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Sono una madre di famiglia separata. Mio marito passa un buon assegno di mantenimento per mio figlio e come alimenti per me. Non ce la passiamo male, anzi, a volte ce la spassiamo. Sono già due estati passate stupendamente, al mare, io e mio figlio.

A mio marito, compassato e signorile dirigente d’azienda, non piacevano i miei modi espansivi e la mia personalità “eccessivamente socievole”. Io ho sempre amato vestire il mio corpo procace con capi di abbigliamento particolarmente seducenti e provocanti: la seduzione mi è sempre piaciuta in tutte le sue forme, come pure il sentirmi desiderata costantemente e provocata dalle lusinghe degli uomini e dai complimenti sul mio fisico e sulla mia persona. Tutte cose che facevano andare in bestia il mio ex-maritino che , quattro anni fa, pensò bene di chiedere la separazione e di abbandonare suo figlio adolescente e me al nostro destino. Da allora il suo dovere lo fa (dice) versando il solito bonifico sul nostro conto corrente.

Io mi chiamo Cinzia e ho 44 anni, mio figlio si chiama Diego e ha venti anni compiuti da poco. Io adoro la letteratura e l’arte, la musica…il buon cinema d’autore, tutte passioni che ho cercato di inculcare inutilmente nella personalità di Diego. A lui piace andare in discoteca con gli amici, tirare tardi (questo piace anche a me) in qualche pub e nei locali, ascoltare musica dance ad alto volume eccetera…..

Io, dal canto mio, non mi tiro mai indietro: se c’è da aiutare mio figlio lo faccio volentieri. Non voglio che si chiuda in sé stesso e diventi un asociale, lo tratto con i guanti facendogli sentire tutto il mio amore e curando anche i suoi amici: lui sa che può organizzare feste e cene dandomi il preavviso di almeno due settimane. Io amo cucinare per lui e organizzargli delle belle serate. Le sue amiche mi ammirano e i suoi amici mi vorrebbero tutta per loro, sento che nutrono per me intenzioni ben poco candide, ma sono ragazzini !

In un caldo pomeriggio di giugno decisi di andare a fare una passeggiata. Sfoggiavo dei jeans attillatissimi a vita bassa, del bordo spuntava il perizoma nero sgarbatissimo: le stringhe cingevano i fianchi spuntando tra i miei glutei e finivano giù sull’inguine. Sentii un motorino sopraggiungere alle mie spalle. Vidi con la coda dell’occhio un ragazzo accostare lo scooter, mise un piede giù e fermò la sua marcia . Di colpo, con voce intesa e accaldata mi disse

“Ti monterei bella manza!” .Mi fermai impietrita, non osavo alzare lo sguardo, il ragazzo sullo scooter volò via , sfrecciando di fianco a me e scomparendo giù in fondo alla strada. Svoltò l’angolo lasciandomi sola con la mia paura, il mio turbamento.

Mi voltai e accelerando rapidamente il passo mi diressi verso casa. Diego non c’era, faceva caldo, dalle finestre aperte arrivava il canto delle cicale e il profumo dei campi: mi spogliai veloce,tolsi jeans e perizoma, restai con il solo reggiseno, mi buttai sul letto a gambe aperte, portai una mano sulla figa e iniziai a masturbarmi furiosamente. Passai tutto il pomeriggio dedicando tutta me stessa e me stessa, godendo e rammentando le parole di quel ragazzo sconosciuto : “Ti monterei bella manza!”. “…bella manza…”.

 Solo una volta ero mi ero trovata in preda di una simile emozione, e voglio raccontarvi cosa accadde dopo una festa organizzata da mio figlio in casa nostra. Il giorno dopo aprii il cassetto dell’armadio dove tenevo la biancheria intima: ho diversi completino e capi abbastanza costosi ed è normale che li tenga conservati con gran cura. Restai – così- stupita nel trovare una gran confusione tra la mia lingerie: tutto era sottosopra. Ad un esame più attento trovai macchie di sostanza bianca rappresa tra la stoffa. Era chiaramente sperma ! Qualcuno si era masturbato tra la mia biancheria, schizzando sopra di essa tutto il suo seme….c’era così tanto seme…una cosa impressionante, una vera e propria mattanza su tutti i miei capi intimi! Mi vennero le lacrime agli occhi : “Questi ragazzi hanno un cazzo al posto del cuore!” –pensai- “perché mi hanno fatto questo….ma perché?”.

Non trovavo risposta, pensavo però alla loro eccitazione e , piano-piano, uno strano sentimento si fece spazio, a forza, tra il rancore iniziale e lo sgomento per una simile scoperta. Lavai alcuni capi, ma al momento di lavare gli slip restai quasi interdetta. Decisi che, nei giorni a venire, mi sarei infilata quegli slip, quei tanga e quei perizomi macchiati di sborra . Sarei andata ovunque indossando lo sperma dei miei sconosciuti ammiratori. Così feci. La cosa mi aiutava a sentirmi a mio agio , dandomi una strana eccitazione ed euforia.

Ero ottimista, tutto andava a gonfie vele nella mia vita, finalmente ero solo e avevo la possibilità di divertirmi un po’: avevo diversi amici, maschi della mia età e anche ragazzi più giovani coi quali divertirmi…cosa potevo desiderare di più?

 Per farla breve, vi racconterò quale fu l’evento scatenante della vicenda.

Un giorno mio figlio Diego mi raggiunse in cucina, raccontandomi di un debito che aveva contratto con alcuni suoi amici. La cifra da restituire ammontava ad alcune migliaia di euro. In ogni caso io non disponevo subito di quei soldi, mio marito doveva ancora versare l’assegno mensile. Rimandai il tutto di lì a pochi giorni, confidando nella pazienza dei debitori di mio figlio (non erano suoi amici forse?). Diego aveva avuto un incidente con la sua auto, non mi aveva detto nulla ma aveva dovuto far fronte alle spese del carrozziere e del meccanico, così aveva dovuto chiedere dei soldi ad un suo amico che aveva un’attività commerciale.

   Passarono tre o quattro giorni al massimo. Ero a casa tranquilla quando vidi arrivare Diego con un  vistoso occhio nero e i capelli tutti scompigliati. Si vedeva chiaramente che aveva avuto una colluttazione .

-“Cosa ti hanno fatto bimbo mio ?”

-“Mi hanno pestato di brutto per quei soldi, non lo vedi?”

Mi vennero le lacrime agli occhi.

–         “Ma come è possibile?”

–         “E’ possibile, non vedi? Li vogliono tutti entro la fine di questa settimana….Ma tu te ne freghi, stai lì e non mi aiuti! E vedi ora come mi hanno ridotto?”

Cosa potevo fare? Quella sera andai a letto in uno stato pietoso, non riuscendo nemmeno a prendere sonno a causa del caldo e dei pensieri.

L’indomani, in tarda mattinata, Diego tornò a casa con aria più sollevata. “mamma, forse ho trovato una soluzione”. “Davvero?” Esclamai felice. “Sì, guarda, Marco non vuole più i soldi, dice che gli basa un favore da parte tua…” .

Sempre più sorpresa chiesi : “ Ma cosa intendi come favore?”.

–         “I miei amici dicono tutti che hai un bel corpo e che sei una bella donna, eccitante…”

– “Ma cosa dici? Ma che cazzo dici? Come ti permetti, sono tua madre!” –urlai-

“Ma è l’unico modo per uscirne! Loro vogliono solo che tu acconsenta a posare per un servizio fotografico. Lo fanno tutte: modelle, attrici, cantanti. Tutte lì nude a posare: tu dovresti esserne lusingata, e poi è l’unico modo per salvare tuo figlio da pestaggi e sputtanamenti…”

–         “E dovrei sputtanarmi io per te?”

–         “Sì mamma, è il tuo dovere di madre…”

Restavo lì allibita, sgranando gli occhi ascoltavo mio figlio che –calmo- mi diceva quelle cose. Gli domandai che cosa avrei dovuto fare, in pratica. Mi rispose che sarebbe bastato presentarmi, all’indomani, nello studio fotografico di Marco, ben truccata e con un po’ di lingerie e di bigiotteria per far scena. Sarebbe stato semplice, facile e indolore.

  Conoscevo Marco perché frequentava mio figlio sin da bambino, li avevo tirati su tutti e due come se , anche lui, fosse mio figlio. Marco aveva sempre avuto la passione per la fotografia, e proprio questa passione lo convinse ad aprire il suo studio fotografico.

  Il giorno dopo, verso le 13, ci presentato, io e mio figlio Diego, nel negozio di Marco. Io restavo impassibile e altera. Guardai marco fisso negli occhi, appena entrata; lui sogghignando mi salutò con un “Buongiorno Cinzia!”. Mi diede un bacio sulla guancia.

  Entrammo in negozio. Marco chiuse la porta a chiave dietro di noi, passammo oltre il bancone e la cassa, entrammo uscimmo da una porta sul retro che dava su di un cortile, più in là vidi una porta in metallo grigio che dava sull’interno di un capannone. “Qui c’era la falegnameria di mio padre, prima, ora che è in pensione io ho riadattato l’area a studio”.

Dentro c’era un letto in ottone, molto bello , un divano e due poltrone.

“Scusate, ho appena finito una serie di foto per il catalogo di un mobilificio….non sono ancora venuti a riprendersi i loro articoli ma li useremo per i nostri scopi…”.

Da un angolo uscirono Savio e Gianluca, altri due amici di scorribande di mio figlio e di Marco. Avevano due birre in mano e continuarono a bere incuranti delle mie occhiate di stupore.

Ero imbarazzata, impaurita e piena di timore.

–         “dove poso spogliarmi?” , domandai in modo gentile e con voce flebile “Dov’è il camerino?”

–         “Scusa, ma qui non abbiamo camerini, questo è un ambiente unico…puoi spogliarti lì accanto al letto, noi ci mettiamo comodi sul divano”Marco si voltò verso Diego e gli chiese “Vuoi una birra?Vieni.”

Incominciai a svestirmi dei miei abiti e a indossare la lingerie. I quattro seduti sul divano e sulle poltrone stavano in silenzio, bevevano le loro birre e mi guardavano.

Reggiseno nero, perizoma, reggicalze, calze, dei sabot rosso-fuoco. Mi aggiustai una collana e cambiai orecchini.

“Va bene così ?” domandai restando così bardata di fronte a loro.

“Ok, mettiamoci al lavoro. Mettiti a carponi sul letto e cerca di farci arrapate! Se ci arrapiamo noi lo faranno anche coloro che vedranno le tue foto !”

Mi misi sul letto appoggiandomi sui gomiti , alzando i glutei in aria.

Cercavo di fare del mio meglio ma Marco sembrava sempre insoddisfatto. “No, no, no! Non ci siamo ? Tieni la testa giù, il culo più in alto! Fai vedere la tua faccia!” …poi continuava:

“Tira fuori la lingua!”

“Apri le cosce!”

“ Stringiti i seni!”….ma non andava mai bene ! Secondo lui non ero abbastanza eccitante….

Cambiai lingerie, cercavo di accontentarlo pensando solo al debito di mio figlio. Quel bastardo cercava di farmi assumere le posizioni più provocanti, in modo da scoprire e da esaltare le parti più erotiche di me , i miei seni, i glutei sodi, le cosce…..ma non bastava mai a quel porco.

“Allora, facciamo una cosa”-esordì infine Marco- “ragazzi, spogliatevi tutti e tre, così la Signora Cinzia detta ’Bellamanza’ vedrà come ci eccitiamo e saprà di fare bene il suo dovere su questo set!”.

Si spogliarono completamente tutti e quattro. Marco continuava a ordinare posizioni e atteggiamenti , mentre gli altri si stavano eccitando vistosamente. Rimasi esterrefatta nel vedere anche mio figlio Diego intento a menarsi la cerchia con gli altri ragazzi, guardando me, sua madre, atteggiarsi a zoccola per un fotografo da quattro soldi !

“Ecco qui !” se ne uscì  Marco gettando sul letto due vibratori. Mi impose di farmi ritrarre pure mentre mi inserivo quei due falli artificiali nei miei orifizi. Io pensavo a quanto ero scesa in basso per amore di mio figlio…e cercando di godere un po’ per non soccombere nell’angoscia di quella sciagurata situazione pensavo a quanto fossi puttana e troia.

Godevo, godevo tanto. I ragazzi si erano denudati completamente e si masturbavano mentre marco – anch’esso nudo – continuava a scattare foto e a cambiare rullini.

  Mi sforzai di non lasciar trasparire nessuna emozione e di non lasciar traccia dei miei orgasmi sul volto…ma mi scappò un gemito.

  In un attimo mi furono addosso, mi sfilarono i vibratori e infilarono i loro piselloni di carne vera, pulsante e turgida.

Marco si infilò di sotto, penetrandomi senza pietà e senza difficoltà nella mia vulva bagnata.Savio si piazzò dietro , puntandomi subito il buco del culo con la cappella. In un attimo Marco mi divaricò bene le chiappe e io , ormai una troia posseduta dal demone della voglia, rilassai lo sfintere in segno di resa. Savio entrò, le lebbra di tremarono in una rantolo di piacere.

–         “Vi ho fatto da madre a voi tre!” dissi piano in un orecchio a Marco

–         “E ora da bravi bambini ti ringrazieremo…con una doppia farcitura di sborra!” mi rispose leccandomi il volto .

Gianluca e mio figlio Diego si maneggiavano gli arnesi eccitati dalla scena. Sentivo le loro voci…ma non mi curavo di guardare o di pensare…volevo solo godere e sorridevo in estasi lasciandomi andare in pasto a quella marea umana.

“PORCA! PUTTANA! TROIONE!”

Sì, sono il vostro troione, la vostra “bellamanza”…scopatemi e insultatemi. Sono vostra.

Quella implacabile doppia penetrazione era la mia dolce punizione per essere sempre stata così  provocante, per aver ecceduto nell’arte della seduzione e per aver gettato la mia immagine in pasto a troppi occhi maschili. Ero bella, serrata lì in mezzo a quei giovani corpi.

 Mi strinsero , mi sentivo in una morsa sempre più crudele, finchè una calda lava non mi inondò l’utero e l’intestino. Marco e Savio urlarono come bambini , vennero e io mi contrassi stirando ogni nervo, ogni muscolo del mio corpo. I due, sudati e appagati,  si sfilarono da me.

Sopraggiunse subito Gianluca , me lo mise nell’ano senza batter ciglio, incominciando subito a godere. Dopo un po’ di colpi fece leva su di me e ci rivoltammo sul letto. Mentre lui , sotto di me infieriva sul mio corpo io restavo con le gambe divaricate e un palo duro piazzato dentro di me.

Portarono Diego davanti a me: tutto nudo guardava il corpo di sua madre che se lo prendeva in culo, che godeva felice. Non osavo far trasparire vergogna o pudicizia dal mio volto. Lo spinsero verso di me, lo invitarono a penetrare sua madre…e così fece. Subii una seconda, doppia penetrazione da parte di Gianluca e di Diego, mio figlio, sangue del mio sangue.

  I loro falli scorrevano meglio, ritmando il movimento e scivolando tra lo sperma dei loro predecessori.

  Avevo eccitato troppi di quei ragazzi. Si erano masturbati sulla mia biancheria, avevano violato prima la mia intimità ed ora il mio corpo. Volevano che fossi la loro mamma e volevano entrare dentro di me, tutti, incluso mio figlio. Li avevo visti crescere nel mio cortile, avevo preparato loro le merende di metà pomeriggio…ed ora si facevano di me e abbandonavano il loro seme adulto nel mio corpo.

  Venne prima Diego, poi Gianluca, mi inondarono nuovamente.

  Tutto durò nell’arco di due ore o giù di lì. Guardai un orologio sul muro, segnava le 17.30. Chiusi gli occhi, avevo le palpebre pesanti e il fumo delle loro canne mi annebbiava i pensieri, ero venuta ed ero venuta ancora, per parecchie volte, ed ora ero stremata ed appagata. Mi addormentai un po’. Qualcuno mi gettò un lenzuolo sopra.

 Mi svegliò il suono del campanello. Alla porta dello studio si fece vivo qualcuno.

 Entrò Monja. Era una ragazza della compagnia di mio figlio, alta e slanciata, con una vaga somiglianza con Jennifer Lopez. Aveva portato qualcosa da mangiare, erano le 18.30. Tirò fuori due polli allo spiedo e altre birre. Lanciò uno sguardo verso di me, uno sguardo fiero che cercai di evitare . “Allora, alla fine siete riusciti a farvi la bellamanza! Adesso io mi farò suo figlio.”

  Ora capivo come avevano convinto Diego a portare sua madre in quella trappola.

E si fece mio figlio mentre gli altri ricominciarono a montarmi.

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