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Dejà vu

By 10 Agosto 2010Febbraio 9th, 2020No Comments

Oggi giornata no, il lavoro è un casino e come al solito non si riesce a finire nulla di quello che si è progettato, oltretutto troppi pensieri mi legano a lei, troppe sue frasi m’impensieriscono portandomi, come faccio spesso, a estraniarmi dagli altri e restare da solo.
Questa volta preferisco uscire prima e andare in palestra, almeno mi sfogo un po’.
Inizio la scheda, mp3 al massimo per non sentire nulla e nessuno e avanti con gli esercizi.
Ho quasi finito quando la vedo, si dirige verso di me con passo deciso e inizia a parlare, non ho capito quasi nulla e glie lo faccio notare mentre tolgo gli auricolari, lei è stizzita, mi chiede di parlare un istante.
Piccolo passo indietro, lei è una bella ragazza, diciannove anni, una terza abbondante e tutte le curve al posto giusto, l’avevo conosciuta tramite mio fratello e subito mi aveva fatto capire che le piacevo, per nulla intimorita dal fatto che fossi fidanzato, mi aveva anche cercato a casa per uscire una sera, ma il divario di età c’è, e ho preferito chiudere definitivamente i ponti.
Ci spostiamo nella sala corsi, in quel momento vuota e iniziamo a parlare, o perlomeno lo fa lei, io mi limito a rispiegare il mio dissenso a fare sesso con una molto più giovane di me, lei mi dice di essere a conoscenza che non ho avuto problemi però a farlo con Andrea, e il fatto che io le spieghi che quest’ultima ha ventisette anni non lo intende neppure, in quel momento non m’interessa del come fa a saperlo, non vedo l’ora che si chiuda il discorso, quando una sua frase mi colpisce come un pugno allo stomaco, ‘Ma tu come mi vedi?’.
Ho perso il conto di quante volte ho fatto la stessa domanda a un’altra ragazza, e quante volte pur non facendogliela sarei voluto entrare nei suoi pensieri, temendo nello stesso tempo la risposta o quantomeno conoscendola, ma non essendo quella voluta preferisco cullarmi nella speranza.
La guardo negli occhi e vedo me stesso, beh, in effetti, quello che vedo è meglio, ma metaforicamente siamo uguali, le sorrido e le concordo appuntamento al bar della palestra, doccia veloce e salgo, questa volta la guardo con uno sguardo diverso, parliamo del più e del meno, la vedo contenta, anche se giustamente mi chiede del come mai di un cambiamento così repentino, non potendole dire la verità evito l’argomento, lei parla ma io tento di immedesimarmi.
‘Mi vede come io vedo l’altra?’
‘Soffre come spesso soffro io?’
‘Si accontenterebbe di essere solo AMANTE, nel senso più vero del termine? così come sarei pronto ad esserlo io?.’
Le chiedo a che ora deve essere a casa, mi guarda sconsolata rispondendomi che non è una bambina piccola ma una donna, ‘pensa che ho anche la patente e un’automobile qui fuori’, mi dice ridendo e non posso fare a meno di ridere anch’io, in fondo ha ragione, la differenza di età c’è, ma mi sto comportando come se lei avesse cinque anni ed io sessanta.
Le propongo di uscire, e ci incamminiamo verso i parcheggi, senza dire una parola mi prende sottobraccio e mi chiede ‘dove mi porti adesso?’.
Siamo davanti alla sua auto, una lancia Brera nero fiammante, ha stile, non c’è che dire, le chiedo le chiavi e le apro la portiera del passeggero, poi mi metto alla guida, con la sua macchina daremo meno nell’occhio, la mia la conoscono tutti.
La porto in un motel, sotto c’è un centro commerciale e parecchio casino per i cinema e i bar aperti fino a tardi, se non vuoi farti notare meglio un posto affollato, nella folla sei uno dei tanti.
Entriamo e ridendo dice alla reception, sono qui con il mio Zione, anche qui un altro Dejà vu, spesso l’altra mi dà del paparino, facciamo vedere le carte d’identità e saliamo in camera.
Qui lei perde molta della sua baldanza, mi guarda e mi chiede se deve spogliarsi, le rispondo che è lei che deve decidere e quale sia il problema, mi risponde che non è la prima volta che fa sesso, ma che con me è diverso, sorrido, rispondendole che non è possibile, ci conosciamo da poco per parlare di sentimenti, ma so che è una bugia, come scrissi a qualcuno ‘Vi sono secondi che durano secoli. Il colpo di fulmine è un secolo che dura un secondo’.
Mi sono avvicinato e l’ho abbracciata, baciandola delicatamente, volevo darle quello che a me non era concesso.
Mentre è in piedi, le sfilo la maglietta e le slaccio la cintura, la gonna scivola per terra lasciando al mio sguardo la bellezza del suo sesso completamente depilato, m’inginocchio e partendo dal suo monte di venere inizio ad alternare baci a piccole leccate, con il dito inizio a masturbarla e con la lingua accarezzo il suo clitoride fino a farla gemere.
La faccio sdraiare, e la denudo completamente, continuo con l’intento di farla godere per ora solo con la lingua, e giocando con affondi nel suo sesso e suggendole il clitoride ottengo il mio scopo.
Le chiedo di spogliarmi, lo fa con delicatezza e amore, mi riconosco in questi gesti, anche se nei miei sogni la mia amante è un’altra.
Inizia a leccarmi il pene, di sicuro non è la prima volta che fa un pompino, lo armeggia con maestria ritmando i movimenti, la fermo e la faccio mettere in un sessantanove per permettermi di ricambiare il favore.
In questa posizione lei raggiunge l’orgasmo, mentre io come al solito mi fermo prima dell’apice, ho un’ottima resistenza, ma se vengo, ci vuole un po’ per farlo tornare in forma.
Mi porto dietro e inizio a penetrarla, ormai è bagnatissima e asseconda i miei colpi muovendo i suoi fianchi e stringendo il sesso come poche sanno fare, non ho il profilattico ma lei mi dice di prendere la pillola, per cui senza remore continuo la mia cavalcata.
E’ una situazione strana, spesso ho fatto sesso pensando a un’altra, come ritengo che capiti a molti, per non dire a tutti, ma in questo caso era un po’ come fare l’amore con se stessi, desideravo l’altra ma nello stesso tempo volevo dare a lei quelle sensazioni che a me erano negate, volevo che uscisse da quella camera con un ricordo indelebile, non di una scopata ma di un qualcosa di diverso.
La guardo, devo ammettere che è davvero bella, vedo il suo viso affondato nel cuscino. Fra i suoi lunghi capelli che arrivano a metà schiena, si vede il segno dell’elastico del costume, scendendo con lo sguardo si arriva al suo culetto, sodo e armonioso, anche lui contrasta il resto del corpo abbronzato che in questo momento sussulta per i colpi che sta ricevendo, le gambe sono semiaperte, permettendole di stringere le pareti attorno al mio pene a piacimento.
Voglio vederla in viso, la giro e la faccio sdraiare ricominciando immediatamente a penetrarla e nel frattempo lecco avidamente il suo seno, che sembra persino più grosso contrastando con il suo candore il resto del corpo, lentamente porto una mano sotto il suo sedere e cerco il suo ano con il dito, che, per quanto bagnato è comunque difficile da espugnare, m’insalivo il dito e ci riprovo, questa volta entra completamente e la sensazione è forte per entrambi, capisco che lei non ha mai provato l’anale e tenta di assaporarne il piacere, pur con alcune remore, a me invece è sempre piaciuto, e il poter dare al mio pene delle sensazioni forti toccandolo ‘attraverso’ le pareti della ragazza è notevole.
Ormai eccitato inizio a forzarla con anche il secondo dito, che non incontra ormai molta resistenza, alternando così colpi con il pene a quelli della mano in una sorta di doppia penetrazione, lei geme, ma si vede che apprezza la posizione, spingendosi all’interno le dita in una sorta di ricerca spasmodica dell’orgasmo, che finalmente arriva, la vedo irrigidirsi e subito dopo vedo il suo corpo contrarsi più e più volte, la sua espressione è a metà fra il soddisfatto e lo stupito, quasi non credesse neppure lei potesse durare così tanto.
Esco a malincuore, la faccio avvicinare al bordo del letto, le sollevo le gambe e inizio a forzarle col pene il culetto, lei trattiene il fiato, pur essendo già aperto e bagnato incontro parecchia resistenza, appoggio le sue gambe sulle mie spalle e con il peso affondo in un colpo solo dentro di lei, le ho fatto male, ma il suo sguardo è quasi più sorpreso che sofferente, suppongo che, avendo apprezzato le dita, voglia capire se questa posizione potrà portarle altrettanto piacere, mi muovo, prima lentamente, poi sempre più velocemente, il mio pene è stretto e la percezione è al massimo, ma è troppo veloce per lei, così proverà solo dolore, e non è quello che voglio, rallento di nuovo, e con il pollice solletico il suo clitoride, vedo e sento che apprezza il cambiamento e dopo poco raggiunge un altro orgasmo.
Avrei voluto proseguire a mia volta, ma, il pene al suo interno viene sollecitato da non permettermi di trattenermi oltre e godo anch’io, estraggo velocemente il pene e lo avvicino alla sua bocca, che viene accolto come se lei non aspettasse altro, continua a leccarlo intanto che vengo copioso, ho le mani sulla sua testa, ma non la forzo a fare nulla, lascio che sia lei a decidere, vengo copioso, ma alla fine lei ha ingoiato tutto.
Entrambi stanchi ci fermiamo sdraiati sul letto, senza dire nulla, ognuno con pensieri differenti, il mio pensiero è già verso un’altra persona, mentre lei penso si chieda se ci saranno altre volte.
Mi alzo e faccio la doccia, mi rivesto mentre lei si lava a sua volta, poi la riaccompagno al parcheggio, un bacio leggero sulle labbra e ci salutiamo così, nessuno dei due ha il coraggio di dire nulla”’. Vedremo.

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