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ADORABILI CREATURE 3: Gemma e l’amica Lucy

By 15 Novembre 2011Febbraio 9th, 2020No Comments

L’AMICA LUCY

Mi alzai, la signora Bolis aveva aperto la porta d’ingresso. Udii una voce femminile, socchiusi la porta della camera per meglio sentire No, non era Olga.
– Oh Lucy, non hai sentito il messaggio alla segreteria telefonica? Dicevo che non potevo accompagnarti. . . ma entra, stavo facendo il bagno. –
La porta d’ingresso si richiuse poi udii i passi nella sala e la voce di quella che doveva essere Lucy si alzò ironica, pungente.
– Non sapevo avessi visite. . . me ne vado subito! –
– No. . . rimani, prendi almeno un caff&egrave, avevo finito sai? Vado a vestirmi! –
Riapparve in camera da letto sconvolta e pallida come un lenzuolo.
– Nico ha visto i tuoi vestiti! Sa che sono con un uomo. . . é così pettegola! Lo sapranno tutte le mie amiche e presto o tardi anche mio marito. Cosa devo fare? –
Si aggirava di qua e di là senza meta, decisi di aiutarla, di toglierla dai pasticci nei quali l’avevo cacciata. Aprii l’armadio dove sapevo essere i vestiti del signor Bolis, presi una vestaglia che l’indossai.
– Ormai la tua amica sa tutto, non possiamo lasciarla andar via, voglio parlarle, intanto tu vestiti! – ordinai avviandomi mentre la signora diceva disperata:
– Nico. . . cosa vuoi fare. . . non farti vedere! –

Non l’ascoltai e entrai in sala. Una donna alta, bruna, vestita con eleganza era in piedi e girava lo sguardo inorridito dal divano alle poltrone dove erano sparsi i miei vestiti. Appena mi vide, arrossì, mi avvicinai sorridente.
– Lei é Lucy vero? Gemma mi ha parlato molto di lei, la colpa é mia se non é venuta al vostro appuntamento. Stavo facendo il bagno anch’io. –
– Vedo. . . –
Il suo sguardo era gelido mentre mi squadrava dalla testa ai piedi, aggiunse:
– Lei fa sempre il bagno con i calzini? –
Il suo sguardo ironico mi fece irritò alquanto, decisi di essere brusco.
– Il bagno no ma. . . a volte li tengo quando sono a letto con una donna. Sì, abbiamo appena fatto all’amore e ci accingevamo a fare il bagno. . . insieme! –
In quel momento entrò la signora Bolis sempre pallida, vestita come se dovesse uscire. Seguì un momento di grande imbarazzo la signora Lucy sbottò:
– Complimenti Gemma, ti sei scelta un bel giovanotto! Non ti credevo capace! –
– Signora. . . lei non ha mai un momento di debolezza? – chiesi.
– No, mai! Sopratutto tu Gemma, hai tutto, avevi proprio bisogno. . . -.

Non mi guardava neppure, come se non esistessi. La mia amante che era rimasta ammutolita finalmente intervenne:
– Si Lucy, ne avevo un bisogno terribile. . . Parli bene tu, tuo marito non sta via dei mesi come il mio e quando hai bisogno. . . –
Forse le parole dell’amica avevano aperto un varco nella corazza di rispettabilità dell’austera signora, la vedemmo arrossire poi disse confusa:
– Magari fosse così, é sempre fuori. . . oggi é andato a pescare. . . Ma questo non vuol dire che io debba approfittarne per. . . –
Si era ripresa ma ormai si era fatta un’idea nella mia mente, trovai una scusa per trarre in disparte la signora Bolis, la trascinai nuovamente in camera da letto.
– Gemma, devi lasciarmi sola con la tua amica. Forse c’é una via d’uscita, ma devi andartene per… diciamo mezz’ora! C’é un telefono di là? Aspetta!
Con il cellulare feci il numero di un mio amico che per fortuna era in casa. Gli dissi di chiamare da lì a cinque minuti e di riattaccare appena sentiva sollevare il ricevitore, gli diedi il numero di casa Bolis e riattaccai poi mi rivolsi alla donna che non capiva.

– Appena squilla il telefono, rispondi. Non sentirai nessuno ma tu parla e fai in modo di uscire, trova una scusa, un incidente, una tua parente ammalata, fai tu, hai capito? Ora andiamo di là, prepara il caff&egrave, il t&egrave, quello che vuoi ma non lasciarla andare via! –
– Oh Nico. . . cosa hai in mente? – i suoi occhi erano imploranti.
– Voglio. . . rimanere solo con la tua amica e vedere se mi riesce di. . . portarla a letto, &egrave l’unico modo che abbiamo perché non dica nulla! Ti dispiace? –
– Spiacermi? Magari riuscissi . . . così non potrà più. . . –
Sorrise speranzosa, aveva capito! In sala Lucy aveva ripreso la borsetta che aveva posato entrando e appena ci vide accennò ad avviarsi.
– Vado, ciao cara, arrivederla giovanotto! – la signora Bolis le si parò innanzi.
– Aspetta Lucy, non voglio che sapere che ho un’amante guasti la nostra amicizia! Esco con te, guarda, sono pronta. . .ma prima prendiamo il caff&egrave, vuoi?-

Con un sospiro di sollievo vidi che la signora posava nuovamente la borsetta. Tolsi dalle poltrone e dal divano i miei indumenti sparsi alla rinfusa mentre la mia amante si affannava in cucina con la macchinetta espresso. La signora mi guardava severa, feci finta di non notare il suo sguardo.
– Non mi sono presentato, mi chiamo Andreis, Nicola Andreis. –
Arrossì ma poi strinse la mia mano accennando ad un sorriso a metà.
– Landi, piacere. . . –
– Il piacere é mio signora. Lucy sta per Lucilla? – chiesi.
– No, il mio nome é Lucienne, sono francese. Sono venuta in Italia da ragazza, in vacanza ho incontrato qui mio marito e. . . sono rimasta. –
Ora mi spiegavo la cadenza singolare che conferiva a tutto quello che diceva un che di esotico, di affascinante. Entrò la signora Bolis, in quel mentre squillò il telefono, sollevò il ricevitore. . . E qui, non potei fare a meno di ammirare il modo in cui si comportò:

– Mamma? Cosa. . . sei rimasta chiusa fuori? Certo che ho le tue chiavi, lo sai, te le porto? Ma sei dall’altra parte della città. . . certo che te le porto ma ci vorrà una mezz’ora, si, contaci. . .sotto casa, certo, ciao. – riattaccò poi si rivolse all’amica.
– Era la mamma, ha chiuso la porta dimenticando le chiavi sul tavolo, devo andare! No, tu rimani, il caff&egrave sta per bollire, fra un’oretta sarò di ritorno. Nico ti farà compagnia. Forse dopo che l’avrai conosciuto sarai meno severa con me. –
La signora Landi voleva andare con lei, ma Gemma la convinse a rimanere. Accompagnandola alla porta sussurrai al suo orecchio:
– Dammi mezz’ora, trentacinque minuti, poi ritorna! –
Accennò di sì col capo e uscì. La signora Landi imbarazzatissima si era seduta, mi sedetti di fronte a lei senza parlare. Il suo vestito attillato ma severo doveva nascondere un corpo veramente notevole, sedeva composta ma anche così, quello che potevo vedere delle gambe coperte da calze color carne era bellissimo, le caviglie fini, le cosce modellate dalla gonna stretta erano lunghe. . .

Era più sottile della signora Bolis ma non era magra, il seno che gonfiava il davanti della sua giacchina non aveva le dimensioni di quello della mia amante e neanche di quello della figlia ma si indovinava sodo, dal modo che aveva di tendere la stoffa. Il viso era bello, reso ancora più giovanile dai capelli nerissimi rialzati sul capo, il collo era lungo, liscio, gli occhi di un azzurro chiaro mettevano a disagio.
Vedendosi osservata la signora arrossì nuovamente, infine ruppe il silenzio.
– A cosa pensa giovanotto? – chiese.
Stranamente aveva posto la stessa domanda della signora Bolis quando tutto era cominciato, considerai la cosa di buon auspicio e decisi di giocare subito le mie carte.
– Non se la prenda signora. . . pensavo a suo marito. –
– A mio marito? Perché? –
Gli occhi azzurri si erano piantati nei miei, sostenni il suo sguardo.
– Si, a suo marito! Se avessi una moglie come lei non andrei certo a pescare! ‘

Sorrise imbarazzata. Ero stato sincero, continuai con la stessa sincerità:
– Approfitterei di aver tutta la giornata libera per trascorrerla con mia moglie, anzi non uscirei nemmeno. . . l’amerei in continuazione, capisce cosa intendo? –
Ora sì che era rossa, il che la rendeva straordinariamente desiderabile. Chinò il capo e parlò adagio:
– In principio era proprio così ma poi. . . da qualche anno non mi guarda nemmeno e se mi guarda é come se fossi un soprammobile. –
L’aroma del caff&egrave giunse fino a noi, feci per alzarmi ma lei me lo impedì con un gesto, andò in cucina, udii le tazze tintinnare, ritornò portando un vassoio con la caffettiera, due tazzine, la zuccheriera. . . Versò il caff&egrave senza parlare, mi interrogò con lo sguardo, feci segno che volevo solo un cucchiaino di zucchero, me lo mise sorridendo per la prima volta. Sfiorai la sua mano nel prendere la mia tazzina, mi sembrò di sentirla tremare; girando il suo caff&egrave proseguì assorta come se parlasse a se stessa:

– A volte passano delle settimane senza che mi tocchi, eppure potremmo . . . E le assicuro che faccio di tutto! –
I suoi occhi si erano inumiditi, bevve in fretta il suo caff&egrave e corse in cucina. Finii rapidamente il mio e la raggiunsi portando il vassoio. Mi girava le spalle e china sul lavabo singhiozzava silenziosamente. Nel vedere le sue spalle scosse dal pianto, mi fece pena ma stranamente il sentirla così vulnerabile provocò in me un’erezione incontenibile.
Adagiai il vassoio nel lavabo e posai le mani sull’alto delle sue braccia, lei sollevò il capo ma non protestò. Capelli finissimi e ribelli rendevano il suo collo adorabile, parlai con le labbra solleticate dal morbido ciuffetto:
– Signora, non faccia così. . . – lasciò che le mie mani la stringessero lievemente.
– Sai, ho invidiato Gemma appena ho visto che aveva avuto il coraggio di prendersi un uomo e giovane anche. Io non ci riescirei. ‘

Era passata al ‘tu’ e questo mi fece osare. Trasalì al contatto delle mie labbra sulla sua nuca ma anche questa volta non protestò, rialzò la testa poggiandola sulla mia spalla, aveva l’orecchio piccolo, vi deposi un piccolo bacio, lei trasalì.
– Perché non provi? – chiesi scendendo lungo il suo collo con baci leggeri.
– Cosa dici. . . – poiché non accennava ancora a ribellarsi, lanciai la mia proposta:
– Sì, con me. . . sei così bella! Ti ho subito desiderata . . . –
La desideravo davvero! Il membro ormai duro sfiorava il suo corpo, lo premetti contro il suo sedere, udii il suo sospiro.
– Nico. . . oh sei un diavolo! – mi sembro che protendesse il deretano.
– Il diavolo lo sento fra le gambe. . . fra le tue invece c’é il mio paradiso! –
Ora respirava forte, le mie mani si mossero da sole cercando i seni che il suo affanno sollevava e abbassava.
– Mi sciupi il vestito! – protestò ma muoveva adagio il sedere per sentire la durezza del mio membro.

– Toglilo! – dissi, lei si girò, il suo viso alterato mi fece capire che era mia.
– No. . . sei di Gemma. . . – la sua voce era quasi disperata.
– Non sono di nessuno. Se vuoi ora sarò tuo! –
– No. . . non posso. . . non voglio! –
– Sì che vuoi! –
Vedendomi avvicinare il viso, chiuse gli occhi. Le sue labbra si schiusero subito sotto le mie e appena sentì la lingua insinuarsi fra i suoi denti si abbandonò contro di me. La strinsi e mentre esploravo la sua bocca le mie mani scivolarono lungo la sua schiena, seguirono l’avvallamento delle reni, risalirono il provocante declivio del sedere compatto, sodo, scesero lungo le natiche, si serrarono all’inizio delle cosce per premerla contro il mio membro, lei divaricò istintivamente le gambe per quanto le consentiva la gonna per sentirne il turgore contro la sua intimità. . .

Fu un bacio travolgente, la sua bocca si animò, la sua lingua respinse la mia, entrò nella mia bocca, si lasciò catturare, suggere. . . Ho sempre pensato che il bacio sia la cosa più eccitante che un uomo e una donna possano scambiarsi, più del coito, più del bacio che gli amanti si scambiano sui loro sessi perché la bocca é la sede dei desideri, dei sapori, delle sensazioni, é l’ideale preliminare per i giochi sessuali più audaci. . . Da come la signora Landi e io ci baciavamo, sapevamo entrambi che eravamo solo all’inizio.
Sospirava aderendo a me con tutto il corpo, premendo i seni contro il mio petto, il ventre che muoveva languidamente contro un pene più rigido che mai mentre a bocca aperta si lasciava lambire le labbra, le gengive, i denti, leccandomi lei stessa, cercando la mia lingua con la sua per accarezzarla, attirarla, succhiarla. . .

Quando ci staccammo, guardò le mie mani che sbottonavano la sua giacchina, la toglievano. Poi fu la volta della camicetta, se la lasciò sfilare rimanendo immobile, le braccia abbandonate lungo i fianchi, inerte. L’espressione del volto accaldato era di stupore come se non riuscisse a capacitarsi che proprio lei si lasciasse spogliare dal ragazzo che aveva saputo infrangere il muro di castità che la sua ragione le aveva fatto innalzare.
Solo i suoi occhi non si staccavano dal mio viso leggendovi il turbamento che provavo come se lei fosse la mia prima donna in assolutto. Non fece nulla lasciando scivolare la camicetta lungo le sue braccia, la sua schiena; il reggiseno era bianco, ben riempito da un petto che il suo sollevarsi ed abbassarsi diceva dell’emozione che la signora provava.

Cercai il gancetto della gonna, lo sisfeci, feci scorrere la cerniera sul fianco; chiuse le gambe per permettermi di far scendere l’indumento, si appoggiò alla mia spalla e sollevando prima un piede poi l’altro mi aiutò a sfilarlo.
Sollevai lo sguardo ed ebbi la prima sorpresa. Anche le mutandine erano bianche e sul davanti, alla giunzione delle gambe una macchia umida le rendeva quasi trasparenti in corrispondenza del gonfiore del pube lasciando intravedere il nero dei peli. Ammainai l’impalpabile indumento lungo le gambe slanciate, lisce, dalle cosce deliziose; i miei occhi vagavano incantati su quelle affusolate colonne fino al cespuglio nerissimo i cui peli avevano riflessi quasi azzurri salvo in corrispondenza del suo sesso dove il desiderio che avevo saputo suscitare li aveva resi bagnati e incollati alla pelle.
Un profumo forte, penetrante ma non sgradevole giunse alle mie narici. Avrei voluto slacciare il reggicalze nero, prendere il pretesto di far scendere le calze per accarezzare le lunghe gambe, bearmi ancora della vista del boschetto che conteneva il suo sesso ma lei non me lo permise, le sue mani mi costrinsero a rialzarmi.

L’abbracciai e mentre sganciavo il reggiseno ci baciammo ancora famelicamente, anche quello finì a terra. Mi guardò togliere la vestaglia e appena fui anch’io nudo, il suo sguardo scese al mio pene che con la sua tensione rendeva omaggio alla bellezza che avevo davanti.
– Mon Dieu. . . – disse davanti al turgore pulsante che sfiorava il suo ventre.
Ci guardammo come si guardano due lottatori prima dell’incontro. Lo sguardo della donna non nascondeva il desiderio misto ad ammirazione per il membro che si ergeva orgogliosamente, io ero incantato dalla bellezza delle forme della donna che consideravo ormai mia.
Le scarpe bianche dai tacchi alti che non mi aveva dato il tempo di togliere facevano sì che la signora Landi mi sovrastasse di qualche centimetro. La sua figura era esile malgrado l’età, seppi poi che aveva quarantadue anni, avrebbe potuto sicuramente fare la modella tanto le sue forme erano perfette come se fossero state disegnate da un pittore, la vita era sottile, il ventre piatto i fianchi proporzionati al busto.

I seni erano due promontori deliziosi dalla forma perfetta, sembravano i seni di una ragazza tanto la loro forma era giovanile, erano più lunghi di quelli della maggioranza delle donne, questo faceva sì che non più sostenuti dal reggiseno, formavano un’adorabile curva mentre abbassandosi si raccordavano con una piega deliziosa all’addome, ma le punte risultavano rialzate con le aureole formanti una protuberanza di un rosa delicato ben marcata ed eccitante per la forma a pera che facevano assumere alle mammelle i cui capezzoli simili a piccoli turaccioli erano eretti e provocanti.
Le strisce nere del reggicalze rendevano le anche voluttuose e spiccavano insieme alle calze e al boschetto del pube, sulla carnagione delle cosce rendendo l’insieme fortemente provocante senza involgarire la donna che ora sorrideva conscia dell’effetto che stava producendo sul ragazzo quale ero io.

Ormai impaziente, la presi per mano e la condussi lungo il corridoio, nella camera che aveva visto le mie evoluzioni amorose con la signora Bolis e con sua figlia. Salì subito sul letto, si allungò e aprì le gambe. Non dicemmo nulla, volli prenderla subito come se l’aspettare potesse guastare l’incanto di quel momento e anche la signora lo voleva. Avanzai fra le gambe aperte e mi adagiai sul suo corpo, mi abbracciò sospirando quando entrai in lei.
Fu un sospiro liberatorio perché appena mi mossi iniziò a venire in un orgasmo silenzioso modulato dai suoi sospiri. L’aiutai scorrendo lentamente in una vagina singolarmente scivolosa che gli spasimi del suo godimento rendevano carezzevole per il membro che spingevo fino in fondo con lunghi affondi.
Infine le sue braccia si sciolsero e le sue mani passarono sul mio viso in lente carezze. Gli occhi luminosi fissavano i miei, le sue labbra si aprirono in un bel sorriso.
– Grazie, ne avevo bisogno . . . Peccato che tu. . . – osservò mestamente.
– Non ti preoccupare, ma consentimi di amarti ancora, ti prego! –

Ero rimasto nel calore del suo grembo, sicuro che la donna avrebbe consentito anche al mio piacere. Speravo di far rinascere il suo desiderio che il suo improvviso godimento dovuto alla lunga castità alla quale l’aveva costretta l’insensibilità di un marito che preferiva la pesca alla fica. Il pensiero provocò il mio sorriso, lei si fece seria.
– Ti ho deluso caro? Certo che voglio farti contento, mi fa piacere sentirti duro dentro di me. . . sì, puoi amarmi, voglio che mi ami ancora! –
Interruppi le sue parole coprendo la sua bocca con la mia. Fu un bacio quasi casto che mi fece apprezzare le labbra morbide della donna. Mi tirai su con le braccia e la guardai incantato. Lei mi sorrise.
– Cosa c’é Nico? – chiese.
– E’ che sei così bella che vorrei baciarti tutta, il tuo collo, i tuoi seni, il tuo ventre, le tue gambe la tua. . . fica. – dissi facendola arrossire.
– Non c’é tempo, lo sai? Ma non dire quella parola, e volgare; noi francesi la chiamiamo in un modo più gentile. ‘

– Come la chiami? –
– Chatte, vuol dire gatta, micetta, non é più bello? – rispose sempre più rossa.
Mi sollevai sedendomi sui calcagni, presi le sue gambe e le sollevai aperte. Vedendo che stavo guardando il cespuglio nel quale era immerso il mio pene, portò pudicamente le mani a coprirsi gli occhi.
– Si, hai proprio una bella micetta! –
In realtà non vedevo nulla salvo l’inizio del mio membro perché la folta peluria mi impediva di vedere la sua ‘gattina’; allora respinsi ancora di più le sue gambe piegando la donna in due e. . . la vidi. Vidi la carne rosa vivo della vulva aperta al membro e la cresta della clitoride ombreggiata dai peli nerissimi. Mossi indietro le reni, il membro apparve avvolto da labbra scure sottili, Il suo piacere aveva reso il tutto bagnato, luccicante, anche la mia verga, perfino i miei testicoli erano bagnati, affondai lentamente, mi ritirai, affondai ancora. . .

– Si Nico. . . baise moi. . . godi cheri! –
La penetravo con lunghi colpi di reni, lentamente, dolcemente, spingendo fino a sentire contro il glande l’inizio del suo utero, i testicoli premevano fra delle natiche bagnate anch’esse, dopo non molto la donna scostò le mani e mi fissò con aria stupita. Capii che cominciava a provare nuovamente piacere, respinsi le caviglie che avevo in mano fino a farle toccare il lenzuolo e mi adagiai per coprire la sua bocca con la mia.
Fu un bacio sconvolgente, avrei voluto annullarmi in lei, nella sua bocca, nel suo ventre; i nostri sospiri si mescolavano mentre bocca a bocca ci esploravamo con lingue fameliche; era di una passionalità straordinaria, gemeva piano lambendomi voluttuosamente con la bocca spalancata, la lingua agganciava la mia per attirarmi, suggermi, ondulava il bacino per sentire il membro affondare per tutta la sua lunghezza. Lasciai la sua bocca per tirarmi su, per guardare il corpo che mi aveva donato.

– Oh Lucy. . . sei bella, bella! – esclamai estasiato.
Ora i seni sussultavano ad ogni mio premere, il mio sguardo scese al ventre ansante, al cespuglio corvino dove il mio membro appariva e scompariva nella sua micia che si rivelava in tutta la sua bellezza.
– Tu aimes regarder quand tu baises? – poi davanti alla mia espressione, tradusse:
– Ti piace guardare mentre. . . scopi? – chiese.
– Sì. . . sei talmente bella. . . ma perché parli francese? –
– Perché nella mia lingua le cose che in italiano appaiono sconvenienti, oscene anche, diventano gentili, affascinanti, non trovi? –
– Come chatte invece di. . . – mi interruppe portando le mani fra le sue cosce.
– Quello che sto toccando é il suo bonbon. . . mi ritirai e affondai lentamente.
– Perché lo chiami così? – chiesi premendo il mio pube al suo per farglielo sentire tutto.
– Mhhh. . . oui, c’est le bonbon de ma chatte. . . qui donne son jus pour l’abbreuver. E’ più gentile che dire che il tuo. . . schizza quando godi. –
Adesso mi fissava con la bocca aperta dalla quale sfuggiva un gemito ogni volta che sprofondavo nel suo grembo, le sue dita accarezzavano il membro in movimento, ne palpavano i testicoli allorché ritirandomi mi attardavo prima di immergermi ancora per dar modo alla donna di toccarli, di esplorarne l’asta. Il profumo del suo piacere saliva fino alle nostre narici agendo come uno afrodisiaco che gli fece dire:

– Oh. . . que c’est bon! Mhhh. . . je suis ouverte pour ton gros baton. Oui. . . fais le moi sentir au fond de ma chatte. Ahhh. . . j’aime quand sa t&egravete touche, donne des baisers a la bouche de mon uterus. . . mhh. . . oui. . . comme ‘a. . . comme ‘a. . . –
Capivo poco di quello che diceva, salvo che mi stava incitando. Ero contento che il piacere salisse in me abbastanza lentamente da permettermi di apprezzare pienamente la donna che si donava ormai senza reticenze. Ero così estasiato dalla lussuria che rivelava che esclamai:
– Oh vorrei possederti tutta e. . . baciarti, leccarti. . . morderti anche. Sentire il sapore della tua fi. . . gattina! –
– Cheri oh. . . Sai che sei terribile? Cosa vorresti fare mon chou? Ohh. . . dis le moi. . . –
– Vorrei. . . leccarti, dartelo dappertutto il mio bonbon. . . lo vorresti? –
– Oh. . . siii. . . ma sono solo due i posti dove riuscirebbe a entrare. . . –
– No cara, sono tre. . . – risposi continuando a penetrarla con lunghi colpi.

Ero accosciato a gambe larghe, le cosce contro il suo sedere movendo soltanto le reni, pieno di ammirazione per la fica nella quale vedevo scompariva il mio cazzo, le sue mani avevano lasciato di accarezzare il membro ed erano salite al mio petto dove le dita giocavano con i miei capezzoli pizzicandoli lievemente ma dolorosamente.
Sorrise leggendo la libidine che provavo; anch’io avevo portato le mani ai suoi seni massaggiando i bottoni dei capezzoli duri. Chiuse gli occhi, li riaprì per dire.
– Sono due cheri. . . la mia chatte e. . . mhhh. . . le piace come si muove. Ahhh. . . l’altro é. . . la mia bouche n’est pas? Si. . . mi piacerebbe tanto succhiarlo fino a bere il tuo latte. . . oh qu’est ce que je dis! Mai où est le troisiéme? –
Avevo capito, lasciai le belle mammelle per passare le mani sotto le sue reni sollevandola, poi le lasciai scivolare sotto il sedere pieno e le dita nel solco delle sue natiche accarezzai adagio il bottoncino dell’ano.
– E’ qui, fra le tue. . . come le chiami? ‘

Anche lo stretto orifizio era bagnato del liquido scivoloso della sua eccitazione, avrei potuto forzarlo ma mi trattenni continuando a stuzzicare il duro bottoncino. Lucy squittì di eccitazione.
– Ihhh. . . cosa fai! Oh non si chiede questo a una signora. . . Tu es bien cochon tu sais? Ce sont mes fesses et. . . mon anus. – così dicendo mosse voluttuosamente il deretano.
Insistei sul conturbante orifizio, sentii sotto le dita i peli corti ma ispidi che lo contornavano; capii dal fiotto liquido, scivoloso che avvolse improvvisamente il mio membro che la donna si era talmente eccitata che ormai il suo piacere era imminente. Con gioia perversa presi ad affondare brutalmente andando e venendo in una vagina che sentivo pulsare. La provocai:
– Si. . . ma un porco al quale piace la fica. . . la tua fica! Ahhh. . . é bello scoparti, sei una femmina eccezionale, una. . . dimmelo tu cosa sei. . . dimmelo!-

Era uno spettacolo vedere come i suoi seni oscillavano ad ogni affondo, un altro fiotto irrorò il membro, sentii la vagina stringersi e rilassarsi. . . ormai per la bella signora era questioni di attimi, spinsi fino in fondo frugandola con un pene nel quale il piacere saliva, saliva. . . La donna spalancò gli occhi gridando quasi:
– Sono una. . . putain. . . la tua puttana! Ahhh cheri. . . sei stupendo. . . mhhh. . . oh lo voglio tutto il tuo. . . cazzo. . . achhh. . . il tuo meraviglioso cazzo! Ahhh. . . oui. . . comme ‘a. . . comme ‘a. . . ohh. . . je jouis. . .. ah. . . ah. . . ah. . . ahhh! ! ! –
Mi mossi come un ossesso accanendomi nel ventre di quella donna eccezionale, cercando un piacere che tardava a venire mentre Lucy sazia di godimento si muoveva lubricamente cercando di aiutarmi ma. . . dovetti arrendermi.
Uscii da lei sovrastandola col cazzo duro mentre ad occhi chiusi respirava forte cercando di vincere l’affanno che sollevava i bei seni. Infine riaprì gli occhi azzurri, limpidi e mi sorrise tendendomi le braccia, mi volle sopra di lei baciandomi dolcemente.

– Oh Nico. . . cheri, sei un ragazzo ma. . . già conosci le donne, sai come vogliono essere trattate. Sei gentile e perverso. . . ci tratti come se fossimo delle principesse mentre siamo delle puttane lo sai? – accarezzai il bel viso, baciai i suoi occhi.
– Cosa dici amore. . . non sei affatto una. . . – non potevo pronunciare la parola.
– Lo vedi? Non osi neanche dirlo. Siamo delle puttane, io lo sono perché mi piace il tuo cazzo! Lo vedi? Le puttane dicono ‘cazzo’, non fingono loro. . . l’unica differenza é che le donne per bene non si fanno pagare quando scopano! Ma sono io che dovrei pagarti, é da tanto che non godevo così. . . oh grazie cheri. . . grazie! –
Accanto a noi era la tovaglietta che la signora Bolis aveva gettato, la prese e dopo avermi pregato di alzarmi si mise in ginocchio e si asciugò con cura fra i peli fracidi e l’interno delle cosce, delle natiche. Quando ebbe finito, gliela tolsi di mano per asciugarmi il membro duro e teso per il mancato godimento, lo feci per mostrare alla donna la voglia che avevo ancora.

– Cheri! Oh hai ancora desiderio vero? Forse abbiamo ancora un pò di tempo! Si, devi godere mon chou altrimenti. . . E’ bello il tuo cazzo, &egrave pieno come un biberon, la mia chatte non ha ancora assaggiato il tuo latte. . . lo vuole sai? –
La guardavo pieno di ammirazione. Mio Dio come può essere bella una donna matura, quella che avevo davanti mi guardava in modo quasi materno, ma era anche adorabilmente sensuale e perversa. Posai la mano sul suo ventre, la feci scendere lentamente. . .
– Si, sono di nuovo. . . mouill&egravee. Non é una disfunzione sai? (aveva pronunciato ‘disfunsione’, era adorabile col suo accento francese!). Lo so, sono fortunata perché mi eccito facilmente. . . con l’uomo giusto e. . . tu lo sei, soltanto a guardare il tuo. . . bonbon sento venir giù. . . é come se alla mia chatte venisse l’acquolina in bocca al pensiero di averlo ancora

La stavo accarezzando, lo facevo con entrambe le mani come farebbe un cieco, come se quello fosse l’unico modo che avevo per apprezzare la sua bellezza. Sorrise tendendo il collo alle mano che scendeva lenta dal suo mento, lungo la sua gola mentre l’altra percorreva la sua nuca, l’inizio della schiena diritta. . .
Mi attardai con le dita sulle aureole sporgenti dei bei seni, spostai la palma sotto una mammella poi sotto l’altra ad apprezzarne le rotondità, sentii il fremito sotto le dita che seguivano la sua colonna vertebrale, giù fino alla curva delle reni; l’altra mano sposava la forma del suo ventre, le dita incontrarono i peli e il gonfiore del pube. . .
Divaricò le ginocchia per permettere alle dita di seguire il solco delle natiche, con l’altra mano percepii l’umidore della sua pelliccia poi la clitoride il cui turgore faceva dischiudere le labbra spesse della vulva. Aveva chiuso gli occhi, le dita erano entrate in contatto delle sue carni intime e scendendo trovarono l’apertura della vagina; altre dita giocavano con la peluria fra le sue natiche, poi passarono sul bottoncino dell’ano. Ora la donna sospirava apertamente:

– Oh cheri. . . cheri, sono tua. . . tua. . . –
Cielo che voglia avevo! la mano lascio il suo posto caldo fra le belle natiche, risalirono la curva delle reni, all’inizio della schiena premettero dolcemente. . . Lucy non si fece pregare, si chinò in avanti, la testa sul cuscino. Ginocchioni mi spostai dietro di lei, fra le gambe che aveva nuovamente divaricato, vidi che aveva abbracciato il cuscino poggiandovi la guancia e mi guardava con apprensione mentre avanzavo fino a sfiorare le sue parti rotonde con la verga tesa.
– Je t’en prie cheri, pas dans les fesses. . . – disse con voce supplichevole.
– Pourquoi? – chiesi tirando finalmente fuori il mio francese.
– Je ne veux pas. . . et puis, ma chatte veut son bonbon, regarde! –
Abbassò le reni, e con il culo alto, porto le mani dietro di se all’inizio delle natiche aprendole per mostrare la fica aperta fra i peli nerissimi.

– Oh non aspettare, je t’en prie! – sospirò.
Oh che tentazione era per me vedere il culo che le sue mani mantenevano ancora aperto mentre portavo il pene sull’apertura del suo sesso, sarebbe stato facile guidarlo sull’orifizio bruno provocante per le pieghine e i peli corti nerissimi che decoravano l’interno del solco ma la fiducia che la donna dimostrava mi fece desistere e appena il glande ebbe superato la soglia della vagina nuovamente bagnata, mi chinai posando le mani ai lati delle sue spalle e lentamente entrai in lei.
Fu una lunga carezza che salì lungo tutta la verga e quando il mio ventre entrò in contatto con i suoi glutei, Lucy ritirò le mani per darmi modo di spingerla fino in fondo. Mi ritirai subito e spinsi nuovamente per sentire ancora la pressione del bel sedere contro il mio pube e ancora, e ancora. . . con lenti movimenti delle reni.

La donna aveva poggiato le mani ai lati del suo viso per far forza con le braccia e venire incontro al membro. Ora che sapeva il desiderio che avevo per il suo culo, lo muoveva strusciandolo contro il mio ventre, stringendo le natiche per accarezzare con queste il membro che stava affondando. Ero estasiato per la lussuria di quella donna che sembrava insaziabile, ondulava con tutto il corpo sfiorando con la schiena il mio petto, fremendo per la bocca che avevo posato sul suo collo in baci infuocati, raggiungendo il piccolo orecchio che mordicchiavo.
– Cara. . . sei meravigliosa lo sai? Così sei talmente stretta che. . . é come essere nel tuo culo! Ahhh. . . mi fai godere lo sai? –
– Mhhh. . . mi piace. . . lo sento tutto il tuo. . . cazzo. Ah cheri, cheri. . . lo darai il latte alla tua micetta. . . mi farai sentire gli schizzi? Ahh. . . é difficile resistere . . . mhhh. . . mi farai godere di nuovo. . . ah. . . ahhh. . . ‘

Sapevo che fra poco sarei venuto, i suoi movimenti oltre che farle stringere le natiche, mettevano in moto i muscoli vaginali così che ad ogni affondo era una lunga carezza che il mio membro riceveva e il fatto che fosse così bagnata rendeva ogni suo movimento straordinariamente sconvolgente. . . ancora una volta ebbi la gioia di farla godere.
L’orgasmo la fece gemere piano, gli spasimi che stringevano la vagina ebbero l’effetto di portarmi sull’orlo dell’orgasmo. Sospirai al suo orecchio:
– Amore. . . ah amore. . . amore. . . ahhh. . . ahhh. . . –
– Si cheri. . . si. . . ohh. . . comme ‘a. . . ahhh. . . jusqu’au fond. . . oh. . . jutte. . . donne moi le jus de tes couilles. . . ah. . . ahhh. . . ahhhh ! ! ! –
Era troppo, gli spasimi del pene mi fecero fermare e. . . iniziò il mio godimento. Appena si sentì irrorare, con un grido di gioia si mosse voluttuosamente, le sue ondulazioni la fecero scorrere lungo il mio pene urtando violentemente il sedere contro il mio ventre, gridò al culmine dell’orgasmo:

– Ahhh. . . je te sens. . . oui, remplis moi de sperme, ohh jutte cheri. . . jutte encore. . . Mhhh que c’est bon . . . ahhh. . . jouis cheri. . . jouis. . . ah. . . ah. . . –
Continuò il suo conturbante movimento anche dopo che mi ebbe svuotato ma il mio piacere continuava ancora. Si, fu veramente meraviglioso godere con quella donna straordinaria.
Avrei voluto rimanere dentro di lei, adagiato sulla sua schiena a baciare l’attaccatura dei suoi capelli, il suo bel orecchio ma Lucy mi riportò alla realtà.
– Caro. . . si é fatto tardi! Pensa se arrivasse Gemma, oh vite. . . vite, dobbiamo vestirci! Oh abbiamo bagnato il lenzuolo, pensi che si accorgerà? –
– No. . . no. . . c’é ancora tempo! –
Ma lei mi costrinse ad alzarsi e corse in bagno, ritornò poco dopo e cercò febbrilmente di mascherare con una piega del lenzuolo la macchia umida poi riassettò alla meglio il letto cercando di sistemarlo come lo ricordava quando eravamo entrati.

Nella sala mi gettò la veste da camera del signor Bolis e cercò fra gli indumenti sparsi a terra, per primo trovò il reggiseno, se lo mise febbrilmente poi cercò ancora a terra. . .
Neanche io avevo sentito la porta d’ingresso aprirsi e l’apparizione della signora Bolis gettò la bella francese nella disperazione.
– Gemma. . . oh mio Dio! – disse cercando di celare la sua nudità con la prima cosa che le capitò in mano.
– Lucy cosa fai tutta nuda? Ah capisco! –
Il suo tono era beffardo ma vidi subito che era contenta per la riuscita della nostra piccola congiura.
– Oh cosa penserai di me ora. . . – disse disperata.
– Penso che hai voluto passare il tempo in modo. . . divertente. –
La francese vide la sua amica sorridere, chinarsi cercando fra gli indumenti sparsi, porgerle le mutandine. Le prese meccanicamente, i suoi occhi incontrarono quelli sorridenti dell’amica che aveva appena tradito.

– Gemma. . . non sei arrabbiata? – chiese ancora piena di timore.
– Perché? So che ò difficile resistere a Nico. . . per me é stata la stessa cosa! –
Si sedette e accese una sigaretta, era la prima volta che la vedevo fumare, e fra le volute di fumo osservava l’amica rivestirsi ancora piena di imbarazzo. Anch’io mi ero rivestito, insieme guardammo Lucy truccarsi, quando fu pronta Gemma disse:
– Eri venuta a prendermi per uscire vero? Su, non fare quella faccia siamo amiche vero? E. . . adesso abbiamo un’altra cosa in comune, andiamo? Nico ci scuserà vero? –
Scendemmo insieme e in strada ci separammo.

Da quella domenica memorabile i miei rapporti con le donne di casa Bolis subìrono importanti e significativi cambiamenti. Il non dover più nascondere l’una all’altra la relazione che intrattevano con me eliminò ogni sotterfugio fra madre e figlia. Per Olga ogni giorno era buono per fare all’amore, e il vederla ai piedi della scalinata della scuola aspettarmi sorridente significava per me un pomeriggio di sesso.
La signora non si stupiva nel vedermi apparire accanto alla figliola, chiedeva semplicemente se volevamo prendere qualcosa prima di appartarci. In genere la ragazza chiedeva il the per entrambi e dopo aver mandato giù la bruna bevanda insieme a qualche biscotto, scomparivamo in camera da letto da dove riapparivamo che ormai era buio da tempo, nuovamente vestiti e dopo aver amabilmente scambiato qualche chiacchiera con la signora, mi accomiatavo.

Il mercoledì, la ragazza aveva lezione anche di pomeriggio ed era con la signora che mi intrattenevo. I ripetuti rapporti che avevo con entrambe lungi dall’esaurire le mie energie avevano per me l’effetto contrario, il mio vigore sembrava inesauribile.
Non cercavo altre distrazioni perché le due mi appagavano completamente; a volte la signora mi parlava della sua amica che a suo dire era rimasta entusiasta di me, ma non accennò mai ad un eventuale ulteriore incontro con la bella francese. Fui quindi sorpreso quando quella domenica mattina le incontrai.
Prima di proseguire col mio racconto devo dire che non avevo mai, salvo nelle mie fantasie, pensato che si potesse fare all’amore con due donne contemporaneamente eppure fu proprio ciò che avvenne per ben due volte, con le signore Bolis e Landi quella domenica e con Olga e Lara, compagna di banco della ragazza, il sabato successivo.

Mi sentii apostrofare mentre guardavo il menu della tavola calda dove solevo pranzare la domenica.
– Oh Nico, che sorpresa incontrarti! –
Era stata la signora Bolis che mi salutava sorridendo, accanto a lei la francese sorrideva anch’essa ma un lieve rossore colorava le sue guance. Mi sentivo veramente un ragazzo accanto a quelle belle signore, strinsi loro timidamente la mano, la signora spiegò che avevano salutato Olga all’uscita della messa e poiché la figlia era a pranzo dal fidanzato e il marito di Lucy era, guarda caso a pesca, avevano deciso di pranzare insieme. Si interessarono del menu affisso poi:
– Puoi unirti a noi, cosa ne dici Nico? – propose.
Anche se avrei preferito rimanere solo, accettai temendo di offendere la mia amante e la sua amica. Entrammo e con i vassoi colmi trovammo un tavolo libero, le donne avevano preso verdure e frutta mentre io mi ero fatto servire una sostanziosa bistecca con patatine.

Se temevo che la nostra conversazione prendesse una piega imbarazzante, fui presto rassicurato; parlammo di vari argomenti e con sorpresa scoprii che la signora Bolis aveva una conversazione brillante e anche la sua amica, anzi trovai la signora Landi piuttosto spiritosa, tanto che mi trovai presto a mio agio in mezzo alle due.
Quando avemmo terminato, mi alzai, malgrado le mie finanze fossero non certo brillanti, volevo pagare il conto ma le due mi costrinsero a sedere.
– No Nicola, oggi sei nostro ospite vero Lucy? –
Le due si avviarono alla cassa, mentre ritornavano al tavolo notai che la francese diceva qualcosa all’orecchio dell’amica.
– Il caff&egrave lo prendiamo da me, anche tu Nico se non hai altri programmi. –
No, non avevo niente da fare, ho già detto che la domenica é per me un giorno noioso, ma seguendo le due signore non mi aspettavo certo quello che poi sarebbe accaduto!

Arrivati a casa Bolis, ci togliemmo i cappotti, la padrona di casa si allontanò in cucina lasciandoci seduti e mentre armeggiava con caffettiera e tazzine notai un certo imbarazzo nella Landi che rossa in viso si guardava le mani senza parlare; ruppi il silenzio per chiedere come aveva preso la sua amica il fatto che quel giorno. . .
– L’ha presa bene, ha detto che sono cose che succedono e che. . . –
Girò il viso verso di me, sentivo che voleva dire ancora qualcosa ma tacque arrossendo ancora di più. L’austera signora che avevo conosciuto la prima volta era scomparsa, il suo sguardo sembrava supplicare, il vederla così bella mi venne il desiderio di stringerla e forse l’avrei fatto se non fosse riapparsa la padrona di casa con il vassoio e le tazzine dal quale saliva l’aroma profumato del caff&egrave appena fatto.
Anche Gemma ora sembrava impacciata, gettava di tanto in tanto uno sguardo all’amica poi a me, ma non disse nulla finche non avemmo terminato di bere. Raccolse le tazze sul vassoio, le riportò in cucina, infine ritornò sedendosi accanto all’altra. Il silenzio si era fatto tanto pesante che mi sentivo a disagio, alla fine si rivolse all’amica:

– Glielo hai chiesto? ‘ quest’ultima fece segno di no col capo.
– Cosa doveva chiedermi? – una certa idea mi stava frullando per il capo. . .
– Lucy mi ha parlato tanto di te, della tua gentilezza quando. . . insomma quando sono uscita, ricordi? E’ molto sola. . . suo marito é come se non ci fosse e lei é ancora giovane. Oh Nico capiscimi! Mi ha chiesto se potevo lasciarti ancora una volta con lei. Ho detto di si, se anche tu eri d’accordo. . . allora, cosa dici? –
Era arrossita anche lei. Ecco quello che volevano ed era quello che volevo anch’io, il ricordo dei momenti trascorsi con Lucy donna veramente eccezionale avevano popolato le mie serate di solitudine e ora. . . Ed era proprio la mia amante a fare la proposta! Il mio primo impulso fu di dire di sì ma poi l’idea che mi era venuta in mente prese corpo. Guardai Lucy poi Gemma erano due bellezze così diverse. . . Scossi il capo.
– No! – risposi.

Gemma aprì la bocca stupita, la sua amica sembrava sul punto di piangere poi si riprese e sollevò su di me i begli occhi azzurri per dire con voce rotta:
– Ha ragione Gemma, quella volta é capitato ed é stato. . . bellissimo! Ma chiederglielo così é. . . troppo sconveniente, come se lui fosse. . . –
– Perché non vuoi? Non ti piace Lucy? – la interruppe la signora Bolis.
– Mi piace e come! Anche tu mi piaci lo sai ed é proprio per questo! –
Mi ero interrotto, ora le due donne mi fissavano sorprese aspettando che terminassi la frase.
– Si?- avevano pronunciato insieme la sillaba. Ripresi fiato e terminai:
– Vi voglio tutte e due! – la mia amante respirò sollevata.
– Naturalmente, vai pure con Lucy, io aspetto qui. – la interruppi.
– Non hai capito. . . vi voglio insieme! –
Il silenzio che seguì mi fece capire che forse avevo esagerato. Gemma sbottò:
– Con chi credi di aver a che fare, con delle sgualdrine? Togliti di mente quest’idea pazza, no, non sarà mai, non voglio e. . . neanche Lucy vuole, ne sono sicura! ‘

Guardai la francese, con mia sorpresa il suo viso si distese in un sorriso.
– Gemma, cosa c’é di male? Ci conosciamo abbastanza da non scandalizzarci! In fin dei conti, insieme o separatamente che differenza vuoi che faccia? –
La signora Bolis che non si aspettava tanta condiscendenza da parte della sua amica arrossì violentemente e farfugliò:
– Ma Lucy, ti rendi conto? Essere guardata mentre. . . non oserei mai e tu? –
– Perché? Sarebbe una cosa nuova, l’idea non é poi cosi malvagia se a Nico fa piacere! Sono sicura che piacerà anche a te, la cosa difficile é cominciare. . . –
Intervenni per vincere la tardiva ‘pruderie’ della mia amante dicendo:
– Gemma, preferiresti aspettare mentre io e Lucy. . . Questo sì che sarebbe brutto! Mentre insieme sarebbe divertente, sarebbe . . . un gioco! Ti prego, accetta. . . fallo per me!

Dall’espressione della mia amante capii che la cosa che la turbava era che facessi dei paragoni fra lei e l’amica, temeva che il confronto potesse essere a suo sfavore, non ebbi difficoltà a capirlo per questo aggiunsi:
– Ti prego, siete così belle che non posso scegliere! Vi voglio entrambe, si, vi desidero tanto che voglio amavi tutte e due. . . insieme! –
Vidi finalmente il sorriso affiorare sulle sue labbra, i suoi occhi passarono dal mio viso a quello dell’amica, poi disse impacciata:
– E. . . come facciamo a cominciare? –
– E’ facilissimo, vuoi vedere? – dissi.

Mi alzai e mi chinai sul suo viso, premendo le mie labbra sulle sue. La sentii irrigidirsi, capii la sua confusione ma aspettai finche lei vincendo il suo pudore le schiudesse permettendo alla mia lingua di insinuarsi fra i suoi denti. Aveva chiuso gli occhi, dopo non molto sentii le labbra morbide chiudersi, aspirarmi poi suggermi dolcemente.
Le mie mani avevano cominciato a sbottonare la sua camicetta e aprirla bottone dopo bottone, si accorse del mio armeggiare quando tentai di farla scendere lungo le sue braccia. Si sottrasse dicendo confusa:
– No. . . non cosi. . . –
– Perché’ no? – ribatt&egrave la francese che guardava con interesse.
Lei stessa si sbottonò la giacchina togliendola poi fu il turno della camicetta. Lo fece con naturalezza, con gesti eleganti, rimanendo seduta. Ero accaldato, mi sfilai rapidamente il maglione. Vedendo la piega che stavano prendendo gli eventi, Gemma arrossì piena di confusione e si tolse anch’essa la camicetta.

– Brava Gemma, così! – esclamò Lucy battendo le mani.
Mi ero spostato per chinarmi sulla francese, rideva ancora quando sfiorai le sue labbra e mentre le lingue si cercavano lascivamente, sollevò la mia camicia e facendo risalire le mani su per la mia schiena, fece passare l’indumento sopra il mio capo senza sbottonarla, lasciandomi seminudo. Mi ero appena scostato, mi attirò nuovamente sulla sua bocca e appena le mie mani furono sulla sua schiena, sollevò il busto lasciandosi sbottonare il reggiseno.
Mi sollevai col minuscolo indumento in mano e . . . in piena erezione. Il membro deformava in modo inequivocabile il davanti dei miei calzoni, non tentai neppure di dissimulare l’indecente gobba che attiraò lo sguardo di entrambe le donne.
Lucy rise divertita ammiccando all’amica che infine rise anch’essa ma notai il suo sguardo ammirato indugiare sul petto ormai denudato che la francese esibiva come se fosse naturale mostrarsi con i seni al vento. . . e che seni!

Colsi lo sguardo che la francese gettò all’amica, sembrava compiaciuta del turbamento che le sue mammelle opulente provocavano nell’altra, questa si scosse e allungando la mano sfiorò il membro cercando di mostrarsi spiritosa fino a dire:
– Nico. . . cos’ &egrave questo? –
Anche Lucy allungò la mano ma fu per stringerlo attraverso la stoffa e stando al gioco dell’altra rispose:
– Gemma, &egrave un uccello! Poverino perché lo tieni nascosto? Vogliamo vederlo!-
Le sue mani stavano slacciando la mia cintura, le scostai impaziente e arretrando feci scendere i pantaloni insieme agli slip, mi sbarazzai delle scarpe per sfilarli entrambi e nudo fronteggiai le due signore.

Molti si sentono a disagio a mostrarsi davanti ad un pubblico femminile in tenuta adamitica, scoprii che per me non era così. Ero talmente eccitato che il mio membro non oscillava neppure talmente era teso; ero fiero del mio membro e benché fossi gracile fisicamente, non lo era certamente il cazzo che ora monopolizzava l’attenzione delle due. Lucy sembrava accaldata mentre Gemma divenne rossa come un gambero vedendomi avvicinare all’amica.
– Ora dobbiamo trovargli un nido caldo che lo accolga. Chi di voi due vuole mostrarglielo? – chiesi spostando lo sguardo dall’una all’altra.
– Abbiamo detto Lucy per prima. – rispose impacciata Emma. L’altra sorrise e si alzò rivolgendosi a me.
– Allora devi cercarlo tu il suo nido! – disse indicando la chiusura della gonna.
Sotto lo sguardo della mia amante armeggiai con la cerniera, Lucy si contorse mentre tiravo la gonna facendola scendere lungo i suoi fianchi poi lungo le sue gambe, sollevò prima un piede poi l’altro, Gemma raccolse l’indumento e lo piegò; ancora chino sfilai le scarpe della francese.

La donna si girò sorridendo, afferrai il bordo delle mutandine nere e le abbassai, sollevò una gamba e mentre facevo passare l’impalpabile indumento perse l’equilibrio, vacillò in avanti cadendo quasi sul divano, con un piccolo grido posò le mani sul bracciolo rimanendo in quella posizione mentre sfilavo del tutto lo slippino.
– Adesso lo vedi il nido del tuo uccello? – chiese Lucy provocante.
Deglutii, ero ancora chino passando le mutandine da una mano all’altra, palpando l’umidore che ne impregnava il davanti, la donna era rimasta nella stessa posizione girata di spalle, le gambe tese, il capo volto a vedere l’espressione del ragazzo incantato davanti alle meraviglie che lei non si vergognava di mostrare.
Emma si era girata per guardare l’amica, forse era pentita di aver acconsentito a quest’incontro ma era troppo eccitata per ammetterlo. Quello che non mi aspettavo era la libidine che la mia amante rivelava. Il suo sguardo come il mio percorreva il corpo chino, purissimo malgrado le calze scure, spesse che stringevano appena le cosce e le strisce del reggicalze nero che interrompeva il candore del sedere dai bei globi e delle reni che cingevano, vide il ventre piatto degno di una ragazzina, i seni simili a frutti, a due grosse pere dai lunghi piccioli.

Vide mentre passavo entrambe le mani all’interno di quelle gambe premendo finché la donna le divaricò, proseguendo poi lungo le cosce, oltre le calze, sulla pelle vellutata e calda fino a premerle sotto la vulva umida e morbida.
– Lo vedo, é bellissimo. . . credo che piacerà al mio uccello! – dissi estasiato.
Ero ancora chino e guardavo accarezzando liberamente la pelle nuda sopra le calze, facendo il giro delle belle cosce, risalendo le anche splendide, spostandole sulle reni per sganciare il reggicalze, scendendo nuovamente per liberarlo, toccando ancora le cosce.
Cielo come può essere bello il sedere di una donna, quello di Lucy poi! Porsi il reggicalze alla mia amante che lo prese meccanicamente; Era accaldata Gemma, notai il suo sguardo seguire il movimento delle mie mani sui glutei dell’amica, palpare le natiche, separarle per guardare l’ano ombreggiato da peli nerissimi lunghi e radi e al di sotto. . .

Capivo adesso perché l’uomo primitivo si avvicinava alla sua donna facendola mettere carponi, era per eccitarsi della sua femminilità prima di possederla. Doveva sentirsi come me, allupato davanti al sesso aperto con le spesse labbra ricoperte di peli radi che facevano da cornice alla carne rosa dalla quale emergevano delle labbra sottili, scure che bordavano l’ingresso della vagina per poi innalzarsi in lobi sporgenti che declinavano fino alla sporgenza della clitoride, adorabile cresta che proseguiva scomparendo celata dal vello nero.
Ero talmente vicino che sentivo il profumo del sesso i cui umori gocciolando dalla vagina bagnavano le carni rendendole luccicanti. Avrei voluto applicarvi la bocca e baciare la bella fica ma conoscendo la passionalità della francese capivo che era altro l’omaggio che desiderava. Mi alzai arrapatissimo passando il taglio della mano nella vulva, facendola risalire lungo il solco delle natiche lasciando una scia scivolosa.
– Hai due nidi nei quali vorrei far entrare il mio uccello. . . – esclamai.

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Il mio dito si era soffermato sulla sua rosellina per stuzzicarla lentamente. Lucy sculettò languidamente mentre diceva:
– Tu es un vrai cochon tu sais? –
– Nico. . . cosa fai! – esclamò allarmata la donna seduta.
Rassicurai con lo sguardo la mia amante e mi appressai sfiorando col membro il bel culo, mi chinai sulla schiena della donna prona baciandola sotto la nuca, con la mano guidai il glande all’ingresso del suo sesso e mi raddrizzai.
– Oh cheri. . . cosa aspetti? – sospirò la francese impaziente.
Gli occhi di Gemma erano fissi sulla verga il cui glande già aveva separato le labbra della vagina che sentivo calda, bruciante. Spinsi lentamente e con un sospiro entrai fino in fondo, fino a sentire contro i testicoli la vulva madida.
– Ah cheri. . . lo volevo, lo volevo. . . –
Mi guardava al di sopra della spalla, mi ritirai lentamente e lentamente affondai. Chiuse gli occhi, li riaprì nuovamente mentre mi ritiravo.
– Ah ouì. . . comme ‘a. . . ‘

Gli occhi di Lucy incontrarono quelli dell’amica e arrossì, stavo spingendo nuovamente, Lucy gemette e continuò a gemere ad ogni affondo che premeva il mio ventre contro il bel deretano. Un fiotto irrorò il membro in movimento, conoscendo la voglia della francese continuai lentamente ad andare avanti e indietro in una vagina che sentivo già agli stremi.
Era un cazzo che grondava del piacere della donna quello che Gemma guardava apparire e scomparire. Era un lamento continuo quello che usciva dalle labbra della francese che gli occhi spalancati fissi nei miei godeva con espressione quasi di sofferenza, si muoveva, ancheggiando lentamente per sentirlo tutto il membro che la portava inesorabilmente ad un orgasmo che non poteva procrastinare.
– Ahhh cheri. . . cheri. . . ah é troppo bello. . . troppo bello. . . mhhh. . . –
Percepii gli spasimi della sua vagina, il tono della voce salì, si fece acuto poi grido:
– Ahhh. . . non ce la faccio. . . ahhh. . . dai. . . dai. . . mhhh. . . più forte. . . oh enfonce toi vite. . . vite. . . ah adesso. . . adesso. . . ashhh. . . ashhh! ! ! ‘

Presi ad andare velocemente, violentemente sbattendo contro il bel culo, il membro andava nella calda fica con un rumore bagnato: ‘schaff, schaff, schaff’ mentre il profumo del sesso in orgasmo colpiva le mie narici e quelle della mia amante che non si aspettava di dover assistere ad uno spettacolo così travolgente.
– Mhhh. . . assez mon amour. . . assez! – supplicò infine.
Mi ritirai, il pene descrisse un arco finendo contro il mio ventre, Lucy si lasciò andare seduta accanto all’amica ansimando ancora, il suo affanno sollevava e abbassava i bei seni finché lentamente si calmò. Sorrise timidamente.
– E’ sempre così, non riesco a resistere. . . Ma é stato molto bello! Grazie, ora tocca a te. . . si, fammi guardare!.- disse rivolta all’amica.

L’espressione smarrita della mia amante, provocò la risata della bella francese. Gemma dopo aver assistito al coito dell’amica sapeva di non potersi sottrarre, rossa come un gambero portò le mani alla schiena e sganciò il reggiseno, fece scivolare le spalline e se lo tolse, le generose mammelle provocarono nella francese un gridolino di ammirazione, fece scorrere la cerniera della gonna e si alzò.
La sostenni mentre faceva scivolare l’indumento lungo le sue gambe, mi chinai e abbassai le sue mutandine, le sfilai insieme alla gonna. Gemma come in trance sollevò una gamba poi l’altra, tolsi anche le sue scarpe e raddrizzandomi la strinsi contro di me. Si lasciò baciare muovendo piano il bacino per sentire il turgore che premeva contro il suo ventre, aprì la bocca all’esplorazione della mia lingua accarezzandola con la sua, dandomela in bocca da suggere.
Non si accorse neppure delle mani dell’amica sul suo reggicalze ma quando le sentì armeggiare sulle cosce per sganciarne le strisce, con un piccolo grido si scostò. Lucy le sorrise, ormai l’inconsistente indumento era nelle sue mani, guardò mentre l’altra faceva scendere le calze color carne, le toglieva.

– Gemma, non sapevo che nuda fossi così bella! – esclamò Lucy ammirata.
Mi scostai anch’io, sì, era veramente bella la mia amante, il complimento che aveva udito dall’amica aveva imporporato le sue guance. Chinò gli occhi confusa e felice; sì, era bellissima! Non tentava neppure di abbozzare un gesto di pudore, capii che era pronta all’amore e che la presenza di Lucy faceva da catalizzatore al desiderio che provava.
Presi le sue mani e la feci sedere accanto all’amica, mi inginocchiai davanti a lei aprendo le sue gambe. . . Lucy la guardava con ammirazione, Gemma aveva voltato il capo verso l’amica; i suoi occhi non sapevano staccarsi, ipnotizzati dagli occhi azzurri e come in trance non si era neanche accorta del mio gesto. Solo quando sentì la mia bocca in fondo al suo ventre sembrò ritornare in sé, cercò di respingere il mio capo.
– No Gemma lascialo fare. . . sei così bella! – si oppose l’altra.

La trattenne contro la spalliera passando una mano sotto uno dei seni, aveva parlato col viso vicinissimo al suo. Gemma non resistette allo sguardo di quegli occhi, chiuse i suoi come soggiogata, incapace ormai di ogni resistenza, non si oppose neppure quando sentì che sollevavo le sue gambe, le allargavo e calavo la bocca fra i suoi peli baciando voluttuosamente una fica profumata e umida.
Si irrigidì ma subito dopo si rilassò abbandonandosi completamente con un lamento alla lingua che percorreva le sue carni. La leccai adagio gustando il sapore della sua eccitazione, separando le labbra turgide mentre le mie dita scostavano i peli mettendo a nudo la vulva che sentivo vogliosa, la aprivo per meglio prendere fra le mie labbra le labbra sporgenti del suo sesso.
Gemma muoveva languidamente il bacino offrendosi interamente, ormai vinta dal piacere che sentiva salire e che la faceva sospirare. Lucy la guardava incantata, accarezzando con una mano i capelli corvini come avrebbe fatto con una bambina; presi a lambire lentamente il suo sesso separando con la lingua le labbra vaginali risalendone la valle bordata da labbra sottili, sporgenti, su, fino alla clitoride nuda, tesa allo spasimo picchiettando con la punta il duro bottoncino che sporgeva alla base dell’adorabile cresta, i miei occhi si beavano del ventre che vedevo percorso da fremiti, dei seni che l’affanno sollevava e abbassava.

– Mhhh. . . mhhh. . . mhhh. . . – faceva Gemma vinta dalla lussuria.
Non so se si accorgeva della mano che la sua amica passava e ripassava sui bei seni non trascurando di sfiorare con le dita i capezzoli che vedevo tesi, vogliosi. Continuò a lamentarsi debolmente ma quando sentì le labbra dell’amica sulle sue, volse il capo spaventata al contatto, ma Lucy che aveva passato il braccio dietro il suo capo la costrinse a volgere ancora il viso verso di lei. Riaprì gli occhi, vide il seno che la donna le offriva sporgendo il busto, li richiuse ma quando questa spinse il capezzolo fra le sue labbra, aprì la bocca.
– Brava. . . così. . . così. . . oh cherie. . . – sospirò la francese.
Non credevo che la lussuria delle due signore arrivasse a tanto, era la prima volta che vedevo due donne in amore, altre ne vidi, ma il vedere la mia amante lambire la punta dei seni straordinari della francese fece salire la mia libidine al massimo grado acuendo il desiderio del mio membro già teso allo spasimo.

Lucy accarezzando il viso dell’amica guardava accaldata la lingua saettare sui capezzoli che porgeva spostando il busto, prima uno poi l’altro muovendosi in continuazione, arrivando a schiacciare il seno quando Gemma allargava la bocca come affamata, allora vedevo le labbra chiudersi, le guance incavarsi nel suggere cercando di introdursi in profondità le adorabili tette.
– Ohhh. . . come sei cara. . . – sospirava Lucy.
Gemma lasciò di trastullare i seni dell’amica e sollevò lo sguardo incontrando gli occhi azzurri, la vide chinare il viso e questa volta non si oppose quando le labbra si posarono sulle sue. . .
Ora il suo bacino si sollevava in lente ondulazioni per offrire il sesso alla mia bocca, alla lingua che percorreva le carni madide, Gemma si teneva sollevata quando raggiungevo la clitoride, lamentandosi nella bocca dell’altra nel sentire le mie labbra serrarsi sulla cresta tesa per succhiarla, riprendendo il movimento quando la lasciavo per lambire ancora la sua fica, spingendo il bacino quando cercavo di introdurla in profondità nella vagina socchiusa.

Quanto durò il conturbante omaggio che Lucy ed io rendemmo alla mia donna, non saprei dirlo, ma fu lei a respingere il mio capo di fra le sue cosce. La francese si scostò vedendomi alzare, stette a guardare mentre allargavo al massimo le ginocchia dell’amica chinandomi su di lei. Lo sguardo di Gemma divenne smarrito, implorante, si sentì tirare, scivolò in avanti la testa piegata in modo innaturale contro lo schienale.
Mi chinai sopra di lei, sentii la morbidezza delle sue labbra contro il mio petto muoversi adagio, le sue mani prendere il mio membro, puntarlo fra le sue cosce. . .
Spinsi lentamente, udii il lungo gemito della mia donna, fu in un grembo bagnato che scivolò il mio cazzo mentre la sua calda bocca si muoveva sul mio petto; sospirai al contatto delle labbra umide sul mio capezzolo, sentii che lo suggeva dolcemente provocando in me sensazioni che mi é difficile descrivere, agganciai le sue gambe sotto le ginocchia sollevandole ancora e con lunghi colpi di reni presi a scorrere nella vagina scivolosa, spingendo fino a schiacciare le palle fra le chiappe aperte, sul buco bruciante del suo culo.

Non vedevo più la francese, voltai il capo quando sentii la sua mano sui testicoli spingere anch’essa sul membro per farlo entrare accompagnandone il movimento.
– Oh cherie. . . lo vedo entrare sai? Sei tutta. . . mouillée. . . Ah la tua chatte ha la bocca aperta come. . . se lo succhiasse il suo cazzo! Oh é bello. . . é bello. . . –
Quello che accrebbe la mia libidine fu il sentire le labbra di Lucy sui testicoli, poi la sua lingua e. . . la bocca aprirsi su una delle mie palle, aspirarla poi fu l’altra a essere aspirata, succhiata. . . Mi sollevai sottraendo i capezzoli alla bocca famelica della signora Bolis, prendendo a scoparla con grandi colpi di reni cacciando il cazzo nel grembo della donna che con occhi spalancati gemeva, gemeva. . .

Ora erano le sue mani a percorrere il mio petto, le sue dita a cercare i miei capezzoli, a chiudesi su di essi pizzicandoli, tirandoli. I miei colpi si fecero rapidi sfuggendo alla bocca della francese ma non alla sua mano che continuava ad accompagnare gli affondi del mio cazzo. Gemma godeva senza ritegno, capii dagli spasimi che serravano il mio membro che il suo piacere era imminente.
– Oh dammelo. . . mhhh sto per. . . venire! Amore. . . fai forte. . . oh dai. . . dai. . . manca poco. . . ahh. . . adessooo! ! ! Ah vengo. . . vengo. . . ahhahhhh! ! ! –
Continuava a pizzicare i miei capezzoli, ora sì che mi faceva male ma il dolore aumentò la mia lussuria facendomi sbattere come un forsennato il cazzo nella fica della donna urlante finché mi implorò:
– Ahhh. . . basta. . . basta. . . sono venuta. Oh basta amore! ‘

Continuai a penetrarla cercando un piacere che tardava ad arrivare, lottando con la donna che cercava di respingermi. Fu Lucy che mi staccò da lei.
– Basta cheri. . . ha goduto. Su, lasciala. . . non vedi che non vuole più? –
Mi ritirai a malincuore sedendomi accanto alla donna che rossa in viso mi abbracciò.
– Amore. . . oh é stato bellissimo! Ma. . . Lucy cosa fai! Ohhh. . . –
La francese in ginocchio aveva preso in mano il mio membro e. . . lo stava leccando lentamente risalendo la verga con la bocca, con la lingua che muoveva voluttuosamente come volesse nettarla degli umori del godimento della sua amica infine sollevò il viso e brandendola come un trofeo disse:
– Oh non vedi come é bello? Voglio vederlo godere, schizzare. . . Glielo dobbiamo non é vero? Guardalo com’&egrave grosso. . . duro. . . mi fa. . . impazzire! ‘

Lo guardò ancora poi. . . oh la sua bocca, come fu soave sentirla scendere, vedere le sue guance incavarsi nel succhiarlo mentre lo risaliva lentamente, vedere come teneva in bocca il glande suggendolo ancora. Gemma non credeva ai suoi occhi, vedeva la sua amica roteare il capo mentre la sua bocca scendeva, risaliva, scendeva ancora. . .
Fa la sua gelosia a farle vincere la vergogna che provava, si chinò anch’essa sul mio ventre, Lucy le porse il membro e mentre questa calava la bocca prese a lambirmi i testicoli poi risalì l’asta seguendo la bocca dell’amica nel suo va e vieni e quando questa si sollevò, cercò le sue labbra. . . Si baciarono languidamente poi ridendo presero a lambirmi il cazzo inseguendolo nelle oscillazioni che imprimevano le loro lingue.
Mai avrei pensato che due donne potessero esprimere una tale lussuria, guardavo incantato le lingue saettare sul membro che ora luccicava della loro saliva e quando una di esse calava la bocca inghiottendolo, l’altra ne lambiva la parte libera.

Sospiravo estasiato per il piacere che sentivo salire sapendo che non avrei resistito a sollecitazioni così soavi. Il mio pene passava da una bocca all’altra, ora lo succhiavano rumorosamente: ‘Mhhpf. . . mhhpf. . .’ era il rumore che facevano aspirandolo. Mi abbandonai al piacere contro lo schienale guardando allucinato le donne che mi sollazzavano, mai bocchino fu più travolgente, mai carezze più soavi.
– Ahhh. . . ragazze. . . Oh mi fate godere. . . mhh. . . attente. . . manca poco. . .
Ora se lo contendevano il mio cazzo, aspettando impazienti che una sollevasse la bocca per calare la sua e succhiarlo. . . succhiarlo. . . Quando Lucy sentì la cappella gonfiarsi nella sua bocca non lo lasciò più ma prese a far andare la mano velocemente lungo l’asta finché con un grido accolse il primo getto che colpì la sua gola, mi succhiò voluttuosamente poi lo lasciò per offrirlo all’amica.

Gemma vide gli schizzi chiari salire sui loro visi, calò anch’essa la bocca bevendo famelicamente lo sperma che continuava a sgorgare, menando il membro con violenti colpi di mano, continuò a menarlo anche dopo che la sua bocca l’ebbe lasciato, altri getti imbrattarono i loro visi mentre con grida eccitate offrivano le loro labbra agli schizzi del mio piacere finché questi cessarono.
Sospirai estasiato ma non era ancora finito, la mia amante si era alzata e con la mano cercava di asciugarsi il viso. Lucy la scostò e scavalcando le mie gambe si puntò il membro ancora duro fra le cosce e si sedette coprendo la mia bocca con la sua. Anche se avevo goduto ero felice di sentirmi nel calore del suo ventre, cominciò subito a muoversi lambendo come affamata le mie labbra, gemendo mentre il suo bacino andava su e giù scorrendo su un membro ancora teso.

L’aiutai le mani sotto il suo sedere a impalarsi sul pene, ora aveva sollevato il viso e il capo rovesciato strusciava le mammelle contro le mie labbra squittendo nel sentirsi suggere i capezzoli. Gemma la guardava quasi spaventata per l’irruenza con la quale la francese si muoveva su un membro nuovamente grondante per gli umori che trascinava dalla vagina, per la libidine che la faceva gemere mentre porgeva a turno le mammelle alla mia bocca.
– Oh cheri. . . il tuo cazzo meraviglioso. . . mi fa godere ancora sai? Ohhh. . . é così duro. . . così duro. . . ahhh. . . mhhh. . . mhhh. . .
Non ho mai più incontrato una donna così desiderosa di godere, vedendo con quanta gioia prendeva il membro fui felice della resistenza che lo manteneva duro, la sua lussuria mi eccitò nuovamente facendomi esclamare:
– Lucy. . . si, prendilo. . . é tutto tuo. . . ah sei stupenda. . . stupenda. . . Si, godi amore. . . non aver fretta. . . Mhhh. . . come sei calda!
Si lasciò andare tutta all’indietro prendendo a cavalcarmi come una furia, arrivando nella sua foga a lasciarselo uscire, allora con un gridolino lo guidava ancora nella sua calda guaina continuando su e giù, su e giù, la bocca aperta, i seni ballonzolanti. . .

Durò poco, con un grido si abbandonò sul mio petto lambendo le mie labbra, spingendo la lingua nella mia bocca, lasciando che la succhiassi bevendo i suoi lamenti insieme alla sua saliva. La feci scorrere ancora sollevando il bel culo, abbassandolo mentre tendevo il ventre offrendo il cazzo alle strette della vagina finché ebbe termine il suo orgasmo.
– Ahh, é stato bello! Ho goduto ancora lo sai Gemma? – disse infine Lucy.
Si alzò e guardò il membro teso che l’ultimo coito aveva eccitato nuovamente; il contatto del suo viso contro il mio lo aveva lasciato bagnato dello sperma del quale non si era curata di asciugarsi e il cui sapore aveva impregnato la mia bocca quando mi aveva baciato. Arrossendo mi nettò con un lembo della camicetta che aveva raccolto, asciugandosi anch’essa. L’ammirazione che avevo per lei mi fece dire:
– Anche per me é stato molto bello. . . spero che potrò amarvi ancora tutte e due . . . non sarete sazie vero? –
Lucy guardò la mia amante e davanti al suo sorriso, l’abbracciò.
– Cosa ne dici Gemma? Lo accontentiamo? –
– Si ma. . . sul mio letto. Nico, puoi usare l’altro bagno noi andiamo in quello che conosci. ‘

Seguii la mia amante, vi era un piccolo bagno del tutto simile all’altro salvo che per la mancanza della grande vasca, scostò la tenda della doccia e mentre entravo mi porse l’asciugamano chiedendo:
– So che Lucy ti piace ma. . . non vorrai lasciarmi per lei vero? –
Nel dire questo era arrossita, capii che era gelosa e che temeva di perdermi, l’abbracciai rassicurandola.
– Lo sai che sono tuo. . . tuo e di Olga. Lucy é. . . stupenda, mi piace perché é talmente calda. . . Non ero mai stato con due donne. . . mi eccita. . . anche a te piace, ho visto come ti lasciavi baciare da lei. Possiamo farlo ancora, Lucy non chiede di meglio. . . – mi zittì ponendo la mano sulla mia bocca.
– Lo vuoi veramente? – chiese guardandomi con ansia. La baciai poi:
– Si. . . se lo vuoi anche tu! – mi fissò lungamente e chiuse la tenda.
– Aspettaci in camera, cercheremo di far presto. ‘

Feci velocemente la doccia, ma avrei potuto ancora attardarmi, perché dopo dovetti aspettare le due a lungo. Udivo le loro voci, a tratti le loro risate frammiste al rumore dell’acqua. Sapevo che nel comodino Gemma teneva le sigarette, non che fumasse e neanche io fumavo ma avevamo scoperto che era piacevole accenderne una, una sola in due e tirare lunghe boccate a turno rilassandoci. Quando riprendevamo a fare all’amore, i nostri baci avevano un sapore peccaminoso diceva la mia donna.

………………………………………………………………………………….Continua……………………………………………………………………………..

Ora nella casa vi era silenzio, interrotto di tanto in tanto dalle voci sussurranti delle due signore e da risa trattenute a stento, accesi la sigaretta aspirando una lunga boccata. Udii infine il calpestio di piedi nudi sul pavimento, la porta si aprì.
. – Ne avete impiegato di tempo! – dissi, Gemma fece un cenno, porsi il pacchetto che avevo in mano, prese una sigaretta e ne diede una all’altra. Dopo che ebbi acceso rispose:
. – Lo sai, per certe cose ci vuole tempo. Abbiamo anche chiacchierato, sapevi che Lucy ha avuto una gioventù burrascosa? – guardai la francese.
. – Doveva essere ieri perché sei tutt’ora giovane. – dissi facendola sorridere.
. – Sei veramente galante sai? Ma Gemma ha ragione, ho avuto parecchie avventure. . . ma allora ero davvero giovane, come te Nico e. . . come te pensavo solo a divertirmi. A quella età il sangue scorre caldo e si vorrebbe avere dalla vita tutti i piaceri. . . quello sessuale era quello che mi attirava di più, solo che per una ragazza é difficile soddisfare le proprie voglie senza passare per puttana, io ho avuto fortuna! –

. Si erano inginocchiate ai miei lati, erano due bellezze dai corpi stupendi. Pensai che ero io il fortunato; se i miei compagni avessero saputo! Ma ero discreto ed &egrave a questo attribuisco la mia fortuna con le donne; avevo imparato che il tenere per me le mie avventure rendeva le donne maggiormente disposte a concedersi, lasciandosi andare a fare cose di cui si sarebbero vergognate se solo avessero immaginato che avrei potuto vantarmi.
. La francese si apprestava a fare delle confidenze che avrebbero gettato una luce nuova e inconsueta su quella donna che tutti pensavano austera. Esitò guardando l’amica, questa la incoraggiò:
. – Puoi dirlo, Nico é la discrezione in persona. –
. Lucy iniziò la sua confessione che seppur ridotta al minimo gettò le basi dei nostri rapporti di quella giornata lunghissima che mi lasciò esausto ma contento e credo che anche per le mie partners fu la stessa cosa.

. Il racconto di Lucy
. ” Ho avuto il mio primo vero contatto sessuale con un amico di famiglia; . per la verità fui io a chiedergli di sverginarmi. Fu bellissimo e lasciò il mio
partner di stucco quando gli chiesi di ripeterlo subito dopo e ancora, ancora. . . Nico lo sa, una volta iniziato sembro incontentabile, non é così, solo che. . . ho bisogno di parecchi orgasmi per essere completamente soddisfatta, forse é questo che spaventa mio marito. . .
. Anche ora mi masturbo ogni giorno, ma non mi basta. Mi sono comperata un goodmiche. . . un membro finto, adesso uso quello ma é di un uomo vero che ho bisogno. Dicevo che sono stata fortunata perché. . .

. Avevo appena compiuto diciannove anni, un’amica di liceo un giorno mi telefona dicendo che vuole vedermi. Vado da lei. Dopo i preliminari d’uso mi chiede di aiutarla, che solo di me si fida, insomma mi chiede di sostituirla quella sera stessa nel numero che lei e suo marito fanno in un night, ‘Le numero de l’&egravetrier’. Si chiama così, il numero della staffa perché é l’ultimo che offre il night prima della chiusura, dura un’ora circa ed é un numero hard molto spinto.
. Dice che &egrave incinta da tre mesi e che alcune complicazioni hanno indotto il suo dottore a chiederle di non aver più contatti fino al termine della sua gravidanza pena gravi inconvenienti. Il loro impresario ha promesso di trovarle una sostituta ma intanto devono far fronte all’impegno di quella sera e l’unica che ritiene adatta al ruolo sono io. Mi prega assicurandomi che finora nessuno li ha riconosciuti perché la coreografia consente loro di portare una mascherina, basta che mi aggiusti i capelli e sarei anch’io irriconoscibile!

. Insiste tanto che alla fine accetto. Solo allora chiama suo marito, é attraente, un tipo atletico; sdrammatizza subito la situazione spiegando che si tratta unicamente di lavoro, il loro numero si chiama: ‘Joelle et Andy, un amour de carnaval.’ Spiega che si tratta di otto quadri e li enumera: Fellatio, cunni lingus, pélle béche, la jumente, l’amazone, le bord, apoth&egraveose e douche chaude.
. Sono altrettanti atti sessuali che conosco per averli praticati e goduti, solo l’ultimo mi faccio spiegare. Apoth&egraveose &egrave quando Andy sbatte violentemente Joelle e completa il coito innondando il petto della partner finche questa prende in bocca il membro e. . . Arrossisco ma ormai ho accettato e non posso tirarmi indietro. Mi lascia sola con Loris (questo é il nome della mia amica) che mi depila sotto le ascelle, non completamente però, perché vi lascia un’ombra scura, dirada i peli del mio pube e per rendere la vulva più visibile, ne libera i bordi lasciando solo una peluria fine.

. Mi congedano infine dicendo che mi chiameranno alle tre e mezzo del mattino. Non vi dico i pensieri di quella notte, non &egrave l’idea di fare all’amore con Ren&egrave ma &egrave il farlo davanti ad un pubblico che mi impedisce di dormire e non abbiamo neanche provato!
. Avevo appena preso sonno che sento squillare il telefono, &egrave Ren&egrave che mi dice che passa a prendermi. Dieci minuti dopo siamo nel camerino del Night e ci vestiamo, piuttosto ci travestiamo, io da damina dell’ottocento, lui da cicisbeo e ci rechiamo in sala. E’ in corso l’ultimo spogliarello poi con un lungo applauso le luci della pista si spengono e si illuminano quelle sopra i tavoli.
. – Dopo l’intervallo tocca a noi, non ti preoccupare, ti dirò io cosa fare! –
Malgrado le rassicurazioni di Ren&egrave ero tesissima, dopo circa dieci minuti le luci dei tavoli si spensero e la pista si illuminò, vidi un giaciglio basso al centro ricoperto di stoffa rossa. Con in sottofondo una musica sensuale, una voce annunciò:

. ‘ Joelle et Andy, un amour de carnaval! Le jeune homme a finalment reussi a convincre la belle Joelle, dame de la haute aristocratie en qu&egravete d’aventure a le suivre dans sa gar’onni&egravere. –
. Voici a vous Joelle et Andy! –
. Un lungo applauso seguì l’annuncio. Andy e io ( per due anni ricoprii il ruolo di Joelle) facemmo il nostro ingresso nella luce, abbracciati come degli innamorati; in sala si fece un silenzio assoluto, anche la musica tacque. Appena saliti il gradino, il palcoscenico circolare sopra il quale era posto il giaciglio iniziò lentamente a girare, i microfoni scesero rimanendo celati nell’oscurità, le battute che dovevamo dire erano poche.
. – Cherie, que vous étes belle! – disse Andy coprendo la mia bocca con la sua.

. Anche se si trattava di lavoro, il bacio era vero, come il resto che mi accingo a raccontare. Rovesciai il capo e mi abbandonai a quel bacio; era tanta la mia voglia che entrai subito nella parte aprendo la bocca alla sua lingua, offrendo la mia in schermaglie che andavano oltre il copione, le sue mani stavano aprendo il mio vestito, dissi la battuta di Joelle.
. – Monsieur, que faìtes vous?-
. – Je veux vous aimer, vous voulez n’est pas?-
. – Oh oui, je vous d&egravesire. . . –
. Sbottonai la camicia di Andy, la aprii, la feci scivolare lungo le sue braccia, cadere, accarezzai il suo petto, lui accarezzava i seni che il vestito aperto aveva denudato, lo fece scivolare e cadere ai miei piedi come una corolla lasciandomi nuda con addosso solo delle calze nere strette alle cosce. Non dovevo indossare null’altro poiché il mio non era uno strip ma un numero hard.

. Scavalcai il vestito a terra mandandolo con un calcio oltre le luci e seduta sul letto feci scivolare ad Andy i calzoni di seta e glieli tolsi completamente gettando anch’essi lontano. Anche lui non aveva altro, era nudo e. . . in erezione. Allungò la mano alla mascherina che celava il mio volto, ma scostai la sua mano esclamando spaventata:
. – Non, je veux rester l’inconnue d’une nuit d’amour! –
. – Fellatio! – sussurrò René chinandosi al mio orecchio.
. Anche se non l’avesse detto, sapevo quello che dovevo fare. Feci scivolare le mani fra le sue cosce soppesando i testicoli. Era terribilmente ben fornito in quanto a cazzo, la mia bocca scivolò sull’asta dura, ricordai la raccomandazione di Loris di tener morbide le labbra perché il numero doveva durare un’ora e iniziai un lento su e giù ingoiando il membro fino in fondo alla gola attenta a non nascondere al pubblico il lavorio della mia bocca.

. Mi immedesimai talmente nella mia parte che era come se gli spettatori non esistessero, gli feci un bocchino che simulai ingordo e che malgrado la finzione diede al mio partner un piacere che sentii sulla lingua sotto forma di gocce che uscivano dal meato, durò finché lui respinse la mia testa. Mi allungai mentre lui faceva scendere le mie calze, poi aprì le mie gambe, le sollevò lasciandole aperte.
. Sapevo che dopo veniva il ‘cunni lingus’ ma fremetti sentendo la carezza delle sue guance fra le mie cosce e gemetti, un gemito vero che i microfoni amplificarono, al contatto della lingua sulle mie carni, sulla clitoride eretta, e malgrado lui si sforzasse di non stuzzicarla troppo, venni in lunghi lamenti, continuai a lamentarmi mentre lui lentamente lambiva il mio sesso in lente leccate che mi portarono ancora una volta al parossismo, mi agitai accarezzandomi i seni e. . . venni ancora.

. Andyi lasciò il mio sesso e risalì con la bocca lungo il mio ventre, prese possesso dei miei seni, li leccò e mentre trastullava i capezzoli irritati al massimo, ne approfittò per dirmi:
. – Controllati, così ti esaurirai. Pronta per il ‘pélle b&egraveche?’ – chiese preoccupato.
. – Ouiiiiii ! ! ! – tutti udirono la mia risposta che fu scambiata per un’invocazione.
. Ma come facevo a controllarmi! La voglia che avevo bagnava nuovamente la mia passera e quando Andy si mise sul dorso mi gettai quasi su di lui serrando il suo capo fra le cosce e china sul suo cazzo l’avevo già preso in bocca, poi raccolsi le ginocchia per dargli modo di leccarmi e agli spettatori di vedere come la lingua di Andy separava le mie labbra intime passando e ripassando nel taglio della fica che voleva ancora piacere!

. Cercò di tenerla lieve la lingua che passava nelle mie carni ma io mi muovevo cercando il suo contatto, porgendo con ondulazioni lascive la clitoride, strusciandola sulle sue labbra, sfogando la mia lussuria sul cazzo sopra il quale scorreva la mia bocca, lamentandomi su di esso, poi premetti la vulva sulla sua bocca aperta e la mossi, la mossi. . . finché venni gridando.
. Lui continuò a leccarmi bevendo il liquido del mio piacere, poi per non esacerbare la mia lussuria mi lambì fra le natiche, vi fu un mormorio nel pubblico vedendo come muovevo il sedere per offrirmi a quella lingua. Dopo qualche minuto mi rovesciò sotto di se e si sollevò in ginocchio aspettando che mi girassi sollevandomi anch’io per offrirgli la groppa nella posizione detta della ‘jumente’.

. Voi la chiamate ‘alla pecorina’ ‘ la posizione che consente al membro di entrare tutto; quando lo introdusse, lo sentii fino in fondo, sentii il glande premere sulla bocca del mio utero. Mi prese con affondi lenti in principio, poi sempre più veloci, cercai di padroneggiarmi senza riuscirci, il piacere mi fece urlare, capivo che la posizione del coito permetteva al pubblico di vedere l’oscillazione dei miei seni.
. Malgrado puntassi le braccia non riuscivo a resistere alle spinte di quel maschio, sentivo i capezzoli sfregare contro la seta del giaciglio e questo vinse la mia resistenza, venni con grida acute alle quali seguì il brusio degli spettatori. Andò si ritirò stendendosi accanto a me, scavalcai il suo corpo ma lui disse:
. No, girati! – Di questo non ero stata avvertita, ma mi voltai e aggrappata con una mano alle ginocchia che lui aveva sollevato, guidai il membro fra le cosce cominciando subito a muovermi. Il palcoscenico girevole sul quale eravamo permetteva a tutti di vedermi aperta al membro, di guardare come lo prendevo.

Questa fu la parte più terribile, immaginavo gli occhi di tutti fissi fra le mie cosce, sulla fica nuda che scorreva lungo il cazzo di Andy ingoiandolo fino ai testicoli, chiusi gli occhi per la vergogna, ero tutta ‘mouill&egravee’, lo sentivo da come scivolavo facilmente sul suo membro.
. Le mani del mio partner mi spinsero all’indietro, poggiai le mani. Ora era avanti e indietro che scorrevo facendo muovere i miei seni, Andy se ne impossessò e attirò la mia schiena sopra il suo petto, i capezzoli fra le sue dita si fecero dolenti, se fino ad allora avevo resistito adesso non ce la facevo più, presi a gemere sempre più forte, divenni tutta un fremito quando mi mordicchiò un orecchio.
. – Ahhh. . . mon amour! Allez. . . prends moi. . . vite mhhh. . . –
. Questo non era nel copione ma non potevo muovermi e non volevo che il cazzo rimanesse immobile dentro di me proprio mentre stavo nuovamente per venire. Andò lasciò che la pedana compiesse ancora un giro per permettere a tutti di vedere il membro conficcato nella mia fica, poi prese a muovere le reni di scatto, feci forza sulle ginocchia e con grida di gioia mi contorsi tutta venendo con grida strazianti sotto i colpi violenti che mi scuotevano. Ricevemmo i nostri primi applausi a scena aperta, il mio partner ne approfittò per sussurrarmi.

. – Sei bravissima, ma attenta, così non resisterai fino alla fine del numero.-
Aspettò che mi adagiassi nuovamente, mi spinse con dolcezza sul fianco e si stese dietro di me attirandomi subito contro il suo petto, rovesciandomi a metà su di lui, le mani sotto i miei seni a sollevarli per esibire i capezzoli che come potete vedere sono decisamente lunghi quando sono eccitata.
. Ed ero eccitata, lo ero dall’inizio ed ero impaziente di ricevere ancora il membro che ora sentivo schiacciato contro il mio sedere, grosso, duro, com’é ora il cazzo del tuo giovanotto. René sollevò la mia gamba.
. – Alta, così, mostrala a tutti la tua chatte! – sussurrò al mio orecchio.
. Ero tutta bagnata, il sapere che tutti gli occhi erano fissi fra le mie cosce, sulla vulva che sentivo aperta e pronta acuì la mia lussuria. Aspettò che la pedana completasse il giro e con un movimento delle reni poggiò il cazzo sulla mia coscia; lo presi subito in mano e lo strofinai sulla chatte poi lo puntai sulla sua bocca.

. Lo ricevetti con un grido lungo, liberatorio che scatenò ancora l’applauso poi mentre lui lo faceva scivolare avanti e indietro, il pubblico accompagnava il suo scorrere con degli: ‘Allez oh. . . allez oh. . . allez oh. . .’ che ne ritmavano gli affondi senza coprire le mie grida di gioia che grazie ai microfoni celati, empivano la sala.
. La mia vergogna svanì come per incanto, agganciai la gamba mantenendola sollevata, fiera di mostrare a tutti come quel cazzo apriva le mie carni, scompariva, appariva ancora. . . Andy soffiava come un mantice ma pot&egrave complimentarsi al mio orecchio:
. – Sei brava lo sai? Non avevano mai visto una Joelle così! –
. Riuscii a resistere appena più a lungo delle altre volte e mentre venivo non potei fare a meno di portare le dita alla fica in orgasmo massaggiando furiosamente la clitoride mentre gridavo, gridavo! Un nuovo applauso accompagnò il mio orgasmo ma non ebbi il tempo di riprendermi che già lui mi rovesciava sulla schiena, prendeva posto in ginocchio fra le mie gambe e mi tirava ponendo il mio sedere sulle sue cosce aperte.

. Era l’ultimo quadro: ‘l’apoth&egraveose’, vidi le mie gambe sollevate alte poggiate sulle sue spalle ai due lati del collo, sentii il glande sulla bocca della mia chatte.
. – Ahhh Andy. . . enfonce toi, fais moi jouir, ahhhhh! ! ! –
. Questo doveva dire Joelle. Era nell’ultimo quadro che aveva finalmente luogo il soddisfacimento dell’aristocratica mascherata e del suo cavaliere, e questo esclamai mentre entrava in me con un cazzo che gli umori di cui era impregnato rendevano talmente scivoloso che mi preparai a gustare l’ultima scopata che speravo lunga e appagante.
. Non sapevo che proprio lo scarso attrito del membro nella mia vagina avrebbe messo il mio maschio in difficoltà perché. . . doveva godere davanti agli occhi di tutti ed era ancora lontano dall’orgasmo. Prese subito a sbattermi violentemente e questo accelerò il mio piacere;, dopo qualche colpo cominciai a lamentarmi, gli umori che produceva la mia eccitazione non agevolavano certo il compito di Andy, grosse gocce di sudore imperlarono la sua fronte, il suo collo, il petto atletico, vidi il suo sguardo disperato.

. – Ahhh cheri. . . allez. . . oh encore. . . ancore! – implorava l’aristocratica.
. In realtà ero io ad implorare e vedendo la difficoltà del mio partner mi mossi facendo forza sulle gambe agganciate alle sue braccia, venendo incontro al membro fino a sbattere il perineo contro i testicoli che sentivo caldi e viscidi entre mes fesses, sul buco del culo bagnato della sua saliva. I miei movimenti facevano ballonzolare i seni in modo per me indecente, ma non per gli spettatori; lo scroscio degli applausi mi spronò a prodigarmi ma mi portò all’orgasmo che mi fece ancora urlare.
. Anche in sala si levarono dei gridolini, erano le donne eccitate che tributavano a loro modo l’omaggio alla coppia in copula. L’espressione di Andy si fece a poco a poco distesa, poi beata, continuai a scorrere incontro al membro e riuscii a portarlo all’orgasmo stringendo i muscoli della vagina. Era la prima volta che lo facevo e mi riuscì alla perfezione ancora pochi colpi e il cazzo uscì di fra le mie cosce insieme a getti chiari che si levarono ricadendo sul mio petto, me li spalmai sui seni rendendoli luccicanti, ma già Andy avanzava sedendosi quasi su di essi e porgendo il pene sobbalzante alla mia bocca.

. – Ahhh cherie. . . cherie. . . prends. . . prends. . . –
. Sollevai il capo e lo presi, scorrendo su un membro che sapeva di sperma e. . . del mio piacere, lo succhiai ricevendo gli ultimi getti del suo godimento mentre lui con lenti colpi di reni scorreva nella mia bocca.
. – Lo sperma. . . fallo uscire, devono vederlo. – sussurrò Andy ormai sollevato.
. Quando infine uscì da me, lasciai fuoriuscire e colare lungo il mio mento il liquido spesso, l’applauso che seguì sancì il successo della nostra esibizione; ci alzammo e abbracciati ci inchinammo per tutto il giro della pedana. Le luci si accesero tutte, mi accorsi che non solo i tavoli erano vicinissimi al minuscolo palcoscenico rotante ma che anche i clienti seduti in fondo al locale si erano avvicinati.

. Mai mi ero sentita così nuda, le signore elegantissime mi guardavano con aria strana, mi vergognai tanto che mi vennero le lacrime agli occhi ma non era di disprezzo il loro sguardo, lo capii quando ricominciarono ad applaudire e continuarono anche quando le luci si spensero e il mio partner mi prese per mano trascinandomi via.
. Tornata a casa, inventai una scusa per i miei genitori preoccupati e mi misi a letto dormendo profondamente fino a mezzogiorno, dopo pranzo Loris mi telefonò dicendo che mi aspettava. Appena fui da lei, mi guardò ansiosa.
. – Come ti senti, Ren&egrave mi ha raccontato tutto, dice che hai avuto un orgasmo dietro l’altro &egrave vero? –
. – Si, non sono riuscita a trattenermi, mi dispiace. . . –

. -E’ per te che sono preoccupata, così ti ammalerai! Stavo per chiederti di sostituirmi ancora, l’impresario aveva trovato una sostituta ma il proprietario del night vuole te; dice che hai avuto un successo strepitoso, che tu e Ren&egrave siete una coppia talmente affiatata che molti clienti hanno prenotato per domani sera a patto che siate ancora voi ad esibirvi. Abbiamo detto di si, ma adesso sono pentita capiscimi, per te! –
. Trattenni la mia emozione all’idea che potevo ancora avere un’ora di piacere sfrenato con un maschio come Andy. Nella mia mente tenevo ben distinte le due persone anche se in realtà erano la stessa: Ren&egrave era il marito della mia più cara amica ed era il mio compagno di lavoro mentre Andy era l’amante, lo stallone di Joelle.

. In quel momento era con Loris e Ren&egrave che stavo conversando, dissi che se erano Joelle e Andy che volevano, non vedevo perché Ren&egrave ed io non dovevamo accontentarli, beninteso se lei Loris non aveva nulla in contrario.
. – Si capisce che non ho nulla contro, piuttosto tu. . . te la senti? Può darsi che non si tratti di poche serate. . . – rassicurai la mia amica:
. – Si, ce la farò, poi c’é Rene, mi aiuterà, sono sicura. –
. Dovetti dire ai miei genitori che avevo trovato lavoro come guardarobiera in un night e. . . da allora, una sera sì e una no diventavo Joelle la femmina voluttuosa e insaziabile di Andy. Quando ero sul palcoscenico mi dimenticavo completamente del pubblico, esisteva solo lui, Andy il maschio che sapeva farmi godere ininterrottamente per più di un’ora lasciandomi alla fine appagata e felice.

. Durò per circa due anni, naturalmente il numero subì delle variazioni nei costumi, abolimmo le mascherina perché con un sapiente trucco era impossibile riconoscerci, suggerii delle nuove posizioni e altre cose ancora e. . . mi feci un bel gruzzoletto.
. Poi il numero della staffa venne abolito sull’onda della moralizzazione voluta dal nuovo presidente della République e. . . tutto finì. Ecco, adesso conoscete una parte della mia vita che fin’ora eravamo soltanto in tre a sapere.”

—————————————————————————————————–Continua—————————————————————————————————————— . Lucy tacque e posando su Gemma poi su di me lo sguardo, aspettava le nostrereazionii; il silenzio che seguì la fece lievemente arrossire. Era bellissima, continuava a spostare su di noi gli occhi azzurri come una collegiale che ha appena confessato una marachella. La sua espressione di pudicizia contrastava singolarmente con il corpo pieno, prorompente, dai seni lunghi, fermi e ben attaccati i cui capezzoli tesi, volti all’insù dicevano più di qualsiasi parola l’eccitazione che provava.
. La mia amante sorrideva imbarazzata; quando aveva sollecitato le confidenze dell’amica non si aspettava certo che questa raccontasse quello che, mentre erano in bagno la francese aveva appena accennato. Il suo sguardo incontrò gli occhi azzurri, finalmente pose la domanda che anch’io stavo per fare:
. – Lucy, perché hai voluto raccontarcelo? Non eri obbligata. . . –
– Dovevo farlo per farvi capire che per me il sesso é una cosa indispensabile, per fugare ogni tuo timore riguardo il giovanotto qui presente. Rappresenta per me il maschio che può soddisfarmi, non ci sarà mai niente di personale nel nostro rapporto, ne ho bisogno come avevo bisogno di Andy. –
. Gemma annuì chiaramente sollevata e mentre il suo sguardo indugiava sul petto dell’amica chiese con una voce che si era fatta timida:

. – E con una donna non. . . – fu subito interrotta dall’altra:
. – Oggi é la prima volta, ho visto come mi guardavi. . . e poi eri così bella quando Nico ti dava piacere che non ho resistito al desiderio di baciarti e. . . tutto il resto, ho visto che non ti dispiaceva. Sbaglio? –
. Solo allora la mia amante sollevò gli occhi attirata dagli occhi dell’altra come fosse ipnotizzata. Fu con un filo di voce che rispose:
. – Sai, anche per me &egrave stata la prima volta. . . –
. – Oh cherie, cherie. . . –
. Lo sguardo di Gemma si staccò dai suoi occhi, vide che guardava la sua bocca, avvicinò lentamente il viso. . . Era come se di colpo io non esistessi, come se il mio membro teso, eccitato dal racconto della francese e dalla vista delle donne nude accosciate che si fronteggiavano non le interessasse più. Lucy rise nervosamente, avvicinò anch’essa il viso. . . Chiusero gli occhi quando le bocche si toccarono, le labbra si sfiorarono appena, si allontanarono, si sfiorarono ancora poi. . .

. La bocca della francese si socchiuse, la sua lingua spuntò lambendo lievemente le labbra dell’altra in un timido richiamo che fu subito recepito: Anche la bocca di Gemma si dischiuse, la lingua uscì incontro alla sua.
. Io trattenevo il fiato, eccitato e affascinato allo stesso tempo aspettando quello che sarebbe successo, guardando incantato le lingue che si cercavano, si lambivano. Lucy aveva aperto larga la bocca, la sua lingua si era allungata in carezze lascive, saettando per leccare l’interno delle labbra dell’amica cercando anch’essa il contatto della lingua fra le sue labbra e quando la sentì, le richiuse suggendola lungamente, dolcemente e quando la lasciò fu per offrire ancora la sua lingua. . .
. Gemma lasciò sfuggire un debole lamento sentendo le mani sui suoi seni, i capezzoli fra le dita della francese si fecero subito dolenti, si lamentò ancora, le sue mani scesero sui seni lunghi, sodi. . . Anche Lucy si lamentava adesso, ognuna titillava i capezzoli dell’altra rigirandoli fra le dita, sospirando nelle bocche che ora erano schiacciate una contro l’altra, i visi si muovevano, si torcevano lasciando indovinare il gioco delle lingue.

. Poi una mano scese lungo il ventre della mia amante, giocò fra i suoi peli, Lucy staccò il viso, gli occhi si incontrarono nuovamente, chiese:
. – Cherie, tu veux n’est pas? –
. – Si. . . – fu la risposta.
. Soggiogata dalla sensualità che fra loro si era creata Gemma si lasciò spingere adagiandosi accanto a me, cielo com’erano belli i seni della mia amante coi capezzoli tesi che la francese non aveva lasciato di trastullare con le lunghe dita, continuando a plasmarli, a tirarli fino a farli diventare delle lunghe protuberanze brune che si innalzavano dalle macchie rosa delle aureole gonfie.
. Ma era la striscia scura che scendendo si divideva ai lati del suo sesso che Lucy guardava, le sue mani si mossero lentamente dalle mammelle dell’amica scendendo lungo lo sterno, il ventre levigato separandosi per percorrere le cosce dischiuse. Gemma sollevò un ginocchio poggiando il piede contro il sedere, aprì le gambe.

. Lucy si sollevò sulle ginocchia e si chinò posando l’avanbraccio sulla coscia dell’altra. Ora con il viso sopra la striscia nera scrutava fra i peli nerissimi, li separò maggiormente denudando la vulva poi due dita della mano che aveva appoggiato passarono nel taglio umido e aprendolo separò le labbra sottili, sporgenti. Con le dita dell’altra mano denudò la clitoride che vidi gonfia, tesa, e mantenendo i peli aderenti al pube avvicinò il viso.
. – E’ bella la tua chatte, lo sai vero? – disse.
. La lingua si allungò sulla cresta e delicatamente saggiò il punto più sensibile della fica, alla giunzione delle piccoli labbra, sul bottoncino che sporgeva dalle carni rosee.

. Gemma sospirò al contatto, vidi il suo ventre distendersi, mai avrei pensato si potesse leccare una fica con tanta delicatezza, la punta rosa passava e ripassava sulla clitoride rendendola luccicante di saliva, a tratti le labbra si chiudevano su di essa suggendola appena poi era la lingua a picchiettarla tutta scendendo lungo la cresta per stuzzicare ancora il grilletto ma appena il lamento della mia amante interrompeva i sospiri, lo lasciava per scendere ancora leccando la carne fra le sue dita, giù e incuneando il viso fra le cosce che separava ancora, spingeva la lingua sforzandosi di farla entrare in profondità.
. Gemma ora si lamentava adagio, gli occhi spalancati, le guance accaldate, un dolce affanno sollevava e abbassava i seni che le sue mani accarezzavano quasi brutalmente. L’espressione del suo viso era come di sofferenza, sollevava e abbassava adagio il bacino ondulandolo nel porgere la fica alla bocca dell’altra. Lucy si era portata ai suo piedi spostando il corpo senza staccare la bocca dal sesso che stava baciando, continuando a far andare la lingua nella vulva mantenuta aperta dalle sue dita.

. Era una cosa nuova per me, un quadro conturbante ma non osceno. A tratti la donna distesa passava la lingua sulle labbra come fosse assetata, volse verso me gli occhi quando passai una mano sul suo viso in una lieve carezza.
. – Emma, sei bellissima lo sai? – dissi con sincerità.
. Lei sorrise quasi vergognandosi di mostrarsi al suo giovane amante in un atteggiamento così particolare. Volse il viso, guardò infine il mio pene ergersi eccitato e duro, vi portò la mano, vidi che lo inclinava, sentii che lo tirava. . .
. Ero ancora accosciato, distesi le gambe e voltandomi verso di lei passai il braccio sotto il suo capo, sollevandolo per portarlo all’altezza del mio membro. Quando lo spinsi nella sua bocca iniziò subito a succhiarlo, lo feci scorrere avanti e indietro con lenti movimenti delle reni scivolando fra le labbra morbide fino in fondo alla sua gola, ritirandolo adagio per gustare il calore nel quale era avvolto.
. Neanche questo era osceno, neanche la mano che accarezzava l’interno delle mie cosce lo era, neanche quando palpava i miei testicoli spingendoli per far entrare il cazzo quasi per intero. Potevo udire il rumore bagnato della lingua di Lucy che passava e ripassava nel taglio dell’amica, il risucchio delle labbra sulla cresta tesa che suggeva, i ‘flap flap flap’ della lingua che la flagellava. . .

. Oh era bello tutto questo! Il piacere che Gemma riceveva lo trasmetteva a me; un piacere dolcissimo cominciò a pervadere il mio corpo, la mia donna godeva sospirando e gemendo, non lasciando di succhiare il cazzo che continuavo a spingere nella sua bocca rallentando mentre mi ritiravo per sentire la carezza della lingua sotto la cappella, a tratti quando il piacere si faceva troppo forte mi sottraevo, allora lei lo cercava con la bocca spalancata come un’affamata finché non lo riceveva nuovamente.
. Stava diventando ingorda, lo voleva fino in fondo come fosse il mio cazzo e non la lingua che malmenava le sue carni a farla godere, a farle compiere quei movimenti che sollevavano il suo bacino, facevano ondulare le sue anche. . . Il mio rammarico era che solo la francese non partecipasse del nostro piacere ma per il momento la sua lussuria sembrava paga nell’essere l’artefice del piacere dell’amica, inseguendo la fica che i movimenti della donna distesa divenuti scomposti sembravano voler sottrarre alla sua lingua, alla sua bocca.

. Lucy gli occhi fissi guardava l’amica ingoiare il mio membro, gli occhi pudicamente chiusi, la bocca ingorda, le guance incavate nel succhiarlo rumorosamente, dimenandosi per il godimento che saliva, saliva. . . L’orgasmo esplose improvviso e prepotente in Gemma, tanto che liberò la bocca per urlare:
. – Ahhh. . . amore. . . che bello. . . che bellooo! ! ! Achh sto. . . venendo! Adesso. . . adesso. . . oh dai succhiami. . . ah sì. . . così. . . così. . . Ah. . . ah. . . ahhh. . . ahhhh. . . –
. Godette fino all’ultimo con la vulva in bocca alla francese che la leccava bevendo il suo piacere, mantenendola aperta. Anche quando le cosce si chiusero sul suo viso continuò a far andare la lingua poi quando vide il ventre rilassarsi e udì i sospiri affievolirsi, si sollevò e venne a distendersi accanto all’amica che piena di gratitudine si girò verso di lei baciandola dolcemente.
. – Oh Lucy. . . é stato bellissimo, grazie, grazie! –
—————————————————————————————————————Continua————————————————————————————————————————–

UN TRIO SCATENATO
Ancora una volta mi avevano escluso, mi sedetti sul bordo del letto insoddisfatto per il bocchino che la mia amante aveva interrotto sul più bello lasciandomi terribilmente eccitato. Guardavo le due donne mollemente distese una di fronte all’altra, Gemma mi voltava la schiena esibendo inconsciamente la dolce curva delle anche morbide, la salita che dalla vita porta al bacino, la morbida discesa delle cosce, delle gambe. . .
. Il suo corpo visto da tergo mi ricordava un quadro riprodotto in un libro osè, le stesse curve delle natiche tonde, le pieghe seducenti che queste facevano con le cosce, la stessa lucentezza della pelle. Solo che quella che avevo davanti agli occhi era una donna in carne ed ossa, la mia donna!
. Quello che nel quadro non si vedeva era il sesso morbido, gonfio che i peli cortissimi rivelavano al termine delle natiche. Volevo distendermi dietro di lei, spingere il pene in quel gonfiore umido e prenderla subito, sicuro che avrei risvegliato i suoi sensi sopiti, intanto le due si parlavano sussurrandosi parole appena percettibili:

. – Lucy, perché lo hai fatto? –
. – Volevo guardare la tua chatte e quando ho vista che tu. . . –
. – Oh é stato meraviglioso! Mi vergogno un pò sai? –
. – Perché amore, non ti é piaciuto? –
. – Si tanto ma non volevo. . . nella tua bocca poi! –
. – L’ho fatto volentieri, ti ho bevuta. . . tutta! –
. – Oh. . . ma e tu? –
. – Cosa? –
. – Hai voglia, lo so. . . voglio fartelo! –
. – Oh chèrie! Ma. . . anch’io! –
. – Sono bagnata, lasciami andare in bagno! –
. – No, mi piace il tuo profumo e anche il tuo sapore. –
. – Cara, oh girati! – Lucy si sollevò, mi vide e arrossì. –
. – E Nico? – chiese, Gemma voltò il capo e mi sorrise.
. – Si, anche tu . . . avvicinati! –

. La francese si stava voltando sul fianco, Gemma scivolò leggermente in basso per far posto alle gambe dell’amica. Malgrado la mia impazienza aspettai che si sistemassero, ma ora che avevano assunto la posizione del sessantanove esitavo, i capelli corvini della francese e parte della fronte apparvero alla mia vista non appena Gemma sollevò alta una gamba.
. Anche Lucy alzò la gamba, la mia amica la mantenne sollevata passando il braccio e la spalla sotto di essa ma prima di chinare il viso, si volse per ripetere l’invito:
. – Vieni Nico, voglio anche te, lo sai! –
. Era tanta la lussuria che Lucy aveva suscitato in lei che non poteva spiegarsi altrimenti la sua richiesta che contrastava con la sua ritrosia di prima. Mi allungai al suo fianco, contro il suo corpo schiacciando il petto contro la sua schiena, il ventre contro la morbidezza del suo sedere, il mio membro poggiò sulla coscia distesa sfiorando i capelli della francese che già aveva iniziato a muovere il capo.

. Anche il capo della mia amica si muoveva. Sollevato sul gomito vidi la provocante curva delle anche dell’altra poi il viso di Gemma che si muoveva lento, la guancia poggiato sulla coscia distesa, la bocca nel cespuglio nero, il naso fra i peli radi e nerissimi che sfioravano oltre la pelvi, l’inizio del solco delle natiche.
. Avrei voluto vedere la sua bocca, la sua lingua danzare nel sesso che stava leccando il cui profumo colpiva le mie narici ma non vi riuscii. Sentii una mano fra le mie cosce, sui miei testicoli muoversi lentamente, brandire il mio membro poi la bocca di Lucy aprirsi sul glande, calda e umida per bagnarlo della sua saliva.
. Lo lasciò subito ma fu per strofinarlo nei glutei dell’amica, sentii i peli ispidi pungere la mia cappella quando la puntò nell’avallamento bruciante dell’ano.
. Emma fece udire un mugolio. Non so se nell’invitarmi accanto volesse veramente far succedere quello che ormai non avrebbe più potuto impedire. Sentii la mano spingere con forza, le natiche di Emma si contrassero sul membro che premeva la stretta rosellina, vidi la donna scuotere il capo fra le cosce dell’amica. . .

. – Si Gemma, ti prego. . . dammelo! – sospirai baciando l’incavo della sua spalla.
. Non furono le mie suppliche a vincere la sua resistenza ma il piacere che le procurava la bocca di Lucy i cui capelli solleticavano i miei testicoli. Con un gemito Gemma si rilassò, la spinta della mano si fece più forte, l’ano si aprì attorno al glande, si allargò sull’asta che lentamente entrava nel culo della mia amante.
. Da quella prima volta che mi aveva concesso il piacere di entrare nelle sue natiche, non vi era incontro senza che la signora Bolis accettasse che rendessi omaggio alle sue rotondità sollecitandolo anche esplicitamente. Credo che l’atto procurasse alla bella signora un piacere un po perverso, ma ora era diverso, c’era Lucy, era lei che l’aveva forzata e che aveva ritirato la mano lasciando che il membro proseguisse la sua corsa fino in fondo al suo bel culo.

. Gemma lo ricevette con gridolini eccitati sfogando la sua libidine nel sesso dell’amica, i gemiti che ne sortirono le fecero dimenticare la vergogna dell’atto e si prodigò amorosamente muovendo la lingua nelle carni lisce meravigliandosi lei stessa dell’audacia che aveva dimostrato nel voler essere posseduta in quel modo.
. La situazione era per me straordinariamente eccitante per la complicità che si era creata fra me e la francese, la sua mano mi accarezzava ancora in modo lascivo l’interno delle cosce, palpava i miei testicoli, si insinuava nelle mie natiche. . .
. Cielo che libidine suscitavano le spinte che la sua mano imprimeva schiacciandomi contro i glutei dell’amica per cacciare il cazzo fino in fondo al culo sodo, facendosi leggera quando mi ritiravo, premendo nuovamente e ancora, ancora, ritmando la penetrazione che voleva lenta e costante. A tratti era contro la sua fronte che i miei testicoli strisciavano, era quando spostava il capo per vedere il membro allargare l’ano e scomparire nei glutei dell’amica, durava poco perché subito la sua bocca si schiacciava sulla vulva bevendo gli umori che sgorgavano copiosi.

. Fu un sessantanove sconvolgente e . . . un’inculata straordinaria! Le due gemendo si contorcevano ondulando nel porgere i sessi alle bocche fameliche, io seguivo i movimenti della mia amante senza perdere il contatto con le sue rotondità cacciando il cazzo nelle calde interiora, premendo i testicoli contro le labbra di Lucy che a tratti mi manteneva premuto dentro l’amica e apriva la bocca su di essi come a volermeli mangiare.
. Soffiavo come un mantice leccando il collo di Gemma sforzandomi di protendermi per raggiungere con la bocca la coscia sollevata della francese. Come si muoveva il viso della mia amante fra le belle cosce! Lucy venne una prima volta sorprendendo l’amica che la leccava, facendole sollevare per un istante il capo che poi chinò nuovamente riprendendo a leccarla e a berla inebriata dalla lussuria che la francese dimostrava schiacciando ancora il sesso contro la sua bocca.

. Durante tutto il tempo che durò quell’atto straordinario, nessuno parlò, solo i gemiti, le grida, i sospiri che salivano dalle nostre gole diceva il piacere che provavamo. Avevo allungato la mano oltre il capo della mia amica afferrando l’anca di Lucy, tirandola; la francese non si fece pregare, mosse il fianco passando la gamba oltre il capo di Gemma che girò il busto, costretta dalle cosce che serravano il suo viso.
. Ora anch’io potevo accarezzare la francese, la curva del sedere prominente fino alla piega deliziosa che faceva con la coscia, la discesi risalendone poi l’interno fino all’inguine. Gemma sentì la mia mano contro la guancia, la scostò appena permettendomi di toccare le carni che non smetteva di leccare lambendo le mie dita che si insinuavano nel taglio madido del sesso di Lucy, proseguendo poi fra le sue natiche.

. Appena premetti sull’ano udii il gridolino della francese nel sentirsi forzata dal dito indiscreto che sprofondò subito imprigionato dallo sfintere che lei aveva serrato. La sua mano mi spronò a accelerare i colpi del mio pene, udii ancora le sue grida, percepii dai movimenti del suo capo che si stava prodigando, Gemma prese a gemere forte quando cominciai a penetrarla freneticamente avanti e indietro, gli spasimi dell’orgasmo serrarono il mio membro rallentandone la corsa. . .
. Ero anch’io agli stremi, sentii la francese rilassarsi, ora il dito scorreva liberamente nel suo culo ma subito venne nuovamente imprigionato dalle strette della donna nuovamente in orgasmo, Lucy si lamentò, Gemma urlò di dolore e di piacere allo scorrere il membro nelle sue interiora aprendole l’ano come un ariete finché con un grido rauco mi abbandonai all’orgasmo irrorando il culo dolorante di ripetuti getti che fecero il membro scivoloso e resero il resto della penetrazione piacevole anche per la mia donna.
. Rimanemmo a lungo uniti riprendendo infine tutti e tre la nostra padronanza. Il trio osceno che formavamo si sciolse lentamente, Gemma si alzò piena di vergogna per la lussuria che aveva dimostrato e corse in bagno; Lucy mi sorrise strizzandomi l’occhio e mi invitò a seguirla.

. Entrai anch’io nel loro bagno, la signora Bolis era già sotto la doccia, entrammo anche noi, non osava guardarci la mia donna, capendo che stava per piangere Lucy la strinse contro di se costringendola a guardarla.
. – Cosa c’è Gemma, non volevi? – chiese.
. – Si ma. . . ora cosa penserete di me? –
. – Che sei stata stupenda! Mi hai fatto venire due volte, ti sei accorta?-
. – Sì e . . . anch’io sono venuta ma. . . farlo in quel modo! –
. – E allora? Hai chiesto tu a Nico di partecipare, cosa poteva fare altro se non. . . dì la verità, era lì che lo volevi sa pine, n’est pas? –
. Gemma sollevò gli occhi su di me, un timido sorriso fugò le lacrime che già erano spuntate, rise nervosamente.
. – Sì ma poi. . . oh é terribile quando ci si mette! –

. Aprii l’acqua e sotto il getto tiepido la saponetta passò di mano in mano, Fu Lucy a lavarmi il pene lanciandomi degli sguardi pieni di complicità, Gemma ci chiese di voltarci mentre si lavava fra le natiche. Ci asciugammo passandoci l’un l’altro l’asciugamano di spugna, la francese che aveva sciolto i capelli se li asciugò con cura. Gemma disse:
. – Nico, puoi aspettarci di là? –

—————-Continua—————–

IL BECCUCCIO DELLA PASSERA
Ritornai in camera e sedendomi in mezzo al letto misi due cuscini contro lo schienale appoggiandomi ad essi; dopo un tempo che mi parve lunghissimo apparve Lucy con un tovagliolo avvolto come un turbante attorno al capo, era sola.
– Emma dice che questa volta passa, anche tu vuoi passare? –
– Cosa vuoi dire? – chiesi, lei fu più esplicita:
– Ti sto chiedendo se hai ancora voglia, te la senti? –
– Certo, con te avrò sempre voglia! – risposi con slancio.
Il mio pene giaceva inerte, lei lo guardò e sorrise, si tolse l’asciugamano lasciando fluire i capelli quasi asciutti. Erano lunghissimi, li fece ricadere sopra i seni senza riuscire a celarne le punte che facevano capolino fra le ciocche.
– Così ti voglio! – disse. – So che ti piace quello che chiami ‘l’altro nido per il tuo uccello’, Emma non si osava farsi vedere nel nostro péle béche così ti ha voluto accanto per tenerti occupato e . . . io ti ho aiutato. Avresti osato da solo? –
– Si, mi piace tanto farlo, anche con te mi piacerebbe. . . accetteresti? –
– Non si chiede questo a una signora, non l’ho mai fatto. . . fino ad ora! –
– Ma. . . se te lo chiedessi? – mi fissò in modo ambiguo.
– Dipende. . . – seguì la direzione del mio sguardo.
– Ti piacciono? – chiese.

Non l’avevo ancora vista con ii capelli sciolti, erano lunghi, lisci e conferivano alla donna un’aria fatale e singolarmente libertina. Li scostò con fare brusco.
– Intendevo questi. . . – disse scoprendo i seni.
Deglutii, ora potevo guardarli liberamente poiché era lei a chiederlo. Aveva dei seni singolari, non ne avevo mai visto di così lunghi e allo stesso tempo così compatti e sodi, talmente ben attaccati che le punte volgevano solo lievemente all’insù con aureole formanti delle protuberanze che interrompevano la rotondità delle mammelle. I capezzoli erano tesi e inturgiditi mentre la donna parlava mostrando l’eccitazione che stava entrando in lei.
Anch’io mi stavo eccitando, non guardai ma sentii il pene tendersi, sollevarsi e infine farsi duro. Mi piace mostrarmi col membro rigido, la bella francese che aveva seguito l’erezione sorrise compiaciuta:
– Sei come Andy. . . – osservò.
– Non sono Andy! – ribattei con una smorfia.
– Lo so, lui mi scopava per lavoro mentre tu lo fai perché mi desideri. Allora ti piacciono? – disse sollevando i seni con le mani, quasi volesse offrirmeli.
– Si, molto. . . –
– Anche a me piacciono. . . –

Le mani passarono sulle belle protuberanze facendone il giro, schiacciandole, poi le sue dita presero i capezzoli li tirarono e quando li lasciarono apparvero ancora più lunghi. Mi fissava, era evidente che mi stava provocando e. . . ci riusciva eccome! Proseguì chiedendo:
. . . e il resto ti piace? – volli stare al gioco.
– Hai un bel viso. . . – lei si spazientì.
– Lo so. –
– Hai dei bei seni, un vitino sottile. . . –
– E poi? –
– Bei fianchi, anche le tue gambe sono belle, snelle e nervose come quelle di una puledra di razza, le tue cosce poi. . . – esitai.
– Si? –
– Sono tornite, lunghe, l’interno deve essere vellutato, mi piacerebbe sentirne la pelle contro il viso mentre. . . –
– Mentre? – ero felice di vedere la sua eccitazione.
. . . mentre bacio il tuo nido. –
– Sei galante lo sai? Cosa ti piace ancora di me? –
– Voltati e lo saprai. –

Si girò lentamente piantandosi con le mani sui fianchi, le gambe leggermente divaricate. . . Ragazzi, che visione! Proseguii:
– Hai una bella schiena, diritta, dei bei fianchi. . . –
– E poi, cos’é che ti piace? – aveva voltato a metà il capo per guardarmi.
– Le tue rotondità sono degne di un Tiziano, i tuoi glutei sono come delle guance paffute che sarebbe bello separare per immergermi in essi, sotto, fra le tue cosce vedo il boschetto nero che le labbra della tua fica separa. . . – infine sbottai:
– Lucy, hai un bel culo, un culo stupendo! –
Sorrise, era compiaciuta del mio complimento, volle provocarmi ancora, le sue mani scesero alle natiche aprendole quel tanto da permettermi di vedere il solco profondo e la peluria rada, lunga e nerissima che bordava l’ano. Vide il mio sguardo allupato, le mani ritornarono alle anche.
– Lo so ma nessuno me lo ha mai detto come lo hai detto tu, sei audace lo sai? Allora, lo vuoi proprio? – si girò nuovamente verso di me.
– Oh sì, dammelo ti prego! –
– E la mia chatte, non vuoi più sentire le mie cosce contro le tue guance? Non vuoi più baciarmela? – si stava avvicinando lentamente.
– Si, si oh si Lucy. . . vieni! – stavo per alzarmi, mi fermò.
– Rimani, voglio dartela io. . . –

Salì sul letto e quando le sue ginocchia furono all’altezza della mia testa, la scavalcò con una gamba e poggiate le mani si lasciò andare all’indietro guardandomi attraverso la valle dei suoi seni.
– La vedi? – chiese.
Era una domanda inutile, la sua fica ad un palmo dai miei occhi era aperta quel tanto da mostrare la carne rosea fra le labbra sottili. Anche in quella posizione il gonfiore del monte di Venere si staccava netto dal ventre del quale vedevo la pelle attraverso i peli nerissimi. Le labbra spesse, gonfie, coperte di peli finissimi, quasi serici, declinavano fino alla piega degli inguini. . .
– Sì, é. . . bellissima! – esclamai. Malgrado la sua eccitazione scherzò:
– Scommetto che a tutte dici così! –
Stavo scostando i peli che ombreggiavano la clitoride lunga, tesa, che proseguiva fino alla giunzione delle grandi labbra.
– No, la tua é diversa. . . é più grande! – rise divertita.
– Non mi fai un bel complimento ma hai ragione. Le grandi amatrici hanno tutte la fica grande. . . – la interruppi.
– Non dici più ‘chatte’? –
– Per la verità non mi piace ‘chatte’ e neanche ‘fica’, tu come la chiameresti? –
– Non so. . . nido d’amore ti piace? –
– E’ meglio ma non rende l’idea. . . –

Era assurdo, stavamo dissertando sul nome da dare alla vulva che esibiva aperta e profumata! Lucy guardava divertita e eccitata il giovincello che fissava le carni bellissime, la vagina socchiusa era una boccuccia deliziosa, luccicante per gli umori che già stillava: vidi formarsi una goccia color ambra che lentamente scivolò oltre la pelvi scomparendo nei peli finissimi delle natiche. Passai le dita seguendo il rilievo delle labbra brune, le sentii turgide, pulsanti. La donna fremette.
– Sembrano le ali di una farfalla. . . Farfalla va bene? –
– No! – mi spazientii, ero arrapatissimo.
– Allora dimmelo tu come devo chiamarla la tua fica, la tua chatte! – sbottai.
– Passera. – disse.
– Passera, perché? –
– Perché ha un beccuccio piccolo piccolo, cercalo! –
Aprii le labbra del bel sesso, lei fremette ancora e sospirò:
Non con le dita, con la lingua, lo sentirai subito! –

– Mhhh. . . Fece appena la mia lingua entrò in contatto con le sue carni, la mossi sull’orifizio della vagina, sentii il sapore della sua eccitazione. . .
– Non lì. . . più su! –
Risalii la conturbante valle separando le labbra che ora pulsavano.
Ahhh. . . più su, più su. . . –
Lo trovai alla giunzione delle piccole labbra, appena la lingua lo toccò capii che era lui il beccuccio anche perché la donna emise un gemito al contatto sollevando il ventre. Finalmente conobbi il punto sensibile delle donne, di Lucy sicuramente! Era lì, dove la clitoride si fonde nelle labbra sottili sporgendo in un arco quasi impercettibile ma la lingua lo sentiva bene, la mossi, la protuberanza era dura come un pisellino.
– Oh piano. . . piano. . . lo sai che vengo subito! – supplicò.
Lo lasciai ma la donna sollevò il bacino per darmelo ancora. Passai le mani sotto il suo sedere e mantenendolo sollevato lo leccai adagio, lo trastullai con la punta della lingua felice di udire i lamenti della bella, non tralasciando di lambire l’intera clitoride, lo facevo lentamente guardando i fremiti del suo ventre, i seni che si innalzavano come monti gemelli fremevano anch’essi muovendo i capezzoli puntati fieramente al soffitto.

Vedevo la gola tesa, il mento sollevato, la bocca dalle rosse labbra aperte come se stesse ridendo, ma godeva Lucy, gemiti lunghi uscivano dalla sua bocca intervallati da gridolini eccitati quando malmenavo il beccuccio della sua passera in calore. Il resto del viso non potevo vederlo per la testa rovesciata all’indietro che muoveva di qua e di là accarezzando coi capelli l’interno delle mie cosce, dei miei testicoli, del mio pene. . .
– Ahhh piano. . . piano. . . fammi godere ancora. . . così. . . così. . . mhhh. . . –
Non si accorgeva neanche delle mie mani che plasmavano le sue natiche, le separavano. Gli umori che colavano dalla vagina avevano bagnato l’ano rendendo l’orifizio scivoloso al dito che affondai lentamente, solo allora la donna ebbe un guizzo ma si abbandonò subito.
– Mhhh. . . tu es un cochon tu sais?! Ahhh cheri é osceno ma. . . bellissimo! Si. . . anche lì voglio il tuo cazzo. . . mhhh ouì. . . entre mes fesses. . . –
Non si rendeva conto della libidine che le sue parole mi mettevano addosso, feci scorrere il dito nel culo rilassato, nell’ano scivoloso frugandola apertamente, girando la mano finché il pollice incontrò l’apertura della vagina, la violò. . .
– Ahhh. . . sei terribile! Mi fai godere. . . mi fai godere. . . ah. . . ahhh. . . –
Mossi la mano, le dita entravano e uscivano nel suo grembo e nel suo posteriore in una masturbazione oscena, ora la donna muovendo il bacino si offriva lubricamente, la clitoride fremette, un fiotto bagnò la mia mano. . .

– Cheri. . . ah cheri. . . je jouis. . . je. . . jouiiis! ! ! –
Poi le sue grida riempirono la stanza, mentre io ritirata la mano applicavo la bocca alla fica in orgasmo leccandola perdutamente, immergendo la lingua nella vagina mentre Lucy serrava spasmodicamente le cosce sul mio viso in una morsa morbida e deliziosa che non mi impedì di assaporare il suo piacere, di berlo golosamente.
Finalmente scivolò in basso sedendosi quasi sul mio ventre, i suoi occhi mi scrutarono amorosamente.
– Quanti anni hai Nico? – chiese ad un tratto.
– Diciotto, perché? –
– Io quarantadue, lo sai che potresti essere mio figlio? –
– So solo che sei una donna stupenda! –
Sorrise poi si chinò sul mio viso offrendomi la bocca. Arrapato com’ero la baciai appassionatamente frugandola con la lingua ancora pregna del nettare che avevo bevuto fra le sue cosce. Si sollevò pensierosa rigirando la sua lingua dentro la bocca.

– E’ questo il mio sapore? – chiese.
– Si. –
– E. . . ti piace? –
– Molto! –
– Io preferisco il tuo! – ribatté. Si spostò ancora di più, con le ginocchia spostò i miei polpacci allargandoli poi prese in mano il membro facendolo oscillare davanti al viso che aveva chinato. La mia eccitazione aveva fatto uscire alcune gocce di liquido cristallino dal meato; protese la lingua e la passò adagio sul glande guardandomi; lo fece ancora scendendo lungo la cappella inseguendo una gocciolina che scendeva lenta. Sollevo la testa e schioccò la lingua.
– Mhhh questo sì che é buono! –
– Non é il mio sapore. . . – il sentire la sua lingua calda e morbida mi fece desiderare lo facesse ancora.
– Lo so, é un assaggio che mi offre il tuo cazzo! –
Un altra goccia si formò sull’orifizio, ora aveva un colore più chiaro. Lucy la vide, le sue labbra incappucciarono il glande, scesero lente fino a metà della verga, le sue guance si incavarono, lo succhiò dolcemente facendomi sospirare:
– Non &egrave questo che voglio da te, lo sai. . . – alzò il capo.
Sciocchino, te lo sto bagnando per prepararlo. –

La sua bocca scese ancora una volta e quando lo liberò il membro gocciolava della sua saliva. Avanzò nuovamente sopra di me, le ginocchia ai due lati del mio bacino, si chinò, i seni sfiorarono il mio petto mentre offriva la lingua alle mie labbra.
– E’ questo il tuo sapore! – disse quando ebbe sollevato il capo.
Era lievemente salato, lei si protese per prendere il mio viso fra i suoi seni, erano morbidi, caldi contro le mie guance come l’interno delle sue cosce. Voltai il capo, lei mosse il busto dandomi il capezzolo, lo presi fra le labbra per suggerlo, la mia lingua accarezzò il duro bottoncino.
Udii il suo sospiro, mi offrì l’altro seno schiacciandolo nella bocca che dovetti allargare e mentre lo suggevo estasiato per la rinnovata lussuria della donna sentii la sua mano scendere lungo il mio fianco, afferrare il mio pene. . .

Erano le sue natiche che il mio glande separava guidato dalla sua mano ferma, era nella depressione del suo culo che lo puntava, lo capivo dai peli che pungevano la cappella, sollevò il busto fissandomi negli occhi.
– E’ questo che vuoi? – chiese.
– Si. . . si. . . –
Mosse il bacino spingendo leggermente, facendo oscillare la verga dura, facendomi sentire il bruciante calore dell’ano che mi stava offrendo. Era eccitata Lucy per il turgore che per la prima volta sentiva premere sul suo orifizio, si sollevò ancora e le mani sul letto, le braccia tese eseguì una sorta di danza fatta di movimenti lubrici di tutto il suo corpo.
Ero incantato per i lunghi seni che ondeggiava muovendo il busto, i capezzoli luccicanti della mia saliva descrivevano sopra il mio viso dei cerchi ampi ma era il bacino quello che ondulava maggiormente, le mie mani scesero alle sue anche cercando di premerla contro il membro che ancora non aveva aperto l’ano.
Aspetta, fammelo sentire. . . oh lo vuoi il mio culo? Ma non sarai tu a prenderlo, mhhh. . . voglio essere io a infilarlo sul tuo cazzo, a possederti nelle mie reni. . . Alza le gambe cheri, devo appoggiarmi! –

Appena ebbi alzato le ginocchia, lei si sollevò puntando i piedi, le sue mani si afferrarono alle mie anche per tirarsi su come a sedersi, solo che non poteva, non ancora per il cazzo che vedevo puntato nelle sue natiche e che oscillava per i movimenti che la donna aveva ripreso a far eseguire al suo bacino.
Trattenevo il fiato, Lucy aveva chiuso gli occhi, oh era bella così provocante e lubrica, la bocca aperta, le narici pulsanti per l’ansimare che sollevava e abbassava le stupende mammelle, il ventre teso, i peli bagnati rendevano il suo sesso nudo. La pressione del glande nei suoi glutei facevano la vulva più corta ma la aprivano; l’orifizio della vagina era quasi scomparso, le piccole labbra scure erano aperte e pulsavano come le ali di una farfalla pronta a spiccare il volo, la lunga clitoride era gonfia, tesa, le carni rosee erano ancora bagnate per i miei baci infuocati.
– Lucy, oh Lucy. . . prendilo oh si . . . prendilo! – aprì gli occhi e sorrise.
– Si amore. . . adesso! Ohhh. . . –
Stava premendo, ma solo quando si rilassò l’ano iniziò ad aprirsi, allora eseguì dei piccoli movimenti su e giù facendo forza sulle braccia, e appena il mio membro cominciò a farsi strada i movimenti si fecero più ampi. . .

– Ahhh. . . sta entrando. . . sta entrando. . . mhhh. . . –
Non avrei mai creduto che proprio con Lucy la penetrazione del suo culo fosse tanto difficile, non lo era stato con Luigina anche se era la prima volta, Olga lo aveva preso gia altre volte, ma la signora Bolis no, anche per lei era stata la prima volta eppure. . .
– Ah. . . ah. . . ah. . . –
I seni ballonzolavano deliziosamente mentre la francese continuava ad andare su e giù, i capelli si sollevavano come una criniera svolazzante per poi ricadere sulla faccia nascondendola, le sue mani stringevano spasmodicamente le mie anche. Gli sforzi che faceva sottoponevano il mio membro ad un conturbante massaggio proprio dove era più sensibile, sospiravo d’estasi, la mia mano si allungò al ventre della bella, il dito massaggiò adagio la clitoride, la donna gemette, si rilassò, gettò all’indietro la lunga criniera e . . . si sedette.
Ah cheri. . . cheri. . . sei dans mes fesses. Mhhh. . . non credevo fosse così lungo il tuo cazzo! E’ stato terribile. . . non finiva più di entrare! Oh mi piace! –

Respirava forte, sorpresa per la presenza che sentiva negli intestini piano piano si rilassò completamente, le mani lasciarono le mie anche, la stretta che sentivo alla base della verga si allentò. Adagio allungai le gambe lasciando la donna gravare sull’alto delle cosce che avevo divaricato quel tanto da sentire il colore dei suoi glutei sui miei testicoli. Sorrise:
– Sei contento cheri? –
– Si. . . l’ho desiderato da quando l’ho visto la prima volta! –
– Lo so, potevi prenderlo anche allora, non ti sei accorto che desideravo dartelo? –
– E’ stato bello come me lo hai dato oggi, valeva la pena aspettare! – mi corresse:
– Come ho preso io il tuo cazzo? Non mi rendevo conto di quanto fosse grosso. . . mi allarga tutta. . . Pensi che riuscirò a godere così? –
– Non so ma puoi provare! –
Lentamente si inginocchiò gravando sulla mia pelvi poi si sollevò e si abbassò.
Oh sì. . . é bello. . . é bello. . . –

Continuò, dapprima lentamente quasi con timore poi sentendo con quanta facilità il membro scivolava nell’ano che aveva imparato a rilassare, più rapidamente molleggiando sulle gambe come una cavallerizza, impalandosi con gridolini eccitati, facendomi sospirare per la carezza che mi procurava.
– Lucy, sei stupenda! –
Era stupendo come l’intero suo culo massaggiava il pene che faceva entrare fino in fondo, quando lo sollevava sentivo contro l’asta la carezza dei suoi glutei ma era quando si impalava che sospiravo d’estasi perché stringeva le natiche respingendo la pelle fin giù poi le sentivo premere sui testicoli, calde, umide. . . Lucy aveva preso a cavalcarmi lentamente stringendo e rilassando i muscoli dell’ano, i suoi occhi non si staccavano dal mio viso, a tratti le sue mani andavano ai seni che sollevava schiacciandoli, le dita plasmavano le aureole, salivano ai capezzoli che tiravano.
Ahhh. . . vedo che ti piace. . . anche a me piace! Mhhh. . . oui, voglio godere così. . . avec ta pine dans les fesses. . . mhhh. . . é bello. . . é bello. . . Ah cheri. . . cheri. . . ahhh. . . –

La donna sorpresa per le sensazioni che le dava il membro che sentiva nel sedere godeva con lievi lamenti incurante dei mie sguardi allupati, guardandomi apertamente, leggendo sul mio viso la lussuria che mi dava il suo scorrere, felice di assaporare per la prima volta un piacere che saliva lentamente e che sentiva di dominare come poteva dominare il piacere del ragazzo in estasi.
– Ahhh. . . é bello. . . sai che riesco a godere? Ah il tuo cazzo. . . mhhh. . . mi apre. . . mi sfonda. . . mi . . . riempie. Oh cheri. . . tienilo duro. . . Ti piace come te lo stringo? Mhhh. . . dimmi, godi. . . ti piace? –
Malgrado fosse al suo primo rapporto anale, la francese metteva in atto la lunga esperienza amatoria che aveva appreso nelle sue esibizioni con Andy, era come se si esibisse per un pubblico facendolo partecipare al suo godimento, era Joelle la pornostar e io ero il suo pubblico e l’attore che prestava il membro alla sua esibizione.
Si. . . si. . . oh sei calda. . . godo tanto. . . per me conti solo tu. . . il tuo piacere. . . oh Lucy. . . godi amore godi. . . –

Sorrise poi si chinò su di me, strusciando i seni sul mio petto; oh com’erano tesi i capezzoli che sentivo, gemeva mentre il loro strisciare li faceva flettere. Mi diede la sua bocca, la sua lingua da leccare, da suggere. . . Ora era avanti e indietro che si muoveva stringendo e rilassando l’ano in una carezza che mi faceva sospirare nella sua bocca.
La schiacciò sulla mia in un bacio lunghissimo fatto di carezze lascive delle lingue, delle labbra mentre con ampi movimenti del bacino si muoveva lungo il cazzo e quando feci scattare le reni per immergerlo fino in fondo, sollevò il viso:
– Non così mon amour. . . aspetta! –
Si rimise seduta poi si sollevò e attenta a non lasciar uscire il membro dalle sue natiche poggiò i piedi sul letto si sedette nuovamente e gravando sul mio bassoventre spostò le gambe ruotando lentamente sul pene fino a darmi la schiena che lentamente adagiò sul mio petto posando il capo sulla mia spalla. Poggiò i piedi ai lati delle mie cosce e sospirò:
– Così amore, così! –
Sentii che faceva forza sulle gambe, sentii il suo bacino sollevarsi. . . Rimase immobile mentre adagio muovevo le reni. Ora sì che era bello, potevo far gustare alla bella il lento scorrere del mio cazzo nel culo che finalmente mi aveva abbandonato. Mosse il capo sospirando, solleticando coi capelli la mia guancia, cercai il suo orecchio, lo mordicchiai. . .

– Ahhh. . . si, prendimi. . . fammi godere! Mhhh. . . dai. . . dai. . . –
L’eccitazione che mi aveva messo in corpo e le sollecitazioni al quale aveva sottoposto il mio pene mi avevano portato molto avanti nel godimento ma volevo assaporare ancora il possesso di quella donna straordinaria che ora era solo mia, portai le mani al suo petto; cielo com’erano compatti i suoi seni!
Sono poche le donne che supine conservano intatta la forma delle mammelle! I seni che accarezzavo senza schiacciarli erano dei monti sodi, lisci che potevo esplorare a mio piacimento facendone il giro ad occhi chiusi per meglio sentire la pelle vellutata, risalendo con le dita alle punte, al rigonfiamento delle aureole, per saggiare la durezza dei capezzoli, felice di udire i gridolini che emetteva nel sentirseli plasmare.
Erano carezze quelle che le sue natiche facevano al mio membro, l’ano dilatato lo lasciava scorrere agevolmente, gli umori colando dalla sua vulva lo lubrificavano rendendo lo scorrere nei suoi glutei piacevole per entrambi, il suo ventre faceva sentire alle mie dita il gioco dei muscoli tesi nello sforzo che faceva per mantenersi sollevata.

Le mie dita scesero fra i suoi peli passando lievi sulla clitoride, sulla sommità delle piccole labbra, giù fino a toccare il membro che conficcavo nelle sue natiche, poi ancora nelle carni madide della sua vulva. . .
– Ahhh cheri. . . cheri. . . oh cosa mi fai! –
La vagina era stretta al dito che introdussi, si inarcò:
– No. . . ohhh cosa aspetti a. . . m’enculer! Non ne posso più. . . oh baise moi le cul. . . plus fort. . . mhhh. . . dans les fesses. . . dans les fesses. . . oh oui. . . oui. . –
Capii che era agli stremi e. . . anch’io lo ero! Adesso anche sulle braccia faceva forza sollevandosi del tutto e ondulava, oscillava avanti e indietro incontro al membro che riceveva con piccoli lamenti. Le mie reni scattavano di continuo cacciando il cazzo nel caldo delle sue viscere, il ventre urtava le sue natiche violentemente, i testicoli battevano nelle sue chiappe bagnate. . .
Ansimavo emettendo grida rauche contro il suo orecchio, sbavando sul suo collo, sentendo il godimento di Lucy imminente non volevo procrastinare il mio, la sostenni alle reni per meglio penetrarla, spingendola incontro al cazzo che come un ariete apriva l’ano della donna che ora urlava il suo piacere in un orgasmo i cui spasimi mi stringevano dentro di lei e al culmine del piacere venni in lunghi getti mentre con parole oscene ci incitavamo ancora:

– Ahhhh Lucy. . . prendi, prendi. . . oh li senti i miei schizzi? Ah sto venendo. . . sto venendo nel tuo culo. . . ahhh. . . ahhh. . . –
– Nico. . . ohhh. . . si. . . jutte cheri, riempimi del tuo sperma. . . ahhh. . . godo. . . godo. . . mhhh. . . non credevo fosse così. . . bello! Ahhh. . . ahhh. . . oh cheri. . . cheri. . . –
Malgrado il nostro godimento stesse scemando continuai ad andare in lei finch&egrave me lo permise la durezza del mio membro, lei continuò a mantenersi rilassata per lasciarlo scorrere poi l’adagiai su di me accarezzando il corpo che mi aveva dato così tanto piacere.

————————————————————–Continua. ——————————————————————–
L’ESTASI DELLE DONNE
Bussarono, la porta si aprì e Gemma entrò sorprendendoci ancora ansanti; la bella francese rotolò di fianco e scese dal letto per prendere l’asciugamano e detergersi fra le gambe. Sorrise timidamente all’amica.
– Entra, abbiamo finito. –
– Vi ho portato da bere, di la si sente tutto sapete? E’ stato bello? – chiese.
Posò il vassoio con i bicchierini di un liquore bruno, mi sedetti sul bordo del letto e assaggiai il mio, era dolce ma non forte, Lucy dopo aver bevuto un sorso rispose:
– Si, bellissimo! Non credevo che Nico fosse così convincente. Sono pochi gli uomini con i quali é possibile trasgredire senza sentirsi una ‘putain’. –
La padrona di casa sorrise complice, sorseggiammo i nostri liquori in silenzio quindi prese i bicchierini e li posò insieme al vassoio sul tavolino, ci guardò.
– Abbiamo ancora mezz’ora buona. . . – sussurrò Gemma.
– Allora cosa aspettiamo, vieni! – la invitò l’altra.
La mia amante guardò dubbiosa il mio pene che pendeva inerte.
– Non so se Nico. . . – Lucy la interruppe.
– Per questo? Non c’é problema, stai a vedere! –

Prima che potessi rendermene conto, si era chinata sul mio ventre. Avrei voluto sottrarmi, almeno andarmi a lavare ma la francese non sembrò far caso al mio peduncolo bagnato, e avvicinato il viso, lo prese in bocca.
Dovrei dire che lo aspirò perché é proprio quello che fece, sì, lo aspirò risucchiandolo completamente in bocca, lo respinse risucchiandolo ancora e ancora come avrebbe fatto una bambine alle prese con un gelato. Il mio pene (non posso chiamare cazzo un salsicciotto molle) entrava tutto nella sua calda cavità, il naso contro la pelle del mio pube, lo suggeva accarezzandolo con la lingua; tentando senza riuscirci de prendere in bocca anche i miei testicoli.
Ero pieno di vergogna e allo stesso tempo di meraviglia per la libidine che mostrava la francese, mi accarezzava piano l’intero delle cosce, giocava con le mie palle poi le sue mani salirono al mio petto. . . Fu quando massaggiò i miei capezzoli, li pizzicò tirandoli che iniziò la mia erezione, ben presto le sue labbra non raggiunsero più il mio ventre, sentii il membro tendersi, indurirsi. . .
Continuò il suo bocchino finché non lo senti ben rigido, allora lo liberò e con un’espressione di trionfo lo esibì all’amica facendolo oscillare con la mano, picchiettando il suo viso con l’asta rigida (ora sì che era un cazzo!).
– Stenditi Gemma, ora é pronto. . . – osservò sorridendo.

Appena la sua amica si fu allungata, Lucy le si rannicchiò accanto e chinandosi sul suo viso ne coprì la bocca con la sua. Gemma divaricò le gambe, mi inginocchiai fra di esse sollevandole fino a porre il suo sedere sulle mie cosce, inclinai il membro, lo guidai fra le labbra della vulva già umida e lentamente entrai nel suo grembo.
Udii il lungo sospiro che emise nella bocca dell’altra, subito diedi inizio ad un coito lento come sapevo piaceva alla mia amante, avanti e indietro nella fica madida, guardando pieno di libidine il membro aprire quelle carni, affondare, riapparire avvolto dalle labbra brune come se queste lo volessero trattenere.
Lucy sollevata su un gomito accarezzava adagio il viso dell’amica saggiando a piccoli colpi della sua lingua le labbra socchiuse che lasciavano uscire flebili lamenti, poi scese a lambire il collo teso, si immerse fra i bei seni mentre le sue mani passavano sulle belle mammelle, riemerse per incappucciar il capezzolo già teso poi passò all’altro aspirandolo , picchiettando il duro bottoncino che fece vibrare.
Gemma iniziò ad ondulare il bacino a sollevarlo per meglio sentire il membro nella fica bollente, era un lamento continuo quello che usciva dalle sue labbra, accelerai gradatamente i miei colpi estasiato dalla bellezza che la donna mostrava nel piacere e anche dalla sua lussuria allorquando spinse il capo della francese verso il suo ventre.

Ora i miei colpi facevano oscillare i bei seni, i capelli della francese solleticarono il mio ventre mentre si chinava sulla vulva dell’amica, sul membro in movimento, sentii il calore della sua lingua, Gemma trasalì inarcandosi appena la calda appendice iniziò a massaggiare la sua clitoride.
Poi un lamento continuo si levò dalla sua gola, le sue mani si impossessarono dei suoi seni massaggiandoli brutalmente. . . Più che piacere era gioia quella che provavo vedendo il godimento della mia donna, piccole grida accompagnavano i miei colpi, il mio ventre picchiava la testa della francese mentre il membro affondava in una vagina scivolosa di umori.
– Ahhh. . . adesso.. . Adesso. . . –
Le strette che sentii attorno al pene mi dissero dell’orgasmo della signora Bolis, accelerai i colpi picchiando brutalmente contro il capo di Lucy.
Mhhh. . . – faceva la francese nel suggere la cresta dell’altra, schlaff, schlaff, schlaff faceva il membro nella fica di Gemma mentre schiacciavo i testicoli nelle chiappe aperte per farle sentire fino in fondo il mio cazzo. Le strette si susseguirono ininterrottamente, la donna urlò:

– Ah si. . . si. . . ah. . . Lucy, Nico. . . godo. . . godo. . . ahh. . . ahh. . . ahhh! ! ! –
Preso da folle libidine penetrai violentemente la donna in orgasmo finché questa supplicò:
– Ah basta. . . basta. . . –
Lucy lasciò di leccare il sesso dell’amica e sollevò il viso al mio offrendomi le labbra umide, dandomi da lambire e suggere la lingua che aveva un sapore insolito, ci baciammo lascivamente mentre adagio scorrevo ancora nella vagina ormai sazia della padrona di casa che ora respirava affannosamente.
– Non hai goduto, lo so! – sussurrò Lucy baciandomi ancora.
Uscii dal grembo della donna che entrambe avevamo soddisfatto, questa si mise a sedere guardandoci curiosamente poi:
– Anche Lucy ha ancora voglia. – constatò
Guardai la francese, un lieve rossore colorava le sue guance, malgrado i ripetuti orgasmi non era sazia, sì, aveva voglia! La sua mano scese alla mia verga scivolando suadente sull’asta bagnata, chinò gli occhi guardando assorta il membro che accarezzava.

– Sì, lo voglio. . . prendimi come. . . vuoi tu! – sussurrò quasi vergognandosi.
Esultai, le sue parole dicevano la completa sottomissione della francese alle mie voglie che poi sapevo essere le sue. Accostai le labbra al suo orecchio:
– Lo vuoi nel culo? – chiesi perfidamente, anche la mia amante udì la mia domanda.
– Sì. . . – rispose arrossendo.
Si lasciò guidare passivamente mettendosi ginocchioni, spinsi sul suo capo facendola chinare, Gemma nuovamente eccitata seguiva i preparativi, mi vide premere sulle reni della francese facendole abbassare per protendere il deretano, divaricare le sue gambe, inginocchiarmi fra di esse poggiando il membro nel solco delle belle natiche.
Com’era duro il mio cazzo! E come desideravo il culo che la donna mi stava offrendo trattenendo il fiato. Arretrai le reni passando il glande nella ferita aperta della vulva per impregnarlo dei sui succhi, guidandolo poi nell’avvallamento bruciante dell’ano che spalmai rudemente prima di puntarlo.
– Ohhh. . . – fece Lucy quando cominciai a premere.

– Ah siiiììì. . . esclamò con un sospiro di sollievo sentendo la verga avanzare lentamente e inesorabilmente allargandole l’ano con una facilità che la sorprese. Mosse languidamente il sedere spingendo anch’essa incontro al membro che lentamente affondava, Lo premetti fino in fondo protendendo le reni fino a schiacciare i testicoli sulla sommità della vulva bagnata e morbida, le cosce contro le sue natiche, il membro nel calore delle sue interiora. Solo allora Lucy contrasse l’ano trattenendomi dentro ma continuando a ondulare languidamente il bacino per sentire l’asta oscillare dentro di lei.
– Mhhh. . . Gemma cara. . . sapessi com’é bello! – sospirò.
– Lo so cara. . . lo so! –
Si avvicinò ginocchioni passando la mano sulla schiena della donna prona seguendo la curva sinuosa delle reni abbassate, risalendo le belle natiche, sollevandosi, appoggiandosi al deretano dell’amica, aprendone i glutei con le mani per guardare.

Quella volta la signora Bolis mi sorprese veramente per la completa assenza di pudore, la totale assenza di inibizioni, e cosa insolita per lei, per la libidine che dimostrava, arretrai lentamente. . . Vide il membro uscire, l’ano dell’amica protendersi lievemente trascinato dalla verga, allargarsi ancora al passaggio del colletto del glande, ritirarsi richiudendosi, aprirsi nuovamente quando lentamente lo feci affondare
– Ahhhh. . . – esclamò la francese sentendosi nuovamente riempita.
Gemma mantenne le natiche aperte mentre con lunghi colpi scorrevo nei glutei della sua amica, il busto all’indietro, protendendo e arretrando le reni per permette alla mia donna di non perdere nulla della penetrazione, oscena per chiunque ma non per lei, perché allungò la lingua lambendo l’inizio del solco, scendendo poi, saettando la rosea appendice lungo l’avallamento profondo dei glutei, fermandosi solo quando il suo capo toccava il mio ventre venendone respinto prima che riuscisse a raggiungere l’orifizio nel quale scorreva il mio cazzo.
– Ahhh. . . – faceva la francese ogni volta che il membro entrava, sculettava per meglio sentirne la dura presenza, sospirava quando lo ritiravo, si lamentava quando lo sentiva affondare:

– Ahhh. . . – e ancora:
– Ahhh. . . – ancora:
– Ahhh. . . –
Ero arrapatissimo, già il piacere saliva dal pene così sollecitato e si diffondeva in lente ondate nel mio corpo ma la vista della mia donna china sulle rotondità dell’amica acuì talmente la mia libidine che osai estrarre il pene dal bel culo e offrirlo alle sua bocca.
Doveva essere tanta la lussuria che l’insolito coito metteva nel corpo della signora Bolis perché non lo rifiutò ma aprì la bocca lasciandolo entrare, lo accarezzò muovendo il capo, lo succhiò per afferrarlo poi e puntarlo nuovamente nell’ano ancora aperto della francese.
– Ahhh. . . così. . . così. . . mhhh n’arréte pas. . . oh ancore! –
La penetravo lentamente gustando la stretta dell’anello di carne che accarezzava l’intera mia verga e il calore delle sue interiora che cercavo affondando con lunghi sospiri, schiacciando il bassoventre contro i tondi emisferi per darglielo fino in fondo il mio cazzo. Ma doveva essere tanta la voglia che il nostro accoppiamento aveva suscitato nella signora Bolis perché si allungò accanto all’amica e insinuò la testa sotto il suo ventre spingendo col bacino contro le sue braccia.

Questa raccolse l’invito, sollevando il busto l’attirò sotto di se abbracciando le cosce che questa aveva aperto e sollevato. Ora udivo anche i suoi sospiri, vedevo il capo di Lucy muoversi nel ventre dell’altra, indovinavo la bocca avida sul sesso voglioso. . .
– Ah é bello. . . bello. . . –
La signora Bolis esprimeva la sua meraviglia nel vedere il mio cazzo scomparire inghiottita dall’ano dell’amica come da una bocca, riapparire, scomparire nuovamente. Quando mi ritiravo potevo vedere gli occhi della mia donna seguire i movimenti del membro nei glutei aperti sopra di se, anche la fica guardava e i testicoli che il continuo premere nel bel taglio aveva bagnato. Quando finalmente abbracciò l’altra alla vita per sollevare il viso, Lucy fece udire un gridolino di gioia
– Emma cara. . . mhhh. . . si. . . si. . . piano ti prego. . . piano. . . Ahhh. . . –
Era contro la fronte di Gemma che ora la mia verga strisciava entrando nelle natiche della francese, l’immaginare la sua lingua nelle carni dell’altra mi mise il fuoco addosso facendomi accelerare i colpi. Formavamo un trio osceno, grida di gioiosa eccitazione si levavano dalle donne follemente abbracciate, le bocche premute nei sessi aperti, le lingue saettanti nelle carni madide, dandosi piacere, cercando il piacere. . .

Anch’io cercavo il mio piacere affondando con colpi divenuti rapidi nel culo della francese, guardando in estasi le belle natiche tremolare ad ogni mio colpo, mischiando le mie grida di esultanza ai lamenti delle donne che ora baciavano golosamente l’una la vulva dell’altra, lambendo avidamente i loro succhi in un crescendo di grida, di lamenti ai quali anch’io partecipavo.
Le grida di Lucy soverchiavano le nostre per le sensazioni che le dava il cazzo che scorreva nelle sue natiche mantenute aperte dall’amica, ma fu Gemma questa volta a salire per prima l’ultimo gradino del piacere. Le sue cosce si chiusero spasmodicamente nel tentativo di sfuggire alla bocca dell’altra poi si riaprirono, si spalancarono e . . . venne sollevando e abbassando il bacino abbandonandosi alla lingua che andava velocemente percorrendo la sua fica alla clitoride che torturava dolcemente finché il suo piacere sgorgò nella bocca della francese.
Gemma benché sazia volle ricambiare il piacere ricevuto, schiacciò la bocca alla vulva dell’altra muovendo la lingua fra le labbra sottili, Lucy abbassò le reni e sollevò la groppa e assecondando le spinte che cacciavano il mio cazzo nel suo culo si mosse strusciando l’intera fica sulla bocca dell’altra gridando la sua gioia per il massaggio che riceveva nell’ano divenuto sensibilissimo.

– Ahhh. . . cosi. . . mhhh. . . amore leccami, leccami. . . Oh . . . mi piace la lingua. . . che batte nella mia passera . . . il cazzo che mi riempie il culo! Ahhh. . . Nico. . . oh inculami. . . si dai. . . inculami forte. . . mhhh. . . oui. . . comme ‘a. . . comme ‘a. . . –
Gli spasimi iniziarono in lei costringendomi a forzarla per cercare il godimento ormai vicino, le urla di Lucy si mescolavano ai suoi lamenti di piacere, stava per venire, lo sentivo dalle contrazioni che si susseguivano ininterrotte, io sordo al dolore che le procuravo mi accanivo nei glutei doloranti finché la donna sollevò il capo:
– Emma. . . lasciami, sto. . . godendo! – e voltando il capo verso di me:
– Ohhh dai Nico. . . oh godi con me. . . fammi sentire come schizzi! Oh cheri, jutte. . . oui, dans mes fesses. . . dans mon cul. . . ahhh. . . ahhh. . . ahhh. . . –
Un’altra contrazione mi costrinse a fermarmi col membro imprigionato nel sedere contratto, poi l’ano si rilassò. Avrei voluto riportare fedelmente le esclamazioni che la bella emetteva nel culmine del suo piacere, ma é impossibile descrivere come la sua voce si levava alta, modulata, sofferente e gioiosa allo stesso tempo mentre muovendo le reni imprimeva a tutto il corpo lunghe onde sinuose che partendo dal capo facevano flettere la sua schiena, le sue reni sollevando ed abbassando le stupende rotondità dove con rauche grida di esultanza immergevo il pene spingendolo brutalmente fino in fondo, fino in fondo. . .

– Lucy. . . ah Lucy. . . mhh adesso. . . oh prendi. . . prendi. . . ahh ! ! !
– Sì. . . oh dai. . . dai. . . mhhh ! ! ! –
Il primo spasimo mi costrinse a fermarmi immerso nel bel culo, poi mentre altri si susseguivano ripresi a muovermi eiaculando in lunghi getti accolti dalle grida eccitate dalla bella che nel sentirsi irrorata, con ondulazioni lente massaggiava il membro aiutando il mio godimento con sapienti contrazioni dei muscoli anali di cui non l’avrei creduta capace ma che mi spremettero fino all’ultima goccia, finché mi abbattei sulla sua schiena soffiando come un mantice.
La signora Bolis che era scivolata da sotto la francese si era allontanata lasciandoci assaporare il nostro godimento. Udimmo lo scorrere dell’acqua mentre ci alzavamo; ci avviammo abbracciati come degli innamorati raggiungendola sotto la doccia.
Ci lavammo in silenzio da principio, Gemma si vergognava di essersi lasciata andare davanti alla sua amica, sembrava assorta nelle sue abluzioni. Io non dicevo nulla ma dentro di me esultavo per essere stato più di una volta l’artefice del piacere delle due signore. Lucy sorridendo si offrì di lavarmi il pene, lo fece con delicatezza poi con una punta di perfidia me lo accarezzò guardando maliziosamente la padrona di casa.

Lo fece talmente bene che con mia sorpresa me lo fece indurire, poi lo mostrò trionfante all’amica che sgranò gli occhi.
– Ancora? Ti rendi conto Lucy. . . é talmente giovane Nico, non gli farà male? E tu, non ne hai avuto abbastanza? Hai gli occhi segnati, vuoi esaurirti? –
Lucy non rispose, mi mise la saponetta in mano e si voltò. Insaponai la sua schiena, la mirabile caduta delle sue reni, la groppa prominente insinuando la mano insaponata fra le natiche, sù fino al bottoncino caldo dell’ano, si girò divaricando le gambe per lasciarmi insaponare l’interno delle cosce, la morbida vulva. . .
Il mio membro era teso, rigido, pulsante, la mia mano non si stancava di passare nella biforcazione delle lunghe gambe, le dita nel taglio della fica nuovamente vogliosa coprendo il suo bassoventre di una schiuma divenuta densa, cremosa. Mi fermò quando allungai una mano per aprire il rubinetto.
– No, aspetta . . – e rivolta all’amica:
– Ancora una volta sola Gemma, vuoi? – chiese.
No. . . credo che per oggi ne ho avuto abbastanza. –
————————————-Continua————————————-
‘ESTASI DELLE DONNE (Seconda parte)

Uscì e asciugandosi lentamente si sedette sulla panca lasciando il lembo che circondava il bacino della doccia socchiuso. Non so se lo avesse fatto intenzionalmente, certo é che poteva vedere tutto, mi vide arretrare contro il muro, abbracciare alla vita l’amica che si era avvicinata fino a premere i seni contro il mio petto. . .
– E tu vuoi? – chiese scostandosi per guardare il pene rigido.
– Certo che vuoi, sei come me, ci vuole poco a metterti voglia vero? – sussurrò schiacciando il suo ventre contro il mio.
– Con te é facile avere voglia! – risposi mordicchiandole l’orecchio.
Le mie dita scesero nel solco dei suoi glutei, giù lungo il taglio della fica, poi la mano percorse l’interno di una delle sue cosce, la tirò per sollevarla. Lucy alzò alta la gamba poggiando il piede contro il tratto di muro dove iniziava il nylon ora socchiuso, mi puntellai con le spalle e guidai il membro fra le sue cosce e con un colpo di reni entrai in lei facendola gemere:
– Achhhh. . . – il tenere fra le braccia quel corpo pieno, caldo, fremente per il desiderio di piacere che l’aveva spinta a voler ancora l’amplesso mi inorgogliva non poco. Mi sentivo potente, in quei momenti era come se la forza che induriva il mio pene fosse inesauribile, potevo soddisfare qualsiasi donna! Non una ma dieci volte, anche più se potevo scopare dominando la mia emozione.

Ma che sciocchezza mi veniva in mente, era lei Lucy che mi stava dominando se bastavano poche carezze per avermi pronto alle sue voglie e mentre il tempo che le occorreva per giungere all’orgasmo si allungava ogni volta poteva gustare sempre più il piacere che le dava il suo sesso, mentre io. . .
Il calore che trovavo nel suo grembo lo cercavo con movimenti lenti delle reni che mi permettevano di sentire attorno alla mia verga la morbidezza nella quale scorrevo, era dolce la sua fica, di una dolcezza che potevo comparare soltanto con le labbra delle donne che mi avevano onorato con la loro bocca: Luigina, Olga, Gemma avevano labbra soavi come la fica di Lucy, ricordavo anche le sue di labbra quando aveva voluto far indurire il mio cazzo per offrirlo all’amica. . .
Persino i succhi della sua vagina mi ricordavano una bocca salivante e come una bocca che mi succhiava erano le strette che sapeva imprimere! Lucy sospirava con fievoli lamenti mentre io rantolavo estasiato per il corpo che strusciava contro il mio, per i seni sodi contro il mio petto, per i capezzoli turgidi, graffianti. . .

Non dicemmo nulla durante tutto il coito che fu lungo e appagante per entrambi, era con gioia immensa che mi immergevo nel suo ventre sollevandola quasi ad ogni colpo delle mie reni per sentirla fremere, ondulare. . . Fu per caso che gettai lo sguardo oltre la tenda, gli occhi della signora Bolis erano fissi sulla gamba sollevata della francese, sul membro che appariva e scompariva nel cespuglio nero coperto di schiuma saponosa che aveva fra le cosce. Come ipnotizzata si stava asciugando fra le gambe, ad un tratto l’asciugamano cadde.
Gemma sembrò non accorgersene ma continuò a passare le mani fra le cosce, sentendo la morbidezza della sua vulva aprì le gambe poi le dita di una mano allargarono le labbra spesse della sua fica mettendo a nudo il taglio lungo e le labbra sottili e aperte come quelle di una bocca. Fu lì che le dita dell’altra sua mano passavano leggere seguendone il contorno, su, fino alla cresta della clitoride e con moto circolare proseguìva nel massaggio ritornando sempre alla clitoride divenuta tanto sensibile da farla sospirare.
Era la priva volta che vedevo una donna masturbarsi, lo spettacolo che offrivamo doveva essere ben conturbante se il suo desiderio si era rinnovato in modo tanto prepotente. Le dita non si stancavano di passare nella fica che i peli ancora bagnati mostravano interamente mentre ora si malmenava brutalmente, la testa rovesciata, gli occhi fissi sulla coppia in copula, sull’amica abbracciata al suo amante.

Non avevo mai visto nulla di simile ed ero io a provocare nella donna un tale scompiglio! Ora la mano che prima manteneva la vulva aperta si era portata sui seni e se li schiacciava, se li plasmava sollevandoli per cercare di raggiungere con la lingua tesa i capezzoli, e ci riusciva Gemma, se li lambiva senza staccare gli occhi dalla curva che faceva la coscia sollevata dell’amica con il sedere sotto il quale il mio cazzo appariva e scompariva.
Un lamento continuo usciva dalla gola della francese modulato dagli affondi che la facevano vacillare. Fu un piacere continuo il nostro, che saliva lentamente a causa degli umori che bagnavano il mio membro e per la schiuma cremosa che le mie carezze avevano spalmato sulla fica in calore.
Lucy fremeva, rantolava salivando nella mia bocca, ad un tratto le sue ginocchia si piegarono, il piede poggiato contro il muro scivolò facendomi vacillare, agganciai la gamba alla piega del ginocchio mantenendola sollevata mentre puntellato con la schiena continuavo a far scorrere il membro con lunghi colpi di reni che facevano urtare i nostri pelvi facendola sussultare, portandola a poco a poco così vicina all’orgasmo che i suoi gemiti si trasformarono in piccole grida di incitamento mentre le sue unghie si piantavano nella mia schiena. Mi fermai, stavo per venire!

– Uhhhhh! ! ! – la bocca aperta sulla mia mi supplicava di finirla, di completare il suo piacere! Il suo corpo si fece tanto pesante che dovetti sostenerla, le mani aggrappate sotto il suo sedere mentre con lunghi colpi immergevo il membro fino in fondo sollevandola, facendo strisciare i suoi seni contro il mio petto. . .
– Ahhh. . . ahhh. . . ahhh. . . – ora le mie grida si sovrapponevano alle sue, stavo raggiungendo anch’io il culmine del piacere, rallentai i miei colpi ma mi protendevo tutto per immergere fino in fondo il cazzo, per sentire il glande urtare l’inizio del suo utero e . . . gli occhi fissi sulla donna seduta fuori, sulla fica che ora si penetrava furiosamente, sentii le strette della vagina di Lucy susseguirsi poi l’urlo prolungato nella mia bocca.
Ancora un colpo di reni, poi un’altro e . . . venni insieme a lei in un delirio di sensazioni mentre il membro sussultando si scaricava mischiando il mio sperma ai fiotti del suo piacere. Rimasi a lungo in lei esausto, soffiando come al termine di una corsa; Lucy si stava riprendendo, chinò il capo quando la scostai per guardarla in viso. La sostenni ancora per qualche secondo, finché lei sollevò il viso e mi sorrise timidamente.

– Grazie. – disse.
– Sono io che ti ringrazio per questi momenti. Sei stanca? –
– Si ma . . . sono felice, grazie a te. . . –
Aprii l’acqua, ci sciacquammo silenziosamente e usciti dalla doccia ci asciugammo senza dire nulla. Gemma era scomparsa, mi chiesi se si era accorta che ero stato testimone di quel suo momento di debolezza, la ritrovammo in sala parzialmente vestita. Alla nostra comparsa ci porse silenziosamente i vestiti.
Su richiesta della padrona di casa preparai il caff&egrave mentre le signore ormai vestite erano ritornate in camera da letto per completare la loro toilette. Quando vi entrai per chiamarle, la signora Bolis era ormai truccata; seduta davanti allo specchio la Landi si pettinava i lunghi capelli lisciandoli accuratamente con la spazzola per poi raccoglierli con cura sopra il capo assumendo quell’aria austera e sostenuta che al principio mi aveva messo soggezione.
La padrona di casa terminò di aiutare l’amica fissando i capelli con pettinini che celava sapientemente nella folta chioma, tornammo in salotto dove la nostra ospite versò la nera bevanda nelle tazzine. Il loro modo garbato, i gesti misurati che avevano, mi ricordarono che avevo di fronte due signore e che io rappresentavo soltanto un piacevole passatempo adatto a colmare la loro solitudine e null’altro.

Sorrisi amaramente dentro di me, ero il maschio di cui avevano bisogno in quel momento, lo aveva dichiarato apertamente la francese e la signora Bolis anche se non lo diceva mi usava, e anche Olga che mi divideva con la madre mi usava per tenere sulle corde il fidanzato, per concedersi a lui saltuariamente mentre con me poteva dare libero sfogo alla sua prorompente sessualità.
– . . . adesso sai tutto! – concluse la signora Landi.
Mi scossi, non avevo ascoltato, troppo immerso nei miei pensieri per seguire il cicaleccio delle due dame.
– Scusate, dicevate? – chiesi incuriosito, Lucy posò la tazzina e sorrise:
– Parlavamo di te, sei molto bravo sai. . . Dicevo che era da parecchio che un uomo non mi soddisfava pienamente come te, solo Andy, ma da allora. . . Oggi per la prima volta mi sento completamente ‘appais&egravee’, appagata, sazia. . . Mi ci vuole parecchi ‘contatti’ prima di esserlo e l’ultimo, nella doccia mi ha finalmente esaurita e mi chiedevo se tu. . . –
– Si? – chiesi, fu la signora Bolis a lanciare la proposta:
– Se vuoi possiamo trovarci ancora tutti e tre, ogni tanto. . . vuoi? –
Non chiedevo di meglio e anche se ero esausto, il pensiero di incontrarmi ancora con la francese prometteva dei momenti molto piacevoli, e a diciotto anni. . .

– Si, quando volete! – risposi con slancio.
– Non troppo sovente, quando Olga non rischia di disturbarci ma. . . ora che &egrave fidanzata credo che riceva parecchi inviti da parte della famiglia di lui. –
La signora Bolis era arrossita nel dirlo, anche a lei doveva sorridere il pensiero di trovarsi in intimità con l’amica ora che aveva scoperto le gioie che poteva darle un altro corpo femminile.
Scesi con loro e le accompagnai per un tratto poi le salutai rispettosamente come si addice ad un giovanotto per bene quando si accomiata da due signore. Le guardai allontanarsi eleganti e belle con un moto di orgoglio: erano state mie, nude fra le mie braccia e lo sarebbero state ancora!
Per parecchi mesi continuai ad incontrarmi ogni mercoledì con la signora Bolis, incontri più pacati di quelli che erano preceduti, alternando i contatti carnali con piacevoli conversazioni, la signora non si vergognava di parlare del marito lontano lasciando intendere il bene che nutriva per lui, della beneficenza che faceva col gruppo di signore della parrocchia, della figlia, raccomandandomi di non essere troppo irruente con lei, di tener conto che era giovane e fidanzata.

Il sabato pomeriggio era con Olga che mi intrattenevo con la benedizione della genitrice. La ragazza non seppe mai di Lucy anche se la conosceva, i nostri incontri erano caratterizzati dalla più completa assenza dei timori e delle inibizioni come si addice agli incontri di due giovani amanti.
La signora Bolis aveva ragione, la fanciulla era sovente invitata a pranzo dal fidanzato e sapendo che poteva trovarmi a casa con la madre in sua assenza, ebbe sempre la delicatezza di non rientrare che molto tardi non sospettando mai che la madre oltre che con me si intratteneva con l’amica francese in un trio che avrebbe shoccato anche una ragazza moderna come lei.
Ed era proprio quando la signora Landi ci allietava con la sua presenza che Gemma subiva una trasformazione, assecondando l’amica in tutti i suoi desideri, lasciandoci soli per permetterle di dar sfogo alla sua straripante sessualità.
Avevo imparato a conoscere la bella francese coi suoi orgasmi che si susseguivano rendendola più esigente man mano che il tempo che impiegava a raggiungere il piacere si allungava mettendo a dura prova la mia resistenza.

Le due donne erano pienamente soddisfatte delle mie prestazioni, talmente che un giorno vollero sdebitarsi con un regalo: Un motorino nuovo fiammante accompagnato da un biglietto che diceva: ‘ A Nico con gratitudine. G. e L. ‘
Subito fui sul punto di rifiutare il dono ma poi l’accettai anche se mi faceva sembrare un gigolò, un prostituto. Non dissi mai a nessuno la provenienza del mezzo.
Raccontare i miei incontri con le due signore non aggiungerebbe nulla a quanto già detto, sarebbe un’inutile ripetersi di descrizioni di atti sessuali che annoierebbero il lettore; anche per quanto riguarda Olga vale quanto detto. Quello che ora voglio descrivere é quanto accadde quel sabato che la ragazza mi fece conoscere Lara; si, anche quello fu un incontro a tre ma talmente particolare che lo voglio raccontare.

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