per ogni uomo una figa adatta al suo cazzo. Tutto sta nel trovarla ed allora sarai in paradiso”.

Anche Forica concordò in questa frase e per farmi vedere che era una frase sensata volle che prendessi nella classica posizione del missionario.

Le sue calze mi arraparono ancora, il pelo basso intorno alla vagina marcava di più il suo paradiso.

Le poggiai il mio sesso sulle grandi labbra e lo spinsi dentro. Con tre colpi la aprii nuovamente fino al fondo. Mi piaceva tantissimo ed ero nuovamente carico di sperma da darle.

La scopai lentamente e più mi muovevo dentro di lei più la sentivo mia.

Le travasai nella figa lo sperma caldo che lei con i suoi discorsi e carezze mi aveva fatto produrre.

Era contenta e felice di sentire il caldo del mio seme dentro di lei.

Lei non venne ma si sgrillettò in modo per lei soddisfacente.

Nei miei pensieri ora c’era lei più che mai e mi preparavo al momento in cui mi avrebbe detto “sono incinta”.

Ero felice ma a lei non dissi niente. Volevo lasciarle la felicità della scoperta.

La mattina seguente ci godevamo stando alla finestra i colori di un mare azzurro e la calda luce solare che invadevano la camera.

Lei aveva il reggiseno, un tanga e le calze della notte prima; io una maglietta e gli slip.

Io il sole l’avevo con me, si chiamava Forica.

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