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La storia che sto per raccontarvi è successa nel giugno del 2014 a Malta e come tutto quello che scrivo corrisponde a verità.
Negli anni tra il 2012 e il 2016 mi recavo spesso a Malta per interessi economici di alcune aziende italiane sull’isola. Per sbrigare e seguire tutti gli iter che mi ero preposto i miei viaggi duravano tra i 7 e i 10 giorni, preparando personalmente tutto il viaggio dal volo all’albergo.
Ormai conoscevo bene l’isola e cercavo alberghi sempre nelle zone migliori evitando i posti sperduti che erano metà di turisti dediti al totale relax, posti incantevoli ma lontano da tutto.
Ero da sempre attratto da un albergo a Sliema , nominato da tanti manager durante i voli, a ridosso del mare, un palazzo altissimo con 4 stelle S e tutti i confort all’interno, ma i suoi prezzi erano sempre molto alti e quindi evitavo di prenotare.
Ma nel giugno del 2014, non so per quale motivo i prezzi erano in linea con le mie aspettative e mi affrettai ad effettuare una prenotazione.
Mi fu assegnata una camera ai piani alti, vista mare, e uscendo dalla camera con la mia cartella da lavoro o rientrando la sera, mi imbattevo in una simpatica signora sui 40 anni, un po’ pienotta, mora, con delle tette giganti e un culo notevole, era la cameriera ai piani; non fu difficile per me attaccare bottone e quando seppi che era italiana tentai di farmela il più possibile amica, poteva tornare utile.
Era siciliana, di un paesino in provincia di Catania, sposata, due figli adolescenti è un marito che lavorava negli infissi di alluminio.
Il lavoro della ditta del marito non andava a gonfie vele, i conti correnti si andavano man mano svuotandosi e la ormai povera Concetta (nome di fantasia) prese la decisione di fare la stagione a Malta per sostenere la famiglia.
Passavano i giorni e mentre al mattino ci auguravamo il buon lavoro e buona giornata, il dove va di bello e quante camere dovrai rifare, la sera eravamo soliti prendere da bere nella terrazza panoramica e qualche volta nella hall.
Così fu che i nostri discorsi diventarono sempre più intimi, da come andava con il marito, alla probabile astinenza da lontananza, il sesso è la vita in albergo e se qualche cliente ci avesse provato.
Concetta, spesso imbarazzata, rispondeva sempre alle mie domande, era contenta che qualcuno si interessasse alla sua vita in un isola le cui origini anglosassoni danno alle persone un carattere freddo e distaccato.
Quello che mi raccontò di un cliente fu per lei una liberazione di un macigno che aveva sullo stomaco e a me provocò rabbia mista ad eccitazione.
Mi raccontò che per lei era la prima volta di quel lavoro, che era arrivata a Malta in aprile, si era rimboccata le maniche intenta a tornare a casa con un bel gruzzoletto. Le avevano assegnato dei piani, assieme a una sua collega di origini africane, con cui non andava molto d’accordo e sistemare le camere; una volta finito il lavoro di routine, Concetta tramite una radio che teneva alla cintura riceveva ordini dalla reception o dalla governante sul da farsi fino alla fine del turno, dopo di che poteva togliere il camice e fare quello che voleva.
In albergo era arrivato un signore inglese di nome James, non parlava bene italiano ma si faceva capire.
Un uomo tutto d’un pezzo, di quelli che fanno paura, uno sguardo maligno sempre, alto e brizzolato, baffetti e sempre un sigaro in bocca.
A James piaceva mettere a disagio le persone che venivano a contatto con lui, un carattere difficile da gestire, litigioso, autoritario, sempre che guardava dall’alto in basso.
Quel pomeriggio James era in camera, verso le 17 chiamo il bar e fece un ordinazione, preparato il vassoio, via radio chiamarono Concetta per recapitare la richiesta.
Abbastanza contrariata perché era a fine turno, malvolentieri accettò.
Il piano che James aveva in mente quel pomeriggio era avvincente, aveva posato il portafoglio sul comodino ma aveva lasciato dentro pochi spiccioli, le banconote di grosso taglio le aveva messe nella tasca della vestaglia, unico indumento che indossava; aveva preso il cellulare, impostata la modalità video dalla camera posteriore e attivata la registrazione.
Nel momento in cui Concetta bussò alla stanza si recò in bagno e si mise a lavarsi le mani.
C – è permesso signore?
J – avanti, poggi tutto sul comodino.
Senza dire nemmeno una parola, nel silenzio generale, Concetta entrò in stanza, girò a sinistra verso il comodino e vi posò il vassoio, il cellulare riprendeva tutto.
Sempre in silenzio si girò verso l’uscita della camera, ma vi trovò James che uscito dal bagno si era messo con le spalle sulla porta.
Rossa in viso e terribilmente imbarazzata Concetta tentò di raggiungere la maniglia, anche se sarebbe servito a niente ma con quella mossa si avvicinò tanto a James che prese tutte le banconote che aveva nella vestaglia tentò di infilarle tra le tette di Concetta, stringendole una tetta con la mano sinistra.
Iniziò una colluttazione tra i due, James le afferrava i polsi e Concetta si divincolava dalle prese del marpione, e nel susseguirsi dei movimenti le banconote caddero sparpagliandosi sul pavimento.
J – sei una ladra, le urlò James guardandola dritta negli occhi.
J – adesso chiamo il direttore e anche la sicurezza
C – non ho fatto nulla signore, mi lasci andare la prego
Supplicò in lacrime la donna, sicura della sua ragione, ma lui, grande e grosso come era, tenendole il polso fermo la girò al contrario e si mise vicino l’orecchio.
J – ero sicuro che lo avresti fatto, ho lasciato di proposito il portafoglio sul comodino, tu hai poggiato il vassoio e hai sfilato tutti i soldi, guarda, ho ripreso tutto con il telefono e adesso che arriva la polizia avrò il filmato da far vedere, e credimi la polizia maltese è molto severa, inoltre crederanno più a un lord britannico che a una ladra italiana.
Aveva perfettamente ragione in tutto, nella testa di Concetta iniziò a materializzarsi un film inedito, il direttore, la polizia, il licenziamento e quindi di nuovo senza soldi, il probabile arresto, l’espulsione dall’isola e nessuna possibilità di lavorare a Malta in futuro. Mentre nella testa giravano tutti questi pensieri sentì qualcosa di duro, molto duro, appoggiarsi sul solco delle sue chiappe.
Era il cazzo dì James in piena erezione e mentre con la mano destra le serrava forte il polso, con la sinistra si era insinuato nel camice palpando per bene una tetta per poi scendere sulla pancia, accarezzarla con movimenti rotativi e poi più giù fino a lambire l’elastico delle caste mutandine che Concetta indossava.
Possiamo sistemare la cosa tra di noi le disse in un orecchio, la girò nuovamente di fronte a lui, mai mollando la presa del polso e con la mano sinistra slacciò il fiocco della vestaglia.
Concetta era nel panico più totale, incapace di reagire sentì la pressione della mano sulla spalla che la invitava ad inginocchiarsi, si piegò vide il cazzo in piena erezione attraverso la vestaglia, chiuse gli occhi e avvicinò il viso, poi le labbra, apri leggermente la bocca prendendo la cappella.
Non si era nemmeno lavato il bastardo, un odore acre di piscio invase le narici, allargò la bocca per tirare fuori la cappella ma la mano dell’uomo posizionata dietro la testa, spinse tutto il cazzo dentro fino all ugola.
James restò immobile per un tempo interminabile per Concetta, poi prese la testa con entrambe le mani e ritmò il movimento che desiderava, nel caso la donna in qualche modo cambiasse idea
Concetta non poteva opporsi a quella brutalità, era stanca di stare piegata sulle ginocchia e decise di poggiarle per terra, l’uomo accelerò il ritmo della pompata e le scaricò in bocca quattro cinque schizzi di sborra calda che Concetta fu costretta a mandare giù.
Era venuto, era finita, nessuno avrebbe saputo niente. Concetta si rialzò, entrò in bagno, si lavò la bocca con l’acqua del rubinetto e si sistemò i capelli.
CONTINUA

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