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Al sicuro in casa

By 8 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Cristina non ebbe neppure il tempo di rendersi pienamente conto di quanto stesse accadendo. Di ritorno da un giro pomeridiano per le vie del centro, appena notò la porta del suo appartamento socchiusa, questa si spalancò del tutto, e due mani grandi e forti l’afferrarono e costrinsero in una morsa dalla quale non riuscì a liberarsi in alcun modo.
Mentre l’uomo la stringeva a sé, circondandola col suo braccio e tappandole la bocca con la mano libera, con un calcio richiuse la porta blindata, prima di trascinarla lungo il corridoio.
Giunto alla camera da letto, la lanciò sul materasso quasi a peso morto, intimandole, in un sibilo inquietante: ‘Prova a scappare o a gridare e saranno guai, puttana’. Cristina, sdraiata su un fianco, non poté fare a meno di guardare quell’uomo imponente rovistare nei cassetti della sua stanza da letto. Trovati quattro lunghi scaldamuscoli, tornò a rivolgere la sua attenzione alla vittima.
‘Ma’ che intenzioni hai’?’, chiese lei, con un filo di voce.
L’uomo non rispose. La sollevò di peso, sfilandole il leggero vestito estivo che indossava e lasciando le sue forme abbondanti coperte solo da un completino intimo bianco, talmente sottile da non celare un folto pelo pubico e due capezzoli larghi e scuri. L’uomo, nel guardarla, sorrise quasi impercettibilmente.
Nonostante Cristina non fosse troppo alta, il suo essere una buona forchetta l’aveva portata ad accumulare qualche chilo in più su diverse zone del corpo. Chili supplementari che suo marito Luigi trovava tremendamente sensuali ed eccitanti, e che lei stessa apprezzava quando le capitava di guardarsi allo specchio. Tuttavia, il suo assalitore non pareva fare il minimo sforzo per spostarla e rigirarla a suo piacimento.
Nel giro di pochi secondi la distese al centro del letto, legandole i polsi, con due degli scaldamuscoli, alla spalliera in ferro battuto.
Mentre la donna scalciava, opponendosi tenacemente ma senza sortire effetti pratici, anche le sue caviglie vennero saldamente bloccate all’altro capo del letto, tenendole le gambe leggermente divaricate.
‘Cosa credi di fare, slegami subito!’, protestò.
‘Non credo proprio”, rispose l’uomo, con atteggiamento quasi glaciale.
‘Vedi”, riprese, dopo qualche secondo di pausa nel quale andò a sedersi sull’angolo sinistro del letto, a pochi centimetri dai piedi di lei, ‘Sei stata una bambina molto cattiva’ e le bambine cattive vanno punite’.
A quelle parole, una goccia di sudore scivolò lungo la fronte di Cristina. La donna, però, si sforzò di non perdere il controllo. ‘Non so di cosa parli. Lasciami andare, bastardo psicopatico!’.
‘Oh, certo che lo sai, invece’, replicò l’uomo, portandole una mano a stringerle la caviglia e risalendo lentamente lungo l’interno della gamba. Arrivato all’altezza delle cosce, pochi centimetri al di sotto delle mutandine, si spostò sulla parte esterna, continuando il suo percorso senza smettere di premere con forza la pelle della donna. Sfregò così forte le sue mani sui fianchi che l’indumento intimo, nel seguire quel movimento, si allungò verso l’alto da un lato, lasciando scoperto parte del pube di Cristina. Incontrollabilmente, lei emise un gemito sottile quando la stoffa degli slip, muovendosi, le si infilò tra labbra della vagina.
La mano grande e calda dell’uomo proseguì indisturbata fino al seno, afferrando e strizzando con forza la mammella sinistra, finché Cristina non emise un gemito soffocato. Successivamente, il reggiseno venne sollevato, liberando due vere e proprie montagne di carne dall’aspetto maestoso e invitante.
L’uomo, senza attendere oltre, portò entrambe le mani a coppa sui seni, poi fece scivolare i capezzoli tra le dita, stringendoli appena e stimolandoli, facendo scorrere le mani su e giù lentamente e, in tal modo, sfregando i capezzoli tra il dito medio e l’indice per tutta la loro lunghezza.
Il respiro della donna non tardò a farsi appena più corto, così come le sue reazioni fisiche, nonostante la situazione concitata, furono altrettanto inevitabili. I suoi grossi capezzoli iniziarono ad inturgidirsi, divenendo ben presto eretti sotto lo sguardo beffardo dell’uomo, che pareva schernirla tacitamente.
Quando lei chiuse per un momento gli occhi, lasciandosi sfuggire un sospiro inequivocabile, l’uomo mollò la presa sui suoi seni, portando una delle mani sull’addome. Si guardarono a lungo, mentre l’assalitore, lentamente, giungeva a ridosso dell’elastico delle mutandine. Cristina non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi. Scuri, magnetici, profondi. L’uomo, intanto, giocò per un po’ col folto pelo pubico, arricciandolo.
Solo qualche secondo più tardi, però, continuò la sua discesa, facendo scivolare gli slip fino alle caviglie, e liberando due labbra già gonfie e appena umide. Ne disegnò il contorno con l’indice, soffermandosi e premendo maggiormente lungo tutta la fessura del sesso della donna.
Nella stanza regnava un silenzio quasi surreale, rotto solo dal respiro di Cristina, sempre più pesante.
‘Ti stai bagnando, puttana’, sottolineò l’uomo, con voce calma e greve, senza smettere di sfiorare il sesso della vittima.
La donna deglutì e inspirò ancora a fondo, prima di tentare una nuova, debole protesta. ‘Ti prego’ basta così’ fermati’ io non pos’ aaahhh!’, urlò, mentre, senza alcun preavviso, il suo aguzzino le infilò per intero il dito medio nella vagina. Cominciò ad estrarlo lentamente, una volta quasi completamente fuori, lo piantò nuovamente all’interno del sesso della donna, facendola urlare ancora. Ripeté di nuovo l’operazione, e ancora una volta. Man mano, le urla di Cristina si trasformarono in gemiti di piacere. Quando questo avvenne, l’uomo uscì da lei definitivamente, lasciandola ansimante e interdetta. D’istinto, la vittima mosse il bacino, per cercare nuovamente un contatto, ma l’aggressore fu lesto a scostare la mano quel tanto che bastava per impedirlo.
‘Cos’è, hai smesso di lamentarti ora? Basta un dito per trasformarti in una cagna in calore?’, sottolineò.
Il viso di Cristina si infiammò nel sentire quelle parole, e la donna non poté fare a meno di distogliere lo sguardo da quegli occhi indagatori che la fissavano.
‘Guarda qui”, continuò l’uomo, ‘Sei tutta bagnata’. Così dicendo, ancora una volta, le infilò lentamente il dito medio, completamente, facendolo fuoriuscire lucido e pregno di umori. Dopo averlo annusato, lo avvicinò alla bocca di Cristina, spalmandoglielo sulle labbra come un rossetto. Quando lei le schiuse appena, l’uomo non tardò ad inserirvi per intero il dito, che la donna prese a succhiare e leccare avidamente.
Una volta che il medio fu ripulito, l’aggressore liberò rapidamente il suo membro dalla costrizione degli abiti, salendo a cavalcioni sulla sua vittima e presentandoglielo a pochi centimetri dal volto.
Ritenendo ormai inutile continuare a protestare, visto che il suo corpo aveva del tutto tradito il suo reale stato d’animo, Cristina si limitò ad ammirare quel palo di carne grosso e duro, penzolante proprio davanti ai suoi occhi. L’aguzzino, usando il suo pene come un manganello, prese ad alternare carezze e piccoli schiaffetti su quel volto ormai paonazzo. Seguì le linee del viso, dagli occhi, alle guance, al mento. Premette appena il suo glande sulle labbra di lei, allontanando la sua asta calda e turgida ogniqualvolta Cristina, tendendo il collo e aprendo la bocca, cercava di catturarla.
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, un rantolo di disapprovazione sfuggì alla donna. Verso che l’aggressore non si trattenne dall’evidenziare. ‘Cosa c’è?’.
Lei dovette riprendere fiato per riuscire a parlare, mentre quel membro, ormai completamente eretto, non smetteva di colpire debolmente le sue guance. ‘Per favore”.
‘Per favore cosa, puttana?’.
‘Ti prego’ non’ non ce la faccio più”.
Mentre Cristina finiva di parlare, l’uomo le infilò la punta del suo pene in bocca, ritraendolo non appena lei tentò di serrargli intorno le labbra.
‘Dovrai essere più chiara, che cazzo vuoi?’.
‘Il’ il tuo’ non ce la faccio’ scopami’ fammi godere’ basta’ ti prego”.
L’uomo tornò, con la consueta flemma, a sedere accanto a lei.
‘Oh, la cagna vuole godere?’, chiese, portando ancora una volta la sua mano tra le cosce di Cristina, e trovandola decisamente più bagnata di come l’avesse lasciata in precedenza. Senza attendere una risposta, le infilò di colpo dentro due dita, stantuffando da subito a velocità quasi folle. Estraendole e reintroducendole per intero nel sesso aperto e ormai fradicio della donna legata al suo cospetto. Cristina non si trattenne dal gemere ed urlare mentre l’uomo la possedeva con le sue dita lunghe e larghe. Quando i muscoli della sua vittima furono tesi allo spasimo, lui smise di colpo di masturbarla, lasciandola a un passo dall’orgasmo. Lei quasi piagnucolò esasperata. Il suo aguzzino continuò così per un po’, riprendendo una stimolazione furiosa, brutale, rapida, e fermandosi appena la donna giungeva quasi all’apice del piacere. Cristina, sudata, ansimante e rossa come un peperone, alternava gemiti di piacere a vere e proprie suppliche, affinché l’uomo che l’aveva legata la portasse a godere. Ma lui non parve farsi intenerire dalle sue precarie condizioni, e continuò per diversi minuti quella tortura.
‘Ti’ ti’ prego”, supplicò ancora lei, con gli occhi chiusi, la testa reclinata all’indietro e strofinando il suo corpo sulle lenzuola.
‘Hai imparato la lezione?’, insistette lui.
‘S’ si’ basta’ basta”.
‘Sai’ non è bello che mentre tuo marito lavora tutto il giorno tu te ne stia a fare la troia su una chat porno. E neanche ti degni di cancellare la cronologia del pc”.
Cristina sospirò per un momento, prima di riprendere a gemere durante una masturbazione ora più lenta e delicata.
‘Lo’ lo so’ io”.
‘Tu sei una puttana affamata di cazzo. E’ questa la verità’.
Ancora un sospiro. Lungo, profondo.
L’uomo guardò l’orologio sul comodino più lontano. ‘Bene. Un’ora direi che può bastare. Almeno per stavolta. Tu cosa ne dici? Avrai imparato la lezione?’.
Cristina non ebbe la forza di replicare, sollevò appena la testa, poi la fece cadere nuovamente sul materasso.
Pochi secondi più tardi, l’uomo le liberò uno dei polsi, andando a sedersi, con ancora il membro di fuori, sulla poltrona ai piedi del letto. Guardava la donna che, in maniera convulsa e confusa, tirava e strappava i legacci che la costringevano in quella posizione. Quando si fu liberata, si fiondò letteralmente su quel membro duro e svettante, inginocchiandosi davanti all’uomo, prendendolo tra le mani, imboccandolo e succhiandolo con foga fino a ricoprirlo della sua saliva. L’aggressore non restò inerte per molto. Fece trascorrere solo una manciata di minuti prima di riprendere il controllo della situazione, far chinare Cristina sul letto e prenderla da dietro, con colpi ben assestati, riempiendola rapidamente per tutta la sua lunghezza.
Eccitata com’era, le ci vollero solo pochi affondi per iniziare a tremare e abbandonarsi ad uno degli orgasmi più intensi della sua vita, al termine del quale non riuscì a non accasciarsi sul letto senza fiato. Fu allora che l’aggressore, ancora in piena erezione, afferrò la testa della donna piantandole il membro fino in gola, fino a riempirle la bocca del suo sperma caldo e denso, che andò a mischiarsi agli umori di lei, di cui l’asta dell’uomo era ricoperta.
Una volta concluso quell’interminabile pomeriggio di fuoco, l’uomo si sedette nuovamente sul bordo del letto, mentre Cristina gli si accoccolò con la testa sulle gambe, continuando a giocare con l’asta ancora parzialmente eretta.
‘Mi sa che dovrò farti arrabbiare più spesso’, sussurrò divertita.
‘E da quando ti piace questo genere?’.
‘Non è qualcosa che mi appartiene infatti. Ma oggi avevo proprio voglia di questo’ speravo che notassi la cronologia del browser’ non l’ho cancellata apposta”.
‘Sei stata accontentata, allora’.
‘Dopo tutti questi anni, riesci ancora a farmi godere talmente tanto’ e a leggermi nella mente come nessuno’ io ti amo, ti amo più di ogni altra cosa al mondo’.
‘Ti amo anch’io’, replicò Luigi, carezzando dolcemente i capelli di sua moglie, mentre il suo membro riprendeva rapidamente pieno vigore.
Pochi istanti più tardi, l’uomo si alzò dal letto, lasciando Cristina ancora sdraiata in posizione fetale.
‘Dove vai?’, gli chiese lei, con voce suadente.
‘A prendere il cordless. Ordiniamo una pizza stasera’, replicò lui.
‘Ma no, dai. Vado a cucinare qualcosa’.
‘E chi ti ha detto che puoi alzarti? Non ho mica finito con te”, rispose Luigi, sornione.
Mentre usciva dalla stanza da letto, Cristina richiamò ancora la sua attenzione.
‘Ehi”.
Lui si voltò a guardarla.
‘Ti svelo un segreto. Non ci sono mai entrata in quella chat, non sono neppure registrata. Volevo solo fartelo credere’, concluse.
Lui sorrise. ‘Ti svelo un segreto’, ripeté a sua volta, ‘Lo sapevo benissimo. Ho controllato. Hai spento il pc appena pochi minuti dopo aver visitato il sito”.
‘Hai saputo fingere bene però’.
‘Per te questo ed altro. Sei la donna della mia vita. E la mia puttana insolente’.
‘Tua’ e di nessun altro’, concluse Cristina, un attimo prima che suo marito si voltasse e uscisse dalla stanza, diretto a recuperare il telefono dal salone.

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