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Come una vita può cambiare

By 10 Settembre 2018Aprile 22nd, 2020No Comments

Mi reputo un ragazzo normale di media bellezza, alto 1.80 sui 70kg, castano e con gli occhi azzurri; terminati gli studi universitari mi misi a cercare un lavoro e lo trovai in un’azienda italiana.
Devo ammettere di essere stato particolarmente fortunato, perché riuscii ad entrare nell’ufficio qualità e come superiori troverai delle persone giovani e motivate.
Oramai erano quattro anni che il mio lavoro proseguiva all’interno dell’ufficio, un giorno il mio Responsabile di Funzione mi chiese se avessi avuto tempo di entrare con lui nell’ufficio del Direttore, presi un blocco notes ed una penna e mi alzai dalla mia postazione.
Nella mia testa non sapevo realmente a cosa pensare, ma loro per mettermi immediatamente a mio agio mi dissero subito che probabilmente sarebbe cambiata la mia vita lavorativa.
Il Direttore con fare fiero si accinse a dirmi che sarei diventato Responsabile di Funzione in un altro dipartimento, mi avrebbero trasferito in una sede periferica vicino a casa, dato che oramai da parecchi anni facevo il pendolare con il treno e soprattutto per il fatto che presso quella sede lavorava già il mio nuovo Responsabile.
Iniziarono a spiegarmi le motivazioni e le vicende che avevano portato a questa soluzione interna, ad un certo punto il Grande Capo alzò la cornetta digitò i numeri dell’interno e chiese a Daniela se potesse raggiungerlo nell’ufficio.
Daniela già la conoscevo era una bella signora, sempre molto elegante e raffinata, non ci avevo quasi mai parlato, tranne talune volte alla macchina del caff&egrave, lei dava l’idea di essere una che tiene molto ai suoi spazi, stando ben attenta a mantenere vita lavorativa e vita privata, su due sponde diverse.
Entrò nell’ufficio salutandoci tutti e si sedette nella sedia rimasta libera, iniziarono le solite frasi di circostanza, il Direttore ovviamente doveva far vedere che le affidava una delle sue punte di diamante, incensandomi di quanto fossi bravo, preparato e dedito al lavoro. Non si fece mancare neanche grandi apprezzamenti nei confronti del mio nuovo Capo, spiegandomi che era un onore passare ai suoi servizi, della sua grandissima esperienza lavorativa e di quanto avrei potuto imparare.
Infine, chiuse tutto augurandoci di trovarci bene insieme e che i progetti che seguiremo portassero grossi ricavi all’azienda.
Da sei mesi ero tornato a vivere nella mia città e perché no, a vivere una vita da persona normale, finalmente potevo andare a lavorare in macchina e non ero più costretto a prendere quel maledetto treno, riuscivo ad uscire la sera con gli amici, ed a conoscere anche persone nuove.
Sicuramente sono stati quattro anni molto pesanti, lavorativamente parlando mi ero tolto un sacco di soddisfazioni e la promozione era sicuramente una di queste, però la mia vita sentimentale e relazionale era pari a zero; non uscivo con una ragazza da più di un anno dato che mi aveva mollato anche la mia ex fidanzata, perché secondo lei ero troppo attratto dalla mia vita lavorativa più che allo svago, al divertimento e a lei. Ogni settimana con Daniela salivamo in sede centrale, fortunatamente lei era equipaggiata di macchina aziendale, una Audi A3 veramente bellissima, un sogno potrei dire; e questi viaggi erano diventati un modo per parlare e conoscerci e da parte mia apprezzare che bella signora lei fosse.
Daniela era sposata aveva una figlia e lavorava oramai da una decina d’anni in azienda, era sempre impeccabile nel modo di vestire quasi sempre tailleur al ginocchio o pantalone, borse e scarpe firmate e altri accessori discreti, ma che risaltavano ancora di più la sua femminilità.
Una sera stavamo per salire in macchina e ritornare a casa, dopo una lunga giornata in sede, piena di riunioni e problemi, mi chiese se mi andasse di guidare, era un’occasione da non farsi scappare, mi tolsi la giacca e la cravatta e mi sedetti al posto di guida.
Mentre scendevamo parlavamo un po’ della giornata, delle divergenze e dei nostri punti di vista, era sicuramente una persona autoritaria, ma particolarmente intelligente nel capire che non poteva avere sempre l’idea giusta e prendeva in esame le considerazioni che le venissero fatte.
Quell’ora abbondante di macchina stava passando come al solito, ad un certo punto mi girai dato che non la sentivo più proferire parola da alcuni minuti e vidi che si era assopita, continuai a guidare pensando un po’ al lavoro e un po’ alla birretta che mi aspettava al pub con i miei amici, ma un occhio inizio ad essere attratto da un particolare, nel mettersi comoda sul sedile le salì la gonna e potevo osservare meglio le sue gambe, non era di certo la prima volta che le notavo, molte volte in macchina o durante il lavoro mi scappava uno sguardo languido, ma in quella circostanza quelle gambe avvolte dai collant color carne mi portarono in uno stato catatonico di eccitazione.
Il viaggio si appropinquava a finire, arrivammo all’uscita dell’autostrada e lei iniziò a svegliarsi, non aveva parole per scusarsi dell’accaduto, ma la rassicurai dicendole di non preoccuparsi, che in macchina molte volte capita anche a me la stessa cosa, forse lei non se sarà mai accorta e scoppiammo a ridere.
La serata con gli amici purtroppo era passata come sempre troppo velocemente, scioccamente avevo raccontato a loro di quanto era accaduto in auto e ovviamente si dilettarono con consigli e prese per il culo:
‘quella ti vuole fare il pelo e contro pelo’, fino ad arrivare al ‘scappa finché sei in tempo, se te lo prende non te lo ridà più indietro’; nel tragitto per tornare a casa ripensavo alle loro parole rendendomi conto di avere degli amici stupendi, ma che certe cose &egrave meglio tenersele per se.
Finalmente era arrivato l’ultimo giorno della settimana lavorativa, mi reco presso la sede periferica al mio solito orario, saluto i colleghi presenti, saluto Daniela e mi dirigo nel mio ufficio; la giornata stava trascorrendo in maniera veramente tranquilla, molti uscirono per andare a pranzo, alzo la cornetta e chiedo a Daniela cose le andrebbe di mangiare:
o Preferirei mangiare qui, devo finire una cosa e aspetto la telefonata dell’Amministratore Delegato.
o Allora vado a prendere un panino e una coca cola? Cosa preferisci?
o Un panino con il crudo e una coca vanno benissimo.
o Perfetto allora vado.
Mi reco al Bar prendo il tutto e ritorno in ufficio, la vedo ancora al telefono e allora le faccio segno che l’avrei attesa in sala ristoro, decido di aspettarla preparando il tavolo con due tovagliette, i bicchieri e poi mi guardo cosa accadde nel mondo social.
Si siede mi ringrazia di aver preparato e mi racconta di quanto accaduto, solite lotte intestine per farsi vedere più bravi agli occhi dei grandi capi; stufa della mattinata inizia a chiedermi se fossi uscito se mi fossi divertito, per poi passare ad ironizzare sul fatto che sia era assopita in macchina il giorno prima, proseguimmo con qualche battuta, ma ad un certo punto mi sentii toccare sotto il tavolo.
Non ci feci molto caso pensavo che spostandosi o accavallando le sue stupende gambe erroneamente e senza neanche accorgersene mi avesse toccato, invece stavo sbagliandomi di grosso, il piede cominciava a strusciarsi sulla mia gamba in modo estremamente eccitante, dava l’impressione di una gatta che sta facendo
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le fusa, lei da parte sua continuava a parlare come se nulla fosse, stessa cosa cercavo di fare io, anche se la cosa non mi lasciava interdetto in altre zone.
Il piede iniziava a salire, oramai era arrivato alla coscia, mentre lei mi chiedeva a che punto ero con il lavoro e che idea di tempistiche mi ero prefissato; cercavo in ogni modo di concentrarmi sulle parole da usare, soffermandomi sulla descrizione del mio operato, ma l’eccitazione che mi stava procurando era paradisiaca, ancora di più quando sentii il suo piede accostarsi sui miei genitali’.
Lo muoveva lentamente, con una sensualità e una delicatezza mai provate, il mio membro era in estasi nel sentirsi toccato in quel modo e nel mio cervello scoppiavano fuochi d’artificio. Proseguiva questa sua danza sopra alla mia patta, sentii i primi colleghi che tornavano dalla pausa pranzo salire le scale, tolse immediatamente il piedino, si alzò ed iniziò a sparecchiare, mi appropinquai a fare la medesima cosa, controllando prima di non far vedere strane forme sul cavallo dei miei pantaloni. Entrambi rientrammo nei nostri uffici, ero in catalessi non riuscivo a capacitarmi di quanto era accaduto, non riuscivo a rendermi conto se stessi sognando o se fosse veramente successo, dovetti persino andare in bagno a rinfrescarmi; dopo quasi un’ora di poco lavoro e parecchio allontanamento mentale dalla realtà mi arrivò una telefonata dal suo interno, mi chiedeva di spostarmi da lei per vedere del materiale assieme.
Lo raccolsi dalla scrivania un po’ a casaccio, pensando che infondo &egrave pur sempre il mio capo, come avrei dovuto comportarmi, fingere che non fosse successo nulla, provare a fingere di essere più disinvolto; forse era meglio non pensarci affatto, infondo mi ha chiamato per un lavoro, &egrave inutile scervellarsi.
Entrai nel suo ufficio, presi un sedia la spostai e mi sedetti accanto a lei, si era tolta la giacca ed era rimasta con la camicetta con il primo bottone slacciato, iniziammo a lavorare, spulciavamo dei dati statistici e nel contempo cercavamo di capire quando le aveva chiesto di controllare l’Amministratore Delegato; proseguivamo a spulciare questi maledetti dati, sembrava che a pranzo non fosse accaduto nulla, eravamo concentrati sul lavoro da compiere, ci alzammo per andare a prendere un caff&egrave, fare due passi e poi ritornammo alla scrivania.
Le ore passavano velocemente erano quasi le 18, molti colleghi erano già usciti, altri passavano a salutarci e noi due eravamo veramente provati.
Daniela appoggiandosi al bracciolo si sistemò sedendosi in modo da accavallare le gambe nella mia direzione, guarda il foglio che stavo leggendo e mi indica con l’indice della mano destra un dato, io mi sforzo di capire cosa intendesse e la guardo in maniera interrogativa’
Lei insiste con l’indice sul foglio spiegandomi la soluzione, allo stesso tempo sento la sua mano sinistra appoggiarsi sul mio pacco e in modo deciso afferrarmelo:
o Ora spero tu abbia capito, la soluzione del problema, lo vedi questo dato spiega tutto il problema in modo esaustivo.
Mi stavo eccitando al massimo, non mi ero mai trovato in due situazioni del genere, il mio membro sotto il suo sapiente tocco si stava indurendo sempre di più, da un po’ eravamo entrambi in silenzio l’unico movimento all’interno della stanza era il palmo della sua mano sopra ai miei pantaloni, mentre ognuno di noi fingeva di scrutare i dati; bussarono alla porta:
o Sì’ prego (ma non tolse la mano).
o Ciao lavoratori.. io vado, rimanete qui a dormire? (rise).
o No’ guarda neanche morta, (ridendo anche lei), tempo di finire, mettere a posto il materiale e poi andiamo anche noi, se mi assicuri che tutte le finestre sono chiuse, non facciamo neanche il giro e scappiamo via diretti.
o Sì.. Sì.. tranquilli, allora buona serata e buon weekend a lunedì.
o Ciao anche a te..
o Ciao (sorrisi anche io cercando di non far trapelare nulla).
Aspettò qualche secondo, muovendo la mano in maniera più lenta e poi si rivolse a me con aria di sfida:
o Pensi di prendere un po’ l’iniziativa pure tu, o devo fare tutto da sola?
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o Scusami’
o Mi sembri nell’Ade, però lì sotto qualcuno reagisce alle mie innocenti provocazioni’
o Le chiami innocenti provocazioni?
o Sì, dai ho solo voluto vedere se avesse ragione la tua ex, come mi avevi raccontato, se per te esiste qualcosa di diverso oltre al lavoro.
Mi ritrovavo stordito a guardarla, non sapevo come reagire, nella mia mente c’erano le parole dei miei amici la sera prima, la rievocazione delle parole della mia ex in segno di sfida, la guardai negli occhi ‘pensando sei proprio una stronza’ e mi lanciai, la baciai con la lingua facendole sentire tutta l’eccitazione e il turbinio di emozioni di quel pomeriggio.
Non ci staccavamo più lei continuava ad accarezzarmi ed io avevo messo una mano sul suo seno e l’altra dietro la sua testa, nella mia mente c’erano solo l’eccitazione del momento e il guanto di sfida che mi aveva lanciato.
Mi staccai da lei, mi alzai e mi diressi verso la porta, aprendola scrutai che non vi fosse veramente più nessuno, mi girai e le ordinai di alzarsi e di sollevare la gonna, era veramente sexy in quel tailleur chiaro e quelle calze color carne.
Senza dire nulla lo fece, quando vidi che indossava dei collant mancava poco che la mia mandibola si staccasse, mi avvicinai e misi una mano sulla coscia, la accompagnai fino ad appoggiare il sedere alla scrivania, spostai la mano sulle sue mutandine facendo scorrere un dito, era veramente un lago:
o Ora sto prendendo abbastanza l’iniziativa per i tuoi gusti, o dobbiamo andare a casa?
(la guardavo negli occhi nel mentre con la mano le avevo scostato le mutandine e la masturbavo con un dito).
o Non vai a casa se prima non mi scopi..
L’alzai la feci sedere sulla scrivania, buttando a terra i fogli che la ricoprivano, oramai non servivano più, riportai l’attenzione su di lei e dopo averle tolto definitivamente la brasiliana mi abbassai sul suo monte di venere, inizia a leccargliela prima attorno, per passare sulle grandi labbra fino ad arrivare al clitoride, in quel momento le uscì un gemito e non fece proprio nulla per strozzarlo.
La volevo portare al punto di chiedermi di penetrarla, volevo che fosse lei a supplicarlo, era diventato un gioco di ruolo, sotto di me mosse i piedi per togliersi le scarpe e da sopra ai pantaloni cominciò a strusciarmene uno sul mio membro, ero eccitatissimo, mi faceva impazzire:
o Tiralo fuori, fammelo vedere e toccare, sono stufa di sentirlo attraverso la stoffa, me lo voglio godere tutto.
(disse scostandomi, mentre ero in estasi per il suo piedino ed intento a divorargliela).
Mi prese i pantaloni me li slaccio, togliendo la cintura e sbottonandomeli, mi fece scendere pantaloni e boxer e mi spinse sulla sua sedia, si inginocchio in mezzo alle mie gambe:
o Finalmente quello che agognavo!!
(Iniziò a passarmi la lingua sulla cappella e con una mano me lo masturbava).
Era un portento, mi stava portando a colpi di mano e di lingua all’altro mondo, nel vero senso della parola, al punto che buttai la testa indietro e le schiacciai la testa sul mio cazzo.
Rallentò, scostò la testa dalla mia presa e senza profilare parola, si alzò e si mise a cavalcioni su di me, era una vera amazzone c’&egrave poco da dire, lo aveva catturato e ora lo desiderava.
Lo prese alla base e se lo guidò dentro, le bastarono due sussulti, mi prese la testa per baciarmi mentre dettava il ritmo:
o Hai un cazzo magnifico, me lo sto godendo tutto.
o Lo sento che ti piace, dai voglio vederti venire ancora, voglio distruggerti.
o Tranquillo lo stai già facendo, sto per avere un orgasmo magnifico e voglio sentirti venire dentro di me.
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Iniziò ad aumentare il ritmo, non era più sinuoso come prima, ma era diventato più profondo e veloce:
o Vengo.. vengo.. cazzooooo..
(mi strinse la faccia e poi si lasciò cadere su di me).
o Daniela.. sto per venire..
(non so quante schizzate eruttai).
Sentii colare i nostri orgasmi mentre eravamo ancora avvinghiati, si alzò, mi baciò nuovamente e si diresse verso il bagno, rimasi seduto ero in un turbinio di pensieri e di sensazioni.
Mi alzai e mi ci appropinquai, la trovai che intenta a darsi una sistemata, mi guardò e si mise a ridere mentre me la scrutavo nuda e l’apprezzavo in tutta la sua femminilità:
o Cosa trovi di così divertente?
o Nulla, sono la tua Capa che ti ha appena scopato nel suo ufficio e giriamo entrambi nudi come se fosse una cosa normale.
o Effettivamente non credo sia una cosa che accade tutti i giorni.
(E scoppiai a ridere pure io).
Tornammo nell’ufficio a rivestirci, raccogliemmo le cose da terra sogghignando ogni volta che i nostri occhi si incrociavano, finimmo di sistemare il materiale prima di uscire dall’ufficio.
Scendemmo le scale e prima di arrivare alla porta ci scambiammo un ultimo bacio, uscimmo dalla porta ed ognuno si diresse verso la sua auto. Durante il weekend non ci sentimmo, effettivamente tranne per ragioni lavorative, nessuno dei due aveva mai mandato un messaggio all’altro e forse data la situazione, da parte sua non c’era l’effettivo interesse di rischiare di compromettere la routine familiare.
Il lunedì quando arrivò in ufficio venne a salutarmi, facendo un sorrisetto malizioso e ci recammo a bere il caff&egrave in compagnia di altri colleghi, ognuno raccontava del proprio weekend dei viaggi fuori porta, chi aveva studiato insieme al figlio, la vita sociale dell’ufficio proseguiva nella sua naturalezza.
Tornammo ognuno nel suo ufficio, Daniela verso l’ora di pranzo mi chiamò al mio interno annunciandomi che l’indomani saremmo dovuti salire in Sede Centrale, prima di chiudere la telefonata mi chiese se preferissi andare in mensa con gli altri o andare al bar, per me era abbastanza indifferente, le dissi di deciderlo tranquillamente lei e che mi sarei adeguato.
Ci trovammo tutti nel parcheggio verso le 13 per recarci in mensa, non lo era propriamente, avevamo deciso noi di chiamarla in questo modo, era una trattoria a gestione famigliare che per pranzo preparava un menu molto semplice per i lavoratori.
Arrivati a destinazione ci accomodammo, iniziando a ridere tra di noi, chi parlava del campionato di calcio, chi di lavoro; tutto questo a Daniela non doveva interessare molto, infatti seduta difronte a me si era staccata da conciliabolo dei colleghi ed era intenta a conversare con una delle ragazze dell’ufficio acquisti, nel contempo sentii il suo piedino strusciarsi sulla mia gamba, mentre parlavo mi soffermai un attimo e per fingere naturalezza mi esibii in un finto colpo di tosse.
Il piedino in per se mi ha sempre eccitato, ma in una circostanza del genere mi stava facendo perdere ancor di più la testa, arrivò il cameriere con le portate e visto che tutti si erano concentrati e azzittiti sul piatto, la mia dirimpettaia non perse l’occasione, salì fino alla mia patta appoggiando il tallone al bordo della sedia, così da poter muovere solamente la punta del piede in maniera sinuosa; e guardandomi con estrema naturalezza:
o Allora domani facciamo alla solita ora nel parcheggio del casello autostradale?
(nessuno avrebbe potuto pensare che mentre mi parlava di lavoro, sotto il tavolo mi stava facendo un massaggio al mio membro, oramai veramente durissimo).
o Sì.. certo, come sempre per le 7.00, così possiamo fermarci a bere un caff&egrave all’autogrill?
o Mi sembra un’ottima idea.
Era arrivato il momento del caff&egrave lo ordinammo e bevemmo tutti, ma io non mi sarei potuto alzare in quelle condizioni e con le cosce decisi di cingerle il piede.
Tutti i colleghi iniziarono ad alzarsi, chi per fumare, chi per dirigersi verso le auto:
o Voi che fate non venite?
o Sì..sì.. andate pure, riuscite a starci in 3 auto? Dovrei passare un attimo in posta e poi vi raggiungiamo in ufficio, tanto se arriviamo in ritardo a lui segno permesso.
(E si misero a ridere tutti”).
o Perfetto, allora a dopo.
Mentre li vedevamo nel parcheggio salire sulle auto per tornarsene in ufficio, la guardai e ridendo la stuzzicai:
o Sei brava a raccontare bugie.
o Devo dire che sei stato furbo, volevo proprio vedere come te la saresti cavata.
o Alzarmi dopo mezz’ora del tuo piedino fatato.
o Sono brava, vero?
(Non sembrava una frase interrogativa, ma bensì un’affermazione).
o Sei stata meravigliosa, ad un certo punto giuro ho rischiato di venire’.
(Questa era una bugia, ma volevo tirare un po’ la corda ed innalzare il suo ego).
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o Vedrai se te lo prendo in mezzo ad entrambi i miei piedini, non resisteresti più di tre minuti, forse anche due ingegnerino’.
(Guardandomi dritto negli occhi).
Daniela aveva un sex appeal innato, cosa che non avrei mai potuto immaginare, non era avvezza a farsi notare con battute a doppio senso, vestiti molto sexy, praticamente con nessuno dei collaboratori o colleghi amava confidarsi e raccontare della sua vita.
Iniziavo a chiedermi se fossi la prima persona con la quale si comportava in modo così spinto e fino a dove ci saremo spinti, salimmo in macchina per tornare in ufficio e la curiosità ebbe la meglio:
o Posso chiederti cosa ti ha spinto a cambiare in questo modo il nostro rapporto?
o La voglia di eccitare un ragazzo più giovane, la voglia di andare un po’ oltre.
(E mentre guidava si girò verso di me sorridendo).
o Mi fai impazzire’ non puoi lasciarmi in queste condizioni.
o Eh’ adesso dobbiamo pensare al lavoro, la pausa &egrave finita.
Arrivammo in ufficio ed ognuno rientrò nella sua stanza; tornai a prendere in mano i lavori in funzione della giornata successiva in sede centrale, purtroppo non potevo rimanere a sognare la sua prossima mossa o cosa sarebbe potuto accadere, solo una cosa era certa, entrambi avevamo delle fantasie da realizzare e non avremo perso l’occasione per sfruttare ogni momento.
Prima di uscire passò a salutarmi, entrando si appoggiò alla mia scrivania:
o Mi raccomando fai il bravo a casa, vai a letto presto che domani sarà una giornata lunga e non giocare con il cetriolino da solo pensando a me.
o E se fossi tu, a toccarti pensandomi.
o Non crederti così irresistibile caro mio.
Spostandosi vicino alla porta del mio ufficio, per farsi sentire da tutti:
o Allora a domani, perfetto portalo via tu quel materiale.
o Perfetto, buona serata. La giornata in Sede Centrale era stata particolarmente pesante, con Daniela avevamo lavorato poco a stretto contatto, per lo più era impegnata in riunione con altri Direttori e nel pomeriggio con un consulente esterno per un futuro corso di formazione aziendale.
Era particolarmente preparata nel suo lavoro, tutti non perdevano occasione per chiederle consigli e impressioni, mi aveva raccontato che dopo il diploma al liceo classico, scelse di iscriversi al Politecnico di Torino, ovviamente si laureò con il massimo dei voti e vinse per un progetto sulla gestione industriale una borsa di studio completa presso una università americana.
Data la stanchezza dovuta alla sua giornata lavorativa, nel viaggio di ritorno mi chiese di guidare, partimmo e subito iniziò a raccontarmi che sarebbe dovuta andare in trasferta in Liguria, da mercoledì pomeriggio fino a venerdì:
o Con me credo che dovrò far venire il consulente con cui ero in riunione oggi, devo valutarlo perché il Direttore del Personale vorrebbe assumerlo in azienda e nel tempo farlo diventare, Responsabile Formazione.
&egrave anche un bel ragazzo cosa ne pensi?
o Sì.. l’ho incrociato, sembra preparato, anche se si dà parecchie arie.
o Dici, a me non sembrava, in riunione con lui mi ha raccontato che si &egrave appena mollato con la fidanzata e che si trasferirebbe volentieri in una nuova città.
o Ah.. interessante.
(Non riuscivo a capire se mi stesse prendendo in giro o se stesse parlando seriamente).
Il viaggio proseguiva, lei si sposta il sedile leggermente indietro, si riaccomoda sul sedile ed inizia a sfilarsi le scarpe, lentamente comincia ad alzarsi la gonna e appoggia il piede destro sul cruscotto, vicino alla bocchetta dell’aria; io con la mano destra mi avvicino a lei per appoggiagliela su quelle bellissime gambe ricoperte da delle autoreggenti nere e di seguito secondo la mia idea spostarmi verso il monte di Venere. Ma vengo fermato immediatamente:
o Dove pensi di andare, rimani concentrato sulla guida.
o Non era un invito ad unirmi?
o Non credo proprio, volevo mettermi comoda..
(E sposta anche l’altro piede sul cruscotto, appoggiandosi con il tallone)
o Vuoi far morire dall’eccitazione oltre a me anche i camionisti?
o Beh.. poverini tutte quelle ore soli.
(E si girò verso di me ridendo).
Eravamo quasi arrivati nel frattempo proseguiva ad accarezzarsi una gamba, ogni tanto sposandosi verso l’interno coscia, monitorando che io lanciassi qualche occhiata, devo ammettere che se avesse voluto farmi eccitare sarebbe riuscita perfettamente nell’intento; presi la corsia di uscita dall’autostrada e Daniela iniziò a ricomporsi, rimise a posto la gonna e ricalzò le scarpe, eravamo arrivati dietro la mia macchina:
o Allora a domani in ufficio, buona serata.
(Scesi presi la borsa e la giacca, posandoli nel sedile posteriore della mia auto).
o A domani, grazie di aver guidato.
(Lei si appropinquo girando attorno alla macchina per risalire al posto di guida).
Ehi’ non dimentichi nulla?
(Scendendo e venendo verso lo sportello della mia macchina).
Il tuo telefono, comunque da domani vieni con me in Liguria, ingegnerino’
(Si avvicinò a me dandomi un bacio a stampo e appoggiandomi la sua mano sul membro).
o Domani ti faccio passare la voglia di fare la comica.
o Speriamo non solo domani’
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Rincasato dopo cena mi preparai il porta abiti, la valigia, lucidai le scarpe e coricandomi nel letto inizia a fantasticare sui prossimi tre giorni, fino ad addormentarmi.
La mattina seguente ci trovammo in ufficio preparandoci il materiale da portare, sarebbero stati tre giorni lavorativamente intensi, il cliente era un’azienda importante nel settore import/export, con Daniela avremo dovuto aiutarli ad aumentare il loro giro d’affari con il mercato asiatico, volevano diventare una risorsa per le aziende del sud Europa che invece di passare dal Porto di Rotterdam avrebbero avuto un grosso vantaggio economico a far attraccare le navi che arrivavano dall’Asia nel Porto di Genova e riceve il materiale con tre giorni di lavoro d’anticipo.
Erano le 16:00 e decidemmo di partire, si mise lei alla guida, in circa due ore saremo dovuti arrivare all’hotel, mentre parlavamo rispondevo a dei messaggi:
o A chi stai scrivendo?
o Ma no, nulla di che’
(Mi sentivo un po’ a disagio).
o Dai’ mentre rispondi ti vedo sorridere, &egrave una ragazza?
o Sì, lo &egrave’
o &egrave carina? Ti piace? Guarda che non c’&egrave nulla di male, mi puoi raccontare queste cose.
o Si chiama Sofia, &egrave un’amica.
o Ok, ho capito’ guideresti tu ora, inizio ad essere stanca..
(Si fermò nella prima piazzola di sosta e scese per farmi guidare).
Mi misi al posto di guida, non capendo questa sua reazione così improvvisa; appoggiai il cellulare misi in marcia la vettura e rientrai nella corsia autostradale.
Daniela con mossa repentina prese il telefono, non avendo codici andò subito sui messaggi Telegram:
o Eccola qua, questa AMICA Sofia, vediamo la foto’ e questa sarebbe carina? &egrave proprio una bella moretta!!
o Ok.. &egrave vero, &egrave una bella ragazza.
o Allora ti piace? Romanticone.
(E si mise a ridere).
o Ci siamo conosciuti al matrimonio del mio migliore amico, io facevo il testimone di lui e lei della sposa. Non ci siamo praticamente calcolati durante il matrimonio, né in altre circostanze, poi tre mesi fa ad una cena a casa dei nostri amici per il Capodanno, una battuta tira l’altra, abbiamo iniziato a sentirci. Però nessuno dei due sembra avere il coraggio di vedere se potrebbe esserci altro.
o E tu vuoi farti scappare una così bella ragazza, che dai messaggi mi sembra morirti dietro.
o E secondo la grande esperta cosa dovrei fare?
(La vedevo che stava cominciando a scrivere sul mio telefono).
o Le ho scritto ‘ora sono in macchina con il mio capo, sarò via per un paio di giorni, ti andrebbe se uscissimo sabato?’; vado invio?
(Feci un cenno di assenso con la testa).
o Ottimo, siamo in gioco, oh..oh.. ha già risposto.
(Mi farebbe molto piacere).
Allora le risponderei, ‘Ti chiamo appena arrivo in hotel, così ci organizziamo’.
o Vuoi anche uscirci tu al posto mio..
(Risi guardandola).
o No, mi basta farti da consulente matrimoniale, (facendomi una linguaccia), però voglio che tu abbia una vita oltre al lavoro. Dai sono curiosa, raccontami qualche altro dettaglio.
Sofia &egrave una maestra elementare, ora sta insegnando ad una seconda, &egrave una ragazza tranquilla, non da l’idea di essere tanto diversa da quello che fa trasparire, &egrave la migliore amica della moglie di Andrea e si conoscono dalle elementari.
10
Per ora non abbiamo mai fatto discorsi particolari, per lo più, cosa ci piace fare, ci scambiamo pareri sui libri da leggere e sulle serie tv da guardare; ma la maggior parte del tempo la passiamo a raccontarci le nostre giornate lavorative.
Il viaggio si era concluso, arrivammo in albergo e alla reception impiegammo pochi minuti per fare il check-in, la ragazza ci spiego che le stanze erano al secondo piano una difronte all’altra, entrambe doppie con letto matrimoniale ad uso singola. Arrivammo davanti alle stanze e ci accordammo per le 20.00 giù nella Hall per andare a mangiare, prima di chiudere la porta mi disse di chiamare Sofia facendomi l’occhiolino.
Mi tolsi la camicia, appoggiai la valigia ed estrassi gli abiti per appenderli, a torso nudo mi preparai per chiamarla, aprii la rubrica e feci partire la telefonata, rispose al secondo squillo:
o Ciao, stavo attendendo la tua chiamata.
o Ciao, come stai? Tutto bene oggi?
(Mentre stavamo parlando sentii bussare la porta, quando aprii mi trovai davanti Daniela).
o Sei con lei al telefono, volevo vederti mentre la chiamavi, ero curiosa.
o Ok, però non parlare.
o Muta giuro!
Con Sofia ritornammo a parlare, non credo si fosse accorta del dialogo in sottofondo, mentre guardavo il mare fuori dalla finestra le chiesi se sabato le fosse piaciuto cenare in un posticino molto carino, mi disse di esserne entusiasta, lentamente ci stavamo sciogliendo entrambi e cominciammo ad organizzare la serata.
Mi sentii abbracciare alle spalle e scorrere le mani prima sul petto, poi gli addominali fino ad iniziare a slacciarmi la cintura, bottone dei pantaloni ed infine la cerniera.
Le sue mani si impossessano immediatamente del mio membro, prima accarezzandolo e poi masturbandolo, mi fece girare e mi condusse fino a spingermi sul letto.
Terminò di togliermi le scarpe, pantaloni e ritornò fissandomi negli occhi a dedicarsi al mio cazzo, ora non più solo con la mano, ma con la sua bocca, non sapevo come comportarmi, volevo mettere giù il telefono, ma l’avevo chiamata io, sarei stato un maleducato a dirle ‘ora devo andare’, ma Sofia ora non sembrava intenzionata a chiudere la telefonata tanto rapidamente.
Dopo cinque minuti nella bocca di Daniela, sentivo che stavo per venire, ma lei con maestria si fermò:
o Stai buono, parla con la maestrina.
(Guardandomi e muovendo la lingua senza toccarlo).
o (Misi il telefono in modalità Muto).
Ti voglio sborare in bocca…
o Finisci la telefonata, ci sarà tempo.
Stavamo per salutarci con Sofia, tranne per la prima parte, penso di non aver capito quasi nulla di quanto mi avesse detto, mi sentivo quasi in colpa, ma poi abbassando la testa vedendo la situazione in cui ero, pensai che sabato da solo con lei sarei stato di certo più perspicace. La salutai augurandole di trascorre una buona serata, dicendole che ero molto felice di uscire con lei.
Negli ultimi secondi prima di chiudere la telefonata, la Venere in mezzo alle mie gambe aveva ricominciato e mi stava portando ben oltre il limite, appena mi vide posare il telefono, si fermò non toccandomi più:
o Allora finito, possiamo andare a cena?
o Dove vai pensi di lasciarmi così.
(Cercando di afferrarla).
o Abbiamo detto alle 20, nella Hall.. mancano 10 minuti, vado a cambiarmi, potevi concludere prima la telefonata, romanticone’
Cercai di alzarmi per afferrarla, ma in modo repentino prese il suo telefono e la chiave magnetica ed uscì dalla stanza, lasciandomi con il mio membro eretto davanti alla porta.
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Girandomi mi diressi in doccia, solo tanta acqua fredda poteva calmare i miei bollori, ma la serata era lunga e quel diavolo di donna doveva essere ripagata della medesima moneta e misi la testa sotto al getto d’acqua.
Scesi nella Hall e la vidi seduta ad una poltrona al telefono, terminata la telefonata si alzò dicendomi che si era informata in reception e ci consigliavano un ristorante a pochi minuti a piedi, rinomato per l’ottima cucina.
Ci incamminammo fino ad arrivarci, era molto piccolo, ma dava l’idea di essere molto caratteristico; il proprietario con molta cortesia fece subito i complimenti alla signora e ci fece accomodare nel suo migliore tavolo, ridendo dissi a Daniela che aveva fatto colpo, non che fosse difficile, con quel tacco vertiginoso fasciata da dei pantaloni in pelle e maglietta nera in pizzo.
o Ti sei divertita prima immagino..
o Devo ammettere che vederti rincorrermi con l’alza bandiera, rimarrà tra i miei pensieri per molto tempo.
Sei riuscito a riprenderti?
o Sono un uomo educato, non rispondo a queste provocazioni.
o Allora sabato esci con Sofia, per fortuna hai una bravissima consulente per cuori solitari.
Dove pensi di portarla?
o La migliore direi’ che fortunato che sono.
Ad ogni modo in un bellissimo locale del centro, poi una passeggiata per la città.
o Sei proprio un uomo d’altri tempi, poi la porti nella tua tana.
o Questi non sono affari tuoi’.
o Come consulente mi sento offesa, ti ho anche aiutato a tenere alta l’attenzione durante la telefonata.
Finalmente ci portarono le pietanze, molte specialità Liguri, veramente gustose, la cena proseguiva con intermezzi lavorativi, qualche battuta e molte risate; la sua compagnia era gradevole.
Pagammo e ci avviammo verso l’hotel, salimmo in ascensore continuando a ridere, prima di arrivare alla porta mi chiese se potesse andare bene verso le 7.00 giù nella sala colazioni, mentre me lo chiedeva inseriva la carta magnetica nella sua porta, le risposi che andava benissimo e provai a fare la medesima azione:
o Cavolo la mia non funziona.
o Stai scherzando?
o No, guarda, esce sempre il pallino rosso.
o Cavolo &egrave vero.. si sarà smagnetizzata?
o Riprovo l’ultima volta e poi scendo in reception.
Ovviamente stavo bleffando, volevo attaccarla al muro già nell’ascensore, ma non potevo perdermi l’occasione di cingerla in vita, aprire la camera e portarla dentro, volevo riprendere da dove mi aveva lasciato prima di cena.
La spinsi contro il muro richiudendomi la porta alle spalle, inizia a baciarla e a toccarla ovunque, guardandomi mi disse che ero un bastardo, ma che se volevo eccitarla ancora di più ci ero riuscito.
La presi dalle spalle e la feci inginocchiare:
o &egrave ora di riprenderlo in bocca.
Me lo estrasse dai pantaloni e dopo due leccate a mo di calippo ricominciò a pomparlo con maestria, era veramente divina, leccava la cappella, poi passava all’asta per finire leccandomi le palle, iniziavo ad avere il timore di venire immediatamente. La afferrai dalle braccia e la condussi al letto, le tolsi le scarpe per toglierle i pantaloni e la brasiliana e gliele rimisi:
o Ti eccitano queste scarpe?
(Togliendosi maglia e reggiseno in pizzo)
o Sono fantastiche, sembrano fatte per un porno.
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Mi abbassai in mezzo alle sue gambe per leccargliela, non che ce ne fosse bisogno era bagnatissima, mi invocò di penetrarla subito:
o Fermo, prendi dalla mia borsa un profilattico.
o Ma l’ultima volta? Non mi avevi fatto mettere nulla.
o Non voglio rischiare’
Gliela passai estrasse la scatola e ne aprì uno con i denti e me lo face indossare.
o Scopami!!
Cominciai a strofinarglielo sul clitoride, fino a farmi avvinghiare con le sue gambe, era giunto il momento era veramente eccitata al massimo, la penetrai con un ritmo lento e ad ogni affondo mugolava sempre di più, iniziai ad aumentare fino a sentirla urlare:
o Così..Così.. mi piace il tuo cazzo, fammelo sentire.
o Lo senti Capa.. ti piace il tuo giovane allievo?
o Sei una meraviglia, sto per avere il primo orgasmo’ Ahhhhhh!!!
o Dai girati che ti voglio prendere da dietro.
Appena girata, glielo piantai dentro muovendomi con un ritmo veloce, ma meno profondo, sentivo la cappella gonfissima e lei mugolare stringendo con entrambe le mani la coperta:
o Lo senti’.
o Siiiiiiiiiiii..
Diedi una decina di colpi profondi la spostai sdraiandomi, la ripresi rapidamente e me la feci salire a smorzacandela:
o Dai impalati ora..
o Uhm’ lo sai che mi piace un sacco..
o Voglio vederti godere di nuovo..
o Hai un cazzo fantastico..
o Dai Capa voglio sentirti urlare dall’orgasmo e poi venirti in bocca.
Saltava come una cavallerizza e iniziava a dire che stava per venire, aumentai da sotto il ritmo fino ad eruttare dentro di lei:
o Sei un’amazzone!
o E tu un cazzone, erano anni che non mi sentivo scopata così!
Eravamo sdraiati sul letto ancora scossi per quanto provato, Daniela si alzò per andare in bagno e darsi una ripulita, quando tornò ero ancora nel letto ed iniziò a vestirsi:
o Dove vai?
o In camera mia a dormire..
o Non credo proprio, tu dormi con me.
(Mi alzai prendendo dalla valigia maglia e pantaloncini, e lanciai a lei una maglietta).
o E cosa penseranno trovando il letto fatto..
o Che ti sei data da fare!! Mettiti la maglia voglio che rimani.
Mi andai lavare, quando tornai la trovai in maglietta e brasiliana che mi attendeva nel letto, arrivai vicino a lei e ci baciammo, finimmo con lo stenderci e addormentarci quasi subito.
Suonò la sveglia allungando il braccio la spensi, mi girai cercandola nel letto ma non la trovai, diversamente ritrovai solo la maglia che le avevo prestato, mi alzai dirigendomi in bagno per prepararmi; erano quasi le 7.00 e scesi in sala colazione.
Dopo pochi minuti, mi raggiunse Daniela super sorridente e pronta per la giornata, mi ringraziò per averla convinta a dormire insieme, la rassicurai spiegandole che non c’era nulla di male.
o Come mai ti sei svegliata così presto?
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o Cosa credi, che alla mia età mi sveglio bella e perfetta, devo iniziare presto il restauro.
(Ridendo).
o Sempre la solita esagerata, almeno hai disfatto il letto, chissà cosa penseranno le signore delle pulizie.
Ci alzammo recuperammo le borse e salendo in macchina ci dirigemmo verso l’azienda; appena arrivati ci accolse il Direttore Commerciale ed entrammo in riunione con la sua equipe, gli scambi di opinioni perdurarono per tutto il giorno, cercammo di capire cosa servisse a loro per riuscire in quanto preventivato, il Direttore era un progressivo di complimenti nei confronti di Daniela.
Di certo un bel uomo, brizzolato alto e magro, si era incensato spiegandoci che in giovane età era un atleta di salto in alto, ed era stato nel giro della nazionale juniores, adesso invece si dilettava con la maratona e ne aveva corse parecchie negli ultimi anni.
Daniela mentre stavamo bevendo un caff&egrave mi raccontò che le aveva chiesto di cenare insieme loro due con il CEO che era in procinto di rientrare da Zurigo, io le dissi che non ci sarebbe stato nessuno problema ero grande e vaccinato, mi avvicinai e le dissi all’orecchio prima di rientrare in riunione:
o Questa sera mi sa che ti fa la festa..
o Ma figurati, sarà la solita cena noiosissima, dove si parla solo di lavoro.
o Sì.. Sì.. quando torni mi racconterai.
Tornammo in hotel ognuno nella sua stanza, verso le 20.30 Daniela bussò alla mia porta, la feci entrare e mi sdraiai nuovamente sul letto solo con l’asciugamano, lei indossava un tubino nero, calze nere e le scarpe della sera precedente, ironizzai sul fatto che vestita così, non c’erano dubbi che Ettore ci avrebbe provato e che stavo diventando geloso della mia Capa.
o Sei un cretino e le arrivò un sms, era arrivato e l’avrebbe aspettata in reception.
o In bocca al lupo Capa.
o Buona cena anche a te.
Mi recai a cenare nel medesimo ristorante della sera precedente e passai la serata in compagnia dei messaggi con Sofia, ci raccontammo le nostre giornate, ovviamente le sue erano più divertenti, i ragazzini gliene combinavamo di tutti i colori, anche se i suoi erano ancora piccoli, ma le scene migliori me le voleva raccontare sabato. Prima di darmi la buona notte mi inviò un messaggio molto dolce, dove mi disse che non vedeva l’ora che fosse sabato.
Iniziava ad essere tardi ed io mi stavo per addormentare, sentii bussare alla porta mi alzai e la feci entrare:
o Sono allibita, voleva salire in camera.
o Cosa ti avevo detto, voleva farti la festa.
o Mentre eravamo a cena mi ha fatto degli apprezzamenti sulla mia preparazione lavorativa e sulla mia intelligenza. Quando siamo saliti in macchina ha iniziato con l’appoggiarmi una mano sulla gamba e io gli ho fatto capire che non era il caso.
o Eh’ che porco.
o La smetti di prendermi in giro.
(Iniziò a spogliarsi e si diresse in bagno per struccarsi, continuando a parlarmi).
Qui sotto poi mi ha detto, se salissimo?
o E tu?
o Beh.. ovvio; no, guarda sei un cliente e poi sono felicemente sposata.
(Si mise la mia maglia ed entrò sotto le coperte).
Non sono una sciocca ragazzina in cerca di pisello, quello che ho l’ho raggiunto con la dedizione e l’impegno non di certo facendo la sgualdrina.
Parlammo per una mezz’ora della cena e poi ci addormentammo.
Mi svegliai per un rumore nel corridoio, probabilmente ad un vicino era caduta la valigia, guardai l’orologio e vidi che mancava poco al suono delle sveglia, pensai di regalargliene uno estremamente dolce, mi immersi
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nelle coperte e cercai nel modo più chirurgico possibile di spostarle le mutandine, inizia a strofinargliela con un dito, lei si girò allargando le gambe, non persi l’occasione di abbassarmi iniziando a leccargliela.
Si stava bagnando e mi posò la sua mano sulla testa per darmi il ritmo, con le mani presi i lembi delle mutandine e gliele tolsi, con una mossa repentina mi cinse con le gambe il collo e tornai a darle piacere, iniziò a mugolare sotto i miei colpi di lingua fino a venire:
o Siiiii’.. vengo.
(Mi liberò dalla sua presa).
o Passami un profilattico che voglio scoparti prima di andare in ufficio, voglio che guardi Ettore sorridendo come una che ha fatto una scorpacciata di cazzo per colazione.
(Sapevo che sarebbe stata la provocazione giusta per farla eccitare ancora di più).
o Uhmmm’. Si.. dammelo..
Lo indossai e iniziai a penetrarla lentamente, ma lei ovviamente voleva un ritmo più frenetico, come non accontentarla, cominciai a spingere in modo profondo fino a quando si attorcigliò nuovamente con le sue gambe in vita’.’vengo di nuovo’.uhmm.. così..’; era arrivato il mio momento lo estrassi mi tolsi il profilattico e glielo rimpianti dentro:
o Che fai?
o Ti do quanto promesso’
o Non venirmi dentro.
(Lo diceva, ma non faceva nulla per scostarsi la sua voglia era più grande).
Stavo penetrandola in modo animalesco, grugnivamo come due porci:
o Dai’ godi maialina!
o Sei un porco!
o Adesso ti vengo in bocca’.
Mi staccai da lei e glielo misi davanti, non ci potevo credere aprii la bocca e iniziò a leccarmi sotto la cappella, massaggiandomi con una mano le palle’..
Venni con un urlo strozzato, solo per non farmi sentire da tutto il piano e lei ingoiò tutto.
o Che dolce risveglio e che buona colazione.
Mi afferrò per il cazzo e mi portò in doccia, voglio lavarmi con te, non perdemmo occasione per toccarci in modo molto erotico, ci asciugammo ed uscì per andare a vestirsi in camera sua, ci saremo trovato giù per la colazione.
Passammo la mattina in riunione, cercammo di tenere duro mangiando solo un panino per metterci sulla via del ritorno nel primo pomeriggio. Ettore le girava attorno come un calabrone, ma Daniela con grande maestria, come si concerne ad una donna come lei si rapportava solo per lavoro, non dandogli spazio per strane idee. Ci rimettemmo sulla strada del ritorno, questa volta mi misi io alla guida, le arrivò una telefonata del marito, che la tenne occupata per una ventina di minuti, parlavano come due persone sposate da tempo, ma non davano l’idea di essere in crisi, commentavano che la figlia si stava trovando bene a Londra, la telefonata terminò con le solite domande ‘a che ora arrivi?’ e ‘cosa possiamo mangiare?’. Rivolse il viso verso di me e sorrise, iniziò a spiegarmi che con suo marito erano sposati da quasi vent’anni, non avevano mai avuto problemi di coppia e francamente non aveva mai avuto esperienze extraconiugali, però il mio modo di pormi, come mi rivolgevo nei suoi confronti, quelle piccole attenzioni nessuno gliele aveva mai poste.
La tranquillizzai spiegandole che non mi ero mai posto di giudicarla, mi stavo solo godendo il momento, ma senza nessun vincolo, dava l’idea di essersi pentita di quanto accaduto dopo aver parlato con il marito, così le chiesi di raccontarmi un po’ della sua vita.
Durante l’università conobbe suo marito, erano nella stessa casa dello studente, lui era toscano, si misero subito assieme, l’unico momento in cui rimasero distanti per quasi un anno fu durante il master di lei negli Stati Uniti, iniziarono a lavorare come stagisti nella stessa azienda, poi lui fece balzi da gigante fino a diventare un responsabile molto importante presso la sede di Londra; e vi si trasferirono entrambi per un paio d’anni, fino a decidere di sposarsi.
Quando nacque la loro figlioletta, compiuti i suoi tre anni, Daniela volle cambiare azienda e provare una nuova esperienza, anche lontana dalla figura importante del marito.
Attualmente in casa era un momento particolare, da quando avevano deciso di far finire le superiori alla figlia a Londra, per farle imparare un ottimo inglese e permetterle di provare ad iscriversi in una delle Università più rinomate al mondo, per questa serie di motivi lei si ritrovava parecchi giorni e qualche weekend da sola, e forse anche questa situazione l’aveva fatta cadere in tentazione:
o Scusa la sfacciataggine, ma con tuo marito?
o Ho capito cosa vuoi chiedermi, ma certo.. cosa credi?
o Era una domanda, non volevo fare lo spiritoso.
o Ci divertiamo ancora, poi adesso che mia figlia non &egrave più in casa, qualche istinto si &egrave riacceso, però lui non &egrave un avventuroso, gli piacciono le cose standard.
Diceva che era il mio modo di guardarla, come le osservavo le gambe, il seno, i complimenti che le porgevo, ancora di più se durante il weekend era rimasta da sola; mentre lo diceva mi interrogavo, non pensavo di essere stato così allusivo, poi quella prima volta il rimanere con lei a mangiare, non dargliela subito vinta fino ad arrivare a quanto successo quel pomeriggio in ufficio.
Proseguì argomentando il discorso per concluderlo sviandolo:
o Allora domani esci con Sofia?
o Sì, anche un po’ merito tuo direi..
o Uhm.. non sono molto contenta, forse potevo spremertelo di più.
(Mi mise una mano sopra i pantaloni).
Sta diventando duro.. qualcuno ha ancora voglia?
o Per scoparti sono sempre pronto’
o Uhm.. mi piaci impertinente.
Eravamo vicini all’ufficio, me lo aveva tirato fuori e mi stava masturbando ed io le stavo accarezzando l’interno coscia, parcheggiai:
o Mi hai fatto venire ancora voglia.
(Abbassandosi e dandogli un bacio).
Ma credo che possa bastare, glielo voglio concedere anche a Sofia.
o Te ne sarà grata, credo..
(Ci baciammo, oramai nel parcheggio non c’era più nessuno).
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o Mandami una foto su come ti vesti, sono curiosa.
o Buona serata, non consumarlo troppo tuo marito.
Arrivò il sabato, mi stavo preparando per la cena, volevo essere distinto, ma non esagerato, così optai per classica camicia bianca senza cravatta, pantalone blu e scarpe blu; prima di uscire in camera davanti allo specchio mi scattai una foto, mi sembrava di essere un teenager:
o Vado bene?
(Lo lesse quasi subito, ma non ricevetti nessuna risposta).
Presi la macchina e mi diressi sotto casa di Sofia, l’aspettai e con una decina di minuti di ritardo la vidi uscire dal portone, era molto bella, un vestito lungo blu e una scarpa con plateau, sì scusò dicendo che era una ritardataria cronica, ‘anche a scuola arrivo sempre al suono della campanella’.
Al ristorante la cena proseguiva molto bene, non c’era dubbio che ci fosse feeling, mi raccontò che mi pensava uno con la puzzetta sotto il naso, con la moglie di Andrea mi aveva soprannominato l’ingegneretto, anche se lei era una mia tifosa e diceva sempre che saremo potuti uscire insieme. Era una ragazza simpatica e divertente, durante tutta la cena era un continuo botta e risposta, durante la serata, mi arrivò un messaggio:
o Mi sembri uno scolaretto, giusto per la maestrina.
Cosa dici vado bene io? Sto per andare di là da mio marito che sta guardando la partita’ riuscirò a distrarlo?
(Nella foto era seduta a bordo letto difronte l’armadio a specchio, indossava un baby-doll beige calze autoreggenti e un sandalo da casa).
Sofia mi chiese se fosse tutto a posto, la rassicurerai spiegandole che era solo un messaggio da una collega che si era dimenticata di avvisarmi su un problema occorso mentre ero in trasferta:
o Uomo fortunato, spero riesca a starti dietro.
o Allora io vado, salutamela tanto.
Uscimmo dal ristorante e passeggiavamo mano nella mano per la città, ero in tripudio d’emozioni; la serata, quella foto, le parole dei messaggi, mi avevano particolarmente eccitato, mi avvicinai per baciarla e anche lei lo desiderava, finimmo su una panchina davanti alla macchina, continuammo in un bacio appassionato per quasi un’ora, era notte inoltrata mentre ci stavamo dirigendo verso casa di Sofia, parcheggiai davanti al portone, si buttò su di me per baciarmi nuovamente:
o Non offenderti ma non posso farti salire, voglio andare piano con te, anche se mi piaci da morire.
o Non preoccuparti, anche tu mi piaci, voglio rivederti presto.
o Spero mi inviterai presto, buona notte.
(Mi diede l’ultimo bacio appassionato prima di scendere dalla macchina). Come ogni lunedì era tempo di tornare al lavoro, nella mia testa per tutta la domenica era ronzata il pensiero della serata con Sofia, la mattinata stava proseguendo nel medesimo modo, non mi capacitavo o non volevo credere su come era finita la serata, avevo capito dentro di me che era una ragazza non propensa a storie brevi, però mi interrogavo sul fatto che la serata era stata molto accattivante e di certo io non avrei perso l’occasione; forse ero davanti ad una persona ancora più riservata di quanto potessi immaginare.
Per fortuna arrivò una telefonata di Daniela a scacciarmi ogni pensiero:
o Tutto bene il weekend?
o Sì’ il tuo?
o Molto bello e rilassante.
Iniziammo a parlare di lavoro cosa c’era di urgente da terminare e del materiale da preparare per i Liguri; proseguì spiegandomi che sarebbe stata fuori ufficio fino a venerdì e quindi avrei avuto un sacco di tempo per dedicarmi ai lavori, prima di chiudere la telefonata mi chiese se avessi la porta chiusa:
o Allora sabato, sei stato all’altezza?
o La cena &egrave stata molto piacevole, abbiamo parlato molto &egrave una bellissima ragazza.
o Uhm.. mi sembra di capire che non c’&egrave stato il momento dessert.
o Al ristorante ho mangiato il tiramisù, poi non era convinta vuole andare con calma.
o Ragazza di alti valori, io invece sono stata un po’ più diabolica, dopo che ti ho mandato la foto mi sono trasferita in salotto con un libro e mi sono seduta sul divano, mi sono tolta i sandali e mi sono accovacciata, ovviamente mio marito all’inizio era fisso sul televisore con quella cavolo di partita, ma quando casualmente mi si &egrave scoperta una coscia il suo sguardo &egrave diventato un po’ più distratto.
Lentamente sempre fissando il libro ho spostato un mio piede prima vicino ad una sua gamba ed ho cominciato ad accarezzargliela, per poi spostarmi sul membro fino a strusciarmici, il porcellino non ha tardato ad eccitarsi, continuando a cambiare posizione.
Allora sempre immersa nella lettura l’ho invitato a tirarselo fuori e gliel’ho preso con entrambi i piedi, a quel punto non stava guardando più la partita era concentrato sulla mia sega, prima lentamente sull’asta, poi accarezzandolo e infine ho cominciato ad accelerare il ritmo fino a quando si &egrave scaricato completamente sui collant; mi sono avvicinata l’ho baciato e mi sono tuffata sul suo cazzo facendogli un pompino per pulirlo e per farglielo rimanere duro.
Quando l’ho sentito bello teso mi ci sono tolta la giacchina in seta gli sono salita sopra e me lo sono piantato tutto dentro, l’ho cavalcato per benino fino a raggiungere un orgasmo, gli ho preso la testa tra le mani e gli ho ordinato di scoparmi alla pecorina, così mi ha fatto alzare, mi ha appoggiata al tavolo del salotto e ha cominciato a scoparmi di nuovo, dovevo averlo eccitato da morire perché dopo una decina di colpi mi ha detto che stava per venire fino ad uscire e sborarmi sulla schiena.
o Grazie.. ora passerò la giornata molto teso.
o Te lo avevo detto che la maestrina ti lasciava con la candela in mano.
Purtroppo, dovevo ammettere che aveva ragione, chiudemmo la telefonata con altre battute, ovviamente da parte sua, non potevo essere troppo scurrile al telefono dell’ufficio.
La settimana passò, con Sofia continuavamo a sentirci, eravamo usciti mercoledì sera, ma lei non era ancora convinta, mi diceva di pazientare che lei era fatta così, per lei o era una storia seria o nulla; avrei potuto lasciare perdere, ma in fin dei conti mi piaceva molto, dentro di me capivo che era una persona con dei valori superiori alle ragazze con cui ero uscito precedentemente e forse anche a me iniziava a piacere l’idea di provare ad andare con calma.
Il venerdì dopo pranzo Daniela mi chiamò nel suo ufficio per discutere dei lavori, presi i miei faldoni il pc portatile e mi avviai da lei, quando fui dentro mi disse di chiudere la porta.
Iniziammo a lavorare, le presentai quanto preparato, mi indicò delle correzioni:
o Mi hanno detto che da ragazzo eri un campioncino di tennis.
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o Campioncino, ero un buon giocatore.
o Ti piacerebbe se domani mattina giocassimo al mio circolo?
o Molto, sarà un anno che non gioco.
o Eccolo il solito modesto, guarda che non sono una campionessa, però ogni tanto mi piace giocare.
Allora facciamo domani mattina alle 9.00?
o Perfetto mi va molto.
La giornata si concluse, con tutti i colleghi uscimmo dall’ufficio, la salutai e mi spiegò dove fosse, dicendomi che ci saremo trovati nel parcheggio e poi mi avrebbe fatto entrare lei, perché era da anni una associata.
Era più di un anno che non giocavo, passai a casa dei miei a recuperare le racchette e le scarpe, per fortuna mio padre almeno una volta a settimana gioca ancora, altrimenti avrei trovato la racchetta anche senza corde; mi avviai verso il circolo, lei era in macchina che mi stava attendendo.
Il circolo era magnifico, due piscine, palestra, 12 campi da tennis, chissà quanto pagasse per l’adesione, mi accompagnò allo spogliatoio e poi ci recammo al campo 9, alla reception le avevano detto che l’ora dopo era saltata quindi se avessimo gradito ci concedevano di fare una mezz’ora in più.
Mentre palleggiavamo per scaldarci mi accorsi che non era una campionessa, era solo una che sapeva giocare un ottimo tennis, me lo dovevo aspettare, da parte mia dopo una decina di minuti, da film fantozziano, riuscì a riprendere un po’ la sensazione della racchetta, francamente pensavo di impiegarci di più.
Ci fermammo per bere qualcosa vicino alle borse e mi chiese se mi andasse di giocare un set:
o Per me va bene, ma cosa mettiamo in palio?
o Ti va un caff&egrave dopo al bar?
o Assolutamente no, mi serve un premio più ambito.
o Chi vince per un giorno ha poteri sull’altro.
o Ma per pieni poteri cosa intendi?
o Pieni poteri, ovviamente cose consone, per un giorno da programmare.
o Perfetto, ora la sfida mi piace.
Partii nel peggiore dei modi, al servizio fui disastroso e persi i primi 3 game senza neanche accorgermene, per di più lei dall’altra parte della rete non perdeva occasione per schernirmi, con un po’ di orgoglio e qualche buon punto tornai sul 3-2 la strada era di certo lunga e il suo gioco diventò meno sicuro.
La partita stava proseguendo bene, ma quel break di svantaggio mi stava costando caro, ma sul 5-4, ripresi in mano la partita fino a pareggiarla sul 6-6.
Ci accordammo sul giocare un game per decidere chi avrebbe vinto, senza tie-break, anche perché eravamo agli sgoccioli del tempo, la mia fame di vittoria era troppo forte, volevo averla per un giorno a mia disposizione e certe idee mi ballonzolavano per la testa, non so come ma giocai un game di fuoco, non vide palla, la lascai a 0, tanto che quando arrivò a rete mi chiese:
o Da dove &egrave uscito questo tennis?
o Capa mi dispiace, ma per un giorno sarai mia’
o Dai era uno scherzo e poi cosa pensi, io avrei di certo lasciato correre.
o Come no, ma purtroppo ho vinto io, sono sportivo però, sarai in mio possesso per un giorno ma ti concedo il mio prezioso aiuto per tirare il campo.
Ci bevemmo il famoso caff&egrave al bar mentre lei continuava a chiedermi quale fosse la mia idea, io la rassicurai che era un problema mio, lei per un giorno sarebbe stata a mia disposizione; appena arrivato nello spogliatoio, estrassi il tablet dalla borsa, mi venne in mente di un hotel che mi aveva raccontato Andrea, ottimo per certe situazioni.
Usciti ci incamminammo verso le auto, Daniela era curiosa di avere qualche indizio, le chiesi solo di dirmi se il prossimo weekend suo marito sarebbe stato a casa o a Londra, mi rispose che quello dopo di certo non ci sarebbe stato, perché era sicura che avrebbe avuto impegni lavorativi; le cinsi con la mano il fianco e le dissi: ‘tra due weekend sarai in mio possesso’. Pianificai tutto nei minimi particolari e ad ogni sua domanda in entrambe le settimane le risposi solo, che non doveva essere una sua preoccupazione, poteva restare tranquilla stavo organizzando tutto, ad ogni modo sarebbe stata mia e questo le sarebbe bastato sapere; sapevo che questa cosa l’avrebbe fatta eccitare ogni giorno di più.
Cercai di non darle modo di provocarmi ed utilizzai ogni mezzo per non lavorare a stretto contatto con lei, il venerdì appena usciti dall’ufficio le mandai un messaggio: ‘Ci troviamo domani al parcheggio dell’autostrada, al resto ci penserò io’.
Il giorno era arrivato, dissi a Sofia che per il weekend sarei dovuto andare ad un addio al celibato di un collega del lavoro, non mancando di far notare quanto fossi seccato; lei mi disse che un intero weekend senza vedermi le mortificava il cuoricino.
Quando Daniela arrivò scesi e l’aiutai a caricare la sua valigia nella mia macchina, l’accompagnai fino allo sportello, lo aprii e la feci salire, richiudendolo:
o Tutta questa gentilezza, mi preoccupa.
o Ma figurati, sono pur sempre un cavaliere ed in queste 24 ore non ti farò mancare nulla, ovviamente solo da quando partiranno.
o Cosa vuoi dire con da quando partiranno?
o Che adesso nel viaggio non le considero partite, appena saremo arrivati avvieremo il conto alla rovescia.
o Mi preoccupa tutta questa segretezza.
Durante il viaggio mi spiegò che al marito aveva raccontato che si sarebbe recata con la sua amica Sonia in una Wellness per rilassarsi, si sentiva un po’ in colpa, ma tutta questa riservatezza la eccitava e aveva promesso alla sua amica che al ritorno le avrebbe raccontato tutto.
Dopo quasi due ore ci fermammo in un autogrill per un caff&egrave, eravamo quasi arrivati sarebbe stata la prossima uscita, quando risalimmo in auto mi girai verso di lei e le ordinai di togliersi l’intimo, lei mi guardò con imbarazzo, la spronai dicendole che le 24 ore sarebbero partite da quando se lo sarebbe tolto; guardò fuori dal finestrino per vedere che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, alzò il sedere dal sedile e cominciò a far scendere la brasiliana fino a togliersela:
o Ok fatto.
o Perfetto mettila pure sul cambio.
(La rilegò attorno al pomello)
Possiamo andare?
o Hai solo quello come intimo o anche il reggiseno?
o Sei un bastardo’
o Eh.. Eh’. per oggi devi fare la brava Capetta ubbidiente.
o Ecco fatto.
(E lo ripose nella borsa).
Le appoggiai una mano sulla coscia e la feci scivolare sulla la farfallina, la baciai sulla bocca e le dissi che da ora si potevano considerare partite le 24 ore.
Arrivammo all’albergo, la invitai a rimanere in macchina e mi recai presso la reception, appena terminato il check-in tornai con la chiave, rimisi in moto per recarmi verso la stanza, era un ‘motel’ super lusso, disposto in piccole casette, ognuna con il posto auto davanti all’ingresso, all’interno di ogni camera, letto King Size con piattaforma laterale, idromassaggio per due persone al centro della stanza e un bagno con doccia spettacolare con annessa vetrata; quando scese dalla vettura era indubbiamente perplessa, ma appena mise piede nella stanza rimase stupefatta si girò e mi si lanciò letteralmente con le braccia al collo, avvinghiandosi e iniziando a baciarmi.
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Appoggiammo le valigie e facemmo un primo giro esplorativo, si avvicinò all’idromassaggio per accenderlo, la gonna si alzò facendo uscire dallo spacco laterale il ricamo dell’autoreggente, la cinsi alle spalle mettendole le mani sui seni, appoggiando il mio membro al suo culo e non dandole spazio per muoversi, le tirai su la gonna e spostai una mano sulla sua figa, iniziando a muoverle un dito sul clitoride, era già eccitata e sotto quel tocco si contorceva dicendomi che voleva il mio cazzo, di tirarmelo fuori; la lasciai parlare fino a costringerla a girarsi e appoggiare il suo sedere alla vasca e mi tuffai a leccargliela in modo animalesco.
Inginocchiato tra le sue gambe la tenevo ferma cercando di lavorare solo di lingua, aiutandomi di rado con due dita per penetrarla, era un continuo mugolio davvero eccitante, non volevo farla venire, volevo portarla allo spasmo, quindi mi spostavo ad accarezzarle le gambe a morderle l’interno coscia, ma lei lo voleva con sempre più frenesia, mi prendeva la testa e mi riconduceva nella sua passera, gliela davo vinta e ricominciavo il balletto, per poi staccarmi nuovamente e trasferirmi ad assaggiare un’altra parte del suo corpo.
Mi alzai, spensi l’acqua e appena lei comprese che non avrebbe raggiunto l’acme del piacere, cercò di riprendermi, ma riuscii a divincolarmi, subito si alzò e avvicinandosi:
o Sei un vero bastardo, stavo per venire.
o Capa, veramente, non lo avevo capito.
Le cinsi le spalle e la feci inginocchiare, non ebbe nessuna resistenza, al contrario prese immediatamente l’iniziativa, mi slacciò i pantaloni e prendendomeli assieme ai boxer me li abbassò, mi spinse con la schiena sul letto, mi tolse scarpe, calze e l’aggrumolo che si era formato alle caviglie, avvolse il membro già eretto con entrambe le mani ed iniziò a leccarmelo in tutta la sua interezza, soffermandosi quando saliva sulla cappella.
Francamente non me ne accorsi nell’immediato, dopo qualche minuto con gli occhi chiusi, li riaprii e guardai il soffitto, era stato posizionato uno specchio grande come il letto, mi godetti lo spettacolo che si stava svolgendo tra le mie gambe, trasmigrava dal maneggiarmelo e leccarmi i testicoli a divorarlo quasi completamente, per finire con un’azione che mi portava alle stelle, massaggiarmi i testicoli e scorrere da prima lentamente, poi velocemente e tornare a farlo nuovamente in modo lento con la sua stuzzicante lingua sotto la cappella, quando la sentivo agire così non potevo non alzare la testa e guardarla negli occhi, appena lei sentiva il mio sguardo, alzava il suo e traspariva un senso di orgoglio come se nella sua testa risuonasse un ‘ti piace porco che non sei altro, ti sto portando dove voglio io!!’
Si alzò, si liberò della gonna e della camicetta, tolse anche le scarpe prima di salire sul letto, rimanendo solo con le autoreggenti, voleva impossessarsi del mio membro, le presi le mani l’attirai fino a farla posizionare seduta sulla mia faccia, avevo ancora voglia di leccargliela, dal viso non sembrava di certo contrariata, ricominciai il mio lavoro di lingua per tutta la sua interezza mentre con una mano mi masturbavo, me la spostò immediatamente ‘ci penso io a lui, tu datti da fare’.
Come in precedenza volevo portarla alle porte dell’orgasmo, era la punizione che doveva subire, quando mi soffermavo sul clitoride con la punta della lingua, accelerava anche il suo movimento e dalla sua bocca uscivano forti mugolii di piacere; ‘così..così.. ti prego continua’.
Non ce la facevo più neanche io, credo avesse capito che non le volevo concedere l’orgasmo, così per ripicca aumentò il ritmo, ‘vuoi venire così, o pensi di scoparmi’, dopo tutto quello sforzo rischiavo di venire con una semplice sega, sarebbe stato tragicomico; smisi di lambire il suo fiore e l’accompagnai fino a penetrarla, oramai eravamo talmente eccitati che entrò senza alcun intermezzo, si appoggiò sulle ginocchia e avviò un andirivieni lento e circolare, era un lago di umori quando le appoggiai un dito sul clitoride, credo fosse quello che aspettava:
o Così.. sto per venire..
(Iniziò ad aumentare sempre di più il ritmo)
o Sì, Daniela!! Urla!! Voglio sentirti urlare..
o Godo!! Cazzo!! Vengo!!
o Dai.. più forte..
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(Da sotto cercavo quando il suo bacino veniva incontro di affondare il più possibile, pure io ero al limite).
o Vengo!! AHHH!! Vengooooo!! AHH!!
Mi fermai per non venire e farle riprendere cognizione, quando i suoi spasmi si fermarono, la rigirai sul letto, mi riposizionai tenendole le gambe aperte con le mani dietro le ginocchia ricominciando il movimento di bacino, volevo farglielo sentire più di quanto fosse possibile, le ripresi le gambe adagiandole sulle spalle, ero ben oltre il limite, la penetrai per un altro paio di volte fino a quando le scaricai dentro uno, due, tre fiotti di liquido seminale, rimasi fermo qualche secondo e poi mi coricai sfinito per quel lungo amplesso.
Respiravamo entrambi a bocca aperta, eravamo in iperventilazione, con una mano la cercai per stringerla:
o Sei stata mostruosa.
o Cazzo.. che cazzo di scopata!! Mi hai distrutta, ho fatto bene a perdere a tennis. (Ridendo).
o Ti sono venuto dentro, abbiamo fatto la cazzata?
o No, tranquillo ho controllato, altrimenti mi avresti messo incinta di sicuro.
o Meglio, non sarei riuscito ad uscire in nessun modo, volevo troppo scoparti fino in fondo.
Presi il telecomando dal comodino e accesi la tv, misi un canale di musica per rilassarci un po’, mi alzai e mi diressi in bagno, dalla vetrata la guardavo distesa sul letto in tutta la sua sensualità, mi mandò un bacio, si alzò, si tolse le calze per poi raggiungermi nella doccia, ci insaponammo a vicenda, scambiandoci effusioni; dopo pochi minuti uscii per andare ad accendere l’acqua per l’idromassaggio, ritornai da lei la presi e la condussi fino alla vasca aiutandola ad entrare, ci sdraiammo accesi i getti e ci accoccolammo persuasi dalla musica che si diffondeva nella stanza.
Ci sfioravamo, ci schernivamo con qualche battuta, quando le proposi di mangiare, era contrariata dal fatto di dover uscire da quel piacevole massaggio, la rassicurai dicendole che l’hotel aveva anche la cucina con servizio in camera attraverso la botola, l’unica cosa che dovevamo fare era leggere il menù ed ordinare al telefono, non potevo farle regalo più gradito.
Mangiammo sul tavolino della camera, con addosso dei morbidissimi accappatoi, ci scolmammo per intero un’ottima bottiglia di prosecco, appena terminato il pranzetto ci coricammo nel letto appisolandoci per una buona ora. Quando mi svegliai in mezzo alle gambe c’era qualcuno carico per il secondo round, mi tolsi l’accappatoio, mi avvicinai a lei cominciando a baciarla delicatamente sul viso e strusciandomi sul suo corpo, quando si svegliò si accorse immediatamente della mia erezione:
o Mi sembra di sentire che qualcuno &egrave particolarmente eccitato.
o Io direi voglioso di scoparti.
Percepivo la sua eccitazione salire, mi spinse e si posizionò sopra di me, ricominciai a leccargliela, ma in pochi secondi ruotò e si rituffò sul mio cazzo in una magnifica posizione sessantanove, sessualmente parlando non serviva parlarci, all’unisono passavamo dall’essere delicati a velocizzare il ritmo delle nostre lingue; però volevo ben altro, mi liberai dalla sua famelica presa, scesi dal letto la presi per un braccio e la portai fino alla vasca, la piegai e glielo rinfilai dentro, iniziai con un ritmo lento per darle modo di abituarsi, ‘dai spingi forte, voglio che mi scopi come questa mattina’, alzò una gamba e si appoggiò con il piede alla vasca, non doveva dirmi altro, dopo pochi colpi era tornata ad urlare ed ansimare il suo piacere.
Nella mia testa ballonzolava un’idea, dargliela vinta per riceve qualcosa di più ambito più tardi, mi fermai e lei subito si girò obbiettando a questa mia scelta, era diventata famelica, entrai nell’idromassaggio, feci fuoriuscire l’acqua oramai fredda ed aprii quella calda, mi sdrai e la richiamai a me ‘vienimi sopra voglio vederti cavalcare’, non aspettava altro, adorava possedermi e guidare la scopata.
Non mi ero ancora posizionato in modo comodo, che se ne era già impadronita ricominciando la sua danza, immediatamente con un ritmo sostenuto, ci saltava letteralmente sopra:
o Quando mi piace scoparti in questa posizione, mi fa sentire di essere la tua Capa ed averti solo a mia disposizione.
o In realtà questo sarebbe il mio giorno di dittatura.
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o Shh.. non &egrave il momento di questionare.
Le afferrai i seni passando da uno all’altro leccandoglieli e strizzandoglieli, da come iniziò a mugolare dovevo aver toccato le corde giuste:
o Ti piace Capa’
o Continua.. non fermarti che sto per venire’
Mi rituffai tra le sue tette, lei nel frattempo inarcò un po’ la schiena, portò una mano dietro ed iniziò ad accarezzarmi le palle:
o Guarda che così mi fai venire.
o Voglio che veniamo insieme, voglio sentirti dentro di me.. Dai godi’
In pochi secondi entrambi godemmo, rimase sopra di me fino a quando non perse definitivamente l’erezione, solo in quel momento si tolse e si sdraiò nella vasca, accarezzandomelo:
o Questo cazzo mi da grandi soddisfazioni’
o Sei famelica. Il resto del pomeriggio lo passammo ad oziare all’interno della vasca, poi ci trasferimmo ancora sotto la doccia ed infine nuovamente sul letto; era arrivata l’ora di decidere dove cenare questa volta le proposi di uscire, non potevamo vivere in quella stanza.
La scelta cadde su un ristorante con specialità carne, mentre parlavamo distesi nel letto mi arrivò una telefonata di Sofia, risposi quasi immediatamente spiegandole che ero nella camera d’albergo in stanza con un collega e che ci stavamo riposando prima della serata:
o Speriamo che sia un collega uomo.
o Certo stai tranquilla, siamo solo uomini.
(Daniela si avvicinò mi prese il membro in mano e bisbigliò ‘dille di stare tranquilla, il suo cazzo &egrave in buone mani)’.
o Mi manchi moltissimo, domani sera quando torni ci possiamo vedere?
o Anche io ho voglia di vederti, domani quando sono sulla via del ritorno ti chiamo.
o Questa sera mi scrivi ogni tanto, mi sento tanto sola.
In quel momento arrivò una telefonata a Daniela, si staccò da me per recarsi in bagno e rispondere, la vedevo dal vetro parlare, ogni tanto in sottofondo percepivo qualche parola ‘posto stupendo’, ‘abbiamo fatto’, ma dovevo concentrarmi nella telefonata più che origliare.
Con Sofia la telefonata proseguiva, mi piaceva parlare con lei, ancora di più quando faceva la vocina da bambina indifesa, sentii bussare al vetro del bagno aveva già terminato, mi fece un cenno che avrebbe iniziato a prepararsi, approvai con la testa; dopo qualche minuto, terminai la telefonata con qualche bacetto e mi recai in bagno per sistemarmi.
o Allora la maestrina?
o Tutto bene le manco e mi ha chiesto di uscire domani sera.
o Le hai detto che il tuo compagno di stanza ti sta spompando.
o Le ho detto che il mio collega &egrave un peperino e lei mi ha detto che se mi vede con un’altra me lo taglia.
o Hai capito! Ragazza possessiva.
Quando la vidi vestita mi passò solo un pensiero per la testa, meglio uscire immediatamente o le salto addosso subito. Indossava un tubino rosso con due piccoli spacchi laterali e vistosa trasparenza sul seno da spalla a spalla, calze autoreggenti color carne, con riga posteriore e decolleté rossa ai piedi; era una beatitudine per gli occhi, avrebbe fatto girare tutti gli uomini. Non elemosinai in complimenti verecondi, ma anche in epiteti particolarmente scurrili; raccolsi le chiavi dell’auto, però:
o Siamo sicuri che non dimentichi un particolare?
o Cosa intendi? Non vado bene?
o Vieni qua.. (le misi una mano sul sedere).
La vessata voleva fare la furba?
o Mi vergogno, non mi sento a mio agio, qui in hotel va bene, ma fuori?
o Le regole sono regole, un giorno a completa disposizione.
(Contrariata si alzò il vestito, si appoggiò a me e fece scendere le mutandine).
Salimmo in macchina, il locale era ubicato ad una decina di chilometri dall’hotel, mentre conversavamo le arrivò la telefonata del marito, prima di rispondere mi chiese di non correre in macchina e di spegnere la radio, rallentai e decisi di accostare, la sentivo conversare di quanto fosse bella la Wellness, che si stava rilassando un sacco con Sonia, che era bello ogni tanto staccare la spina da lavoro/famiglia e prendersi dei momenti per se stessi; poi al telefono con la figlia le chiese come si trovava, che non vedeva l’ora di rivederla, tutte le accortezze di una mamma. Anche se nella mia testa sogghignavo al pensiero, che fosse una moglie, una mamma, ma appena aveva il mio cazzo in mano, non esisteva più nulla, non che per me la situazione fosse diversa, per la prima volta nella mia seppur giovane vita mi trovavo a vivere due ambiti così diversi da
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un lato Sofia, una ragazza dolce, riservata quasi impaurita; dall’altra parte Daniela riservata ed integerrima nel lavoro, veemente e passionale quando usciva dal suo habitat.
Entrammo nel locale e ci fecero accomodare in un posto abbastanza riservato, ci portarono il menù ed in silenzio lo leggemmo, entrambi eravamo incuriositi dalla grigliata di carne e dalle verdure cotte, le ordinammo abbinando una bottiglia di Chianti Classico.
Riprendemmo a parlare, le dissi che era molto dolce sentirla parlare con la figlia, Daniela si confessò dicendo che le mancava molto non vederla più scorrazzare per casa, anche se oramai era un’adulta pure lei, anche se la stupiva il fatto che le avesse chiesto di terminare gli studi a Londra, non la pensava così matura e determinata. Mi raccontò che da quando aveva cominciato le superiori era diventata molto pignola nello studio, ed era molto interessata ai lavori dei genitori.
Prima dell’arrivo delle pietanze, cambiammo discorso le chiesi chi fosse al telefono mentre lo ero anche io con Sofia, lei sorridendo mi disse, ‘Sonia che voleva sapere come procedeva’, con aria interrogativa proseguii chiedendole cosa le avesse detto e lei sogghignando ‘Le ho raccontato tutto, ovvio’.
Mi spiegò che era la sua migliore amica, a lei raccontava qualunque cosa, si conoscevano da qualche anno e quasi da subito avevano trovato un feeling inimmaginabile, per entrambe non c’era segreto che l’altra non sapesse, ed era stata lei ad invogliarla a provare a sedurmi, dicendole, ‘Nella peggiore delle ipotesi non succede nulla, nella migliore ti diverti ‘; mi incuriosiva questa terza persona nel nostro rapporto, volevo che mi raccontasse qualcosa in più, così con qualche domanda mirata mi delineò un profilo.
Avevano praticamente la stessa età, lei era una fisioterapista, anche se scherzosamente si definiva una casalinga e madre full time e libera professionista molto part time, per sua fortuna si era sposata con un importante avvocato di uno studio molto rinomato in città, quindi per il bene della famiglia aveva deciso di licenziarsi dalla clinica dove lavorava per stare dietro ai figli e alla casa, continuando come libera professionista in un bilocale che era stato ricavato nella loro grandissima casa.
In pratica era iniziato tutto con un massaggio, poi tra interessi comuni e altre cose, erano diventate amiche e confidenti.
Proseguì dicendo che questa idea di tenermi tutto segreto a lei piacque molto, tanto che la mattina della partenza le mandò un messaggio dicendole che rimaneva in trepidante attesa su cosa mi fossi inventato, quindi non poteva non raccontarglielo, Daniela terminò dicendomi che prima di salutarla Sonia le disse, ‘mi hai talmente eccitata che questa sera lo distruggo mio marito’.
Devo ammettere che questi racconti, la seconda bottiglia di Chianti e la sua sensualità, mi trovai ancora una volta eccitato, mi allungai accarezzandole una gamba:
o Che fai ingegneretto?
o Mi hai fatto eccitare, poi pensarti senza mutandine.
o Hai capito, sentiamo..
(Facendo risalire il suo piede dalla gamba e poi adagiandolo sul membro).
o Maledetta’
Si avvicinò il cameriere chiedendoci se desiderassimo dell’altro, io chiesi un caff&egrave e lei un amaro, quando se ne andò riprese da dove era stata interrotta:
o Mi piacciono molto queste tovaglie lunghe, sono perfette per eccitare i monelli che vogliono innalzarsi a reggenti.
(Non contenta allungò e adagiò anche il secondo piede).
Iniziò a masturbarmi da sopra i pantaloni, me lo cingeva continuando a muoverli ritmicamente, quando arrivò l’amaro lo degustava in maniera lenta e nel frattempo passava da accarezzarmi solo con un piede, poi a strusciarsi e infine riprendendomelo in mezzo ad entrambi, ero completamente in sua balia.
o Oggi mi sento particolarmente buona, ti lascio decidere.
o Sentiamo le mie possibilità’
o Lo lasci nei pantaloni, io accelero il movimento e tu vieni.
o Oppure?
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o Lo tiri fuori, te lo accarezzo solamente, però perdi lo scettro del potere e tornati in camera ti scopo come voglio io.
Mi aveva raggirato, iniziai a rendermi conto che se fossi venuto sarebbe stato il terzo orgasmo, mi sarebbe stato difficile tornare brillante, ed ero pur sempre in un ristorante, mi sarei dovuto alzare da quel tavolo con una bella macchia sui pantaloni.
Mi guardai attorno per vedere le persone vicine al nostro tavolo, non erano propriamente così prossime da vedermi:
o Ok hai vinto, però niente scherzi, parola d’onore.
(Le porsi la mano).
o Oh.. finalmente torniamo ognuno al proprio posto. Non ti resta che tirartelo fuori, sperando che non ti veda nessuno.
(Scostando i suoi piedi).
Mi abbassai la zip, ma era in piena erezione non riuscivo a farlo uscire comodamente, dovetti allentare la cintura e sbottonare il pantalone.
o Fatto.. hai vinto.
o Ottimo.. sentiamo il mio premio.
(Me lo prese nuovamente tra i piedi fasciati dai collant e cominciò a segarmi, mi guardava dapprima mordendosi il labbro inferiore e successivamente portandosi il bicchiere alla bocca leccando il bordo).
Cosa dici possiamo andare? Ho voglia di essere scopata’ (Accelerando il ritmo).
o Daniela!! Mi stai facendo venire.
Mollò la presa, ed iniziò a ricomporsi, mi guardò come per dirmi di darmi una mossa, era facile per lei, io ero sull’orlo di un orgasmo ad un tavolo di un ristorante con il cazzo fuori dai pantaloni, in qualche modo cercai di mettermi in condizione di uscire dalla seduta; mi alzai e mi diressi alla cassa a pagare.
Usciti dal ristorante, incamminandoci alla macchina a braccetto mi guardò:
o Volevo farti sborrare, non pensavo avessi il coraggio di tirartelo fuori, mi hai fermata appena in tempo.
o Dalla prossima volta mi metterò attiguo, mai più dinanzi a te.
o Scusami, non so cosa mi sia successo, mi sono eccitata come non mai.
o Non dirlo a me.
Ricominciammo a baciarci appoggiati all’auto, ancora eccitati dalla situazione precedente, sentimmo vicino a noi una macchina accendersi, ci staccammo e decidemmo di salire. Arrivammo in hotel, parcheggiai e ci affrettammo ad entrare in camera, chiusa la porta la feci appoggiare e alzatole il vestito iniziai a baciarla ed a toccarla in mezzo alle gambe, non che lei fosse da meno cominciando a sbottonarmi i calzoni, in un momento di raziocinio capimmo che forse avrebbe avuto più logica terminare di svestirci, prima iniziò lei spogliandomi di giacca, camicia e degli altri indumenti; poi toccò a me, mentre le ero dietro e l’aiutavo:
o Voglio scoparti mentre indossi le scarpe e le autoreggenti.
o Allora ricominciamo da dove avevamo interrotto.
Ci lanciammo sul letto lei si spostò, si tolse le scarpe e mi mise i piedi sulla faccia, iniziai a baciarglieli e ad accarezzarglieli, scese fino a catturami il membro e riprese da dove avevamo interrotto al ristorante, non avevo mai provato in vita mia una sega con i piedi, ma era davvero eccitante, in certi momenti mi guardava ed aumentava il ritmo, per poi fermarsi ed accarezzarmi i testicoli, si capiva che non voleva farmi venire, il massaggio andò avanti per una decina di minuti; forse stanca della posizione e del movimento aumentò il ritmo, le presi i piedi e li staccai, l’afferrai e la misi a pecorina e glielo piantai dentro, uscii un rantolo di piacere dalla sua bocca ‘Uhm’ così mi piace’, ed iniziai con un veloce movimento di bacino.
Stavamo godendo entrambi, mi disse che voleva venire standomi sopra, girandomi l’accontentai, lo riprese immediatamente dentro, non ci volle molto, in una decina di colpi lanciò un urlo orgasmico adagiandosi su di me.
Eravamo distesi sul letto, mi guardò con aria corrucciata ed interrogativa sul fatto che non fossi venuto, non riuscii a profilare parola, me lo prese in mano e lo fece sparire in bocca, alzò lo sguardo:
o Ti voglio sentire dentro.
o Sarai stanca.
o Mi hai fatto avere un orgasmo speciale, voglio regalarti il tuo.
E ricominciò con il pompino, ‘So io come tirare fuori il porco che c’&egrave in te’, si alzò calzò le scarpe e andò a sedersi sul tavolo appoggiando un piede sulla sedia, aprì le gambe e si passò la lingua sulle labbra, nel mio cervello si accesero mille lampadine, ‘Vuoi essere scopata, ti accontento’, mi alzai andai verso di lei, la presi dai capelli baciandola e poi glielo infilai dentro, iniziò a sollecitarmi di venire con parole mai sentite, forse mai uscite dalla sua bocca, la tirai verso di me, lei mi cinse le gambe attorno alla vita ed espelli tutto il mio orgasmo.
L’alzai di peso e ritornammo sul letto, ci guardavamo e accarezzavamo, ogni tanto usciva qualche parola sdolcinata dalle nostre bocche, fino a quando non chiudemmo gli occhi addormentandoci.
Il mattino successivo dopo esserci svegliati ed ordinata la colazione ovviamente in camera, in entrambi aleggiava un velo di malinconia per questa fuga che stava per terminare:
o Che peccato sia già tutto finito.
o Daniela io avrei una proposta e se chiedessi in reception la possibilità di rimanere un giorno in più?
o Uhmm.. Magari!! E andare direttamente in ufficio domani mattina?
Non mi dispiacerebbe affatto.
Mi vestii per recarmi dal concierge, fu molto gentile spiegandomi che non ci sarebbe stato problema, aveva solo una richiesta se fossimo andati via prima delle 8.00, avremo dovuto pagare in anticipo e che la colazione sarebbe stata fornita solamente in saletta colazioni; non era di certo una complicanza, tornai rapidamente in camera per recuperare il portafoglio e mi recai a saldare la camera.
Non dissi nulla quando rientrai la prima volta, era ovvio che mi meritassi un premio, quando tornai la trovai distesa sul letto intenta ad ascoltare la musica e guardare il cellulare:
o Allora?
o Ho una notizia buona ed una cattiva, quale preferisci?
o Preferisco prima la buona.
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o La camera non ha nessuna prenotazione e quindi l’ho già opzionata.
o Scusa quale sarebbe quella cattiva?
o Dato che ieri hai fatto la stronza, il fine pena &egrave stato prorogato ad un evento, devi chiamare la tua amica Sonia dicendole che ti deve coprire un altro giorno.
o Non riesco a capire?
o Mentre la chiami, ti voglio scopare.
o Sei un bastardo, però te lo concedo, a patto di poter stabilire un dettame.
o Che sarebbe?
o Prima chiami Sofia, mentre io ti provoco.
o Non lo trovo giusto (ridendo), però mi intriga la situazione e la voglia di dominarti mentre sei al telefono &egrave più forte.
Decidemmo di fare un giro in città, l’intento era fare due passi e goderci quella stupenda domenica, entrammo in qualche negozio, dove ovviamente da buona donna non perse l’occasione di provarsi qualche abito, ma alla fine non acquistò nulla; verso l’ora di pranzo ci dirigemmo in una trattoria, per degustare qualche buon prodotto locale.
Ritornammo in hotel nel pomeriggio, nel frattempo continuavo a sentire Sofia facendo un po’ il vago sull’appuntamento, avevo voglia di vederla, ma il weekend passato con Daniela era stato di un livello che neanche nelle mie migliori fantasie sarei riuscito ad immaginare, dopo esserci spogliati ci immergemmo nella vasca idromassaggio.
Oramai era passato anche il pomeriggio era giunto il momento di chiamare Sofia, mi distesi sul letto, raccomandando la mia concubina di non essere troppo rumorosa, mentre suonava il telefono lei rimaneva a fissarmi seduta a bordo vasca, avvolta dall’accappatoio.
Partii stando largo, dicendole che mi dispiaceva, che ero mortificato, ma il testimone dello sposo voleva finire con una cena per ringraziarci tutti, continuavamo a conversare quando Daniela si alzò, denudandosi e incamminandosi verso il bagno, la vedevo dal vetro, ma non capivo cosa programmasse; rientrò in stanza prese la sedia la mise ai piedi del letto e guardandomi vi si sedette, raccolse da terra un pacco lo aprii e allungando una gamba iniziò ad infilarsi un’autoreggente nera, prima la gamba destra, poi la sinistra.
Adagiò le gambe sul letto, tenendole piegate, all’improvviso le aprì, iniziai a deglutire, portò la mano destra in mezzo al suo fiore e la sinistra sul seno, per poi muoverle entrambe e sussurrò sottovoce:
o Ti piace lo spettacolo? Sei ancora triste di non essere uscito con la maestrina?
Proseguii nella sua esibizione, alzandosi e salendo in piedi sul letto arrivò fino da me, appoggiò le mani al muro con un piede scostò entrambi i lembi dell’accappatoio; iniziò ad accarezzarmelo fino a salire e schiaffeggiarmi il viso.
Ritorno a fondo lento sedendosi, divaricò le gambe, si mise un dito in bocca per poi adagiarlo sulla sua fessura, allungò le gambe avvinghiando con entrambi i piedi il mio membro ed iniziò a segarmelo, prima lentamente e poi sempre più velocemente, fu una masturbazione lunghissima, protratta dall’andamento della telefonata. Ogni qualvolta sentiva qualche parola dolce nei confronti di Sofia, aumentava per poi decelerare se parlavamo di altri argomenti. Terminò girandosi a quattro zampe sul letto dirigendosi verso di me, mi guardò lanciandomi un bacio e si abbasso sul mio membro cominciando a pomparmelo, solamente con la bocca.
Lo faceva sparire nella sua famelica bocca, per salire leccando tutta la superfice, si soffermava sul glande lanciandomi occhiate di fuoco, proseguii a godermi questo spettacolo seppur con un ruolo da protagonista non attivo, dovevo pur sempre mantenere un certo self control:
o Sei pronto al gran finale?
Si staccò, scese dal letto mi afferrò per le caviglie e mi trovai sdraiato, salì nuovamente sul letto mettendosi in piedi, ordinandomi di aprire le gambe, quando me le posizionò alla distanza desiderata con un piede cominciò a massaggiarmi solamente le palle, le toccava lentamente con la punta del piede, guardandomi dall’alto in basso, mentre si masturbava con un dito:
o Mi sa che i tuoi compagni di addio al celibato ti chiamano.
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Quasi non terminò la frase che si abbassò e se lo infilò dentro, quando riuscì ad infilarselo per intero si accovacciò puntellando i gomiti sul mio petto e fissandomi dava dei colpi lenti di bacino.
Cominciai a portare a compimento la telefonata con Sofia, chiedendole se le avesse fatto piacere vedersi in settimana, ne era molto felice, aveva capito che purtroppo non era colpa mia, mi ringraziò per la telefonata dicendomi che un altro avrebbe mandato semplicemente un messaggio. Nella mia testa pensavo, non credo che un altro mentre parlava con la ‘ragazza’ sarebbe stato in balia della sua Capa.
Non so cosa uscì dalla mia bocca, forse la sua dolcezza, quelle sue parole, mi uscii che la desideravo e mi stavo innamorando di lei; Daniela non aspettava altre parole per silenziosamente deridermi ed aumentare il ritmo della scopata, posizionò i piedi sul letto per avere più libertà nel movimento, salutai Sofia dicendole che ci saremo sentiti via messaggio e chiusi la conversazione:
o Uhm.. così ti sei innamorato mentre avevi il tuo cazzo dentro me, dovrò farti anche da testimone.
o Sei una stronza di Capa.
o Sono una stronza di Capa, però il tuo cazzo apprezza le mie coccole.
Iniziò ad ansimare, colsi che era vicina all’orgasmo, le afferrai i seni iniziando a stuzzicarle i capezzoli:
o Bravo’ sì.. così m piace.
o Dai Capa’ voglio sentirti urlare, che poi dobbiamo passare alla tua telefonata.
o Vengo, chiamiamo chi vuoi, basta che mi continui a scopare così’ oddio’ vengo’ uhmm’
Ero deciso a non darle tregua, la vedevo intenta a rilassarsi dopo l’orgasmo, mi appropinquai sul suo seno, scendendo all’ombelico e infine posizionandomi tra le sue gambe prima le strofinai il mio membro, penetrandola solamente con la cappella per poi ricominciare a leccargliela, posizionò le gambe sulle mie spalle cingendomi con le cosce la testa, quando diminuivo il ritmo:
o Allora cappetta, chiamiamo?
o Aspetta continua’
(Smisi completamente, rialzandomi).
Ok.. però, non esagera altrimenti butto giù la telefonata, comportati bene.
o Sarò una piuma.
Prese il telefono, ancora un po’ dubbiosa fece partire la comunicazione, facendomi segno di starmene zitto, mi adagiai sul fondo del letto, Sonia non rispose, quindi mi rituffai su di lei e ricominciammo con le effusioni, dopo averlo masturbato con una mano ‘dai che voglio essere scopata’, non me lo doveva di certo dire due volte, lo infilai nuovamente e ricominciammo, con le sue gambe sembrava una tarantola, si strusciava, mi avvinghiava tenendosi i piedi per farmi entrare il più possibile.
Volevo farla urlare nel vero senso della parola, le presi le gambe e gliele posizionai sopra le spalle aumentando sempre di più il ritmo, iniziò a mugolare ed urlare, mi staccai di nuovo e la posizionai a bordo del letto mettendola a bocconi con le gambe a penzoloni, in modo da farle toccare solamente con le punte il pavimento e ricominciai la penetrazione, adagiata e in mia balia potevo velocizzare e rallentare a mio piacimento.
Iniziò a suonare il telefono, mi spostai permettendole di riprendere fiato prima di rispondere ‘stavo per venire un’altra volta porco che non sei altro’, mi rituffai sul letto facendole cenno di venire sopra, iniziò a dialogare e se lo ripiantò dentro.
o Ciao Sonia, scusa se ti disturbo, volevo solo avvisarti che siamo tornate a casa noi, ma in realtà torno domani mattina.
Tranquilla tutto bene, sono provata ma molto rilassata, quando vengo per il massaggio ti racconto.
o Dille che ci sei piantata sopra, forse &egrave curiosa.
(Aumentai leggermente la penetrazione e con il pollice iniziai a toccarle il clitoride).
o Sei un bastardo!! Certo Sonia, non preoccuparti, allora ci mettiamo d’accordo domani.
Ciao buona serata.
o Salutamela.
Non le permisi di mettere giù che l’avevo già ribaltata e avevo ricominciato a dominarla:
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o Ti chiavo, Capa!!
o Si.. voglio che vieni’
o Girati che ti voglio come prima’
o Ti piace scoparmi da dietro, porco.
Ero dietro di lei, stavo per venire, le detti due schiaffi sulle natiche e l’afferrai dai fianchi, era stato un amplesso lunghissimo, ‘Daniela sto per venire’ e finii la scopata con un’eiaculazione dentro di lei, l’ennesima del weekend.
Provati ci spostammo in doccia, sotto il getto ci confessammo che non avevamo provato nulla di simile e successivamente decidemmo di preparare le valigie e metterci sulla strada di casa, ci saremo fermati a mangiare qualcosa lungo il tragitto.
Arrivammo al casello dell’autostrada, l’aiutai a spostare la valigia sulla sua auto e dopo un ultimo bacio, ci ringraziammo a vicenda per lo stupendo weekend. Con Sofia decidemmo di metterci ufficialmente insieme, finalmente avevamo avuto anche i primi rapporti e non era così casta e pura come voleva dare idea di essere, io pensavo di trovarmi al cospetto di una ragazza timorosa, al contrario nelle mura domestiche si era dimostrata una tigre.
Per Daniela dopo quel intenso weekend, avevamo di comune accordo deciso di alleggerire gli incontri, in entrambi era subentrato il timore di ferire le persone che ci stavano vicine, ancora di più per scrupolo dei nostri ruoli sul posto di lavoro.
Ovviamente certi sguardi malandrini partivano e quando eravamo in macchina rientrando dalla Sede Centrale, ci capitava di farci prendere dal momento e lasciarci andare a qualche provocazione, in compenso ci eravamo dati ad un hobby comune che ci piaceva, il tennis. Decidemmo che il sabato mattina potevamo farci un’oretta insieme di palleggio per rilassarci e coltivare comunque il rapporto fuori dal lavoro. Al marito di Daniela non credo che questa cosa facesse molta differenza, per Sofia era un po’ diverso, mi chiedeva spesso di conoscere il mio Capo, soprattutto dopo che gliela descrissi in maniera vaga, ma dato che lei il sabato mattina &egrave a scuola mi diceva che era contenta perseguissi nel mio hobby.
Sono passati quasi sei mesi dall’inizio della relazione con Sofia e il venerdì sera in modo alternato ci trasferivamo per il weekend nella stessa casa, quel giorno decidemmo di non uscire con gli amici, dopo aver acquistato la cena al ristorante cinese, ci accoccolammo sul divano intenti nel guardare una serie tv sui pompieri e quando fu quasi mezzanotte ci trasferimmo a letto, dopo qualche coccola ci addormentammo.
Come ogni sabato mattina la sua sveglia suonava verso le 7.00, si alzava, si preparava, faceva colazione e poi passava a salutarmi:
o Vado amore’ torno verso le 14.
o Ok.. a dopo.
Le mie risposte ovviamente erano quelle di un automa che si rigira nel letto per addormentarsi poco dopo, la mia sveglia sarebbe suonata per le 8.00, sentii il mio cellulare suonare, lessi sullo schermo Daniela:
o Pronto, cosa succede?
o Buongiorno, oggi niente tennis, hanno problemi al circolo, facciamo colazione insieme e poi vado a fare la spesa? O ci vediamo lunedì?
o Per me va bene, mi devi dare una ventina di minuti per prepararmi.
o Se vuoi vengo a prenderti, ci sarà un bar vicino a casa tua?
o Sì..sì.. Via Nino Bixio n. 9.
o Perfetto a tra poco.
Controvoglia mi alzai ed iniziai a prepararmi, mentre mi lavavo i denti, sentii il citofono suonare, le dissi di salire, aprii anche la porta e ritornai in camera.
Entrò chiuse la porta dietro di sé e mi salutò, le urlai che ero in camera se avesse voluto si sarebbe potuta sedere sul divano, ‘Non ti preoccupare, non ho fretta ti aspetto, bella la tua casa’ e proseguì con qualche altro apprezzamento sull’arredamento e la disposizione dei mobili; mi girai e la vidi sull’uscio della porta della camera:
o Quindi questa &egrave la tua camera, finisci di vestirti.
o Sì.. scusa il disordine, ma un po’ &egrave il mio e un po’ Sofia che si trasferisce qui per il weekend.
o Non preoccuparti, vuoi una mano a rifare il letto?
o Ma figurati, come potrei chiederti una cosa del genere?
o Cosa te ne importa, ti aiuto volentieri.
Si diresse nel lato opposto, ed iniziammo a sistemarlo, tirammo il lenzuolo piegandolo e ricoprimmo tutto con il copriletto; ‘visto ci abbiamo messo due minuti insieme’, la ringraziai per l’aiuto e ci dirigemmo verso la porta per uscire e andare a fare colazione, quando davanti al bagno mi chiese se avesse potuto usufruirne un secondo, non vedevo quale fosse il problema e mi appropinquai verso il soggiorno.
31
Quando uscii rimasi stupefatto, si era tolta i vestiti, indossando solamente reggiseno, perizoma e scarpa nera con il tacco, si appoggiò alla porta, mi guardò:
o Ti va di fare un’ora di tennis prima di colazione?
Non riuscii a profilare parola, mi alzai e mi diressi da lei, la presi l’alzai e lei mi attorniò le gambe ed incominciammo a baciarci contro lo stipite.
o Allora avevi ancora voglia della tua Capa, ingegneretto.
o Se volevi scoparmi bastava dirlo subito.
o Volevo vedere se ti eccitavo ancora.
o Ci penso io a te’
La feci scendere, la presi per un braccio trascinandola fino a farla sedere sul tavolo, presi le gambe appoggiandole alle mie spalle, le scostai il perizoma:
o Questo ti piace.
o Uhm.. mi fai morire, fammi sentire la tua lingua..
Mi tuffai sul suo monte di venere, leccandogliela attorno alla fessura, la sentii mugolare, così mi avventai sul clitoride, ‘bravo così’ non sai da quanto mi mancava’, lo prendevo tra le labbra succhiandolo e con due dita le accarezzavo le pareti, penetrandola lentamente; sentivo la sua eccitazione crescere insieme alla mia erezione, ‘dai.. lo voglio sentire dentro, dammelo..’, mi alzai per slacciarmi i pantaloni e togliermi i restanti vestiti, ma lei mi tuonò un ‘fermo’ faccio io..’.
Scese dal tavolo si slacciò il reggiseno, si tolse il perizoma mi prese e mi spinse fino al divano, prima di arrivare alla seduta mi aiutò a spogliarmi, lasciandomi solo i boxer; inserì una mano ‘eccolo il mio cazzo preferito, non me lo ricordavo così duro’, mi spinse, si girò e dalla borsa estrasse la scatola di profilattici, inginocchiatasi mi levò definitivamente anche l’ultimo indumento.
Iniziò leccandomi la cappella, poi passò all’asta ed infine ai testicoli, mi lanciò una delle sue occhiate e riprese il pompino, le tenevo i capelli come se avesse una coda cercando di guidare il ritmo, ma dava l’impressione di essere una puledra imbizzarrita, facevo quasi fatica a domarla, aprì un profilattico e me fece indossare, ‘voglio scoparti!!’ sì alzò per salirmi sopra, fui più lesto io questa volta, sgusciando e lanciandola sul divano, le aprii le gambe ed entrai cominciando a penetrarla, le tenevo le ginocchia per non farle stringere le gambe dando colpi di bacino, quando tolsi le mani per accarezzarle i seni le sue gambe si intrecciarono dietro di me e ad ogni mio colpo, si inarcava per aumentare la penetrazione lasciandomi andare quando arretravo, per impossessarsene nuovamente quando mi avvicinavo ‘continua così’ che vengo.. dai..’ aumentai il ritmo lei iniziò ad ansimare, fino a catturarmi con braccia e gambe attorno al mio tronco ed urlare il suo orgasmo.
o Quanto mi mancava scopare con te, ieri mio marito mi ha detto che era stanco, era tutta la settimana che avevo voglia di un orgasmo così’
o Uff.. sei difficile da soddisfare, altro che oretta di tennis.
o Sciocco’
Mi tolsi da lei e mi misi seduto, anche lei si alzò e senza dire una parola cominciò a baciarmi e ad accarezzarmelo lentamente per poi aumentare la masturbazione, ‘adesso tocca me’ e se lo rimise dentro a smorzacandela, prendendomi le mani e posizionandomele sul suo culo.
Il ritmo era molto lento, ogni tanto si staccava per inarcare la schiena e concedermi di afferrarle le tette, ‘ti piace essere scopato così’ a me piace dominarti!!’, accelerava il ritmo a suo piacimento mi prendeva la testa tra le mani e ricominciava a piantarmi la lingua in bocca, doveva averla fatta proprio arrabbiare suo marito, era ancora più infoiata di quanto lo fosse durante il weekend:
o Voglio godere ancora..
o Lo senti dentro?
o &egrave durissimo!
o Voglio sentirti urlare come all’hotel’.
o Stringimi i capezzoli così’ dai che vengo.. AHHHH!!
32
Ci saltava sopra nel vero senso della parola, quasi fui intimorito, per la smania di sentirlo di più, uscisse e sbagliasse la penetrazione, dopo quell’urlo mi prese per la testa infilandomi la lingua in bocca e continuando a mugolare.
Si alzò mi tolse il profilattico, mi prese per mano, ‘voglio che mi scopi nella tua doccia, mi piace così spaziosa, tutta a vetrate’, non poteva regalarmi parole più erotiche, arrivati in bagno entrammo ed accesi il doccino per dare il tempo di scaldare l’acqua, lei perseguiva nell’accarezzarmi il petto per poi passare alle mie parti intime, ‘che bello fare l’amore con te’, abbassai il doccino appena l’acqua fu tiepida davanti alla sua figa, ‘uhmm’ che piacevole sensazione, apri il soffione ora voglio ben altro’.
Lo aprii, la presi la feci girare contro il muro e la penetrai, iniziava quasi a bruciarmi, però la voglia di scoparmela era troppo forte, il rumore della doccia affievoliva le parole che uscivano dalle nostre bocche e i grugniti:
o Daniela sei una figa memorabile, scoparti &egrave una libidine.
o Dai continua, voglio che mi scopi’ voglio sentirti godere.
o Lo senti quanta voglia ha di te?
o Sì’ continua spingilo forte, non venirmi dentro però..
Accelerai il ritmo all’inverosimile ‘Daniii vengo” lo estrassi appena in tempo, rivolgendolo tra natiche e schiena’
Lei rimase appoggiata al muro ed io sopra di lei, per qualche altro secondo, l’orgasmo era stato veramente forte e l’attività sessuale era perdurata per quasi un’ora, finimmo la doccia lavandoci ed uscendo presi un asciugamano per me e la cinsi facendole indossare il mio accappatoio; ci asciugammo non facendoci mancare qualche battutina sconcia.
Riprese il suo intimo dal salotto ed i vestiti dal termoarredo, mentre si rivestiva, mi recai in camera per mettermi una maglia e i pantaloni della tuta, quando tornai in salotto stava per calzare le scarpe, si alzò l’aiutai con il soprabito:
o Lo sai che non dovremo’ però mi piace troppo scoparti..
o Lo so Daniela, anche io non posso fare a meno.
o Ci vediamo lunedì in ufficio, sei stato fantastico.
(Prima di uscire me lo afferrò da sopra la tuta e mi baciò).

Si avvicinava il periodo natalizio, eravamo con Daniela in trasferta da un cliente quando in auto mi raccontò un’anteprima, l’azienda stava organizzando la cena di Natale in un locale con chef stellato, requisendolo per intero, così che per il dopo cena ci avrebbero aperto l’open bar ed il deejay.
Mi disse che non vedeva l’ora che arrivasse la cena, perché si era comprata un vestito che avrebbe fatto impallidire tutte, non era affatto difficile da credere, oltre ad essere una donna molto intelligente ed affascinante, da quando aveva cominciato a fare assiduamente sport era diventata tonica in tutte le parti del corpo, se già così sei uomini su dieci si giravano, adesso doveva portarsi il bodyguard.
La mattina seguente mi svegliai con un forte torcicollo e dolori alla spalla, ero completamente bloccato, mi alzai presi l’auto e mi diressi non senza difficoltà in ufficio, salutai tutti e ovviamente quando Daniela mi vide iniziò a ridere ed a chiamarmi Tutankhamo:
o Come sempre devo pensarci io a te, chiamo Sonia e le chiedo se oggi a pranzo riesce a vederti.
Ciao Sonia, come stai gioia? Io tutto bene grazie, senti avrei il mio discepolo con il collo bloccato avresti tempo oggi? Uhm…. Proprio nessuno sforzo riesci a fare?
Perfetto, sarebbe perfetto, ciao bella ti chiamo dopo.
Allora hai appuntamento per le 13.30 da lei, riesce a concederti mezz’ora, almeno torni ad essere quasi normale.
o Grazie… in macchina ero paralizzato.
o Beh… Tutankhamo io vado di là a lavorare, se stai male vai a casa.
Ripresi a fare qualcosa cercando di non fare nessun movimento repentino, non vedevo l’ora che mi sbloccasse, presi un caffè con gli altri, ovviamente l’ilarità raggiungeva i massimi livelli, al confronto Zelig era un cabaret di secondo ordine.
Quando tutti i miei colleghi partirono per andare a pranzo compresa Daniela, iniziai a prepararmi per recarmi all’appuntamento, per fortuna il viaggio era molto breve, parcheggiai e arrivai dinnanzi al palazzo, suonai al citofono e una voce mi rispose secondo piano dove vedi l’insegna dello studio, presi l’ascensore, le scale mi sembravano una tortura troppo grande.
Arrivato sul pianerottolo trovai la porta dello studio aperta, mi appropinquai e mi ritrovai in una piccola sala d’attesa con quattro sedie ed una porta vetrata, poco dopo si affacciò:
o Ciao, io sono Sonia.
o Buongiorno.
o Allora seguimi, la prima porta nel corridoietto lasciala perdere, la seconda è lo spogliatoio, terza bagno e quarta il mio studio, entra pure nello spogliatoio, rimani pure in mutande, boxer o quello che indossi di solito, io ti aspetto di là.
Spogliatomi mi recai nello studio:
o Eccomi.
o Allora da bravo, mettiti vicino al lettino, stai dritto, ok… perfetto, sdraiati pancia in giù.
All’inizio ti farà male, cerca di sopportare, respira con il naso e butta fuori lentamente con la bocca.
o Ok..
Iniziò a lavorare sul collo, poi sulle spalle, non parlava molto e di conseguenza neanche io, mi sarei aspettato qualche battuta o qualcosa del genere, invece era silenziosa e molto professionale.
Terminata la mezz’ora mi disse di alzarmi, chiedendomi come mi sentissi;
o Per oggi va bene così, cerca di stare seduto dritto.
o Va bene.
o Direi che potremo vederci la prossima settimana, sempre a quest’ora per vedere se sei migliorato.
o Quanto ti devo?
o Nulla, facciamo per intero la prossima.
o Perfetto, allora grazie.
o Buona giornata salutami Daniela, quando ti sei vestito ed esci ti chiedo di tirati dietro la porta d’ingresso.
o Nessun problema, grazie ancora.
Devo ammettere ogni giorno che passava mi sentivo decisamente meglio, mi recai al secondo appuntamento, come la volta precedente Sonia fu molto silenziosa, mi chiese solo come stava la mia Capa, poco altro.
Terminato l’appuntamento mi fece pagare e mi disse, se volessi andare per fare un’altra ora la settimana successiva, per sistemarmi meglio la schiena; però anticipando alle 12.30.
Arrivai per la terza volta allo studio, entrai nello spogliatoio, mi svestii e poi mi diressi nello studio, entrando vidi Sonia alla scrivania, si alzò venne verso di me e mi aiutò a fare degli esercizi, spiegandomi che ero soggetto a dolori alla schiena e al collo, per il fatto che lavorassi sempre alla scrivania.
Mi fece sdraiare pancia in giù cominciando il massaggio, partì dalle gambe, passò dalla schiena e arrivò fino alle spalle, ad un certo punto mi chiese di girarmi pancia in su, riprese dal quadricipide, sentii la mano salire e sfiorarmi le parti intime, lo stesso movimento lo fece due volte, poi scese, pensai ad un movimento dovuto all’operazione che stava eseguendo.
Ovviamente al mio membro quel toccò non passò inosservato e si raddrizzò all’interno dei boxer, Sonia passò al tronco tirandomi le braccia verso l’alto, fino a quando sentii le dita della sua mano entrare nell’intimo e toccarmelo in maniera questa volta sicuramente non casuale, restai in silenzio e lei me lo afferrò cominciando una lenta manipolazione, ora mi era tutto più chiaro, abbassai il braccio vicino al suo lato e le palpai il culo.
Si girò verso di me e guardandomi mi disse:
o Daniela me lo aveva descritto abbastanza bene.
o Mi sembra che ti stia facendo una tua idea.
o Voglio proprio vedere se la mia amica mi ha nascosto qualcosa.
Togliti i boxer, chiudo la porta non vorrei ci disturbassero.
Sonia si avviò verso la porta togliendosi la divisa e facendosi ammirare, non era altissima, circa sul 1.60 m, magrolina e ben proporzionata, capello moro a caschetto; quando si girò mi vietò di scendere dal lettino, riprese il mio membro:
o Daniela non dovrà mai sapere nulla, sarà un segreto.
o Nessun problema.
(Non terminai neanche la frase che era già nella sua bocca).
o Devo dire che hai un bel cazzo, forza leccamela che lo voglio sentire e dobbiamo fare rapidi perché tra poco tornano i miei figli.
(Salendo sul lettino e mettendosi nella posizione del sessantanove).
Adesso capivo perché si era fatta convincere Daniela a provarci con me, era un generale, praticamente glielo aveva ordinato, aveva un cespuglio un po’ più chiaro dei sui capelli proprio sopra alla fessura, il restante completamente rasato.
Poco dopo iniziò a mugolare e complimentarsi di come gliela stavo leccando:
o Ho voglia di essere scopata, non prendo pillola e non ho profilattici quindi esci se stai per venire.
o Ok.. (ero quasi intimorito dai suoi modi bruschi).
Scese dal lettino e vi si piegò sopra, mi misi dietro di lei ed iniziai a penetrarla, entrai lentamente, ma a lei questa cosa non piacque mi afferrò con la mano destra una natica e mi tirò verso di lei “Non stai facendo l’amore con Daniela, io voglio essere scopata nel vero senso della parola”.
Non dissi nulla, glielo piantai dentro ed iniziai a scoparla come desiderava, “Bravo era questo che intendevo”, mi stavo eccitando da morire, sentivo il cazzo veramente durissimo e martellavo, si girò si sedette sul lettino e lo guidò nuovamente dentro “Dai.. così… bravo, più forte, sai fare solo questo”; era una provocatrice continuava a parlare e diceva le parole giuste per far crescere la rabbia sessuale.
Con i talloni si posizionò sui miei fianchi e rimase appoggiata con un solo braccio, con la mano mi afferrò il collo “Dai.. più forte…”, ero stufo di subire e la ripagai con la stessa moneta, non ci potevo credere iniziò ad ansimare fino a venire, entrambi ci liberammo della presa.
Scese nuovamente dal lettino, lo catturò tra le sue mani, ricominciando a masturbarmelo “Bravo… porco, sei stato promosso. Ti meriti di venire!!”, riprese il pompino ed io le misi le mani sulla testa, sentivo di essere vicino all’orgasmo:
o Sto venendo!!
o Vienimi in bocca…. porco.
Anche dopo il mio orgasmo proseguì nel pompino, una parte scese dai lati della bocca il restò lo deglutì, quando si mollò definitivamente, mi dette l’ultimo bacio sulla cappella e si rialzò:
o Devo ammettere che Daniela aveva ragione, scopi proprio bene.
Anche se sei troppo buono e dolce, ho dovuto tirare la corda per farti uscire un po’ di cattiveria.
o Sei proprio una troia.
o Bravo.. hai detto bene, la tua ora è finita, se ti servisse un massaggio o qualche lezione su come si scopa veramente hai il mio numero, chiamami.
Ricordati che Daniela non deve sapere proprio nulla, altrimenti giuro che la pagherai cara.
Salutai ed uscii dallo studio, mi rivestii e mi diressi nuovamente in ufficio, mi chiedevo se fosse successo veramente, non me ne rendevo conto.
Tutto era stato strano, come era accaduto, il proseguimento e la fine, non capivo le sensazioni che giravano dentro di me; il senso di colpa nei confronti di Sofia e Daniela, ma nello stesso tempo un’eccitazione animalesca, provavo proprio quello che aveva detto lei, quelle parole mi si ripresentavano nella testa (Non stai facendo l’amore con Daniela, io voglio essere scopata ….), forse per la prima volta non avevo fatto l’amore o sesso con una persona che mi piaceva, ma avevo solamente scopato e dentro di me un po’ mi odiavo, ma nello stesso tempo sentivo un indole quasi repressa.

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Eravamo prossimi alla cena di Natale, si sarebbe svolta il venerdì a Milano, Daniela mi vietò di dare l’adesione all’hotel dove avrebbero dormito i colleghi, dicendomi che saremo tornati indietro e potevamo dormire a casa mia; non nascondo il fatto che questa cosa mi eccitasse, anche perché non eravamo più riusciti a dedicarci a queste scappatelle.
Il giorno antecedente la cena aziendale, mi disse se a pranzo mi sarebbe piaciuto aggregarmi a lei e Sonia, sapevo che dalla sua amica non sarebbe uscita nessuna strana affermazione e per non rimanere solo accettai l’invito.
Ci recammo ad un bar del centro commerciale vicino all’ufficio e la trovammo già ad aspettarci, esauriti i soliti convenevoli ci accomodammo, devo ammettere che mi sentivo un po’ a disagio, per lo più parlavano tra di loro, poi la Capa si scusò dicendo che si recava un secondo in bagno:
o Allora sei pronto per domani notte?
o Immaginavo che Daniela ti dicesse qualcosa.
o Figurati.. non vede l’ora di prendere un po’ di cazzo.
o E tu?
o Non fare troppo il furbetto, perché lo so che ti è piaciuto, o sei ancora intimorito da quello che potrei farti.
La prossima volta ti toglierò quel sorrisetto. Mi chiederai di smettere, altro che le tue trombatine con Daniela.
Quando ritornò da noi, Sonia facendo una finta risatina, come se avessi fatto una battuta disse che sarebbe andata anche lei prima dell’arrivo del pranzo, il tutto proseguì senza allusioni ogni tanto mi fermavo a guardare la diversità di queste due donne, erano l’opposto in tutto, devo ammettere che erano due belle donne, mi sentivo molto lusingato, però mentre con Daniela c’era un rapporto che andava ben oltre al sesso occasionale, con Sonia era stato un amplesso più voluto da lei e guidato in tutto e per tutto, non nascondo che ero curioso di riprovare l’esperienza per vedere a quanto si poteva spingere.
Il pranzo terminò tranquillamente, Sonia prima di andarsene ci salutò con una battuta “Buona Cena di Natale e SOPPRATUTTO buon dopo cena, mi raccomando”, quando salii in macchina guardai Daniela e lei sorridendo “non sono riuscita a non raccontarglielo”.
Arrivò il venerdì e vestiti di tutto punto ci avviammo al ristorante, fortunatamente in macchina con noi non salì nessuno, per essere un galantuomo mi misi io alla guida:
o Allora che ne pensi del vestito?
o Sei bellissima, faticherò a non starti vicino.
o Non preoccuparti, avrai un posto vicino a me.
o Basta che non ti metti davanti.
o Uhmmmm… peccato non ci ho pensato.
Ma cos’hai detto a Sofia?
o Nulla, che ci saremo visti domani sera, che le avrei detto quando stavo per tornare a casa.
Tu a tuo marito?
o Che mi fermavo in albergo e tornavo in tarda mattinata, dipenderà dalla VOGLIA, di fare shopping per Milano.
o Sei brava a raccontare bugie.
Ma se ti proponessi di presentarti alla cena senza mutandine?
o Sei un maiale.. uhm… lo farei solo perché me lo chiedi tu.
o Allora toglile e mettile nel cassetto.
(Obbedì senza dire nulla, quando dallo spacco laterale vidi l’autoreggente nera, scendere la brasiliana non persi l’occasione di appoggiarle una mano sulla fessura accarezzandola, quando la tolsi si ricompose, le mise nel portaoggetti richiudendolo).
Devo ammettere che la cena era organizzata molto bene, avevano quasi esagerato, durante la cena Daniela bevve qualche bicchiere di troppo, non dava a vedere che fosse ubriaca, ma di certo un po’ euforica, non mancò a tavola di accarezzarmi con il piede, fortunatamente essendo al suo fianco la posizione le era sfavorevole, ma in un momento dove tutti erano con lo sguardo verso il palco con una mano passo dalla coscia al mio membro si avvicinò al mio orecchio “ho voglia di te”.
Durante l’open bar ci perdemmo di vista, la vidi dopo una buona mezz’ora attorniata dai dirigenti, era appena passata la mezzanotte e alcuni colleghi stavano per andarsene, Daniela mi raggiunse e convenimmo di andarcene, arrivati alla macchina la aiutai a salire e partimmo, appena entrato in autostrada mi fermai in una piazzola di sosta, mi chiese che problema ci fosse, la rassicurai e mi appropinquai verso il suo sportello, lo aprii:
o Avevo voglia della tua figa..
(Mi accucciai, la girai e le misi una mano in mezzo alle sue gambe).
o Ti adoro.. mi fai eccitare sempre di più.
o Era tutta la sera che volevo sentire i tuoi mugolii…
o Uhmm… dai che voglio andare a casa.
Fu un’azione veloce, avevo voglia di eccitarla ancora di più, scesi con la testa in mezzo alle sue gambe, in breve tempo mi mise una mano sulla testa, per ora poteva bastare; quando mi staccai cercò di afferrarmi, ma non riuscì e non appena salii nuovamente al posto di guida si girò verso di me, appoggiò la mano sul mio cazzo e mi baciò appassionatamente con la lingua ordinandomi di dirigermi velocemente a casa.
Appena arrivati sotto casa, prese la sua valigia dal bagagliaio ed entrammo rapidamente nell’androne, attendendo l’ascensore non perdemmo neanche un attimo per ritornare a baciarci, era un continuo avvinghiamento e strusciamento.
o Voglio scoparti vestita così!
o Non mi importa come e dove basta che mi scopi!
La spinsi sul divano le aprii il vestito e mi rituffai a leccargliela, era eccitata all’inverosimile, mi ordinò di smetterla, tirarmelo fuori e trombarla, non aspettavo altro, mi tolsi i pantaloni la presi da un braccio e la girai bocconi sul bracciolo del divano, scostai il vestito e glielo infilai:
o Questo volevo, senti che duro… scopami!
o Capa questo volevi?
o Sono giorni che lo desiderò, questa notte me lo voglio gustare.
Dai spingi forte, che sto per venire.
Non ci potevo credere, era veramente venuta immediatamente, l’aiutai ad alzarsi e la baciai:
o Avevi voglia di cazzo?
o Il tuo mi fa impazzire, lo sento insinuarsi ovunque…
Sei entrato senza profilattico, ma non riuscivo a dirti di uscire, sei un bastardo.
o Non ci avevo neanche pensato.
o Andiamo in camera.
Ci trasferimmo nella stanza da letto, mi spogliai e mi lanciai sul letto, godendomi il suo spogliarello, si tolse il vestito, il reggiseno e rimanendo solo con le autoreggenti venne verso di me sul letto, iniziammo nuovamente con le effusioni, ma poco dopo fu attratta nuovamente dal mio membro, lo riprese in bocca per poi soffermarsi solo con la punta della lingua sulla cappella, era meraviglioso il suo modo di eccitarmi; iniziava ad esagerare e glielo feci notare, sentivo i primi stimoli pre-orgasmo:
o Così mi fai venire…
o Dai mettiti il profilattico.
Non doveva dirmi altro, afferrai dal comodino la scatola, ne presi uno e lo indossai, fu lesta ad impalarsi, non mi dette modo di fare alcuna mossa, dava un ritmo leggero, non si faceva penetrare completamente, si impossessava solamente della cappella, ora stava esagerando, la presi e glielo piantai completamente e le fuoriuscì un lamento, volevo girarla ma non mi dava spazio di manovra, proseguiva lei a dare il ritmo.
Aumentò il ritmo appoggiando i piedi al materasso, le presi i seni tra le mie mani, non appena capii che era vicina ad avere un altro orgasmo la scostai girandola e mettendola a novanta, non ebbe nulla a ridire perché glielo piantai dentro ed iniziai nuovamente con ritmo fortissimo, anche io iniziavo ad essere al limite, si lasciò cadere sul materasso e mi invocò:
o Dai.. così che vengo ancora…
o Daniela!! Vengo anche io..
o Sì..sì.. voglio che veniamo insieme.
Appena sentii il suo orgasmo, non riuscii a trattenermi né ad uscire e venni dentro al profilattico, mi lascai cadere sopra di lei per riprendere fiato, non sembrava averne avuto abbastanza, la sua mano mi levò il profilattico gettandolo sul pavimento e cominciando nuovamente a masturbarmelo:
o Non sei ancora stanca??
o Voglio consumartelo, è il mio Regalo di Natale..
So io cosa gli piace, appoggiati con la schiena alla sponda del letto.
Non la contradissi operai quanto ordinatomi, lei ruotò il bacino aprendo le gambe e posizionandosi sul fondo del letto aprendole, facendomi vedere la sua figa e con un dito l’accarezzava; con entrambi i piedi avvolti dalle autoreggenti si posò sulle mie gambe fino ad arrivare a catturarmi il mio membro:
o Mi fai venire subito così!!
o Ti piace, quando ti masturbo con i piedi.
(Saliva e scendeva con maestria, stuzzicandomi e incitandomi a venire).
Lo accarezzava, lo stringeva come se non avesse fatto altro in tutta la sua vita, riuscì a mantenere intatta l’erezione, tanto che proseguì il massaggio in maniera costante, scappellandolo completamente quando scendeva, si vedeva che la sua voglia di essere scopata era all’apice, le presi i piedi con le mani e aumentai la masturbazione:
o Daniela vieni sopra ho voglia di scoparti!!
o Non devi di certo chiedermelo.
(Prese un profilattico dal comodino e me lo fece indossare).
Ci salì nuovamente sopra e prendendomi la testa fra le sue mani ricominciò a baciarmi, dando un ritmo lento e profondo, quasi senza farlo uscire, muovendo solo il bacino e contraendo i muscoli, io mi staccai per dedicarmi al suo seno mentre lei con le mani intrecciate nei miei capelli iniziò a mugolare:
o Oddio.. sto per venire di nuovo..
o Dai Daniela, voglio sentirti urlare come una puttana..
o Non serve che tu me lo dica… è fortissimo..
Oh.. eccolo…. cazzo.. vengo…. (aumentò lo strusciamento mi strinse la testa).
Eccolo…. VENGOOOOOOO…… togliti il profilattico e sborrami ADDOSSO!!!!!!
Uscirono degli urli quasi animaleschi, anche dopo l’orgasmo non smise di contorcersi, senti delle fortissime contrazioni della sua vagina… fino a quando si accasciò vicino a me, addormentandosi sulla mia spalla.
Mi addormentai poco dopo pure io, verso le 7 mi alzai, mi accorsi di avere ancora il profilattico, me lo tolsi e mi diressi in cucina per bere qualcosa, mi sedetti su uno degli sgabelli e mi degustai un bel succo alla pera, guardando il telefono vidi, qualche messaggio di Sofia, le risposi che ero ancora frastornato dalla cena e che sarei tornato a letto, ci saremo visti verso le 18 per uscire con gli amici. Non tardò ad arrivarmi la sua dolcissima risposta, non vedeva l’ora di vedermi, di non preoccuparmi che saremo usciti con Andrea e la moglie.
o Così non vede l’ora di vederti…
o Ti sei svegliata pure tu.
o Avevo sete, poi ti ho visto armeggiare con il cellulare, volevo sbirciare e allora sono arrivata di soppiatto.
Mi offri qualcosa o mi devo arrangiare?
o Provvedo subito… qualche preferenza?
o Mi va bene quello che bevi tu.
Mi stavo dirigendo al mobile per prenderle un bicchiere quando mi senti abbracciare alle spalle ed una mano afferrami i testicoli:
o Io avevo in mente un altro tipo di colazione?
(Iniziò a baciarmi dietro l’orecchio e a masturbarmelo fino a farmelo tornare in piena erezione).
Mi sembra che qualcuno apprezzi…
o Come potrebbe non apprezzare, sei una figa galattica..
(Mi girai per baciarla e la sollevai, prontamente lei cinse le gambe attorno alla mia vita).
Prima di uscire dalla cucina prese la bottiglia di succo alla pera, ne bevve due sorsate, poi ricominciò a limonarmi, volevo tornare in camera, ma quando fummo vicini al divano le mi disse che ci saremo potuti fermare lì. Mi sedetti con lei sempre avvinghiata a me:
o La giornata è molto lunga, hai fatto bene a dirle per le 18…. Sempre che riuscirai ad arrivarci..
(Si rialzò un pelo, si portò una mano alla bocca insalivandosela, lo afferrò nuovamente per condurlo all’ingresso e impalarcisi sopra).
o Ma il profilattico?
o Non ho tempo di andare a prenderli.
Proseguimmo senza pensarci, prima sul divano con lei sopra, poi sulla testiera del divano con lei a pecorina, per poi tornarvici, ovviamente con lei sopra.
Era più di un’ora ed iniziava a farmi male, anche lei ebbe i primi cedimenti fino a lasciarsi cadere sul mio petto, però non ero ancora venuto e mi sentivo veramente al limite di sopportazione.
Mi scostai scivolando dal divano e mi diressi in camera, non le dissi nulla, mi sentii chiamare ma non risposi, ovviamente incuriosita poco dopo arrivò anche lei, quando arrivò sull’uscio e non mi vide, ricominciò a chiamarmi, si spostò in bagno, ma mi ero nascosto dietro la porta della camera, quando nuovamente fece ritorno la cinsi alle spalle e la buttai sul letto:
o Adesso tocca a me..
o Cosa vuoi fare?
o Farti urlare!!
La girai e la penetrai, cominciai a dare un ritmo intenso e ad essere lievemente scurrile, il suo ennesimo orgasmo non tardò ad arrivare la rimisi a novanta e mi piazzai dietro:
o Ora ti scopo fino a venirti dentro.
o Non venirmi dentro.
o Zitta… toccami le palle!!
(Quando mi trovai sull’orlo dell’orgasmo lo estrassi e le venni sulla schiena).
o Sono distrutta… mi hai eccitata ancora di più dicendomi che mi venivi dentro.
o Anche io mi sentivo indemoniato, comunque ho rischiato.
Ci coprimmo appisolandoci nuovamente accoccolati.
Nel primo pomeriggio squillo il mio cellulare, con molta fatica mi allungai verso il comodino per leggere sullo schermo che era Sofia, mi alzai per mettermi appoggiato alla testiera, mi chiamava per dirmi i programmi della serata, dalla porta della camera rientrò Daniela completamente nuda:
o È Sofia?
o (Annuii)
o Uhmmmm…. Occasione da non perdere….
Si sedette sulla sedia difronte al letto, raccolse le calze ed iniziò ad indossarle come in uno spettacolino erotico, allungò la gamba accarezzandosela, non perdendo occasione per toccarsi in maniera sensuale o farmi avances molto esplicite, si inginocchiò sul letto e gattonò fino ad arrivare davanti al mio viso:
o Non chiudere la telefonata altrimenti me ne vado…. Voglio scoparti mentre sei al telefono con lei…
o (Misi muto) Dai… potrebbe sentirci…
o Non preoccuparti… goditi il momento.
Mi diede un bacio a stampo e abbassò la testa fino a catturarmi con la sua bocca il mio membro, prima lo imboccò, proseguì leccandolo e infine passando la lingua solo sulla cappella, ovviamente tutto quello mi stava eccitando all’inverosimile.
Si alzò in piedi facendomi segno di mettere nuovamente muto il microfono “ora voglio che me la lecchi mentre sei al telefono con lei”, ebbi forse cinque secondi di paura/senso di colpa/incertezza, ma quando me la posò sulla faccia, estrassi la lingua e comincia a darle quello che mi aveva chiesto.
Sapeva che dovendo rispondere alle domande della mia interlocutrice non potevo perdurare molto in quell’azione, appena mi scostai per parlare, si spostò scese a baciarmi e ruotò verso il suo comodino, capii immediatamente le sue intenzioni, la vidi strappare con i denti l’involucro del profilattico, me lo srotolò sul cazzo e subito vi si impalò sopra.
Diede di nuovo inizio alle danze, ogni tanto mi faceva un cenno per chiedermi di mettere il microfono in modalità muto:
o Diglielo che la tua Capa ti sta scopando.
o Sei veramente troia, quanto ti eccita questa cosa?
o Mi eccita pensare che ti sto consumando il cazzo e che lei questa sera non avrà nulla.
Sarà anche una gran gnocca, ma questo bel cazzo me lo sto scopando io.
Sofia mi chiese se andasse tutto bene, mi sentiva silenzioso, le spiegai che ero ancora provato dalla cena e soprattutto dall’open bar, proprio in quel momento vidi la testa di Daniela andare indietro in preda ad un orgasmo e diminuire il ritmo, fino a fermarsi.
Questa cosa la calmò per qualche minuto “sei pronto, voglio che mi sborri in bocca mentre sei al telefono con lei”, cercai con ampi cenni della testa di spiegarle che non era il caso; non le interessava il mio parere riprese il movimento di bacino, con un ritmo sempre più veloce ed intenso.
Si fermò rialzandosi e scendendo dal letto mi prese dal pisello liberandolo dal profilattico, mi allungò una mano come appoggio per alzarmi e condurmi verso il l’armadio, mi accostò a quest’ultimo e si piegò, prima segandomelo con una mano guardandomi fisso negli occhi e poi quando lo vide pronto se lo riportò in bocca ricominciando la danza della lingua, non riuscii a trattenermi per neanche un minuto, misi il microfono muto:
o Daniela!! Sto sborando…. Sei una grandissima porca…
o Vieni nella bocca della tua Capa, diglielo quanto sono brava..
o Non ho mai goduto così…
Quando ripresi cognizione sentii dal telefono chiamarmi a gran voce:
o Scusa stavo bevendo un sorso di succo; ok Sofia, va bene passo io per le 19 e poi andiamo a mangiare a casa loro, tranquilla prendo io una bottiglia. A dopo amore.
(Chiusi la telefonata cingendo la testa di Daniela con ancora il mio membro in bocca).
o Ti è piaciuto?
o Piaciuto è relativo, mai provato nulla del genere.
o Sei un amante incredibile, sarà stata anche la situazione, ma non sai che orgasmo ho avuto, sentivo degli spilli su tutta la spina dorsale fino al cervello.
Fino alle 17 rimanemmo a letto a guardare la tv, poi ci spostammo in doccia per lavarci, la nostra lunga Cena di Natale finì con un bacio appassionato sull’uscio della porta, ben consoni di quanto successo, ma di certo ancora più estasiati.

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Passarono quindici giorni senza che io e Daniela ci sentissimo, durante il periodo Natalizio lei andò in montagna con il marito e successivamente a Londra dalla figlia; per mia sfortuna al contrario, dovetti rimanere in ufficio a lavorare, anche perché ero gerarchicamente il suo sostituto.
Le mie vacanze furono più brevi, intervallate tra pranzi e cene di famiglia, l’unica cosa positiva il trasferimento a casa mia di Sofia, che ci diede modo di passare molto tempo insieme.
Mi rendevo conto di aver trovato una persona davvero speciale, l’amavo profondamente ed insieme stavamo veramente bene, però la mia Capa ed il sesso con lei erano di ben altra portata.
Tornata finalmente dalle ferie la trovai un po’ sulle sue, per qualche giorno fu sfuggente, a pranzo si sedeva lontano da me, durante la pausa caffè cercava sempre qualche scusa, non capivo molto questo suo atteggiamento; volli arrivare infondo alla questione così le chiesi:
o Tutto bene? Ti vedo distaccata.
o No, non va tutto bene, in questi quindici giorni non ho voluto scriverti, perché volevo stare un po’ con i miei pensieri e capire.
o E?
o Ed invece anche se con mio marito sto bene, mi sono divertita e rilassata, non riesco a non pensare a quello che c’è tra di noi, alla nostra intesa sessuale.
o Anche per me è uguale. Non capisco il problema. Meglio entrare nel tuo ufficio.
(Entrammo e richiudemmo la porta alle spalle).
o Ho paura di perderti, che ci stanchiamo.
o Ma perché pensi a quello che accadrà e non a quello che abbiamo ora?
o Forse è stato il troppo tempo lontani, il senso di colpa verso la mia famiglia.
o Vuoi che ci prendiamo una pausa?
o Non riesco, ieri sono andata da Sonia e lei mi ha detto che il mio problema si chiama astinenza da cazzo, all’inizio mi sono sentita offesa, però adesso mi accorgo che ha ragione, ma l’unico che voglio è il tuo.
o Quindi cosa vorresti fare?
o Sono confusa.
o Allora torniamo a lavorare, poi andiamo a bere un aperitivo?
o Meglio.
Passato il pomeriggio inviai un messaggio a Sofia, che avrei tardato, mi rispose di non preoccuparmi tanto si sarebbe recata in palestra; con Daniela ci saremo trovati ad un bar conosciuto prettamente come ritrovo per il dopo cena, così saremo riusciti ad essere tranquilli.
La vidi arrivare in tutta la sua sensualità, all’inizio cominciò a chiedermi scusa per cose veramente inutili, forse stanco da questa sua negatività mi avvicinai a lei e la baciai, dopo un iniziò di sorpresa la sentii rilassarsi e lo capii anche dalle sue prime parole:
o Mi mancavano tantissimo le tue labbra.
o A me mancava la mia Capa.
o A me il mio “ingegneretto cazzuto”.
Come per magia ritornò tutto alla normalità sputò fuori tutti i suoi dubbi, le apprensioni, per poi dirmi che forse era veramente come aveva detto Sonia, mettendosi a ridere; non ci mise molto a dirmi che questo weekend sarebbe rimasta a casa da sola e se avessi avuto voglia avrei potuto passare a trovarla.
Il punto non era su quanto mi aveva detto, oramai stava tornando tutto alla normalità era il modo in cui me lo aveva detto, leccando quasi a simulare un bocchino, alla cannuccia del cocktail, terminammo di bere l’aperitivo, andai a pagare e ci ritrovammo nel parcheggio davanti alle rispettive auto:
o Sei fortunato che questa sera devo tornare a casa, ti avrei fatto volentieri la festa.
o Ma non eri pensierosa?
o Hai detto bene, ero… meglio godersi il momento.
Dimenticavo Sonia mi ha chiesto di darle il tuo numero, dovrà chiederti qualcosa.
o Sì..sì.. hai fatto bene. (So io quella cosa vuole).
o Ci vediamo domani al lavoro.
o A domani.
Devo ammettere che nel tratto in macchina erano due i miei pensieri, il primo che Sonia tra i racconti che le venivano fatti da Daniela e la sua “troiaggine” non perse molto tempo; infatti mi aspettavo una sua telefonata nel breve periodo. Ero molto curioso di vedere a quanto si sarebbe spinta, l’ultima volta che ci eravamo visti mi aveva annunciato che “mi avrebbe tolto quel sorrisetto dalla faccia”.
L’altro pensiero era ovviamente trovare una scusa per andare a casa della Capa, mi stavo già pregustando quelle ore, la sua carica erotica iniziava a mancarmi ogni ora di più.
Il resto della settimana passò in maniera molto tranquilla, feci capire a Sofia che probabilmente il sabato sarei dovuto andare al lavoro, poco male, tanto lei il mattino è a scuola, ed il pomeriggio ne avrebbe approfittato per fare un giro con la moglie di Andrea, il tutto era perfettamente organizzato.
Venerdì durante il ritorno dalla pausa pranzo ci accordammo che sarei andato da lei verso le 9, per un’intensa giornata di lavoro, purtroppo avevamo molto arretrato e la giornata sarebbe stata molto lunga e faticosa, mentre guidava allungò una mano sulla mia patta, dicendomi che ero proprio uno stacanovista del lavoro.
Mentre proseguivo il lavoro alla mia scrivania mi si aprì una chat segreta sul mio cellulare (tutto si sarebbe cancellato nel giro di trenta secondi):
o Ciao mandrillo, domani ti aspettano gli straordinari.
Se vuoi un massaggio “defaticante” la prossima settimana te lo potrei concedere.
Le ho chiesto il numero, come scusa, se te lo chiedesse dille che era per un amico che mi hai mandato.
o Ciao Sonia, ti mancavo?
o Non fare troppo lo spiritoso.
o Tutto bene? Cosa intendi per “defaticante”?
o Sta a te provarlo…
o Non capisco.. nel caso quando potresti?
o Potremmo fare mercoledì verso le 12.30?
(Inoltrandomi una foto in allegato, di lei piegata a novanta, dalla vita in giù completamente nuda).
o Per me va bene…. forse ho capito qualcosa.
o Tranquillo cercherò di essere il più chiara possibile.
Usa questo weekend come preparazione, io non sono una da scopatine adolescenziali.
Divertiti… ciao..
o Stanne certa.. ciao..
Volevo fare un po’ il finto stupido e un po’ tirarle frecciatine, questa cosa doveva darle profondamente fastidio.
Il sabato mattina presi il pc, i faldoni e partii per andare in ”ufficio”, come concordato lascai la macchina in una via limitrofa ed indossai un cappellino da baseball, nessuno si sarebbe accorto di nulla, ma dato che eravamo a casa sua, non volevamo rischiare, mentre mi appropinquavo la vidi affacciata alla finestra mi salutò e si catapultò ad aprirmi, al citofono mi disse “ti stavo aspettando, quinto piano”.
Quando arrivai al piano con l’ascensore, uscii sul pianerottolo, mi si aprii una delle porte ed entrai di tutta fretta:
o Ciao.. per fortuna non hai trovato nessuno, sai qua sono tutti anziani e con gli occhi rivolti agli spioncini.
o Direi che il gioco vale la candela, ti sei vestita come quella sera che sono uscito la prima volta con Sofia (baby-doll beige calze autoreggenti e un sandalo in legno da casa).
o Volevo vedere che effetto avrebbe fatto su di te.
o Non ti salto addosso solo perché ho preso le brioches per fare colazione e le mandai un bacino.
(Entrambi scoppiammo a ridere).
Dopo aver preparato il caffè venne a sedersi su uno degli sgabelli che attorniavano la penisola della cucina, proprio difronte a me, prese una delle brioches dal sacchetto, mi ero assicurato che ci fosse quella al pistacchio, la sua preferita e chiacchierando ci dedicammo alla colazione.
Scherzavamo parlando delle bugie che avevamo raccontato, alla fine credo che il senso di colpa riecheggiasse in entrambe le nostre coscienze, ma questa passione ci portava a rischiare forse anche più del dovuto.
Si accomodò trequarti, accavallando le gambe e tenendo il suo piedino all’estremità, con in bilico lo zoccolo, proseguiva nel gioco ogni qualvolta rivolgevo lo sguardo verso il basso, fino a quando lo lasciò cadere e si accostò alla mia gamba, iniziando ad accarezzarmi.
Il mio membro diventò immediatamente scomodo dentro i boxer, tanto che dovetti cambiare presto posizione allargando le gambe, lei non aspettava altro che quel mio movimento per insinuarsi in mezzo alle mie gambe adagiarlo e proseguendo lo strofinamento talune volte con la pianta ed altre solamente con le dita.
Scese nuovamente percorrendo ogni centimetro della gamba, calzò lo zoccolo, girò attorno bancone, si avvicinò a me baciandomi appassionatamente, ricambiai portando una mano sul suo culo, prima accarezzandoglielo dolcemente ed infine lasciando partire uno schiaffo.
Cominciò con il togliermi il maglione e sbottonarmi la camicia, scese bottone per bottone fino ad arrivare ai pantaloni, slacciò la cintura, li aprì ed infilò la mano dentro ai boxer:
o Mi sembra che gli sono mancata.
o Uhm… sembra proprio di sì…
(Le infilai la mano sinistra dentro alle mutandine, fino a farmi spazio con il dito medio).
o Lo sai che adoro quando mi tocchi così…
I sospiri di entrambi diventarono affannosi, ma nessuno dei due voleva mollare la presa, le nostre lingue ricominciarono ad attorniarsi, fino a quando “andiamo in camera, non resisto più”.
Entrammo in camera si tolse gli zoccoli e si inginocchiò sul letto, terminai di togliermi gli indumenti, lasciandomi solamente i boxer:
o E loro?
o Per quelli lascio a te l’onore…
Iniziò ad accarezzarlo da sopra, baciandomi il petto, poi mentre le afferrai la testa per baciarla inserì entrambi le mani avvinghiandolo e masturbandolo, fino ad inginocchiarmi sul letto, proseguimmo nelle effusioni fino a quando la spinsi facendola cadere di schiena e mi avventai sui lembi delle sue mutandine, gliela liberai e mi tuffai per regalarle un’emozione.
Prima iniziai con delle leccate, passai a darle piacere al clitoride e alle grandi labbra, questa cosa la faceva impazzire, iniziò a muoversi ritmicamente spostandomi la testa dove le dava più piacere, le sue stupende gambe si accingevano a stringermi la testa come un boa sulla sua preda, fino ad esprimere il raggiungimento del suo primo orgasmo “sei un porco, vengo!! vengo!!”.
Mi liberai della costrizione di quei maledetti boxer, lanciandoli il più lontano possibile, ritornai a baciarla e lei poco dopo essersi ripresa mi condusse fino a girarmi, le presi la testa fra le mani e la portai davanti al mio membro, non sarebbe servito indicarle la strada, ma lo volevo avvolto dalla sua bocca.
Iniziò con un ritmo delicato, spostandosi per tutta la sua interezza, fino ad arrivare alle palle, alzò lo sguardo e salì tenendo lo sguardo fisso su di me; “adesso ti faccio venire” aumentò il ritmo in modo indemoniato con una mano mi stuzzicava sotto e con la bocca saliva e scendeva come se volesse farsi scopare la cavità orale:
o Capa ti voglio sopra, voglio essere scopato.
o Non vedevo l’ora che me lo chiedessi.
(Gli diede le ultime leccate, si allungò aprì un cassetto e prese un profilattico, lo strappò con i denti e lo srotolò).
Stava per salirmi sopra, la spinsi fino a farle perdere l’equilibrio, mi guardò tanto contrariata quanto eccitata dalla cosa, mi posizionai in mezzo alle sue gambe e lo infilai:
o Quanto mi mancava il tuo cazzo, scopami… scopami…
o Con piacere..
Le tenevo le gambe aperte posizionando le mani dietro alle sue ginocchia, cercando di penetrarla il più profondamente possibile, come una trivella in cerca di petrolio, le portai le gambe sulle mie spalle proseguendo con la penetrazione, per durare di più diminuii il ritmo, appena se ne accorse si liberò della presa, scese con le gambe per attorniarle al mio bacino e posizionò le sue braccia sul mio tronco, era un chiaro segno che voleva prendere il comando.
Rotolammo dall’altra parte del letto, si sistemò con le mani sul mio petto e diede inizio alla danza, mi guardava fisso negli occhi, tranne quando si abbassava per baciarmi o per accelerare il ritmo, nel secondo caso lasciava cadere indietro la testa e faceva uscire dei mugolii estremamente eccitanti.
Si lasciò cadere al mio fianco, eravamo pronti per cambiare posizione, quando entrai in camera attrasse la mia attenzione un mobile antico in massello con specchiera, mi avvicinai al suo orecchio:
o Ti voglio a pecorina davanti alla specchiera (si alzò e vi si diresse, si piegò).
o Così va bene? (quel babydoll la rendeva ancora più sexy).
o Adesso ti rispondo alla domanda (mi alzai e mi infilai nuovamente in lei).
o Uhmmm…..
Durante la penetrazione la presi per i capelli, in seguito con la mano libera le afferrai un capezzolo:
o Così mi fai venire, porco..
o Dimmelo cosa sono…
o Sei il mio porco!! Uhmmm… che mi fa godere!!
o Dai.. che voglio sentirti urlare..
o Mettimi una mano sulla bocca.. ti prego!!
o Perché?? Sei troppo eccitata…
o Mettimela.. veloce… VEN…. UHHM.. UHHM..!!!
(Appena in tempo…. la sentii contrarsi, ci mise qualche minuto a riprendersi).
Mi staccai da lei, si girò e ricominciò a baciarmi, “mi farai impazzire”, la sua mano scese sul cazzo mi tolse il profilattico e ricominciò a menarmelo:
o Voglio farti un regalo.
o Che cos’hai in mente?
Ci appropinquammo vicino al letto, mi fece cenno di sedermi, si inginocchiò tra le mie gambe e riprese un sontuoso pompino, ero al limite le presi la testa tra le mani, si staccò dandomi un bacio sulla cappella.
Si girò prese l’antica sedia da camera, sembrava quasi un trono e la trascinò vicino al letto, vi si accomodò accavallò le gambe ed accarezzandosele, pronunciò in modo sensuale “ora ti faccio impazzire…”, non capivo le sue intenzioni, ma non mi lasciò per tanto tempo all’oscuro; scavallò le gambe, tenendole ben aperte, si grattò con le unghie le cosce coperte dalle autoreggenti ed infine le allungò fino a catturarmi con i suoi piedini il mio fallo.
Portai le mie mani all’indietro, accomodandomi sul materasso, vedevo il mio cazzo avvolto dai suoi piedi, che scendevano e salivano ritmicamente, quando alzavo lo sguardo la vedevo con gli occhi fissi e concentrata su quanto stava facendo.
Proseguiva la masturbazione variando la presa e le tecniche, era una vera artista; me lo strusciava, poi lo spingeva contro i miei addominali mentre con l’altro piede mi accarezzava le palle ed infine lo catturava lateralmente quando voleva aumentare il ritmo.
Era nata per quella pratica, molte volte mi aveva eccitato con questa tecnica, ma ora stavo raggiungendo il limite:
o Daniela così mi fai venire… rallenta!
o Dai… che voglio vederti spruzzare ovunque.
o Vengo..
o Vieni… vieni.. sbora.
Mi lasciai cadere per qualche minuto sul letto, quando fui risvegliato da un suo commento:
o Quanto sei venuto, mi hai sporcato completamente le calze.
o Merito tuo, sei una pazza, ho persino visto le stelle.
o Ti avevo detto che se te lo catturavo non avresti avuto scampo.
Alzati, la pausa è finita, andiamo a lavarci che mi è venuta anche fame, ti delizierò con qualcosa di buono.

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Arrivato nel bagno la trovai intenta a sistemarsi ed a togliersi le autoreggenti, macchiate dalla nostra ultima performance.
Rimanemmo vicini qualche minuto, poi si scostò dal lavandino, mi diede un bacio ed uscì, mentre mi ripulivo mi chiedevo se fosse il caso di tornare in cucina nudo o almeno indossare i boxer, caldeggiai per la seconda ipotesi.
In cucina la trovai intenta ai fornelli, indossava una camicetta da casa ed un grembiule, probabilmente per non sporcarsi, di colore bianco e rosso:
o Bello il grembiule, molto sexy’
(Campeggiava sopra una bella scritta ‘Cuoca Provetta’)
o Prepara la tavola e mettiti seduto, adesso &egrave il momento di provare la mia favolosa cucina.
o Certo come no’ anche lui lo sottolinea, (rivolgendoci lo sguardo).
o (Non disse nulla, lanciandomi solo uno sguardo minaccioso).
Ci accomodammo entrambi per mangiare un piatto di pasta accompagnato da una birra, per tutta la durata del pasto scherzavamo e ci raccontavamo storie ed aneddoti, stavamo molto bene insieme; poco dopo il discorso cadde sul passare un weekend in montagna:
o Ti andrebbe di andare in montagna a sciare?
o Non sono bravissimo, però me la cavo.
o Potremmo prenderci un paio di giorni di ferie, che ne pensi?
o Mi piacerebbe molto passare del tempo insieme.
o Ottimo, sarebbe bello organizzarci, potresti portare Sofia ed io mio marito, così ci conosciamo tutti.
o Stai scherzando?
o Perché mi guardi così rabbuiato’. Cosa c’&egrave di male?
o (Proseguivo a guardarla in modo piuttosto interrogativo’)
o Sarebbe divertente’ Cosa c’&egrave di male?
o Che forse’ ma forse mi sbaglio io’. Noi due stiamo tradendo i nostri compagni?
o Mica dobbiamo saltarci addosso e accoppiarci dinnanzi a loro, passiamo solamente due giorni insieme.
o Ma scusami, sbaglio o quando sei tornata dalle Vacanze di Natale non mi guardavi neanche in faccia, perché ti sentivi in colpa nei confronti di tuo marito; mentre adesso vorresti presentarmelo? Non riesco a capirti.
o Forse sto sbagliando io, mi sono fatta prendere dall’entusiasmo; ma credo che per la prima volta in vita mia di aver trovato un vero equilibrio.
o Cosa intendi dire?
o Che ho sempre fatto la persona perfetta, non mi sono mai goduta la vita: studentessa modello, moglie modello, madre modello; adesso voglio prendermi i miei spazi.
Divertirmi, fare quello che mi passa per la testa, non mi sono rimbecillita tutta in una volta, ma credo di aver trovato una mia armonia ora, tra vita matrimoniale ed extra coniugale.
Credo di aver capito che mi sarei dovuta divertire di più, invece di farmi percepire come impeccabile. Ho capito che amo mio marito, adoro mia figlia, e non prendermi come una che lo dice per lavarsi la coscienza, mi rendo conto di quello che sto facendo, ma adesso &egrave arrivato il momento di prendermi del tempo per me, di godermi questa esperienza.
Ok.. dai non vuoi ascoltarmi, va beh’ adesso basta chiacchierare aiutami a sparecchiare che poi ci accoccoliamo a guardarci un film sul divano.
Mentre mi accingevo a mettere il materiale in lavastoviglie, rimuginavo sui progetti di Daniela sulla nostra vacanza in montagna, al dire il vero ero molto dubbioso e preoccupato, vero anche Sofia mi aveva chiesto di conoscerla, però un weekend sulla neve, così dal nulla, noi quattro, l’avrebbe di certo quantomeno sorpresa. Ad ogni modo era un rischio, che francamente, non volevo correre.
Ci sdraiammo sul divano, Daniela accese su una commedia italiana molto divertente, ci abbracciammo sotto il plaid, quando sentii la sua testa appoggiarsi alla mia spalla e lentamente si appisolò, continuai a guardare per pochi minuti il film fino ad addormentarmi.
Avvolto in quella calda coperta, abbracciato alla mia Venere, rimasi addormentato per più di un’ora, solo un messaggio della mia Sofia mi risvegliò, lessi: ‘A che ora torni? Rimaniamo a casa o facciamo un giro?’; mi alzai lentamente per non svegliare Daniela e mi recai in bagno; risposi che l’avrei portata a mangiare fuori e poi avremo potuto raggiungere gli altri. Aggiungendo che purtroppo ero ancora un po’ incasinato, ma per le 18 sarei di certo tornato a casa.
Tornato in salotto, sul divano la Capa non c’era più, mi guardai attorno, provai a recarmi nella zona notte, ma di lei nessuna traccia, mi arrivò un messaggio: ‘Se mi trovi entro 3 minuti potrai farmi ciò che vuoi, ti conviene approfittarne”.
Con un lampo di astuzia, digitai il numero, ma purtroppo non era stata così sciocca da lasciare la suoneria accesa, ricomincia a perlustrare l’abitazione, come un cane da tartufi cercavo indizi o lasciti, ma nulla..
‘Hai ancora 1 minuto’ sei in acque molto profonde’, nulla non riuscivo a trovarla, il tempo stava per scadere, provai ad entrare nella camera della figlia, ma anche lì poca fortuna.
‘Il tempo &egrave scaduto, sei mio’. aspettami in camera’.
Tornai in camera, mi sedetti sul letto, poco dopo arrivò, mi guardo e con aria di chi ha stravinto la sfida:
o Ora sei mio, in tutto e per tutto.
o Purtroppo hai ragione, ma dov’eri?
o Regola Numero 1
Farai tutto quello che ti ordino.
Regola Numero 2
Non opporrai resistenza.
Regola Numero 3
. . . appena mi viene in mente te lo dico. (E scoppiò a ridere).
o Farò tutto quello che mi chiedi, però posso esprimere un desiro.
o Al condannato &egrave concesso un desiderio, previa valutazione.
o Indosseresti un completino sexy a tuo piacimento e un paio di scarpe con il tacco.
o Uhmmm.. quanto mi eccitano le tue richieste’ sei un porcellino’
o Ma’ non dovrei essere ai tuoi servigi?
o Cazzo.. hai ragione.. adesso togliti i boxer e aspettami in salotto, suddito.
Mi alzai, lasciai cadere i boxer e le passai accanto, non perse l’occasione di schiaffeggiarmi il culo, ma senza profilare parola proseguii nel corridoio.
Dietro di me si chiuse la porta della camera, arrivato in salotto mi sedetti su di una sedia del grande tavolo, nudo, da solo in quella stanza, non riuscivo a trovare una posizione comoda, aspettai qualche altro minuto, poi ad un tratto la sentii riaprirsi e udii il rumore dei tacchi, quando entrò nel soggiorno mi lasciò per l’ennesima volta a bocca aperta.
Scarpa decolté rossa, calze autoreggenti color carne ed una vestaglia di seta, non indossava reggiseno e mutandine era una cosa fottutamente sexy, ed ovviamente il mio membro non ci mise molto a farlo notare.
o Qualcuno si &egrave eccitato nel vedermi’
o Puoi dirlo (alzandomi per andare verso lei)..
o Fermo.. fermo..
Dove credi andare, stai seduto (mi arrivò vicino, si appoggiò al grande tavolo e vi salì).
Appoggiò un gamba sul tavolo ed un tacco sulla mia gamba e guardandomi mi ordinò ‘Inginocchiati.. ho voglia che me la mangi’, ordine più bello non mi poteva essere dato; eseguii abbassandomi le allargai le gambe mi tuffai sul suo Monte.
Mi stavo premurando di darle più piacere che potessi, passavo dalle grandi labbra, leccandogliele, a titillarle con la lingua il clitoride, era un’azione che la faceva impazzire, i suoi mugolii aumentavano, la mia testa era stretta tra le sue cosce e spinta verso di lei dalle sue mani. ‘Così.. così.. vengo.. vengo.. uhmmm”.
Proseguii nel mio lavoro di lingua, fino a quando:
o Alzati.. vai a prendere la scatola di profilattici.
o Subito padrona.
o Bravo.. così mi piaci’ Ora puoi indossarlo e penetrami’
(Rimase sopra al tavolo con le gambe aperte, srotolai il condom e mi posizionai per penetrala).
Ora entra piano voglio godermi una scopata molto lunga..
Appena entrato, quanto da lei prefissato non perdurò molto, appena lo sentii completamente dentro mi prese la testa fra le sue mani ed iniziammo a baciarci, poi le gambe si avvinghiarono alla mia vita e ad ogni affondo stringeva sempre di più la presa.
‘Basta’ spostati’ siediti sul divano che ora tocca a me’, a fatica mi staccai da lei, l’aiutai a scendere, ed insieme ci avviammo verso il sofà, appena seduto, mi saltò sopra, me lo catturò con una mano e se lo infilò nuovamente dentro:
o Dai.. dai.. così’
o Daniela rallenta’ così mi fai venire..
o Shh’ non permetterti, sei ai miei servigi, lo decido io’ (rallentando leggermente).
o Uhmmm sei una meraviglia, non credo aver mai sentito il cazzo così duro.
o Stai buono’. &egrave solo l’inizio, voglio godermela tutta la mia vittoria.
(Tornò a baciarmi con passione).
Ero in estasi, sentivo il cazzo durissimo e teso, ed il suo andirivieni continuava:
o Voglio che mi scopi a pecorina come sai fare tu, appoggiata al tavolo.
(Si alzò’ mi prese per mano accompagnandomi, si piegò e mi aiutò nella penetrazione).
o (Mi uscì un rantolo di godimento).
o Dai’ dai’ che voglio godere’
o Dani.. sto per venire’
o Shh.. Shh.. aspetta’ aspetta’ uhmm’.
(Si allungò letteralmente in preda all’orgasmo).
o Daniela’. Sto per venire..
(Ero arrivato pure io al capolinea’.).
o Fermati’ decido io quando puoi, erano questi i patti’
(Appena ripresasi, mi fece sedere sulla sedia e si penetrò).
Allora andiamo in montagna?
o Non puoi chiedermi questo’.
o Io comando’ io ordino’ (fermandosi)..
o Dani’ &egrave un rischio’.
o Stai tranquillo, sarà solo una vacanza in compagnia’
(E riprese il dolce, lento e seducente movimento di bacino)
Ci divertiremo’ e non lo capiranno mai.. baciandomi selvaggiamente con la lingua.
o Ok hai vinto’. Andiamo in montagna.
o Bravo il mio ingegneretto cazzuto’. Ci divertiremo un sacco, vedrai..
Ora scopami come piace a te’. Ti meriti di godere’
Preso dal momento la cinsi letteralmente, alzandola di peso, la portai fino alla spalliera del divano e mi piantai violentemente dentro di lei:
o Vuoi andare in ferie insieme ai nostri compagni?
o Si..
o Vuoi scoparti il tuo adepto?
o Si’si.. più forte’.
o Vengo’
o Dai’ spingi’.
o Capa’. Vengoooooo” uhmmmm’..
Fu un finale molto selvaggio e il nostro respiro faticava a tornare normale, mi staccai tornando a sedermi sulla sedia, lei era ancora piegata sulla sponda, ad un tratto si girò, mi guardò e venne verso di me, con una mano afferrò il mio pene, ancora ricoperto dal profilattico, lo liberò gettandolo a terra.
Si venne a sedere sopra le mie gambe, baciandomi con passione e poi’. ‘non preoccuparti ci divertiremo, sarà un weekend molto rilassante’ vedrai”.

Il weekend in montagna si stava avvicinando, a Sofia raccontai che Daniela per ringraziarci di quel sabato passato al lavoro, dato che non avrebbe potuto autorizzare straordinario, pensò di premiare me l’altra collega con un bel fine settimana nella sua casa in montagna.
Sfortunatamente la nostra collega non sarebbe potuta venire, (non apprezzava la montagna, non sapeva sciare, in realtà non esisteva questa collega); ma creammo una storia quantomeno credibile.
Sofia era un po’ timorosa di passare un intero weekend con degli “sconosciuti”, ma un po’ per compiacermi, un po’ la passione per la montagna, non ci misi molto a convincersi.
Daniela utilizzò uno stratagemma simile, chiedendo al marito di passare un fine settimana alternativo e spiegandogli che in noi vedeva una coppia come erano loro da giovani, infine le avrebbe fatto molto piacere fargli conoscere il suo dirimpettaio.
Io ancora la reputavo un’idea pessima, ma oramai non potevo più tirarmi indietro, decidemmo che ci saremo trovati direttamente alla loro casa il venerdì sera, Sofia era riuscita a farsi sostituire a scuola e avremo potuto goderci per intero il sabato e la domenica, quantomeno. Ovviamente per non arrivare a mani vuote ci fermammo a prendere in una pasticceria, una tortina accompagnandola ad una bella bottiglia di Brut.
Il navigatore ci portò finalmente a destinazione, lungo tutto il viaggio la mia compagna mi ricordò di starle sempre vicino, di non parlare troppo di lavoro e che mi amava, vedevo e percepivo il suo disagio, ma era comunque contenta.
Scendemmo dalla macchina, prendemmo le valigie e arrivati davanti ad una porta rossa suonammo il campanello, venne ad aprirci un uomo di mezza età, brizzolato, non potevo dirgli “ciao… Federico, siamo i tuoi ospiti”, questo per ovvie ragioni, la prima, che lo avevo riconosciuto solamente grazie alla foto che campeggiava nella loro camera da letto, (in realtà in quella foto aveva i capelli più scuri), ma anche perché la Capa in ufficio non aveva nessuna foto di loro due, tranne di lei con la figlia, come seconda che all’inizio sono sempre molto timoroso e taciturno, quindi virai su un atteggiamento più educato:
o Salve.. cercavo Daniela.
(Non riuscii neanche a finire la frase che dietro di lui comparve).
o Finalmente siete arrivati, dai Fede aiutali con le valigie, piacere Sofia io sono Daniela vieni dentro.
o Salve Signora Daniela..
o Sofia stai scherzando, non permetterti di darmi, scusa di darci del lei, d’ora in avanti ci si da tutti del tu.
Dai entrate che c’è freddo, ho preparato un bel minestrone di verdure e un polpettone.
o Non dovevi disturbarti così tanto…. già ci ospitate a casa vostra.
Ci siamo permessi di prendere un dolcetto e una bottiglia di vino.
o Veramente troppo gentili, siete due ragazzi belli e giovani, state proprio bene insieme, Sofia vieni che ti faccio vedere la casa, mentre gli uomini aprono la bottiglia per fare aperitivo.
o Allora tu lavori con mia moglie, ti trovi bene? è così comandina anche in ufficio?
(Sogghignando mentre apriva la bottiglia).
o No, dai.. è molto più democratica.
o Sei un giovane diplomatico, bravo mi piaci…
Quando le donne tornarono dalla visita stavano già parlando come migliori amiche, presero entrambe un calice e brindammo al weekend e alla nuova “amicizia”.
La cucina e il salotto erano un ambiente unico, quindi noi uomini seduti a tavola e le nostre donne impegnate nel terminare di preparare la cena, riuscivamo a parlare tutti insieme di vari argomenti; quello che teneva maggior banco ovviamente era incentrato sul nostro lavoro e sul rapporto simbiotico che avevamo io e la Capa. Dentro di me a certe domande del marito riflettevo sul tutti i tipi di rapporti che avevo con sua moglie, cercando di mascherare al meglio e riflettere per bene prima di ogni mia risposta.
Finalmente tutti seduti a tavola cominciammo a mangiare, il tutto era buono e la serata passava in serenità, il discorso si soffermò su Sofia e al suo lavoro da maestra, i due genitori di una ragazza già cresciuta si chiedevano come fossero i ragazzini di oggi e lei con il suo fare molto accattivante si lanciò in un’argomentazione, precisa e perfetta.
Passammo al dolce e Federico si prodigò nel recuperare una bottiglia di Grappa Bonollo, anche se non sono un intenditore, devo ammettere che fosse squisita, ci omaggiò prima della degustazione di una breve spiegazione su come si apprezza una grappa.
Oramai erano le undici e il dopo cena proseguiva tra aneddoti e battute, prima il vino e poi la grappa aiutarono molto e anche Federico, che prima sembrava un uomo corrucciato, si era disinibito ed iniziò a raccontarci del suo lavoro e delle loro giovani avventure universitarie.
Seduto accanto alla moglie proseguiva ad argomentare il discorso, tutti noi con lo sguardo rivolto verso di lui, sentii un piede strusciarsi sulla mia gamba, non girai lo sguardo verso di lei, capii immediatamente quanto stesse accadendo, il timore di essere scoperto mi fece ribollire il sangue, ma dal canto suo il suo piede proseguiva il massaggio; prima sul mio polpaccio ed in seguito risalendo sulla coscia.
Anche indossando un abbigliamento prettamente casalingo ed ai piedi delle calze di lana, l’effetto che mi faceva era il medesimo, ora si era fermata lasciando la pianta del piede sul ginocchio, nessuno si era accorto di nulla, ad un tratto il marito ci chiese cosa ci sarebbe piaciuto fare l’indomani, io guardai la mia compagna e capii al volo che le sarebbe piaciuto andare a sciare, già dalla mattina di buon ora, espressi io il suo desiderio, ad un tratto Daniela intervenne chiedendo se nel pomeriggio ci sarebbe piaciuto andare a rilassarci alle terme. La mia preoccupazione salì di nuovo, chissà cosa aveva in mente, per fortuna Sofia venne in mio “aiuto”:
o Cavolo a saperlo ci saremo portati un costume, mi piacciono un sacco le terme.
o Scusa, non ci ho proprio pensato.
o Ma diamogliene uno dei nostri (Intervenne il marito).
o Bravo amore.. che bella idea, mi piace quando sei così brillante. (Tornando a strusciare il piede).
o Grazie Federico, troppo gentile.
(Federico ne ero uscito, con una gran botta di culo devo ammettere, potevi farti i gran cazzi tuoi).
o Bene… allora deciso, domani mattina sciata, pomeriggio mangiamo in baita, poi decidiamo cosa fare al momento, veniamo a casa prendiamo il tutto e ci rechiamo alle terme, ora però direi di andare a dormire.
Tutti ci alzammo, Daniela fece scorrere il piede lungo tutta la gamba, con mia estrema eccitazione, mentre ci dirigevamo al piano superiore nelle due camere, dissi a Sofia che sarei andato a controllare se avessi chiuso bene la macchina, la baciai e la lasciai salire. Presi la giacca ed uscii, l’aria era gelida, mi diressi rapidamente verso la macchina, controllai una portiera e tornai indietro; appena entrato in casa, deposi la giacca sull’attaccapanni e dalla cucina mi sentii chiamare:
o Sei ancora qua?
o Sì.. volevo aspettarti.. direi che è stata una bella serata..
o Sì.. sì..
o Cosa succede non ti sei divertito?
o Vogliamo parlare di quanto successo sotto il tavolo?
(Facendole un sorriso).
o Ah… ma parli solo di quello, ti ho visto troppo concentrato su mio marito, ti ricordo che sei il mio amante non il suo, devo essere gelosa?
o Ho sempre avuto un debole per i brizzolati…
(Non ebbi neanche il tempo di terminare la che me la trovai difronte).
o Uhmmm… non sai che voglia avrei del tuo bel cazzo piantato dentro.
(Ed iniziò a mordersi il labbro inferiore).
o Dani… shh.. parla piano potrebbero sentirci..
o Sentiamo se qualcuno ha voglia?
(Afferrandomi con una mano il pacco).
o Vuoi essere scopata?
o Sì.. non sai quanto… anche lui vuole senti che bello duro.
(L’afferrai per le spalle e la girai bloccandola tra me il tavolo).
Bravo… così mi piaci… un porco, un porco voglioso..
o Che voglia che mi fai venire quando fai così…
o E prima, quando eravamo seduti a tavola, ti sei eccitato?
o Come sempre, se fossi salita lo avresti sentito bello teso.
Tenendola ben ferma, le infilai una mano nei fuson e comincia a masturbarla, proseguivo a dirle porcate nell’orecchio; tra le dita che si muovevano delicatamente e i sussurri, stava gradendo molto.
Ad un tratto sentimmo aprirsi una porta, lei si divincolò facendomi uscire e si diresse verso il frigo aprendolo, rimanemmo ancora qualche secondo paralizzati, fino a quando uno dei nostri compagni entrò in bagno e chiuse a chiave:
o Meglio fermarsi qua, mi sono spaventata…
o Adesso ti sei spaventata…. Pure io un sacco, pensavo scendesse tuo marito o peggio ancora Sofia.
o Bevi un bicchiere d’acqua? Che poi saliamo.
o Forse è meglio.
Appoggiammo i bicchieri nel lavello, e salimmo la scala, non persi l’occasione prima di arrivare davanti alla sua camera (controllando prima che non vi fosse nessuno nel corridoio) di darle uno schiaffo sul culo; lei si girò sorridendomi e scomparendo in camera.
Quando entrai trovai la mia Sofia sul letto intenta a leggere “ci hai messo un sacco, c’era tanto freddo fuori? Sono stanca morta non vedo l’ora di dormire”, in realtà io avrei fatto ben altro, ma il weekend era ancora lungo, ci sarebbe stato tutto il tempo.
Prima di addormentarci mi disse che il fine settimana era partito ben oltre alle sue aspettative, Federico è un bell’uomo, un po’ taciturno all’inizio, ma nel proseguimento della stessa è divenuto molto simpatico e gioviale, così le chiesi cosa ne pensasse di Daniela.
Mi raccontò che durante l’iniziale visita della casa era stata piena di attenzioni e complimenti, non avremo dovuto disturbarci a prendere il dolce, era molto felice avessimo accettato, siamo una bellissima coppia, in ufficio tu parli sempre di me e altre cose di questo tipo, francamente mi ha messo subito a mio agio.
“Poi devo ammettere è veramente una bella donna, me l’avevi descritta, ma non immaginavo così tanto, forse dovrei cominciare ad essere gelosa, preferirei lavorassi con il marito”.
Cercai di mettere subito una pezza a questa idea malsana, dicendole che io ho occhi solo per lei, per fortuna si mise a ridere, mi baciò e si girò per addormentarsi.
Stavo faticando ad addormentarmi, ero ancora su giri per quanto successo al piano di sotto, quando udii degli urletti provenire dalla camera padronale, non potevo sbagliarmi, per ovvi motivi, devo ammettere che mi salì un po’ di invidia, con una puntina di gelosia; mi girai dall’altra parte alla ricerca di un sonno ristoratore.

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Ci svegliammo e scendemmo, trovammo i due coniugi intenti a fare colazione, ci salutarono e ci chiesero cosa volessimo tra caffè e the.
Era prima mattina quindi non parlavamo molto, gli unici rumori proveniva dalle fette biscottate e dalla macchinetta del caffè.
Federico era già salito per rispondere ad una telefonata di lavoro, anche Sofia si allontanò per andare in bagno:
o Allora ieri sera ti sei data da fare?
o Ci ha sentito….
o Oramai ti posso riconoscere attraverso i muri.
o Quando sono entrata in camera non ne aveva voglia. Ovviamente..
Allora mi sono spogliata completamente, sono entrata sotto le coperte e gli ho calato i pantaloni, nel giro di pochi minuti ce lo aveva già bello duro, gli ho detto “per fortuna non avevi voglia” e lui mi ha risposto “ci sono ospiti di là”. Ho preso in mano la situazione, gli sono salita sopra e ho cominciato a scoparmelo, mi sono goduta il mio bel orgasmo e poi ho accelerato il ritmo fino a farlo venire.
o Sei tremenda… me lo hai fatto già venire barzotto.
o Uhm… il tuo mi avrebbe fatto godere molto di più.
Dai adesso saliamo, che dobbiamo andare a farci una bella sciata, ci sarà tempo per divertirci noi due.
La mattinata sulla neve fu stupenda, passai tutta la giornata principalmente con Sofia, i coniugi trovarono dei loro amici e si fermarono dopo aver pranzato in baita a chiacchierare, ci ritrovammo direttamente a casa per recuperare gli indumenti per recarci alle terme.
Salimmo tutti sulla macchina di Federico, in una ventina di minuti fummo all’hotel, era un complesso veramente fenomenale, piscina interna ed esterna, saune, bagno turco e zona relax tutta in vetrata con vista sulla vallata.
Ci immergemmo nelle calde acque della piscina, rimanemmo per molto tempo vicini, ma in silenzio quasi come fossimo degli sconosciuti, probabilmente ci stavamo riprendendo dalla giornata sulla neve poi Federico mi chiese se mi piacesse il calcio, Daniela strabuzzò gli occhi ed invitò Sofia ad allontanarsi da quella tragedia che si stava consumando e se le fosse andato di provare una bella sauna.
Le vedemmo allontanarsi ed io rimasi con lui a parlare di calcio, era molto preparato, un vero appassionato preferiva guardare la Premier League e mi raccontò che quando saliva a Londra cercava di andare a vedersi tutte le partite del Chelsea.
Un po’ stanchi di rimanere in ammollo gli chiesi se gli andasse di venire con me nel bagno turco, mi rispose che si sarebbe rilassato sopra ad uno sdraio, mentre mi accingevo ad arrivare nella zona, vidi Sofia, sudatissima pure lei verso la zona relax, mi diede un bacio e proseguimmo su strade diverse.
Entrai nel bagno turco, era deserto, non deve essere molto apprezzato, quando da dietro la nuvola mi si presentò dinnanzi Daniela:
o Cosa fai tutto solo?
o Nessuno apprezza il Bagno Turco…
o Hai visto… sono venuta io a farti compagnia.
(Sedendosi e mettendomi una mano sul pacco).
o Dani… non provocarmi.
o Perché?
o Perché ho voglia di scoparti…
Le scostai la mano, mi abbassai, presi i lembi del costume e i prodigai in un lavoro di lingua, non ci misi molto tempo a farmi capire che stava apprezzando, il mio organo del gusto si muoveva velocemente e poi lentamente, ogni tanto variavo anche la modalità con dei colpetti sul clitoride come se fosse un piccolo cazzo, mi stinse ancor di più la testa tra le sue mani ed uscirono dei gridolini orgasmici..
o Scopami ti prego…
o Dobbiamo fare veloci..
o Appena me lo infili vengo, sono super eccitata.
Mi alzai, la feci girare contro la parete in mosaico, lo estrassi e in un sol colpo fui dentro, l’essere in un posto pubblico mi eccitava ancora di più; però dovevo accelerare i tempi, sarebbe potuto entrare qualcuno:
o Lo senti?
o Certo.. senti che bello duro.. quanto mi fa godere questo cazzo..
o Sei una maiala.. non posso stare senza scoparti.
o Uhmmm… così mi ecciti..
Dai spingi forte che sto venendo.. uh.. uhmmmmm..
o Sei già venuta? Ti scoperei per tutta la sera…
o Dai.. vieni.. ero super eccitata.
o Toccami le palle…. Brava così… Dani veng….. cazzo…
(Lo estrassi venendole sulle natiche).
Ci ricomponemmo ancora un po’ eccitati, prima di uscire dal bagno turco ci limonammo, mi disse che sarebbe andata in bagno a ricomporsi. Fu un amplesso veloce, ma estremamente erotico.
Rimanemmo un altro paio d’ore, quando fummo tutti stanchi decidemmo di tornare a casa, nessuno aveva voglia di mangiare e ci ritirammo nelle proprie camere.
Sofia aveva un occhietto strano, prima di venire a letto si recò in bagno, il mio appetito sessuale non era stato colmato da Daniela, così decisi di farmi trovare nudo nel letto.
Tornata, fece il giro del letto e quando alzò le coperte per entrare, vide già il mio pene eretto:
o Amore… il tuo amico mi sembra sull’attenti.
o Sembra anche a me… cosa ne pensi?
o Mi toccherà aiutarlo, altrimenti poverino farà brutti sogni.
(Scoppiando a ridere).
Anche lei era molto eccitata, non tardò a scendere sotto le coperte ed a prendermelo in bocca, cominciò leccandomi la cappella, per poi passare ai testicoli ed a masturbarmi sempre con maggior insistenza, quando fece capolino dalle lenzuola per baciarmi, le misi una mano dentro al pigiama ed indirizzai un dito dentro la sua fessura, emise un gridolino di piacere:
o Avevi voglia, stronzetta…
o Uhmmm.. non sarei riuscita ad aspettare domani sera.
Dai ora scendi tu a mangiarmela…. Voglio che mi fai venire..
Non doveva di certo ripetermelo, che mi tuffai sotto le coperte, liberandola dei pantaloni; dopo un leggero lavoro di lingua, mi ritrovai senza coperta sulla testa, ci aveva liberati e con le mani mi spostava dove provava più libidine.
o Scopami… vieni qua cazzone, voglio che mi trombi…
Portai il mio membro all’imboccatura e lo spinsi dentro e cominciammo un andirivieni molto ritmato, sottolineato dai sui apprezzamenti verbali.
o Sofia girati.. voglio scoparti a pecorina..
o Sì amore…
La girai e scesi dal letto per infilarmi nuovamente dentro e riprendere il ritmo, lo sentivo bello turgido e lontano dall’orgasmo:
o Amore così.. toccami un seno, sto per venire…
Dai.. più forte… che bello… così..
o Sì… dai…. Amore mio… dimmi che stai per venire…
o Amore.. Amore..
(Appoggiò la testa al materasso, emanando un sibilo.
Ma non sei ancora venuto??
o Eh.. no..
o Io sono stanchissima…
Ci rimettemmo nella posizione del missionario e ripresi un ritmo più lento, quando la sua mano mi avvolse le palle, ed iniziò a massaggiarmele:
o Sei una stronza..
o Ti piace… vero?
o Lo sai che mi fa impazzire..
o Dai.. allora vieni… voglio che sborri…
o Vuoi vedermi sborrare…
o Voglio che mi vieni dentro…
La sua mano mi stava portando verso l’orgasmo ed allora aumentai il ritmo, stavo pompandola con ardore e dai suoi mugolii anche lei era di nuovo eccitata…
o Eccomi…
o Dai… sbora…
o Eccomi Sofy..
(Eruttai quanto rimastomi).

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Passarono alcune settimane dal weekend in montagna, con il senno di poi mi sono accorto di essermi preoccupato troppo, rispetto a quanto realmente avvenuto, con Daniela dopo quella eccitante sveltina nel bagno turco, non eravamo riusciti a dare seguito al fuoco che ardeva in entrambi, quella donna aveva cambiato notevolmente il mio modo di vedere e bramare il sesso.
Non perse l’occasione di fingersi delusa dal fatto che avessi avuto un rapporto con Sofia nella camera degli ospiti, etichettandola con lo pseudonimo ‘zoccolina dalla penna rossa’.
La vita lavorativa proseguiva allo stesso modo, quel giorno ci trovavamo chiusi nel suo ufficio intenti in una conference call, completamente in inglese, la noia abbondava ogni minuto di più, l’incontro era stato indetto dal nostro Direttore Commerciale, che voleva presentarci ai nuovi clienti olandesi, scherzosamente la Capa aveva già espresso il suo desiderio di fargli visita, presso la loro magnifica nuova sede di Rotterdam, elargendo complimenti su quanto fosse all’avanguardia, terminata la loro risposta, molto signorile ed educata, si avvicinò al mio orecchio ‘with your cock’.
L’incontro proseguiva, erano oramai due ore e furtivamente allungai una mano, per accarezzarle una gamba, dalla gonna del suo tailleur grigio usciva un collant plumetis scuro, non faceva nulla per non farsi ammirare e farmi eccitare, cambiando posizione, strusciandosi le gambe tra di loro, ed accarezzandosi. Fortunatamente la web cam del pc glielo permetteva, ci inquadrava solamente a metà busto, dopo qualche carezza avvicinò il viso al mio ‘uhmm’ che bravo il mio ingegneretto’, tutti avrebbero pensato ad un normale commento, riguardante la riunione. Per ovvi motivi non potevo esagerare, mi limitavo ad accarezzarla fino all’orlo della gonna, agognavo che si spegnesse la telecamera, per possederla lì, sulla scrivania.
o Se non dovessi andare a pranzo fuori, ti proporrei di andare a casa mia..
o Con chi vai a pranzo?
o Con Sonia, cosa ne pensi di unirti?
o Non vorrei disturbare il vostro pranzo di lavoro.
o Che stupido che sei, adesso l’avviso, figurati ne sarà di certo felice.
Finita la prima parte di riunione salimmo in macchina, Daniela si mise alla guida, quando ci immettemmo nello svincolo della tangenziale, scostò la mano dal cambio e risalendo la mia gamba arrivò fino al mio membro, accarezzandolo lentamente da sopra i pantaloni, ‘senti.. come gli manco..’, rapidamente arrivammo al centro commerciale, trovando Sonia all’ingresso intenta a fumare, non era particolarmente sexy, indossava jeans, calzava delle Timberland ed una giacca sportiva.
o Oh.. allora era vero, hai portato anche il discepolo.
o Ciao Sonia.. sempre simpatica.
o Mi dispiaceva lasciarlo solo, poverino’ (ridendosela).
Decisero di mangiare Sushi, dentro di me, ne ero fortemente contrariato, però non potevo esimermi, ci accomodammo ed iniziammo a sfogliare il menù, quindi ordinammo le pietanze, ma prima del loro arrivo, Sonia si alzò per andare a lavarsi le mani in bagno.
o Cosa ne pensi, che palle gli olandesi, sarei contenta solo di andarci per avere qualche giorno di libertà.
o Non ho capito bene cosa mi hai detto all’orecchio.
o Che ti porto a visitare il Boijmans e le sue opere d’arte.
(Stando difronte a me strusciò una gamba sulla mia).
o Ah’ allora avevo capito bene..
o Che giovanotto intelligente.
Quando vide Sonia tornare, mi comunicò che sarebbe andata anche lei alla toilette prima dell’arrivo delle pietanze; ed il secondo fronte lanciò subito una cannonata:
o Allora quando vieni a trovarmi? Hai paura di non essere all’altezza?
o So, che sei sempre molto impegnata.
o Vero, però un posticino lo potrei trovare.
o Effettivamente sono un po’ contratto in questa parte del collo.
o Se vieni giovedì verso le 13.30, ti potrei aiutare di certo.
(Ed avvicinandosi al mio orecchio, bisbigliò..) In molti sensi’
Cominciammo a mangiare e le due donne iniziarono a conversare prettamente di argomenti femminili, un po’ annoiato ascoltavo, anche se ero immerso nei miei pensieri lavorativi, avere Daniela come capa era sessualmente molto coinvolgente, ma non per questo meno complicato, le scadenze erano sempre presenti ed i lavori dovevano essere precisi ed impeccabili; secondo i suoi dettami.
Sonia mi coinvolse, rievocando il weekend in montagna, immaginavo gliene avesse parlato, ci misi poco a comprendere, cosa le avesse raccontato:
o E quindi, spiegami, il pomeriggio concedi solo una sveltina, a chi ti offre un weekend, in una splendida località di montagna, ed invece copuli con la tua ragazza nella stanza degli ospiti?
o Sonia, cosa vuoi farci, non ci sono più i cavalieri di una volta.
o Guarda cara, hai perfettamente ragione.
o Scusate’ la smettete di percularmi?
o Bella mia, &egrave giovane, bisogna dargli modo di sfogarsi.
Iniziarono a ridere entrambe e incentrarono il discorso sul loro universo familiare, la prima si lamentava del marito distratto da qualunque tentazione carnale, l’altra, esponendo il suo disappunto, sulle volte in cui riusciva a farsi concedere una ‘sacrosanta scopata, invece di una triste e rapida sveltina serale’.
o Beata te.. che ti sei trovata il toy boy.
o Vuoi dirmi che tu sei diventata una santarellina?
o Ma figurati, certo che no, però il mio ‘passatempo’ &egrave in procinto di sposarsi e mi evita, a detta sua, per non essere tentato. Neanche fossi la Maga Circe (e scoppiarono a ridere entrambe).
o Bella.. ti conosco, tu sei molto peggio, quel poverino lo manderai a casa senza forze.
Non mi aspettavo che tra due donne si potesse arrivare a tali discorsi, mi lasciarono interdetto, erano molto peggio di noi maschietti, per noi &egrave tutta una esagerazione, per farsi belli di fronte agli amici, ma alla fine c’&egrave poco di reale.
o Invece, tu’ quando hai finito con la Capa, sei ancora in forze per la tua ragazza.
o Beh.. non molto.
o Hai visto Daniela, allora non sei così angelica, come invece vuoi far credere.
o Mi prendo ciò che &egrave mio’ gli faccio fare un po’ di straordinari.
o E fai bene cara..
o Non sai quanto’ bella..
La pausa pranzo giunse al termine, ed usciti dal ristorante ci dirigemmo verso le macchine, Daniela mi chiese di prendere un pacco dalla macchina di Sonia, io la seguì, quando aprì il portellone posteriore piegandomi per prendere la scatola, mi sentii avvolgere con un braccio il fianco, ‘questi discorsi mi hanno alquanto eccitata, ti ho già segnato l’appuntamento per giovedì pomeriggio, non mancare; ah.. prima che mi dimentichi tienilo nei pantaloni in questi giorni, non vorrai deludermi’.
I restanti giorni passarono tra le scartoffie, per trovare una buona scusa pensai, il mercoledì mattina, di fingere un forte dolore al collo, Daniela si premurò di consigliarmi di contattare la sua amica, così alzai la cornetta e cercai nella rubrica Sonia. Quando rispose, mi disse che non avrebbe avuto posto fino all’indomani, verso l’ora di pranzo. Così le chiesi di inserirmi in agenda e mentre ero al telefono con lei, chiesi un permesso alla Capa.
La mattina del giovedì la passai guardando l’orologio, da ottimo attore mi lamentavo per quel terribile dolore al collo, quando furono le 13, tutti i colleghi, compresa Daniela, si diressero a mangiare, appena furono usciti tutti mi recai in bagno per lavarmi i denti e presentarmi all’appuntamento il più aitante possibile, presi le mie cose, scesi lentamente la scala, salutai le receptionist e salendo in macchina partii per il pomeriggio di fuoco.
Arrivato davanti al portone, suonai il citofono, mi rispose dopo qualche secondo, avvisandomi di attenderla in sala d’aspetto; passarono circa dieci minuti, quando si aprì la porta e una gentile signora uscì accompagnata dalla fisioterapista:
o Questo &egrave il tuo prossimo cliente?
o Sì, Signora Fazzi.
o Beh.. molto meglio mettere le mani su un bel ragazzo così, invece che sua una vecchina come me.
o Signora lei &egrave sempre la mia preferita, mi raccomando faccia gli esercizi, ci vediamo la settimana prossima.
o Grazie Sonia, buona giornata, e buona giornata anche a lei bel giovanotto.
o Buonasera signora.
Si chiuse la porta, io mi alzai e Sonia mi invitò a cambiarmi nello spogliatoio e rimanere in calze e boxer e di aspettarla nello studio, si sarebbe recata in casa a lasciare un biglietto per i suoi figli.
Mi tolsi gli indumenti, presi un asciugamano e me lo legai in vita, percorsi il breve corridoio ed entrai nello studio, poco dopo arrivò anche lei, vestita nella sua divisa medica, mi invitò a sdraiarmi sul lettino con la pancia rivolta verso l’alto, si diresse a lavarsi le mani, per poi tornare alle mie spalle.
o Devo ammettere che sei un bravo conta balle.
Così ieri, improvvisamente ti &egrave venuto male al collo?
o Eh.. non sai quanto mi faccia male.
o Tranquillo, ci sono io per rimediare (ed iniziò il massaggio).
Erano passati circa una ventina di minuti, non capivo se e quando saremo passati ai fatti, la mia eccitazione e quel massaggio elevavano il mio livello di testosterone.
Quando sentii bussare alla porta:
o Mamma sono io, ho visto il biglietto.
o Arrivo, amore.
Tutto bene a scuola? Io ho questo cliente, circa per un’altra ora, mangia insieme a tuo fratello, controllalo mi raccomando e poi salite a fare i compiti.
o Tutto tranquillo, lo scemo oggi &egrave stato interrogato e ha preso 6- in matematica.
o Non si dice scemo, &egrave tuo fratello.
o Lo stordito, va meglio?
o Che perfida che sei, dai ora vai, buon pranzo piccola a dopo.
(Ritornò alle mie spalle, riprendendo la manipolazione).
o Oramai che ci siamo ti faccio fare un esercizio, porta le braccia all’indietro, ecco bravo.. tieni con le mani questi due elastici, aspetta un secondo che li fisso.
Perfetto.. adesso lentamente fai salire e scendere le braccia, portando in trazione gli elastici. Dai forza, &egrave un esercizio semplice, 10 ‘ 9 ‘ 8 ‘ . . .
o Quanta resistenza che fanno.
o Dai ancora 3 ‘ 2 ‘ 1′. Ottimo!! Ora braccia indietro.
Mi tolse gli elastici dalle mani e me li arrotolò ai polsi, la vidi passarmi accanto e dirigersi verso la sua scrivania:
o Sonia’
o Devo finire una cosa, zitto.. (Ed alzò il volume della radio).
o Sonia, inizia ad essere tardi, io devo tornare al lavoro, sono quasi le ‘
o Ti ho detto zitto, dove hai messo il telefono?
o Sulla sedia nello spogliatoio.
o Dimmi il codice.. (Rientrando con il telefono in mano).
o Cosa vuoi fare?
o Dimmi il codice.
o Dai.. non fare cazzate.
o Allora?
o 20-00-02
o Ohh.. Ci voleva tanto? Tranquillo, mando solo un messaggio a Daniela, che ti ho consigliato di andare a casa, se non fosse un problema che andrai in ufficio l’indomani.
o Sei una pazza!! Dopo mi liberi però.. inizio ad essere scomodo.
o Shhh’. Che professionali che siete nei messaggi’
Va beh.. mi aspettavo qualcosa di più interessante.
Appoggiò il telefono sulla scrivania, aprì il cassetto e prese una scatola di profilattici e una bottiglietta d’olio, tornò verso il lettino, ne strizzò un po’ su di una mano, l’aroma era molto eccitante e si diffuse in tutta la stanza.
Iniziò ad accarezzarmi il petto, per poi scendere verso i miei boxer, vi inserì le mani dentro, ma non toccò il mio membro estremamente eccitato, ve ne uscì, riprendendo il dosatore e ne fece uscire alcune gocce sulle gambe, lo posò e si spostò a regalarmi un massaggio alle gambe, fino ad arrivare ai piedi, dove mi tolse le calze, lanciandole verso la porta.
Mi massaggiava la pianta dei piedi, risaliva lungo le tibie fino alle ginocchia, per ritornare indietro sul collo dei piedi, alzò la testa sorridendomi, ‘Sonia slegami, ti voglio scopare’.
Non rispose, riabbassandosi, afferrò la bottiglietta e riprese il massaggio, mi sentivo cosparso d’olio, con il pene notevolmente eretto e pronto a dare libero sfogo alla voglia repressa di quei giorni.
Salì lungo il quadricipite entrò nell’unico indumento rimastomi, per elargirmi una breve carezza; ve ne uscì, mi lanciò un bacio e si scostò dal mio corpo.
Alzai il collo per cercarla, era vicino alla scrivania, la vedevo scostare del materiale ‘Sonia, cosa stai facendo’, le mie parole cadevano nel vuoto, girandosi vi si appoggiò ed iniziò a slacciarsi i bottoni del suo camice, vidi presto che non indossava il reggiseno, poi appoggiò una gamba ad una sedia si slacciò la scarpa e se la tolse, facendo la stessa cosa con la sinistra. Mi diede le spalle, prese i pantaloni e se li calò, rimanendo con un perizoma nero, sottilissimo.
o Allora, ti ritieni pronto??
o Ti voglio! Non ce la faccio più’ (i boxer mi stavano recando una forte costrizione)
o Da cosa vorresti cominciare?
o Prima slegami, ti voglio strappare il perizoma e possedere sulla scrivania.
o Quanta irruenza..
(Rimaneva appoggiata alla scrivania e guardandomi, si cospargeva l’olio sul suo corpo).
Si avvicinò ai piedi del lettino, appoggiò le mani sui fianchi, prese i lati del perizoma e se lo calò, allungavo il collo, nella speranza di vedere quello che accadeva, ma dopo qualche secondo ero costretto a ritornare a riappoggiare la testa.
‘Stai tranquillo, rilassati’ sussurrò, inerpicandosi sul lettino, si strusciava sul mio corpo come un serpente, arrivata con il pube all’altezza del mio pene, vi si fermò e premette come a simulare un amplesso a smorzacandela. Il movimento era lentissimo, mi fissava negli occhi, godendosi ogni mio sospiro/lamento, cercavo di alzare le braccia, per afferrarla, ma nulla gli elastici mi costringevano a tornare al punto di partenza.
Fermò il movimento, facendomi l’occhiolino e risalì il mio petto, ‘Ora tocca a te, guadagnarti quello che desideri’ attorniò le gambe al mio viso, si abbassò e mise il monte di venere davanti alla mia bocca; non doveva dire altro, la mia lingua sgusciò fuori, apprestandosi a darle il massimo del piacere.
Davo libero sfogo alla mia libido, quando mi afferrava per i capelli, muovevo la lingua ancora più velocemente sul clitoride, donandole il massimo del piacere ‘Cosììì’ continua.. che bravo’, mentre proseguivo, la sentii muoversi fino a scostarsi; rimettendosi seduta sul mio petto, si leccò due dita e le portò sulla sua fessura, donandosi autonomamente piacere:
o Sonia torna qui.
o Uhmm’ zitto!! Cosa farei per avere un bel cazzo che mi scopi.
o Liberami!! (contorcendomi).
o No.. purtroppo tu non sei ancora pronto.
o (Mi fermai, rimasi esterrefatto e senza parole).
o Ecco’ Vengo.. Vengo.. Ahhhh’
(Ritornò con la vagina sul mio viso).
Leccamela, godi anche tu’
Scese dal lettino, sedendosi vicino a me, si avvicinò con il viso al mio, baciandomi.
o Sonia, ho voglia di te, ti desidero.
o Sei pronto a concedermi ad ogni mia richiesta.
o Cosa intendi dire?
o Mi sembra di essere stata chiara, ti concedi ad ogni mia richiesta.
o Mi spaventi’
o Non lo devi essere, fidati.
o Sono troppo eccitato, sì.. ti bramo troppo.
(Mi diede un altro bacio appassionato, intrecciando la sua lingua con la mia).
Si staccò, si aggirava per la stanza, non capivo cosa stesse cercando, ‘ho in mente tante cose belle per noi due, ‘oh.. eccola finalmente’, prese dalla scrivania un profilattico aprendolo con la forbice, ‘mi dispiace per Daniela, ma se ti avesse voluto tutto per sé, ti avrebbe dovuto tenere nascosto’, ritornò vicino al lettino e si mise il profilattico in bocca, vidi che aveva ancora la forbice nella mano sinistra, mise la destra all’interno del boxer accarezzandomi il pene, alzò la mano, tenendo tesa la stoffa ed iniziò a tagliarla, prima in direzione di una gamba e poi dell’altra.
Lasciò cadere le forbici a terra e tolse la parte restante, afferrò il mio membro con una mano e guardandomi inaugurò una sega celestiale, ‘non permetterti di venire, altrimenti mi rimangiò subito ciò che ho detto e te ne puoi andare’, quella mano saliva e scendeva regalandomi dei picchi di piacere, avrei voluto avere le mani libere per accarezzarla a mia volta.
Prese l’olio e riprese a spalmarmelo, un’altra folata arrivò alle mie narici, tornò alla masturbazione, con la mano libera, scese sui miei attributi prima stringendoli e poi accarezzandoli dolcemente, sentivo l’orgasmo avvicinarsi, doveva essersene resa conto anche lei che ero al limite, abbassò la testa e srotolò il profilattico sul mio cazzo, terminò di posizionarlo, salì sul lettino ed in un lampo le fui dentro.
o Uhmm.. che voglia che avevo.. un orgasmo non mi basta mai.
(Accelerava, diminuiva ed accelerava il ritmo a suo piacimento, ero inerme alle sue volontà).
o Soniaaaa..
(Prontamente si fermò, rimanendo impalata completamente sul mio cazzo pulsante).
o Aspetta’ non ancora’
(Accarezzandomi con una mano il viso).
Sono io che decido, se e quando puoi venire.
o Ok’
o Sei pronto? Mi devi regalare il mio orgasmo, poi ti concederò il tuo…
o Sì, Sonia..
Lo fece scivolare fuori alzandosi, ed appoggiando i piedi al lettino lo guidò dentro, riprese a muoversi questa volta più lentamente e facendo entrare solo la cappella, si portò una mano al seno e dopo poche penetrazioni venne.
o Ora posso concederti di venire, come prima volta, devo ammettere che sei stato all’altezza.
o Slegami, ti voglio prendere da dietro.
o Quanta irruenza e ardore.
(Scesa dal lettino, mi afferrò le guance, stringendomele).
Come ti ho detto non sei ancora pronto, dovrai meritartelo.
o Non ti capisco, ma la scorsa volta?
o La scorsa volta ero curiosa, adesso dato che sei voluto tornare, devi sottostare ai miei voleri, se ti va bene &egrave così, altrimenti quella &egrave la porta, puoi tornare da Daniela.
(Lasciando la presa e schiaffeggiandomi).
o Ok Sonia, sono troppo eccitato.
o Ottimo, ora sei di mio possesso, tutto ciò che ti ordinerò dovrai eseguirlo, vedrai ci divertiremo molto.
Mi tolse il profilattico lanciandolo atterra, afferrò il membro e riprese a masturbarmelo ‘Sonia, io voglio possederti!’, in silenzio muoveva la mano sempre con maggior velocità, ero davvero al limite ‘Sonia, così vengo’, non terminai di espletare il mio disappunto ed esplosi in uno, due, tre fiotti di sperma sul mio petto, la parte restante colava sulla sua mano.
La vidi abbassare la testa, prendermelo in bocca e concedermi una fellatio, mi pulì completamente la cappella e la base del mio cazzo.
Rimasi sul lettino legato ed esausto, la vedevo ripulirsi al lavandino, per poi ricominciare a vestirsi, prese un rotolo di carta e ripulì il mio corpo dell’eiaculazione, finalmente mi slegò; ‘Rivestiti pure, il tuo test d’ingresso &egrave finito’. Raccolsi da terra i miei boxer stracciati, le calze e allacciai in vita l’asciugamano, mi accingevo ad aprire la porta:
o Non dimentichi nulla?
o (Girai il capo, con sguardo interrogativo).
o Torna qui..
Mi hai fatto godere, sei stato bravo ed hai aspettato il tuo turno, non vedo già l’ora del prossimo appuntamento.
(Terminata la frase mi mise la lingua in bocca ed una sua mano, entrando dal varco dell’asciugamano mi accarezzò il membro).

Arrivò l’invito degli olandesi, con Daniela avremo passato tre giorni a Rotterdam, purtroppo non saremo stati soli, dall’Italia con noi sarebbero partiti il Direttore Commerciale e la sua assistente (secondo la Capa, anche nel tempo libero).
Ci trovammo in sede centrale e partimmo in direzione dell’aeroporto, a bordo della lussuosissima Audi A8, il Direttore e Daniela seduti davanti e noi assistenti nei sedili posteriori; il viaggio in macchina fu all’insegna di complimenti sull’operato lavorativo tra i due responsabili e l’impegno a collaborare, per aumentare la buona impressione fatta con gli olandesi.
Mentre parlavano guardavo l’assistente commerciale, devo ammettere che è una ragazza molto carina, non molto alta, vestita con un abbigliamento giovanile, ma di certo consono al ruolo, era intenta a scrivere dei messaggi, stava chattando con un’amica, la mia curiosità ovviamente ebbe il sopravvento, nel fingere indifferenza guardando il mio telefono, lessi che diceva che sarebbe andata con il suo capo a Rotterdam, la ragazza si complimentava per la fortuna, le disse inoltre di divertirsi e non fare troppo la diavoletta. L’intuizione di Daniela era forse giusta.
Arrivati nei Paesi Bassi, trovammo fuori dal terminal un’autista con un cartello, ci aiutò con le valigie e ci fece accomodare sul Van, il viaggio verso l’azienda durò poco meno di un’ora, questa volta mi sedetti vicino alla Capa, potendola ammirare in tutta la sua sensualità.
Nel suo abbigliamento da elegante donna di successo, indossava un tailleur nero, scarpe con l’indispensabile tacco e delle calze molto scure, me l’ammiravo, felice di poterla avere a mia disposizione, (o forse ero io quello alla sua mercé); mentre mi interrogavo su questo particolare pensiero, proseguivo a contemplarla.
Ci portarono a visitare la loro azienda, era grandissima e con spazi ancora vuoti (erano in forte espansione), quando arrivammo dentro gli uffici, rimanemmo tutti basiti, tutto era nuovissimo e di ultima generazione, ma non esistevano uffici divisi, il personale era disposto in una grandissima open space.
Chiedemmo al nostro Cicerone se tutte quelle persone non fossero infastidite dal suono continuo dei telefoni e del vociare dei colleghi, ma ci spiegò che i muri ed i soffitti erano rivestiti di una gomma fonoassorbente per l’assorbimento acustico e quindi non c’era un rimbombo delle pareti. Per di più essendo soppalcato, se uno avesse dei lavori particolari o delle piccole riunioni da svolgere gli sarebbe bastato salire al piano sopra e ritirarsi in una stanza.
Salimmo sulla scala a chiocciola in ferro battuto, con un po’ di astuzia cedetti il posto alla mia Capa, così potei ammirare le sue gambe e il suo fondoschiena nei cinque metri che ci distanziavano dal piano superiore, al piano sopra tutte le pareti erano in vetro e le stanze erano di diverse grandezze, da un minimo di quattro persone ad un massimo di dieci, passammo una porta tagliafuoco e ci spiegarono che stavamo entrando nella zona dei responsabili. Se già erano cinque anni davanti a noi, quando vidi la disposizione e la loro idea rimasi basito, ogni responsabile aveva un ufficio relativamente piccolo, nel quale c’era una scrivania, un armadio e due sedie per gli ospiti, (probabilmente il mio era più grande).
Per le riunioni bisognava utilizzare le stanze che avevamo visto prima, altrimenti in conference call tramite il pc, ci spiegava che erano arrivati a questa soluzione, perché il personale utilizzava riunioni e incontri per perdere tempo, (ridendo tra me pensai, che se lo avessero fatto da noi, non ci sarebbero stati abbastanza fazzoletti per raccogliere le lacrime di alcuni miei colleghi).
Con il Van ci portarono all’Hotel la sera avremo mangiato noi quattro e forse fatto un giro per la città, in reception ci dettero le chiavi magnetiche ed ognuno entrò nella propria stanza.
Chiamai Sofia, che mi disse si sentiva molto sola a casa senza di me, anche io ero un po’ triste per la distanza, mi raccontò della sua giornata a scuola, quando finimmo la telefonata le promisi che sarei tornato presto.
Erano le 19.30 e nella hall seduti sui divanetti commentavamo io ed il Direttore la giornata, quando si aprì l’ascensore, scesero la mia collega e Daniela, devo ammettere che erano due gran belle fighe (scusate il francesismo), due fascini completamente diversi, ma difficilmente per strada un uomo non si sarebbe girato.
Il ristorante ce lo consigliarono i nostri clienti, seduti al tavolo provavamo a rendere piacevole la serata con qualche battuta, anche se l’argomento principale era il lavoro.
Ero particolarmente incuriosito dal rapporto che poteva esserci tra il Direttore e la sua Assistente, lui si poneva sempre in modo distaccato, diversamente lei, forse data la giovane età cercava di essere più dolce, probabilmente mi sbagliavo, l’insinuazione di Daniela mi aveva di certo forviato. Però.. se fosse stato vero? Bisogna ammetterlo lui era un bel uomo, la sua influenza in azienda era riconosciuta ed una ragazza giovane poteva esserne incantata.
I miei pensieri mi stavano estraendo dai discorsi del tavolo, il Direttore propose un brindisi “A noi, al nuovo cliente e ad un futuro ricco di successi”, e tutti portammo i calici al centro del tavolo.
o Allora Daniela cosa ne pensa, riusciamo a portarcelo a casa questo cliente?
o Speriamo, lei lo ha portato e noi faremo di tutto per compiacerlo.
o Brava.. Brava.. così la voglio, motivata.
o Io uscirei a fumare, qualcuno di voi mi accompagna?
(Solo Nadia si fece avanti).
Presi i cappotti si alzarono, dirigendosi verso il parcheggio.
o Dani, cosa ne pensi?
o Anche in un’altra stanza ci saranno fuochi d’artificio.
o Inizio a pensarlo anche io.
o Dai!! È solare, hai visto come lo guarda, neanche fosse un Bronzo di Riace.
Ma.. noi due? Questa sera vieni a dormire da me?
(Con la gamba iniziò ad accarezzarmi).
o Dani… non qui.. potrebbero accorgersene.
(Non mi ascoltò, il suo piede, libero dalla scarpa stava risalendo la mia gamba).
o Uhmm.. ho una gran voglia, senti come si sta indurendo, anche lui ha voglia di me.
Sarà una lunga notte, sono già eccitata.
o Dani.. sei una gran troia, dopo ti scopo fino a quando non mi chiedi pietà.
o Bello il mio ingegneretto cazzuto e porco, sarai tu a chiedermi di smettere.
Tornarono dalla pausa sigaretta, appena in tempo per l’arrivo delle portate, il Direttore commentò nell’immediato che la temperatura si era abbassata notevolmente e da lì si susseguirono i soliti stupidi commenti riguardanti le stagioni.
Daniela proseguiva, ci sapeva proprio fare, il mio membro era già in totale erezione, se avesse potuto sarebbe uscito da solo dai pantaloni; con il piede era risalita fino alla mia patta e mentre parlava, la sua pianta roteava lentamente accarezzandomi l’asta, le mie gambe sotto il tavolo rimanevano larghe un po’ per l’erezione, ma soprattutto perché mi eccitava la situazione.
Il piede ad un tratto si fermò, nel mentre si stava portando alla bocca il calice di vino, lo sentii scorrere verso il basso, prima di scostarsi con l’alluce mi solleticò le palle.
La cena terminò il Direttore si avviò per pagare con la carta di credito aziendale e chiedere cortesemente al maître se ci avesse prenotato un taxi.
Arrivati in albergo ed ognuno ritiratosi nella propria camera, iniziammo a mandarci dei messaggi con Daniela, volevamo attendere che Nadia si fosse recata nella camera del capo, ma dopo quasi venti minuti che eravamo appostati dietro le porte non accadde nulla.
o Sono qui che aspetto il tuo cazzo, rimango vestita o comincio a spogliarmi?
o Voglio strapparti i vestiti da addosso..
(Quando mi arrivò una video chiamata).
“Ciao ingegneretto, io comincio da sola se non vuoi venire”, era seduta sulla sedia con le gambe accavallate sopra la scrivania, aveva sistemato il telefono in modo che la potessi ammirare interamente e lei avesse le mani libere; “sono stufa di guardare una porta, dato che non ti va, comincio da sola”.
Iniziò con l’aprirsi la camicetta, la osservavo accarezzarsi il seno e con la lingua inumidirsi le labbra, le sue mani scesero ai lembi della gonna ed alzandola allargò le gambe in favore di camera; scostò l’intimo con la mano destra e si mise un dito in bocca, simulando un pompino, entrava, ed usciva, leccava la punta del dito.
Mi guardò ancora e mandandomi un bacio scese con il dito davanti al suo monte…
Non mi trattenni più le urlai di aprirmi la porta e riattaccai; dopo aver dato l’ultima occhiata dallo spioncino aprii la mia camera e nel mentre stavo per mettere fuori il piede vidi la porta del Direttore aprirsi, con un balzo tornai indietro, accostando la porta, lentamente la richiusi e tornai a sbirciare fino a quando lo vidi entrare nella camera della sua assistente. Era giunto anche per me il momento, finalmente questa agonia stava per terminare.
Raggiunsi Daniela nella sua camera, appena mi aprì la porta la presi e la spinsi sul letto, rimase con le gambe aperte, la gonna era quasi in vita e le mutandine erano spostate lateralmente:
o Vuoi essere scopata?
o Si!!
o Vuoi il mio cazzo?
o Dammelo…
Mi tolsi pantaloni e boxer, rimanendo solo con la camicia le afferrai i suoi piedini e me li portai davanti al mio membro:
o Allora ti piace quando te lo sego?
o Mi piace quando mi provochi, quando mi dici che vuoi essere scopata e quando ti sento urlare mentre ti scopo.
Quelle parole la eccitarono ancora di più, i suoi piedi cominciarono a segarmelo e portò una sua mano per darsi piacere, era bellissima ed erotica; ogni sua smorfia e provocazione innalzava il mio desiderio.
Seppur pervaso dal suo tocco, vedevo quella mano muoversi, la voglia di gettarmi tra le sue gambe si impossessò di me, mi abbassai presi i lembi delle sue mutandine e mi immersi per darle piacere, dalla sua bocca uscì “uhmm… sei arrivato finalmente”, la mia lingua scorreva per tutta la fessura soffermandosi sulle labbra, quando risalivo i mugolii aumentavano, le sue mani mi afferravano i capelli e mi conduceva dove provava più piacere; emanava un profumo dolcissimo e sentirla così trasportata mi provocava ancor più ardore di concederle il massimo del piacere, le sue cosce mi stavano stritolando la testa, il momento era vicino, usavo la lingua come un piccolo membro, titillando sul suo clitoride, “così.. così.. continuaaa”, iniziò a racchiudere le gambe fino lasciarsi andare ad un orgasmo.
Dopo qualche attimo la sua mano rincominciò a passarmi tra i capelli “sei stato magnifico, finiamo di spogliarci, ho voglia di te”, a quelle parole mi alzai per togliermi la camicia, anche lei scese dal letto fece scendere il tailleur arrotolato in vita, si sbottonò la camicetta ed in modo assolutamente erotico appoggiò un piede sul letto per sistemarsi l’autoreggente, giratomi di spalle per stenderla sulla sedia mi sentii abbracciare, le sue mani mi accarezzavano il tronco e con le unghie mi graffiava leggermente, la sua bocca mi elargiva dolci baci sulla schiena, con la mano destra scese sul mio membro, accarezzandolo dolcemente, passò alle palle soppesandomele e manipolandole, mi girai le presi la testa e ci unimmo in un bacio, quella leggera masturbazione non terminò, lo riprese e proseguì cadenzando movimenti leggeri ad altri veloci, in breve mi si librò in aria in piena erezione.
Terminò di baciarmi, dandomene un ultimo a stampo sulla bocca, scese fino ad inginocchiarsi, i suoi occhi non si staccarono dai miei, la sua lingua uscì ed iniziò con la sola punta a scorrere lungo tutta la mia asta arrivando fino alla cappella, proseguiva dandomi piccoli colpi, fino a quando le presi la testa con entrambi le mani, lei capì di avermi fatto eccitare notevolmente e si prodigò in un pompino fenomenale.
Abbassavo la testa e lo vedevo sparire nella sua bocca, passava dal succhiarmelo al leccarmelo, mi masturbava ed in contemporanea mi leccava le palle, quando voleva attirare la mia attenzione ricominciava solo con la punta della lingua a titillarmi la cappella era qualcosa di unico, se non fossi stato così eccitato e voglioso di scoparmela, avrei continuato così fino a venirle in bocca.
La presi dalle ascelle e l’aiutai ad alzarsi, ricominciammo a baciarci sposandoci verso il letto, delicatamente ci accomodammo e riprendemmo con la masturbazione reciproca, il mio pene era decisamente pronto, ma anche lei non scherzava, era completamente bagnata da quanto fosse eccitata.
Si girò verso il comodino e aprendo la scatola prese un profilattico, lo scartò e me lo fece indossare, prevedibilmente si posizionò sopra, sorridendomi se lo accompagnò dentro, appena dentro posizionò le mani sul mio petto e diede vita al suo movimento, alzai le mani afferrandole il seno:
o Uhmm… così.. bravo
o Dani sei una gran maiala..
o Solo con te piccolo… solo con il tuo cazzo…
o Dani voglio vederti venire…
(Da sotto cercavo di aumentare l’intensità della penetrazione e con le mani mi spostai sui suoi capezzoli).
o Stai buono… lascami il mio momento di piacere.
(Fece ricadere la testa all’indietro, erano le prime avvisaglie dell’orgasmo imminente).
Lo sento tutto… (ed aumentò il ritmo).
o Dai… dimmi che ti piace… dimmi che sei solo mia..
o Sì.. voglio solo il tuo di cazzo, voglio che mi scopi sempre…
Vengo.. così… che vengo… uhmmm che bel cazzo che hai..
Ricadde su di me, abbracciandomi, all’orecchio mi sussurrò “sei meraviglioso, è stato bellissimo, fammi riprendere un attimo però..”; adagiandosi sulla mia spalla.
Passarono una decina di minuti ed in camera nudi sul letto iniziava ad esserci freddo, ci accoccolammo sotto le coperte, parlavamo come due fidanzatini, anche se una sua mano non proprio casta scendeva verso il mio membro:
o Dani.. cosa stai facendo?
o Niente controllo se qualcuno fosse stanco…
o Non fare la spiritosa.
La sua mano lo impugnò, non ci volle molto a portarlo in piena erezione “hai voglia di scoparmi? O sei stanco ingegneretto?”, era troppo provocante per non risponderle in modo irruento, “ti faccio urlare fino a chiedermi pietà”; questa affermazione le doveva essere proprio piaciuta la sua mano accelerò il ritmo e mi baciò con vibrante trasporto “allora cosa aspetti.. scopami come vuoi tu..”.
Mi liberai della sua presa e scesi sotto le coperte, mi fermò prendendomi dai capelli “no, girati voglio anche io la mia parte”, tolsi definitivamente la trapunta e ci tuffammo in un 69, sentivo ancora il sapore del suo orgasmo e per eccitarla la penetravo con un dito, lei non elemosinava complimenti, ovviamente non sotto l’aspetto verbale, ma con dolci mugolii e divorandomelo sempre con maggior intensità.
La volevo, ero inebriato da quel profumo, mi scostai posizionandomi tra le sue gambe, mi passò un profilattico e in un baleno fui dentro di lei; “ahh… sìì, senti com’è duro”, sarebbe riuscita solo con quelle parole ad eccitarmi, la penetravo quanto più profondamente potessi fare, continuando a baciarci, quando rallentavo il ritmo per ovvi motivi, le sue gambe si intrecciavano dietro la mia schiena e mi cingeva come se non fosse mai abbastanza:
o Voglio che mi prendi da dietro.
o Vai verso la finestra, Rotterdam deve vedere quanto è troia la mia capa.
(mi alzai, le porsi la mano e ci spostammo verso la finestra che dava sul Nieuwe Mass).
Appoggia le mani alla vetrata.. eccolo lo senti?
o Sii..
o Dimmi quanto ti piace..
o Mi piace tutto quello che faccio con te.
o Questi 2 giorni ti faccio passare la voglia di cazzo.
o Sei il mio ingegneretto porco..
Guardare fuori mi eccitava ancora di più, saperla appoggiata con le mani sulla vetrata davanti a me mentre la tenevo per i fianchi e la possedevo mi portò in uno stato catatonico, mi sembrava di vedere la scena dall’esterno, si muoveva sotto i miei colpi ed espletava la sua eccitazione.
o Dani.. non ce la faccio più vengo..
o Continua così.. è stupendo.
o Cazzo vengo..
(aumentai il ritmo fino ad eruttare tutto dentro di lei).
Esausti ci sedemmo sul letto, mi tolsi il profilattico e lo gettai nel cestino, poco dopo ci spostammo nel bagno dove riprendemmo a parlare immersi sotto una doccia calda.
Tornai in camera e mi infilai completamente nudo sotto le coperte, uscì anche lei dal bagno indossò un pigiamino di seta, prese posto nel letto e mi abbracciò, avrei dormito con lei quella notte.

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