Skip to main content
Racconti Erotici EteroTrio

Due ninfe e il loro satiro

By 25 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Dopo le fatiche di stamattina, come minimo devi assaggiare la crostata che ho preparato. Aspettami sul divano, torno tra un attimo’.
Come spesso accadeva, Gabriele aveva appena terminato qualche piccola riparazione al PC della sua amica Gaia. Non contava neanche più le volte che le aveva consigliato di sostituirlo, vista sia l’età che le condizioni nelle quali versava la macchina. Ma, intanto, quella vecchia ferraglia continuava a campeggiare sulla scrivania in attesa di esalare l’ultimo bip. E, tutto sommato, a Gabriele questa situazione non dispiaceva.
Nonostante Gaia avesse quindici anni più di lui, l’avvicinamento dell’amica ai fatidici cinquanta non sembrava avere ripercussioni sul suo aspetto esteriore. Si trattava di una bella quarantacinquenne alta poco meno di un metro e sessantacinque, con lunghi capelli scuri e carnagione olivastra. Il suo corpo snello e le forme poco accentuate non erano particolarmente gradite a Gabriele, il quale, solitamente, preferiva ammirare qualche chilo in più ma, nel complesso, l’aspetto della donna, sensuale ed elegante, causava al ragazzo un persistente stato di eccitazione. Condizione, questa, amplificata dagli atteggiamenti sempre affettuosi di Gaia, che non lesinava carezze e abbracci durante i loro incontri.
Nonostante qualche sguardo o qualche contatto apparentemente meno innocenti del dovuto, mai nulla di compromettente era accaduto tra i due negli anni precedenti, probabilmente a causa anche del fatto che, in ogni periodo della loro amicizia, sempre almeno uno dei due fosse sentimentalmente impegnato in maniera più o meno seria.
Gabriele si accomodò sul divano nella parte opposta del salone nel quale si trovava il tavolino col PC. Come spesso capitava durante i suoi incontri con Gaia, era assorto in pensieri peccaminosi dovuti a quanto accaduto pochi minuti prima quando, seduto davanti al computer durante il riavvio del sistema operativo, Gaia le si era chinata accanto, col suo volto quasi attaccato, guancia a guancia, mentre permetteva al ragazzo di carezzarle la parte bassa della schiena, coperta solo dal leggero vestito estivo che indossava in casa. Come sempre, Gabriele sognava ad occhi aperti di rendere più audace il suo tocco, scostando l’abito ed impadronendosi della calda ed abbronzata pelle di Gaia. Tuttavia, il coraggio era una cosa che probabilmente gli mancava, impedendogli, in tal modo, di realizzare la fantasia che aveva ben chiara nella sua mente.
Perso in queste elucubrazioni, prese a sfiorare con una mano la sua eccitazione, ormai ben visibile attraverso la leggera stoffa dei calzoncini che indossava. Solo il rumore della porta lo distolse di colpo dai suoi pensieri, ma i riflessi, rallentati dallo stato nel quale si trovava, non furono abbastanza pronti da permettergli di scostare la mano dal suo sesso prima che in salone facesse capolino Liliana, la più piccola delle due sorelle di Gaia. ‘Ehi, ciao, non sapevo ci fossero altre persone in casa’, farfugliò il ragazzo, visibilmente imbarazzato.
‘Infatti sono tornata proprio in questo istante’, replicò la ragazza, salutando Gabriele con un largo sorriso e sedendosi accanto a lui. Tra i due v’era un rapporto cordiale e di simpatia, che non avevano mai potuto approfondire visto che non si vedevano molto spesso. Difatti, quando Gabriele andava a trovare Gaia o i due uscivano insieme, erano quasi sempre da soli.
Liliana, sebbene anch’essa tipicamente mediterranea, era decisamente meno bella della sorella maggiore, ma va detto che gli otto anni di differenza tra le due e un fisico ben più formoso e sodo di quello di Gaia, facevano in modo che alla ragazza non mancassero mai occhiate ed attenzioni da parte dell’universo maschile.
‘Come mai eri solo soletto qui?’, chiese a bruciapelo Liliana, portando le sue mani sul ginocchio sinistro di Gabriele. ‘Gaia è andata di là a tagliare un po’ di crostata’, fu la risposta, imbarazzata, del ragazzo. ‘E tu eri rimasto qui a pensare a lei?’, incalzò la ragazza, ridacchiando. ‘C-cosa?’. ‘Dai, l’ho notato il tuo massaggio solitario’. Gabriele avvampò all’istante, chiuso in un silenzio colpevole. ‘Oh, non ti imbarazzare, mia sorella è una bella gnocca e siete sempre appiccicati, se non ti facesse effetto non saresti normale’. Poi riprese, abbassando lo sguardo e notando un rigonfiamento che tendeva ad aumentare attimo dopo attimo: ‘Certo che prima di uscire dovrai calmarti un po’, o procurarti un porto d’armi almeno’, aggiunse, ridendo e posando sfacciatamente una mano sul pene di Gabriele. ‘Complimenti ragazzo!’, concluse infine, soppesando la consistenza del membro attraverso gli abiti, mentre Gabriele era come paralizzato dall’audacia della donna.
Sentendo rumore di passi in avvicinamento, Liliana fece appena in tempo a spostare le mani dalla zona pubica di Gabriele, che nel salone riapparve Gaia con un vassoio colmo di crostata e succhi di frutta ai vari gusti.
‘Ah, ciao, sei già tornata?’, disse, rivolgendosi alla sorella, ‘Fa caldo fuori?’.
Liliana rispose ammiccando vistosamente verso Gabriele: ‘Abbastanza, ma fa molto più caldo qui dentro’.
La sorella non diede peso a quella battuta che non aveva compreso, poi si voltò verso l’amico, notando il rossore ancora evidente sul suo volto. ‘Va tutto bene?’. ‘Si si, tranquilla, solo che ho molto caldo anch’io’.
A quel punto, Gabriele si ritrovò con Liliana seduta alla sua sinistra e Gaia alla sua destra, entrambe molto vicine e con indosso due vestiti talmente leggeri da lasciare ben visibili gran parte delle cosce e una buona porzione del décolleté. Dato l’invitante spettacolo offertogli, cui tentava invano di restare indifferente, il suo pene continuava a non perdere consistenza, costringendo Gabriele a tenere le sue braccia in grembo per tentare di nascondere la poderosa erezione che lo accompagnava da, ormai, diversi minuti.
Passarono solo pochi istanti prima che Liliana tornasse alla carica, nonostante la presenza di Gaia. ‘Prendi un pezzo di crostata, o vuoi che ti imbocchiamo noi?’, chiese, quasi sdraiandosi sulle gambe di Gabriele per raggiungere il vassoio e, in tal modo, schiacciando la sua terza misura abbondante sul dorso delle mani del ragazzo. Gabriele, d’istinto, spostò le mani, lasciando il seno di Liliana a diretto contatto col suo pene, sempre più rigido. Quando lei si risollevò, dopo aver afferrato una fetta di dolce, il gonfiore nelle parti basse del ragazzo, divenne ben visibile anche a Gaia, la quale non poté fare a meno di lanciare occhiate in quella direzione.
Con Gabriele che avrebbe preferito essere inghiottito da un buco nero piuttosto che vivere quegli istanti così imbarazzanti, Liliana si sentì ancor più padrona della situazione e sottolineò l’evidente a voce alta, rivolgendosi alla sorella: ‘Niente male eh?’. Gaia replicò immediatamente, con una voce tra l’incredulo e il geloso: ‘Per forza reagisce se gli ti butti addosso in quel modo!’. ‘Oh, non credo sia colpa mia’, rispose Liliana, rivolgendo un sorriso a Gabriele mentre il ragazzo la guardava con aria supplichevole, invitandola tacitamente a non rivelare a Gaia ulteriori dettagli. ‘Che vuoi dire?’, chiese, curiosa, la sorella. ‘Che io l’ho trovato già così. E, visto che eravate da soli, mi viene da pensare che sia a causa tua’.
Nella stanza calò un silenzio surreale, interrotto, ancora una volta, da Liliana che, terminata la fetta di crostata, sentenziò: ‘Buona, ma mi ha fatto venire una certa sete’, disse, portando la sua mano a massaggiare il pene di Gabriele e, un istante dopo, abbassando la cerniera dei suoi pantaloncini.
‘Ma che fai?’, chiese Gaia, visibilmente alterata. Liliana non la degnò di una risposta. Con Gabriele completamente paralizzato dall’imbarazzo, impiegò solo pochi secondi a scostare la stoffa degli slip, l’ultima barriera esistente prima di poter impugnare il grosso pene del ragazzo, ormai libero dalla costrizione degli indumenti. La mano di Liliana riusciva a ricoprire il membro di Gabriele per meno della metà, mettendo in evidenza un glande grosso e violaceo che chiedeva solo di essere leccato. Solo allora Liliana guardò sua sorella maggiore sussurrandole: ‘Su, non essere gelosa, ce n’è abbastanza per entrambe come vedi’.
Gaia e Gabriele si fissarono per un lungo istante. Poi, quasi contemporaneamente, i loro freni inibitori cedettero sotto i colpi di quella sconvolgente situazione, ed entrambi cercarono il corpo dell’altro. Gaia impugnò la parte superiore del pene di Gabriele, sentendolo caldo e duro al tatto. Il ragazzo, nel frattempo, attirò a sé il viso della donna e la baciò scendendo, poi, con le mani a scostare le bretelline del vestito, che scivolò lungo il corpo di lei, arrotolandosi intorno alla vita e lasciando liberi i due piccoli seni, che Gabriele si affrettò a palpare. Sebbene avessero probabilmente perso la consistenza che potevano avere a vent’anni, la loro ridotta dimensione, una seconda misura piena, li aiutava a resistere più che dignitosamente alla forza di gravità. Gabriele li sentiva morbidi ma abbastanza sodi, con capezzoli già eretti che non tardò a stringere tra le dita. Per tutta risposta, Gaia gli tastò vigorosamente il glande. Liliana, nel frattempo, si era alzata dal divano e denudata completamente, inginocchiandosi tra le gambe di Gabriele.
Gaia, intanto, aveva momentaneamente abbandonato il pene del ragazzo per sfilare la maglietta che lo stesso indossava.
Gabriele, dal canto suo, prese a risalire lungo l’interno coscia di Gaia, fino ad arrivare alle mutandine. Le scostò, trovando una vagina bollente e bagnata, che iniziò a massaggiare delicatamente dall’esterno. Gaia, con ancora la lingua di Gabriele che teneva imprigionata la sua in una danza altamente erotica, non poteva parlare, ma la sua approvazione per il modo in cui il ragazzo usava le sue mani era resa evidente dai gemiti che riusciva ad emettere.
Fu questione di pochi secondi prima che la t-shirt di Gabriele venisse lanciata lontano e Gaia si lasciasse andare, sdraiata sul divano e con la bocca finalmente libera di dar sfogo alle sue sensazioni, proprio nell’istante in cui Gabriele inserì per intero il suo dito indice in quell’antro zuppo di umori. ‘Aahhh, siii!’, fu l’urlo quasi liberatorio della donna nel momento in cui si sentì penetrata da quella piccola appendice.
Nel medesimo istante, Liliana, dopo aver fatto alzare il bacino di Gabriele per sfilargli pantaloncini e slip, iniziò a leccare il suo pene, risalendo dallo scroto lungo l’asta e imboccandone il grosso glande.
Gabriele, intanto, aveva portato il suo viso tra le cosce di Gaia e, inebriato dal profumo dell’eccitazione della donna, prese a succhiarle il clitoride, scostando quanto più possibile le mutandine dell’amica, fin quasi a lacerarle. Presto, il suo dito nella vagina di Gaia divennero due, e aumentò anche il ritmo della penetrazione, seguendo quello che Liliana stava imponendo al suo pene.
Non passò molto tempo prima che Gaia, in preda agli spasmi e con gli umori che sgorgavano copiosi dalla sua intimità, venisse tra gemiti e urla, accasciandosi completamente sul divano mentre Gabriele continuava a massaggiarle la vagina, spalmando i liquidi emessi dalla donna sul suo monte di venere contornato da folta peluria scura e sulle sue cosce oscenamente divaricate.
Liliana, intanto, continuava a dedicarsi al pene del ragazzo, ormai al limite e, solo pochi secondi più tardi, trascinò letteralmente sua sorella giù dal divano, invitando anche lei a sedersi al cospetto di quello scettro di carne.
Con Gabriele seduto a gambe larghe sul divano a godersi, estasiato, la scena di due donne vogliose al suo cospetto, Liliana continuava senza sosta il suo lavoro di mani e bocca, mentre Gaia, ancora in preda alla spossatezza post orgasmica, osservava l’abilità della sua sorellina.
Avvertendo il pene di Gabriele pulsare, Liliana serrò le sue labbra attorno al glande, assaporando i primi fiotti di sperma che ne fuoriuscirono. Subito dopo, porse quel grosso pezzo di carne alla sorella, che non perse tempo ad imboccarlo anch’essa. Un po’ di sperma le finì su una guancia, ma il resto dell’abbondante dose riuscì ad ingoiarlo, mentre con la lingua continuava a stuzzicare la cappella del ragazzo.
Con un dito, Liliana raccolse lo sperma appiccicato sulla guancia della sorella, portandolo alla sua bocca e leccandolo via. Mentre un ghigno soddisfatto si disegnava sul suo volto, strappò il pene, ancora eretto, di Gabriele dalla bocca di Gaia, tirandolo per farlo alzare dal divano.
La sorella la guardò interdetta e, prima che potesse pronunciare alcunché, Liliana le rivelò le sue intenzioni: ‘Be’, che guardi? Voglio anch’io la mia parte ora. E in camera staremo più comodi. Sempre che il nostro stallone sia pronto per il secondo round’.
Per tutta risposta, Gabriele porse la sua mano destra a Gaia per aiutarla ad alzarsi, mentre con l’altra andò a cercare la vagina di Liliana, trovandola già gonfia e bagnata.
Gabriele non parlò, ma l’immagine del suo pene, che svettava ancora del tutto eretto nonostante l’avvenuto orgasmo, era certo più eloquente di ogni risposta che avrebbe potuto dare.
I tre, fra palpeggiamenti e baci si diressero verso la camera di Liliana, dotata di un comodo letto a due piazze, per continuare a darsi piacere in quella strana e conturbante mattinata.

Leave a Reply