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A Carnevale ogni scherzo vale

By 30 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

“Da cosa ci mascheriamo quest’anno?”
“Da donne! Vestiamoci da donne!”
Il mio cuore iniziò a palpitare all’impazzata.

Eravamo a casa di Alex quel pomeriggio. Mancavano pochi giorni al Carnevale ed era giunto il momento di decidere quali sarebbero stati i nostri costumi.
E quando Alex propose di vestirci da donne, io iniziai a sudare.
“Eh sì, grazie! E io da cosa mi vesto?”
Effettivamente Chiara aveva ragione. Anche lei avrebbe dovuto avere l’opportunità di uscire dagli schemi per un giorno, e in quanto ragazza, la proposta di Alex non l’avrebbe soddisfatta.
“Ma tu ti travesti da pappone! E io e Andre facciamo le tue puttane! Hahahaha”
Avrei dovuto fare la zoccola. In pubblico.
“Eh Andre? Idea geniale, no?”
“Beh… io non me la sento…”
Volevo farlo. Lo volevo con tutto me stesso. Ma qualcosa di misterioso me lo impediva. Avevo paura.
“Bah, che palle… trovate voi qualche idea allora!”
Alex era ora imbronciato. E non lo si poteva biasimare, visto che io e Chiara avevamo respinto così freddamente la sua idea.
“Dai, smettila… boh, alla fine, ripensandoci, non è una cattiva idea! E poi già mi ci vedo vestita da pappone, con i baffi e la cravatta! Dai, Andre, ci stai anche tu, vero?”
“Io veramente…”
“E allora è deciso!” urlò Alex, ancor prima che io riuscissi a finire la frase. Era davvero entusiasta che fosse stata la sua idea a vincere.

Quella sera tornai a casa con un enorme sorriso sulle labbra.
Con Alex e Chiara eravamo rimasti intesi che ci saremmo ritrovati a casa di Alex il giorno dopo, con già bene in mente cosa ognuno di noi avrebbe indossato.
“Mamma!” urlai appena varcata la soglia di casa!
“Sono in cucina!” mi urlò in risposta lei.
Corsi con forse troppa frenesia verso la cucina.
“Che c’è? Vatti a lavar le mani che è pronto!”
“Mamma, dopo cena avrei un favore da chiederti…”
“Del tipo?”
“Ecco… Oggi mi sono trovato con Alex e Chiara… ed abbiamo deciso che quest’anno, per Carnevale, ci vestiamo da… donne…”
“Oh Dio…” sospirò mia madre, mentre alzava gli occhi al cielo.
“E’ stata un’idea di Alex!” mi giustificai subito io!
“Va bene, ne parliamo dopo cena…”

Corsi in bagno a darmi una sciacquata. Era andata meglio del previsto. Pensavo me l’avrebbe proibito subito. E invece sembrava non essere così contrariata. Cioè, perlomeno non le sembrava una cosa così malvagia.

Avevo ormai 18 anni compiuti. Ero ormai un adulto, anche se non potevo pretendere di essere considerato tale. Non mi ero mai comportato come tale. Avevo sempre fatto affidamento sui miei genitori, non ero minimamente autonomo.
Ero un ragazzo schivo, taciturno. Uno di quei ragazzi che alle feste passa inosservato per tutta la sera. I miei unici due amici erano Alex e Chiara. E non so perché volessero esserlo. Loro erano abbastanza popolari, ridevano e scherzavano con tutti. Cosa avevano in comune con me? Eppure erano sempre lì per me, due amici di cui avevo bisogno.
Io, quel ragazzo timido, sapevo però trasformarmi. Accadeva quando ero lasciato da solo a casa. Quando, aperto l’armadio di mia madre, il mio duro guscio maschile si sgretolava e ne usciva fuori una splendida ragazza colma di gioia di vivere. Sì, mi piaceva travestirmi. Ero una crossdresser. E sì, ero anche gay. Avevo passato parecchi anni a chiedermi se fossi l’unico al mondo, se la mia fosse una strana forma di malattia mentale. Ma poi avevo scoperto grazie ad internet di non essere sola. Avevo visitato parecchi siti, parecchi forum, ed ora ero consapevole di ciò che ero: una splendida ragazza rinchiusa da madre natura in un corpo maschile.
E finalmente sembrava essere giunta l’ora di farlo capire al mondo intero!

Dopo cena mi fermai in cucina per aiutare mia madre a spreparare.
“Quindi… per questa cosa di Carnevale…” provai a ricordarle.
“Eh! Presumo che vorrai qualche mio abito, vero? Aiutami a lavare i piatti e magari dopo andiamo a dare un’occhiata nel mio armadio…”
I miei occhi si illuminarono. Mi velocizzai nello sparecchiare e subito andai a darle una mano a lavare le stoviglie.
Mia madre prese ancora un caffè, poi mi portò in camera sua.

Aprì l’armadio. Avevo già visto il suo interno chissà quante volte durante i miei eccitanti travestimenti segreti. Gonne e pantaloni a sinistra, top, maglie e cappotti a destra, calze e biancheria nei cassetti centrali e le scarpe nella grossa scarpiera in basso.
“Beh, per iniziare: vuoi essere una donna di classe o… diciamo… un po’ più sbarazzina?”
“Avremmo optato per la sbarazzina a dire il vero…”
“Chissà perché me lo immaginavo.
Mia madre sospirò alzando gli occhi al cielo, come aveva fatto quando le avevo accennato l’idea qualche ora prima.
“Ok, iniziamo… qui ci sono le gonne… credo sarebbero meglio dei pantaloni a questo punto…”
Sapevo già esattamente quale scegliere. A dire il vero, sapevo già con quale outfit mi sarei presentato il giorno dopo da Alex.
Iniziai a toccare, guardare e commentare le gonne. Anche se sapevo dal principio cosa avrei preso, dovevo dare l’impressione di vedere l’interno di quell’armadio per la prima volta.
Dopo aver recitato la mia parte, mi fiondai sulla mia preda: era nascosta in fondo, ma scostando tutte le altre gonne, feci finta di trovarla per caso. Era una gonna in pelle nera, molto aderente. Era la mia preferita, mi faceva sentire davvero porca e metteva in grande evidenza il mio culetto sodo.
“Questa? Davvero? Ma non sarà un po’ troppo? Considera che io non la metto da quando facevo l’università…!”
“Vabbè dai… E’ Carnevale… E’ tanto per divertirsi, chi se ne frega…”
“Fai come vuoi!” concluse, avvicinandosi alla destra dell’armadio.
“Anche qui puoi scegliere cosa vuoi…”
Tornai di nuovo a far finta di non saper cosa scegliere, per poi andare a prendere il top che avevo già in mente. Questa volta era in bella vista, mia madre lo indossava sovente quando usciva la sera. Era un top rosso con una sola spallina, che mi fasciava graziosamente la vita e mi dava un’aria particolarmente femminile.
Mia madre non commentò ed aprì un cassetto.
“Vuoi anche un paio di calze?”
“Sì” risposi io, senza pensarci due volte. Era ovvio che le volessi, che domande!
Non frugai molto, questa volta sarebbe stato strano se l’avessi fatto. Presi un paio di calze a rete con la maglia né troppo larga né troppo stretta. Uno di quelli che si addicerebbero ad una vera battona.
“Pure! Vabbè, ormai…” sbottò mia madre, richiudendo poi il cassetto.
-Hai poco da lamentarti,- pensai -è tutta roba tua!-
Mia madre si mise in ginocchio ed aprì la scarpiera. I miei occhi brillarono. Lo facevano tutte le volte che l’aprivo. C’erano davvero tante scarpe. Mia madre ne andava matta. E io come lei!
Mi misi ad esaminarle una ad una. Per davvero questa volta. Avrei voluto indossarle tutte, ero molto indeciso. Finché le mie fantasie si concentrarono su un paio di stivali in pelle nera, alti fin sopra il ginocchio e con tacco a spillo vertiginoso. Erano loro, decisamente!
“Abbiamo finito? O ti serve altro?” mi chiese mia madre, mentre già chiudeva l’armadio.
“Beh… a dir la verità, pensavo che avrei preso anche un reggiseno… a sto punto vorrei fare le cose comi si deve…”
“Sul serio?? Boh, vabbè…”
Riaprì l’armadio ed aprì il cassetto della biancheria. Ne tirò fuori un reggiseno nero, senza pizzo né fronzoli.
“Almeno questo spero non ti farà differenza a quale prendi, no?”
Faceva differenza eccome. Ma non potevo dirglielo. Dunque mi trovai costretto ad accontentarmi.

Raccolsi tutto e mia madre mi accompagnò fuori dalla camera.
La ringraziai e corsi verso camera mia.
“Vedi di non sporcare nulla!” mi urlò, mentre già ero dall’altra parte del corridoio.
In camera mia sistemai tutto sul comodino, facendo attenzione a non stropicciare nulla.

Provarli subito o no? Avrei potuto farlo: anche se mi avessero scoperto, avrei avuto una scusa plausibile.
Il pacco già mi spingeva dentro i pantaloni, tanta era l’eccitazione.
Era tardi, ero stanco. Li avrei provati il giorno dopo, da Alex. Ed avrei avuto la soddisfazione di essere davvero me stessa per la prima volta al cospetto di qualcuno. Il cazzo mi s’ingrossò ulteriormente, mentre ormai ero coricato nel letto.
I pensieri mi turbinavano nella mente, l’eccitazione era tanta.
Mi addormentai parecchio più tardi. “Cosa avete trovato?” chiese entusiasta Chiara.

Eravamo di nuovo da Alex. Sia io che Chiara ci eravamo presentati con uno zainetto pieno di vestiti, mentre Alex li aveva raggruppati tutti sulla sedia della scrivania.
“Diamo un’occhiata…” bisbigliò Chiara, andando a frugare nel mucchio di Alex.
C’erano una maglietta nera ricca di paillettes, una minigonna argentata, un paio di autoreggenti e un normale reggiseno nero.
“E le scarpe??” sbottò Chiara, quando si accorse della loro mancanza.
“E dove la trovo una donna che porta il 45?? Mia madre e mia sorella no di certo!”
“Uff, che palle! Andre, non mi dire che neanche tu hai trovato delle scarpe!”
Mi strappò via lo zaino dalla mano senza troppi convenevoli e lo aprì, riversandone il contenuto sul letto di Alex. Ne uscirono tutti gli indumenti che la sera prima avevo scelto con l’aiuto di mia madre. Era palese che avessi molto più buon gusto di Alex per quanto riguardasse il vestirsi da ragazza. Beh, io avevo l’esperienza!
“Grande Andre! Ma poi guarda che roba figa! Hai buon gusto nel vestirti da donna!”
“Finocchio!” tossì Alex, scoppiando a ridere e trascinando con sé anche Chiara.
-Sì, lo sono! E allora?- avrei voluto ammettere, ma rimasi in silenzio, e finsi una mezza risata anch’io.

“Guardate qua!”
Chiara aprì il suo zaino. Ne tirò fuori un paio di pantaloni grigi gessati, una giacca grigia anch’essa, una camicia bianca a maniche lunghe, una cravatta a strisce oblique nere e rosse, un cappello bianco (che troppo dava l’idea del pappone!), un paio di mocassini neri ed un paio di boxer grigio chiaro.
“Hahahaha anche i boxer!” la sfottè Alex.
“Eh certo! Se devo far le cose, le voglio fare per bene!”

Quando Alex la smise di ridere, ci fu un momenti di silenzio. Nessuno sapeva cosa fare in quel momento. Anzi, tutti e tre probabilmente avevamo in testa la stessa idea, ma nessuno di noi sapeva se era il caso…

Fu Chiara a rompere il silenzio. Facile per lei, una ragazza che si traveste da ragazzo è meno imbarazzante del contrario.
“Sa, allora? Ce li proviamo? Carnevale è dopodomani, dobbiamo provarli e vedere cosa manca e cosa non va!”
“Giusto…” accennai a dire io. Non volevo sembrare troppo contento nell’aver udito ciò che aveva appena proposto, volevo dare l’aria di essere semplicemente d’accordo.
“Bene, allora è deciso! Ci vediamo dopo! Io vado a cambiarmi in bagno!”
Prese tutta la sua roba, la rimise nello zaino e se ne andò.
Io e Alex, rimasti da soli in camera, ci guardammo un po’ imbarazzati.
“Boh, se dobbiamo farlo, facciamolo…” ruppe il silenzio lui.
Si tolse la maglietta. Rimasi a fissarlo un attimo. Non aveva un fisico da palestrato, ma non aveva un pelo e un po’ di tartaruga c’era. Quando si tolse i pantaloni ed io non riuscii a staccare lo sguardo dai suoi slip, lui se ne accorse.
“Che cazzo ti guardi?? Vuoi una foto??” mi domandò scazzato.
“No scusa… non stavo guardando te, guardavo il vuoto, pensavo ai cazzi miei…” mentii spudoratamente io.
Mi voltai dall’altra parte, ma nella mia mente oramai c’era l’immagine dei suoi slip pienamente riempiti dal suo probabilmente enorme cazzo. E a continuare a pensarci, sentii il mio spingere contro i jeans per l’eccitazione.
-Merda!- pensai -E ora come mi cambio col cazzo tutto in tiro??-
Mi voltai un attimo di nuovo verso Alex e vidi che anche lui ora mi dava le spalle, mentre indossava la maglietta.
Colsi l’occasione e mi tolsi fugacemente i pantaloni e mi premetti il pacco con una mano, cercando di sedarlo. Era una situazione assai strana ed imbarazzante. Stavo sudando. Girandomi nuovamente verso Alex vidi che si stava infilando la gonna. E io dovevo ancora iniziare.
Col cazzo ancora barzotto, presi le calze e, infilata una mano fino al fondo per non strapparle, infilai prima una gamba e poi l’altra.
Ora che, oltre ad avere fisso nella mente il pensiero dello slip di Alex, mi stavo pure travestendo, il mio uccello prese di nuovo il volo, spingendo più che mai contro le mutande.
Sudando sempre di più per la paura di essere scoperto, presi la gonna e la indossai. Feci un po’ di fatica, tant’era aderente e tanto avevo il cazzo gonfio.
La pelle nera aderente ora metteva ancora più in evidenza la mia erezione, tendendosi tutta.

La porta si aprì. Davanti a me si parò un uomo grosso come un armadio, con il barbone incolto ed una testa piena di capelli ricci, vestito con una tuta da lavoro classica dei meccanici. Il padre di Alex!
“Umm… vi avessi trovato in questa situazione in un altro momento dell’anno, probabilmente mi sarei preoccupato… ma presumo che siate vestiti così per Carnevale, vero?”
“Certo!” risposi subito io, senza far passare neanche un secondo dalla fine della sua domanda.
“Sì, papà, sì… ora puoi lasciarci in pace?” sbottò Alex, infinitamente più calmo di me.
“Eh va bene! Volevo solo dirti che ti ho aggiustato la marmitta della moto… ma non mi sembra argomento consono per una signorina come te! Hahahaha”
“Eh vattene!” gli urlò Alex.
Vidi chiaramente che lo sguardo del padre cadde sulla mia erezione, parecchio visibile sotto la gonna.
Il suo sorrisino mutò in uno sguardo dubbioso. Non disse più nulla e se ne andò, richiudendo la porta alle sue spalle.

“Che palle!” sbuffò Alex, dandomi poi di nuovo le spalle e continuando a vestirsi.
Mi aveva visto! Suo padre mi aveva visto! Una palese erezione! Ed ero chiuso in camera con suo figlio, entrambi mezzi vestiti da donna!
La paura e lo sconvolgimento assopirono la mia eccitazione, ed il mio cazzo torno alle sue dimensioni normali, facendo scomparire il gonfiore della gonna.
Non sapevo cosa pensare né cosa avrebbe pensato il padre di Alex. Mi tolsi la mia maglietta ed indossai il reggiseno, chiudendolo sul davanti e poi girandolo nella giusta posizione. Infine misi la maglietta.
Anche Alex oramai aveva indossato tutto ciò che aveva.
Chiara rientrò nella stanza.
La fissai un attimo e rimasi piacevolmente colpito. Se non fosse stato per il suo femmineo viso angelico, gli abiti che aveva scelto l’avrebbero facilmente fatta scambiare per un vero ragazzo. L’idea del cappello poi, sotto il quale poteva nascondere i suoi lunghi capelli, era geniale!
“Che belle gnocche!” ci fece, prima che noi potessimo complimentarci con lei.
“L’ho sempre detto io che sei un cazzo di maschiaccio!” la sfottè Alex.
“Ma guardatevi! Sembrate davvero due porcelline!”
Ci mise uno di fianco all’altro e ci esaminò dalla testa ai piedi.
“Andre! Mettiti le scarpe!” mi rimproverò, quando si accorse della mia dimenticanza.
Non me lo feci ripetere due volte. Oramai ero confuso tra l’eccitazione dell’essere travestito, dalla felicità del poterlo fare alla luce del sole e dai pensieri cupi di cosa avrebbe pensato il padre di Alex della mia erezione. E, facendomi trasportare dai pensieri, non ci pensai neanche troppo al mettermi le scarpe e a tornare tacchettando come una vera ragazza vicino ad Alex. Avevo fatto molto esercizio prima di allora e mi venne naturale.
“Cioè, saranno almeno tacco 12 e tu ci cammini sopra così facilmente??”
Il commento di Chiara mi fece ritornare al presente. Arrossii visibilmente!
“Boh… cioè, non lo faccio apposta… sembra tanto normale…” cercai di difendermi io.
“Che invidia!” concluse Chiara. Fortunatamente non domandò oltre e fui salvo.

Ci sedemmo tutti e tre sul letto di Alex.
“Avete bisogno di due parrucche!” iniziò subito Chiara.
“E tu hai bisogno di un paio di scarpe! Non puoi di certo andare in giro vestita così con un paio di scarpe da ginnastica!” continuò, rivolta ad Alex.
“E se non ti tagli i peli delle gambe, quelle autoreggenti non staranno mai su! Senza contare che fai proprio schifo!” concluse, sempre rivolta verso Alex.
“E poi quanto ci mettono a ricrescere? Va bene a Carnevale, ma non voglio fare la figura del finocchio per il resto dell’anno!”
“Oh, non rompere! Guarda Andre! Lui se le è depilate senza che io gli dicessi niente e senza troppe storie!”
Non era andata proprio così… io mi depilavo da sempre! Non potevo sopportare i peli sulle gambe e di certo non avrebbero fatto una bella figura su di me quando periodicamente mi travestivo!

Restammo ancora un po’ lì a parlare di dettagli minori e di cosa avremmo fatto durante la sfilata dei carri.
Ci accordammo che Chiara ci avrebbe procurato due parrucche da una sua amica che si dilettava col teatro, che Alex avrebbe comprato gli alcoolici ed io gli snacks.
Ci saremmo ritrovati due giorni dopo a casa di Chiara. Lì ci avrebbe truccati. Alex a quanto pare non aveva considerato il truccarsi. Io non vedevo l’ora che Chiara lo proponesse! Carnevale! Il giorno più divertente dell’anno! Il giorno in cui ognuno può essere chi vuole senza che nessuno giudichi! Ed era giunto il momento che anch’io potessi essere chi volevo!

Eravamo a casa di Chiara. Avevamo già aperto una bottiglia di superalcoolico mentre Chiara si divertiva a truccarci. Andre era già stato truccato e ora c’ero io davanti allo specchio.
“Vediamo un po’…” bisbigliava Chiara, mentre osservava prima il mio viso, poi i trucchi e poi di nuovo me.
Iniziò velandomi le unghie con uno smalto nero intenso. Faceva una bella impressione sulle mie unghie lasciate crescere da qualche settimana.
Mentre lo smalto asciugava, continuò coprendomi dolcemente il viso con un fondotinta chiaro. Subito dopo passò della terra sugli zigomi e sui bordi del naso, per addolcire le mie mascoline fattezze.
“Hai davvero un viso femmineo… saresti davvero carina come ragazza… mica come Alex!”
Alex sbuffò e si mise a messaggiare col cellulare. Effettivamente aveva un effetto molto buffo col trucco addosso, non sembrava affatto una ragazza, ma non aveva voglia di darla vinta a Chiara.
Io, da parte mia, arrossii e sentii qualcosa tra le gambe iniziare ad irrigidirsi ai complimenti appena ricevuti… ma il fondotinta ed una repentina pressione sul pacco non fecero trasparire il mio eccitamento.

Chiara mi passò una matita nera prima sui bordi delle palpebre e poi all’interno dell’occhio nella parte inferiore. Con una piccola pinzetta mi strappò qualche pelo dalle sopracciglia (non ce n’era tutto questo bisogno, ci pensavo da solo periodicamente) e me le ripassò con una matita rossa; mi era toccata una parrucca rossa, liscia con un lieve arricciamento sulle punte.. fantastica!
Mi coprì lo spazio tra l’occhio e le sopracciglia con un ombretto rosso chiaro e poi passò sulle palpebre un ulteriore strato di ombretto nero scuro.
Mi passò il mascara sulle ciglia superiori e su quelle inferiori l’occhio.
Mi velò le labbra con un rossetto bordeaux e le impreziosì con un lucidalabbra trasparente.
Infine aggiustò un’ultima volta la terra nei posti giusti.
Presi la parrucca, sistemai bene i capelli perché non uscissero e la indossai. Passai più volte la spazzola per far risaltare sia la sua parte liscia, sia il ricciolo finale.

“Sei fantastica! Sono proprio brava!”
Anche Andrea alzò lo sguardo verso di me.
“Minchia Alex! Se non sapessi che sei un maschio ti scoperei!”
-Magari!- pensai io, ma la prendemmo sul ridere, Chiara bevve un goccio e passò la bottiglia ad Andre.
“Bene, ora è giunto il momento di vestirsi! Io vado in camera dei miei, voi bellezze cambiatevi pure qui!”

Dopo che Chiara si fu congedata, io iniziai subito a spogliarmi, facendo attenzione a non sbavare il trucco sui vestiti, mentre Andrea ancora messaggiava.
“Ah, ma allora sei un maschio!” mi sfotté lui, quando rimasi a petto nudo. Anche lui posò il cellulare e iniziò a spogliarsi. Ci togliemmo i pantaloni praticamente nello stesso momento.
“Che sei, finocchio? Ti eccita vedermi mezzo nudo?”
Alex si era accorto del rigonfiamento nelle mie mutande! Come nasconderlo ora che avevo solo quelle indosso? Il mio sguardo cercò di non incontrare il suo e istintivamente si posò sul suo pacco. Sorpresa! Anche il suo era bello gonfio!
“Beh, hai poco da rimproverarmi! Anche il tuo è bello in tiro!” ribattei prontamente io.
“Sì… ecco… è l’alcool… se poi ci metti che stavo messaggiando con una… e poi fanculo, sembri davvero una ragazza figa con tutto quel trucco in faccia! Che ci posso fare?”
-Gli salto addosso!- pensai io -Ha ammesso che gli piaccio!-
Ma Alex si girò dall’altra parte ed iniziò a vestirsi. Lo presi come un “Non ci pensare neanche!” e, un po’ mogio, iniziai anch’io ad indossare i miei splendidi abiti! Calze, minigonna, reggiseno, top e stivali! Il paradiso! Mi misi davanti allo specchio e mi sistemai bene il reggiseno e la parrucca.
Vidi che alle mie spalle anche Alex aveva finito. Come stabilito, si era tagliato i peli delle gambe, ed infatti ora le autoreggenti stavano su; non eravamo però riusciti a trovargli un paio di scarpe da donna che gli andassero, così ci eravamo arresi al fatto che avrebbe “sfilato” con le scarpe da ginnastica.
“Sei carina!” sorrisi io. Non era vero, era davvero buffo e troppo maschile. Ma dovevo dir qualcosa per interrompere quell’imbarazzante silenzio.
“Anche tu…” sussurrò lui. Si mise di fianco a me e si sistemò la sua parrucca a caschetto nera.

Restammo ancora un po’ da soli nell’imbarazzo, finché entrò Chiara tutta spavalda!
“Puttanelle, in fila!” ci urlò contro! Noi, per stare al gioco, obbedimmo.
Il nostro pappone prese la bottiglia di superalcoolico e ne bevve un goccio. Passò dietro di noi per esaminarci e, marcato il suo disappunto per il fatto che Alex non aveva scarpe decenti, mi diede una sculacciata provocatoria sul sedere.
“Bene, siamo pronti! Che ne dite se andiamo?”

Mettemmo le bottiglie e gli snacks in uno zainetto, che prese Chiara, in quanto uomo della situazione.
Ero eccitatissimo! Stavo per uscire di casa e per circondarmi di gente mentre io ero vestito il più femminilmente possibile! Un sogno che si faceva realtà! Era giunta l’ora! Il più bel Carnevale della mia vita!

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