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Anastasia, pelle di luna

By 29 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Gli avvenimenti dell’estate di tre anni fa, in quel villaggio turistico a Corfù, impressero una profonda e radicale svolta alla mia vita di donna.
Da allora, da quei giorni incredibili, l’immagine della mia esistenza e la percezione di me stessa sono cambiate in modo totale.
L’esperienza che vissi su quella stupenda spiaggia, bagnata da un mare cristallino, in quel villaggio isolato nella baia vicina a Lefkimmi, segnò il punto d’inizio di una presa di coscienza definitiva e assoluta della mia sessualità, del mio modo più intimo di essere donna, di quello che veramente cercavo e di quello che profondamente desideravo; fu un’esperienza travolgente e totalmente inaspettata, ma proprio per questa ragione, completa e dirompente nella sua intensità.

In vacanza, in quel villaggio, ero andata con il mio ragazzo di allora, Luca.
E con noi erano venuti anche Paolo, il più grande amico di Luca, e Vittoria, la sua ragazza.
La scelta di Corfù era stata fatta da Luca e Paolo, in quanto, grandi appassionati di mare e di fondali, volevano trascorrere quindici giorni fra barca ed immersioni.
Il villaggio offriva escursioni giornaliere per praticare la pesca subacquea, e questo li aveva fatti decidere per l’isola greca.Vittoria ed io (a proposito, mi chiamo Sara) avevamo capito sin dalla partenza che, in quelle due settimane, saremmo state lasciate da sole molto spesso, visto che i ragazzi progettavano escursioni a raffica.Ma la cosa, in definitiva, non ci aveva infastidito più di tanto: la spiaggia ed il sole, i bagni e l’abbronzatura ci avrebbero reso sicuramente sopportabili le loro frequenti assenze.

Quel giorno, mi pare fosse il terzo dal nostro arrivo, Vittoria ed io eravamo sdraiate sui lettini, quasi in riva al mare.
Coperte dalla testa ai piedi d’olio abbronzante, ci crogiolavamo beate sotto i caldi raggi del sole di luglio.
Entrambe bionde, Vittoria ed io eravamo decisamente due belle ragazze: anche se non altissime, avevamo due corpi (che, per inciso, curavamo in modo quasi ossessivo) che, agli occhi degli uomini, non passavano di certo inosservati.
Ed infatti, le occhiate che molti ci lanciavano più o meno discretamente, anche perché ci vedevano spesso sole, erano assai eloquenti.
Ma a quegli sguardi eravamo da tempo abituate.
Stavamo bene con i nostri ragazzi, e l’idea di avere una storia con qualcuno, non ci passava nemmeno per la testa.In tutta onestà bisogna riconoscere che non eravamo così innamorate di Luca e Paolo: forse la nostra era più un’attrazione fisica nei loro confronti che non un vero e proprio sentimento d’amore, ma non eravamo comunque in cerca di avventure di alcun tipo.
Vacanze e relax.Il dolce far nulla.Solamente quello desideravamo trovare in quei giorni di vacanza.

Anche quel giorno i nostri ragazzi erano usciti in barca al mattino, ed il loro ritorno era previsto soltanto per il tardo pomeriggio.Stavo chiacchierando tranquillamente con Vittoria, quando, con un’occhiata all’orologio, mi accorsi che erano quasi le undici.
Mi alzai di scatto dal lettino e presi il pareo.- Dove vai ? – mi chiese Vittoria, girando appena la testa e facendosi ombra agli occhi con la mano.
– Me ne ero quasi dimenticata. Ieri sera ho prenotato un massaggio al centro estetico; non costa troppo, certo non come in Italia, e quindi ne voglio approfittare. Una bella rimodellata mi farà bene e mi tonificherà – le risposi infilandomi i sandali da spiaggia.
– Buon’idea. Credo che domani me ne farò fare uno anche io. Anzi… visto che tu lo fai stamani… dopo mi saprai dire se ne vale la pena. –
– Ma certo, così io faccio da cavia, vero? – le dissi, ridendo e mettendomi gli occhiali da sole.
– Ehi… non te l’ho chiesto io di andare a farti fare un massaggio ! – mi strillò Vittoria, facendomi una linguaccia.
Sorridendo la salutai, con l’impegno di tornare da lei appena finito, per poi andare a pranzo insieme.

Il centro estetico del villaggio era situato in una piccola costruzione prefabbricata, distaccata dal corpo centrale della struttura principale del villaggio.
All’interno vi si trovava una palestra bene attrezzata, una sauna, il reparto d’estetica e di cura della pelle, e due stanzette riservate alle clienti che desideravano un massaggio.
Mi accolse una ragazza di una bellezza così straordinaria che aveva quasi dell’incredibile; aveva più o meno la mia età e mi disse di chiamarsi Anastasia. Era veramente stupenda.
Qualunque altro termine sarebbe stato riduttivo per descrivere il suo immenso e strepitoso fascino.
L’avevo già incontrata, in effetti, qualche volta sulla spiaggia o all’interno del villaggio, e avevo creduto che fosse una turista, anche lei, come me, in vacanza: decisamente alta, ma non sproporzionata, Anastasia aveva un seno pieno e notevolmente sodo, le cui forme accattivanti s’intuivano sotto la leggera e stretta maglietta bianca che indossava.
Quando l’avevo vista in spiaggia, il suo corpo fantastico era messo in evidenza da un minuscolo due pezzi che sottolineava, se mai ce ne fosse stato bisogno, le forme straordinariamente aggraziate del suo fondoschiena.
Ora, mentre mi sorrideva, indossava un paio di pantaloncini corti che le lasciavano scoperte le lunghe e sensuali gambe affusolate.
Il viso, incorniciato da lunghi capelli neri, che le scendevano quasi fino a metà schiena, mostrava labbra morbide e carnose, un naso non piccolo, ma dritto e perfetto, e due occhi scuri e profondi come la notte più buia.
Era veramente bella, e per riconoscerlo io che sono sempre stata critica nei confronti di tutte le altre donne…

Ma la cosa che più colpiva di lei, il particolare che più s’imponeva e che maggiormente risultava affascinante, era il colore della sua pelle.
Anastasia era mulatta, con quella particolare tonalità di colore della pelle, ovviamente scura, ma luminosa e splendente, come l’abbronzatura intensa e dorata che la pubblicità dell’olio solare ti promette ogni estate: e quel particolare colore, così bello e intrigante, metteva ancora più in risalto come la sua pelle fosse liscia, elastica e perfetta.
Una di quelle epidermidi che, noi donne, pagheremmo non si sa cosa per avere. 
Dandoci subito del tu, Anastasia mi fece accomodare in una delle due piccole stanze dei massaggi; nel poco spazio che vi si trovava all’interno c’erano un lettino per il massaggio, un basso armadietto bianco, una sedia di plastica gialla ed il condizionatore che, in assenza di finestre, garantiva una temperatura piacevolmente fresca.La ragazza mi disse di togliermi il pareo ed il costume che indossavo, e di infilarmi un paio di mutandine di carta che lei aveva appoggiato sul lettino.
Poi uscì e chiuse la porta, dicendomi che sarebbe tornata in breve tempo.
Mi spogliai, rimanendo solo con le mutandine di carta come lei mi aveva detto di fare, e mi sdraiai comodamente sul lettino, aspettando il suo ritorno.

Dopo un paio di minuti, Anastasia tornò.
Aveva indossato un comodo e largo camicione bianco che la copriva fino alla metà delle cosce, e calzava dei sandali con il tacco discretamente alto che facevano risaltare le sue gambe tornite e di quel meraviglioso colore.
Mi fece sdraiare a pancia in sotto e dal piccolo armadietto prese alcuni contenitori di unguenti per il massaggio.
Chiacchierando, mi versò sulla schiena un abbondante liquido profumato ed oleoso, e iniziò quindi a massaggiarmi.Chiusi gli occhi e mi abbandonai, completamente rilassata, alle sue esperte mani.
Anastasia volle sapere da dove venissi (dopo un suo timido tentativo di dire qualche parola in italiano, eravamo passate direttamente all’inglese) e mi raccontò del suo lavoro al villaggio.Anche io le chiesi di dove fosse originaria, e lei mi spiegò di essere nata ad Atene, da padre greco e madre cubana.
Ora mi era chiara la ragione del colore della sua pelle.
Mentre parlavamo, le mani di Anastasia erano impegnate a massaggiare energicamente la mia schiena, scivolando senza attrito sulla mia pelle unta di olio profumato; era una sensazione piacevolissima, e mi sentivo totalmente abbandonata, tranquilla e rilasciata come non mi capitava da molto tempo.
Ogni vertebra, ogni articolazione, ogni muscolo della mia schiena veniva lavorato e, sollecitato, con estrema accuratezza e professionalità, da quelle splendide e sapienti mani.
Dopo un buon quarto d’ora, Anastasia passò ai glutei e alla parte posteriore delle cosce.

Versò altro olio sulla mia pelle e continuò a massaggiare, a pizzicare, a schiaffeggiare delicatamente il mio corpo.
Ma qualcosa, in me, stava lentamente cambiando, e quel senso di rilassamento in cui mi ero venuta a trovare andava trasformandosi in qualcosa di profondamente diverso.
Continuavamo a parlare di questo e di quello, tutti argomenti di poco conto, ma nella mia testa ora si stava affacciando, e sempre più insistente, l’immagine delle sue mani sulla mia pelle, delle sue dita affusolate, e dalle lunghe unghie smaltate di un vivido rosso, a contatto con le mie natiche e con le mie gambe.
Sognavo la ragazza intenta non più a massaggiarmi, ma ad accarezzarmi, a sfiorarmi delicatamente l’intero corpo, lucido ed unto dell’olio con cui mi aveva cosparso.
Mi sentivo francamente imbarazzata da quei pensieri così per me insoliti, ma non mi riusciva di allontanarli dalla mente; lei continuava spedita nel suo lavoro, ignara di certo delle mie reazioni, ma io mi stavo, lentamente ma inesorabilmente, eccitando al tocco delle sue mani.
Mi obbligai a pensare che si trattasse solo di fantasie, causate, forse, dalla mia inesperienza nel campo dei massaggi, che sicuramente era abbastanza normale provare quelle strane sensazioni quando qualcuno, uomo o donna che fosse, ti sfiorava con le mani in modo così piacevole.
Ma quando, ad un tratto, avvertii un fremito tra le gambe, un improvviso desiderio di toccarmi e di essere toccata, capii che non era solo il massaggio ad eccitarmi, ma che era lei, la splendida Anastasia, la causa principale di quel mio folle turbamento.

– continua –    

 

Con un ultimo schiaffetto su una natica, Anastasia mi chiese di girarmi. 
Lentamente, riemergendo a fatica da quegli erotici pensieri ai quali mi ero lasciata andare, mi voltai, guardandola in viso. 
E sentii il mio cuore perdere un colpo. 
Anastasia era stupenda ora, ancora più di quanto non lo fosse stata prima.
Lo sforzo di massaggiarmi l’aveva fatta sudare: aveva il viso accaldato, tanto che un velo lucido le imperlava la fronte, bagnandole le punte della nera e maliziosa frangetta di capelli, legati adesso in una lunga coda dietro la nuca.

La ragazza si versò dell’altro olio nel palmo della mano e, facendomi piegare una gamba, riprese nuovamente il suo accurato massaggio.
Ora, girata verso di lei, potevo vedere le sue mani perfettamente curate, e le sue snelle e affusolate dita, volare letteralmente sulla pelle della mia gamba, dalla coscia, passando per il ginocchio ed il polpaccio, fino alla caviglia ed al piede. 
Il contrasto tra le sue mani così scure e la mia pelle più chiara era a dir poco sconvolgente. 
Dovetti fare uno sforzo enorme per non perdere il controllo quando la sua mano mi massaggiò, una ad una, tutte le dita del piede. 
Quelle sue unghie rosse risaltavano in maniera meravigliosa ed eccitante, contrastando magicamente con lo smalto argentato delle unghie del mio piede. 
E più lei andava avanti nel suo lavoro, più io mi sentivo sprofondare nella libidine.

Ad un certo punto, dopo aver forse indugiato con la mano un attimo di troppo sul mio alluce, quasi a voler simulare l’atto di masturbarlo, Anastasia mi guardò dritta negli occhi e quindi, attaccando subito un altro discorso, mi sorrise. 
Non so cosa mi prese, ma quel sorriso fu come un lampo che illumina la notte, come un bagliore accecante che all’improvviso ti acceca; fu come se lei mi avesse voluto comunicare che aveva capito tutto, come le fosse chiaro che era lei la causa del mio turbamento e della mia evidente eccitazione.
Mi sentivo sempre più imbarazzata, anche perché le mie reazioni si erano fatte palesi: notai che i capezzoli mi si erano inturgiditi, diventando dritti e duri, e sentivo anche che tra le gambe mi stavo bagnando sempre più dei miei umori. 
Ero più che certa che quelle mutandine di carta che indossavo fossero intrise della mia eccitazione e che mostrassero ad Anastasia tutto il mio desiderio per lei.

Mi aveva preso a massaggiare l’altra gamba, quando l’occhio mi cadde sul suo seno: si muoveva libero sotto la camicia che lei indossava, e i capezzoli risaltavano nitidi contro il tessuto, eretti e puntati. 
Anche Anastasia era chiaramente eccitata. 
Le piaceva il mio corpo, e le piaceva sentire la mia pelle sotto le mani.
Come un fiume che rompe d’improvviso gli argini, così il mio desiderio, la mia voglia crescente di lei, riempì di sensuali ed erotici pensieri la mia mente impazzita. 

Iniziai a pensare alle sue mani sul mio seno, alla sua bocca sul mio corpo, alla mia lingua sulla sua pelle così scura ed invitante. Ero sempre più sconcertata da me stessa, incredula per tutto quello che si stava verificando nella mia testa e per le reazioni che il mio corpo mi trasmetteva con intensità crescente.

– Ecco fatto, Sara. Spero proprio ti sia piaciuto il mio massaggio. Ti puoi fare una doccia, adesso, se vuoi. Lì c’è un piccolo bagno con gli asciugamani – mi disse sorridendo, il suo sguardo fisso nel mio.

Tornai bruscamente alla realtà, persa com’ero in quel sogno erotico che stavo facendo ad occhi aperti.
Mi alzai dal lettino e Anastasia, uscendo, mi disse: – Fai pure con calma, tanto adesso non ho altri massaggi. Mi auguro che tu voglia tornare uno dei prossimi giorni, prima di partire. –
E andò via, chiudendo la porta dietro di se.

Mi diressi verso la piccola stanza da bagno (che entrando nemmeno avevo notato), aprii i rubinetti della doccia, miscelai l’acqua e m’infilai sotto il tiepido getto.
Mi ero tolta le mutandine e avevo avuto la conferma di quanto, poco prima, avevo pensato, trovando la carta completamente intrisa dei miei umori; era perciò impossibile che Anastasia non si fosse accorta dello stato d’eccitazione in cui ero caduta.
Mi sentii avvampare per la vergogna, ma subito dopo mi tornarono alla mente i suoi seni, i suoi capezzoli duri che avevo intravisto contro la stoffa del largo camicione: Anastasia si era sicuramente accorta di quanto io mi fossi bagnata al contatto delle sue mani e, forse, si era eccitata proprio per questa ragione.

L’acqua tiepida mi scivolava piacevole sul corpo, sulla pelle resa impermeabile dagli unguenti che Anastasia mi aveva così a lungo spalmato. Mi chiesi se la ragazza fosse lesbica, o magari bisessuale; o se anche per lei, come per me, fosse stato un qualcosa di completamente nuovo, una reazione inaspettata e imprevista di fronte ad una cliente che si eccitava al suo massaggio.
Con questi pensieri che mi vorticavano senza tregua per la testa, m’iniziai ad insaponare. 
Vedevo le mie mani passare sul mio corpo teso e fremente, e pensavo alle mani di lei, sognavo che fossero le sue ad accarezzare e a lavare la mia pelle. Mi presi i capezzoli fra le dita, stringendoli, e, chiudendo gli occhi, immaginai che fossero le dita di Anastasia a procurarmi quelle intense ondate di piacere.
Le mani scesero sul ventre, si spostarono poi sulle natiche, per giungere, alla fine, sull’interno delle cosce: sentivo che se non mi fossi masturbata sarei stata male, sia fisicamente che mentalmente. 
Dovevo assolutamente scacciare il pensiero di Anastasia, l’idea di fare l’amore con lei, e l’unico modo che avevo era quello di darmi un rapido quanto intenso piacere: dovevo in qualche modo soddisfare il mio desiderio sessuale, per placare quella tensione erotica che mi stava divorando.

Appoggiandomi alla parete della piccola cabina di vetro in cui era situata la doccia, con due dita della mano sinistra mi allargai le grandi labbra e con la destra presi ad accarezzare lentamente il clitoride: una violenta scossa di desiderio si propagò istantanea all’intero mio corpo.
Una girandola d’immagini prese a vorticare impazzita nel mio cervello, come un caleidoscopio di accecanti lampi erotici: Luca che mi baciava il seno, io che passavo la lingua su un capezzolo di Anastasia, il pene del mio ragazzo tra le mie labbra, la lingua di quella meravigliosa donna a tormentarmi il clitoride, gli schizzi dello sperma di Luca sulla mia pancia…Sconvolta ed ansimante, le gambe che quasi non mi sorreggevano più, persa in quegli istanti di autoerotismo così assoluti e sconvolgenti, quando mi penetrai con decisione la fica con due dita, di fatto era come se fossero le dita di Anastasia ad entrare nel mio sesso bollente.
Godetti in pochi secondi, così intensamente come non mi capitava più da moltissimo tempo.

Quando mi fui asciugata e rivestita con il costume ed il pareo, uscii dalla saletta per i massaggi: trovai Anastasia ad aspettarmi.
Vidi che si era cambiata, rimettendo gli abiti che indossava quando ero arrivata.
Le pagai quanto dovuto e quindi ci salutammo, io ringraziandola per il massaggio (e, in cuor mio, per il meraviglioso orgasmo che, grazie a lei, mi ero data sotto la doccia), e lei esortandomi a tornare presto.
Uscii dal centro estetico ancora turbata per quanto accaduto.

– Allora, com’è andato questo massaggio ? – mi chiese Vittoria, non appena fui tornata in spiaggia.
– A meraviglia. La massaggiatrice è una ragazza molto simpatica. E anche decisamente bella. E’ stato veramente piacevole e rilassante – le risposi.
– Interessante. Davvero interessante. Mi sa che domani ci vado anche io a farmi massaggiare. Che ne dici ? –
– Certo, perché no ? – le risposi distrattamente, la mia mente completamente da un’altra parte.
In realtà stavo pensando a quando “io” sarei tornata da Anastasia; pensavo se era il caso di dare un seguito alle mie fantasie, se spingermi oltre e rivelare alla bella massaggiatrice, in modo chiaro ed esplicito, il mio desiderio per lei, o se, invece, era meglio lasciar perdere, dimenticare tutto, e rientrare nella mia vita di tutti i giorni, ritornare a pensare al sesso come un qualcosa da fare con Luca, comunque con un uomo, e non con una donna, con una ragazza che avevo appena conosciuta e per la quale avevo preso una sbandata. 

Questi pensieri non mi abbandonarono per tutto il giorno.

– continua –

 

 

Quella sera i nostri ragazzi tornarono verso le sei. Vittoria ed io eravamo ancora in spiaggia quando loro arrivarono. Si sedettero con noi e ci raccontarono della loro giornata e delle lunghe immersioni che avevano fatto. 
Parlavano di mare, di pesci, di fucili da sub, della barca, di Sotiris, il ragazzo greco che li aveva accompagnati e di cui erano ormai divenuti grandi amici. Parlavano e raccontavano, soddisfatti e felici della loro giornata di vacanza.
Io li ascoltavo, mostrando loro una falsa partecipazione alle loro parole, ma la mia mente tornava ad Anastasia, a quel massaggio, a quello che avevo intuito di lei e a quello che, forse, avevo creduto di intuire.

Avevo continuato a pensarci senza sosta per tutte quelle ore, e mi ero quasi convinta di avere immaginato il tutto, di essermi lasciata trasportare dalla fantasia, di aver frainteso le reazioni del mio corpo al contatto con le mani di Anastasia. Mi ero eccitata, questo era fuori discussione. E mi ero masturbata pensando a lei, ma anche a Luca ed al sesso che facevamo di continuo: ma quando ero stata prossima all’orgasmo, nei miei pensieri erano rimaste solo Anastasia e le sue mani, esclusivamente lei ed il suo corpo fantastico.
Ma, forse, era stata la mia mente a creare tutto quel film, a farmi credere che Anastasia mi desiderasse veramente e che io desiderassi veramente lei.Tornando indietro negli anni, non mi ricordavo di aver mai provato il desiderio di andare a letto con un’altra donna. 
E un desiderio così incontrollabile, per giunta.
Sì, da adolescente, con la mia migliore amica di allora, quando qualche volta restavo a dormire a casa dei suoi genitori, ci eravamo toccate e accarezzate, avevamo provato a leccarci le tette per vedere se tutto quello che si fantasticava sul sesso fosse vero, ma più per un gioco adolescenziale che per un reale desiderio fisico. Certo, era stato piacevole, non dico di no.
Ma, in fondo, noi volevamo capire solamente cosa si provasse, cosa il futuro ci avrebbe riservato riguardo al sesso e all’amore. Ma sempre con la convinzione, anzi, con la granitica certezza, che la nostra realtà sessuale fosse con gli uomini, con tutti quei ragazzi che iniziavano a venirci dietro sempre più di frequente.E così in definitiva era stato.

Con tutti gli uomini con cui ero andata a letto (e nemmeno così numerosi, per la verità), avevo realizzato in pieno la mia femminilità, avevo goduto del contatto con i loro corpi, avevo amato ogni istante passato con loro. 
Senza mai essere sfiorata da dubbi o perplessità. 
Mai avevo neanche lontanamente supposto che con un’altra donna il sesso sarebbe stato più appagante, più intenso e infinitamente più dolce.
Ma quel pomeriggio a Creta molte delle mie certezze stavano vacillando, molte delle cose che davo per scontate ora venivano messe in discussione, anche se Anastasia mi aveva solo fatto un massaggio, niente di più, come ne faceva a tante altre persone durante la stagione estiva. Eppure io la desideravo, la volevo ogni istante di più; volevo perdermi sulla sua pelle, volare in paradiso tra le sue mani, godere con lei, su di lei, sotto di lei, e stretta a lei. 
La volevo. 
E questo mi spaventava, mi terrorizzava. 
Ma mi eccitava tremendamente. 
La desideravo. 
E, malgrado i miei sforzi per riportare la questione su un piano razionale, non ci potevo fare assolutamente nulla.

Quando giunse l’ora di lasciare la spiaggia, salimmo nelle rispettive camere per prepararci alla cena. Una volta nella nostra camera, Luca andò di filato sotto la doccia ed io, mentre aspettavo che lui finisse, mi sdraiai sul letto, ancora con il costume indossato.
Mi era impossibile non farlo. 
Continuavo a pensare ad Anastasia. 
Facevo di tutto per convincermi che il mio desiderio per lei fosse una follia, una follia creata da un momento di debolezza, da un semplice ed innocente massaggio, come in effetti poi era stato. E che la mia fantasia avesse fatto il resto.
Un sogno, piacevole come pochi, ma un sogno e basta. I miei veri desideri non potevano essere quelli, come il volere sessualmente un’altra donna non era mai stata una sensazione presente in me. 
Era stato certamente un momento di pazzia, un attimo in cui la ragione era stata offuscata dall’emotività. Tutto qui. 
Però…
Era quel dubbio insistente che non mi dava pace.

Luca uscì dalla doccia e, completamente nudo, venne a sdraiarsi sul letto, accanto a me.
– Che cosa hai fatto di bello, oggi ? – mi chiese, passandomi delicatamente una mano sulla schiena.
– Niente di particolare. Siamo state in spiaggia tutto il giorno. Sole e bagni, bagni e sole. Quello che mi piace di più fare in una vacanza al mare. A dire la verità, mi sono fatta fare anche un massaggio, al centro estetico. –
– Mi auguro sia stata una donna a fartelo ! – mi disse Luca, ridendo, e fingendo di essere geloso.
– Certo, una ragazza veramente brava – gli risposi, sperando di riuscire a far cadere l’argomento il prima possibile.
– Vediamo se io sono più bravo di questa ragazza – fece Luca, salendomi sopra e sedendosi sulle mie natiche.

Prese a far scorrere le mani sulla pelle della mia schiena, slacciandomi la parte superiore del due pezzi che indossavo. 
Mi carezzava con delicatezza le spalle e le braccia abbandonate. 
Sentii subito un brivido, quel fremito ben noto che mi assaliva ogni volta che iniziava a toccarmi; quando le sue mani si avventuravano sul mio corpo, partivo subito per la tangente.
Mi sfilai completamente il reggiseno, offrendomi alle sue dita esperte.

Dopo qualche minuto di quella delizia, sentendomi sospirare sempre più frequentemente, Luca mi fece girare e mi sfilò anche le mutandine del costume.
Ora potevo vedere la sua erezione, prepotente e turgida come sempre.
Le sue mani volarono al mio seno, ai capezzoli già duri, al ventre piatto ed elastico: quindi si piegò su di me e le mani vennero sostituite dalla sua lingua, calda ed umida. 

Mi leccava i capezzoli, passando da uno all’altro, prima assaporandoli con la bocca, poi sfiorandoli con le labbra e quindi stringendoli delicatamente tra i denti.
Ero naturalmente già eccitatissima da quelle attenzioni meravigliose che Luca mi stava regalando, ma se chiudevo gli occhi immaginavo altre mani e un’altra bocca, altre labbra ed altri denti; e queste folli visioni dilatavano ancora di più il mio piacere, oltre ogni limite, oltre ogni confine dell’erotismo più estremo.
Mi costrinsi a tenere gli occhi aperti, a non perdermi in quelle morbose e torbide fantasie.

Ora Luca stava scendendo lungo il mio corpo, la lingua che continuava ad accarezzare la mia pelle, le mani infilate sotto le mie natiche; arrivò alla morbida peluria, vi indugiò solo un attimo, scese ancora un pochino e, in punta di lingua e lieve come una piuma, iniziò a stuzzicarmi il clitoride. 
Mi abbandonai completamente a lui, il piacere che mi avvolgeva con ondate sempre più intense e…

Ero stesa sul lettino e Anastasia aveva finito di massaggiarmi le gambe. 
Mi guardava negli occhi e questa volta non mi diceva che il massaggio era terminato: quindi prendeva ancora un po’di quell’olio profumato e, con il respiro affannoso, mi iniziava ad ungere i seni. Vedevo le sue mani seguirne la curva, per poi stringerli e sollevarli, quasi accostandoli l’uno all’altro: la sua testa che scendeva verso di me e le nostre lingue che si univano finalmente in un bacio saffico, intenso e dirompente.

Ora mi ero seduta sul lettino e le sbottonavo la larga camicia bianca, un bottone per volta, con una lentezza esasperante, sia per lei che per me. 
E quando anche l’ultimo bottone veniva aperto, con mani tremanti le scostavo i lembi di stoffa, fino a scoprirle il seno dalla pelle scura e dai capezzoli quasi neri. 
E, alla fine, la prendevo in bocca, le tiravo con i denti quelle due scure punte, erette e frementi per l’intensa eccitazione.
Poi le mie mani avevano preso a spalmarla di olio, a rendere lucida quella pelle da favola che mi faceva impazzire di passione…

…e venni nella bocca di Luca, sulla sua abile lingua. Il piacere fu così intenso da rivoltarmi il corpo e l’anima, in un orgasmo così assoluto da risultare quasi doloroso.Luca si allungò su di me e mi baciò, la sua lingua a frugare nella mia bocca, ed io sentii il mio sapore sulle sue labbra, sulla sua pelle bagnata da quel mio incredibile orgasmo.
Mi tirai su e, ancora scossa da quello che era successo al mio corpo per merito di Luca, e alla mia mente grazie al pensiero di Anastasia, lo feci sdraiare sul letto. 
Subito gli afferrai con la mano il pene, scoprendo completamente la larga cappella violacea per l’eccitazione e, abbassando la testa, lo presi interamente in bocca, iniziando a succhiarlo con voluttà.
– Ahh… amore… sei scatenata stasera… – mi disse Luca, appoggiando le mani sui miei capelli.

– continua –

 

 

Ora passavo la lingua sulla cappella, ora la sfioravo con le labbra, ora mi facevo scivolare il pene lungo la guancia. Mi rendevo conto di essere posseduta, quasi divorata, da un desiderio oscuro e sconosciuto, di leccare e di succhiare la virilità di Luca con una smania ed una frenesia mai provate in passato. 
Ed anche Luca si era chiaramente accorto di quanto io desiderassi il suo cazzo in quel momento: lo sentivo gemere ed ansimare, torturato dalla mia bocca e dalla mia avida lingua. 
Ma non volevo che lui venisse tra le mie labbra o nelle mie mani: lo volevo dentro di me, dopo, e volevo sentire i suoi schizzi caldi dentro il mio corpo impazzito.
Stringendo abilmente la base del suo pene, ritardando in tal modo la sua eiaculazione, andai avanti con la bocca così a lungo da farlo quasi uscire di senno, rapita da quella esaltazione sessuale per me assolutamente nuova. 
Quando Luca avvertì che il piacere che la mia bocca gli stava dando si era trasformato in una sensazione quasi dolorosa, quando non resistette più a quel dolce supplizio che gli stavo imponendo, mi sollevò la testa dal suo pene e, gettandomi sul letto, mi divaricò al massimo le gambe, piegandosi a leccare la mia bagnata intimità in ebollizione. Improvvisamente, e senza volerlo, un altro flash mi attraversò la mente. 
La lingua di Luca era diventata la lingua di Anastasia: sentivo il mio clitoride stretto tra le labbra della ragazza, la sua lingua penetrarmi dolcemente mentre…
Quando Luca prese a scoparmi quelle immagini straordinarie svanirono dalla mia mente, e mi abbandonai a lui, felice di sentirmi presa, desiderosa solo dell’orgasmo liberatorio. 
Luca, stravolto dall’eccitazione, mi montava ritmicamente, penetrandomi con colpi sempre più profondi, e con velocità crescente. 
Portai le mie gambe sulla sua schiena, stringendolo a me ed incitandolo ad andare più veloce, a spingere più a fondo il suo cazzo dentro di me, a sfottermi con forza e con violenza.
Fu una di quelle rare volte in cui riuscimmo a venire contemporaneamente: sentii i suoi getti caldi esplodere dentro il mio corpo, riempiendomi la vagina con i suoi schizzi, facendomi precipitare in un nuovo ed interminabile orgasmo, e placando quella sete inestinguibile di sesso che quella sera mi aveva assalito.

Restammo abbracciati, dopo, stanchi e accaldati, svuotati di ogni energia. 
Ma anche in quei momenti di completo abbandono, mentre con le mani ci toccavamo senza più alcuna frenesia, la mia mente continuava ad essere irrequieta. 
Accarezzavo i suoi capelli, la sua testa appoggiata sul mio seno, sentivo il suo odore di maschio, e pensavo ai capelli di Anastasia, al suo profumo di donna, alla sua pelle liscia come la seta…
Smarrita ed incredula, mi chiesi ancora una volta che cosa mi stesse realmente accadendo.

La mattina successiva Luca e Paolo non avevano in programma escursioni, e così restarono con noi. 
Erano ancora stanchi della giornata precedente e si volevano riposare per essere in forma per il giorno dopo: Sotiris, la guida che li accompagnava, aveva organizzato un’escursione a Paxi, una piccola isola nei pressi di Corfù, per fare lunghe immersioni in una zona di mare che era il sogno di tutti gli appassionati di subacquea.
Così, dopo la colazione, ci avviammo verso la spiaggia e, aperti i lettini, ci sdraiammo tutti e quattro al sole. La giornata si annunciava particolarmente calda ed il riflesso del sole sul mare era abbacinante; ogni pochi minuti, infatti, ci tuffavamo nell’acqua, decisamente più fredda, per trovare un po’di refrigerio e di sollievo a quella calura opprimente.

Tra una chiacchiera e l’altra, verso mezzogiorno, Vittoria si alzò dal lettino, dicendo a Paolo di aver preso appuntamento anche lei per un massaggio.- Ieri, Sara mi ha detto che è stato veramente piacevole, e così ho pensato di provarlo anche io – disse Vittoria, radunando le sue cose.
Fu una vera e propria sorpresa per me. Vittoria non mi aveva nemmeno accennato la cosa.
Il giorno prima lei mi aveva detto che le sarebbe piaciuto farsi fare un massaggio, ma non avendone più parlato non mi aspettavo che si fosse poi effettivamente decisa ad andare da Anastasia.
Provai un’invidia immediata per la mia amica, e, prepotentemente, mi tornarono ancora una volta in mente le sconvolgenti sensazioni che avevo provate il giorno precedente.

Tra una battuta scherzosa e l’altra dei ragazzi, Vittoria andò via, dicendoci che ci avrebbe raggiunto più tardi. Fino a poco prima ero stata tranquilla, sdraiata sul lettino a godermi il sole e la compagnia; avevo relegato Anastasia in un angolo della mente, avevo chiuso la porta a doppia mandata e, così almeno credevo, gettato via la chiave.
Ma ora che la ragazza di Paolo era andata via, al solo pensiero che le mani di Anastasia avrebbero massaggiato anche il corpo di Vittoria, che le sue dita sarebbero state a contatto con la pelle liscia e abbronzata della mia amica, e che quel corpo, indiscutibilmente invitante e seducente, potesse risultare più gradito del mio alla bella massaggiatrice, quella che avevo scambiata per invidia si rivelò essere tutt’altra cosa: ero gelosa, ero pazzamente gelosa di Anastasia.
Questa consapevolezza mi attraversò come un fulmine la testa, il cuore e l’anima. Ogni singola cellula del mio corpo era divorata dalla gelosia. 
Capivo l’irrazionalità della cosa, sapevo di sbagliare tutto, ero certa che mi sarei amaramente pentita di quel mio comportamento, ma la mia voglia di lei era assoluta e si stava definitivamente tramutando nella certezza che avrei fatto di tutto, ma proprio di tutto, per averla e per stringerla tra le mie braccia.
Non sapevo come, non sapevo quando, non sapevo dove, non sapevo nemmeno quale sarebbe stata la sua reazione al mio tentativo, ma prima di partire, prima che quella strana e pazzesca vacanza fosse finita, io dovevo riuscire ad andare a letto con Anastasia.

Forse dire che quella fu una strana vacanza non è esatto; forse sarebbe più corretto dire che fu una vacanza sconcertante, scioccante e meravigliosa al tempo stesso, anche alla luce di quello che poi accadde la notte successiva. Ma credo sia opportuno che prosegua il mio racconto con ordine, malgrado le idee mi si accatastino confuse nella testa.
Cercherò di spiegare in maniera comprensibile le emozioni ed i fatti di quei giorni indimenticabili.

Attesi con il cuore in gola il ritorno di Vittoria dal centro estetico. Immobile sul lettino, controllavo spesso e nervosamente l’orologio, contando i minuti ed i secondi, pensando a cosa stessero facendo la mia amica e Anastasia, e di quali argomenti stessero discorrendo.
Quei momenti sembravano non dover passare mai. 
Mi ero appena messa seduta sul lettino, quando, finalmente, vidi tornare Vittoria in spiaggia.
Quando arrivò accanto a noi, malgrado Luca e Paolo la tempestassero di domande, prendendola in giro sul massaggio che si era fatta fare, Vittoria fu stranamente di poche parole. Disse soltanto che il massaggio le era piaciuto molto, che era stato rilassante, e che Anastasia, la massaggiatrice dei miei sogni, si era dimostrata veramente molto brava.
I due ragazzi scherzarono ancora un po’con lei, e poi si alzarono per andare a fare l’ennesimo bagno di quella giornata.

Rimaste sole, e mentre i nostri ragazzi nuotavano vigorosamente verso il largo, mi rivolsi con circospezione a Vittoria. – Lo vedi che avevo ragione ? Anastasia massaggia che è un vero piacere. E poi, hai notato quanto è bella ? -Vittoria non mi rispose subito.
Si sistemò prima sul lettino, mettendosi i larghi occhiali da sole.
Poi, quasi controvoglia, si decise a rispondere alla mia domanda.- Sì, è bravissima. Tu dici che è bella ? Splendida, vorrai dire. Con quel colore affascinante, e con quella pelle liscia, senza la minima imperfezione… –
Vittoria tacque all’improvviso. Mi voltai a guardarla; continuava a prendere il sole, gli occhi nascosti dalle lenti scure e una strana espressione sul viso, un’espressione che non avrei voluto decifrare.
Ma, purtroppo, quel suo silenzio mi diceva più di mille parole; era un silenzio estremamente eloquente, e che non aveva certo bisogno alcuno di essere spiegato.
Anche Vittoria era rimasta affascinata da Anastasia, anche il suo corpo ed i suoi sensi erano rimasti vittime delle mani fatate di quella ragazza unica e straordinaria.
Mi sentivo morire. Non so perché, ma avevo creduto (o, forse solo nel mio inconscio, avevo ardentemente sperato) che quello che avevo provato con Anastasia fosse solo mio, fosse come una mia esclusiva sulla ragazza di colore; mi ero illusa di essere l’unica a desiderarla, e che solamente io fossi stata capace, anche senza far nulla, di riuscire ad eccitarla, di essere diventata il suo più prezioso oggetto del desiderio.

– continua –

 

 

 

 

Ma, evidentemente, non era così.
L’atteggiamento di Vittoria parlava da solo.
 
Ero sicura che ora anche lei la desiderasse, la volesse, la sognasse nuda, tra le sue braccia. 
Pensai con angoscia e rabbia alle mani di Anastasia su Vittoria, sulla sua schiena, sulle sue lunghe gambe. 
La vedevo toccare con lievi carezze la pelle abbronzata della mia amica, della mia rivale (perché tale ora era divenuta), eccitata da quel contatto come lo era stata con me. E chissà se, alla fine del massaggio, anche Vittoria si era masturbata sotto la doccia, se anche lei non avesse resistito e si fosse data il piacere.
Con una stretta al cuore, attraversata da una paura irrazionale, immaginai che Anastasia, maggiormente coinvolta dal fascino di Vittoria che non dal mio, l’avesse masturbata lei, togliendole le inutili mutandine di carta per carezzarle la fica grondante…
Mi rodevo l’anima su quel lettino, sotto quel sole implacabile ed ora fastidioso.
Mi torturavo la mente e lo spirito con quei pensieri così per me dolorosi, furiosa con Vittoria per avermi rovinato il sogno che stavo vivendo, gelosa di Anastasia, della sua bellezza, del suo corpo invitante, del suo erotismo dirompente.
E fu proprio quella rabbia insensata che si era impossessata di me a farmi accettare quella sfida ormai lanciata, quella battaglia che doveva avere una sola vincitrice: io avrei avuto Anastasia, non Vittoria.
Io avrei carezzato e leccato quella pelle stupenda, soltanto la mia bocca avrebbe baciato quelle labbra frementi, e solo le mie mani avrebbero stretto quei seni divini…
I miei pensieri impazziti e vorticanti furono interrotti dal ritorno di Luca e Paolo.

La giornata si trascinò così, fra sole, mare, riflessioni e supposizioni.
Quella stessa sera, dopo cena, decidemmo di passare alcune ore nella discoteca all’aperto del villaggio, un posto bellissimo e direttamente affacciato sul mare.
Era una serata calda e afosa, senza un filo di vento a smuovere l’aria pesante.
Ballammo e bevemmo qualche bicchiere di birra, apparentemente sereni e contenti di quella nostra vacanza.
Dico apparentemente perché, sia Vittoria che io, eravamo tutto tranne che serene ed allegre.
Non avevamo più parlato di Anastasia dopo quelle poche battute che ci eravamo scambiate sulla spiaggia quando lei era tornata dal massaggio.
Entrambe preda di una frenesia sconosciuta, tutte e due pensavamo alla massaggiatrice di colore; guardandoci negli occhi, spesso di sfuggita, avevamo capito cosa ognuna di noi desiderasse realmente, cosa volessimo più di tutto, e quali fossero i pensieri che si agitavano nelle nostre teste.

Ma sia Vittoria che io avevamo lo stesso identico problema: come liberarci l’una dell’altra per il giorno seguente.
I ragazzi sarebbero stati fuori tutto il giorno a pesca. 
Era perciò l’occasione ideale, forse una delle ultime, per tornare da Anastasia, e questa volta non per farsi massaggiare. Il problema era allontanarsi da Vittoria, e riuscire a batterla sul tempo: perché di certo anche lei voleva trovarsi da sola con Anastasia.
Ma, come spesso accade, tutto prese una direzione inaspettata e assolutamente imprevista.

Avevamo appena finito di ballare ed eravamo tornati tutti e quattro al tavolo, accaldati ed assetati, quando Anastasia si materializzò all’improvviso davanti a noi.
– Ciao ragazze ! Come state ? Vi divertite ? – ci chiese tutta allegra.

Vittoria ed io a salutammo e le presentammo Luca e Paolo.
Iniziammo a chiacchierare, ora non ricordo nemmeno esattamente di che cosa.
Era ancora più bella di come la ricordavo.
Una maglietta corta che le lasciava scoperto l’ombelico, una minigonna ridottissima e sandali argentati e con il tacco alto che le slanciavano le gambe in maniera fantastica.
Anastasia era uno splendore.
Più la guardavo e più ero sicura di quello che desideravo. 
Notai che anche Vittoria la osservava, con una strana espressione sul volto, un’espressione che doveva essere molto simile alla mia.
– Domani che fate ? Venite a farvi il massaggio ? – fece sorridente Anastasia, guardando prima l’una e poi l’altra.
– Sì, certo – risposi subito io.
– Anche io avevo intenzione di farne un secondo – aggiunse subito Vittoria, evidentemente infastidita dalla mia prontezza nel rispondere per prima alla domanda di Anastasia.
La donna annuì sorridendo. 
Poi, dopo un attimo di silenzio, disse: – Domani mattina è tutto pieno, però, e, comunque, io non ci sarò. Devo fare un salto a Kerkira e ritirare un po’ di materiali. Mi sostituirà una collega. Potrei farvi il massaggio solo nel tardo pomeriggio…-
– Avrei preferito prima, Anastasia. Sai, la sera tornano Paolo e Luca… – disse Vittoria, ora decisamente a disagio.
Anche io pensavo furiosamente su come incontrare Anastasia prima di sera, e senza l’ingombrante presenza di Vittoria.
– Sì, capisco. Avete ragione. Facciamo così, allora, e se per voi va bene: dalle quattordici alle sedici il centro estetico è chiuso. Però potreste venire nel mio alloggio. Se venite tutte e due massaggerò prima l’una e poi l’altra. In tre si chiacchiera meglio, no ? –
Vittoria ed io ci guardammo. 
Come un castello di carte, tutti i nostri sogni stavano miseramente crollando, svanendo nella nebbia della delusione: né io, né lei, saremmo state sole l’indomani con Anastasia.
Nessuna delle due avrebbe potuto sperare in qualche ora di intimità con lei. 
Io sarei stata di ostacolo a Vittoria, e lei a me.
Invitando entrambe, Anastasia ci aveva riportate con i piedi per terra: per lei eravamo soltanto due clienti, magari anche un qualcosa di più, non proprio amiche, ma quasi.
Di certo le eravamo simpatiche, ma da questo a supporre un suo interesse sessuale per un’altra donna ce ne correva: soltanto il nostro fantasticare ci aveva fatto credere che lei potesse essere attratta da una di noi due e ci aveva illuso nel voler credere ad un qualcosa che non esisteva.
Per Anastasia si trattava solo di lavoro: altri due massaggi da fare, come tutti quelli che lei giornalmente faceva agli ospiti del villaggio.
Mi sentivo svuotata, delusa ed arrabbiata come non mai.
E negli occhi di Vittoria leggevo le medesime sensazioni, la stessa amarezza e lo stesso sconforto.

– Per me, va bene – le risposi ugualmente, cercando di mascherare al meglio il mio disappunto.
Anche Vittoria, e con lo stesso mio stato d’animo, accettò la proposta di Anastasia.
Lei si mostrò contenta e disse che ci avrebbe atteso per le quattordici, spiegandoci anche in quale punto del villaggio fosse il suo alloggio.
Baciando noi ragazze su una guancia e salutando Paolo e Luca, si allontanò ancheggiando dal nostro tavolo.
– Caspita, che schianto – fece Luca, gli occhi fissi su Anastasia che si allontanava.
– Già, è veramente super – aggiunse Paolo, anche lui stregato dalla splendida massaggiatrice.  
Era incredibile. Anastasia attirava le persone come il nettare di un fiore attira le api.

Era quasi l’una di notte quando decidemmo che era giunta l’ora di andare a dormire.
Non avevo ancora sonno, ma la musica della discoteca mi aveva annoiata. 
Forse era colpa del mio stato d’animo, della fine di quel delirio che mi aveva sconvolto i pensieri, fatto sta che l’allegria e la confusione mi erano divenute insopportabili.
Avevo voglia di fare l’amore con Luca, di scacciare definitivamente tutte quelle idee folli che avevano catturato la parte più profonda di me: volevo solo tornare alla normalità, e che andasse pure tutto al diavolo.

Mentre dalla spiaggia tornavamo verso le nostre camere, nella parte centrale del villaggio, Luca e Paolo iniziarono una discussione sulla giornata di pesca che li attendeva. 
Non ricordo esattamente l’argomento, ma credo che parlassero di fucili da sub, o di qualche accessorio particolare di cui avrebbero avuto bisogno. 
Fosse quel che fosse, visto che continuavano a parlare, ci dirigemmo tutti e quattro verso la camera di Vittoria e Paolo.
Una volta entrati, ci sedemmo sul loro letto.
Vittoria ed io ci guardavamo, quasi senza parlare. 
Avevamo preso una brutta botta, inutile negarlo, e ne eravamo consapevoli entrambe.
L’esserci messe in competizione per Anastasia, anche se solo nelle nostre fantasie, non avrebbe di certo giovato al nostro rapporto d’amicizia. 
Ci sarebbe voluta molta pazienza per ricostruirlo. 
Non sarebbe stato certo facile.

Mentre questi pensieri mi turbavano la mente, portandomi mille miglia lontana da quella camera, fu solo per puro caso che sentii quello che Paolo stava dicendo.
– Senti, Luca. E se domani, invece di andare a pesca, andassimo noi a farci fare un bel massaggio da quella gentile signorina ? – fece Paolo, iniziando a ridere di gusto.
– Ottima idea ! Basta con la pesca ! E’ giunta l’ora di darsi alla caccia ! – gli rispose Luca, cominciando a ridere anche lui.
I due ragazzi si stavano divertendo come matti. 
Ci guardavano e sghignazzavano sempre più forte; certo, loro non sapevano di star rigirando il coltello in una piaga particolarmente dolorosa, ma mi sentii avvampare per la rabbia che quelle stupide ed innocue battute mi avevano scatenato.
Ma, ancora peggio di me, stava Vittoria.

– continua –


 

– Paolo, sei uno stronzo. Sei veramente un grande stronzo ! – gli sibilò velenosa.
– No, gli stronzi sono due ! – aggiunsi io, guardando furiosa Luca.
I ragazzi, sorpresi dalla nostra improvvisa reazione, smisero di ridere all’istante. 
Nessuno parlava, ed il silenzio era carico di tensione ed elettricità.
Fu Paolo a fare il primo passo per riportare la calma.
– Dai Vittoria… scherzavamo… era per farci due risate. Se avessimo immaginato di scatenare la vostra gelosia… –
Così dicendo, si accostò a Vittoria e la baciò sulle labbra.
Vidi Vittoria restare dapprima rigida ed immobile, apparentemente insensibile al tentativo di riconciliazione del suo ragazzo.
Dopo qualche secondo, però, la vidi posare una mano sulla nuca di Paolo e rispondere al suo bacio. 
Mi girai verso Luca, ancora arrabbiata, e subito sentii le sue labbra sulle mie: la sua lingua mi cercava insistente, ed io socchiusi la bocca. 
Ci baciammo intensamente per alcuni lunghi momenti.
Quando mi staccai da lui, notai che la maglietta di Vittoria era salita fino a scoprirle i seni, e che la mano di Paolo la carezzava gentilmente.
Era meglio andare via, tornare in camera nostra, prima che fosse troppo tardi, e che la situazione si facesse imbarazzante per tutti…
Ma Luca stava già cercando di sfilarmi la maglietta. 
Io volevo fermarlo, impedirgli di spogliarmi davanti a Paolo e Vittoria, portarlo in camera nostra e, solo allora, iniziare a fare l’amore con lui. 
Volevo…
La maglietta che indossavo venne via e quando le sue labbra si posarono su uno dei miei capezzoli, non riuscii più a pensare a nulla.
Mi resi conto che stava per accadere un qualcosa di assolutamente inatteso.
Forse l’indomani me ne sarei pentita, ma in quel momento non avevo più la lucidità per ragionare con freddezza sulle conseguenze che quella nottata avrebbe di sicuro provocate.

Paolo stava spogliando velocemente Vittoria; la ragazza in breve tempo fu completamente nuda, bella, sensuale ed abbronzata come non l’avevo mai vista. 
Anche Luca mi aveva denudata, togliendomi per ultimo il minuscolo perizoma rosso che indossavo.
I due ragazzi ci stavano baciando e leccando il seno, mentre anche loro si liberavano affannosamente degli
abiti.
Era successo tutto così improvvisamente, così inaspettatamente: ma ora eravamo tutti e quattro nudi, lì, su quel grande letto matrimoniale.
Fu Luca ad andare a spegnere la luce, lasciando che la camera venisse illuminata solamente dal chiarore che proveniva dalla finestra aperta.
E gli eventi che accaddero quella notte furono l’ennesima sorpresa di quella indimenticabile vacanza a Corfù.

Paolo si era sdraiato sul letto, a gambe aperte, e Vittoria si era inginocchiata di fronte a lui.
Ovviamente era la prima volta che mi capitava di vedere il membro di Paolo: era grande e lungo, duro ed eccitato, teso e palpitante.
La mano di Vittoria, dalle lunghe unghie perfettamente curate, lo impugnava alla base e la sua bocca lo succhiava con evidente desiderio.
Dopo avermi baciato il seno e leccato i capezzoli a lungo, anche Luca si sdraiò, proprio a fianco dell’amico, e mi invitò a prenderglielo in bocca; mi misi nella stessa posizione di Vittoria, e presi a far scorrere la lingua sul suo glande congestionato.
Ogni volta che piegavo la testa di lato vedevo Vittoria, a poche decine di centimetri da me, impegnata a lavorare con la bocca il pene di Paolo: era bravissima, ed alternava la lingua alle labbra in maniera esperta e deliziosa.
Anche lei mi guardava, traendo piacere, come era anche per me, da quella provocante ed erotica visione.
I due ragazzi sospiravano, sempre più eccitati, sicuramente anche loro godendo della vista di quella straordinaria doppia fellatio.
E quando udii le parole di Luca, fui contentissima di notare come i nostri desideri coincidessero alla perfezione, che quello che lui voleva in quel momento, combaciava esattamente con quello che desideravo anche io.

– Succhialo a Paolo, dai, Sara… aiuta Vittoria… prima lo fate a lui, e poi pensate a me… dai… leccatelo in due… –
Vittoria aveva, ovviamente, sentito anche lei le parole di Luca. 
La guardai e lei mi restituì lo sguardo. 
Per avere Anastasia, fino a poco prima, avremmo sicuramente litigato, ma ora…
– Sì, vieni Sara. Aiutami a leccarlo… facciamolo venire insieme… –
Le parole di Vittoria cancellarono definitivamente ogni mia residua inibizione.
Eccitata come non mai, dimentica di tutto, preda di una frenesia sessuale sconosciuta, lasciai il pene di Luca, e accostai il viso al cazzo di Paolo. 

Vittoria lo stava leccando in punta, ed io presi a far scorrere la lingua lungo l’intera asta, scendendo fino ai testicoli rigonfi di sperma. Sentii sotto la mia lingua il suo sapore, simile a quello di Luca, eppure così diverso ed eccitante, e assaporai anche il gusto della saliva di Vittoria, che lo aveva interamente bagnato.
Risalii verso la punta, e accostai la mia lingua a quella di Vittoria, sulla larga cappella di Paolo. Ero scossa da brividi di intenso piacere, e mi sentivo la fica fradicia e disperatamente bisognosa di attenzioni.
Appoggiai la mia mano su quella di Vittoria, che lo impugnava, e, con una leggera pressione, spostai il cazzo di Paolo più direttamente verso la mia bocca.
Aprii le labbra e l’ingoiai quasi fino in fondo.
Presi a succhiarlo con lunghi affondi, così stimolata da quella situazione da aver perso ormai letteralmente la testa.
Quando me lo sfilai dalla bocca, fu Vittoria a proseguire immediatamente il fantastico pompino che stavamo facendo. Sentivamo Paolo sospirare ed ansimare con sempre maggior eccitazione.
Continuammo così, a lungo, alternando le nostre labbra e le nostre lingue su quel cazzo superbo, torturandolo delicatamente, rallentando quando ci accorgevamo che stava per venire, lambendolo lievemente per ritardare al massimo la sua eiaculazione.
Le nostre lingue si sfioravano continuamente, si incontravano sulla sua cappella, si intrecciavano lungo l’asta svettante; quel contatto con la lingua di Vittoria mi piaceva da morire, rendeva il tutto ancora più eroticamente sconvolgente, ancora più straordinario e morboso.
Vidi Luca che guardava eccitato quello spettacolo così erotico; notai interessata che con la mano si masturbava, che si accarezzava il pene lentamente, tenendosi pronto per quando fosse toccato a lui essere deliziato dalle nostre fameliche labbra.
La mia bocca incollata lungo il membro pulsante di Paolo, sentii l’orgasmo salire irrefrenabile dentro di lui: anche Vittoria se ne accorse, e si sfilò il cazzo dalla bocca, appoggiando le labbra alla cappella violacea.
Misi la mia bocca accanto alla sua e con le mani continuammo a masturbarlo lentamente, completando l’opera che le nostre bocche avevano iniziato.
Con un grido soffocato di piacere, Paolo venne.
I suoi potenti schizzi di sperma proruppero caldi e densi, depositandosi sui nostri visi e sulle nostre labbra bollenti. 

Continuammo a leccarlo ancora per un pò, ripulendolo del suo seme, e poi, eccitate e vogliose, ci gettammo sul cazzo di Luca.
Con le bocche e le mani ancora bagnate dallo sperma di Paolo, leccammo, succhiammo e masturbammo il cazzo di Luca, quel cazzo che io conoscevo così bene; ora lo condividevo con un’altra, ma la cosa, anziché infastidirmi, mi piaceva in maniera incredibile.
E quando anche Luca venne, esplodendo tutto il suo orgasmo così a lungo trattenuto, altri getti di sperma caldo ci investirono, rinnovando in me e Vittoria momenti di piacere impossibili a descriversi.

Ci rialzammo dal cazzo di Luca, restando entrambe in ginocchio sul letto. 
Guardai Vittoria: la mia rabbia per lei era svanita, e il nostro esserci messe in competizione per Anastasia sembrava non essere mai accaduto. 
E capivo di volerla, sentivo di aver sempre desiderato di fare del sesso con Vittoria, anche se non me ne ero mai resa conto fino in fondo.
Nei suoi occhi lessi le mie stesse sensazioni, i miei stessi turbamenti.
Una di fronte all’altra, i nostri corpi nudi resi ancora più invitanti dall’eccitazione, Vittoria ed io ci abbracciammo, e le nostre bocche si unirono, le nostre labbra entrarono in contatto e le nostre lingue si avvilupparono appassionate in un bacio lesbico di una intensità dirompente.
Le posai le mani sui seni, stringendole i duri capezzoli; sentivo in bocca il suo alito tiepido, il suo meraviglioso profumo di donna mischiato al sapore dello sperma dei nostri due ragazzi.
La mia percezione di lei era, in quegli istanti, totale e sconcertante.
Anastasia era stata il sogno proibito di qualche ora, una fantasia irrealizzabile creata dalla mia mente: Vittoria, invece, era la realtà, dolce e meravigliosa.

– Brave ragazze ! Fateci divertire ancora un pò… mentre ci riprendiamo… siete stupende così… –
Le parole di Luca mi giunsero da molto lontano, presa com’ero dal contatto con il corpo di Vittoria.
La sua mano era scesa fra le mie gambe e, sempre baciandoci appassionatamente, sentii le sue dita accarezzarmi gentilmente la fica, inondata dei miei umori.
Persi completamente la cognizione del tempo e dello spazio, abbandonandomi al tocco sapiente della sua mano.
Le succhiavo un capezzolo quando le sue dita mi penetrarono, iniziando a masturbarmi con grande esperienza, come solo una donna sa fare.
In piena estasi erotica, venni irrefrenabilmente nella sua mano.
Poi Vittoria, dopo un ultimo bacio, si sdraiò davanti a me, divaricò le gambe e si allargò con le mani la fica fremente e bagnatissima, aspettando ansiosa la mia lingua.

– continua –

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