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Alice ed i venditori ambulanti

By 3 Giugno 2020No Comments

Alice percorreva sempre la stessa strada per andare a lavoro. Puntualmente, al semaforo prima di girare nella zona industriale della città c’erano i classici ragazzi di colore che volevano rifilargli di tutto. Fazzoletti, accendini, arbre magique, qualcuno voleva lavarli il vetro altri i fari, insomma ogni mattina la solita storia. Era sempre gentile, con loro. Alcune volte acconsentiva, altre non comprava nulla ma gli regalava sempre qualcosa, altre beccava il semaforo verde e filava dritto, ma buttava sempre l’occhio. Erano per la maggior parte ragazzi giovani, snelli ed alti. Con l’avvento dell’estate mettevano in mostra braccia possenti e spalle larghe, ovviamente Alice non poteva fare ameno di notare la prestanza del loro fisico che alcune volte cozzava con la bellezza del loro viso. Alcuni erano carini, avevano gli occhi gentili, ed un modo di fare educato, mentre altri oltre a comportarsi in maniera prepotente pur di accaparrarsi qualcosa, erano anche brutti, addirittura qualcuno orribile. Denti storti e sempre sporchi, espressioni cattive. L’estate arrivava anche per Alice e di conseguenza nella macchina i lunghi cappotti vennero sostituiti da t-shirt a mezza manica e gonne sempre più corte. L’abbigliamento succinto della donna è la sua gentilezza attirava ancor di più i ragazzi. Non c’erano sempre gli stessi al semaforo, ma ormai si era sparsa la voce che la ragazza bruna con la panda era sempre gentile e soprattutto era molto bona. Così quando la vedevano arrivare anche se non si fermava loro la salutavano e lei sempre per gentilezza e con un pizzico di paura ricambiava con una bussata veloce al clacson. Qualcuno, spavaldo, le rivolgeva la parola, a parte quelle per invogliare a comprare la loro mercanzia. Alice cordialmente li rispondeva, un po’ per timore ed anche perchè erano ragazzi della sua età o anche più piccoli.

Una mattina fermatasi al semaforo rosso come sempre le si avvicinarono tre ragazzi offrendole di lavarle il vetro, e di venderle i fazzolettini. Causa una litigata che la sera prima aveva fatto col suo compagno Tony, li mandó via in malo modo, riscuotendo qualche insulto, ma, prima che lei potesse ribattere, dato il carattere non docile di Alice, scattò il verde ed inserendo la prima andò via. Da quel giorno le cose erano cambiate, lei si mostrava sempre poco cordiale con i ragazzi e loro di tutta risposta non le disdegnavano commenti poco carini. Una sera al ritorno dal lavoro, impegnata nell’ennesimo litigio col suo compagno e con in mano il cellulare. Mentre passava per il solito semaforo, un cane attraversò la strada correndo, ed Alice, impegnata nella furente litigata se ne accorse all’ultimo. Cercando di scansarlo, andò fuori strada con la macchina finendo con lo sbattere le ruote contro il marciapiede. Spaventata e molto agitata, scese dalla macchina. Notò che, causa l’urto con il marciapiede, aveva bucato tutte e due le ruote davanti ed ammaccato la parte anteriore del muso della macchina. Non poteva ripartire perché la gomma di scorta era una sola. Non sapendo come fare riprese il telefono e richiamò il suo uomo, spiegò la cosa e la sua risposta fu… telo meriti… e continuarono a litigare. Pochi altri secondi di telefonata ed il cellulare si scaricò. Ora era da sola e non sapeva come fare. Pian piano si avvicinarono, all’incidente, tutti i ragazzi del semaforo che vedendo l’accaduto si incuriosirono. Alice, che era accovacciata avanti al muso della macchina per vedere i danni, ad un tratto se li ritrovò alle spalle. Si alzò di scatto ed istintivamente chiese loro che volevano, con fare spavaldo. Pian piano camminando rasente alla macchina si stava avvicinando allo sportello ma uno di loro, appena arrivato, appoggiandosi ad esso le interruppe il passaggio. Ora era circondata. Era appoggiata all’auto e difronte a lei c’erano quattro ragazzoni neri che avevano l’aria tutt’altro che amichevole. Ora non ci tratti più male, disse uno di loro. Un altro ribadì, tu eri gentile poi sei diventata stronza. E lei senza rispondere li guardava fissandoli negli occhi ad uno ad uno. Quello che le era di fronte le si avvicinò e prendendola per un braccio disse: “Ora fai quello che diciamo noi!” E strattonandola la tirò a se. Poi parlando nella loro lingua ordinò qualcosa ad uno dei quattro. Lei colta di sorpresa, fù presa in braccio da uno di loro, tipo sacco di patate, è portata via di forza. Nel tragitto oltre a dimenarsi ed urlare, notò che uno dei quattro mettendosi in auto la sistemò di fianco dal marciapiede e scese affrettandosi per aggiungerli. In tanto questo bestione che la portava in spalla aveva lasciato la strada per intrufolarsi nella vegetazione. Dopo qualche minuto di cammino arrivarono in un posto che sembrava fuori dal mondo. C’erano due roulotte malridotte, un auto abbandonata, una poltrona senza cuscini ed un divanetto sporco e senza braccioli. Fu messa a terra dall’uomo che con poca delicatezza la costrinse a sedersi. Facevano paura quegli uomini. Quattro colonne che pian piano si avvicinavano e lei che li guardava dal basso verso l’alto. A pochi centimetri da lei si fermarono, la osservavano frementi, come un cane che desidera l’osso e qualcuno già da sopra i pantaloni iniziò a toccarsi il cazzo. A questo gesto Alice iniziò a lacrimare e con il capo chino le lacrime si trasformarono in singhiozzi. Dopo poco sentendo il silenzio intorno a lei ed avendo smesso di piangere alzò la testa e l’immagine che si ritrovò di fronte fu ancora più inquietante di prima. I quattro si erano slacciati i pantaloni ed avevano cacciato tutti il cazzo da fuori e se lo stavano smanettando. La sua paura era diventata realtà. A nulla servirono le sue suppliche, perchè il più spavaldo di loro, quello che l’aveva presa in braccio le si avvicinò e prendendola per i capelli le disse con fare molto minaccioso: “Ora ti scopiamo tutti! Tu succhiare i nostri cazzi e prendere in fica tutti!” E spingendola verso di lui le appoggiò il suo cazzone sulle labbra. Ovviamente aveva la bocca serrata, solo una forte strattonata ai capelli ed un ceffone ben assestato in pieno volto fecero socchiudere le labbra della donna. Non aveva un buon odore quel cazzo, ma al contatto con il caldo della bocca e l’umido della lingua, diventò duro come il marmo e questo nella mente di Alice faceva a cazzotti con la sensazione di schifo e paura che fino a qualche secondo prima aveva in testa. L’uomo tenendola sempre per i capelli le spingeva la testa avanti e dietro facendole male. Sentiva dolore oltre che per i capelli tirati anche per quel grosso arnese che le allargava le labbra e le soffocava la gola. La sensazione di sottomissione e la paura suscitarono un enorme eccitazione in Alice. Un ragionamento contorto ma logico abbracciò i suoi pensieri. Se si trovava in quella situazione era per colpa della litigata con il suo compagno, di conseguenza la doveva pagare. Quale miglior modo di fargliela pagare se non quello di fare una scorpacciata di cazzi e soprattutto di riempirgli quella testolina presuntuosa di corna? Così, con un gesto diede uno schiaffo alla mano che la costringeva, liberandosi dalla morsa e rivolgendosi al suo oppressore affermò: “io non ho voglia di fare questo, ma non avendo altra scelta voglio evitare di farmi male.” L’uomo rimase sorpreso non solo per le sue parole ma perchè una volta che aveva finito di parlare impugnò di nuovo il suo cazzo ed iniziò di sua spontanea volontà prima a segare e poi a leccare per tutta la lunghezza quell’enorme asta. Gli altri tre incoraggiati dall’atteggiamento propositivo ed accondiscendente della donna presero coraggio e si avvicinarono porgendole il resto dei cazzi. Erano già tutti in tiro e pronti per essere assaggiati. Ad uno alla volta dedicò un pò di attenzione. Mentre con le mani segava due uccelli con la bocca ne succhiava un altro. Quei pompini divennero ancora più eccitanti quando iniziò a dedicarsi singolarmente ad ogni uno di loro. I ragazzi la lasciavano fare sorpresi e compiaciuti. Iniziò da quello alle sue spalle, avendogli dedicato meno attenzioni. Prima di iniziare a succhiarlo lo prese in mano e se lo strusciò sul viso come a volersi impregnare di quell’essenza, nel mentre, con la mano sinistra gli faceva un delicato massaggio ai testicoli. Dal viso passò alla bocca. Era un cazzo di dimensioni sovrannaturali, era lungo e largo tanto che presa dall’ingordigia, aprì le labbra e tutto d’un colpo cercò di ficcarsi quanta più asta in bocca. Faceva sparire nella sua bocca quanto più ne poteva per poi cacciarlo tutto lucido ed insalivato. L’abbondante saliva che scorreva, la raccoglieva con la mano e la spalmava lentamente su tutta la lunghezza della mazza per agevolare la sega. Prima di passare all’altro chiese il nome al ragazzo e lui rispose… Amadou. Poi toccò a quello alla sua destra. Questo cazzo a differenza dell’altro era leggermente più piccolo, sempre enorme, ma non sproporzionato come il precedente. Impugnandolo con la mano destra se lo portò alla bocca iniziando a succhiarlo e contemporaneamente a segarlo velocemente. Si ficcava il cazzo in gola con una voracità inaudita, poi tolse la mano e come aveva fatto con l’altro spinse la testa quanto più poteva verso il ragazzo cercando di far sparire quanto più cazzo poteva in bocca. Essendo di dimensioni leggermente inferiori riuscì quasi a toccare con il naso il suo pube. Il suono della gola che si strozzava col cazzo rendeva ancor più eccitante la scena. Il ragazzo al suo fianco impaziente e sempre più arrapato battette con la mano sulla spalla di Alice, come a voler attirare la sua attenzione che senza neanche guardare allungò la mano ed impugnò il cazzo. Lo tirò a se e mettendosi tra le due verga cacciò la lingua. Se li avvicinò alla bocca e prese a leccarli entrambe. Lasciatone uno ora toccava al ragazzo spavaldo. Ovviamente prima di fiondarsi su quel palo d’ebano chiese il nome anche a lui che prontamente rispose… Assane. Aveva un cazzone larghissimo, molto venoso e non era così nero come gli altri. Rapita dalla grandezza della cappella iniziò a baciarla e pian piano passò dai baci alle leccate. Leccate timide che si fecero sempre più voluttuose e profonde. Cacciava la lingua ed appoggiandosi la cappella sopra la leccava, partiva da sotto le palle fino ad arrivare all’apice per poi riscendere e continuare il su e giù. Questo ragazzo a differenza degli altri oltre ad avere il cazzone aveva anche due coglioni enormi e penzolanti. Rapita da quell’immagine fece allargare leggermente le gambe al ragazzo e con le labbra spalancate accolse uno alla volta quegli enormi coglioni nella sua bocca. Li inzuppava in bocca tipo una bustina di the. Ovviamente le due mani conserte su quel meraviglioso palo di carne non cessavano di salire e scendere. La sega a due mani era fantastica e divenne sublime quando imprigionò la cappella, e tenendola serrata tra le sue fauci la succhiava voracemente. Toccava all’ultimo dei quattro che invece di metterglielo subito in bocca la prese per una mano, la fece alzare e si andò a sistemare sulla poltrona. Si sedette, la fece inginocchiare tra le sue gambe e le porse il suo uccello. Tu come ti chiami, sei il più furbo di tutti, ti sei messo comodo. Ed il ragazzo con il cazzo dritto avanti al volto di una donna bianca rispose: Chiamami King! Ovviamente iniziò come per gli altri il suo splendido pompino fatto di leccate, sputi sulla cappella e succhiate profonde. Gli altri ovviamente si avvicinarono. Mentre lei continuava il pompino la posizionarono novanta gradi iniziandola a spogliare. Le mani dei tre si impossessarono del suo corpo iniziandolo ad accarezzare in ogni singolo anfratto. Uno di loro le si posizionò dietro ed appoggiando il viso tra le sue gambe iniziò a leccarle la fica. Alice ebbe un sussulto e spostando solo per un attimo la bocca dal membro dell’uomo seduto si affacciò per vedere chi dei tre aveva avuto questa brillante idea. Era l’ultimo che aveva spompinato, quello con la cappella enorme, e dato che non gli aveva chiesto il nome lo fece. Non spostò neanche la faccia dal suo culo si spostò quel tanto da poter pronunciare il suo nome… Doudou. Assane impazienti di aspettare fece spostare Doudou dalla sua fica e posizionandosi dietro di lei prese il cazzo in mano e prima di penetrarla lo passò per tutta la lunghezza della passera come a volerla far pregustare quanto di li a poco le avrebbe riempito la fica. Ovviamente Alice si accorse del cambio di uomo alle sue spalle ed arrivò solo a dire fai piano ma Assane in un sol colpo le entrò dentro. Alice era talmente fradicia che si, ebbe un sussulto per l’arnese che le invadeva la pancia, ma non così devastante come si aspettava. I movimenti del ragazzo si facevano sempre più veloci e forti che Alice dovette piantare bene a terra i piedi e mantenere con una mano vicino i braccioli della poltrona per non cadere. Ovviamente il pompino all’uomo seduto continuava, si interrompeva solo da qualche gemito più forte che non riusciva a contenere. Nel frattempo Amadou si era impossessato dei fianchi di Alice. Il ragazzo che aveva il cazzo più grosso faceva tutto un altro effetto nel corpo della ragazza. Talmente era presa a godere che non riusciva più a spompinare l’uomo seduto ma le si era appoggiata a dosso. Ogni tanto incrociava i suoi occhi e dopo poco riabbassava il capo e continuava a godere. L’uomo seduto fece fermare Amadou e prendendo alice in braccio la posizionò con le spalle sulla seduta della poltrona le spalancò le cosce ed inginocchiandosi difronte a lei la penetrò guardandola fissa negli occhi. Ovviamente anch’egli la fece raggiungere l’orgasmo, presumibilmente il terzo o il quarto neanche lei riusciva a ricordarsi, perché quando scopava con il suo compagno ogni volta che lei veniva gli chiedeva di prendere fiato e si fermava per godersi la sensazione. Mentre questi tre fusti la scopavano senza sosta e la sensazione di godimento era prolungata fino al sopraggiungere del nuovo orgasmo che la sconquassava definitivamente. Doudou era impaziente, quella enorme cappella gli pulsava tra le mani e scambiandosi un gesto di intesa con l’amico si diede il cambio. Invece di guardare negli occhi Alice, per vedere il suo volto deturpato dal godimento, iniziò ad osservare la sua ormai aperta fighetta come si dilatava all’entrare della maestosa cappella. Inserì per intero il glande fermandosi un attimo, alzò gli occhi e incrociandoli con quelli vogliosi di Alice. Non fece in tempo a dare la spinta per entrare completamente dentro di lei perché la ragazza vogliosa di cazzo gli afferrò i fianchi e se li tirò a lei facendosi penetrare. La mano di alice non si staccava dai fianchi del ragazzo dandogli il ritmo. Preso dalla foga Doudou prima con le due mani si aggrappò ai due seni torturandogli i capezzoli e dopo le mise una mano sul volto come a volerla imprigionare scopandola come mai aveva fatto e soprattutto come mai Alice era stata posseduta. Il senso di costrizione della mano e il ritmo frenetico della penetrazione fecero esplodere Alice nell’orgasmo più intenso della sua vita. Tanto che si tirò il ragazzo a se abbracciandolo e gli ficcò la lingua in bocca iniziando un voluttuoso bacio insalivato. A questa sensazione il ragazzo non ce la fece più e preso dall’eccitazione gli venne copiosamente nella fica. E dopo essersi scaricato le si accasciò addosso rilassato. Alice si raggelò, fu inondata da un fiume caldo, rivoli di sborra le colavano dalla fica man mano che il cazzo del ragazzo perdeva di consistenza. Dopo qualche secondo spinse via Doudou che le era crollato addosso sentendosi una sensazione di sollievo. Ovviamente, Doudou fu sostituito da un suo compagno. Assane introdusse il cazzone nella ormai deturpata patata di Alice e iniziò a stantuffare senza sosta. Il sudore del ragazzo le bagnava il seno ed emanava un odore acre. Non fu piacevole quest’altra scopata, anzi, oltre al cattivo odore Assane iniziò a leccarle il collo e cercò di baciarla. Non aveva certo l’alito fresco di dentifricio e mal volentieri Alice ricambiò il gesto. Nel mentre cercava di abituarsi alla sensazione, il ragazzo si spostò e prendendosi il cazzo in mano non fece neanche in tempo a scendere su e giù con la mano che le venne copiosamente addosso. Alice si ritrovò la pancia ed il seno pieno di sborra, per fortuna non le era venuta in faccia o in bocca cosa che a lei faceva molto schifo. Poi trattandola come se fosse uno strofinaccio, prese la cappella e si ripulì vicino alla gamba della ragazza. Amadou si tolse la maglietta ed usandola come fazzoletto la ripulì dal liquido del suo amico, le diede una mano ad alzarsi, la fece inginocchiare e le porse di nuovo il cazzo non più alla massima erezione. Alice non ricordava l’enormità di quell’arnese e ovviamente senza essere comandata se lo portò di nuovo alla bocca. Bastò qualche boccata più profonda per farlo tornare in tutto il suo vigore. Iniziò ad impegnarsi pensando volesse venire così. Accarezzando le palle con una mano ed accelerando la sega con l’altra aumentò il ritmo del pompino. Il ragazzo però la blocco tirandola per la testa. Tenendola stretta per i capelli la fece alzare. Senza mollare la morsa la fece inginocchiare sulla poltrona mettendola a pecorina. Con la mano libera le diede uno schiaffo su una natica facendola sussultare. Alice emise un urletto, ma questo trattamento le provocò un brivido lungo la schiena. Nonostante la morsa della mano sui suoi capelli riuscì a girarsi mandando un’occhiata misto goduria incitamento a volerne di più. Al primo schiaffetto ne prosegui un altro ed un altro ancora. Lasciata la presa dei capelli Amadou prese le natiche di Alice ed allargandole sputò al centro, impugnò il suo arnese e raccogliendo lo sputo con la cappella puntò l’enorme glande sull’aperture della fica di alice. Solo qualche istante di attesa e con un sol colpo entrò dentro di lei. Le mani ancora fisse sul sedere di Alice agevolavano il movimento del ragazzo che piano piano aumentava la velocità e la forza delle spinte. Tolte le mani dal culetto rosso della ragazza Amadou, con tutto il cazzo ficcato nella fica di Alice, fermò il suo movimento. Raccolse con cura i lunghi capelli neri, piego un pò il polso per imprimere più forza alla stretta e tirò il capo della giovane all’indietro quel tanto che bastava per tenerla stretta. Con l’altra mano fece in modo che Alice portasse le due braccia dietro la schiena e le imprigionò tenendole serrate. In balia del ragazzo Alice obbediva a tutte le sue richieste, il cazzone di Amadou ficcato come uno spiedino nel suo ventre gli consentiva di avere, anche con l’assenza di movimento, un alto grado di godimento. Le spinte ripresero, ma senza nessun appoggio che attutiva i colpi del ragazzo, il suo corpo era completamente in balia della foga irruenta dell’uomo nero alle sue spalle. Si, era questa la sensazione che aveva. Avere un uomo nero, con un grande cazzo che le scopava la fica, senza nessun appiglio che la riportasse al contatto col mondo circostante, la fece esplodere nell’ennesimo orgasmo. Iniziò, oltre che ad emettere osceni versi di goduria, a parlare di se in terza persona invogliando il ragazzo a scoparla ancora più forte e con tutta la forza che avesse in corpo. Tanto era arrapante ed intensa questa scopata che gli altri tre ragazzi osservavano la scena e si segavano. King quello dei quattro che ancora non aveva avuto la sua parte di scopata non riuscì più a resistere e nonostante non avesse ancora inzuppato il suo arnese nella ormai più che abusata cavità della ragazza, si avvicinò e senza pietà le venne sul viso. Alice, aveva gli occhi chiusi, la testa tirata all’indietro data la presa del ragazzo e la bocca aperta dal godimento, non si rese conto dell’avvicinarsi di King. Appena ebbe il primo schizzo di caldo seme in pieno volto aprì gli occhi come se si fosse svegliata da un sogno. Non riuscì nemmeno a protestare perché il secondo e d il terzo schizzo le finirono in gola e soprattutto perché parole diverse dai gemiti ed urla la sua bocca non riusciva ad emettere, data l’incessante forza dei colpi di Amadou. Di conseguenza non potette fare altro che ingoiare quel caldo nettare. I successivi densi schizzi le finirono sui capelli e di nuovo in faccia. Un forte puzzo di sborra le entrava prepotentemente nel cervello. Era inebriante ed allo stesso tempo nauseabondo. La faceva sentire sporca ma la sensazione di appiccicaticcio sulle gote stravolte dal godimento la eccitava ancora di più. Tutte queste sensazioni e l’instancabile Amadou che non cessava a martellare iniziarono a farla godere per l’ennesima volta. Era un relitto. Amadou lasciò la presa delle braccia che le crollarono sulla poltrona, le strinse un seno e poi liberando l’altra mano dalla stretta dei capelli prese l’altro. Fece appoggiare il suo petto muscoloso e sudato alla schiena di Alice ed il contatto dei due corpi fecero esplodere il cazzone di Amadou nel ventre della ragazza. La tenne stretta a se un tempo infinito, prima di lasciarla esausta su quella poltrona. Aveva voglia di dormire, il suo corpo era intorpidito dal godimento e dalla fatica, resto accucciolata fin quando uno di loro le porse i vestiti. Vedere i suoi abiti la fecero ritornare ad una dimensione umana, la paura riecheggiava pian piano nella sua mente tanto che non riusciva a parlare. Prima di rivestirsi chiese di sciacquarsi. Amadou andò a prenderle un secchio con dell’acqua, immerse le mani dentro e si sciacquò il viso, poi prese il secchio e se lo rovesciò interamente addosso. Le fù passata un’asciugamani che lei senza neanche guardare si passo sul corpo e solo quando arrivò ad asciugarsi il volto si rese conto quanto era sporca e puzzolente.  Pian piano si rivestì accerchiata dal gruppo di ragazzi che la osservavano in silenzio. La desolazione e la tristezza accompagnarono il vestimento, il tutto condito da qualche lacrima che scendeva sulle gote ancora semi impiastricciate. In un silenzio assordante con un gesto le fu fatto capire di seguirli. Quel tragitto sembrava infinito. Non aveva forza, la stanchezza e la tensione quasi la facevano venire meno.

La accompagnarono fino al bordo della strada poi in men che non si dica sparirono alle sue spalle. Si avvicinò alla macchina salì all’interno e d’istinto chiuse le porte. Mise subito a caricare il cellulare e non appena si riaccese ricevette decine e decine di messaggi del fidanzato e della sua famiglia. Tutti molto preoccupati ed impauriti. Chiamò Tony che subito rispose, implorandolo di venirla a recuperare con una ruota di scorta. Lui le fece mille domande ma lei glissò dicendo che gli avrebbe spiegato tutto quando si fossero rivisti. Delle decine di messaggi, tra sms e WhatsApp, che aveva ricevuto uno di loro attirò la sua attenzione. Il numero non era tra i suoi contatti e le aveva inviato una foto. La curiosità la fece da padrona. Nonostante si sarebbe dovuta muovere per darsi una sistemata aprì prima il messaggio con la foto. Rimase di stucco. L’incredulità ed il senso d’angoscia si stavano un’altra volta impadronendo di lei. Nella foto c’era lei. Era inginocchiata e circondata di cazzi neri. Lo scatto la immortalava mentre ne aveva uno in bocca, due tra le mani ed alle sue spalle un altro arnese appoggiato sulla testa. Era rapita da quell’immagine, la sua mente stava viaggiando come in un vortice, tanto che solo il bussare sul finestrino da parte di Tony la fecero ritornare nella vita reale.

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