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A casa di Michela

By 2 Marzo 2011Febbraio 9th, 2020No Comments

A CASA DI MICHELA

Erano circa le otto e venti del mattino, quando mi squilla il cellulare, era Michela, con voce sonnacchiosa, mi chiedeva se potevo recarmi a casa sua, si sentiva sola e un po febbricitante, cercava la mia compagnia. Le promisi che sarei andata, dopo aver fatto le mie cose in casa. Alle undici bussai alla sua porta, mi aprì in camicia da notte, ancora con la testa tra le nuvole, mi salutò baciandomi sulla guancia e mi ringraziò di essere lì, poi stancamente si diresse nella camera da letto e si mise sotto le lenzuola. La segui e mi sedetti sul letto accanto a lei. Dicono che le donne al mattino senza trucco sono orribili, impresentabili, ma Michela era una eccezione, la carne del viso fresca, gli occhi vivi e brillanti, nessun segno che potesse renderla meno bella e sensuale dell’essersi truccata e preparata. Mi disse che forse aveva la febbre, si sentiva tutta accaldata e mi chiese con fare innocente quando sensuale se l’aiutavo a misurare la temperatura. Ero lì per lei, quindi disponibile, presi il termometro dal comodino e glielo diedi, lei non allungò la mano, anzi mi guardò lasciva, dicendomi di metterglielo io. Convinta come tutte, le alzai il braccio, mi bloccò e maliziosamente con il dito mi indicò il sedere. Rivolgendosi a me, sai Norma io da quando ero piccola la temperatura l’ho sempre presa dal culetto, hooo…., hoo, esclamai…! Vabbè, fai i capricci, non fa niente, ti voglio bene e poi sei una donna come me. Distesa su di un fianco, io dietro di lei, le alzai la camicia, non aveva mutandine sotto, con due dita le divaricai le chiappe e le introdussi il termometro nel culetto, lasciandone un po fuori. Non potei, non notare il culo sodo e liscio come quello di una bambina, nessun segno delle vergate che le avevano lasciato vistosi segni, le tenni una mano sulla natica, continuando a parlare. Michela sembrava una madonnina, bella, sensuale, calda e appetitosa, morbida nei punti giusti, cioè il florido seno, pieno come se fosse incinta, e l’interno cosce che intravedevo, belle socchiuse e invitanti. Soda la dove ci vuole, il sedere, l’addome, il collo e lo splendido viso da bambina birichina, insomma era un bocconcino, molto prelibato. Le tolsi il termometro, neanche una linea di febbre, al che le dissi provocatoria: bella…, alzati che stai fin troppo bene. Haai…, stò così bene a letto, poi con te vicina mi sento tranquilla e coccolata. Guardandola, estasiata, peccaminosi pensieri passavano nella mente, lei s’accorse e chiese: a che stai pensando? Lo vuoi sapere? Certo…! Se io fossi un uomo, ti salterei addosso e ti scoperei dappertutto..! Ohh.., bello, è un complimento! Allora…, ehhmm.., perchè non ti spogli e ti metti quì vicino a me sotto le lenzuola? Mi tolsi gli abiti e il collant, in reggiseno e mutandina mi ficcai infreddolita, sotto le lenzuola accanto a lei, subito l’abbracciai, il colpo caldo di Michela mi trasmetteva calore e emozioni. Rimanemmo un po così avvinghiate, poi ci guardammo in faccia e ci venne spontaneo baciarci, labbra contro labbra, tocchi di lingua, e un vero bacio appassionato con le lingue che si attorcigliavano nelle rispettive bocche. Un bacio interminabile, carico di lussuria e di amore lesbico, lei mi slacciò il reggiseno buttandolo a terra, ora i nostri seni si schiacciavano l’uno contro l’altro, i capezzoli si strofinavano tra loro, le mie mani dietro la sua nuca, per tenerla stretta a me, mentre le sue sulle mie guance, trasmettendomi sensazioni, piacevoli mai provate prima. Prendemmo fiato, cambiammo posizione, io sotto, lei sopra, mi tempestava di furtivi e graziosi bacetti a punta di lingua, sul collo, dietro l’orecchio e più giù sul seno. Mi strinse in mano il capezzolo indurito, lo baciò con passione, non sazia lo prese tra i denti, e guardandomi negli occhi, me lo mordicchiò teneramente, senza farmi male, io stravolta e incapace di prendere iniziativa, mi facevo fare, beandomi di tutte quelle belle cose che mi faceva. Ci togliemmo il lenzuolo da dosso, eravamo caldissime ed eccitatissime, sempre coprendomi di baci, mi stuzzicò l’ombelico con la punta della lingua, poi, più giù, afferrò lo slip e me lo tolse, prima di tuffarsi sulla mia passerina pelosa, lo annusò e lo gettò via. Michela tra le mie cosce, mi baciava l’interno, raspando coi denti sulla tenera carne, non disdegnò l’inguine, rasato e privo di peli, infine mi toccò la fica passandomi un dito per tutta la lunghezza della fessura. Mi aprì le labbra delicatamente, colpendomi con la lingua il clitoride, fiero guardiano della mia passerina, lo prese tra le labbra e me lo succhiò come se fosse un cazzo, il piacere era grande, mi dimenavo con il bacino, non per sottrarmi, ma in preda a convulsioni istintive dei muscoli, in risposta a cotanta passione. Mi esplorò la vagina in profondità, raccogliendo con la lingua i ricchi e fecondi umori che venivano distillati in continuazione dal mio organo sessuale. Due, tre dita nella fessura, che roteavano, dilatandomela piacevolmente, i continui colpetti di lingua sul grilletto guardiano, mi portarono presto in paradiso…, la mia fica sembrava una “bagnarola” sforacchiata che perdeva acqua…, umori da tutte le parti. Michela, con i suoi risucchi mi asciugava di continuo, finchè sazia, si portò di nuovo sù, donandomi un bacio in bocca e trasmettendomi i resti dei miei orgasmi, aspri e fruttuosi. Ora toccava a me, la ricoprii di baci e carezze dappertutto, come lei aveva fatto a me, ma era il suo seno che mi allietava, le sue mammelle di una morbidezza straordinaria, sormontate da un’aureola abbastanza vasta, con quei capezzoli appena pronunciati, un seno materno, invitante e prorompente, mi ci persi in quel ben di Dio. La sua passerina, adornata da una fitta e curata peluria, biondiccia, che si staccava di netto dalla carne inguinale, i peli le crescevano solo sul pube, fortunata lei, una fica bella da vedere e molto saporita al gusto. China tra le sue morbide cosce, baciandogliela e succhiandogliela, con il culo aperto in direzione della porta, m’accorsi che Michela guardava l’ingresso, girai il capo e vidi suo marito, Ivano. Lo conoscevo bene, era anche amico di mio marito, di istinto cercai di coprirmi le nudità, con il lenzuolo, quella posizione oscena e discinta mi aveva esposta, come mai, alla vista di una persona amica, che stimavo molto. Mi vergognai tanto da arrossire e da ammutolire, la moglie, non spaventata, calma e tranquilla chiese: cosa c’è? Ivano, imbarazzato disse: ho portato qualcosa da mangiare, infatti teneva tra le mani un vassoio, con brioche alla crema e succhi di frutta, che lentamente ripose sul bordo del letto. Mi coprii tutta con il lenzuolo, tranne gli occhi, Michela, dolce e suadente disse: grazie amore mio del pensiero, però potevi bussare.., la nostra amica Norma è imbarazzatissima…, l’hai vista nuda, senza sapere se lei lo desiderava…! Ivano, la porta era socchiusa e non ho saputo resistere, vedere mia moglie che scopa con la sua migliore amica. Mi venne un sorriso, spontaneo, ma comunque ero in soggezione di fronte ad Ivano, Michela, sornione a suo marito, se aspettavi ancora un po, finivamo di scopare…, così ci hai interrotte, e.., adesso…! Be.., rispose Ivano: se non gradite la mia presenza, me ne torno in cucina..! Michela, ecco, vai lì…, magari dopo ti chiamiamo noi…, va bene? Il povero maritino sommesso se ne tornò in cucina, mentre Michela mi si buttò sopra baciandomi di nuovo, ma s’accorse che m’ero intiepidita. Una spiegazione ci voleva, mi disse di non preoccuparmi di suo marito, che è a conoscenza di tutte le cose che faccio, è entrato perchè voleva vederti nuda, me lo ha sempre detto che gli piaci, e poi sperava di unirsi a noi..! Ma, io…, così all’improvviso, mi sono bloccata…., potevi avvisarmi, avrei avuto un’altro approccio, invece subito mi ha visto il buco del culo e la fica…, peraltro ancora gocciolante…! Vedi Norma, mio marito è particolare, ha l’eiaculazione precoce, e la fretta di…, vedere.., concludere, io gli faccio tanti preliminari per tenerglielo duro il più possibile senza toccargli il cazzo, altrimenti mi sborra in mano. Fai finta che non c’è e continuiamo le nostre cose, sai volevo mostrarti la mia collezione…, se quel coglione non ci avesse interrotte, collezione di cosa.., chiesi! lei: apri il cassetto del comodino, vicino a te, cosa che feci, presi una scatola di cartone, dipinta a fiori, e la aprii stando sedute entrambe sul letto. Una cintura di cuoio con degli attacchi avanti e dietro, tre falli di silicone, molto verosimili, di cui uno nero, di diverse grandezze, in fine uno fallo molto grosso con una serie di aculei, sempre di silicone, attorno. Michela, dolce e imbronciata, disse: sai mi sarebbe piaciuto, essere presa da te…, con uno di questi magnifici falli, non seppi cosa dirle, intanto lei mi accarezzava cercando di sciogliermi e sbloccarmi. Prese la cintura, me la porse dicendomi di indossarla, sempre con dolcezza, la presi, la guardai, e tentai di metterla, lei mi aiutò, allacciandomela alla vita, prima di passare la bretella tra le natiche, avvitò all’interno del perizoma di cuoio nero, un dildo di medie dimensioni, che mi sarebbe entrato nella vagina. Posizionatomi il perizoma, con le bretelle venne collegato stretto alla cintura, passando teso tra le mie chiappe, poi Michela prese il cazzo più grosso quello con gli aculei, e lo attaccò sul lato davanti del perizoma, scesi dal letto, in piedi, con quel cazzone da stallone, svettante con un’altro più piccolo dentro la fica, che mi stimolava ed eccitava. Mi guardai allo specchio, mi piacqui, ero pronta, dissi a Michela adesso guai a te…, ti farò vedere le stelle, lei compiaciuta si mise subito alla pecorina con le mani poggiate sul letto. Il culetto invitante, quella fessurina all’apparenza stretta stretta, mi avvicinai e glielo posizionai sulla passera, guidandolo con la mano dentro la vagina, la parte liscia, subito le entrò, quella “pungolata” faceva fatica, per cui spinsi con più decisione facendole male, ma ficcandoglielo a metà dentro. Michela, trafitta urlò dal dolore , ma se lo teneva dentro sculettando amabilmente, io, entrata nella parte del maschiaccio, la percuotevo le natiche con le mani e introducendolo dentro tutto, lo tiravo fuori e glielo rimettevo facendole, credo, davvero male, ignorando le grida strazianti che emetteva. Sotto i micidiali colpi, Michela si stese sul letto, io, implacabile le stavo sopra, massacrandola con quel coso, lei unì le cosce, facendo attrito e soffrendo di più, ma l’aveva ben digerito, le entrava e usciva facilmente. Le sussurrai, tenendole la bocca sul collo adesso ti rompo il culetto…, ti farò soffrire tanto…, brutta troia, lei no.., il culo nooo…, mi fà troppo male..! Ormai avevo capito la natura masochista della mia amica, e le sue lamentele, andavano prese come inviti, lo estrassi dalla fica, e glielo puntai sul buco del culo, lei lamentandosi e implorandomi di fermarmi, si allargò le natiche per meglio farsi inculare. Guardando i pasticcini ancora sul letto, mi venne l’idea di prenderne uno alla crema e di spalmarglielo sul buchetto, poi decisa ed eccitata glielo spinsi dentro con fermezza. Quando Michela se lo sentì dentro, haaiii…., fermati mi stai spaccando il culo…! Tentò di liberarsi, ma io non capii, e continuai a sodomizzarla animalescamente, mi fermai quando me la vidi accasciarsi senza forza sul letto, subito glielo tolsi, e la baciai sul viso rincuorandola. Michela sofferente mi disse: Norma mi hai fatto molto male, devi imparare a calibrare meglio, fermarti e darmi il tempo di prendere fiato…, e adattarmi alla penetrazione, poi toccandosi col dito il buchetto, haaiii…, me lo hai lacerato.., mi brucia da morire, e vedendomi preoccupata, mi rincuorò.., non fa niente, poi mi passa.! Ivano entrò nella stanza preoccupato, sua moglie stesa sul letto che si massaggiava il culetto, io vicino a lei sostenendola con affetto, attimi di silenzio, infine esclamai all’uomo: ho rotto il culo a tua moglie.! Lui non si scompose, Michela, finalmente sorrise dicendo è il suo preferito! Preferito…., domandai, aggiunsi, che cosa..? Bee, lui lo ama, incredula, ripetei cooosa? Ivano ama farsi inculare proprio con questo quì…, indicando il fallo che avevo addosso. Capii, stavolta indirizzai un sorriso malizioso al marito della mia amica, dissi a lui: lo vuoi provare? Certo che lo vuole rispose la moglie.! Michela, molto sbrigativa, al marito, avanti sù, togliti la mutanda e mettiti in posizione. Ivano ubbidì, come la moglie, poco prima si mise alla pecorina, costei gli allargò le chiappe e gli sputò sul buco del culo, io pronta glielo ficcai in culo, fino alla fine, la moglie strinse la chiappe attorno al fallo, ed io nel tirarlo fuori gli sfregai la carne, del buchetto come una raspa, poi di nuovo dentro, lui, silenzioso e senza emettere un gemito, se lo prendeva e se lo godeva, poteva farlo perchè il suo culo più elastico e capiente. Michela prese in mano il cazzo del marito, e gli tirò una sega, si fece sborrare nella mano, me la portò al viso, io lo annusai e lo rifiutai in bocca, lei lo prese e lo spalmò sulle natiche pelose del marito. Mi slacciai la cintura, liberandomene, lasciando il tutto ancora nel culo di Ivano, poi toccandomi la fica dissi: a me chi mi scopa adesso? Michela si prese cura di me, sollazzandomi con un altro capace fallo nella fica, mentre mi carezzava e mi copriva di baci. Sessantanove, ovvero io sopra a leccarle la passerina, lei sotto che mi leccava e scopava con il cazzo di plastica, Ivano, vicino a noi, mi mise una mano sul sedere e mi palpava, mi infilò un dito nel buco del culo, l’unico rimasto libero. Sorpresa, l’uomo si alzò, e pur tenendo ancora nel culo, il membro con gli aculei, mi montò sopra e mi inculò con mio sommo piacere. Tenevo un cazzo finto nella vagina e uno vero nel culo…, cosa vuoi di più…! Mi fecero sbrodolare come una vacca, infine volli avere in bocca la seconda sborrata di Ivano, che diligentemente si prestò, inondandomi la bocca, Michela subito mi baciò e si prese lo sperma del marito, dal mio palato, le ultime leccate alla passerina fradicia di umori, me le fece Ivano, che me la pulì ben bene. Mentre noi donne a letto, per riposare l’uomo in cucina ci preparò un bel pranzetto, annaffiato con dell’ottimo vino, che consumammo avide. Nel pomeriggio mi accompagnarono a casa, e in macchina non mancai di dire che mai avevo sognato di rompere il culetto a marito e moglie, la madonnina e il dirigente d’azienda. fiordinorma@virgilio.it

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