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Emanuele chiuse con il nastro l’ultimo scatolone e si guardò attorno, facendo un inventario mentale.

 

Avrebbe dormito con la maglietta che aveva addosso; i vestiti per il giorno successivo erano ordinatamente impilati sulla sedia, sotto la quale stavano le scarpe.

 

L’impresa dei traslochi era attesa per le sette, l’orario giusto per dar loro le ultimi indicazioni e poi scappare a lavorare.

 

Suo padre sarebbe comunque stato presente tutta la mattinata e si sarebbe occupato di ogni possibile intoppo.

 

Sentì vibrare il telefonino nella tasca: era il suo amico Bruno.

 

“Allora, non ti sei pentito?”, gli chiese non appena rispose.

 

“No, per nulla, anzi. Ho appena finito di chiudere gli scatoloni e mi butterò subito a letto, che domani la giornata inizierà presto”.

 

“Bravo, sono contento che anche tu sei passato nel club dei conviventi. Ma fai bene, Federica è deliziosa. Non come la mia”.

 

Risero entrambi, anche se Emanuele sapeva che l’amico stava scherzando solo in parte.

 

“Possiamo vederci a pranzo se non hai impegni”, propose Emanuele. Bruno era un giornalista free lance e spesso passava a trovarlo per mangiare assieme.

 

“Certo, molto volentieri. Te lo confermo domani verso le undici, ma in linea di massima va bene”.

 

“Perfetto. Ora se non ti spiace ti saluto, così faccio ancora un sopralluogo in giro per essere certo di non aver dimenticato nulla”.

 

“Non ti preoccupare, tanto ti avevo chiamato solo per cazzeggiare. Te lo chiedo giusto per essere tranquillo: hai cancellato tutto il porno dal computer, vero?”.

 

Emanuele si batté una mano sulla fronte.

 

“Cazzo, me ne ero completamente dimenticato!”.

 

“Ma sei scemo? Avrai dieci giga di roba, come hai fatto a non pensarci?”.

 

“Sono mesi che non vado a vederlo, me ne sono dimenticato! Vado subito”.

 

“Eh, sono mesi che scopi con lei, anche io mi sarei dimenticato del porno al tuo posto”.

 

“Ti saluto, Bruno. A domani!”.

 

Gettò il telefonino sul letto e andò a recuperare il computer portatile.

 

Lo avviò e andò diretto alla cartella “Documenti commercialista”, all’interno della quale, in un anonimo “Fatture anni precedenti”, stava il suo enorme archivio di materiale per adulti.

 

Emanuele era stato single per un paio di anni prima di conoscere Federica e in quel tempo aveva minuziosamente costruito un corposo database di materiale sexy amatoriale, scrupolosamente suddiviso per generi.

 

Eliminò rapidamente le cartelle “milf” e “bondage”, erano generi che non gli interessavano più; la stessa sorte la riservò alla cartella “asian”.

 

Aprì invece quella contraddistinta dal titolo “Oops!”.

 

Era una bella rassegna di ragazze immortalate mentre involontariamente esponevano le loro grazie in pubblico.

 

Cliccò sulle prime due foto: una ritraeva una giovane donna bionda in spiaggia che parlava al telefonino, e mentre si aggiustava la spallina una coppa del reggiseno di spostava e le scopriva un capezzolo. Nell’altra un’altra ragazza, anch’essa bionda, si chinava a recuperare un oggetto dalla borsa e la canotta, indossata senza nulla sotto, rivelava i suoi seni.

 

Cancellò la cartella senza grossi rimpianti: oltre ad aver visto quelle foto decine di volte, dubitava fossero autentiche, e in ogni caso non ne avrebbe sentito la mancanza.

 

Riservò la medesima sorte all’archivio “voyeur” e “teen”, lasciando per ultima la cartella “italiane”.

 

Quella era anche la più nutrita, frutto di ore e ore di ricerche serali.

 

Quanto tempo aveva passato su forum e siti sperando di trovare qualcuno che conosceva!

 

Aprì la sottocartella “Martina”, lustrandosi nuovamente gli occhi con una bellissima tettona con gli occhi verdi che a lungo aveva visitato le sue fantasie; quindi passò a “Noemi”, più mediterranea ma ugualmente prosperosa e sexy.

 

Delete.

 

Diede un’ultima scorsa anche a Claudia, una brunetta bassa che alcuni indizi facevano pensare abitasse nella sua stessa città, e a Veronica, bionda e alta.

 

Delete.

 

“Chiara”. Quante fantasie si era fatto su questa ragazza, una brunetta dalla carnagione chiara con una quarta di seno e un sedere proporzionato.

 

Delete.

 

Scorse con la rotellina fino ad arrivare al fondo della pagina, dove c’erano alcuni archivi scaricati e mai aperti.

 

Cliccò due volte sul primo, chiamato “Cristina”.

 

Conteneva una trentina di foto di una donna sui trenta, anche lei generosa di forme, al mare con quello che poteva essere suo marito.

 

Bella ragazza, ma nulla di memorabile e soprattutto niente nudo.

 

Delete.

 

Il secondo si chiamava semplicemente “tettona italiana occhi azzurri” e non si meravigliò di averlo scaricato.

 

Lo aprì con un doppio click e selezionò la prima foto.

 

Raffigurava una ragazza di circa venticinque anni ritratta in uno studio fotografico.

 

Indossava solo biancheria intima, ma il tessuto trasparente del reggiseno lasciava intravedere i capezzoli.

 

Ma, nonostante i seni fossero tutt’altro che piccoli, non fu su quello che si concentrò lo sguardo di Emanuele, ma sul viso.

 

Perché era il viso che negli ultimi mesi aveva sempre avuto davanti agli occhi e di cui si era innamorato.

 

Era quello di Federica.

Federica, ad un paio di chilometri di distanza, rigirava tra le mani una chiavetta USB, domandandosi dove nasconderla.

Forse sarebbe stato meglio distruggerla, ma non se la sentiva.

Risalivano ad un paio di anni prima, quando aveva partecipato ad un concorso online.

Era tutto nato a causa della sua amica Ivana, la quale un giorno le aveva mandato un link via mail chiedendole di votarla.

Federica vi aveva cliccato sopra ed era stata indirizzata ad un sito di modelle dilettanti: ogni ragazza poteva postare delle foto, il pubblico avrebbe votato e la più votata sarebbe stata segnalata per una campagna pubblicitaria.

Ivana aveva caricato alcune foto prese dalle sue vacanze. Era una bella ragazza e in bikini faceva una bella figura, ma Federica non potè non notare come fosse piuttosto indietro  in classifica.

Quelle che la precedevano possedevano forme molto più generose e soprattutto si era affidate a fotografi professionisti.

La votò, poi le scrisse cosa pensava.

“Lo so anche io – rispose Ivana – però non voglio spendere soldi da un fotografo per una cosa che al 99% non mi porterà da nessuna parte”.

Federica aveva riflettuto.

“C’è un amico di mio padre che lo fa a tempo perso – le aveva risposto – Fa foto agli animali, ma ha una buona strumentazione e secondo me chiederebbe poco, se non nulla”.

“Prova a sentirlo, se non è un problema”.

Non era un problema: mandò un messaggio a Giorgio, che le invitò direttamente il giorno dopo nel garage dove aveva allestito un piccolo laboratorio.

Aveva studiato il sito e aveva già delle idee.

“Tu sei una bella ragazza – aveva detto ad Ivana – ma qui bisogna eccitare chi viene a cliccare, e una foto in costume ormai non eccita più, non siamo negli anni Sessanta”.

“Ma io non voglio spogliarmi”, aveva protestato Ivana.

“Farò in modo che nessuno veda di te nulla di più di quanto hai già mostrato. Ma ti farò risalire in classifica. Ti fidi?”.

Ivana aveva annuito.

“Perfetto. Allora rimani in biancheria intima, per piacere – le aveva detto indicandole un separè – e mettiti contro quella parete”.

Ivana ci avea messo qualche minuto a liberarsi degli indumenti poi, con un certo imbarazzo, si era addossata ad una parete sulla quale Giorgio aveva steso un telo rosso.

Ivana aveva la carnagione scura e intimo bianco, il contrasto dei colori era notevole.

Giorgio le scattò qualche foto, poi la invitò a girarsi.

Ivana indossava il perizoma e aveva un bel culo, certamente quella foto avrebbe recuperato diversi voti.

“Bene. Ora, sempre voltata, togliti il reggiseno”.

Ivana aveva esitato, ma poi aveva eseguito, sempre addossata alla parete.

“Sei bellissima. Ora via anche il perizoma, per piacere”.

Ivana non aveva fiatato e aveva eseguito, lasciando che lui la immortalasse nuda, pur girata di spalle.

Le fece qualche scatto, poi la congedò.

“Stasera le ritocco un po’ e poi te le mando via mail; sono sicuro farai un figurone”.

Ivana aveva raccolto gli indumenti ed era tornata dietro al separè.

“Fede, tocca a te adesso”, l’aveva invitata Giorgio.

“Me? No, guarda che c’è un equivoco. Io sono qui solo per accompagnarla”, si era difesa lei.

Giorgio le si era avvicinata.

“Guarda che ho dato un’occhiata al concorso – le aveva detto sotto voce – La tua amica è carina e entro le prime venti ci arriva, ma tu vinci a mani basse”.

“Giorgio, io non ci stavo neppure pensando…”.

“E allora pensaci ora. Se ti fai fotografare non chiederò nulla per questo lavoro. E non dirò nulla a tuo padre, se il problema dovesse essere quello”.

Federica era titubante.

“Facciamo così – le disse Giorgio – io ti faccio le foto e te le mando via mail, poi scegli tu cosa fare. Se ti piacciono le carichi, se no amici come prima e nessuno saprà nulla”.

Non aveva torto: il concorso le sembrava molto pulito, e poi Giorgio aveva toccato il tasto giusto: non si sentiva meno bella di Ivana.

Ci avrebbe potuto pensare per giorni prima di caricare le foto.

“Va bene, si può provare”, aveva detto.

Giorgio le aveva sorriso.

“Perfetto. Mettiti anche tu in intimo, allora”.

Federica aveva provato a ripararsi dietro al separè, ma Ivana si stava ancora rivestendo.

“Puoi spogliarti anche qui, io non guardo – le aveva detto Giorgio – Oltre al fatto che ti ho vista in costume mille volte”.

Aveva ragione, ma era una cosa diversa.

Federica si voltò e si liberò degli indumenti. Non poteva vederlo, ma si sentiva lo sguardo di Giorgio addosso.

Poco male, aveva ventiquattro anni, non era più una bambina.

Una volta rimasta in perizoma e reggiseno si voltò nuovamente.

“Per te ho in mente qualcosa di diverso – disse Giorgio – Mettiti sul quel letto, per favore”.

Federica aveva seguito l’indice e aveva notato una specie di branda coperta da un lenzuolo.

“Non è il Grand Hotel – aveva detto Giorgio – ma inquadrata nella giusta maniera darà l’effetto giusto”.

L’aveva invitata a sedersi con i talloni sotto al sedere.

“Tu hai delle belle tette – aveva detto – e cercheremo di valorizzarle. Metti le mani dietro alla nuca”.

Federica aveva eseguito.

“Bene. Ora sporgiti in avanti”.

Aveva inclinato il busto verso l fotografo.

Dopo una dozzina di scatti, Giorgio le aveva chiesto di togliersi il reggiseno.

Lei si era voltata e se ne era liberata, ma l’uomo le aveva chiesto di girarsi nuovamente.

“Come ti ho detto, un seno come il tuo fa sfruttato – aveva spiegato – Copri i capezzoli con le mani e voltati”.

Federica eseguì, timorosa che un falso movimento le facesse perdere l’equilibrio e dovesse scoprirsi i seni.

Andò tutto bene e Giorgio eseguì un’altra dozzina di scatti.

“Perfetto, sei bellissima! Ora togliti le mutandine, per piacere”.

Federica non si stupì della richiesta, si voltò e si liberò anche dell’ultimo capo.

“Ora faremo uno scatto molto banale, ma sempre di impatto. Ti siederai con i talloni sotto al sedere e con le cosce aperte. Con una mano ti coprirai la figa e con le altre le tette. Non si vedrà nulla ma sarà molto erotico”.

Federica ruotò nuovamente su se stessa, ma questa volta capitò cosa non voleva: un alluce le rimase impigliato nel lenzuolo e perse l’equilibrio.

Le sue mani istintivamente si protesero verso il materasso, offrendo a Giorgio una visione piuttosto chiara dei suoi seni e della sua passera.

Cadde di schiena sul materasso e si coprì subito.

Giorgio le scattò una foto.

“Perfetta! Molto spontanea!”.

“Ne avrei fatto a meno. Mi hai vista?”.

“Non posso negarlo. Ma non preoccuparti, sei come una figlia per me. Dai, tirati su che facciamo le altre”.

Federica si mise nuovamente in posizione, questa volta meno ossessionata dal non scoprirsi.

Si fece immortalare in un’altra dozzina di pose, poi si rivestì.

Giorgio promise che avrebbe mandato loro le foto entro sera, diede un bacino a ciascuna e si accomiatarono.

Il viaggio di ritorno fu carico di tensione.

“Che fai, le carichi?”, chiese Federica a Ivana.

“Certo, ormai sono in gioco. Tanto sono foto molto neutre, niente di volgare. E tu?”.

“Io non so. Prima voglio vederle”.

“Chiaro. Comunque Giorgio è bravo, lo conosci da molto?”.

“E’ un amico di mio padre, lo conosco da tutta la vita”.

“Ah, non sembrava”.

“Cosa intendi?”

“Da come ti guardava. E poi sono abbastanza certa che ce lo avesse duro mentre ti fotografava”.

“Mi sembra strano, ha una figlia della mia età”.

“E che significa? Sei bella, si sarà eccitato”.

 

Le foto di Giorgio arrivano alle nove di sera, alle nove e venti Federica le aveva già caricate sul portale.

Alle nove e ventuno le arrivò il primo messaggio porco e lo cestinò.

Alle dieci si stava toccando nel letto pensando a tutti gli uomini che l’avrebbero guardata.

Bruno raggiunse Emanuele nel bar e sedette trafelato al tavolino.

“Scusami, ma ho avuto un contrattempo. Tutto bene con il trasloco?”.

“Tutto bene”, rispose freddo Emanuele.

“Non sembra dalla tua faccia. E’ successo qualcosa?”.

“No, non c’entra con il trasloco. Cioè, c’entra…ma non direttamente”.

Era visibilmente rabbuiato.

“Non ti sto capendo”, disse Bruno.

Emanuele sospirò.

“Se ti racconto una cosa rimane tra noi?”, chiese.

“Certo!”, rispose Bruno mettendo una mano sul cuore.

Emanuele sospirò e raccontò quanto aveva scoperto la sera prima.

Bruno ascoltò con attenzione, poi sospirò.

“Che ne pensi?”, domandò Emanuele.

“Guarda, capisco il tuo turbamento, ma da come me ne hai parlato non ne farei un cruccio”.

“Dici?”.

“E’ tutto capitato ampiamente prima che ti conoscesse, sarebbe come rimproverarla per essere andata a letto con il suo ex. Ha preso questa decisione in un momento in cui poteva prenderla, non ha fatto nulla di illecito e, da come mi hai raccontato, parliamo anche di foto piuttosto caste, compatibilmente con tutto”.

“Be’, sì…però sai, così come me le sono scaricate io…”.

“Tu hai paura che la gente si sia fatta le seghe sulla tua ragazza?”.

“Ecco, detta così è un po’ brutale, però è quello che penso. E poi il fatto che non mi abbia detto nulla”.

“Scusa se sono franco, ma allora quando andate al mare assieme non la fai mettere in costume?”.

“Certo che sì, si può vestire come vuole”.

“E allora pensi che non sia mai capitato che uno l’abbia notata e poi si sia fatto dei pensieri su di lei? O quando qualcuno la incontra per strada? O in palestra? Federica è una bella ragazza, può capitare”.

“No, certo. Ma perchè non dirmi nulla?”.

“Tu le hai detto di quando ti sei fatto la moldava all’addio al celibato di Guido?”.

“No”.

“E di quando ti sei fatto la tua collega stagista nell’archivio? Quello gliel’hai detto?”.

“No, ma figurati!”.

“E allora fattene una ragione, amico mio. Ognuno di noi ha un passato che sceglie di non raccontare. Magari lei si è anche pentita di quelle foto, per quanto ne sai tu. Anzi, facile che non siano neppure più online, visto che se non ho capito male le hai scaricate un po’ di tempo fa”.

Emanuele annuì.

“Dovrei parlargliene secondo te? Mi piacerebbe avere un rapporto trasparente con lei ora che andiamo a vivere assieme”.

Bruno alzò le spalle.

“Dipende da te. E’ bello che tu la pensi così, però come faresti a giustificare la presenza di quelle foto nel tuo archivio? Potrebbe lecitamente chiedersi se assieme alle sue tu avessi salvato anche altre foto. Io non lo farei, a meno che tu non ci tenga a fare la figura del segaiolo”.

Emanuele annuì, pur rimanendo visibilmente perplesso.

“Traccia una linea temporale e piazzala alla data in cui vi siete conosciuti – proseguì Bruno – Quello che è successo prima non vale, né per te né per lei. Mettici una pietra sopra, e sii contento perchè Federica è una splendida ragazza e non ha fatto nulla di male”.

 

Bruno rientrò a casa, si sedette alla scrivania e aprì il computer.

Aveva da scrivere un articolo sulla nuova linea della metropolitana, ma prima voleva togliersi una curiosità.

Come aveva detto Emanuele?

Tettona italiana occhi azzurri.

Digitò quelle parole su Google e attese i risultati.

Erano decine, ma aveva tempo e, soprattutto, era curioso.

Li scorse uno a uno, fino a quando, alla terza pagina, trovò quello che cercava.

Federica si era registrata come Desdemona e cliccando sul suo nome era possibile accedere alla sua galleria.

C’erano una ventina di foto, indubbiamente fatte bene e decisamente provocanti.

Non si vedeva nulla, come aveva anticipato Emanuele, ma erano belle foto.

Bruno cliccò con il tasto destro e le salvò una ad una in una cartellina, giusto per mettersi al riparo nel caso in cui Federica avesse deciso di cancellarle.

Notò poi un link poco più in basso, indirizzava ad un’ “Area Privata”.

La cosa si faceva interessante.

Cliccò anche lì.

Per procedere avrebbe dovuto registrarsi e comprare una password temporanea al costo di €9.99.

In altre condizioni avrebbe desistito, ma la curiosità era forte.

Estrasse una carta prepagata dal portafoglio, digitò i dati e premette invio.

Quando la nuova galleria si materializzò capì che quelli erano stati i € 9.99 meglio spesi della sua vita.

Federica frugò nella borsa in cerca di un fazzoletto e le sue dita incontrarono la chiavetta USB a forma di coccinella che la sera prima aveva deciso di non tenere in casa.

La tirò fuori dalla borsa e la ripose in un cassetto.

Non era sola in ufficio, ma certamente una chiavetta USB non avrebbe attirato l’attenzione e certamente nessuno si sarebbe sentito autorizzato a farle domande e men che meno a guardarvi dentro.

A casa con Emanuele sarebbe stato certamente diverso e meno prudente.

Non che si vergognasse di nulla, beninteso.

Quando aveva scattato quelle foto era single, adulta e certamente non doveva renderne conto a Emanuele che in quel momento neppure conosceva; però era anche vero che sarebbe stato meglio per tutti evitare che certe cose venissero fuori.

Non tanto per le foto in chiaro, quanto per quelle private, delle quali un po’ si pentiva.

Era successo circa due settimane dopo la prima sessione.

 

Contrariamente a quanto avrebbe potuto prevedere, Federica si era in fretta fatta coinvolgere dalle dinamiche del concorso.

Aveva scalato in fretta diverse posizioni e riceveva quotidianamente commenti da parte degli iscritti al sito. Certo, una parte di questi erano proposte oscene o commenti volgari che cestinava immediatamente, ma vi era un numero di utenti molto gentili e carini con i quali corrispondeva volentieri.

Si era trasformata in una competizione sfidante e piacevole, tanto che la settimana dopo lei ed Ivana si erano recate da Giorgio per effettuare una nuova sessione.

L’incontro era stato molto rilassato e le foto erano state molto simili a quelle precedenti: biancheria intima sexy, pose provocanti, ma essenzialmente nulla che non avrebbe potuto mostrare a suo nonno.

Una ventina di giorni dopo il primo scatto ricevette però una telefonata da Giorgio.

“Fede, non so se hai notato, ma state perdendo terreno”.

“Ho visto Giorgio, ma non so che farci. Le altre ragazze hanno foto come le nostre, si vede che sono più belle”.

“Non è quello, ma mi rendo conto che tu non hai letto bene il regolamento. Tutte le ragazze che vi precedono non sono lì perchè sono più belle, ma perchè tutte hanno un’Area Privata”.

“Cosa sarebbe?”.

“Sarebbe una zona a pagamento in cui si pubblicano foto un po’ più esplicite”.

“Esplicite quanto?”.

“Ognuna si regola come preferisce, ma è chiaro che già solo la presenza dell’Area Privata attiri più votanti di default. Non averla vi sta facendo perdere voti”.

“Ho capito, Giorgio, però non ho nessuna intenzione di darmi al porno per un concorso del cazzo”.

Giorgio aveva riso.

“Porno? Guarda che non hai capito, o forse è colpa mia che non mi sono spiegato. Non si parla di porno, non te lo avrei neppure proposto. Ho visitato un paio di Aree Privata delle altre ragazze e ho salvato alcune foto. Te ne mando una decina via mail così vedi come si comportano le tue concorrenti e decidi da sola”.

Cinque minuti dopo Federica stava sfogliando le foto di tre ragazze selezionate da Giorgio.

Erano indubbiamente foto che rivelavano di più rispetto a quelle di pubblico accesso, ma era altrettanto vero che non erano foto scandalose.

Certo, il seno era sempre visibile e spesso anche la topa, ma non era nulla di dissimile da quanto si poteva vedere nei calendari della Bellucci, della Canalis e simili.

Federica non aveva mai scattato delle foto del genere, se la sentiva?

Indubbiamente pubblicare all’interno dell’Area Privata avrebbe garantito molta più riservatezza: le avrebbe viste solo chi fosse andato a cercarle, e avrebbe scongiurato che per sbaglio ci capitasse qualcuno che conosceva.

Prese il telefonino e richiamò Giorgio.

“Ho visto, effettivamente mi ero fatta un quadro sbagliato. Per me va bene, anche se voglio andarci molto cauta”.

“Chiaro, faremo tutto con giudizio. Domani pomeriggio sono libero, avvisi tu Ivana?”.

“Certo, a domani”.


Si erano trovate direttamente nel laboratorio di Giorgio.

Ivana sembrava molto di buon umore, e una volta dentro chiese a Federica di essere lei la prima a fare gli scatti poichè aveva un impegno successivo.

Giorgio appese alla parete un fondale color roccia, vi sistemò una poltrona davanti e invitò Ivana a spogliarsi.

“Tolgo tutto?”, chiese la ragazza.

“Certo, ne abbiamo già parlato, no? Tieni solo le scarpe, vedo che saggiamente hai messo quelle con il tacco”.

Federica si guardò istintivamente i piedi, ai quali calzava delle scarpe da ginnastica.

Ivana non andò neppure dietro al separè, ma si liberò degli abiti davanti a loro e li accatastò su una sedia.

“Tanto prima o poi dovevo mostrarmi, no?”, disse intercettando lo sguardo di Federica.

Si pose di fronte al fondale.

“Ok, solleva i capelli”, disse Giorgio.

Scatto.

“Voltati di schiena”.

Scatto.

La sessione andò avanti per una ventina di minuti e un centinaio di scatti, poi Ivana chiese di interrompere.

“Scusate, ma ho un appuntamento con il mio ragazzo”, spiegò dirigendosi verso il cumulo di vestiti.

Mentre l’amica si rivestiva Federica si domandò se il ragazzo di Ivana fosse a conoscenza del luogo dal quale sarebbe arrivata la sua ragazza, ma si tenne il dubbio per sè.

Una volta rimasti soli, Giorgio invitò anche lei a spogliarsi.

Federica invidiò la baldanza di Ivana, perchè in quel momento non si sentiva per nulla a proprio agio.

Si sbottonò la camicetta, nel frattempo Giorgio allestiva un nuovo set.

“Per te, come per Ivana, creeremo una continuità con le foto precedenti, come se fossero il proseguimento del medesimo film. Così tu sarai nuovamente sul letto”.

Si tolse i pantaloni mentre Giorgio accostava il letto alla parete.

“Tu e Ivana vi conoscete da molto?”, domandò.

“Abbiamo fatto l’università assieme”, spiegò togliendosi il reggiseno.

“E’ una brava ragazza, mi piace – commentò – Molto bella, anche”.

Federica si abbassò gli slip, sentendosi avvampare e nel contempo sforzandosi di sembrare naturale.

E così Ivana era molto bella per Giorgio?

“Togliti anche le scarpe, che non servono. Oltre al fatto che quelle non si possono vedere”.

Federica si sfilò anche le sneakers e si sedette sul letto.

“Cosa devo fare?”, domandò.

“Tu comincia a muoverti un po’. Tirati su i capelli, sorridi, comportati in maniera naturale e io scatto. Poi vedremo cosa sarà venuto fuori”.

Per quanto fosse difficile inquadrare come naturale una situazione del genere, Federica prese a giocare con l’obiettivo.

Cercò di non pensare di essere senza vestiti addosso, né che l’uomo che la stava fotografando fosse un amico del padre, e da un certo momento in poi ci riuscì anche.

Si rotolò sul materasso, si inginocchiò, si mise carponi.

Una dozzina di minuti dopo Giorgio le disse che era sufficiente.

Si sedette accanto a lei e fece scorrere sul piccolo schermo della fotocamera le foto appena scattate.

Alcune erano mosse, altre poco centrate, ma ve ne erano parecchie decisamente belle.

Federica stessa si stupì, non pensava che sarebbe venuta così bene.

Merito certamente di Giorgio che sapeva usare la macchina fotografica, ma si trovò a guardarsi come mai aveva fatto.

Aveva un bel sedere, non se ne era accorta.

Il seno era abbondante e sodo, e nelle foto spiccavano particolarmente i capezzoli.

Anche in quel momento erano duri e ne provò imbarazzo.

Giorgio se ne era accorto?

Facilmente sì, era praticamente attaccato a lei.

Per superare quell’imbarazzo, Federica si alzò in piedi.

“A me piacciono, direi che abbiamo finito”, disse.

“Aspetta – la placò Giorgio – Dobbiamo ancora fare una cosa”.

Federica rimase in silenzio.

“Fede, io faccio volentieri tutto questo per te e la tua amica – spiegò – però ho qualche problema di coscienza. Nei confronti di tuo padre, capisci? Ci conosciamo da una vita, e ora io faccio una cosa così con sua figlia senza dirgli nulla”.

Federica sentì l’agitazione ghermirle la gola. Suo padre non l’avrebbe presa per nulla bene.

“Giorgio, ne abbiamo già parlato credevo. Se non vuoi scattare altre foto va bene, però per piacere non dirgli nulla. Lo conosci, ne farebbe un dramma per nulla”.

L’uomo sorrise.

“Lo so bene. Poi un giorno ti racconterò di come aveva reagito quando aveva scoperto che avevi un ragazzo alle medie”.

“Ne so qualcosa. Però non ho capito allora cosa mi stai dicendo”.

Giorgio la guardò negli occhi.

“Tu mi stai chiedendo di mentire ad un mio amico, ho quindi bisogno di un segno tangibile di gratitudine”.

Federica istintivamente fece un passo indietro.

“Cosa intendi?”, domandò.

“Non ti sto chiedendo di venire a letto con me, non temere. Ma visto che stiamo facendo delle foto, vorrei scattartene una decina in più, un po’ più esplicite. Le terrò nella mia collezione privata e non le vedrà mai nessuno”.

Federica riflettè qualche secondo.

“Queste foto varranno una volta per tutte, giusto? Non è che la prossima volta poi mi chiedi altro?”.

“Assolutamento no. Non ti chiederò nient’altro”.

Federica sospirò.

Erano solo delle foto, no? Magari Giorgio si sarebbe eccitato guardandole, ma questo valeva per tutti quelli che le avrebbero scaricate dall’Area Privata.

Avesse avuto remore per le erezioni non avrebbe neppure dovuto iniziare.

E poi avrebbe potuto essere divertente.

“Va bene”, disse.

Giorgio le sorrise.

“Sono contento che tu abbia accettato. Vedrai che non sarà traumatico. Torna sul letto per piacere”.

Federica si accomodò sul materasso.

“Siediti con i talloni sotto al sedere e allarga bene le gambe. La tua figa deve essere ben visibile”.

La ragazza eseguì, sentendo il cuore battere forte.

Scatto.

“Molto bene. Ora con le dita prendi le grandi labbra e allargale”.

Fece quanto richiesto.

Scatto.

“Ora reclina la schiena indietro, metti in evidenza le tette”.

Scatto.

“Sei bravissima. Ora mettiti a quattro zampe e voltati verso la parete”.

Federica si mise a carponi e ruotò su se stessa, rivolgendo il sedere verso Giorgio.

“Ora allarga le gambe, voglio vederti bene”.

In quella posizione avrebbe mostrato a Giorgio il buco del sedere e la passera.

Faceva differenza a quel punto?

Pensò al calendario esposto nell’officina del suo meccanico, era come se stesse posando per quello.

Scatto.

“Bene, puoi rivestirti ora”, le disse Giorgio.

La ragazza recuperò l’intimo dalla sedia.

“Cosa farai con queste foto?”, chiese mentre si rivestiva.

“Nulla. Me le terrò per me”.

“Ogni tanto andrai a guardarle?”.

“E’ possibile”.

Si infilò i pantaloni.

“Non ti darebbe fastidio se tuo padre facesse a Sara quello che tu hai fatto a me?”.

Sara era la figlia di Giorgio.

“Tu sei qui perchè me lo hai chiesto tu. Io faccio il fotografo, tuo padre fa il dentista. E Sara va abitualmente a farsi curare i denti da tuo padre”.

“Hai capito bene a cosa mi riferisco. A queste ultime foto”.

Giorgio sorrise.

“Qual è il punto, Fede? Tu sei una bella ragazza, vuoi che ti dica che mi piaci? Sì, mi piaci, ti trovo molto bella. Tuo padre potrebbe trovare attraente Sara? Libero di farlo, e magari è già così, perchè anche mia figlia è una bella ragazza”.

Federica si allacciò la camicetta e si infilò le scarpe.

“Ok, non parliamone più. Mi mandi le foto entro stasera?”.

“Come sempre, certo”.

“Mi mandi anche queste, per piacere? Giusto per vederle”.

“Come preferisci. E’ roba tua”.

Federica se ne era andata senza quasi salutare, un po’ infastidita da quanto successo.

La sera aveva caricato nell’Area Privata le ultime foto.

Il giorno dopo lei e Ivana erano al quarto e al quinto posto.

 

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