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Racconti Erotici Etero

Antimafia

By 3 Febbraio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando anche il terzo uomo si fu ritratto, il buco del culo di Laura non si richiuse immediatamente, ma per un paio di secondi rimase mostruosamente spalancato, livido dopo tanto lavoro; infine si richiuse, ed un fiotto lattiginoso fuoriuscì rapidamente, colando sulla passera pelosa e andando a mischiarsi con i rimasugli di sperma che inlordavano i suoi riccioli neri. Poi, dopo essersi allungata in un lungo filamento, anche quest’ultima colata andò a schiantarsi sulle lenzuola blu, dove una pozza biancastra stava lì a testimoniare ciò che nell’ultima ora era capitato in quella stanza.
Improvvisamente, un boato assordante riempì la camera d’albergo. La porta, scardinata, andò a sbattere contro il muro, mentre cinque uomini urlanti si facevano largo nella stanza.
– Mani in alto, polizia! ‘ urlarono
Laura, che dava le spalle alla porta, non ebbe la forza e la voglia di voltarsi, ma mollemente si lasciò cadere sul materasso. Solo, si passò il dorso della mano sulla bocca: una striscia di sborra biancastra giaceva appiccicata agli angoli delle labbra e nel compiere quel gesto il suo sapore riaffiorò alle sue papille gustative. Un sapore acidulo, quasi dolciastro’

Tutto aveva avuto inizio due mesi prima.
Erano i primi di aprile, il 10 precisamente.
Alle 8:00 in punto si era presentata in Procura, come da avviso, e si era accomodata nella sala d’aspetto insieme ad una serie di strani personaggi. Puttane, delinquenti, avvocati’ Questi ultimi, in mezzo agli altri, erano i più difficili da individuare’ Sicuramente i più viscidi, certamente i meno raccomandabili.
Dopo mezz’ora finalmente venne ricevuta dal Sostituto Procuratore, un bell’uomo sui quarant’anni, alto, elegante, che la fece accomodare su di una poltrona, per poi sedersi di fronte a lei, dall’altra parte della scrivania.
– Laura Bianchi’ – lesse il PM aprendo un fascicolo
– Sono io ‘ fu la risposta
– Bene. ‘ L’uomo fece una lunga pausa, durante la quale si limitò a scorrere alcuni fogli, alzando solo ogni tanto lo sguardo sul viso di Laura per poi riprendere a leggere.
Infine riprese la parola:
– Lei si chiederà perché le abbiamo fatto fare un migliaio di chilometri e le abbiamo chiesto di presentarsi senza divisa’
Laura se lo chiedeva da alcuni giorni, senza comprendere il significato di tale richiesta.
– Le abbiamo chiesto di presentarsi senza divisa perché a Napoli nessuno dovrà sapere che lei è della Polizia, mi segue?
Laura annuì dubbiosa.
– Ora si chiederà perché a Napoli nessuno deve conoscere la sua professione’ Il mistero è presto svelato: se lei accetta l’incarico, sarà immediatamente inserita nella squadra degli infiltrati’ e dovrà assumere una nuova personalità, e avvicinare gente che potrebbe non tollerare la sua appartenenza alle Forze dell’ Ordine’ Mi spiego?
Troppe sorprese e troppe informazioni in così breve tempo avevano disorientato quella donna, la quale annuì meccanicamente, ma era palese il suo smarrimento.
Il Procuratore prese una sigaretta e se la mise tra le labbra, poi l’accendino:
– Ne vuole una?
– No, grazie.
– Le dispiace se’ – e la rotella dell’accendino scivolò sulla pietra, facendo fuoriuscire una fiammella gialla, pallida imitazione di un Genio della Lampada orientale.
– Lei ha mai sentito parlare di Tano Tornavento, detto anche “Il Toro”?
– Laura scosse il capo.
– Bene, Tano Tornavento è un boss della malavita locale. E’ stato arrestato 3 anni fa e ora sconta l’ergastolo a Poggioreale. Sette omicidi accertati, almeno altrettanti non provati… Sfruttamento della prostituzione, usura, narcotraffico… Ebbene, anche dal carcere riesce a gestire gli affari del suo clan, e noi vogliamo fermarlo.
Il Procuratore alzò lo sguardo su Laura:
– E qua entra in azione lei.
La donna lo guardò sorpresa: – Io?
– Si, lei. Sempre che voglia accettare l’incarico, si intende…
– Mi dica.
Il Procuratore si alzò dalla sedia e dopo aver fatto il giro della scrivania andò a sedervisi sopra, proprio di fronte alla donna.
– Vede, deve sapere che “Il Toro” ha una debolezza: le donne! Ora, il nostro uomo ha cercato di corrompere il suo secondino, ofrendogli un po di tutto, affinchè gli mettesse a disposizione, almeno una volta alla settimana, una escort, così… per potersi svuotare di tutti i brutti pensieri che si producono in carcere… Il precedente secondino l’ha soddisfatto fino al mese scorso, ma ora è andato in pensione. Noi lo siamo venuti a sapere dal nuovo secondino, che non appena ha ricevuto questa offerta è venuto subito a riferircelo… Ecco, noi vogliamo che’ – e si schiarì la voce ‘ Noi vogliamo che lei si finga una escort, che riesca ad entrare nelle sue grazie e che riesca a scoprire qualcosa dei suoi traffici e del modo in cui comunica con l’esterno. Tutto chiaro?
Laura era sconcertata. Non sarebbe mai stata in grado di vestire i panni della escort… Ma soprattutto, dove avrebbe trovato il coraggio per fare l’infiltrata a contatto con un boss mafioso, peraltro pluriomicida?
– Tutto chiaro, si – si schiarì la voce – ma potrei non essere all’altezza…
– Di questo non si deve preoccupare, noi crediamo che lei abbia tutte le’ carte in regola per eseguire questo compito’ E non si preoccupi di nulla: avrà sempre con sè una ricetrasmittente, non appena qualcosa dovesse andare storto i nostri uomini verrebbero in suo aiuto.
– E… – doveva trovare il coraggio per finire la frase, ma sembrava averlo perso del tutto… – E se rifiutassi?
Il Sostituto Procuratore si alzò in piedi sospirando, rifece il giro della scrivania e prese in mano il fascicolo sul quale era evidenziato il nome “Laura Bianchi”.
Come se lo facesse per memorizzare una frase iniziò a leggere ad alta voce: – “Laura Bianchi… Polizia di… sospesa per sei mesi dall’ Ufficio per essere stata sorpresa a praticare sesso orale, vaginale e anale – lo sguardo dell’ uomo si sollevò dal fascicolo – contemporaneamente! – e dopo una pausa significativa – con tre detenuti che aveva il compito di sorvegliare presso il carcere di …. eccetera, eccetera…’
L’uomo posò il fascicolo sulla scrivania:
– Non si sente bene? Vuole un bicchiere d’acqua?
Laura, che era diventata paonazza, rispose senza alzare gli occhi da terra – Tutto bene, non si preoccupi… vada pure avanti…
– Perfetto, dicevo: qualora lei accettasse l’incarico sappia che è già stato tutto preparato per l’incontro con “Il Toro”. Per giustificare questo incontro, e tutti gli altri che seguiranno, abbiamo già creato un falso fascicolo per un falso procedimento penale e con un falso capo di imputazione – si voltò per cercare un appunto su di un foglio, poi ritornò a fissarla: – Sfruttamento della prostituzione e adescamento… Per restare in tema! Allora, che ne dice, accetta?

Alle dieci in punto del giorno successivo, accompagnata dal secondino, Laura faceva il suo primo ingresso a Poggioreale. Il suono ritmato dei tacchi a spillo attutito dal pavimento in linoleum.
Un percorso a tappe, scandito dal controllo documenti, dal glangore di chiavi e serrature, dal cigolare di porte metalliche in apertura ed in chiusura.
Dopo l’ultimo controllo, un poliziotto dal ghigno beffardo uscì da uno sportello dall’intonaco scrostato, una sfogliatella in bocca.
– Da questa parte ‘ sbottò
Laura non aprì bocca, limitandosi a seguirlo.
Erano entrati nella zona delle celle e, dagli spioncini aperti, alcuni carcerati iniziarono a fischiarle dietro, sbavando alla vista di quelle gambe nude e di quella minigonna che lasciava ben poco alla fantasia.
– Zitti, bestie ‘ ringhiò il poliziotto, ma con poco vigore, consapevole che nulla avrebbe impedito a quei poveracci di continuare a scherzare amaramente su quel bocconcino che tanto avrebbero voluto mettersi sotto ma che per anni, se non decenni, non avrebbero potuto far altro che desiderare.
Finalmente superarono questa ala del carcere e girando a destra si trovarono in un corridoio con un’unica porta, proprio sul fondo.
– E’ questa ‘ si voltò il poliziotto, e rivolto allo spioncino della cella, con un tono untuoso del tutto diverso da quello utilizzato fino ad ora: ‘Don Tano, buongiorno. Posso entrare?
E, dopo aver ricevuto un grugnito che doveva avere significato affermativo, infilò la chiave nella serratura e con cautela aprì la porta blindata.
– Don Tano, lei è sempre fortunato! Un’altra visita per lei! ‘ e con un movimento del capo fece cenno alla donna di entrare.
Laura era piuttosto tesa. In quei giorni si era informata il più possibile riguardo a questo boss e ciò che aveva letto l’aveva spaventata ancor di più. Pluriomicida, potentissimo ed efferato verso i nemici, il Toro era anche noto per aver obbligato la moglie di un boss rivale ad avere rapporti sessuali con tutti i suoi uomini, mandandola dritta in ospedale con ogni buco lacerato e pieno di sperma.
Pertanto, l’idea di rimanere da sola con lui, ora, la spaventava enormemente.
Tuttavia si fece coraggio. Lentamente avanzò nella cella e finalmente si trovò dinnanzi ad un uomo di mezza età, seduto su di un letto ad una piazza e mezza.
– Signor Tano, lei è Laura. Laura’
Laura fece per allungare la mano verso il boss, ma quest’ultimo, invece di stringerla nella sua, se la portò alla labbra e la baciò, ma nel suo gesto non vi era nulla di galante, anzi! Qualcosa di animalesco emergeva dallo sguardo di quell’uomo. Sembrava che non la stesse neppure guardando, come se le vedesse attraverso, o meglio come se vedesse oltre, quello che sarebbe successo di li a poco. Forse proprio per questo motivo un brutto ghigno se ne stava stampato sulle sue labbra.
‘ Ora vi lascio soli ‘ sibilò il poliziotto, e con un inchino se ne uscì dalla cella, chiudendo la porta, ma non a chiave.
Fino a quel momento il Toro non aveva ancora aperto bocca. S’era limitato a grugnire ad alcune parole del carceriere e niente più. Solo il suo respiro strozzato aleggiava nell’aria, ritmico.
Laura era tremendamente a disagio, ma cercava di non darlo a vedere.
Soprattutto il suo abbigliamento la metteva in imbarazzo, perché palesemente in contrasto con l’ambiente che la circondava.
In mezzo a quella stanzetta intonacata a calce, scrostata, con la porta del cesso arrugginita e quel poco altro mobilio, la sua tenuta da zoccola era davvero un pugno nell’occhio. Tacchi alti, a stivaletto, di pelle nera. Minigonna di pelle nera anch’essa e top rosa.
Ancor più evidente era il distacco tra questo suo abbigliamento e l’aspetto del boss: un uomo grasso, vestito con una tuta grigia sporca di cibo e di chissà che altro, i capelli brizzolati corti e una barba incolta di una settimana.
Fu proprio lui a rompere il silenzio:
– Hai paura?
Laura, con tutta la sfacciataggine di cui era capace, fece segno di no scuotendo la testa.
– Ma tu sai chi sono io?
La risposta sempre la stessa.
– Non sei di queste parti, allora’
A forza di scuotere la testa Laura aveva iniziato a sorridere al suo intervistatore. In fin dei conti le sue maniere non erano rudi come si era immaginata. Ma quella voce aveva qualcosa di oscuro, emanava una sensazione dolorosa di potere e di efferatezza.
– Bè, in ogni caso è meglio così.. ‘ continuò, inframmezzando le parole con lenti respiri ‘ Tutte quelle che mi ha mandato Antonio sono sempre state ragazze fidate, peccato solo per quest’ultima’ Mara si chiamava. Lo succhiava come un animale, ma aveva un brutto vizio’
Pausa, i suoi occhi da diavolo piantati in quelli di Laura, che per un attimo trattenne il respiro.
– Parlava troppo’ e questo è un brutto difetto, non trovi?
Laura, colta alla sprovvista, fece per annuire, ma Tano continuò senza darle tempo:
– Tu non sei una che parla troppo, vero?
La donna, sempre più a disagio, fece segno di si con la testa.
– Bene! Benissimo! – rispose l’uomo, esplodendo in una risata gutturale ‘ E sentiamo: tu lo sai succhiare il cazzo?
Laura, sebbene le tremassero le gambe, capì che era venuto il momento di essere convincente nella parte della puttana, per cui senza fiatare si avvicinò all’uomo e gli si inginocchiò davanti.
– Brava, piccola puttanella!
Le mani grandi e rovinate dell’uomo le calarono sulla nuca, diramandosi tra le ciocche di capelli. Una mano possente, che si capiva avrebbe potuto strizzarle il cranio senza difficoltà, ma che ora si limitava ad accarezzarle la cute.
Laura, le dita affusolate, abbassò l’elastico della tuta dell’uomo. Non indossava le mutande, per cui si trovò subito a contatto con un cazzo di notevoli dimensioni, ancora flaccido, bello tozzo.
La cappella era già mezza scoperta, la pelle carnosa leggermente lacerata, evidente segno di cicatrizzazioni e cicatrizzata, evidente segno di vecchie malattie veneree ormai guarite ma di cui era rimasto un segno indelebile.
Con delicatezza fece scivolare verso il basso quei rimasugli di carne, fino a scoprire del tutto la cappella, bella scura’ Un odore acre, di sudore e di cazzo le invase le narici. Un odore forte, da uomo che non è troppo abituato a lavarsi, ma che in quel momento Laura non poteva certo contestare’
– Prendilo in bocca, dai’ fammi vedere cosa sai fare’
E spingendole la testa verso il basso fece in modo che la donna si infilasse quel pezzo di carne tra le fauci. Un sapore forte le avvolse la bocca, a partire dalla lingua.
Essendo ancora molliccio se lo inghiottì tutto, fino in fondo, all’attaccatura dei coglioni pelosi, poi stringendo le labbra risalì fino in cima, e così da capo, sempre più veloce man mano che quel cazzo le si drizzava in bocca.
Era veramente grosso di diametro, ma di lunghezza normale, una bella cappella porcina.
– Brava, così’ – gemeva intanto il boss, respirando affannosamente ‘ Non parli molto, ma quella bocca da zoccola la sai usare bene’
A quel punto, tirandola via per la testa, la fece staccare dal suo cazzo ormai in tiro, lasciando che un lungo rivolo di saliva colasse da quella bocca carnosa, poi si alzo e la fece coricare sul materasso.
Allora le tolse la gonna e fece fuoriuscire le tette dal top.
Poi, scostandole il perizoma con una mano si chinò su di lei e iniziò a baciargliela.
Era bravo in queste faccende. All’inizio molto delicato, la lingua appena appena premuta, mossa lentamente in senso circolare.
E intanto Laura sentì l’eccitazione salire dentro di se, dalle sue carni inturgidite e dal ventre, fin su alla testa, lungo la colonna vertebrale.
Iniziò a massaggiarsi il seno mentre l’uomo incominciava a farsi più vigoroso nelle laccate.
La lingua che scivolava tra le labbra e sul clitoride, ormai fradicio di saliva e umori, e poi giù, verso l’imboccatura e un po all’interno’
Laura gemeva.
– Ti piace, eh, troia!
– Si, così… così! ‘ rispose lei finalmente, sforzandosi di essere sexy
– Ma allora ce l’hai una voce’ Dimmi che sei una zoccola di merda, su! ‘ le ordinò il boss
– Sono una zoccola, si’ sono una zoccola di merda!
La lingua dell’uomo scese fino a lambirle il buco del culo, prima solo di sfuggita, poi una seconda volta, bella aperta e poi una serie infinita di leccate sempre più profonde.
– Hai il buco del culo profumato, lo sai?
– Si, leccamelo, così’
– Leccartelo? Così? ‘ e la lingua si fece ancor più intraprendente, perforandola leggermente.
– Si, così, così!
Il Toro le sputò un ammasso di saliva su quel buco arrossato, poi appoggiandole una mano sul culo spinse il pollice su quel suo bocciolo di rosa.
– Ti piace, eh, nel culo? ‘ e così dicendo spinse il pollicione verso l’interno delle sue budella.
Fu un movimento brusco, la donna ebbe un soprassalto e un urlo strozzato le sgorgò dalla bocca. Ma fu questione di un secondo, poi il dito le si piantò dentro senza muoversi.
– Fammi godere ‘ implorò, la voce tremendamente sensuale, questa volta sincera.
Il Toro avvicinò nuovamente la bocca alla sua figa, ormai marcia di umori e incominciò a leccargliela.
Laura ora stava godendo sul serio. Quella situazione talmente irreale e pericolosa l’aveva sopraffatta. Sapersi in mano ad un efferato criminale, che gliela stava leccando tenendole un dito conficcato nel culo la eccitava da impazzire.
Presa come un’ossessa afferrò l’uomo alla nuca e gli spinse la testa verso il suo inguine.
Lui capì, accelerò le leccate , cercando di sopraffare i movimenti scomposti della donna, che ora stava godendo intensamente.
– Così, si’ si! ‘ ansimava, fino a che finalmente il piacere avvolse il suo corpo, scaldandola dall’interno. Inarcò la schiena, provando ad allontanare da se quell’uomo, essendo le sue carni troppo sensibili, ma lui la seguì, rallentando tuttavia il ritmo.
– Cos’è successo, puttanella? Hai goduto, eh?
Il suo pollice sempre ben piantato del culo della ragazza, che ora ansimava come dopo una corsa e che ancora tentava debolmente di svincolarsi da quella presa.
– Mica vorrai scapparmi così! Guarda che io ho ancora da iniziare a divertirmi!
E così dicendo sfilò il ditone da quel buco del culo, lasciandolo leggermente aperto, poi si abbassò completamente i pantaloni della tuta, e chinandosi su di lei gli appoggiò la grossa cappella sulla fica.
– Lei, sfinita dall’orgasmo, rabbrividì a sentirsi il clitoride e le labbra nuovamente maneggiate da quel paletto di carne, ma rimase immobile, eccitata.
– Ti piace il cazzo, eh? ‘ le chiese ironico, sbattendoglielo ripetutamente sulla passera.
Poi finalmente si appoggiò con una mano sul materasso e premendoglielo nel solco tra le labbra glielo infilò dentro fino in fondo.
Laura sussultò, iniziando a mugolare, mentre l’uomo incominciava una monta veloce, che le faceva sobbalzare il grosso seno in su e in giù.
Il boss a tratti glielo prendeva tra le mani, le stropicciava i capezzoli, glieli leccava inturgidendoli ulteriormente.
Poi riprendeva con gli affondi veloci, fino all’attaccatura dei coglioni, che le sbattevano sulle chiappe.
Era bello grosso, se lo sentiva dentro scivolare su e giù, le piaceva!
Ma d’un tratto l’uomo si fermò.
– Adesso facciamo un gioco, ma non temere.. so già che ti piacerà ‘ e così facendo le sollevò le gambe verso l’alto.
Laura capì, allora se le afferrò con le mani, inarcando la schiena per mettergli il culo nella posizione giusta.
Il Toro sorrise: – Lo sapevo che ti piaceva nel culo, hai la faccia da zoccola, lo sai?
E, posizionandosi sopra, fece colare dalla bocca un bell’ammasso di saliva proprio sul buco del culo. Lo spalmò un poco con le dita, poi ci appoggiò la cappella, inumidì pure questa, poi finalmente fece un po di pressione.
Era bella tozza, Laura si divaricò leggermente le natiche con le mani, poi strinse i denti.
Senza troppe cautele l’uomo, una volta puntata la boccia sul buchetto, appoggiò su di lei tutto il suo peso.
In quell’istante le carni della donna si aprirono, divaricate a forza da quel palo pulsante.
Li per li le fece male. Non era abituata a certe dimensioni, e poi in quella posizione non era facile la penetrazione.
Ma l’uomo non sembrò badarci: una volta dentro iniziò subito a dimenarsi, dando botte decise.
Il letto di ferro sussultava ad ogni affondo, sbattendo contro la parete, ma l’uomo non ci badava.
Laura, le budella sfondate da quella belva, inizialmente pensò di non farcela. Ogni affondo di quella cappella le provocava una sensazione di malessere, le carni squassate!
Ma pian piano quella sensazione di bruciore si attenuò, sostituita da un forte calore che le invase il buco del culo come un fuoco’ Pian piano il dolore scomparve, se non qua e la nel caso di botte particolarmente violente.
Allora, nuovamente eccitata, iniziò a menarsela furiosamente, schiacciandosi il clitoride e le labbra, sfregandosele, picchiandole a mano aperta.
– Brutta vacca ‘ la insultava intanto quella bestia da monta ‘ Troia! Ti piace il cazzo in culo, si? Ti piace? Dimmelo.
E con una mano le afferrò la bocca, quasi a strapparle le parole con la forza.
– Si!- urlò lei ‘ Si, mi piace, mi piace! Mi piace nel culo!
Di scatto l’uomo si sfilò dalle sue carni, la prese di peso e la fece voltare a pancia in giù, poi le divaricò nuovamente le cosce e dopo essersi coperto con altra saliva la cappella gliela spinse nuovamente nel culo.
– Godi, troia!
Laura, che ora godeva per davvero ad ogni affondo, iniziò a menarsela ancora una volta, ma ad un tratto un ruggito riempì la cella. Un ruggito animalesco, spaventoso.
L’uomo la afferrò ai fianchi e la infilzò violentemente un paio di volte piantandogli il cazzo fino in profondità, poi iniziò a sborrarle nel culo, una serie di schizzi infinita, senza mai smettere di spingere, fino a che la sbroda iniziò a fuoriuscire e a colare sulle dita della ragazza, sulla sua passera fradicia e arrossata.
Allora si fermò. Rimase un attimo appoggiato alla schiena della donna, il suo cazzo piantato nelle sue budella, poi si staccò, ruotò su se stesso e si ribaltò sul materasso, stremato e col fiatone.
Gli ci vollero dieci minuti buoni per riprendersi, dieci minuti in cui la donna se ne rimase coricata a pancia in giù, la mente vuota,quasi inconsapevole di ciò che aveva appena fatto. Di essersi fatta montare da un boss mafioso, di un pluriomicida perverso, in una cella del carcere.
Si risvegliò da questo torpore solo alle parole dell’uomo, che ora si era alzato ed armeggiava al tavolo.
– Sei davvero brava’ Meglio dell’ultima! E spero’ anche più furba dell’ultima’
Laura fece per girarsi, ma l’uomo la fermò, appoggiandole una mano sulla schiena.
– Aspetta, ora ti do un compito. Uscita di qua devi andare in Via ****, hai presente, dietro la Posta.
La ragazza annuì.
– Bene. Allora entrerai nell’androne al numero 23 e suonerai al campanello dei signori Di Stefano. E’ una cosa della massima importanza e, ovviamente, non dovrai farne parola con nessuno. Chiaro?
Laura fece segno di si con la testa ‘ Ma’ cosa dovrò fare?
– Nulla, portare un messaggio’ Ma voglio che sia chiaro. Guai a te se ne parli con qualcuno. Men che meno con la polizia, intesi?
– D’accordo. E qual è il messaggio? ‘ fece di nuovo per voltarsi, ma la solita mano la tenne bloccata sul letto a pancia in giù.
– Stai ferma, troietta. Il messaggio tu non lo conoscerai mai, è contenuto qua dentro.
E così dicendo le mostrò una sfera metallica, grossa come una noce.
– Non capisci? ‘ chiese sarcastico, vedendo lo sguardo dubbioso della donna ‘ Adesso capirai.
Con una mano sotto il ventre la fece mettere carponi, le divaricò le cosce, poi appoggiò quella sfera d’acciaio sul suo buco del culo arrossato.
Il contatto del metallo freddo contro la pelle accaldata la fece rabbrividire. Ma parte del brivido era dovuto al fatto che ormai aveva capito il mezzo di quel messaggio’
Il Toro, ghignando, fece scivolare un paio di volte quel boccino sui rimasugli di sborra che ancora impiastravano il buco del culo poi, quando l’ ebbe inumidito per bene, vi poggiò sopra il pollicione.
Ancora dilatate da tanto movimento, quelle budella si aprirono senza difficoltà e, con un gemito strozzato, si inghiottirono quel contenitore freddo e duro.
Una sensazione di ‘pieno’ si impadronì della donna che, ancora sensibilissima dopo quella monta di poco prima, ricadde sul materasso, portandosi automaticamente una mano nel solco tra le chiappe, quasi a controllare che quella supposta metallica non le fuoriuscisse dal culo.
– Brava la mia troia ‘ sentenziò il Toro, una sonora pacca sulle natiche!

FINE PRIMA PARTE

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