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Dominazione dopo il ballo

By 26 Maggio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

&egrave lunedì, e come al solito, passo a prendere Gaia alle otto e quaranta per andare a lezione di ballo. Quest’anno il corso &egrave diventato più difficoltoso e faticoso di quello dell’anno scorso, ma ciò che cambia anche &egrave il fatto che lei abbia zumba dopo la nostra lezione. Almeno per oggi però, ho deciso di stare lì ad aspettarla per evitare disguidi ai suoi genitori. A me non cambia molto in fin dei conti, e me ne sto in disparte ad aspettare facendomi i fatti miei. La lezione di oggi &egrave principalmente di ripasso, e ci fa quindi muovere e sudare parecchio per questi tre quarti d’ora, terminati i quali ci sediamo a bordo pista aspettando inizi la lezione di zumba. Lei cambia le scarpe, e come al solito sfila quei piedini piccoli e graziosi, leggermente tozzi, dalle scarpe da ballo ormai consumate di numero trentasei, per infilarli nel paio di Converse basse bianche che usa sempre per la zumba. Un piede alla volta, dopo averlo slegato dai lacci della scarpa da ballo, lo riveste con un calzino nero (probabilmente lo stesso che ha usato tutto il giorno) e lo infila nella scarpa bianca, preparandolo alla zumba. Si alza dopo aver finito la preparazione, e si dirige in mezzo alla sala per incominciare la lezione. Questo per me &egrave il momento più bello del lunedì, che aspetto con ansia e mi godo sempre appieno, per poi tornare a casa e liberarmi pensando ai suoi piedini sudati. Mi chino quindi fingendo di dovermi sistemare i lacci delle scarpe, approfittandone però per inspirare forte sperando di cogliere l’aroma delle sue scarpe da ballo lasciate sotto la sedia. Dato che sono distante e le scarpe aperte, riesco a cogliere appena un odore pungente di sudore dei suoi piedi misto a pelle, cosa che basta per farmi avere mille pensieri a riguardo. Mi rialzo ed osservo Gaia mentre inizia a ballare, faticando per i molti movimenti e sudando minuto dopo minuto sempre di più. Il mio sguardo ricade sui suoi piedini calzati dalle Converse, e penso a quanto sarebbe bello poterli annusare e leccare, prima con su le calze e poi senza di queste. Solo al pensiero sento il membro indurirsi, inducendomi a cercare cose sconce in internet per soddisfare la mia eccitazione; così, di nascosto, tiro fuori il cellulare e cerco “smelling feet porn”, “shoes and socks smell” e “stinky feet sniffing” soddisfando la mia perversione attraverso gli occhi, di tanto in tanto accarezzandomi in maniera poco evidente il membro. Sono eccitatissimo e l’unica cosa che ora vorrei &egrave soddisfare la mia perversione sensorialmente. I minuti mi volano ed in poco tempo la sua lezione finisce, cosicché blocco il cellulare, senza chiudere la pagina internet, e metto il telefono in tasca prima di uscire dalla scuola di ballo con Gaia, andando verso la macchina. Giunti in macchina mi levo il cellulare dalla tasca e come mio solito lo metto tra le gambe, per essere più pratico a rispondere se ce ne fosse bisogno, ma dopo aver svoltato alla prima rotonda mi accorgo di aver dimenticato alla sede la felpa con cui ero venuto. Torno indietro chiedendole un attimo di pazienza, parcheggio poco lontano nel primo posto possibile e scendo dalla macchina per riprendermi la felpa, dimenticandomi però il cellulare in macchina, sul sedile. Non sto dentro molto, solo il tempo di trovare la felpa accantonata in un angolino e di salutare, per poi tornare in macchina dove mi aspettava Gaia. Apro la portiera, salgo, e mi accorgo che non c’&egrave più il cellulare sul sedile. “Gaia hai preso tu il mio cellulare?” le chiedo spensieratamente, senza pensare quel che avrebbe potuto vedere in mia assenza con questo. “Si, ce l’ho qua io; tieni, ma…” mi risponde cedendomi il cellulare e lasciando la frase sospesa. “Cosa &egrave successo?” le chiedo quindi divenendo un po’ bianco tutto ad un tratto, intuendo ciò che lei avrebbe potuto vedere sul mio cellulare semplicemente sbloccandolo, dato che avevo dimenticato la pagina pornografica aperta. Le mie intuizioni erano corrette, poiché senza vergogna Gaia mi risponde subito “Non volevo farmi particolarmente i fatti tuoi, ma ho preso il tuo cellulare che avevi lasciato qui per vedere due foto e solo sbloccandolo mi sono trovata in una pagina un po’…” e conclude “…Particolare, diciamo. Ti piacciono davvero quelle cose lì?”. Sono imbarazzatissimo e non sapendo come dirle di sì, preferisco semplicemente dire “Ma che stai dicendo? Quali cose strane?” accennando ad un sorriso sghembo e falso. “Dai Teo, lo sai benissimo. C’era aperto un video porno di uno legato sdraiato sotto ad una sedia, che annusava prima le scarpe, poi le calze ed infine i piedi nudi di una ragazza, dopo che quella era stata in palestra. Sono solo curiosa, stai tranquillo, ma dimmi la verità e spiegami sta cosa dai” mi dice sorridendo per togliermi dall’imbarazzo, come una vera amica qual &egrave. A sto punto non posso fare altro che liberarmi, e rimesso il cellulare in tasca le spiego tutto: “Si Gaia, sono feticista ed adoro i piedi delle donne. Con questo non significa che il resto non mi piaccia, anzi, ma so trarre un grandissimo piacere dai piedi di una ragazza anche senza avere il resto. Adoro essere sottomesso con questi, senza esagerare e senza dover provare dolore, ma l’idea di annusare e leccare delle estremità femminili odorose e sudate mi fa impazzire”. Mi guarda un attimo incredula, poi sorride dicendomi “Urca, non me l’aspettavo però da te. Vabb&egrave tranquillo che non ti giudico, mica c’&egrave niente di male dai. Ma &egrave una cosa che ti piace fare solo con la tua ragazza dopo che ci hai guadagnato confidenza o lo faresti anche con altre?” ed io le rispondo “Beh, diciamo che sono molte le ragazze di cui mi prenderei cura dei piedi, forse la maggior parte, ma fatico ad esprimermi su questa cosa, poiché mi sento in imbarazzo; per questo non riesco a raggiungere il mio obbiettivo spesso se non con la mia ragazza dopo aver acquisito un’enorme intimità, com’era con Anna”. Mi guarda sorridendo maliziosa e mi dice “Sai, ora sono molto curiosa. Visto che ormai mi hai confessato tutto e non ho reagito male, ti andrebbe di mostrarmi cosa intendi con devozione e sottomissione o i miei piedini non ti ispirano?”. Divento rosso tutto d’un tratto ed il cuore inizia a battere forte forte; dopo un po’ dico solo “Si che vorrei, ma quando?”. “Anche adesso se ti va, visto che sono abbastanza sudati dopo questa fatica. Se preferisci però facciamo un’altra volta, anche se non &egrave detto che se mi fa piacere la situazione e se tu vuoi continuare, questa sia l’unica volta” mi dice spezzandomi definitivamente il fiato. Sorrido e annuendo in segno di accettazione, la ringrazio per questa possibilità; metto in moto e parto verso il solito posto dietro la stazione dove parcheggio spegnendo tutte le luci. Durante il tragitto mi bombarda di domande, sempre più specifiche e dettate da una grande curiosità, per capire bene cosa può permettersi di fare, quanto osare e quanto mi piace subire. Le rispondo per filo e per segno dicendole che mi piace partire dalle scarpe e lavorare a strati sino ai piedi nudi, baciando anche le suole senza però leccarle, ed annusandone poi l’interno. Dei calzini voglio sentire l’aroma e l’umido sulla mia faccia, poi lavarli con la mia bocca succhiandoli per bene mentre passo ad annusare i piedi nudi. Annusare i piedi nudi &egrave la cosa che prediligo, ma adoro anche leccarli quando sono sudati e sporchi di sudore e pelucchi del calzino o della scarpa. Adoro essere sottomesso ed essere posto in una situazione psicologica dove vengo obbligato ad obbedire insomma. Per essere entrambi più comodi nei movimenti, arrivati al luogo in questione, decidiamo di passare sui sedili posteriori, avendo così più libertà di movimento. Spostiamo i sedili anteriori il più avanti possibile e restiamo a fissarci un poco imbarazzati e sorridenti, semisdraiati dai lati opposti della macchina. &egrave lei a rompere il ghiaccio dicendomi “Allora, iniziamo? Sono un po’ imbarazzata, ma così non vedo niente. Non &egrave che possiamo accendere una luce? Tanto non c’&egrave nessuno nei paraggi ed essendo una cosa nuova mi piacerebbe vedere bene come ti comporti”. Acconsento ricambiando l’imbarazzo, ed accendo la luce poiché anche io comunque desidero osservare i suoi atteggiamenti e soprattutto i suoi piedini. Mi porge finalmente i piedi appoggiandomeli in grembo con un “Posso?”, retorico per me ma dettato da iniziale insicurezza per lei, al quale rispondo deciso per darle una mano “Certo, non devi nemmeno chiederlo, fai e basta ciò che vuoi con i tuoi piedi Gaia”. Sorride, e poco alla volta, con molta calma, solleva il piede sinistro strisciandomelo appena sulla maglietta. Il mio battito accelera di colpo e la mia eccitazione inizia a salire pregustandomi il momento in cui quel magnifico piedino arriverà al mio viso. Arrivata al collo, con la punta della scarpa mi spinge il mento un poco in su dicendomi “Sei pronto a mostrarmi cosa sai fare per farmi sentire una dea?”, ed io ricambio estasiato “Gaia. Ti prego. Si!”. Solleva il piede davanti alla mia faccia e me lo posa sulle labbra dicendomi quindi “Allora baciami la scarpa e pregami affinché me la tolga per farti avere ciò che nasconde. Sii convincente o continuerai molto su questa suola”. Sentendo il cervello ormai inebriato dalla situazione sciogliersi, inizio a baciare a ripetizione la sua scarpa, concentrandomi sulla suola, ed accarezzando e tirando verso di me il dorso pregandola di togliersela. Continua a tergiversare, mi fa poi slacciare le stringhe per farmi quindi passare all’altra scarpa, dopodiché me le piazza sul viso assieme, entrambe ormai slacciate, dicendomi “Ancora non sono convinta di levarmele, ma di sicuro ti meriti un regalino”. Mi leva le scarpe dal viso e si sporge in avanti per prendere dalla sacca che aveva a lezione le due scarpe da ballo, si avvicina sedendosi affianco a me e ne appoggia una dietro di lei, sul sedile, mentre con l’altra in mano mi dice “Prima ti farò assaggiare queste di scarpe, poi quando sarai stato sufficientemente obbediente passerai alle altre”. Mi poggia quindi la suola di questa prima sulla bocca, per farmela baciare con devozione, mi fa poi succhiare il tacco senza molti complimenti, forzandomelo semplicemente nella bocca, ottenendo come risultato un’ulteriore innalzamento del mio membro già stressato. Dopo avermi fatto baciare e leccare la suola quindi, mi gira la scarpa sul viso ordinandomi dapprima di odorare ogni centimentro del suo interno, e solo successivamente di leccarlo. L’odore non &egrave forte, in fondo la scarpa &egrave aperta, e si sente solo un leggero aroma di sudore misto a cuoio. Neppure il sapore &egrave esagerato, ma sufficientemente eccitante per farmi apprezzare il momento. “Ora fai da solo con l’altra scarpa, tanto hai capito cosa voglio. Mi raccomando, non andare di fretta e pensa a godertelo tutto questo momento, che poi il resto sarà ancora più bello” mi dice levandomi la prima scarpa dal viso e porgendomi l’altra fra le mani. Chiudo gli occhi per mostrare più devozione ancora, avvicinandomi la suola della sua seconda scarpa da ballo alla bocca per iniziare a baciarla, quando sento qualcosa premere forte e deciso sul membro. Apro gli occhi e vedo Gaia semisdraiata di fronte a me che mi preme un piede sul sesso ormai marmoreo, poi mi guarda e dice “&egrave durissimo! Dai, se fai il bravo poi ti permetto di masturbarti, ora segui i miei ordini e pregami un po’ per andare avanti coi giochi”, e continuando a premere con il suo piede sul mio pacco mi fa baciare la suola, succhiare il tacco, annusare e leccare l’interno della sua scarpa da ballo per dieci minuti buoni. Durante questi dieci minuti di tanto in tanto la prego di concedermi veramente quei suoi piedini perché la mia eccitazione &egrave già al limite, finché, dopo aver deciso che anche la sua seconda scarpa era stata annusata e leccata per bene, me la fa posare in terra smettendo di premere sul mio membro. “Mi sto divertendo un sacco Teo, adesso andiamo avanti che entriamo nel clou della faccenda. Levami una scarpa e annusa con foga il suo interno; spero ti piaccia proprio la puzza di piedi, perché dopo due ore di ballo sarà tremenda immagino” mi dice sorridendo. Aspettavo solo questo e sperando di sentire l’odore più forte di piedi mai sentito fino ad ora, con enorme voglia e curiosità, le sfilo una scarpa e me la porto al naso di colpo, inspirando a pieni polmoni sin da subito per non perdere un minimo dell’aroma. Una vampata di un odore caldo e deciso mi investe improvvisamente i sensi facendomi girare la testa. Il sesso mi diventa duro fino a far male nelle mutande mentre il resto del corpo si affloscia concentrandosi solo sull’ispirazione e la venerazione di quell’odore per me paradisiaco. Gaia comprende al volo il mio piacere, e restando a bocca aperta mi preme la scarpa contro il viso con il piede, schiacciandomi la testa contro al finestrino posteriore. Non riesco a fare a meno di tirar fuori la lingua di tanto in tanto per leccare via qualunque cosa quel piedino potesse aver lasciato dentro alla scarpa, assaggiando il suo sudore, lo sporco ed i pelucchi vari da lei dispersi. Mi abituo presto all’odore, così poco dopo si toglie la seconda scarpa, e levatomi la prima dal viso mi passa a fare annusare questa, premendomela sul naso con una mano. Mi incita contenta di ciò che sta facendo, della mia umiliazione e sottomissione e del suo potere, e mi permette inoltre di liberare il mio sesso durissimo per masturbarmi con calma, senza però venire precocemente. Non appena mi fa questa concessione, senza pensarci un secondo data la grande voglia di godere che ho addosso, lo tiro fuori iniziando a menarmelo con calma ma altrettanta decisione, stimolandolo senza esagerare. Date le mie dimensioni non trascurabili Gaia resta impressionata, e felice di procurarmi così tanto piacere, intensifica la pressione della scarpa sul mio viso dicendomi “Avanti, masturbati mentre mi annusi la scarpa! Godi nella mia umiliazione e tira fuori la lingua per leccare via anche lo sporco dall’interno della Converse!”. Si vede proprio che si sta divertendo molto e che ha voglia di farmi godere in prima persona sentendosi così venerata, così, lasciata cadere la scarpa a terra, torna a sdraiarsi di fronte a me sollevando un piede velato ancora da un calzino nero davanti al mio viso. Tiene la sua estremità a mezz’aria e mi dice “Ti piace Teo? Lo vuoi? Lo vedi com’&egrave bagnato di sudore? Dimmi una parola e sarà tuo”. Resto imbambolato col pene in mano ad osservare il calzino madido di sudore come non immaginavo, e non desiderando altro la prego di farmelo adorare e pulire con il naso e con la bocca. Come promesso porta il piede avanti premendomelo sul viso con forza. Il suo odore &egrave fortissimo e mi sento trapassare, giungendo in uno stato di estasi; il membro si ingrossa ancora di più lasciando fuoriuscire qualche goccia di seme che non riesce più a trattenere. Afferro chiudendo gli occhi quel piedino così meraviglioso, e prendo ad annusarlo con foga, passandomelo su tutto il viso per essere ricoperto dal suo sudore. Dopo pochi minuti, senza smettere di incitarmi, mi spalma sul viso anche l’altro piede, incominciando a giocare con entrambi, facendomeli scorrere su tutta la faccia per farmeli annusare. Non mi chiede di leccarglieli, ed io evito. Si vede che si sta divertendo un mondo, quasi quanto mi sto divertendo io, e presa dalla foga quasi si dimentica di avere ancora uno strato addosso, lasciandomi quasi mezzora ad annusare e venerare i suoi calzini. Dopo un po’ si ricorda che non possiamo passare tutta la notte lì, così decide di passare oltre: si scosta un attimo e leva entrambe le calze senza mostrarmi ancora le piante nude dei piedi, e mi dà quindi in mano entrambi i calzini dicendomi “Ora annusali da solo continuando a masturbarti, e non smettere di fissarmi. Mi sta eccitando sempre di più questo gioco” e dopo essersi messa un po’ più comoda, tenendomi lo sguardo fisso addosso, si mette una mano sotto a pantaloni e mutande per giocare anche lei col suo sesso. Mi aveva detto di non esserti mai masturbata e vederla farlo in prima persona mi fa intuire che si stia divertendo davvero tanto. “Gaia che senso ha eccitarci a vicenda ma masturbarci da soli? Non possiamo aiutarci ancor di più a sto punto?” le dico osando fino in fondo, ma lei me lo nega subito convinta, dicendomi che ora come ora le va bene così, ed io rispetto la sua volontà continuando a masturbarmi annusando i suoi calzini sudatissimi, come da lei ordinatomi. Passano cinque minuti quando mi ordina di smettere di fare ciò che stavo facendo, di posare una calza e di mettermi in bocca l’altra, succhiandone via tutto il sudore. Eseguo prontamente lavorando duramente con la bocca per gustarmi al meglio il suo sapore, mentre lei poco dopo il mio inizio mi alza davanti al viso un piede, dicendomi solo “Limitati a fissarlo per un po’, poi ti dirò io quando appoggiarci il naso per godertelo. Ti piace? &egrave abbastanza sudato e sporco per i tuoi gusti o la prossima volta preferisci trovarmi ancora peggio? E il calzino che sapore ha?”. Resto in contemplazione di quel suo piedino madido di sudore, bofonchiando con in bocca la calza “&egrave fantastico Gaia, ma per me se fosse ancora peggio sarebbe solo meglio; non vedo l’ora di venerartelo e pulirtelo con la mia lingua. La tua calza ha un sapore divino a dir poco, ma se fosse ancor più forte, magari dopo essere stato indossato per vari giorni, sarebbe ancora meglio”. Il suo piede &egrave molto sporco effettivamente, soprattutto di sudore, ma ci sono anche molti pelucchi lasciati giù dal calzino su tutta la pianta e tra le dita. Mi dice che per questa volta mi devo accontentare, ma che la prossima volta se lo vorrò, si presenterà peggio di sicuro. Poco dopo aver terminato queste frasi, lasciatomelo desiderare per un po’ con lo sguardo, mi posa finalmente il piede sul viso, iniziando a spalmarmi sul naso la pianta, sicuramente meno odorosa delle dita, dicendomi “Avanti, l’hai visto abbastanza. Ora annusamelo forte senza smettere di succhiare il calzino”. Respiro con forza portando dentro tutto l’odore che riesco a captare dalla sua pianta, restando estasiato dal suo profumo. Inspirando mi gonfio dell’aroma del suo piede, ed espirando invece, gusto il sapore del suo calzino. Muove inizialmente il piede verso l’alto, strisciandomelo sul viso fino a pormi il tallone sotto al naso, poi discende lasciandomi il suo umido sulla faccia, fino ad arrivare a tenermi il naso tra le dita. L’odore qui &egrave fortissimo e mi eccita al punto da farmi gemere tra un fiato e l’altro. Lei apre e chiude le dita pinzandomi il naso, giocandoci divertita, mentre il suo odore mi penetra sempre più a fondo nel cervello, facendomi quasi impazzire. Di colpo sono costretto a rallentare il ritmo della masturbazione per evitare di venire nell’immediato, essendo sottoposto a questo stimolo così forte. Non sembra voler smettere di lì a poco e dopo circa dieci minuti il suo calzino risulta completamente bagnato della mia saliva e privo di ogni sapore, ma non dandomi un comando lei, continuo a succhiarlo imperterrito. L’odore del suo piedino resta comunque molto forte ed eccitante, lasciandomi la possibilità di godermi questo momento fino in fondo e con grande calma. Dopo altri cinque minuti mi leva le dita dal naso e dopo avermi fatto una carezza con il piede umidiccio sul viso, me lo leva di dosso ordinandomi di cambiare il calzino nella mia bocca. Poggio la calza bagnata della mia saliva sul tappetino della macchina e mi infilo in bocca la seconda iniziando a lavorarla. Ha un sapore forte, come la precedente, e me lo gusto nuovamente osservando il suo secondo piede che mi ha levato alto di fronte al viso. Mi dice “Vuoi anche questo o sei stufo?”, ed io rispondo di si, che lo desidero ardentemente, ma non basta. Inizio quindi a pregarla, supplicandola di darmi quella magnifica estremità e di concedermi di annusarla e venerarla, ma lei ancora non ci sta. Continuo imperterrito dicendole che farei qualunque cosa pur di strisciare ancora il naso sulla sua pelle, e dopo vari tentativi e mugugni, masturbandomi lentamente per mantenere lo stato di piacere ed erezione, decide di accontentarmi, spatasciandomi sulla faccia nella medesima maniera del primo questo suo piedino idilliaco. Un odore fortissimo mi assale di nuovo, penetrandomi ogni barriera corporea fino a giungere puro al cervello. La testa mi gira ed il pene mi duole impietrito. Come prima mi fa annusare inizialmente la pianta, successivamente il tallone, e solamente alla fine le dita, la parte più odorosa. Si sofferma quindi su queste ultime lasciandomele venerare come prima per circa dieci minuti, durante i quali ancora una volta riesco a terminare il succo di cui era impregnato il suo calzino. La testa mi gira incredibilmente e sento di dover esplodere di lì a poco, ma non ho il tempo di pensare troppo poiché lei ora pone anche l’altro piede sul mio viso, e me li sfrega entrambi con decisione facendomeli annusare e riempiendomi la faccia di sudore e piccole sporcizie. “Gaia non resisterò ancora molto, tra poco esplodo se continui così” le dico. Lei si ferma un secondo come per pensare a cosa fare, mi leva poi i piedi dalla faccia e osservando il mio viso sporco di lei, si avvicina dicendomi “Per me puoi venire quando vuoi, ma comunque sia mi devi ancora pulire i piedi con la lingua prima di tornare a casa. Inizia a toglierti il calzino dalla bocca che ormai sarà ben pulito”. Contemporaneamente, con un dito della mano, mi leva i pelucchi e lo sporco lasciato giù dai suoi piedi sul mio viso, portandomelo alla bocca per farmelo ingoiare. Non discuto un secondo e dopo essermi levato la sua calza dalle fauci, le ripulisco il dito mandando giù tutto. Torna indietro mettendosi di nuovo semisdraiata sul sedile e mi piazza ancora una volta sul viso uno dei suoi piedi ordinandomi “Dai, ora puliscimelo bene dal sudore e dallo sporco con la tua linguetta, e manda giù tutto senza fare lo schizzinoso, mi raccomando”. So che a breve dovrò venire, quindi prima di cominciare le chiedo di lasciarmi togliere la maglia per potermi liberare sull’addome senza sporcare ovunque, e mi preparo sul sedile i fazzoletti per ripulirmi poi. Fatto ciò, mi metto semisdraiato anche io e mentre mi masturbo con la mano destra, con la sinistra le afferro la caviglia premendomi il suo piede sulla faccia, cominciandolo a leccare dal tallone. Il sapore &egrave molto forte ed acre, così come lo era l’odore, cosa che enfatizza il mio piacere nel passarci sopra la lingua. Qua e là ci sono appiccicati dei pelucchi o altre sporcizie che senza problemi tiro via aiutandomi anche coi denti, per poi inghiottirle. Finito col tallone inizio a salire verso la pianta, lavando anche quella con cura e devozione, e finalmente arrivo alle dita del piede. Tra la pianta e le dita si &egrave concentrato più sporco che nel resto della sua estremità, ma soprattutto mi attirano un mondo i piccoli pasticci posti qua e là tra le sue falangi. Inspiro con forza ancora una volta prima di leccare via ogni cosa. La parte migliore, come mi aspettavo, &egrave proprio la pulizia degli spazi tra le dita, poiché il sapore si fa più forte che nel resto del piede, concentrandosi lì la maggior parte del sudore. Per finire succhio una ad una quelle sue dita un po’ tozze, ripulendole da qualsiasi cosa rimasta. In totale ci impiego quasi dieci minuti solo per il primo piede, ma a lavoro completato questo risulta essere proprio ben pulito, privo di sudore e di sporcizia. Non resisto più però, mi sento i testicoli troppo pieni e la testa mi gira ormai da troppo tempo senza tregua, così, prima di passare a leccare l’altro piede che lei mi porge dopo essersi complimentata per il lavoro svolto, lo afferro e me lo premo sul naso inspirando ancora con forza il suo odore corposo, masturbandomi contemporaneamente con foga per finire sulla mia pancia in pochi secondi. Così appagato nella mia perversione lo sono stato poche volte, ed ora davvero mi sento completamente realizzato.
Gaia mi guarda incredula per la quantità di seme che ho spremuto fuori dai miei testicoli, ma non toglie il piede dalla mia faccia nemmeno quando lo lascio andare io, dicendomi “Va bene, ora sei venuto, ma non hai ancora finito, lo sai. Ora mi devi lavare anche questo piede prima che ce ne andiamo”. La voglia ed il desiderio mi sono calati completamente, ma conscio dell’impegno preso in precedenza mi metto a finire diligentemente il lavoro, pulendo con la lingua il piede che mi trovo sul naso. Pulisco il tallone, la pianta, le dita ed i loro spazi uno ad uno, lucidandole il piede come il precedente. Faccio un po’ più frettolosamente di prima, ed in soli altri cinque minuti concludo completamente la mia venerazione. Dal canto suo sembra essere contenta, e come dominazione finale prima di farsi riaccompagnare a casa, sorridendomi e complimentandosi per la mia bravura, mi infila con forza un piede in bocca, fino a dove riesce ad arrivare, facendomelo succhiare un’ultima volta. Levandomelo dalla bocca ridacchia, poi si asciuga un minimo le estremità prima di rimetterle nelle Converse senza calze, poiché queste sono completamente inzuppate della mia saliva. Dopo quasi due ore di continua adorazione la riporto a casa, essendosi fatta una certa ora, con la promessa che non finirà tutto con oggi, e che presto ci daremo dentro ancora.

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