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Atto di coraggio

By 18 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono quasi pronta per uscire, manca più di mezz’ora alla partenza, me la posso prendere comoda’
Ho indosso jeans, t-shirt, scarpe da ginnastica’.eppure mi sento fuori luogo’.qualcosa mi dice che non va bene’
Giro per casa, rifletto ‘dico ad alta voce ‘ Possibile che ci stia pensando seriamente??? E’ assurdo dai!!!’
Sento un brivido di eccitazione che corre sulla pelle mentre penso a come sarebbe, all’effetto che potrebbe farmi stare sul treno senza biancheria intima dopo il lavorone che hai fatto qualche giorno fa’.
Non lo saprebbe nessuno, chi vuoi che se ne accorga, lo sapresti solo tu mentre leggi questo racconto”.
Ora non ragiono più con la testa, ma con un’altra parte del corpo’.
Cerco nell’armadio.. prendo la camicetta celeste e la gonna di jeans elasticizzata, arriva al ginocchio, i sandali aperti bianchi’Mi vesto di corsa, prima di cambiare idea..

Arrivo alla stazione, prendo il biglietto, al momento di timbrarlo mi rendo conto che le macchinette obliteratrici non funzionano, dovrò avvertire il controllore o rischio la multa’.vabbè non è la prima volta che succede’.

Salgo sul treno, sono molto in anticipo, il vagone è ancora vuoto’
Ci penso, fa un caldo boia fuori ma la temperatura dentro di me è ancora più bollente’..
Mi infilo nel bagno’è minuscolo non riesco neanche a muovermi, devo fare dei numeri da contorsionista per togliermi tutto.
Il respiro è accelerato, il volto e la parte superiore del seno sono congestionati, mi guardo allo specchio con le mutande in mano: ‘Ma che cazzo stò facendo???’ Mi sfioro con una mano, sono zuppa, in ogni modo nessun pezzo di stoffa ormai potrebbe arginare queste cascate del Niagara ..

Metto tutto in borsa.
Mi siedo in un posto qualunque, l’aria condizionata è troppo fredda e i capezzoli, sotto la camicetta, ne risentono, sono duri, quasi bucano il tessuto. Stringo le gambe per evitare di colare, ma è inutile il contrasto tra il freddo dell’aria e il calore della mia pelle sono una dolce tortura.
Da lontano vedo il controllore, un ragazzotto sui 25, moro, ben messo, molto professionale.
Lo fermo ‘Mi scusi le macchinette non funzionano e non ho potuto timbrare il biglietto”
Mi risponde quasi balbettando, lo sguardo nella scollatura che rivela l’assenza del reggiseno, i capezzoli ormai rossi e gonfi per il divertimento lo puntano sfacciati.
‘Non si preoccupi signora, lo scrivo io a penna, è valido lo stesso’
Dentro stò ridendo come una pazza.
‘Ma poi, scritto a penna, è buono per prendere la metro?’ continuo accavallando le gambe e mostrando un pezzo di coscia.
‘Si nessun problema, casomai lo dice agli addetti ai tornelli’.la faranno passare sicuramente’
Sono piegata in due dalle risate, penso: ‘ E ti credo che mi fanno passare, magari mi offrono pure il caffè!!!’
Mi saluta galante: ‘Buona giornata signora’ Credo che se avesse anche solo immaginato che oltre a non avere il reggiseno mancavano anche gli slip mi avrebbe scopata lì, senza troppi complimenti.

Il treno corre veloce, apro il libro, ogni volta che sfoglio le pagine insistono sul capezzolo sinistro.
Ho voglia di toccarmi, appoggio il libro sulle cosce, mi sfioro appena, chiudo gli occhi’.
Sono lava bollente, un magma confuso si fa strada, stringo le cosce come faccio sempre, sento il clitoride, non credo stia bene avere un orgasmo in pubblico’ non mi è mai stato detto che posso farlo’.sono ben educata ..io..

Alle fermate successive sale un mucchio di gente, mi distraggono dalla lettura con il loro chiacchiericcio.
Mi guardo intorno penso ‘Cazzo non c’è un uomo decente! Tutti ragazzini brufolosi e operai pelosi e sudati che non sono davvero il mio genere!!’.
Il mio sguardo viene attratto da una ragazza seduta una fila avanti a me in controsenso, è bella, sicuramente non è italiana, è tutta vestita di rosa sembra un confetto, sarebbe ridicola se quel colore sulla sua carnagione pallidissima non fosse un ottimo complemento, ha la bocca a cuore immagino i pompini che farà al fidanzatino’
Ci sorridiamo, come a dire: ‘Siamo sulla stessa barca’
Penso ‘Chissà se qualcuno si è dedicato a lei come hai fatto tu con me” Ha un’aria dolce, gioca con il cellulare, forse se le merita le attenzioni del suo uomo, non usa ricatti stupidi o giochini vari.

Nelle vicinanze della stazione non mi passa neanche per la mente di reinfilarmi nel bagno.
C’è il bagno pubblico all’entrata della metro, mi fermerò lì.
Quando mi alzo controllo la gonna, potrei averla macchiata quanto sono bagnata, no sembra salva e la cosa quasi mi stupisce, forse al gioco mancava la tua voce, se mi avessi chiamato con una scusa qualsiasi ti avrei detto che sono senza slip’

Scendo al binario, mi dirigo verso la metro e’.leggo sulla porta del bagno ‘A causa di gesti incivili e vandalici i bagni non possono essere utilizzati’, segue un enorme lucchetto sulla porta a scoraggiare chiunque anche solo dal provarci.
Nooo, il viaggio in metro così no, c’è una ressa infinita, tutti appiccicati, basta sfiorarmi per capire che non ho il reggiseno’. Maledetti teppisti, maledetta società incivile’

Mi avvio sul corridoio, la camicetta si appiccica per il caldo a disegnare la forma a punta del mio seno che continua a ballare allegro ad ogni passo, incurante degli sguardi degli uomini che incrocio.
Sotto la gonna l’umido è arrivato alle cosce, sono un lago, devo avere una riserva infinita di umori sono ore che stò così, ma me la sono cercata, volevo stupirti senza effetti speciali, provare a tenerti in tiro, pensare che ti masturberai su queste parole, è un gioco che ti diverte e francamente diverte anche me’.

Dopo poche fermate riesco a sedermi, di fronte a me c’è un Uomo, legge un quotidiano, anche seduto si vede che è alto, ha i capelli bianchi, vestito con giacca e cravatta, quell’età di mezzo nella quale un uomo è definito interessante.
Mi guarda, fa un cenno di cortesia con il capo, è strano come la specie si riconosca a naso, un po’ come gli animali, siamo esseri complementari, gazzella e leone.
Sotto i Suoi occhi mi sento ancora più nuda di quanto non sia in realtà, lo sa, non capisco come ha fatto ma è così. Sorride come a dire ‘Tranquilla, non può accorgersene nessun altro, solo Io ne sento l’odore fino a qui’, arrossisco sotto il Suo sguardo, accavallo le gambe, le stringo, metto la mano sul ginocchio, quasi a coprirmi, ma a che serve’.ma non si tratta di vergogna, è il pudore di esporre chi sono veramente, non ci sono mai riuscita, per me è più facile una scopata che una chiacchierata, i miei segreti e il mio sé rimangono miei, a meno che non si trovi la chiave giusta, devo fidarmi di chi ho di fronte’.
Chissà cosa pensa, magari che sono solo una signora annoiata con la voglia di fare un giro, oppure una puttana che ha bisogno di una botta, difficile capire, non sembra un tipo loquace.
Mi chiedo: ‘Come sarà il Suo cazzo, grosso, rosso, sarà bravo ad usarlo?, o quell’aria sofisticata nasconde solo una bolla di sapone?’

Arriva la mia fermata, mi alzo, me lo trovo dietro, sento la Sua mano che sfiora i fianchi, scende, mi irrigidisco, non è la paura ma il godimento, vorrei evitare di liquefarmi nella metropolitana.
Tocca la coscia nuda, l’interno, non ha bisogno di arrivare più sù, già lì c’è un mare in tempesta, eppure vorrei le sue dita dentro di me…spogliami qui’ fammi sentire quanto sei duro, vienimi in bocca, dammi qualcosa per stanotte’.. qualcosa da portare a casa.
Avvicina la bocca al mio orecchio, dice solo: ‘Fai la brava”, scende, io rimango lì ferma a supplicare, con il desiderio di un orgasmo negato ancora una volta.

La sera, al rientro, l’orgasmo me lo sono regalato da sola, con il tuo aiuto’peccato la doccia fredda seguente’.

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