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Eneide postmoderno – Dell’isolamento di Janus e delle sue conseguenze

By 12 Aprile 2020No Comments

Non fu sorpresa per alcuno che Janus si ritraesse dal suo compito di comandante per breve tempo.
Anche presso le amazzoni del Kelreas esisteva la possibilità di celebrare il lutto ed era consuetudine un periodo di cordoglio, generalmente solitario e a volte accompagnati dai propri parenti più cari.
Amici, amanti e servi in genere non erano ammessi e un intromissione in tale periodo di lutto sarebbe stata considerata come maleducata, se non apertamente irrispettosa del defunto e del sofferente medesimo. Per questo, Maghera non disse né fece nulla, lasciando l’Esule alla propria sofferenza, pur attenta a mostrarsi disponibile e pronta qualora avesse bisogno di qualcosa.
Tuttavia, Janus pareva necessitare solo di una cosa: tempo.
Purtroppo, come la giovane si accorse, non era il tempo il bene più abbondante.

Aniseus sorrise mentre Tia continuava a succhiargli il membro. La giovane si stava prodigando con la consueta abilità nella fellatio ma il giovane aveva ben altri motivi di sorridere.
L’opera di Cassius aveva prodotto risultati insperati: Janus era spezzato.
Ora, se loro si fossero mossi in fretta per occcupare la sua posizione, nessuno avrebbe potuto fermarli. Avrebbero vinto senza dover uccidere il loro ormai prostrato comandante.
-Ferma.-, ordinò. Girò la giovane sulla schiena senza riguardi, infilandole un dito nella vulva.
Tia gemette mentre Aniseus esplorava le sue profondità con assoluto menefreghismo per l’aumento del suo piacere. Il giovane sorrise. Penetrò la ragazza un istante dopo.
-Oh.. sì…-, esclamò lei, -Dovremmo ricompensare nuovamente Cassius…-, sussurrò.
-Dovremmo.-, concordò lui. In quel momento voleva solo riversarsi in quella giovane senza alcun freno o ritegno. Il resto poteva attendere. Strinse i seni della giovane con crudeltà.
-Bastardo!-, esclamò Tia gemendo. Aniseus sorrise. -Tanto lo so che ti piace, troia.-, disse.
-Sì… sono la tua puttana…-, sussurrò lei, sussultando a ogni colpo di maglio.
-Esatto, stronzetta succhiacazzi che non sei altro. E visto che volevi tanto una ricompensa per Cassius, ho qualcosina da farti fare.-, sussurrò lui. Uscì dalla sua vulva. Tia si girò, comprendendo cosa volesse. Il giovane ée penetrò nell’ano con brutalità mentre le tormentava la vulva con le dita. Lei gemette, l’idea le piaceva. Un sacco.
Eccitata dal trattamento e dalla prospettiva, godette proprio mentre Aniseus si riversva di nuovo in lei. Non parlarono per lunghi istanti poi, ripulendo il membro dell’uomo con la lingua, Tia si decise a chiedere.
-Cos’hai in mente, mio signore?-, chiese. Aniseus sorrise.

Janus fissava il soffitto, disteso sul letto.
Anche Sullastius… Anche lui era morto. Si era aggiunto ai molti, moltissimi morti di quell’odissea.
Poteva continuare? Poteva condurre ancora i suoi uomini e la gente che aveva voluto riporre la sua fede in lui verso un futuro migliore? Non lo sapeva più. Voleva crederci ma la verità era che non lo sapeva più. Non aveva più senso continuare se aveva perso la rotta.
Sospirò chiudendo gli occhi, cercando di meditare. Ma non trovò risposte, solo il vuoto infernale di una quiete cimiteriale.

Aniseus aveva radunato tutti loro sul ponte. Notevole era l’assenza di Janus. Era il terzo giorno.
La folla era totale: cento o più persone, tutte presenti, tutte attente. Il giovane, avvolto nei suoi abiti migliori si godette il momento. Erano passati tre giorni e loro avevano atteso che Janus si riprendesse, indicasse la rotta o si decidesse anche solo a uscire dall’isolamento catatonico in cui era piombato, invece niente. E Aniseus aveva decretato, insieme agli altri, che non v’era motivo di aspettare oltre. Il momento tanto atteso era giunto.
-Fratelli e sorelle! Esuli di Licanes e stimate guerriere del Kelreas! Stranieri di altri lidi e amici di una vita, siamo qui oggi per ascernire una realtà ormai nota, per accettare questa verità.-, esordì.
-Janus ci ha abbandonati. Il nostro comandante ha compiuto scelte discutibili, ma ci ha condotti attraverso situazioni difficili, tuttavia é palese che la perdita di Sullastius l’abbia ferito e che non possiamo più semplicemente attendere che si riprenda. Le scorte di bordo stanno terminando a ritmo notevole ed é mia premura evitare che l’abbattimento di Janus rappresenti la rovina per tutti noi.-, disse. Si levarono alcune esclamazioni di incitamento. Diverse da Brutus, Ossius e Betea  ma ve ne furono anche da altri, gente ben esterna alla congiura. Aniseus sorrise.
Cercò Maghera con lo sguardo ma la giovane non c’era. Meglio, non si sarebbe potuta opporre.
Draupadi invece ascoltava, distaccata, senza far trasparire emozione alcuna.
-Abbiamo tanto vagato da dimenticare cosa significhi mettere radici, tutto per una terra promessa che solo Janus ha insistito nel cercare. Chi di noi non si sarebbe fermato presso i Lotofagi? Chi non sarebbe stato tentato dal fermarsi in Kelreas? Chi di noi non ha sinceramente sentito la mancanza di quella stabilità che tanto ci viene promessa da Janus ma mai giunge?-, chiese il giovane. Altre esclamazioni di assenso. Tia, Ossius, Betea ma anche altri. Ormai era chiaro che se c’era qualcuno ancora leale a Janus se ne stava ben zitto e quieto.
Meglio, da un lato. Avevano capito da che parte tirava il vento, ma d’altronde…
Avrebbero potuto essere problematici, dopo. Specialmente Maghera.
-Io chiedo che siatu a guidarci a un lido sicuro, Aniseus!-, esclamò Tia. Altri alzarono la voce in assenso. Vi furono proteste, stavolta. Poche ma vi furono.
-Dovremmo sentire anche Janus!-, esclamò Asclepia, -Non puoi soppiantarlo così!-.
-Naturale.-, rispose Aniseus con un sorriso condiscendente. Si era preparato a simili opposizioni.
-Consulteremo Janus nel momento in cui egli si renderà disponibile ma ora come ora necessitiamo di un luogo dove far provvista e di un capo che ci guidi.-, rispose Cassius.
-Perché non tu, Cassius?-, chiese Jera, una donna di Licanes. Lui sorrise.
-Perché sono un soldato, non un capo.-, disse con umiltà. Aniseus si fece l’appunto di congratularsi con lui in seguito: la sua ottima improvvisazione aveva messo a tacere molti dubbi, portandogli il supporto di chi avrebbe volentieri voluto Cassius al posto suo.
-Votiamo.-, propose qualcuno. Aniseus annuì, conscio che non avrebbe potuto semplicemente dichiararsi leader. Non era così che funzionava. Non per i Licanei.
Votarono, il voto libero e segreto secondo le consuetudini. La votazione vide il giovane vincere con grande vantaggio.

La sera stessa, i congiurati si complimentarono sobriamente tra loro. Cassius rientrò in camera, ebbro del vino. Trovò una sorpresa.
-Salve, o guerriero.-, disse una voce. Letha, una delle amazzoni. Ma non era sola. C’era anche Tia.
-Molte cose. Ma la prima tra tutte é un po’ di soddisfazione… ed elargirti soddisfazione a nostra volta…-, disse Letha con un sorrise lascivo. Tia la abbracciò, baciandola a tutta bocca.
Cassius sentì l’erezione farsi prepotentemente strada, il sangue affluire ai lombi.
-Beh… volentieri.-, disse spogliandosi. Tia e Letha si spogliarono a loro volta e si avventarono su di lui. Non raggiunsero neppure il letto: presero a darsi piacere sul pavimento, bocche e mani impegnate a suggere, leccare, mordere, stringere, carezzare e graffiare.
Letha era, come le sue connazionali in forma e tonica, ma mancava leggermente di altezza e i seni erano leggermente più grossi della media delle amazzoni. Cassius fece scorrere il membro tra essi mentre Tia baciava e masturbava la guerriera che ricambiava con entusiasmo.
Rotolarono a terra, cambiando posizione un’infinità di volte. D’un tratto, l’uomo perse la cognizione di chi stesse scopando e di chi lo stesse incitando, graffiandogli la schiena e mordendogli il collo. Tutto si perse in un deliquio orgasmico che si concluse con la venuta di Cassius in Letha mentre questa leccava la vulva della loro compagna, seduta sul suo volto.
Solo allora, con i loro visi vicinissimi e spossati dal piacere, l’uomo sentì la voce di Tia che gli diceva di incontrarsi l’indomani nella stiva.

Maghera non aveva perso tempo a commentare gli eventi avvenuti. Si era recata da Janus, ma lui non aveva risposto. Doveva scuoterlo in qualche modo ma pareva insensibile.
Che fosse veramente distrutto? La giovane se lo chiese. Decise di chiedere consiglio a Draupadi.

-So perché sei qui, o condottiera delle Amazzoni.-, la voce di Draupadi era calma, lenta e melodica.
Seduta in una posizione che a Maghera pareva scomodissima, sembrare assolutamente a suo agio.
-Allora sai anche che ho bisogno di aiuto.-, disse lei, -Io credo… che Janus debba riprendersi.-.
-Janus non capisce. Io ho visto una lancia di fiamme trapssare Sullastius.-, disse Draupadi.
-Una… lancia di fiamme?-, chiese Maghera.
-Sì. Il mio sogno é stato quello.-, disse Draupadi. L’amazzone riflettè.
-Che vuol dire?-, chiese. L’ex Monaca scosse il capo.
-Non saprei. Ma penso che ci sia più di quanto sembri. Dovremmo andare dov’é morto. Cercare di comprendere la verità.-, disse.
-E come vuoi fare? Ora Aniseus comanda la nave. Non ci permetterà di lasciarla!-, esclamò l’amazzone. Draupadi si girò, lentamente, con calma e Maghera la vide sorridere.
Maliziosamente e con assoluta confidenza. Fu contagioso. Sorrise a sua volta di riflesso.
-Non occorre che lui lo venga a sapere.-, disse.

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