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Becoming cuckquean

By 29 Febbraio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Alessia- L’antefatto

Dire come sia iniziata, sarà molto semplice e veloce.
All’epoca vivevo con il mio compagno Andrea, un fidanzamento stabile di alcuni anni e una convivenza splendida. Io, timida ragazza, l’avevo conosciuto come istruttore in una palestra in cui mi ero iscritta dopo un mese di gesso ad una gamba, lui, sicuro di s&egrave, un allenatore a tempo perso con un ottimo lavoro, mi aveva subito conquistata. Ci amavamo, avevo aperto a lui la mia intimità come con nessun altro mai, e cercavo di accontentarlo in tutto. Sì, lo confesso, il mio carattere non aiutava ad essere quel genere di fidanzata che si fa gli affari suoi, lo adoravo, lo volevo, era mio, avevo fatto grandi cambiamenti per lui, e sempre ne avrei fatti.

Tutto iniziò con una banale Domenica mattina di una settimana senza Andrea, via per lavoro, dove dopo una tarda sveglia ed un’abbondante colazione mi ero messa a sonnecchiare sul divano, e senza pensarci presi il suo computer portatile dal tavolino per fare delle ricerche, qualcosa per il suo compleanno. Guardai qualche sito, qualche libro, forse un weekend solo io e lui gli avrebbe fatto piacere… Navigai per un’oretta chiarendomi alcune idee e confondendone altre, ma mi stavo muovendo con grande anticipo, così chiusi il computer.
“ops!” esclamai da sola “la cronologia!”
Sarebbe stato davvero sospetto se Andrea avesse visto nei siti visitati, durante la sua assenza, weekend per coppie, libri storici che piacevano solo a lui, orologi da uomo… Così aprii la cronologia e cominciai a selezionare tutti i siti visitati quel giorno, quando l’occhio mi cadde sulla cronistoria passata delle navigazioni.

Un sito pornografico. Accidenti… Beh può capitare, povero Andre, era stato a casa da solo 10 giorni mentre io ero in vacanza con le amiche… Sorrisi. Non ero poi così gelosa, anche io mi concedevo qualche doccia “molto rilassante” ogni tanto. Smisi di sorridere espandendo però le schede. Altri siti porno, altri filmati…
“cavolo Andrea, eri proprio in astinenza o sono così pessima a letto??” mi chiesi.
Che diamine erano quei filmati? Cuck… Mistress… Cuckcake?
Cliccai sull’ultimo filmato che recava quel termine così incomprensibile, perché mi pareva il più innocente. Sarà cuPcake? Un porno culinario? Una di quelle cose ridicole…
Sorrisi di nuovo, pensando che forse qualche collega gli avesse spedito il link di qualche filmato imbecille di tette e culi come ogni tanto succedeva, mentre il riproduttore caricava con lentezza esasperante.
No, a quanto pareva una cuckcake era qualcosa che aveva a che fare con… Sesso a tre? Una tizia legata, un… Che cazzo voleva dire? Qualche gioco erotico con Andrea l’avevamo anche provato, ma come… Quelle cose…

Chiusi il sito digitando su un motore di ricerca il termine, e come sempre succede, mi persi per un paio di ore dietro foto, filmati, blog, tutto per me nuovo e incomprensibile, anche curioso se non fosse scaturito da ricerche di Andrea. Ero ferita. Tutto in Inglese, non lo masticavo così bene nei rivoli del gergo e dei blog, finch&egrave non trovai il blog di una donna che si definiva “cuckcake”, italiana.
Sembrava un blog molto serio, quasi “di buon gusto” se si può usare il termine, la Cuckcake, la Mistress, Lei, comunque si definisse, portava un nome evidentemente d’arte.
La follia mi spinse a scriverle un messaggio, cordiale e gentile, chiedevo senza mezzi termini una spiegazione di “cosa” fossero una cuckcake, e una cuckquean, termini che trovavo ripetuti spesso. Erano sinonimi forse?
Inviai il messaggio da una casella di posta che usavo solo per newsletter e altre realtà opinabili, cancellai ogni mia traccia della mattinata e mi costrinsi a rilassarmi. Andrea aveva qualche fantasia di quel genere, forse, non c’era niente di male, anche io fantasticavo su qualche collega di lavoro, ma questo non mi aveva mai impedito di essere solo del mio amato Andrea.

Lei- ricevere messaggi.

Ogni giorno arrivava sempre qualche messaggio imbecille, o pure peggio. Il mio blog era un passatempo, ho i miei impegni, ma non gli nego una certa utilità nell’essere una piccola rete da pesca nel mare che frequento.
Sendendo l’ennesima vibrazione del telefonino nel letto, segno di qualche messaggio di posta, sospirai e chiusi il libro che stavo leggendo, distendendomi nell’ampio materasso a due piazze e allungando una mano lo afferrai. Rimasi lì distesa, godendomi la sensazione di espandermi nello spazio morbido con il mio corpo, mentre avviavo l’applicazione di posta.
Messaggio da segaiolo. Elimina.
Segaiolo. Elimina.
Troll. Elimina.
Acquisto di pillole per indurirmi il cazzo, perché no?… Elimina.
AleBlond@****, oggetto “mi scuso per le domande, ma…”.
Leggiamo un po’.

Buongiorno.
Ho letto il tuo blog durante qualche ricerca su internet… Ho visto che il mio compagno sembra appassionato di cose come queste, ma trovo molto in inglese e non capisco… Volevo farti delle domande, posso? Cos’&egrave una cuckcake? Una cuckquean? Sono sinonimi? C’&egrave un legame? E non so… Cos’&egrave tutto questo?
Mi scuso per le domande sciocche, sarò felice se mi risponderai.

Ale

Scoppiai a ridere da sola, che razza di sciocca…
Una sciocca ideale per il mio divertimento, però. Ne avevo già trovate così, erano le prede migliori, timorose, spaventate dalla novità… Avrei risposto alle sue stupide domande, pasturato la zona, acchiappato e pescato. Questa era la mia natura, la mia capacità, il mio desiderio. Presi la canna e lanciai. Alessia- Piano inclinato

Come la teoria del piano inclinato, la minima pendenza causa un rotolare irreversibile ed inevitabile.
Aprii la prima email ricevuta con trepidazione, volevo delle risposte, e forse me le avrebbe fornite.

Buongiorno, Ale.

Risponderò alle tue domande molto volentieri: nessun sinonimo.
Una cuckquean &egrave una donna che prova eccitazione e piacere nel vedere il proprio partner frequentare altre partner.
Questo perché non si reputa adatta, capace, o semplicemente vuole dare piacere alla persona che ama. Le situazioni sono sempre diverse, non sta a me classificare.
E tu, se già hai speso del tempo a capire cosa sia, perché il tuo compagno ha cercato così tanto su queste cose, sei già mentalmente nell’ottica di scoprire cosa piaccia al tuo uomo di questo mondo.
Una cuckquean che vuole soddisfare il proprio amato, non essendo in grado di farlo da sola, troverà una mistress, più adatta allo scopo.

La cuckquean &egrave sottomessa alla volontà della mistress, o cuckcake, tutti termini per dire ME, una donna che possiede il tuo uomo, dandogli ciò che tu non sei in grado di dargli.
Non angosciarti, non lo fai volontariamente, &egrave solo che alcune di noi sono… Diverse.
Profondamente diverse.

Il legame?
Tra la cuckquean e la cuckcake &egrave molto forte, la cuckquean ama e adora il partner, e vuole soddisfarlo in tutto, anche se questo prevede che intervenga un’altra persona, la cuckcake.
Io sono la risposta ai desideri del tuo lui, il tuo adorato, amato, lui.

A risentirci.

Risentirci? Ma che razza di stronza! Aveva risposto alle mie domande, ma con che tono di superiorità, che sicumera, come… Osava!
Chiusi il portatile con rabbia e finsi di non essere tormentata dalle sue parole. Finsi fino alla sera. Poi cedetti.

Grazie per le risposte.
Non so cosa fare, la situazione &egrave inattesa. Dovrei parlargliene? Forse &egrave solo una fantasia, non lo so. Sembri molto esperta.

Neanche due minuti dopo, Lei rispose.
Chiedeva di aggiungerla su un’applicazione per chattare con lei, direttamente, senza mezzi termini. Sarebbe stata online per dieci minuti, poi non l’avrei trovata. Mi sorpresi ad agitarmi così tanto per quelle parole, quella sicurezza estrema, era così…
Trasparente anche attraverso un semplice testo scritto, mi misi al tavolo della cucina di corsa, aprendo il programma, pregando di ricordare la password…

Eccola, nickname “Lei”, una foto profilo incomprensibile.

“Ciao!” scrissi, cordiale.

“Buonasera. Dammi del lei.”
Glaciale. Lapidaria.
Sentii i polsi che mi tremavano, non capii se per la rabbia di essere trattata così, o altro, ma Lei aveva le risposte ed io le domande. Troppe domande.

“Mi scuso. Secondo lei dovrei parlargliene?”
“Non ne saresti capace. Rispondimi. Vuoi rendere felice il tuo uomo?”

Sì, si lo volevo, ovviamente, le risposi.

Nella mia testa cominciava orribilmente a farsi largo l’ipotesi che soddisfare la sua fantasia per una volta potesse essere sensato. E se non l’avessi fatto? Andrea sarebbe andato con qualcun’altra, forse, un’amante? E se ce l’aveva già? Che situazione assurda, e allora se…

“Ti chiedi, lo so, se questa sua fantasia rischia di portarlo a tradirti. Potrebbe benissimo, te lo assicuro. Le persone si amano, ma i rischi sono molti. E succedere quando? E perché? E se non realizzare la sua fantasia lo rendesse arido con te? Vuoi negargli questo? Ti tradirebbe. Meglio una puttanella a caso o una Donna fatta e finita? Sai già tutte queste risposte.”

Quella donna mi terrorizzava, o forse mi eccitava terribilmente.
Sentivo il potere che aveva su di me ad ogni parola, volevo risponderle senza farla fuggire, volevo essere rassicurata e lei lo stava facendo, sbattendomi in faccia però la cruda realtà.
Avevo l’inguine inaspettatamente solleticato. Le risposi che aveva ragione, temevo che la fantasia diventasse tradimento, ma quella fantasia non mi apparteneva, io amavo Andrea alla follia, ma come potevo lasciarlo libero di fare qualcosa con un’altra…

“Stronzate. Posso sentire la tua fica fradicia. Tu ami Andrea e non lo vuoi perdere, essere cuckquean ti darà un controllo, in parte, sul suo desiderio. Tu scegli la cuckcake, tu scegli la Femmina che trovi degna della persona che ami, questo &egrave il tuo potere, tu vuoi il meglio per lui, perché lui appagato &egrave tutto quello che desideri.”

Tacqui sul particolare delle mie mutande, perfettamente azzeccato, respirando a fatica mi alzai ed andai al rubinetto a prendermi un bicchiere di acqua. Dovevo calmarmi. Tornai alla tastiera.

“Detta così, sembra… Rassicurante. Ho controllo su questa cosa, no?”
“No.”
“…”
“Hai controllo sulla scelta della cuckcake. La migliore donna per la persona che ami, quella che sarà l’ideale per appagare il tuo amato Andrea. Quella che ha ciò che tu non hai. Sicurezza, fascino, bellezza, sensualità.
Una cuckcake &egrave superiore alla cuckquean per definizione, le sue mancanze incarnate.
La cuckcake viene scelta, ma &egrave migliore. Io sono superiore.”

Mossi stizzita il volto in un cenno di diniego. Superiore. Che imbecille. Sicuramente aveva qualcosa che io non avevo, ma non ero disposta a farmi insultare.
Era finita.
“Evita di insultarmi, per favore. Grazie della chiarezza estrema e di aver sprecato del tempo cosi prezioso per te, per le mie domande. Addio.”
Cancellai il suo contatto e chiusi il programma, mi concentrai sull’eliminare quella spiacevole quindicina di minuti della mia vita.
Non ci avrei più pensato, forse parlato con Andrea.
Forse.

Due settimane dopo, aprii la casella di posta per eliminare un po’ di spazzatura, quando trovai una email di Lei. Mi trovai ad aprirla senza pensare di volerlo davvero.

Ho detto di darmi del Lei, cornuta.
Non fingere di non averci pensato ogni giorno della tua melmosa vita di coppia, so che hai il terrore che lui cerchi ancora queste cose, sai il suo interesse, non puoi evitarlo. So come ti batte il cuore quando lui riceve un messaggio e temi che sia una “lei” qualsiasi, so che il primo viaggio di lavoro che farà ti farà impazzire…
Io sono la tua risposta, il tuo appiglio di sicurezza e di scelta in una situazione che ti vedrà solo frustrata e delusa.

Parlane con lui. Sarà sicuramente pronto.
Chiamami.

34********

Mi sentii svenire. Era crudele, forte, dura, insultante, e terribilmente… Vera.
Santo cielo, non ci dormivo la notte, pensavo continuamente alle storie di tradimento che sapevo, amiche cornute, amanti, tragedie… Io forse potevo avere almeno la scelta, ma Andrea mi avrebbe davvero tradito? Io ero pronta così tanto a scommettere che non avrebbe mai fatto come tanti altri, anche solo un misero colpo di testa? Sembrava così nervoso per il lavoro, scostante, in questi giorni… E io non riuscivo a rilassarlo come una volta, avevamo litigato due volte solo in quei tre giorni… Ero nervosa e danneggiavo anche lui, forse se per il suo compleanno avessi ceduto all’idea… Sì, il compleanno poteva essere una scusa per tentarlo, un regalo, come potevo…

“Pronto?”
“Sono Alessia. La prego, Lei deve conoscere Andrea.”
Alessia- Becoming cuckquean

Andrea non immaginava che la serata a cui insistevo di volerlo portare fosse tutta una scusa. Si lamentò della mia insistenza per un aperitivo prima di un film al cinema, ma lo pregai così tanto e così dolcemente che alla fine accettò con un sorriso. Sapeva che quando qualcosa mi entrava in testa era difficile da far uscire.
Sorrisi anche io premiandolo con un servizietto in ginocchio, in camera, era cosi bello…

Quanto a lungo sarebbe stato ancora mio?
Cosa stavo per fare a me stessa, per lui?
Lo amavo così tanto da cederlo a qualcuna? Forse no.
All’aperitivo avremmo incontrato Lei, una situazione spiazzante, l’avrebbe portato a negare la sua fantasia…

“Oh si amore mio, vedi come sono una brava fidanzata? Non hai bisogno di altre, vero?” lo imploravo con gli occhi gustandomi il suo sesso nella mia bocca, ma ovviamente non mi rispondeva, e io lo accompagnai verso la proposta, come una condannata ad un patibolo che ha scelto volontariamente.
Al locale tutto sembrò perfetto per una mezz’ora circa, parlavamo e ci sorridevamo come sempre, mentre i miei occhi dardeggiavano in lungo e in largo. Lei sarebbe stata lì da un momento all’altro, forse era già lì…
Quella bionda come me? No, era con le amiche…
Una mora in rosso scuro al bancone del bar prendeva un aperitivo con un ragazzo, sorridendosi. Una signora sui 40 anni ordinava un caff&egrave. Scollatura esagerata, forse era lei, sì, una con quel rossetto poteva solo essere una troia…

“amore, tutto ok?” arrossii riportandomi a guardare Andrea.
“Sì sì tutto ok, mi ero persa a guardare la folla” sorrisi per un mio piccolo vezzo innocuo che avevo sempre, e mentre Andrea faceva un salto in bagno, miisi ai raggi X la sala.
Un’altra bionda, da sola, mi stava guardando… Era lei, forse, non era splendida, ma si mise a guardare il telefonino. In quel gruppetto di ragazze? Forse? No, impossibile. Una signora con i capelli corti si guardava in lungo e in largo come me. Lei?
Dov’era la troia al bancone? Sparita, meno male. In ritardo, Lei, la perfetta Lei non si presentava.
Sorrisi a me stessa: c’ero cascata.
Probabilmente era qualche cretina che giocava a fare la superiore, ma poi nei fatti non avrebbe concluso alcunch&egrave.
Andrea ritornò e gli sorrisi, prima di baciarlo. Si, lui era mio e solo mio… Guardai la sala quasi sorridendo.

La mora in rosso al bancone si alzò dallo sgabello, smettendo senza mezzi termini di calcolare il ragazzo, e cominciò a dirigersi verso di noi.
Un passo lento e sensuale, perfetto, da modella sul palcoscenico. Un caso…
Un altro passo, aggirò una sedia, non staccava gli occhi da me. Non voleva dire niente, il bagno era in quella direzione…
Ancora più vicino, rotta sicura, sguardo alto, fisico splendido. Accidenti, mi sudavano le mani, forse…
A due metri da noi, un fulgore di sicurezza e sensualità, conscia di aver fatto girare tutto il locale al primo rumore del suo tacco a spillo, regnava nel silenzio irreale.
I suoi occhi di un colore indefinito, quasi rosso, forse viola, profondi come un abisso mi fissarono per un nanosecondo inchiodandomi il cuore e la mente.

Era Lei.
Era arrivata, si sarebbe presa la persona che amavo, che io le offrivo su un piatto d’argento, perché era la soluzione meno orribile per me.
Era una dea, e bisognava sacrificarle qualcosa innanzi.

“Buonasera, Andrea.” disse senza battere le lunghe ciglia da me al mio amore, porgendo una mano imbraccialettata dalle lunghe dita perfette, unghie curate. Il mio fidanzato strinse istintivamente la sua mano confuso.
“Sì, piacere… E lei… E’…?” la mora non rispose, limitandosi a guardarmi.

Lei- abboccare all’amo

Diglielo, cornuta, diglielo chi sono io.

La guardai sottilmente divertita cercare di introdurmi al suo uomo, balbettando, confondendosi, che vedendola così impacciata mi offrì di sedermi, suggerì a lei di calmarsi e si industriò per trovarmi una sedia. Sì, Andrea, da bravo, calma la tua piccioncina, prima che scoppi a piangere. Rassicurala, poi a lei ci penserò io, intanto fatti guardare…
Bel ragazzo, si vede che fai sport. Belle spalle, bel viso, appureremo se hai anche della materia su cui lavorare molto presto. Ringraziai il ragazzo accomodandomi e godendomi il suo sguardo su tutta la mia coscia perfetta.

“Lei &egrave… Lei… Io volevo farti una sorpresa… Un’amica?” ma guardala come balbetta, la cornuta. Amica?
Se qui non intervengo io finisce tutto in merda.

“Sono ******, Andrea. Piacere mio. Mi scuso dell’essere così cruda e diretta, ma non sono una che ami perdere tempo. So che compi gli anni tra poco, e la tua cara fidanzata ha deciso di farti un regalo un po’ speciale. Molto speciale.”
inarco le sopracciglia in maniera più che evidente.
Il resto del discorso &egrave chiaro, perché Andrea taceva, per poi emettere un gorgoglio imbarazzato, ed arrossire, capendo.
“Scusami…” balbettò alla sua amata.
Si baciarono. Che teneri, quasi mi venivano i sensi di colpa… Quasi.
Mi alzai nella maniera più teatrale mostrandomi ad Andrea. Il tempo necessario perché ogni curva del mio corpo, ogni stilla di sensualità innata gli si stampasse bene nelle retine e nel cervello.
Avevo visto ciò che mi interessava, e soprattutto fatta vedere. Il resto era nella coppia, io non avrei interferito.
Salutai cortesemente, accennai al chiamarmi, ed uscii dal locale. Ventiquattr’ore al massimo.

“Buonasera, ******… Io e Marco abbiamo parlato. Questo weekend potrebbe andarLe bene?” recitava un vacuo messaggio, quella sera; potevo quasi sentire l’odore delle sue mani sudate nel comporlo, le discussioni avute, le scelte prese…
Sei efficiente, Alessia, sei molto sotto le 24 ore di limite che mi ero data.
Sei determinata, o forse disperata, o lui era proprio ad un passo dal ficcarlo dentro una troia a caso.
Alessia- La Cuckcake

Non annoierò nessuno con i dettagli della serata, l’osceno flirtare di ****** con Andrea, il suo sconvolgente apprezzare sia lei che me. Ero entrata in uno stato di cauta rassegnazione, aspettando l’inevitabile, e costringendomi a non pensare che l’eccitazione che provavo nel dedicare qualcosa di simile al mio amato fosse davvero motivata.
Arrivammo a casa, tirata a lucido per l’occasione, e lei non perse tempo ulteriore.

Non mi accorsi nemmeno di come fossi finita ai suoi piedi. Soprattutto, sul pianerottolo di casa. Come… Come avevo fatto a finire così? Ma lei mi alzò il viso con un piede perfetto nelle sue scarpe lucide, costringendomi a guardarla.

“Stabiliamo prima un paio di regole. Tu, cornuta, non hai alcun diritto da questo momento in poi. Da quando entro in casa a quando ne esco, tu potrai a malapena respirare senza il mio consenso.”

Andrea ebbe un moto di fastidio, ma lei lo spinse contro la porta, puntandogli le lunghe dita affusolate sul petto, in maniera decisa ma non violenta. Non ne aveva bisogno.

“Tu, Andrea, sei mio. Un tuo cenno infastidito e giro le spalle a questa cornuta che ti ama e a te, che sei a un passo dallo scoparti qualche collega di lavoro.”

“Non hai il diritto di trattarmi così!” reagì lui, scostandole la mano dal petto “questa situazione non dovrebbe essere co…” il mio uomo tacque, sommerso da un bacio di lei, eccitato, convulso, arrapato.

“Fottiti. Stai mentendo a te stesso, stronzo, hai il cazzo di marmo e non vedi l’ora di affondarlo nella mia bocca -e in altro-. Apri la porta e non temere, non farò niente alla tua piccola biondina cornuta. Mi interessi solo tu.” scandirono con un tono così sicuro, quelle labbra carnose, che tutti e due ubbidimmo remissivi entrando in casa.

Lei fece qualche passo per la sala, come ad esaminarne pregi, difetti e potenzialità, una surreale agente immobiliare. Schioccò le dita, dandomi le spalle, richiamando la mia attenzione:

“Cornuta? Il tuo posto &egrave nell’angolo. Puoi andare a prendere qualcosa da bere, prima, se credi di esserne in grado. Non strisciare, che insudici il pavimento.”

Andai in fretta in cucina sistemandomi le mutandine. Erano così bagnate, ero… Ero davvero così eccitata… Sospirai sull’orlo delle lacrime aprendo il frigorifero.
Eppure era tutto così… Sensato. Andrea voleva questa cosa, io lo amavo, io ero eccitata, ****** era perfetta nel suo ruolo. Nessuno stava realmente soffrendo. Men che meno Andrea. Quando tornai in sala era tremante nel divano mentre Lei sculettava per la stanza, esaminando la libreria.

“Cornuta… Giù la bottiglia. Nell’angolo.” disse, senza nemmeno voltarsi.

“Sì… Subito…” piagnucolai lasciando la bottiglia e i bicchieri sul tavolo e andando dove mi indicava con un dito perfetto dalle unghie ben curate. Lontana ma non troppo, potevo vedere tutto. Dovevo vedere tutto.

Lei saltò a cavalcioni di Andrea, baciandolo con una passione che io non avrei mai saputo esprimere. Sussurrò qualcosa sorridendo, ammiccante, scorrendo una mano sul suo pacco.
Mi sentii dimenticata. Anche se probabilmente questo era il senso: io non ero all’altezza di quella situazione, e quindi ero da accantonare. Come se guardassi due sconosciuti che amoreggiano.

“Cornuta?” sussurrò scivolando verso il pacco di Andrea.

“Si, mi dica…” balbettai.
“Ti voglio nuda, adesso, anche perché stai inzuppando quelle mutande, non &egrave il caso.” disse aspramente, aprendo i pantaloni del mio uomo. Il mio… Uomo… Ormai era suo. Non avevo mai visto il cazzo di Andrea pulsare così eccitato quando lo liberò dalle mutande.

“Mmmh… Bene bene… C’&egrave da lavorare qui, meno male…” sussurrò lei, scivolando a terra con studiata lentezza, e il suo rimanere ancora vestita serviva solo a sottolineare come la posizione che assumeva fosse solo per necessità anatomica. Accovacciata, non sottomessa, come un felino pronto a balzare sulla preda.
E quello che fece dopo fu per me ipnotico. Difficile svestirsi senza staccarle gli occhi di dosso, sembrava che lo succhiasse come nient’altro al mondo, e lui… Lui era estatico, eccitato, io pensavo di essere più che brava nel dargli piacere, ma quanto mi sbagliavo… Colai quasi di piacere per lui, accettando la mia inadeguatezza. Se questo era il mio uomo che godeva di una fellatio, allora io ero davvero fuori luogo, perché mai avevo, o avrei potuto, dargli quel piacere. Non con quell’intensità, non con quella passione.

Dopo un tempo infinito, indecifrabile, nel quale io avrei già smesso di fare quelle cose per indolenzimento della bocca o un orgasmo di lui che invece, stavolta, non pareva mai arrivare, Lei si alzò, avanzò verso di me e mi trascinò di peso a pochi centimetri dal sesso di Andrea, affondando le dita nell’incavo della mia spalla. Non mi fece male, perché la seguii, ma ne aveva tutta la capacità, lo sentii nella presa sicura, decisa, letale.
Pensai di poterlo toccare, di poterlo gustare, ma come allungai una mano lei l’afferrò con forza.

“Cosa credi di fare? Tu non puoi averlo! Lui &egrave mio, ora.” si riaccomodò in ginocchio.

“Mi servi solo per tenermi i capelli.” fece una coda di quella massa serica, lucida e nera, aspettando che glieli tenessi “non provare a tirare, puttana, o gli stacco il cazzo con un morso. Ma deve vedermi, voglio che veda cosa vuol dire un pompino.” ricominciò la sua opera e sudai freddo nel tenerle i capelli senza tirarli, assecondando ogni suo movimento. Non era per niente necessario, probabilmente, e avrebbe potuto farlo anche il mio… Suo uomo, ma in fin dei conti, pensai, così potevo ‘leggerne’ il ritmo. Forse potevo imparare qualcosa.

“non gli hai mai succhiato le palle?” sussurrò lei, dopo un’intensa spennellata di lingua aperta su tutta l’asta.
“Io… Non tanto…” ammisi, sentendomi colpevole. Sorrise ironica, quasi lessi il suo disgusto. Afferrò i testicoli di Andrea nel palmo, ci giocò di mano e di lingua, e poi cominciò a massaggiarli nella sua bocca.

I capelli scuri, la pelle candida, lo sguardo assorto nascosto dalle lunghe ciglia e dalle palpebre quasi a mezz’asta, era così perfetta da rendere quasi meno dolorosa la situazione. Non potevo rivaleggiare: come gareggiare al parco con un centometrista delle Olimpiadi, non potevo sentire una profonda umiliazione nel perdere perché era ovvio, scontato, sensato.

Una lingua calda e lunga spennellò vivacemente tutta l’asta del mio… Suo uomo con movimenti così delicati, decisi, lenti, rapidi, che io non avrei mai e poi mai saputo imitare, fino in cima, fino a schioccare baci lenti e decisi, prima di ingoiare tutto il suo sesso con una suzione esagerata, volutamente spettacolare. Trattenni un conato istintivo nel vedere il sesso di Andrea scorrerle sotto la pelle delle guance -ne indovinavo le forme- arrivare a metà, lpinduibile rilievo del glande sotto la pelle candida, e poi proseguire indisturbato, fino a che il perfetto naso a punta di ****** non impattò sui suoi corti riccioli scuri, osando pure spingere un poco. Chissà dove la punta le stava toccando, chissà come faceva a farlo senza vomitare.
Il silenzio che seguì quell’istante e un piccolo rantolo di Andrea fu interrotto solo da un mugolìo di apprezzamento, e così vicino potei vedere, e sentire, i piccoli movimenti di lingua che massaggiavano ciò che ormai era immerso, affondato, perso, nel turbine caldo di quella bocca carnosa. La mora allungò una mano guardandomi di sbieco come si fa con una bambina ignorante, e mi prese l’altra mano, portandomi a sentire i testicoli del mio uomo nei quali pulsava il piacere. Con movimenti minimi, studiatissimi, accennati eppure evidentemente così potenti per lui, stringeva, rilasciava, pareva quasi masticare quel sesso e l’uomo impazziva di piacere, sospirava, mugolava, estatico, fino ad un mugolìo assertivo di Lei, a un’occhiata fugace e penetrante nel mio cervello, come a dire “adesso vedrai”.

Sentii le palle, o non so cosa, contrarsi verso l’alto, mentre raggiungeva l’orgasmo, quasi potei sentire la spinta del piacere che scorreva nel sesso mentre Andrea contraeva i muscoli del suo bel corpo e sparava in lei chissà quanto del suo seme, immaginai i corposi, caldi, densi schizzi eruttarle in gola, avidamente trangugiati da lei (qualcosa che io non ero mai riuscita a fare).
Era troppo non solo per lui, ma anche per me: come ad un campanello di fine lezione il primo, secco “glup” della gola di ****** che in maniera così definitiva firmava l’orgasmo, la presa di possesso, la mia definitiva asserzione ad inetta femmina di un uomo simile, scatenò un tremore crescente che si riversò in un orgasmo inaspettato e improvviso, frutto solo di un’eccitazione mentale devastante, che mi fece piagnucolare e ricadere seduta sul tappeto, lasciando la testa di Lei e il sesso di lui, li avevo tenuti entrambi nel momento del piacere, fissandomi le mani tremanti, testimoni concrete del piacere di lui che si era riversato in Lei, come un’officiante.

Ero l’umiliata celebrante di un momento indelebile per la persona che amavo, ma non ne ero l’artefice diretta, avevo spinto Andrea nelle belle labbra di Lei perché lo amavo e intuivo che avrei potuto dare sfogo alle sue fantasie avendone il controllo, ma in realtà avevo potuto solo scegliere chi mi dovesse umiliare. E terribilmente mi accorsi che quella persona, Lei, rivestiva un potere di seduzione tale non solo su Andrea ma anche su di me, come saggiai portandomi una mano sul sesso totalmente sconvolto da un piacere che non pensavo di raggiungere così.

Fu troppo, e scoppiai a piangere, chiudendomi su me stessa con le mani sul sesso, un crollo emotivo che lasciava totalmente scoperto il fianco a ogni ulteriore umiliazione di Lei.
Lei, che nemmeno stavo più guardando, era evidentemente più sofisticata di certe umiliazioni reiterate così, roba da ragazzini delle medie che deridono il compagno di classe già a disagio. Sentii lo schiocco della sua bocca lasciare Andrea, e venni abbracciata trovandomi in mezzo a due seni floridi e caldissimi sotto la stoffa lucida dell’abito.

Alzai il viso che venne preso tra le sue mani e finii baciata con passione, mentre sentivo il sapore di lui nella sua bocca. La fissai, così dolorosamente splendida, mentre sussurrava.

“Il piacere di Andrea &egrave opera mia, ma &egrave dovuto a te. Hai accettato di non poter soddisfare chi ami come invece posso io, questo non pregiudica il vostro amore. Io sono qui per il piacere, sotto ogni forma. Per la sua esaltazione, la tua umiliazione, la vostra riappacificazione, io sono il reagente chimico tra elementi diversi che scatena nuove combinazioni. Tutto qui.”

Si alzò splendida e autoritaria, mentre con studiata lentezza si spogliava rimanendo con un intimo nero elaborato e delle calze autoreggenti, e tacchi.
“Non sei alla mia altezza.” disse lasciandomi cadere addosso i vestiti, e nel silenzio slacciando reggiseno e sfilando il perizoma. Andrea era totalmente fuori fase, annichilito dal piacere, e il suo sesso era ineditamente svettante e pronto a un altro round. Lei salì a cavalcioni di lui, dischiudendo la sua vagina perfetta solo per favorire l’ingresso, e rimase così, sospesa, intrappolandone solo la cappella, guardandolo.

“Non sei alla mia altezza” ribadì girandosi lentamente verso di me, con aria trasognata e sicura “… Ma io non sono amata da lui. Vai in un’altra stanza, per questa volta non ti permetto di assistere. Sarebbe troppo.”

Non so ancora descrivere il sentimento di irritata riconoscenza che provai in quel momento, so solo che mi alzai tremante, appoggiai con cura il Suo abito sulla poltrona e andai nel nostro letto matrimoniale.
Mi avvolsi nelle coperte fissando la piccola libreria, le nostre foto appese alle pareti, desiderando il sonno e insieme sperando che non arrivasse.

Cercavo di estraniare la mia mente da quello che poteva accadere di là, ovviamente con scarsi risultati. Se dapprima tutto si svolgeva in un’aura di religioso silenzio, intervallato da qualche sussurro o sospiro, qualche frase incomprensibile di Lei, in tono chiaramente provocatorio, ispirò ad Andrea voglie molto più decise. Sentii il divano che si spostava un poco, mugolii sempre più decisi, fino a sfociare in un amplesso totalizzante e animalesco del quale non volli capire la durata o spiarne i momenti. A occhi chiusi potevo immaginare la bocca di Lei di nuovo sul suo corpo, il corpo di lui su quello di Lei , il suo sesso affondare ripetutamente, splendidamente avvolto negli umori del piacere, lucido e appetitoso, e per quanto non volessi immaginare, i loro ansimi continuavano a suggerire immagini simili. Mi raggomitolai nel letto quasi sorridendo, paradossalmente, pensando che davvero, se qualcuno doveva godere del mio uomo, era meglio che fosse una persona così irraggiungibile, così superiore a me.

Era un pensiero forse ridicolo, ma in certa misura consolatorio, la differenza tra perdere quella gara alle Olimpiadi con il pluripremiato campione del Mondo, e un impiegato qualsiasi con le gambette storte.
Ero cornuta, ma non solo avevo scelto io l’artefice di questa umiliazione, ma avevo anche trovato la migliore, la più seducente, la più intrigante femmina che potessi trovare. Avevo dato il meglio alla persona che amavo. Non si cerca di fare questo, sempre?

E con le lacrime sempre in agguato entrai in un dormiveglia in cui i gemiti e le parole del salotto arrivavano ovattati, immagini di carne e muscoli scivolavano nelle nebbie del sonno e della stanchezza, fino ad avvolgermi completamente.

Mi svegliai con le braccia di Andrea che mi cingevano, a notte fonda, o forse quasi mattino. Odiavamo l’idea di una sveglia in camera, perciò quella che avevamo per disturbarci al mattino durante la settimana, nei weekend veniva messa in un cassetto di un comodino. Mi girai verso di lui, nudo, spossato, eppure con una luce negli occhi ardente di desiderio.

Fu un attimo che si precipitò tra le mie cosce con una voglia che mai aveva dimostrato così vivacemente, e io passai dal sonno all’ebbrezza in un attimo. Fu sopra di me, fu dentro di me, fui sua con un rapido e deciso movimento.
Era bello, era desideroso, era eccitante. Dopo un numero indecifrabile di ore, scopate, pompini, schizzate, era ancora desideroso e lo era di me.

Il sesso precedente aveva stancato qualcosa in lui e gridai più orgasmi e quasi lo implorai di esplodermi dentro, prima che finalmente accogliessi il suo godimento dentro di me, portandomi di nuovo in vetta al piacere perché lui mi voleva ancora, mi voleva tantissimo, e io lo volevo a mia volta.
Crollammo abbracciati nel letto, mi addormentai riempiendolo di baci, e al mattino fui di nuovo sua. Nuovo vigore nella nostra passione, come due adolescenti, passai la mattinata mai sazia di riappropriarmi di lui, e non mi curai minimamente di Lei.

Lei.
Verso cui provavo un sentimento di assurda riconoscenza, e mi colsi a pensare che se le conseguenze di quella notte erano queste, forse indulgere ogni tanto nella mia -eccitante, non potevo negarlo dopo l’orgasmo prettamente mentale avuto- umiliazione poteva essere qualcosa di accettabile.

Alessia- Postilla

Arrivò metà settimana prima che il mio cellulare squillasse a lavoro. L’inconfondibile voce di Lei mi spinse ad andare nel bagno dell’ufficio, unico locale in cui si potesse godere di un po’ di privacy.

“Potresti almeno ringraziarmi, cornuta.” il tono della frase risultava sottilmente scherzoso.
“…Io…”

“Ti ha scopata come mai prima, vero?”
Arrossii. “… Sì. &egrave stato fantastico.” non potei negarmi di sorridere. “E’ cambiato qualcosa, &egrave diventato più intimo, &egrave diventato… Diverso. Come un…” sospesi la frase, non sapendo come continuare e rendere il mio pensiero.

“…Uno shock. Che ti apre gli occhi.” scandì la voce calda di lei. Sentii che sorrideva anche lei, un piccolo sbuffo nella voce sensuale. “… Lo so. &egrave sempre così. Ora sapete qualcosa che vi piace, vi siete spogliati di più a vicenda. Siete adulti, a voi le scelte del caso.”

“… Beh forse ci penseremo…” dissi, non troppo convinta, capendo dove volesse andare a parare, alla sottile proposta.
“Puoi essere cornuta, puoi essere quella che sceglie, ricordatelo. Addio.” la sua voce salutò seccamente, ma intuii un certo tono di complicità.

Era vero, potevo scegliere, e avrei scelto.

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