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Azzurra è una stronza

By 25 Maggio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Azzurra è una stronza, anche se è mia amica, anzi, devo dire che è (o forse è stata) la mia più cara amica.
Che ci volete fare, anche gli stronzi hanno diritto ad avere amici.
Innanzitutto, deve il suo strano nome ad una famosa barca da regata e non alla nazionale di calcio, come credono quasi tutti.
Azzurra è tutto il contrario di me, non mi riferisco solo alla sua stronzaggine, ma anche all’aspetto fisico: è alta e magra, con due gambe lunghe ed un culetto stretto e rotondo, ha i capelli biondi, lunghi e ondulati, che le scendono sulle spalle, ed un paio di profondi occhi azzurri.
Io no.
Io sono piccola di statura e gli amici, affettuosamente, mi chiamano papera, perché ho le gambe corte ed il sedere grande.
Non sono brutta nell’insieme, ma sono una ragazza normale, come tante, con un viso normale, i capelli di un castano normale, dei normalissimi occhi marroni, ecc…
Sono socievole, simpatica ed estroversa, ma quando arriva lei, sparisco letteralmente agli occhi di tutti i ragazzi.
Azzurra è perfettamente consapevole di questo suo fascino e lo usa senza alcun ritegno.
In realtà, a guardarla bene, si potrebbe dire che le sue gambe sono un po’ troppo magre, ed il suo sedere è un po’ troppo stretto rispetto alle spalle, ma una cosa del genere, detta da una papera come me, suonerebbe come un terribile attacco di invidia femminile, e quindi, tengo per me questi pensieri.
Comunque Azzurra se li passa tutti, li usa, li tiene sulla corda, insomma fa la stronza.
Lo ha fatto anche con Gianni.
In realtà si chiama Jean, viene dal Togo ed è uno dei tanti studenti africani che frequentano la nostra università.
A me Gianni piace, è un bel ragazzo, con un gran fisico, ma mi piace anche come persona, perché è dolce, intelligente ed educato.
Avevamo cominciato a frequentarci da un po’, poi è arrivata lei.
‘Lascia perdere, non è roba per te, che ci vuoi fare con quello scimmione?’
Azzurra, quando vuole, cioè quasi sempre, sa essere crudele, e poi è anche discretamente razzista.
Comunque, si è messa in mezzo e, come era prevedibile ‘ addio Gianni.
L’avrei presa a schiaffi, quel poveretto le sbavava letteralmente dietro e lei lo manovrava come voleva.
‘Alla fine glie la darò, ma lo farò sudare sette camicie, lo scimmione.’
La sentivo spesso dire frasi del genere, ad alta voce, senza nessuna precauzione.
Un giorno, mentre stavamo sedute al bar dell’università, mi sono accorta che dietro a noi era seduto Yetunde.
‘Azzurra, abbassa la voce, qui dietro c’è un suo amico.’
Lei ha alzato le spalle ed ha continuato a parlar male di Gianni.
Yetunde viene dalla Nigeria, anche lui studia, ma con molto meno impegno di Gianni, visto che è pieno di soldi e può rimanere qui tutto il tempo che vuole.
Ha affittato un grande attico in centro, dove spesso organizza delle feste favolose, mentre Gianni, che se la passa molto meno bene, deve farsi bastare la borsa di studio e accontentarsi di una stanza alla casa dello studente.
Tre giorni dopo, Gianni ci invita proprio ad una festa a casa di Yetunde.
Puntualissima, Azzurra mi passa a prendere sotto casa con la sua macchina nuova.
Io mi sono vestita normale, con una camicetta ed una gonna al ginocchio, lei no, naturalmente, visto che per l’occasione indossa un vestito blu scuro, cortissimo e scollatissimo.
Arrivate a casa di Yetunde, per un attimo mi sfiora il pensiero che ci sia qualcosa di strano nell’aria, ma non dico nulla alla mia amica.
Gli altri ospiti non sono ancora arrivati, oltre al padrone di casa ed a Gianni, c’è Zahrah, la cugina di Yetunde ed un altro africano che non ho mai visto, nero come gli altri tre, ma piccolo di statura e dal fisico minuto.
Zahrah è un tipo curioso, dai lineamenti spigolosi, altissima, sicuramente sopra l’uno e novanta, magra e con le spalle larghe, gioca in una squadra di serie A di pallavolo ed è irrimediabilmente lesbica.
Yetunde dice ad Azzurra che deve farci vedere una cosa e ci invita a seguirlo in camera, ma come entriamo nella stanza, di sorpresa, prende la mia amica da dietro, infilandole le braccia sotto le ascelle e la solleva da terra.
Zahrah si avvicina e le alza il vestito blu, arrotolandolo fino alla vita, mentre Azzurra, che sotto indossa solo un minuscolo perizoma rosso, grida e scalcia.
Zahrah tiene in mano un paio di lunghe forbici, le infila tra la stoffa e la pelle di Azzurra e zac, zac ‘ bastano due veloci tagli ed il minuscolo indumento scivola a terra.
In quel momento mi accorgo che Gianni si è sdraiato sul letto e si è abbassato i pantaloni.
Tra le gambe ha una specie di palo di cioccolata, mi viene in mente questa strana immagine, che forse poco si addice al momento delicato, ma non posso farci niente.
Anche Azzurra si è accorta di Gianni ed ora grida e scalcia più forte, anche perché Yetunde la sta spingendo inesorabilmente verso il letto, dove la sua fichetta leziosa sembra destinata ad un incontro con il palo di cioccolata.
In un ultimo tentativo disperato punta i piedi sul letto, ma interviene di nuovo Zahrah che le allarga a forza le gambe.
Quando è abbastanza vicina, Gianni con una mano l’abbranca per la vita, mentre con l’altra tiene fermo il suo palo, per indirizzarlo bene nella manovra di avvicinamento.
Un grido acutissimo di Azzurra e la sua espressione mi fanno capire che deve esserle entrato dentro.
Lei cerca disperatamente di drizzarsi sulle ginocchia, ma Gianni è troppo robusto e, dopo averle piazzato entrambe le sue manone nere sul culetto bianco, la schiaccia contro di sé, per completare la penetrazione.
Azzurra ha smesso di gridare e si lamenta sommessamente, mentre lui inizia a muoversi.
Un movimento lento e possente che fa cigolare rumorosamente il letto.
In un piccolo attacco di cattiveria, penso che le sta bene e che se l’è proprio cercata, poi vedo la sua smorfia di dolore e mi dispiace.
Gianni la sta pompando ben bene, osservo il suo culetto bianco muoversi avanti ed indietro, poi mi accorgo che la punizione della mia amica stronza non è finita lì: anche Yetunde si è abbassato i pantaloni ed ha tirato fuori un palo identico a quello di Gianni.
Azzurra non ha la minima idea di quello che sta per accaderle.
Yetunde per un po’ studia il movimento che Gianni imprime al sedere della ragazza, poi si fa sotto.
Lei riprende a gridare quando si sente allargare le chiappe e lui per tutta risposta lo spinge un po’ dentro.
Ora i due si muovono all’unisono e, ogni volta che viene in avanti, Yetunde ne approfitta per affondarlo un po’ più in profondità.
Quando è sicuro di averglielo piantato fino in fondo aumenta il ritmo e Gianni lo segue.
Dai versi che sta facendo Azzurra non riesco a capire se le piace o meno, ma non mi sembra il caso di chiederglielo.
Intanto il terzo, quello piccolo e mingherlino, decide anche lui di aprirsi i pantaloni.
Mi aspetto un coso piccolo, in armonia con il suo corpo, invece estrae dalle mutande un arnese che non ha nulla da invidiare a quello degli altri due.
Azzurra se ne sta con gli occhi semichiusi, sbatacchiata avanti ed indietro da Gianni e Yetunde e non si è accorta di nulla.
Riapre gli occhi solo quando lui le solleva la testa prendendola per i capelli, giusto in tempo per vedere il terzo palo entrare dentro di lei, questa volta in bocca.
Mi sembra di assistere ad uno strano e terribile rituale tribale, mentre osservo la scena in piedi, poggiata allo spigolo della porta, con Zahrah a fianco a me, che sembra particolarmente eccitata da quello che sta accadendo.
Yetunde è il primo a finire, seguito subito dopo da Gianni, mentre il piccoletto va avanti ancora per un po’.
La tiene forte dietro la nuca e le fa muovere la testa avanti e indietro finché non viene anche lui.
Azzurra vorrebbe scostarsi ma lui la trattiene ancora per diversi secondi, poi la lascia libera.
Lei allora scatta come un molla e si tira su, sputando disperatamente, ma ormai credo ci sia ben poco da sputare.
Rimane con la bocca aperta e gli occhi sbarrati, con le mani strette sull’inguine, mentre fiotti di sperma misto a sangue continuano a filtrare tra le sue dita.
Io penso sia finito, ma mi sbaglio, perché il piccoletto si sdraia sul letto, Gianni si mette alle spalle di Azzurra, mentre il padrone di casa rimane in piedi, vicino al letto.
Gianni, da dietro, la prende e la costringe ad inginocchiarsi sul letto con le gambe allargate.
Ora Azzurra è come sospesa sopra il palo di cioccolata del tipo mingherlino che, dopo averle piazzato le mani sui fianchi, cerca di farla abbassare.
Lei grida e si difende come può, ma vedo che lentamente ed inesorabilmente si abbassa sempre più, finché non interviene anche Gianni, che la spinge sulle spalle.
è impressionante vedere quel coso nero e largo, farsi strada dentro di lei, il suo sesso è così dilatato che ho quasi timore si possa strappare tutto.
Gianni continua a spingerla in basso e si ferma solo quando il culetto bianco della mia amica è stabilmente poggiato sulle cosce del proprietario del palo.
Come sente alleggerirsi la presa sulle spalle, Azzurra tenta di rialzarsi ed il tipo mingherlino sotto di lei le permette di risalire un po’, poi la prende per i fianchi e, prima che il suo palo si sia sfilato del tutto, la spinge nuovamente in giù.
La lascia risalire di nuovo e la spinge in giù per la seconda volta, poi il movimento si fa più regolare e non riesco a capire bene chi sia dei due a comandare la danza.
Ora Azzurra non grida più ed emette solo dei gemiti.
Il grido, forte ed acuto, arriva invece quando Gianni, dopo averla costretta a piegarsi in avanti, le infila il suo palo di cioccolata in mezzo alle chiappe e lo spinge di colpo, fino in fondo.
Un grido solo, perché nel frattempo Yetunde ne approfitta per ficcarglielo in bocca.
I tre, a posizioni scambiate, riprendono il loro lavoro.
Azzurra non oppone più alcuna resistenza, se ne sta distesa, asseconda il loro movimento e aspetta che scarichino di nuovo, dentro di lei, il loro sperma.
Quando finiscono, lei si alza lentamente, ha la bocca ed il mento completamente impiastrati ed una spallina del vestito si è strappata, scoprendo uno dei suoi piccoli seni.
Zahra mi porta via proprio mentre i tre uomini si accingono a dare inizio alla terza passata.
Il grande salone ora è pieno di gente, in tutto una quarantina di persone, di cui una dozzina donne.
Io sono l’unica bianca, perché sembra che per l’occasione si sia radunata tutta la comunità universitaria africana.
Sono tutti vestiti bene e conversano amabilmente tra di loro in francese, mentre si servono da bere e da mangiare.
Dopo una decina di minuti Gianni, Yetunde ed il piccoletto fanno il loro ingresso nel salone.
Azzurra non è con loro e sembrano visibilmente soddisfatti.
Parlano un po’ con alcuni degli ospiti, poi vedo altri tre uscire dal salone e dirigersi verso la stanza da letto.
In un momento in cui il brusio delle voci sembra calare, colgo i lamenti ed il pianto della mia amica.
Mi guardo intorno, se veramente tutti gli uomini presenti alla festa le faranno tutto quello che le hanno fatto i primi tre, sarà una punizione terribile per Azzurra.
Va avanti così per tutta la notte: a gruppi di tre vanno nella stanza da letto, tornano e danno il cambio ad altri.
Sono le quattro del mattino quando Azzurra entra nel salone, accompagnata, o meglio sorretta, da Zahrah.
I capelli sono completamente scompigliati, gli occhi, con il trucco disfatto, mostrano delle occhiaie profondissime e le labbra appena socchiuse, sono atteggiate in una smorfia di dolore e vergogna.
è praticamente nuda perché entrambe le spalline si sono strappate ed il vestito le è scivolato fino alla pancia, scoprendole completamente il seno, mentre la parte inferiore e rimasta arrotolata alla vita, così come l’aveva sistemata Zahrah all’inizio.
Cammina lentamente, scalza, a gambe larghe e con le braccia stese lungo i fianchi e non sembra rendersi conto delle condizioni in cui si trova.
Al posto della fessura rosea, sormontata da un ciuffetto di peli dorati, c’è ora una voragine rossa, aperta, slabbrata ed impiastrata di sperma misto a sangue, che continua a colare lungo le sue gambe magre.
Si guarda in giro e, come mi vede, si dirige verso di me.
Faccio appena in tempo a prenderla tra le braccia.
Dice una sola parola: ‘aiutami!’
La sua pelle chiara e delicata è bagnata ed incrostata dallo sperma di tutti quegli uomini che ora conversano tranquillamente come se non fosse accaduto nulla di particolare, ne sento l’odore forte ed acre e, per un attimo, mi chiedo se riserveranno anche a me lo stesso trattamento.
‘No aspetta, non abbiamo ancora finito con te, ora devi far divertire un po’ anche le ragazze.’
Poi rivolta a me: ‘Non ti preoccupare, tu sei a posto, non ti faremo niente, ma a questa stronza dobbiamo finire di dare una bella lezione.’
La fa inginocchiare, poi fa cenno ad una ragazza di avvicinarsi.
La ragazza si solleva la gonna, sotto non indossa nulla e la sua fica già aperta, risalta sulla pelle scurissima.
‘Su, da brava, lecca bene, falla godere.’
Non riesco a vedere il viso di Azzurra, perché i lunghi capelli ne coprono i lineamenti, ma dall’espressione dell’altra, suppongo che stia facendo bene il suo lavoro.
Poi Zahrah, che nel frattempo si era allontanata, ritorna, ha una strana protuberanza sul davanti, che le tiene la gonna staccata dal corpo.
Quando la solleva, vedo sotto, con sorpresa, un enorme cazzo finto legato al suo corpo con delle cinghie.
è veramente spropositato, più grande dei pali di cioccolata che ho visto fino ad ora, ma di un irreale color rosa acceso.
Azzurra riprende a gridare quando sente di nuovo qualcosa entrarle dietro, mentre Zahrah gode da matti e le altre ragazze fanno il tifo.
Continuano a lungo, costringendola ad andare in giro, inginocchiata, leccando qua e là, mentre si passano l’una con l’altra il cazzo finto, ridendo tra di loro.
Quando finalmente decidono che può bastare, è quasi l’alba.
Zahrah mi dice che possiamo andare ed io ne approfitto per portarla in bagno e darle una sistemata, per fortuna sono una ragazza previdente e tengo sempre nella borsa ago, filo e delle spille da balia.
Per prima cosa la ripulisco un po’ con della carta igienica bagnata, poi, in qualche maniera, le riattacco le spalline del vestito.
Abbandoniamo l’appartamento in fretta, perché ho paura che ci ripensino e decidano di ricominciare.
Quando siamo in ascensore mi accorgo che Azzurra è scalza, ma non mi sembra sia il caso di tornare indietro per recuperare le sue scarpe.
Non mi piace guidare le auto degli altri, non sopporto il cambio automatico e certi colori mi danno il vomito, ma mi rendo conto che la mia amica non è in grado di andare da nessuna parte e così mi metto al volante della sua detestabile Smart rosa.
La porterò a casa mia, perché Azzurra vive con i genitori, in una grande villa in periferia, e non mi sembra una buona idea fargliela vedere in queste condizioni. Arrivate a casa mia, dopo quella nottata terribile, decido di ficcare Azzurra sotto la doccia, anzi, entro anch’io nel box trasparente, un po’ perché ho voglia di lavarmi, un po’ perché lei non si regge in piedi e devo sorreggerla di continuo.
è ridotta uno straccio e si lascia insaponare e sciacquare come un bambino di pochi mesi, senza fare storie, solo quando la sfrego con l’accappatoio, inizia a lamentarsi e mi costringe a tamponarla leggermente senza strofinare.
Uscite dal bagno le do una mia camicia da notte e la ficco a letto.
Si addormenta come un sasso e si risveglierà solo nel tardo pomeriggio.
L’arroganza e la sicurezza di sé, che l’hanno sempre contraddistinta, sembrano totalmente svanite, si lamenta che è piena di dolori e non vuole parlare di quanto accaduto la notte precedente.
Rimane da me per tre giorni e il secondo giorno riesco a trascinarla da un medico, visto che oltre ai dolori, continua a lamentare perdite di sangue.
Le ho prestato dei miei vestiti e devo ammettere con dispiacere che, anche se non sono della sua taglia, le stanno meglio che a me.
Mi metto di nuovo al volante della sua Smart e andiamo dal dottore.
è un vecchio medico con capelli, sopracciglia e barba bianchi.
Esamina con cura Azzurra e lo vedo spesso scuotere il capo.
Lei ha inventato la balla di un fidanzato troppo focoso, ma ho paura che non l’abbia bevuta, a giudicare dalle occhiate ironiche che ci lancia di continuo.
La visita è finita, ora il responso.
‘Signorina, ora le dirò tre cose, una buona, una così così ed una non buona.
Cominciamo con quella buona.
Quando si pratica sesso in maniera eccessiva e scriteriata, si va incontro a conseguenze pericolose. Lei, nonostante l’irruenza del suo fidanzato, è stata fortunata e queste conseguenze sono molto limitate.
La seconda, quella mezza mezza, è che dovrà tenere alla larga il suo fidanzato per venti giorni, un mese anche meglio, se vuole far rimarginare le ferite e le escoriazioni.
Veniamo all’ultima.
Io per molti anni ho fatto il pediatra e a volte il mio linguaggio è ancora condizionato da questa passata esperienza.
Allora, la sua patatina ed il suo sederino non torneranno più come prima, ci sono stati dei cedimenti importanti nei tessuti, cedimenti a cui solo parzialmente, in piccola parte, potrebbe porre rimedio un intervento chirurgico. Per questo potrebbe rivolgersi ad un mio collega, ora le segno l’indirizzo su un bigliettino.’
Il medico ci accompagna alla porta e proprio mentre stiamo per salire in ascensore: ‘Complimenti al suo fidanzato, signorina’, ci dice rivolgendoci un sorrisetto ironico.
Siamo di nuovo in macchina e Azzura sembra completamente frastornata.
‘Ma insomma, che ha detto il dottore?’
Sono stanca e stressata da tutta questa storia e così sbotto.
‘Ha detto che hai la fica rotta ed il culo sfondato e che te li devi tenere così.
è il minimo che ti possa capitare dopo che trenta negroni hanno passato una notte intera ad infilare i loro pali di cioccolata in ogni tuo buco.’
Normalmente non uso un linguaggio così volgare e brutale e lei rimane sorpresa e non replica, restando in silenzio per tutto il viaggio.

Il pomeriggio del terzo giorno, visto che si sente un po’ meglio, decide di tornare dai suoi.
Sono passati solo cinque minuti da quando è uscita dal mio appartamento, che sento suonare il campanello.
Che cavolo si sarà mai dimenticata? Mi dico, ed apro la porta senza pensarci.
Mi trovo davanti Gianni, con un mazzo di fiori di campo colorati in mano, che mi sfodera il migliore dei suoi sorrisi.
‘Azzurra è appena andata via, se ti sbrighi forse fai in tempo a beccarla prima che metta in moto la macchina, anche se penso che non avrà molta voglia di vederti dopo la festa dell’altra sera.’
Gianni mi guarda perplesso, fa un passo in avanti e mi porge il mazzo di fiori.
‘Ma io sono venuto per te, per la mia paperella.’
Il buffo diminutivo del mio soprannome, pronunciato con lo strano accento francese di Gianni, ma fa scoppiare in una fragorosa risata e, senza accorgermene, mi trovo abbracciata a lui.
Le sue manone mi stringono le chiappe grandi e carnose, da papera per l’appunto, e mi trovo schiacciata contro il suo corpo, mentre sento già qualcosa in agitazione dentro i suoi pantaloni.
Restando in equilibrio su una gamba, allungo un piede e spingo la porta di casa rimasta semi aperta.
Un minuto dopo siamo in camera da letto.
I nostri vestiti sono sparsi tra l’ingresso ed il corridoio ed io sono completamente nuda, sdraiata sulla sovraccoperta, con questo gigante d’ebano sopra di me.
Ho un attimo d’esitazione e vengo presa dalla paura, perché la vista di quel coso enorme, in piena erezione, mi ha fatto tornare alla festa di tre giorni prima e penso ad Azzurra e a come è ridotta.
‘Che c’è paperella?’
‘Il palo, ho paura che il tuo palo di cioccolata …’
Ora è lui a mettersi a ridere, una risata lunga ed irrefrenabile.
Quando alla fine riesce a riprendere il controllo mi guarda in maniera così dolce che mi sento relativamente tranquillizzata.
‘Non devi aver paura, il mio palo di cioccolata, come la chiami tu, entrerà nella tua cosina solo quando sarai pronta e solo se lo vorrai. Farò piano piano piano, vedrai.’
Gianni è di parola e, dopo avermi stuzzicato a lungo, lo avvicina delicatamente alla mia fica abbondantemente lubrificata.
Io allargo le gambe e lo guido con le mani.
Non pensavo che la mia fica si potesse allargare così tanto e mi accorgo con stupore che non mi fa male. Mi sento strana, come se fossi completamente riempita dentro, ma quando lui inizia a muoversi è solo piacere, un piacere che raggiunge ogni parte del mio corpo, come un’onda, una vibrazione che cresce.
Accidenti! è già venuto. Una specie di inondazione. Penso che avrei dovuto mettere un asciugamano pesante sotto il mio corpo, così avrà macchiato lo sovraccoperta, le lenzuola e forse pure il materasso, ma non me ne frega niente.
Sono solo dispiaciuta che non ho fatto in tempo a raggiungere l’orgasmo, ma lui ricomincia quasi subito e questa volta dura abbastanza da farmi godere.
Mi rendo conto che mi è venuta improvvisamente fame. Sembra una cosa stupida, in un momento come questo, ma mi alzo e vado in cucina.
Ora siamo seduti sul letto, nudi e con una lattina di birra in mano, dopo esserci mangiati un’intera busta di patatine fritte.
Quando Gianni mi fa sdraiare di nuovo, sento il crac crac delle patatine cadute che si finiscono di frantumare sotto il peso della mia schiena, mentre il suo palo scivola di nuovo dentro di me.
è rimasto a cena da me e poi, dopo mangiato, abbiamo ricominciato.
Ho provato a prenderglielo in bocca, è così grande che non sapevo da che parte cominciare e così all’inizio mi sono limitata a leccarlo, poi, quando mi è sembrato veramente eccitato, l’ho serrato con le labbra alla base della cappella, l’ho stretto leggermente ed ho cominciato a muovermi.
‘Sei sicura di volerlo fare?’, mi ha detto, con tono premuroso.
Io non gli ho detto nulla, ma ho aumentato la stretta ed ho continuato.
è venuto subito dopo e per un attimo ho temuto di rimanere soffocata, per quanto grande era il flusso di sperma che continuava ad uscire, poi ci siamo addormentati entrambi.
Mi sono svegliata verso l’alba e per un attimo ho avuto paura: che ci faceva quel gigante nero nel mio letto?
Si sentiva appena il respiro che faceva muovere ritmicamente il suo torace poderoso, poi ho scostato il lenzuolo e mi sono chinata su di lui.
La mia bocca e la mia lingua hanno impiegato poco a risvegliare il suo palo e, quando Gianni ha aperto gli occhi, ero già seduta sopra di lui e lui era dentro di me.
‘Buongiorno paperella, ma cosa fai?’
‘Inizio la giornata nel migliore dei modi’.

Sono più di sei mesi che sto insieme a Gianni.
Ha abbandonato la casa dello studente e si è trasferito da me.
Questo è probabilmente uno dei motivi per cui l’amicizia con Azzurra si è raffreddata, ha detto che con quella gente non vuole avere nulla a che fare.
Dal suo punto di vista, ha anche ragione, la stronza.

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