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Effetti collaterali 2 – Tre giorni tutti per me

By 23 Novembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Ve lo avevo già detto?

Sì, mi pare proprio di sì. Quest’anno, soprattutto per far contento quel ‘rustico’ di mio marito, abbiamo affittato una casetta su di un’alpe sperduta. Niente televisione, niente internet, niente cellulare.

Solo noi e la natura.

Il paese più vicino, in fondo alla vallata, sarebbe stato raggiungibile soltanto con mezz’ora di macchina per sentieri a dir poco sterrati oppure (ipotesi folle!!!) un’ora di discesa tra i boschi e un paio d’ore (orrore!!!) di salita stile stambecco.

Ero un po’ perplessa su questa scelta, soprattutto per i bimbi….e invece…

Devo dire la verità: queste tre settimane di totale isolamento ci hanno fatto davvero bene. Mentalmente e fisicamente. E i ragazzi si sono pure divertiti a fare le ‘giovani marmotte’ e mio marito si è esaltato sentendosi di nuovo ‘capo scout’.

Per quanto mi riguarda ho partecipato con entusiasmo ed energia a tutte le attività che mi sono state proposte ma dopo dieci giorni di caldo, marce estenuanti, lavori duri in alta quota….lo ammetto…sono crollata.

L’avvento del mio ‘periodo’ ed una leggera crisi respiratoria mi hanno dato il definitivo ‘colpo di grazia’.

Mio marito aveva promesso ai ragazzi una tre giorni in un rifugio in vetta alla montagna. Avremmo raggiunto con una jeep un certo punto e poi, armati soltanto dei nostri zaini, avremmo raggiunto il ‘paradiso’. In vetta a tutto, in vetta a tutti. Solo noi….

L’idea di di raggiungere questo ‘paradiso’ a quota 3200 metri mi spaventava.

Anche il ‘capo scout’ si accorse che non ero davvero nelle condizioni per affrontare l’impresa. Ma ormai la promessa ai bimbi era stata fatta e il tutto era già stato organizzato (e pagato!!!).

Così decidemmo che loro, ‘capo scout’ e ‘giovani marmotte’, sarebbero saliti al rifugio quota 3200.

Io mi sarei riposata in attesa del loro ritorno. Tre giorni di sano riposo. Tre giorni tutti per me!!! ‘Cazzo!!!…cazzo!!!…cazzo!!!’ – esclamai osservando stupefatta l’orologio

Era quasi mezzogiorno. Non dormivo fino a mezzogiorno dai tempi dell’università e, risvegliandomi, non mi ricordavo neanche che soltanto sette ore prima mi ero alzata, avevo preparato la colazione, avevo sistemato le vettovaglie negli zaini e, con un po’ di tristezza, avevo visto i miei pargoli e mio marito allontanarsi lungo il sentiero con il cielo ancora scuro. Era come se fosse successo un giorno prima, una cosa ormai lontana. Mi sarebbe piaciuto sapere a che punto erano, se avevano mangiato, se tutto andava bene. Presi istintivamente il cellulare in mano: neanche una misera tacca di segnale!!! Ero costretta a trascorrere quei tre giorni in loro attesa. Da sola.

Mi colse una strana inquietudine. Non c’erano panni da lavare, spese da fare, letti da rassettare, cene da cucinare…niente di niente. Anche i giocattoli dei bimbi erano stati riordinati. Neanche una piccola palla in giro su cui inciampare.

Sarei stata sola. Io, la natura….ed un silenzio che mi stava facendo impazzire.

Preparai la caffettiera. Una caffettiera intera. Tutta per me!!! Non presi neanche la briga di vestirmi. Girellavo per la casa ancora in pigiama con la mia tazza di caffè fumante. Mi accomodai in terrazza: il prato verde, gli alberi a fare da cornice, le vette dei monti e il piccolo paese in fondo alla vallata. Sospirone….(CHE PALLE!!!)…

Bene. Se dovevo passare tre giorni tutti da sola almeno avrei cercato di godermeli al massimo. E per prima cosa un bel ‘restauro’ completo. Doccia, capelli, unghie …e soprattutto abbronzatura!!! Osservandomi nuda allo specchio constatai con orrore che il sole mi aveva scolpito i vestiti addosso. Abbronzatura da muratore: braccia e gambe abbronzate, spalle e corpo color latte!!!…ORRORE!!! Lo dicevo io che volevo andare al mare !!!

Per fortuna, contrariamente a quanto mi aveva indicato il marito, mi ero portata dietro un bikini nella speranza che almeno una giornata in piscina ci sarebbe scappata. Lo indossai, raccolsi il mio libro ed alcune riviste e, con l’asciugamano in spalla, mi diressi nel pratone di fronte a casa pronta a rosolarmi al sole in maniera tale che al rientro avrei potuto sfoggiare almeno un minimo di abbronzatura come si deve.

Ah…che meraviglia!!! Aria fresca, sole cuocente, il libro che piano piano diventa sempre più incomprensibile, la palpebra pesante, il canto degli uccelli, il vento fresco che agita le vette di alberi di cui non conosco il nome…zzzzzzzzzzzzzzzzz

Non so quanto dormii. Tanto probabilmente. Si vede che ne avevo davvero bisogno. Sentivo la pelle bruciare, gli occhi appiccicati. Mi sembrava di essermi risvegliata davvero in paradiso. Sentivo i muscoli completamente rilassati come ormai non mi succedeva da giorni. Mi sollevai a sedere per contemplare quel territorio, quell’atmosfera silenziosa, quella aria così pulita….ed era tutto solo ed esclusivamente mio.

Soltanto il suono di un campanaccio di una mucca mi interruppe da questa meditazione ed attirò lo sguardo nella sua direzione facendomi capire che tutto questo (paesaggio, alberi, silenzio…) non era soltanto mio.

Seduto all’ombra di una albero se ne stava un escursionista che beatamente col suo coltello affettava qualcosa da mangiare. Sembrava anche lui assorto nella contemplazione della meraviglia che la natura ci stava offrendo. Cercai di mettere a fuoco la sua figura. Sembrava un gigante, un gigante di mezza età, capelli grigi cortissimi. Dall’abbigliamento dedussi che non poteva essere di certo italiano. Quando, dopo diversi minuti, si accorse che lo stavo guardando, con un gesto della mano mi rivolse un saluto come si usa fare tra escursionisti in montagna. Ricambiai il gesto e, nello stesso tempo, provai un po’ di disagio nel trovarmi seminuda di fronte a lui. Chissà da quanto tempo era lì e se mi aveva guardata sdraiata al sole.

Ripresi la lettura del libro anche se, ogni tanto, il mio sguardo veniva catturato dai suoi movimenti. Mangiava, si rilassava osservando il paesaggio. La sua figura mi trasmetteva serenità. Sembrava davvero un uomo calmo, saggio e sereno. Dopo aver deglutito l’ennesimo boccone dette una profonda sorsata alla borraccia finendone il contenuto. I nostri sguardi si incrociarono nuovamente. L’uomo, rovesciando la borraccia, mi fece capire di essere rimasto senz’acqua e, alzandosi lentamente, si diresse a lenti passi verso di me.

‘Guten morgen…Buonciorno…potere avere uno poco di acqua?…’ – mi chiese gentilmente
‘…Salve…certamente…venga…le riempio la borraccia….capisce l’italiano?….’
‘…poco cattivo italiano….’

Mi alzai e, prendendo la borraccia, mi diressi verso la casa. Sentivo i suoi passi lenti e pesanti seguirmi. Educatamente, giunto sulla soglia di casa, si fermò aspettandomi. Il comportamento educato e quel suo aspetto da grande e calmo saggio mi indussero ad invitarlo ad entrare. Mi trasmetteva fiducia, sicurezza e, diciamolo pure, dopo diverse ore di solitudine, una presenza umana mi distoglieva da quello stato di torpore. Avevo voglia di fare due chiacchiere, di avere dei rapporti umani. Non sono fatta per stare da sola!!!

E così, ancor prima che il cervello elaborasse che un uomo sconosciuto si trovasse in mia compagnia in quel posto isolato, la bocca aveva già lanciato l’offerta di un caffè…

‘Gut…Danke…Grazie…bono caffè napoletana….’

Il dialogo che ne seguì (se così si può definire) fu qualcosa di simile ad una scena di Totò e Peppino. Io non conoscevo una singola parola di tedesco, lui ‘cattivo italiano’ e poco francese, io blateravo qualcosa in inglese gesticolando e pretendevo pure di spiegargli i segreti per preparare un buon caffè, spiegandogli le differenze fra le varie preparazioni. Al di là della scena pietosamente comica, risultava comunque che entrambi avevamo una gran voglia di comunicare.

Lo invitai a sedersi al tavolo di cucina. Ormai l’imbarazzo di essere in bikini di fronte a quel gigante teutonico era sparita. Aspettavamo soltanto che il caffè salisse. E dopo l’aroma che pervase completamente la stanza, piano piano, nel silenzio, il lento gorgogliare…

E quando, proprio nel momento decisivo in cui sarei dovuta alzarmi per spegnere il fuoco….

TAC !!!

Apro una parentesi ad uso e consumo soprattutto dei giovani lettori.

Scusatemi questo chiarimento ma credo sia dovuto. Se ho scelto il nick Zia Daniela un motivo ci sarà….no? Pensavate che il titolo del capitolo ‘Il colpo della Strega’ fosse riferito a qualche incantesimo che la vostra cara zietta ha utilizzato per conquistare il crucco? No…purtroppo no. Non è andata proprio così. Per ‘colpo della strega’, ahimè, intendevo proprio attacco istantaneo e violento di lombo-sciatalgia fulminante. Ora, chi non ha mai provato cos’è, difficilmente può capirne l’effetto inabilitante che ha sul tutto il corpo: le forze ti vengono meno, le gambe cedono e qualsiasi attività, anche il semplice parlare, diventa impresa ardua. Capita alle zie…purtroppo!!!

Insomma, sarà stata la stanchezza, lo sbalzo di temperatura…l’età (sigh !!!)….caddi davanti ai suoi occhi come un sacco di patate, incapace di reagire e rimanendo senza fiato dal dolore. Che figura…e che paura!!!…pensai immediatamente ai miei bimbi….a me che sarei dovuta rimanere sola con la schiena bloccata…a quell’uomo che, ancora seduto, chissà cosa avrebbe pensato…e …al caffè che stava per uscire fuori!!!

Immersa nel dolore e nei pensieri, immobile e senza fiato, cercavo inutilmente di reagire quando, dopo aver udito i pesanti passi dell’uomo dirigersi verso i fuochi per spegnere provvidenzialmente il caffè, sentii le sue possenti mani manovrarmi (ho scelto apposta il verbo manovrare visto che mi spostò con una facilità estrema) ponendomi distesa a pancia sotto. Non avevo la forza neanche di reagire dal dolore che provavo. E avevo davvero paura !!! Che stava facendo?

Si tolse con calma le scarpe, la cintura dei pantaloni (???)…la paura aumentò…le sue mani, oltre a sprigionare un calore inaudito, premettero con forza proprio nel punto del blocco…e istantaneamente sentii i muscoli rilassarsi…

‘Tranquille. Je suis un physiothérapeute …’ – disse con voce calma e profonda

Con le nocche premeva violentemente sul punto. Il dolore intenso procurato dalla pressione esercitata dall’uomo veniva ripagato dall’allentamento graduale della contrattura. Sentivo che il suo respiro diveniva sempre più profondo. Doveva durare un bel po’ di energia visto che la parte che stava manipolando, nel giro di pochi minuti, la sentii incandescente.

Mi disse qualcosa, sempre con calma, prima in francese poi in tedesco. Non capii niente. A gesti mi fece intendere di rimanere ferma. Prese una coperta e me la pose addosso onde evitare che mi raffreddassi visto che ero ancora sdraiata sul pavimento in legno. Si rinfilò le scarpe ed uscì di casa. Passarono alcuni minuti nei quali i pensieri più strani mi passarono nella testa. Pensieri del tipo…come avrei fatto ad affrontare due giorni da sola in quel cazzo di posto isolato?…dove era andato il tedesco ma, soprattutto, che intenzioni aveva? Mi trovavo sdraiata a bocconi, seminuda e con una coperta di lana che pizzicava addosso, il dolore era ancora presente ma sentivo che mi sarei potuta alzare (magari bestemmiando).

Proprio mentre tentavo lentamente di rimettermi in piedi arrivò lui con il suo zaino in spalla.

‘Nein…nein….fermare…no muovere….’

Con gesti forti e sicuri mi fece un’altra volta sdraiare a terra. Si tolse nuovamente le scarpe (???) e da un tubetto fece uscire una pomata oleosa e puzzolente che lentamente si strofinò sulle mani.
Si pose in ginocchio al mio fianco ed iniziò a massaggiare con energia sempre crescente la fascia lombare.

Che meraviglia!!! Grazie a questo unguento puzzolente, le sue mani scorrevano sulla mia pelle stirando i muscoli contratti. E dire che avevo avuto paura di lui ed invece…era il mio salvatore!!! Constatando il beneficio della sua azione mi rilassai, anche mentalmente, e mi predisposi ad accettare il suo trattamento in serenità. Sentivo che mi stava facendo molto…molto…molto bene.

Non ero mai stata sottoposta ad un massaggio. Credo che dovesse essere una sorta di shatzu. Con le dita premeva fortissimo in certi punti provocandomi un dolore lancinante, ma non appena la pressione diminuiva, sentivo un forte calore ed una meravigliosa sensazione di benessere diffuso. E dopo la fascia lombare, le sue dita corsero lungo il nervo sciatico, pressioni violente che andarono ad interessare le natiche, le gambe, correndo giù fino al ginocchio…e poi cambiò lato riproponendo simmetricamente lo stesso trattamento.

E poi lavorò sulle gambe. Sembrava che le sue dita, pizzicando e premendo, trascinassero fuori dal corpo i veleni, le tensioni, i dolori che avevo dentro. Mi afferrò prima per una poi per quell’altra caviglia, stirando la gamba e provocando dei suoni lugubri che mi dettero l’impressione che mi stesse rompendo. Trac, Croc, Stac… possibile che il mio corpo potesse emettere certi suoni???

Prese un piede nelle sue mani. Come dei sassi le sue dita picchiettarono le palme. DOLORE !!!!!…urlai…cercando anche di liberarmi da quel tormento…Insisteva in certi punti, forzando il massaggio con la rotazione delle sue dita d’acciaio.
Ero nelle sue mani ed ogni volta che tentavo di reagire, anche mugolando dal dolore, con sommesse parole cercava di ricondurmi alla tranquillità.

E dopo tanto patire, che comunque percepivo utile alla risoluzione del problema, finalmente arrivò la parte piacevole. Sempre accovacciato ai miei piedi, leggermente, mi divaricò le gambe (vergogna!!!…non mi ero neanche depilata!!!…vedeva qualcosa???…ma non mi posi troppo il problema visto che, dopo il massaggio plantare ero caduta in una sorta di torpore piacevolissimo.).

Le sue mani corsero ad afferrarmi entrambe le caviglie scivolando poi verso l’alto (troppo in alto???) fino a sfiorare le natiche. Sempre comprimendole, il movimento stavolta, fu verso il basso, riconquistando lentamente le caviglie. Lo fece quattro, cinque, sei volte…sentivo la circolazione, il sangue scorrere nelle vene, nelle arterie…una piacevole sensazione di calore mi avvolse. E poi la presa si fece più lieve, quasi uno sfiorare. E fui io (involontariamente?) stavolta ad allargare di più le gambe affinché il suo massaggio, leggero come ali di farfalla, arrivasse nelle zone sensibili.

Non mi vergognavo più.

L’uomo parlottava a voce bassa come se mi invitasse al rilassamento totale. La pomata facilitava lo scorrere delle mani enormi che presto si fecero più audaci tanto da concentrare il massaggio in zone che non avrei permesso a nessuno (tranne mio marito ovviamente) di toccare.

Lo confesso. Avevo paura di stare per fare una pazzia o che lui osasse….ed invece, proprio all’apice della piacevole sensazione che mi stava regalando quell’uomo il massaggio si interruppe e il mio massaggiatore personale, sempre con enorme calma e serenità, cambiò posizione girandomi intorno e piazzandosi in ginocchio sopra la mia testa.

In quel momento mi accorsi chiaramente che ero completamente bagnata.

Iniziò a lavorare il collo, le spalle, le scapole (che delizia!!!)….brividi che corrono lungo tutto il corpo. Mani forti, sicure nei movimenti, mi sentii sciogliere….abbandonare in un relax goduriosissimo….

Mi sussurrò qualcosa interrompendo il massaggio. All’inizio non capii poi, toccandomi il laccetto del reggipetto, mi fece intendere che lo ostacolava e che mi chiedeva il permesso (che galantuomo!!!) di poterlo sganciare.

Ero talmente in uno stato di grazia che non solo gli detti il permesso ma che, una volta sganciato con abilità dalle sue manone, lo sfilai da sotto facendolo volare lontano (che stavo facendo???) come a dimostrargli la mia più assoluta disponibilità…(ero di fuori???…quel massaggio mi stava davvero stregando!!!)….

Le dita corsero in una sorta di passeggiata lungo la spina dorsale. Sentivo le vertebre come assestarsi in posizioni più consone, i muscoli della schiena stirati e, ad ogni singola pressione, lasciavo sfuggire dalla mia bocca un gemito di piacere (altro che scopare!!!….questo era il paradiso!!!)….
L’uomo, forse rendendosi conto del piacere che stavo provando, insisté molto nel massaggio dorsale insistendo in certi punti, sfiorando i fianchi e il lato esterno del seno. Ogni passaggio mi strappava mugolii inequivocabili. Il dolore della contrattura ormai era sparito e aveva lasciato spazio ad un piacere che davvero non avevo mai provato. Le mie mani corsero a sfiorare le sue potenti gambe ma, sempre gentilmente ed in silenzio, il mio gigante tedesco mi rimise le mani lungo i fianchi per poter meglio procedere nel massaggio.

Le mani partivano dalle spalle e con pressione adeguata mi stirava completamente la muscolatura dorsale e, in ogni suo allungo sul mio corpo, percepivo lo sfregare delle sue gambe, del suo ventre sulla mia testa…giusto un leggero contatto…quasi impercettibile….che però..non poteva nascondere il suo stato di eccitazione. Era solo una mia fantasia? O quel turgore che ritmicamente percepivo su di me…..era….

Gli allunghi divennero sempre più lenti e profondi, il suo respiro sempre più pesante ed affannato…e le distensioni sul mio corpo sempre meno….discrete….tanto da far passare, prima impercettibilmente, poi in maniera sempre più decisa, le sue mani dentro lo slip. Il passaggio sui miei glutei divenne costante, ripetuto e molto…molto…molto stimolante. Massaggio lento, profondo, caldo, circolare… tanto che ad ogni singolo passaggio sentivo chiaramente le mie natiche aprirsi leggermente e anche sul davanti….quel movimento provocava reazioni inaspettate.

Si rendeva conto di quello che stava facendo??? Ma soprattutto…me ne stavo rendendo conto io??? Eppure non mi sembrava di star facendo niente di male, né di proibito. Quel sottile velo di pudore era ormai sparito, ma senza malizia, senza cattivi pensieri…era come se stessi facendomi visitare da un dottore in fondo….no?…tanto che ‘ e lo pensai ‘ se in quel momento fosse rientrato mio marito, probabilmente, lo avrei salutato con un ‘ehi, ciao caro, aspetta che il dottore mi finisce il massaggio e sono da te…’….no, non stavo tradendo mio marito…(o sì??? mi piacerebbe conoscere la vostra opinione).

Mi doveva aver trasmesso un bel po’ di energia quel massaggio. Mi sentivo caldissima, quasi da sudare, e soprattutto il dolore che mi aveva immobilizzato era scomparso del tutto. Con molta delicatezza, spostandosi su di un fianco, mi invitò a voltarmi a pancia in su lentamente facendomi rotolare lentamente su di un fianco. Il seno gli apparve sotto gli occhi ma, come un medico abituato a trattare corpi umani, restò indifferente alla cosa. Tanto indifferente che immediatamente mi coprì con la coperta. E iniziò nuovamente un lento lavoro di massaggio alle gambe e, una volta arrivato alla caviglia, afferrandola, mi tirava la gamba come se la volesse allungare quindi, ponendosela sopra una spalla sollevava la gamba stirandomi lentamente i muscoli della schiena.
Era una sorta di dondolio ritmato, il suo corpo mi sovrastava, il contatto risultava davvero intimo. Mi teneva ferma per le mani e il suo viso era proprio davanti al mio. A chi ci avesse visto avrebbe giurato che stessimo scopando. Ma non era così…però….quasi!!! L’operazione durò molto e fu ripetuta almeno quattro volte per ogni gamba.

Dopo un lungo sospiro l’uomo si sollevò, e dopo avermi coperto per non farmi raffreddare, si alzò in piedi cercando di regolarizzare il respiro. Mi invitò a rimanere ferma. Mi sentivo rilassata e gratificata, ma le sue mani sul mio corpo…già mi mancavano. Cercai, voltando la testa di vedere cosa stesse facendo.

Si era diretto al lavabo. Aprì l’acqua, si insaponò le mani e si sciacquò il viso. Doveva aver durato davvero tanta fatica tanto che il respiro risultava ancora profondo. E quando si voltò…capii che non era stata soltanto la fatica fisica a rendergli il respiro irregolare.

L’effetto eccitante del massaggio doveva essere stato reciproco visto che i suoi bermuda non potevano nascondere una erezione imponente. Qualche macchia umida tra le gambe sottolineava il suo stato di eccitazione prolungato. Provai uno strano senso di piacere. Col mio corpo, la mia pelle, il mio odore… ero riuscita, dopo anni ed anni, a far eccitare un uomo che non fosse mio marito. E ne provai piacere, stupido orgoglio femminile…

Zia Daniela….funziona ancora!!!….ah ah ah

Vi risparmio il congedo con il gigante teutonico. Fu davvero un galantuomo: si assicurò che stessi meglio, mi dette consigli e mi lasciò il recapito dove poterlo contattare (un albergo giù in paese)…e imboccato il sentiero, con la consueta calma e serenità, se ne andò.
Che bella dormita!!! E che bellezza svegliarsi col canto degli uccellini, colazione in terrazzo, vista sulle montagne illuminate dal sole…e, soprattutto, oltre a non avere il dolore alla schiena, mi sentivo davvero carica di energia. Un’energia che volevo sfruttare…tutta per me.

Erano anni che non mi veniva concessa un ‘vacanza’. Che cosa meravigliosa!!! Quasi mi vergogno a dirlo ma non sentivo quasi la loro mancanza. Sapevo (o meglio speravo…immaginavo) che stavano bene immersi nelle loro avventure ad alta quota.

L’esperienza del giorno prima aveva sottolineato alcune cosette di cui mi ero un po’ stupidamente vergognata. Ad esempio che fisicamente, esteticamente, mi ero lasciata un po’ andare. Mi guardai allo specchio del bagno. Cesto incolto di capelli stopposi, i ciuffi di peli che fuoriuscivano dagli slip. Orrore!!! Per fortuna ancora il seno è alto e tonico, il regime alimentare mi ha aiutato a mantenere una linea decente e le gambe…beh…eh eh eh…sono sempre state il mio punto di forza.

Una donna per quanto rinunci alla propria vanità, vuoi per appagamento familiare, vuoi per scarso interesse di eventuali conquiste, rimane sempre e comunque una donna e, come tale, non può (non deve!!!) trascurare per alcun motivo la propria bellezza.

Ad esempio, mentre il crucco mi massaggiava, avevo chiaramente percepito che i miei peli erano delle vere e proprio setole. Quanto tempo era che non mi depilavo??? E da quanto tempo non mi concedevo il lusso di un parrucchiere? E le unghie??? Aaaargh….

Avrei dovuto, soprattutto per me stessa, darmi una bella ripassata. Una giornata dedicata alla manutenzione straordinaria di me stessa. Se non ora quando???…una volta rientrati loro non mi sarei certo più potuta permettere di dedicare un po’ di tempo a me stessa.

Decisa a svolgere tale attività frugai nel beauty alla ricerca del materiale e degli strumenti necessari alla bisogna ma, a parte un paio di forbicine da unghie e una limetta, non trovai un granché. Quel rustico di mio marito aveva ‘ottimizzato’ allo stretto necessario il bagaglio….grrrrr.

BASTA !!!

Fu proprio in quel momento che presi la decisione di affidarmi, pur spendendo, alle mani di un professionista. In paese mi era sembrato di vedere l’insegna di un parrucchiere. Per il resto, che ne so….cerette, creme o altro, avrei potuto acquistarle al market. Cercai dei vestiti decenti, presentabili, che non fossero bermuda o jeans….volevo vestirmi (e sentirmi) da donna!!!
Per fortuna nel mio bagaglio avevo messo qualcosa di presentabile.

E così, vestita da mammina in vacanza, affrontando il ripido sentiero sconnesso mi lanciai a capofitto verso il paese nella speranza che il parrucchiere fosse aperto e, soprattutto, disponibile al restauro.

In un paio d’ore, e con un paio di fogli da 50 euro, mi avevano trasformata. Finalmente avevo dei capelli lisci, fluenti, luminosi. Mi restava soltanto da acquistare della crema depilatoria, qualche smalto e un po’ di trucchi.

Per completare l’opera mi ci sarebbe voluto anche un vestito adatto. Quel giorno ormai era dedicato a me stessa. Volevo qualcosa di elegante, sexy….era tanto, troppo tempo che non osavo vestire in un certo modo. Sempre con abiti dimessi che ti fanno sentire solo madre e moglie mentre la mia smania in quel momento era solo ed esclusivamente di sentirmi….DONNA!!!….magari anche solo per me stessa…anche solo per sentirmi ancora desiderata.

La mia fida carta di credito, quel giorno, fece scintille.

In ordine sparso acquistai un vestitino a tubo nero, un tailleur grigio, un completino intimo molto audace, una pochette, occhiali da sole da super vamp, sandali con tacco da capogiro (quando mai li avrei messi???), un paio di Chanel, un foulard di seta… e tutto l’occorrente per completare il restauro.

Ero stata colta dal morbo dello shopping !!!

Per fortuna, ad un certo punto, mi trovai costretta a fermarmi. Avevo le mani piene di pacchetti e pacchettini e dentro di me una gran voglia di correre a casa per pavoneggiarmi di fronte allo specchio. Ah…la vanità femminile!!!

Però, prima di tornarmene nella mia baita dispersa tra i boschi, dovevo assolvere ad un obbligo: andare a ringraziare il dottore tedesco e sincerarlo del mio stato di salute. Mi sembrava il minimo. Magari non lo avrei trovato in albergo, magari gli avrei lasciato semplicemente un biglietto di ringraziamento….Cercai l’albergo ma, una volta chiesto di lui alla reception, mi fu detto che erano partiti nella mattinata. Erano???…’Sì…’ – mi fu risposto – ‘…il dottore e sua moglie sono partiti stamani…’

Un po’ delusa dal fatto di non aver potuto ringraziare il crucco e un po’ delusa (perché mai???) che fosse sposato me ne tornai in piazzetta. Era quasi ora di pranzo. Lo stomaco gorgogliava e così decisi di concedermi uno spuntino nel bar della piazza. Tavolini all’aperto, cielo meraviglioso…perché no???

Nell’attesa che mi fosse servito il pranzo e visto che in paese per fortuna c’era campo ne approfittai per tentare una chiamata ai miei scout. Niente da fare. Grrrrr. Spedii un sms con la speranza che prima o poi l’avrebbero ricevuto.

Affettati e formaggi e una sana bottiglia di prosecco. La vita mi stava sorridendo. Guardavo le persone in piazza chiacchierare, l’atmosfera lenta e serena di un paesino di montagna. Solo l’arrivo di una smart cabrio con a bordo un giovanotto ben vestito turbò l’immagine immobile.
Parcheggiò poco distante da me fregandosene allegramente dei cartelli di divieto (zotico e maleducato!!!). Non appena scese molte persone lo salutarono e gli fecero capannello intorno chi a stringergli la mano, chi a dargli una pacca sulla spalla. Doveva essere un tipo popolare…

Mi rituffai a capofitto sul tagliere godendomi quei rari sapori genuini. La bottiglia era giunta quasi a mezzo. Dovevo stare attenta…in fondo dovevo guidare per strade difficili e sentivo già la testa….molto molto molto leggera.

‘Permette?…’ – mi chiese il giovanotto sedendosi al mio tavolo senza aspettare risposta

Un sorriso fantastico, occhi di un colore impossibile. L’espressione che gli rivolsi probabilmente incoraggiò il giovanotto nelle presentazioni.

‘Salve…mi chiamo Riccardo….’ – mi disse con entusiasmo allungando la mano verso di me
‘Daniela….piacere….’ – risposi cercando di mantenermi sulle mie
‘…mi scusi se sono stato così sfacciato ma sono rimasto davvero impressionato dall’espressione di piacere che emana nel degustare questi formaggi….sono fantastici ‘.vero?….’
‘…deliziosi…sì….in città queste cose ce le sogniamo…’

E questo fu l’acchito con cui Riccardo riuscì ad attaccare bottone. Aveva una capacità oratoria fuori dal comune, allegra, brillante, colta. Mi raccontò di lui, dei suoi studi, del suo lavoro, della sua città, delle sue passioni, del fatto che aveva preferito starsene per conto suo in montagna piuttosto che trascorrere le vacanze in Sardegna con i suoi genitori. Sicuramente era di famiglia ‘bene’, ricca: lo si poteva notare dai vestiti, dal modo di fare, dal linguaggio. Metteva a proprio agio in maniera divertente ed educata tanto che, nel giro di poco, mi trovai ben disposta a raccontare di me. Passammo dal lei al tu in pochi minuti.
In neanche mezz’ora sapeva tutto di me, di mio marito, dei miei figli e che per ancora un paio di giorni avrei vissuto quella che io stessa (accidenti al Prosecco!!!) gli confidai essere ‘la vera vacanza’.

‘Beh…allora…se sei in ‘vacanza’….che ne dici di una cena stasera?…’
‘Ehilà…come corri…’
‘Una cena !!! …niente di male no?…visto quanto ti piacciono le cose buone….conosco un posto poco lontano da qui…tutto fatto in casa…ti garantisco che è un posto unico…’
‘Grazie…davvero…non credo sia il caso….’
‘Non insisto. Anzi scusami se sono stato azzardato. Ti garantisco che non c’era alcun secondo fine. Comunque, casomai ci ripensassi, io abito nella prima villetta fuori del paese….quella con il cancello bianco.’

Mi salutò con un elegante baciamano guardandomi dritta negli occhi. Devo essere stata veramente brava a dissimulare una forte fitta che mi aveva scaldato i ‘piani bassi’….

Comunque….soggetto pericolosissimo!!! Da evitare assolutamente Daniela!!! Questo mi dissi, mi ripetei come un mantra mentre, un po’ stordita dagli eventi e dal prosecco, guidavo in mezzo ai boschi cercando di non volare nei dirupi che mi circondavano.

I miei capezzoli, visto che non hanno orecchie, non devono averlo ascoltato troppo il mantra visto che, una volta arrivata a casa me li ritrovai eretti e sensibilissimi. Per fortuna avrei potuto distrarmi con i miei nuovi acquisti e con la manutenzione straordinaria che mi ero messa in testa di fare.

Come i bimbi il mattino di Natale, scartai tutti i pacchetti con una foga ed eccitazione che era tanto tempo che non provavo e rimiravo gli acquisti svolazzando come una scema di fronte allo specchio. Quando mi ritrovai per le mani il completino intimo capii che per indossarlo avrei dovuto prima procedere alla fase di manutenzione.

Forbicine, crema e rasoio ed in pochi minuti mi ritrovai, finalmente, con una passerotta degna di una adolescente!!! Ah ah ah…che scema!!! Cosa avrei raccontato a mio marito???…mah….magari che ero stata costretta a sfoltire la ‘pelliccia’ per indossare il costume …ah ah ah…tanto, probabilmente, non se ne sarebbe neanche accorto….mah….

Unghie, taglio limatura e smalto di un bel rosso intenso…(da quanto tempo che non me lo mettevo!!!). I capelli ancora reggevano la piega…e adesso la parte più dolorosa: LA CERETTA!!!

Dopo un’ora di manutenzione straordinaria mi affacciai curiosa allo specchio. WOW !!! (scusate la vanità!!!)…finalmente, di nuovo, presentabile….anzi….un bel bocconcino – mi dissi ridendo
E finalmente…indossai il microscopico perizoma!!! Talmente microscopico che dovetti sfoltire ulteriormente il pelo tanto che, alla fine, mi ritrovai con un minuscolo ciuffo.

Ah ah ah…mi divertivo davvero come una bimba. Sola, nella mia intimità di donna, giocavo col mio corpo, con la mia immagine….libera….senza sensi di colpa…senza malizia….un momento irripetibile !!! Tanto irripetibile ‘ pensai ‘ che sarebbe stato giusto immortalare. Così come fanno in molte che mettono le proprie foto in internet, agguantai il mio telefonino e, riflessa nello specchio mi divertii a scattare delle foto in diverse posizioni, col reggiseno e senza, con la mano infilata nella mutandina, con la lingua fuori, con la gamba alzata….e ogni volta ridevo di me stessa….della mia follia….della mia stupidità….

Era giunto il momento del vestitino nero. Quasi come un rito sacro lo posi steso sul letto. Lo osservai con desiderio e, alla fine, lo indossai come fosse una cosa rara. Avevo quasi paura di guardarmi. Chiusi gli occhi prima di affacciarmi allo specchio e, quando li aprii trovai di fronte a me la donna che volevo.

Cazzo Daniela…da quanto tempo non ti vedevo !!!

Il reggiseno spuntava dalla scollatura. Dettaglio insopportabile. Lo tolsi e godetti nel constatare che il mio seno ancora ‘reggeva’.

Sandalini o Chanel?….li provai tutti e due…Sandalino, col piedino curato bello in vista….sì sì….era l’opzione giusta!!!

Un velo di trucco, una passata di rossetto, orecchini equilibrati, filo d’oro alla caviglia (fa molto troia ‘ come diceva Sara), foulard di seta, pochette in mano….WOW….WOw…Wow….wow….

E ora?….e ora che ho fatto tutto questo?…Questo ‘spettacolo’ di donna…che ci fa in una baita spersa tra i boschi??? Sola !!!

Il sole stava quasi per tramontare. Sarei potuta scendere in paese per un aperitivo. Giusto per pavoneggiarmi un po’, sentirmi gli occhi un po’ addosso….che male ci sarebbe stato? Tanto nessuno mi conosceva, non avrei dato relazione a nessuno (supposto che ci fosse qualcuno in giro in quel cazzo di ameno paesino di montagna!!!) Magari mi scocciava un po’ poi tornare al buio per quella strada….

Poca gente in giro, qualche coppietta anziana. Soltanto il cameriere lanciò più volte lo sguardo nella scollatura. Al terzo bicchiere decisi che tutto quanto era stato inutile. E mi sentivo terribilmente stupida o, forse, soltanto un po’ frustrata dal fatto di non aver potuto esaudire il mio piccolo desiderio si sentirmi almeno un po’ ammirata. Con un po’ di stizza addosso salii nuovamente in macchina.

Mentre guidavo verso il bivio per tornare a casa calarono sulle spalle il mio angelo custode ed il mio diavoletto. Fu una discussione molto combattuta tanto che fui obbligata a rallentare l’andatura dell’auto.

Diavoletto: ‘E se passassi da Riccardo?’
Angelo: ‘No…scema….quello è pericoloso!!!…lascia fare…hai visto con che facilità ha attaccato discorso???…quello è bravo….è un marpione…’
Diavoletto: ‘Ma giusto così per farmi vedere….’
Angelo: ‘Sì…ma se ti vede così cosa vuoi che pensi?…Ricordati che sei sposata e che hai dei figli….’
Diavoletto: ‘…ah ah ah…la solita tiritera….dai…cosa vuoi che succeda? …lo tengo a bada…magari lo faccio illudere un po’…magari andiamo a cena fuori…e basta….mica mi faccio fregare da un ragazzo…insomma ho una certa età…giusto una serata un po’ pazzerella…Se ci dovesse anche solo provare mi tiro indietro….’
Angelo: ‘Non ci riuscirai….ricordi in che stato eri quando sei tornata a casa???…’

Inutile dire che, quando giunsi al bivio, le mani non fecero alcun movimento sul volante e la macchina scivolò diritta verso la villetta dal cancello bianco.

La smart era parcheggiata nel vialetto. Da una finestra al piano basso proveniva una debole luce. Riccardo era in casa. Il cuore in gola per quello che stavo facendo non evitò il movimento della mano che, tremante, andò a suonare timidamente il campanello.

Niente. Tutto silenzio. Nessuna reazione.

Non avevo il coraggio di riprovare. O rispondeva o me ne sarei andata (e quasi speravo che non rispondesse!!!). Traendo un profondo sospiro di sollievo girai i tacchi dirigendomi verso la macchina. Era andata così. Il mio tentativo di pazzia lo avevo fatto. Basta. In fondo aveva ragione l’angelo….

Proprio mentre stavo per aprire lo sportello, incoraggiata dal ragionamento precedente….la serratura elettrica del cancello scattò. Il cuore mi sobbalzò fino al cervello e dovetti trovare tutto il sangue freddo a mia disposizione per trovare il coraggio di voltarmi.

Riccardo se ne stava sulla porta di casa con un sorriso ironico che voleva sottolineare la consapevolezza che sarei passata…il braccio muscoloso appoggiato allo stipite, canotta sudata, pantaloncino corto…

“Guarda guarda…allora hai accettato l’invito a cena?….” – mi disse sorridendo
“…passata giusto per un saluto….” – dissi avanzando verso di lui
“…ero in palestra…facevo un po’ di pesi…scusa l’abbigliamento….” – si giustificò introducendomi in casa
“…figurati…nessun problema…(anzi!!! – pensai)”

Ovviamente, da galantuomo ruffiano qual’era, sottolineò la mia eleganza con parole cortesi ed educate. La casa (bellissima!!!) e l’arredamento di gusto raffinatissimo sottolineavano l’alta estrazione sociale di Riccardo.

“Accomodati…mi faccio una doccia e sono subito da te….se vuoi servirti da bere lì c’è tutto l’occorrente….faccio velocissimo…”

Rimasi sola nel soggiorno. La vetrata enorme si affacciava su di un panorama mozzafiato. Le mani mi tremavano. Avevo davvero di bere qualcosa di forte…fortissimo. Versai un bicchierone della prima bevanda alcolica ambrata che mi capitò tra le mani. Il tentennio del vetro denunciava il mio nervosismo. E si rifecero vivi l’angioletto e il diavolo….

Angelo: “Cazzo fai Daniela???…vattene…vattene finché sei in tempo. Non penserai mica di resistergli…vero?…Non giocare col fuoco che ti scotti….”
Diavolo: “…ma che hai paura di un ragazzetto?…dai, lasciati andare…divertiti!!!….guarda che figona che sei!!!….non vorrai mica dirmi che hai fatto tutto questo per startene sola in una casetta di legno tra i boschi…..”
Angelo: “Pensa a tuo marito e ai tuoi figli….”
Diavolo: “Ma mica ci devi scopare…divertiti…fatti corteggiare…magari una cenetta…e poi ciao ciao…mica sa chi sei o dove abiti…”
Angelo: “Ha quindici anni meno di te…cosa vuoi fare?…”
Diavolo: “Beh…visto che sei stata con uomini di quindici anni più vecchi…ah ah ah…ristabiliresti un po’ di parità….”
Angelo: “Ma che cavolo stai dicendo??? All’epoca eri una donna libera…ma adesso….”

PUFF…diavolo ed angelo scomparvero non appena percepii alle mie spalle passi leggeri sul parquet. Riccardo, ancora bagnato e con solo un asciugamano bianco avvolto intorno alla vita, fece il suo ingresso nel soggiorno con in mano un paio di flute ed una bottiglia di champagne.

“Che ne dici di un brindisi prima della cena?…”

Cazzo. Con i capelli bagnati era ancora più figo e quel torace glabro, il bacino stretto, le spalle larghe, addome appena scolpito…sembrava davvero uno di quei modelli che credi che esistano solamente sulle riviste di moda…dovetti farmi forza per replicare ironicamente a quell’apparizione estremamente sexy.

“Intendi venire a cena vestito così oppure è soltanto la mise per l’aperitivo?” – accennai fingendo imbarazzo e nascondendo (credo) il mio vero stato d’animo
“Giusto il tempo di asciugarmi…” – rispose sicuro di sé lanciandosi sull’enorme divano bianco al centro del soggiorno – “…allora?….brindisi?….”

La bottiglia fu stappata in maniera molto professionale senza produrre alcun suono. Versò il contenuto nei due flute, si alzò e venne verso di me porgendomene uno.

“A cosa brindiamo?….” – mi disse sparandomi quegli occhi incredibili addosso
“Proponi tu…” – risposi accennando un sorriso come di sfida
“…al formaggio di malga!!!…che ne dici?….”
“Al formaggio di malga???…che brindisi è???….”
“…se non ti avessi vista degustare quel tagliere con tanta soddisfazione…probabilmente non ci saremmo mai conosciuti…” – rispose il ruffiano
“beh…per te non sarebbe stata una gran perdita…ah ah ah….”
“…vogliamo stare in piedi a bere questo champagnino?….”

In silenzio, arretrando e continuando a fissarmi negli occhi con intensità, si sedette sul divano in posa molto languida. Era giunto il momento della verità. Dare retta all’angelo o al diavolo? Passarono diversi istanti in un silenzio irreale con lui che mi fissava come un felino predatore conscio del fatto di essere bellissimo ed io in piedi, combattuta e imbarazzata.

“Su…coraggio…” – disse battendo la mano sul cuscino del divano – “…di cosa hai paura?…”

Come ipnotizzata da quel gesto le gambe si mossero automaticamente verso di lui e mi sedetti sul divano cercando di mantenere una distanza di sicurezza. Distanza che Riccardo annullò non appena fui a sedere con un movimento impercettibile che, molto pericolosamente fece allentare la presa dell’asciugamano intorno alla sua vita. La coscia muscolosa era perfettamente in vista tanto da poter correre con lo sguardo fin quasi all’inguine di quel corpo estremamente maschio. Inspirando mi irrigidii come una statua di marmo.

“Sei nervosa…rilassati…facciamo un altro brindisi…” – disse afferrando la bottiglia e riempiendo nuovamente i flute

Il suo tentativo di farmi allentare le tensioni con l’aiuto dell’alcool erano chiare….chiarissime. Cercai di impostare una conversazione sviando l’argomento sulla montagna, sulle piste da sci, sul ristorante in cui saremmo dovuti andare a mangiare e, sempre affabilmente e con voce flautata, lui rispondeva pur non diminuendo l’azione di avvicinamento che si faceva sempre più intensa. Ormai i corpi erano praticamente a contatto. Sentivo il suo braccio dietro le mie spalle, le gambe si trasmettevano vicendevolmente il calore, la mano con cui reggeva il flute a pochi centimetri dalla mia gamba. Il suo viso, durante una pausa di silenzio, andò a sprofondare tra i capelli trasmettendo al collo, alla nuca, all’orecchio un brivido che causò inevitabilmente una violenta spinta all’eccitazione che stavo cercando di tenere sotto controllo.

Di questo Riccardo se ne accorse perfettamente viste le sue notevoli capacità seduttive. Il dorso caldo della sua mano entrò a contatto con la mia coscia. Anche se il mio cervello era in piena tempesta il corpo non riuscii a trattenere una violenta reazione che mi impose istintivamente l’emissione di un forte gemito. La diga era crollata!!! Ero nelle sue mani…

Ad occhi chiusi, come a non voler vedere quello che stava succedendo, sentivo le sue labbra correre sul collo, le sue mani impossessarsi dei miei fianchi. Con estrema facilità, vista l’abbondante scollatura sentii un seno sbalzare fuori dal vestito e, subito dopo, le sue dita avventarsi sul capezzolo gonfio. Era andata…stavo tradendo mio marito!!!

Ma proprio mentre la sua mano stava correndo verso le mie cosce…

Titi ti titi ti….Titi ti titi ti…….SMS !!! …il suo cellulare iniziò a trillare…

Come punto da un’ape Riccardo balzò in piedi velocissimo per poter rispondere alla chiamata. Nella concitazione dei movimenti l’asciugamano, appena avvolto in vita, cadde rivelando ai miei occhi tutta la perfezione di quel corpo giovane e maschio. L’erezione imponente risultava perfettamente proporzionata a tutto il resto del fisico. WOW…Daniela!!! Che caspita di bocconcino che ti era capitato per le mani !!! Ma proprio mentre degustavo con gli occhi tutto quel ben di Dio…

“Ciao…ciao amore…dove sei?…” – rispose con voce mielata il ragazzo – “…ma certo…certo che no…figurati…giusto il tempo di prepararmi e arrivo a prenderti…aspettami….faccio velocissimo…”

Spense il cellulare e mi rivolse uno sguardo come di richiesta di comprensione.

“La tua ragazza…vero?…” – chiesi stupita
“Sì…un’improvvisata…non me lo aspettavo….ti giuro….sennò non organizzavo tutto questo…mi sta aspettando giù alla stazione…”

Gli sorrisi con complicità e comprensione.

“Dai…forse è meglio così…” – gli risposi alzandomi dal divano e rimettendomi a posto il vestito
“Se vuoi …ci possiamo rivedere in un altro momento…” – mi propose cercando di coprire alla meglio il suo membro eretto
“…lascia fare…non credo sia proprio il caso…pensa a prepararti per andare a prendere la tua ragazza…” – risposi secca voltandomi verso l’uscita di casa

Mi segui fino alla porta cercando di scusarsi e cercando di convincermi a fissare un nuovo appuntamento.

Sarei stata per lui solo una delle tante conquiste…una scopata da aggiungere alla collezione.

In fondo era andata bene così. A tutti e due.

Le mani sul volante ancora tremavano. Le emozioni che avevo appena vissuto, i conflitti che ancora stavo vivendo nel corpo e nella mente, mi rendevano la guida davvero difficile. Buio, buio totale in mezzo ai boschi. I sobbalzi della strada sterrata, la paura di fare un incidente. Respiravo davvero a fatica con l’ansia di arrivarmene a casa sana e salva.

“Queste cazzate non le fai più Daniela!!! Hai capito?…sei solo una cretina….appena tuo marito ti ha mollato per un giorno…zac….e poi !!!….ti sei fatta massaggiare da uno sconosciuto, ti stavi per buttare fra le braccia di quello. E quanti soldi hai buttato per vestirti come una zoccola??? …mamma mia che stronza !!!…”

Quando finalmente arrivai a casa mi sentii sollevata. La luna illuminava le vette delle montagne, il prato deserto e silenzioso di fronte a casa. Inspirai profondamente l’aria fresca della sera. Mi guardai i piedi. Le unghie smaltate, il filo d’oro alla caviglia, i brillantini dei sandalini illuminati dal chiarore della luna. In un impeto di rabbia, li lanciai in mezzo al prato urlando. Mi sfilai il vestito, il perizoma…io nuda, la pelle bianca illuminata dalla luna…il ridicolo ciuffetto scuro. E risi…risi istericamente, un po’ amaramente di me…
Entrai in casa, agguantai una delle bottiglia di grappa acquistate come souvenir. Nessuno se ne sarebbe accorto. Avevo deciso di prendermi una sbronza!!! Non avevo notato che il tedescone, il giorno prima, aveva lasciato sul tavolo un sacchetto di tabacco da sigarette.

“Cazzo Daniela…quant’è che non fumi??…mica vorrai….ma sì…dai…ci provo…”

Con enorme fatica riuscii a confezionare una sorta di sigaretta un po’ deforme. Uscii di nuovo sul terrazzo e mi stesi sulla sdraio: i sandalini in mezzo al prato, il costoso tubino nero sulle scale di casa. In compagni della bottiglia di grappa e della sigaretta, mi gustavo l’aria fresca (fredda…direi), la luna piena, gli alberi neri.

[Pensieri]

“Allora…calma…Danielina…chi cazzo sei?…che cazzo vuoi dalla vita? Sei una buona moglie? Sì…penso…non ho mai tradito mio marito…però è vero anche che….insomma, appena ne ho avuta l’occasione ho giocato a fare la zoccola e, tutto sommato, se non era per quella telefonata…vabbé…Sei una buona mamma?…sì…credo di sì…su questo ho più certezze…e allora?…che ti è preso???…da quando ti sei messa a leggere quei racconti e da quando hai iniziato a scrivere la tua biografia erotica…insomma…”

La bottiglia era già ammezzata. La sigaretta mi aveva gratificato tanto che decisi di confezionarmene maldestramente un’altra…Non mi faceva freddo. I capezzoli, comunque, eretti. Un senso addosso di languore e di insoddisfazione.
Presi il cellulare per sfogliare le foto che, forse un po’ stupidamente, mi ero scattata nel pomeriggio.

“Anche quella sei tu !!!…e che vuole quella lì? Vorrebbe rivivere le cose di un tempo quando, giovane e libera, non si poneva nessun tipo di problema a scoparsi qualcuno???…Uno come Riccardo lo avrebbe spolpato e non si sarebbe neanche tirata indietro per una cosina veloce come aveva proposto lui…Cazzo che figo !!!…e quando mai ti ricapiterà a questa età un esemplare maschio del genere!!!…”

Mentre fabbricavo l’ennesima sigaretta, percepii il freddo del vetro della bottiglia fra le mie cosce. Immaginai…[sospiro godurioso]

“Cos’è che ti manca???…spiegamelo!!! Un uomo!!!…e tuo marito???…quant’è che non ci scopi???…soltanto colpa sua?…colpa del tempo, degli spazi che mancano sempre???…o è anche colpa tua che ormai ti sei assuefatta a questa strana indifferenza sessuale nei suoi confronti? Sentirà anche lui questa situazione???…sembra ignaro di quello che provo…di quello che vorrei sentire….”

Sfogliai altre foto. Ma quante me ne ero fatte???

“WOW…sembri davvero una di quelle troiette che mettono gli annunci su internet…ah ah ah…chissà se avresti successo…di certo a Riccardo sono piaciuta…quando si è alzato per rispondere…ah ah ah…caspita gli è rimbalzato come se fosse a molla…ti sarebbe piaciuto vero?…carne giovane, dura, liscia….”

Calore tra le gambe. La bottiglia di grappa ormai finita, usata come estintore del calore che stavo provando.

“Che cazzo fai?…ti stai masturbando?…quant’è che non lo fai?….”

La mano non riusciva a smettere di strofinare la bottiglia su e giù. La depilazione estrema facilitava lo scorrimento sopra le grandi labbra che lentamente, gonfiandosi, permisero il contatto del vetro col clitoride. E fu un crescendo. Un crescendo che cortocircuitò completamente i miei pensieri. Solo uno, di pensieri, divenne ossessivo: godere!!! E mentre le mie foto scorrevano, la bottiglia donava sensazioni sempre più crescenti di piacere.

Masturbarsi guardando le proprie foto nuda. Un’aberrazione? Non lo so. Di certo ero stata brava. Mi ero messa in tutte le pose volgari ed oscene possibili ed immaginabili.

Venni urlando alla luna mentre sul telefonino apparivo con una gamba alzata, le dita ad allargare la passerotta glabra. Gli stupidi occhiali da sole che mi ero comprata mi rendevano quasi irriconoscibile.

Fiatone….batticuore…la bottiglia che rotola a terra….cellulare in stand by….luna piena….

Quando, infreddolita e stonata dalla grappa, mi svegliai, due cerbiatti stavano attraversando il prato di fronte a casa. Un sorriso dolce sul mio viso.

Buonanotte Daniela. Domani sarà sicuramente un giorno migliore.

La testa mi esplodeva. Un litro di grappa…bleah. Avevo lo stomaco. Probabilmente, durante la notte, dovevo anche aver vomitato. La bocca amara, gli occhi doloranti. Il sole era già alto quando mi alzai. Affacciandomi vidi i sandalini, il vestito, la bottiglia di grappa…residui di una notte di ordinaria, e un po’ triste, follia.

L’orgasmo che mi ero procurata mi aveva parzialmente dato un po’ una calmata. Sentivo che ciò che avevo fatto erano il frutto di una stupida insoddisfazione. Cosa stavo cercando? Una relazione extra coniugale? No di certo. Un’avventura da un “colpo e via”? Meno che mai…e allora???

Solo le mie fantasie, i miei ricordi, le mie piccole stanchezze ed insoddisfazioni mi avevano fatto comportare come una scriteriata. Questa era la verità !!!

Mi infilai sotto la doccia. L’effetto parrucchiere svanì in un attimo, via lo smalto dalle unghie, infilati nuovamente i vestiti da “brava mamma in vacanza”: scarponcello trekking con calzettone, bermuda e camicia da boscaioli…e tanti saluti al mio look da pantera !!!

In una sorta di percorso inverso, un po’ con la morte nel cuore, raccolsi tutti i miei acquisti folli del giorno precedente e li misi in un sacco della spazzatura. Una sorta di funerale. Era come dire addio per sempre ad una Daniela che era giusto che scomparisse per sempre: addio tubino nero e sandalini, ciao scandaloso perizoma…quella vita, quel modo di pensare non facevano proprio più parte della mia vita. Pensai che avrei anche dovuto smettere di leggere e, soprattutto, scrivere racconti erotici. Il passato è passato…per sempre finito.

Visto che era ancora presto, e che ancora ci sarebbero volute ore prima del loro ritorno, pensai che sarebbe stato bello preparar loro una delle mie “famose” cenette. Una corsa giù in paese, un po’ di spesa e poi mi sarei dedicata con amore all’arte della cucina.

Uova, farina, carne e funghi…avrei preparato la pasta….e poi acceso la brace e apparecchiato la tavola….sicuramente avrebbero gradito. Chissà che schifezze avevano mangiato in quei giorni!!!…e che fame avrebbero avuto dopo giorni in alta quota!!!…

Che bello era ritrovare le mie cose…le mie attività domestiche…nel silenzio di quel luogo davvero incantato…

[Rumore di auto ???….sportelli che si chiudono…chi cavolo???…]

Mi affacciai sul ballatoio della casa. Riccardo, sorridente, mi lanciò un saluto amichevole con una mano. Sicuro di sé, proseguì l’ascesa verso di me…

“Ciao…è bellissimo qui….” – disse guardandosi intorno
“Che ci fai?…come hai fatto a sapere…” – chiesi un po’ contrariata
“Ho chiesto in paese…lì sanno tutto di tutti…non ti preoccupare…ovviamente ho usato discrezione…mica sono scemo…”
“E la tua ragazza?…” – chiesi severa
“E’ andata in città a fare shopping con un’amica…”
“Cosa vuoi?…”
“Chiederti scusa…sono stato un animale…”
“E’ andata così…e forse è stato meglio per tutti e due…stavamo per fare una sciocchezza…”
“Sì…forse…però volevo dirti che davvero tu mi hai fulminato…ecco…insomma…non sono uno di quelli che va a caccia di storie…”
“Non ti devi certo giustificare con me. Comunque neanche io sono una che va a caccia di storie…sono sposata da tanto tempo e non avevo mai fatto una cosa del genere e come vedi…” – dissi indicando i miei vestiti – “…non sono una femme fatale….sono una moglie…sono una mamma…cucino, lavo, stiro….ah ah ah….”
“Ti trovo comunque sexy….forse ancora più di ieri sera….”
“Non mi far confondere Riccardo. Grazie dei complimenti….ci siamo chiariti…credo che adesso sia il caso che io torni a preparare la cena. I miei saranno qui tra qualche ora e vorrei festeggiare il loro rientro…”
“Certo…certo….però ti volevo dire una cosa e basta…”
“Cosa?…”
“Stanotte non ho fatto l’amore con la mia ragazza…”
“E allora? La cosa mi dovrebbe interessare?…”
“Stamani mi sono svegliato pensando a te…e avevo voglia di rivederti…”
“Riccardo…lascia fare….davvero…sei un bravo ragazzo e ti sei comportato finora da galantuomo…io ho la mia vita, la mia famiglia…non voglio avere storie, né tanto meno incasinare la vita ad altri…sei giovane, hai la tua ragazza…”
“Certo…però…lo so che è una follia, sia per te che per me, però…io…volevo soltanto…”
“Cosa?…cosa volevi?…”
“Niente…niente…scusa….avevo soltanto voglia di rivederti per dirti che sei fantastica…”
“…oh….grazie…”
“…scusa…scusa…scusa…no…sono solo un cretino…lascia fare….”

Quel ragazzone grande e grosso, che dava l’aria di uno sicuro, molto sicuro di sé, in un moto di timidezza, voltandosi ridiscese verso la sua macchina. Mi sentii un brivido addosso: quei complimenti avevano gratificato intimamente la mia femminilità senza il bisogno di trucchi, vestiti, sandalini. Gli ero piaciuta così, al naturale. Ed ero piaciuta ad un bellissimo ragazzo, molto più giovane di me…WOW…

Istintivamente, anche se la lingua l’avrei volentieri morsa subito dopo, urlai il suo nome affinché si fermasse. Si voltò guardandomi un po’ dimesso. Uno strano senso materno, amichevole e protettivo mi pervase.

“Scusami…sono stata una cafona. Non ti ho neanche offerto niente da bere. Hai fatto tutta questa strada e con questo caldo…vuoi una birra?…”

Un sorriso sereno gli illuminò il viso. Tornò sui suoi passi velocissimo come se sapesse che la mia proposta sarebbe arrivata.

“Solo per una birra…ok…grazie….”

Sedevamo al tavolo di cucina. Silenziosi, ognuno con la sua bottiglietta di birra. L’impasto di farina ormai secco sul tavolo, la radio locale trasmetteva musica anni ’80: sconosciuta forse a lui, ricca di significati e ricordi per me. Non sapevo cosa dire o chiedere e forse neanche lui. Bevevamo e ci guardavamo reciprocamente.

Dovevo essere io, vista l’esperienza dovuta all’età, a trovare un tema che giustificasse quella strana situazione.

“Mi hai detto delle cose belle…” – gli dissi quasi vergognandomi
“E’ quello che sento…da quando ti ho vista mangiare i formaggi…”
“Sei un bel ragazzo, giovane, intelligente, educato, colto…dai l’impressione di uno molto sicuro di sé…perché mai dovresti rivolgere il tuo sguardo nei confronti di una babbiona come me???…”
“Perché dici così?…”
“Ho l’impressione che tu mi prenda in giro…tutto qua…con gli occhi che hai…il fisico da modello…chissà quante belle ragazze ti sbavano dietro…”
“Hai detto bene. Ragazze…solo ragazze. Ed invece io vorrei trovare una donna…capisci?…”
“Vabbé…sei giovane…la troverai di sicuro. E la tua ragazza?…”
“Stiamo insieme da un paio d’anni. E’ una molto attenta all’eleganza, alla moda. Molto, troppo, snob. E’ di famiglia ricchissima…ma non si gode la vita. Non mangia i formaggi col gusto con cui lo mangiavi tu ieri…capisci perché mi hai colpito?…tu sei una che ama la vita, se ne frega delle convenzioni. Prendevi il formaggio con le mani e te ne riempivi la bocca…Godevi la vita!!! Ecco….vorrei trovare una donna così…e che se ne fotta della moda, delle unghie, delle doppie punte, dei locali in…eccetera eccetera…”
“Oh mamma…non avevo mai conquistato nessuno mangiando formaggio…ah ah ah…”
“Ti dirò che quando sei arrivata a casa mia ieri sera…mi hai stupito!!!…non pensavo che tu…insomma…io ti avevo invitato a cena quasi per scherzo e mi sono ritrovato, scusami il termine, una pantera!!!…ah ah ah…”
“Pantera…ah ah ah…diciamo che ieri mi sono divertita un po’ con me stessa…stupidamente…il mio stile, alla fine, è questo…vedi?…calzoncini, scarponcino, camicia da boscaiolo…”
“A me piaci lo stesso…anzi…di più, direi.”
“Ma falla finita!!!…ah ah ah…Accidenti !!!…guarda qua!!! La pasta mi si è quasi seccata!!! …”
“Oh…scusa…colpa mia…ti ho fatto distrarre…scusami …però…con un po’ di acqua calda…un uovo…”
“Anche esperto di cucina?…lascia fare…rimedio subito…”

Mi misi all’opera sulla spianatoia. Tuffai le mani nella pasta e dopo pochi minuti di energico lavoro riprese la sua morbida consistenza. Riccardo, come affascinato dai miei movimenti da brava casalinga, si era accomodato sul divanetto di fronte a me. Nel giro di meno ventiquattr’ore, anche se in condizioni totalmente diverse, ci trovavamo di nuovo soli in una stanza: lui seduto sul divano (stavolta vestito), io in piedi davanti a lui (e non vestita da pantera!!!) e proprio mentre riflettevo in silenzio su questa cosa…

“Mi sembra un deja vu…ah ah ah …io e te…in una stanza…” – disse quasi leggendomi nel pensiero
“La condizione mi sembra un po’ diversa…” – risposi cercando di minimizzare
“Mi spiace davvero per ieri sera…io non volevo…insomma ti ho vista arrivare vestita in quella maniera e ho pensato che tu stessi cercando…”
“…che stessi cercando?…cosa?…sesso?…”
“Beh…”
“Diciamo che cercavo gratificazione femminile…può andare?…non volevo sesso…”
“Sono stato uno stupido a comportarmi come mi sono comportato…pardon.”
“Figurati…alla fine la mia “gratificazione femminile” ce l’ho avuta….ah ah ah….”
“Che gratificazione?…”
“Beh…ho goduto la vista di un bellissimo ragazzo…nudo…e che, tutto sommato non era rimasto del tutto indifferente alle mie grazie…mettiamola così…”
“Sono stato tutta la notte in subbuglio se lo vuoi sapere…”
“…subbuglio?…”
“…eccitato!!!…e non ti dico in che condizioni mi sono svegliato stamani pensando a te…”
“…ah…e la tua ragazza?…non potevi…”
“…potevo. Forse…supposto che la signorina fosse in stato di grazia. Ma in testa avevo te…”
“Me lo hai già detto…e ora che mi hai vista in versione casalinga, immagino, che ti sia calmato…”
“…no, per niente….Guarda.”

Con entrambe le mani Riccardo si afferrò il pacco che si mostrò in tutta la sua lunghezza. I nostri sguardi si incrociarono. Il suo sorriso beffardo, nuovamente, si beò della mia eccitata sorpresa.
Ero nuovamente di fronte ad un bivio. Troppe volte in appena tre giorni. E troppe volte il mio cervello, il mio corpo, i miei sensi sono stati sollecitati. Quel bel ragazzo steso di fronte a me, eccitato, si rivelava come una nuova tentazione a cui difficilmente avrei potuto resistere.

“Riccardo…ti prego. Ci siamo chiariti, no?…io non…” – dissi con tono di rimprovero
“Tu continua a fare quello che stai facendo. Mi piace. Giuro che non ti tocco…”

E senza neanche darmi il tempo di rispondere, con due abili manovre, tirò fuori dall’”astuccio” il suo “flauto magico”.

“Oh cazzo, Riccardo, ti prego…non mi fare questo…” – dissi mollando la palla di pasta sul tavolo
“…ssst….zitta….zitta….fai finta che io non ci sia….lasciami soltanto godere della tua presenza…”

I miei occhi si abbassarono sul tavolo, le mani strinsero violentemente la pasta. Inspirai profondamente come a cercare di contrastare la nuova ondata di eccitazione che stava salendo dentro di me. Non volevo guardare ma il cervello, di nuovo in tilt, mi obbligava a tenere fisso lo sguardo su di lui.

“…sganciati un bottone della camicia…ti prego…” – sussurrò continuando nella sua lenta masturbazione

Avrei dovuto cacciarlo, o sarei dovuta uscire di casa, o prenderlo in giro per frenare le sue velleità e invece….

Sciocca Zia Daniela e troppo generosa Zia Daniela e troppo sensibile al fascino maschile!!!!

Fui più generosa di quanto richiesto e, nonostante le mani impiastricciate, non trovai difficoltà nello sganciare tutti i bottoni. Camicia aperta, reggiseno in bella vista.

“…oh…accidenti…sei un sogno. Che bello…il reggiseno mi eccita. Ieri sera non ce l’avevi…io adoro i reggiseni come quello…”
“…ok…Riccardo…tranquillo. Stiamo facendo un gioco pericoloso…”
“Tranquilla…ti ho promesso che non farò niente che tu non vorrai…prosegui il tuo lavoro come se non ci fossi…”
“…è un po’ difficile…”

Proseguiva con la sua lenta masturbazione. Anche lui si era sganciato la camicia esibendo quel cavolo di fisico da modello. Le gambe, lo ammetto, mi tremavano. Deglutivo a fatica.

“Dimmi qualcosa…” – disse aumentando il ritmo
“Cosa ti devo dire? Sto facendo un’altra cazzata. Stanotte mi ero riproposta….”
“…no…no…non dire queste cose. E’ solo un gioco. Un gioco innocente…Non stai facendo niente di male…questo non è tradire…ci stiamo solo guardando…”

Con quella voce flautata, il suo sguardo dolce e sornione, mi stava convincendo che in fondo non c’era niente di male in quello che stava succedendo e all’ennesima richiesta di abbassarmi i bermuda (stupida!!!) opposi pochissima resistenza.

Che ridicola che dovevo essere!!! Camicia aperta con reggiseno in vista, scarponcello e calzino tecnico. Una donna ben lontana dalla “pantera” della sera prima. Lui sembrava perso nell’ammirazione della scena, il suo membro eretto una pericolosa tentazione.

“Toccati anche tu…ti prego…” – mi chiese esibendo un’erezione spettacolare verso di me
“…No…ti prego. Non mi far fare questo…” – dissi in difficoltà respiratoria
“Solo se lo vuoi…e sono sicuro che lo vuoi. Guarda come sono eccitato….”

La camicia volò via, il reggipetto strappato in malo modo. Le mani infarinate agguantarono i miei capezzoli che richiedevano urgentemente di essere strapazzati.

“Sì…sì…che bello….mi stai facendo godere…mi scoppia tra le mani….” – mugolò aumentando il ritmo

La diga si era nuovamente rotta…e quando anche le mutande furono scostate per provvedere a placare il richiamo violento dell’eccitazione, la sua reazione alla vista della mia patatina depilata fu quella di un ragazzino alle prime armi.

L’emozione che stava vivendo, probabilmente sincera, non riuscii a fargli trattenere l’orgasmo che impetuoso andò ad allagare il suo petto. Due, tre getti potenti disegnarono ghirigori biancastri sui suoi muscoli tonici.

Lo seguii a ruota, in piedi di fronte a lui, con le gambe allargate oscenamente, le gambe tremanti per il piacere. La testa china, i capelli mi coprivano il volto. Ancora tremavo per il piacere e già la vergogna per ciò che avevo fatto mi stava assalendo. Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo.

I passi di Riccardo, il suo lento avvicinarsi. Chiusi gli occhi per non vedere, non sentire.

Il suo corpo caldo e bagnato mi avvolse in un abbraccio, il suo sesso ancora teso planò sulla mio ventre. Il suo caldo sperma sulla mia pelle.

In silenzio, in piedi, nudi. Mi prese il viso tra le mani e mi obbligò ad uno sguardo carico di significati. Un bacio a fior di labbra.

“Grazie, sei meravigliosa. Non ti scorderò.” – disse con voce intensa e sincera

Rimasi in piedi nel centro della cucina mentre la macchina di Riccardo si allontanava.

Il sole stava calando inesorabilmente, la pasta sul tavolo ormai da buttare.

Preferii andare a mangiar fuori con mio marito e con la prole. Non mi andava proprio di restare con loro in quella stanza dove, poche ore prima, avevo consumato un “tradimento” ai loro danni.

Un tradimento parziale? …mah… Di certo avevo dimostrato a me stessa tutta la fragilità emotiva che stavo (e che sto tuttora) vivendo. Per fortuna l’amore dei miei bimbi mi dà la forza di preferire il dottor Jekill a Mr. Hide. Di certo, però, Mr. Hide si nasconde dentro di me.

Dopo aver cenato, e dopo avermi raccontato le loro (dis)avventure in alta quota, distrutti come erano, non vedevano l’ora di planare nel lettone. Il più piccolo si addormentò addirittura al ristorante. Mio marito sembrava davvero felice di ricongiungersi a me e questo, oltre a farmi sentire davvero a disagio con i miei sensi di colpa, mi dette anche una minima speranza che quello che avevo vissuto nei tre giorni senza di lui fosse solo e soltanto una strana parentesi della mia vita.

Il silenzio della baita. I bimbi dormivano come angioletti e mio marito che mi attendeva a letto.

Mi guardavo nello specchio del bagno e rivedevo me stessa nei tre giorni vissuti da sola: il dottore tedesco, il gioco delle foto, i vestiti, la mia passerotta spelacchiata e, ovviamente, Riccardo.

Un sorriso un po’ malinconico. La consapevolezza che, in fondo, non avevo tradito completamente e se mi ero abbandonata a giochi erotici in fondo era per il forte bisogno di amore.

Inconsciamente, forse, tutto quello che avevo fatto era stato soltanto per piacere a lui. Per riconquistarlo, per averlo.

Sì, era proprio così. Volevo solo lui.

Feci il possibile per rendermi la “pantera” della sera prima: mi spalmai il corpo di crema profumata, mi spazzolai i capelli, un velo di trucco ad esaltare lo sguardo. Indossai solo il perizoma.

Di certo lui, così sfrontata, audace, non mi aveva mai vista.

Una sana scopata con mio marito mi avrebbe convinta che Dr. Jekill aveva vinto su Mr. Hide.

In fondo, a parte le mie masturbazioni, non avevo scopato e forse era proprio quello di cui avevo bisogno per dare tregua ai miei pensieri e al mio corpo ancora smanioso.

Ma stanotte la “pantera” che era (è) in me lo avrebbe spolpato.

Chiusi la luce del bagno. La luce della luna illuminava il corridoio della baita. Una leggera lama di luce proveniente dalla nostra camera da letto.

L’ombra del mio corpo nudo attraversava la casa silenziosa, i passi felpati sul pavimento di legno producevano leggeri scricchiolii….

Quanto mi sarebbe piaciuto trovarlo nudo sul letto, magari già eccitato, pronto a soddisfare le nostre voglie. Gli sarei apparsa nuda, di fronte al suo pene eretto, mi sarei avvicinata al suo viso e, dopo un bacio a fior di labbra, gli avrei esibito la mia passerina a pochi centimetri dalla sua bocca. Me la sarei fatta mangiare, avrei voluto provare un primo fortissimo orgasmo così. E poi lo avrei cavalcato, violentemente. Lui avrebbe goduto della visione delle mie tette che, ad ogni colpo, avrebbero sobbalzato.

Camminavo, pensavo, immaginavo….e mi bagnavo.

Il suo respiro regolare, gli occhi da angioletto chiusi in un sonno profondo.

Sospirai delusa.

Entrai sotto le coperte e spensi la luce.

“…Buonanotte….dormi pure amore…” – gli sussurrò dolcemente Mr. Hide

E poi fu soltanto il silenzio, la luna….e le mie mani che si muovevano al ritmo dei ricordi.

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