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Era un sogno oppure no?

By 6 Febbraio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Che giornata di merda. La legge di Murphy ha avuto ragione anche sta volta, peccato che la legge di Murphy pare sia vera solo per le persone che pensano a priori che qualcosa possa andare male, gli spavaldi di solito se la cavano. Altrimenti saremmo un mondo di sfigati. Ero troppo stanco per mangiare o guardare la televisione e senza nemmeno togliermi i vestiti mi buttai sul letto e dopo pochi minuti sprofondai in un sonno profondo. Di colpo le mie angosce andarono via e le mie disfatte iniziarono a fare spazio ai miei sogni. Purtroppo solo quando dormivo ero felice ormai e soltanto sognando davo un senso al mio essere. Mi ritrovai quella sera a sognare me, sdraiato nel letto, il
buio intorno a me. Non potevo vedere niente. Ad un tratto sentivo dei passi fuori della camera che piano piano venivano nella mia direzione. Non ero spaventato, anzi, ero molto rilassato, e non temevo ciò che si nascondeva nell’ombra. I passi si arrestarono ai piedi del letto e per qualche secondo non riuscii più a sentire la sua presenza finché non sentii una mano iniziare ad accarezzare il mio piede tra il calzino e la parte finale dei jeans. Qualche secondo dopo mi passò quasi impercettibilmente l’indice per tutta la gamba fino ad arrivare alla mia vita e come un gambero che si muove rasente il fondo del mare la sua mano mi passò delicatamente sulla patta dei miei pantalone e molto lentamente mi tirò giù la lampo, mi sbottono l’apertura ed essendo tornata ai piedi del letto prese a tirarmi via i pantaloni. Non avevo mai fatto un sogno così realistico e quando mi passava per la testa il pensiero che tutto ciò fosse stata la realtà scacciavo via le mie domande e mi riconcentravo sul sogno. Dopo avermi sfilato i pantaloni le sue mani agguantarono il mio pene tra gli slip e cominciarono lentamente a massaggiarlo fintanto che divenne così duro che uscì da solo senza che fosse stato tirato fuori. Quelle mani mi levarono con dolcezza le mie mutande e dopo pochi secondi di silenzio assoluto durante i quali mi ero quasi convinto che fosse finito tutto sentii calore ed umidità proveniente dalla mia cappella. Aveva preso a succhiarmi il pene e lo faceva con una maestria che non lasciava spazio ai complimenti perché ti toglieva letteralmente il fiato. Andava pianissimo ma al tempo stesso la lingua era una sorta di elica attorno al mio glande e con il resto della bocca si muoveva si piano ma stimolava l’ipersensibilita del mio pene. Con una mano intanto mi faceva i grattini si testicoli mentre con l’altra mi accarezzava una coscia. Di li a poco si fermò, poco prima che potessi venire. Di nuovo silenzio e poi la senti salire verso il mio volto. Mi arrivò alle narici il suo odore inebriante e di cui già sapevo non avrei più potuto fare a meno. Lentamente senza poggiarsi su di me ma facendo leva sulle sue braccia portò il suo volto dinnanzi al mio ed iniziò a baciarmi. Un bacio dolce, romantico, le nostre lingue si muovevano in un vortice di passione ma senza andare in affanno, lei controllava la situazione e sebbene io volessi spingere l’acceleratore al massimo lei mi teneva alla velocità che voleva lei, preferendo arrivare al sodo con calma più che con avventatezza. Mentre ci baciavamo inizio a calare il suo pube contro il mio pene eretto e dopo pochi secondi inizio dei movimenti circolari su di essi gestendo sempre la velocità del movimento. Stavo impazzendo e nel sogno mi resi conto che la mattina dopo mi sarei sicuramente trovato tutti gli slip bagnati fradici ma poco importava, era un sogno troppo bello per perdersi in preoccupazioni inutili. Senza ne smettere di baciarmi ne smettere di muoversi sul mio pene si sfilo la maglietta ed il reggiseno e a quel punto prese a strusciarmi anche il suo seno contro il mio petto. Volevo morire, il piacere era immenso e a sentire da ciò che mi strisciava contro doveva avere almeno una quarta di seno e per sperimentare con le mani se avessi ragione tentai di toccarle ma lei mi bloccò le braccia tenendole lontane. Subito dopo però smise di muovere il suo bacino e salendo ancora di più verso di me iniziò a sfiorare il mio viso con il suo seno, a tal punto che il tocco era così delicato che quasi non ero sicuro di ciò che succedeva. Mi portò i suoi capezzoli alle labbra ed uno ad uno me li fece succhiare poi si tirò su e fu di nuovo il silenzio. Passò quasi un minuto senza che io potessi sentire un movimento e poi rieccola sopra di me, la sentii afferrare il mio pene e dopo poco percepii che lo stava premendo contro la sua vagina e dopo pochi istanti fummo uniti. Questa volta mi dava le spalle e restando perfettamente impalata sul mio membro con la schiena dritta prese a muoversi sempre circolarmente. Questa volta il suo ritmo era decisamente più veloce e più tempo passava e più andava veloce, si muoveva quasi come una contorsionista e intanto sentivo il suo seno che schioccava nel ricadere sul suo addome ad ogni movimento. Ero in estasi, non immaginavo che fare sesso in un sogno potesse essere un esperienza così realistica e veritiera ma anzi, devo ammettere che mai da sveglio avevo avuto un rapporto del genere. In preda all’eccitazione si appoggiò su di me, e mi prese le mani portandomele sul suo seno. A quel punto capii che toccava a me e senza farmelo ripetere inizia a pompare come non ci fosse un domani mentre intanto facevo delle due tette quello che volevo e presi anche a stringerle i capezzoli. Il suo respiro crebbe, divenne affannoso, iniziò a gemere e poi urlo, urlo con tutta la voce che aveva mentre io sembravo una lamborghini che entra a tutta velocità in una galleria. Non mi fermavo e lei assecondava i miei movimenti urlando e godendo come una dea. Inizia a sentire i suoi umori colare come un torrente in piena sui miei testicoli e seppi che quello era pure per me il momento di sfogarmi e così diedi l’ultima accelerata e le scaricai ettolitri di sperma nella sua vagina. Riprendemmo fiato qualche istante, poi lei si alzò e non sentii più niente se non il silenzio. Ad un tratto sentii la sveglia suonare, aprii gli occhi e vidi i primi raggi di luce entrare dalla finestra. Pensavo ancora al sogno di stanotte, tutto era sembrato così vero, e sapere che era possibile fare dei sogni del genere mi strappo un sorriso sulla bocca. Dopo essermi stropicciato gli occhi mi alzai dal letto ma mi resi conto di essere totalmente nudo. Dubbioso andai a guardare ai piedi del letto e vi trovai i miei vestiti, esattamente come nel sogno. Li per li pensai che forse sarebbe potuto succedere davvero ma mi reso conto che dovevo essere stato io a spogliarmi mentre sognavo. Così mi diressi in cucina per farmi un caff&egrave. Preparai la moca e in 5 minuti il caff&egrave fu pronto. Feci per sedermi al tavolo ma mi bloccai, pietrificato, e la tazzina mi cadde dalle mani. Sul tavolo vi erano un reggiseno, per l’appunto di quarta misura, ed un perizoma di pizzo. Presi il reggiseno, lo annusai e le mie narici si riempirono subito del profumo che avevo sentito quella notte. Non era stato un sogno, quella notte una donna era venuta in casa mia in tutti i sensi. Guardando le mutande vidi un pezzo di carta sotto di esse. Era un messaggio, c’era scritto “Chi cerca… scopa!”. Beh, se voleva essere cercata dopo quella notte mi sembrava il minimo andarla a cercare anche perché, guardando il mio pene, soltanto ripensando a ieri sera mi sta già tornando duro…
Non riuscivo a togliermi quel messaggio dalla testa. Continuavo a chiedermi come fosse possibile tutto ciò, peraltro in casa non vi erano segni di effrazione e mi sembrava piuttosto difficile che qualcuno potesse arrampicarsi fino alle finestre del mio quinto piano. Ma purtroppo il lavoro chiamava e dopo essermi vestito mi recai a lavoro e cercai di non pensarci più di tanto. La giornata trascorse piuttosto velocemente e la fortuna volle che nonostante la mia me te fosse altrove non avevo particolarmente tanto lavoro da fare e così potei tornare a casa ed essendo venerdì pianificai di scoprire durante il weekend chi potesse essere la misteriosa donna. Aperta la porta di casa trovai una lettera la quale recava un bacio con il rossetto sulla busta. Buttate via la valigietta e tutte le altre scartoffie la aprii velocemente e lessi:
“Spero tu abbia gradito la scorsa notte
mi auguro tu mi trovi presto per darmi altre due botte
Donne come me ce ne son poche
fossi in te andrei a cercare nel convento delle suore
cerca una donna con un tatuaggio
e non risparmiarla del tuo buon cazzo”
Ne rimasi sconvolto, non potevo credere che la donna della scorsa notte fosse una suora, e soprattutto, anche avessi trovato il convento delle suore, come diamine avrei potuto trovare un tatuaggio su una delle suore.
Non mi scoraggiai, accesi subito il computer e inizia a cercare dove potesse essere questo convento. La fortuna mi venne in aiuto anche questa volta, infatti vi era solo un convento nelle vicinanze, a soli 20 chilometri da casa mia così presi le chiavi della macchina e mi recai sul posto. Non ero mai stato in un convento di suore e non avevo la benché minima idea di che posto potesse essere. Mi trovai di fronte ad un cancello con un citofono. Citofonai e dopo poco mi rispose qualcuno.
“Si chi &egrave?”
“Buona sera mi chiamo F. La mia macchina si &egrave fermata a pochi chilometri da qui, il telefono purtroppo non prende e volevo chiederle se potessi usare il vostro telefono per chiamare un carratrezzi”
“Ma certo non si preoccupi le apro subito!”
Aprì il cancello e dopo aver percorso un vialetto di un centinaio di metri raggiunsi l’atrio di un palazzo rinascimentale. Sulla porta mi aspettava una suora sulla cinquantina, la quale mi si presentò come suor Giovanna e molto cordialmente mi condusse verso il telefono. Durante il breve tragitto che percorremmo passai davanti ad un gruppo di giovani donne, senza il velo, guidate da una suora più anziana di loro. Dovevano essere delle novizie e certo sarebbe stato un peccato per la comunità in quanto erano una più bella dell’altra. Passandole in rassegna mi cadde l’occhio su una ragazza sulla trentina d’anni, bionda, alta, gentile nelle forme e molto prosperosa e di sfuggita riuscì a notare un piccolo disegno sul suo collo ma non potei esserne sicuro perché suor Giovanna mi fece cenno di seguirla. Arrivati al telefono avevo già in mente un piano. Avrei fatto finta di chiamare un carrozziere che essendo venerdì sera mi avrebbe detto che sarebbe venuto l’indomani ed essendo io un forestiero ai loro occhi le suore mi avrebbero senz’altro ospitato per la notte.
Finta la telefonate comunicai così l’esito alla suora la quale, come da programma mi offrì una camera della notte, feci un po’ il prezioso per non dare nell’occhio ma vedendola insistere accettai con molto piacere. Era ora di cena e così mi condusse nel refettorio dove una sessantina di suore stavano già consumando il loro pasto. Suor Giovanna mi fece accomodare al tavolo delle novizie e così poté distinguere chiaramente un tatuaggio sul collo della ragazza che avevo visto precedentemente. Conversai con tutte le ragazze, scherzammo ridemmo e alcune suore anziane sedute negli altri tavoli mi guardarono di traverso ma non me ne interessai. Iniziai poi a concentrarmi sulla ragazza col tatuaggio. Feci il cascamorto e vidi che l’apprezzamento era reciproco, a tal punto che al termine della cena, quando fu il momento di dirigersi verso le rispettive camere mi si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio:
“Domani prendo i voti, ma un ultima notte di libertà non mi dispiacerebbe; se ti interessa, la mia stanza si trova al secondo piano, salite le scale, &egrave la terza porta sulla destra. Spero di rivederti presto”
Detto ciò segui il gruppo delle altre novizie mentre io fui accompagnato da suor Giovanna nella mia stanza, situata al primo piano. Aspettai che calasse il silenzio nel convento e quando fui sicuro di non incontrare ostacoli sgattaiolai fuori dalla mia camera e mi diressi alla stanza della novizia. Bussai alla porta e ciò che trovai mi lasciò a bocca aperta. Mi stava aspettando, e per non voler perdere ulteriore tempo, si era già fatta trovare nuda. Aveva un corpo da urlo, sembrava la copia esatta della Venere di Botticelli. Così, senza pensarci due volte chiusi la porta alle mie spalle e di li a un secondo mi trovai sdraiato sopra di lei con la mia lingua che si attorcigliava a quella di lei nel mentre che mi iniziava a togliere i miei indumenti. Spogliato dei miei abiti mi staccai dalla sua bocca ed inizia a baciarla dapprima sul collo, poi sul petto, soffermandomi sui suoi capezzoli perfetti e lentamente iniziai a scendere verso il suo monte Venere fin quando, dopo averla baciata tutta intorno al suo (o meglio, il mio) frutto della passione iniziai a penetrare con la lingua le sue grandi labbra. La sentii iniziare a respirare affannosamente mentre lei intanto diventava un lago e lentamente vidi spuntare fuori il clitoride che presi a succhiare avidamente non lasciandole un secondo di tregua mentre intanto la penetravo ritmicamente con l’indice. Si era messa un cuscino sulla bocca per evitare che i suoi gemiti potessero essere sentiti ma dopo poco mi prese per i capelli e mi trascino fino alle sue labbra e prese a baciarmi con una passione sfrenata e prima che potessi ribattere indirizzò il mio pene contro la sua vagina e mi incito a scoparla con tutta la forza che avevo. Non me lo feci ripetere e inizia da subito a stantuffarla portandomi le sue gambe sulle mie spalle e mordicchiandole intanto i capezzoli. Lei accompagnava i miei movimenti, la sentivo impazzire sotto di me e divenimmo una cosa sola. Dopo poco lei venne e divertì soffocarle il grido con un cuscino mentre io, eccitato ancora di più dai suoi orgasmi aumentai il ritmo per lo sprint finale e prima che potessi venire lei mi spinse via e con un movimento felino mi prese in bocca il mio pene e venni talmente tanto che quasi la soffocai. Mandò giù tutto e dopo avermi ripulito si sdraiò vicino a me e riprendemmo entrambi fiato. Dopo pochi minuti si rivestì e mi chiede di fare altrettanto e di tornare nella mia camera, per evitare di essere scoperti. Per poco non scordai di chiederle ciò per cui ero venuto ma prima che potessi chiederle se fosse lei la donna della sera prima, mi diede una lettera, mi scocci un bacio sulle labbra e mi ritrovai in corridoio in mutande. Corsi in camera mia, mi chiusi la porta alle spalle a guardai la lettera. Il solito bacio era stato fatto sulla busta. Avevo capito ormai. Mi aveva organizzato una caccia al tesoro. Certo che, se ogni tappa fosse stata come quella, c’era da sperare che fosse una lunga ricerca…

La mattina seguente mi svegliai e salutai sbrigativamente suor Giovanna, la ringrazia dell’ospitalità e tornai alla mia macchina. Non riuscivo a smettere di pensare alla scorsa notte e alla nuova lettera che avevo ricevuto.
“Ormai io l’ho capito, di tope sei goloso
tranquillo ne avrà tante il tuo cazzo bisognoso
fai attenzione alla strada del convento
Karina aspetta, 50 bocca amore 100”
Voleva farmi andare con una prostituta! Non mi era mai capitato in tutta la mia vita però tutta questa storia mi stava facendo letteralmente impazzire e ormai dovevo arrivare in fondo. Iniziai così a percorrere la strada chilometrica del convento, il paesaggio era bellissimo peccato che di prostitute non ve n’era nemmeno l’ombra, senza rendermene conto guidai avanti e indietro su quella strada per circa quattro ore, era sì una strada di 30 chilometri ma mi ero un po’ troppo lasciato andare a tal punto che la macchina di colpo si fermò; avevo finito la benzina e come un fesso non ci avevo fatto caso. Dovetti quindi scendere dalla macchina e proseguire a piedi. Camminai per almeno 30 minuti ma non mi imbattei ne in una prostituta ne in un benzinaio così che fui costretto a fare la stessa cosa che avevo fatto al convento, ma questa volta per davvero, con una casa di campagna che mi trovai davanti. Non vi era un cancello e così mi diressi a bussare alla porta d’ingresso. Poco dopo mi aprii una donna sulla sessantina, si teneva bene ed era facilmente intuibile che da giovane doveva essere stata una donna più che affascinante. Le descrissi la situazione e lei, sorridendo maliziosamente, mi fece accomodare. La casa era in penombra e non riuscivo a vedere praticamente niente se non che le pareti fossero dipinte di rosso al che iniziai a preoccuparmi di essere finito nella casa di qualche satanista o malata di mente. La donna invece mi fece strada fino ad una porta totalmente dipinta di rosso.
“Entri pure, troverà il telefono alla fine del corridoio sulla destra. Vicino ad esso vi sono un elenco di numeri utili, chiami Walter, &egrave il nostro benzinaio di fiducia, gli racconti la situazione e arriverà subito.”
“Ah ottimo, grazie mille, mi ha salvato!”
La donna si limit’ a sorridere e si allontan’ mentre io mi chiesi del perché avesse detto “nostro”, in quanto non vi era un’anima in casa apparte lei, ma non vi prestai più di tanto attenzione ed aprii la porta. La chiusi alle mie spalle e quando mi girai per poco non mi cadde la mandibola. Ero finito in una casa di piacere. Vi erano donne di tutti i tipi, nere, cinesi, russe, bionde, rosse, more. Volevo morire, non avevo mai visto tutta insieme una così alta concentrazione di topa, e francamente erano una più bella dell’altra. Sapere che il telefono fosse alla fine del corridoio era un po’ una bastardata. Sia alla
mia destra che alla mia sinistra vi erano delle stanzette con delle tendine, alcune delle quali erano chiuse e da cui provenivano gemiti o talvolta perfino urla. Presi coraggio e iniziai a percorrere il corridoio mentre intanto delle ragazze mi facevano segno di avvicinarmi a loro. Cercai di resistere al richiamo della natura finché, arrivato ad un metro dal telefono mi dovetti fermare. Mi trovai di fronte una ragazza alta, bionda con i capelli legati a coda di cavallo, occhi azzurri ma di un azzurro ghiaccio, un fondoschiena da infarto e un seno credo di terza misura ma ben proporzionato con il resto del corpo. Mi guardava mentre era appoggiata con le mani ad un tavolino e sporgeva il sedere all’infuori. Immediatamente ebbi un illuminazione.
“Come ti chiami?”
“Karina, vieni qua e divertiamoci insieme”
Non me lo feci ripetere, mi chiusi la tendina dietro di me e presi a baciarle il collo mentre con l’altra mano le iniziai ad impastare il seno. Karina intanto dopo avermi sbottonato i pantaloni prese a smanettarmi il pene e a quel punto iniziammo a baciarci intrecciando le nostre lingue in un vortice di passione tale che senza aspettare più di tanto mi indirizzò la cappella contro la sua vagina e mi ordin’ di sfondarla. Sarebbe stato un piacere obbedirle e così la feci piegare a 90 ed aggrappandomi al suo seno iniziai a pompare, schioccando i testicoli ogni volta che entravo dentro di lei. La sentii venire più volte, le stava piacendo e mentre la montavo si massaggiava anche il clitoride urlando di puro piacere. Non soddisfatto estrassi il mio pene e lo diressi contro lo sfintere. Lubrificato dai suoi umori e abituato l’ano dal mestiere di Karina, il pene non ebbe problemi a farsi strada e ripresi a spingere con molto più vigore di prima, aiutato anche dal fatto che fosse molto più stretto della vagina il che mi stava facendo impazzire sia a me che a lei, che intanto non smetteva di strapazzarsi il clitoride convulsamente. La avvisai che stavo per venire così mi fece uscire, si giro, continuò a masturbarmi con le mani e si fece venire in faccia per poi leccare tutto il mio sperma e pulire i residui che erano rimasti intorno al mio
glande. Mi rivestì, la pagai e le chiesi se avesse una lettera per me ma lei mi disse di no. Stupito le chiesi se volesse più soldi per darmi la lettera ma lei insistette nel dire che non ce l’avesse e sembrandomi sincero mi arresi, la ringraziai, la baciai e andai a chiamare Walter. Dopo esserci accordati riagganciai la cornetta, e uscii dalla casa dando un ultima sbirciatina a quel ben di dio. Feci la strada nel verso opposto ed arrivai alla macchina. Entrai dentro e decisi di fare un pisolino nel mentre che aspettavo. A svegliarmi fu Walter che bussava sul finestrino, così scesi, lo pagai, mi fece benzina sul posto e ci salutammo. Appena risali in macchina cercai di ripensare al perché non avessi avuto la lettera quando ad un tratto notai nel tergicristallo qualcosa, così scesi dalla macchina e con mio immenso piacere trovai un altra lettera, con l’ormai immancabile marchio di fabbrica. Mi aveva lasciato una lettera mentre mi ero addormentato, quindi iniziai a rendermi conto che mi teneva anche sotto controllo e a pensarci provai un brivido di eccitazione lungo la schiena. Aprii la busta ma all’interno non vi trovai nessuna lettere, semplicemente un biglietto, un biglietto aereo in prima classe per Parigi. Wow. Non solo ero la pedina di una donna nel suo perverso gioco erotico ma aveva perfino deciso di farmi viaggiare anche fuori dall’Italia. Non ci pensai due volte, dopotutto quando mi sarebbe capitata un altra occasione del genere ed essendo l’imbarco di li a due ore senza nemmeno passare per casa mi diressi in fretta e furia all’aereoporto che per fortuna era
molto vicino alla via del convento e così riuscì ad arrivare con un ora e mezzo di anticipo. Superati i controlli mi sedetti sulle panchine del mio gate per aspettare. Di fronte a me era seduta una donna sulla quarantina, capelli rossi, pelle abbastanza chiara, un fisico niente male tenuto evidentemente in forma da una regolare attività sportiva e, data la scollatura, un seno assai prosperoso. Notai che aveva preso a fissarmi con aria maliziosa così iniziai a fare altrettanto prendendo a guardarla dal basso in alto guardandola compiaciuto. D’un tratto prese a leccarsi le labbra e prima che potessi replicare, mordendosi il labbro inferiore si alzò dirigendosi verso il bagno dell’aeroporto. Ero una persona timida ma le esperienze che avevo avuto nelle ultime 48 ore spinsero le mie gambe ad alzarmi e la segui nel bagno. Entrai nel bagno delle donne e trovai tutte le porte chiuse. Non sentivo rumori così una ad una le spalancai finché arrivato alla quarta porta mi ritrovai davanti la bella rossa con le mani appoggiate al muro, il fondoschiena sporto all’indietro e le mutande calate alle caviglia. Non mi guardò nemmeno ma era chiaro cosa volesse da me. Senza neanche chiudere la porta tirai fuori il mio membro e in un attimo, aiutato dagli umori grondanti dalla sua vagina, le fui dentro. Volli iniziare delicatamente facendola abituare alla mia presenza. La sentivo ansimare piano piano sempre di più all’aumentare del mio ritmo. Iniziai ad accelerare e per facilitarmi il compito le feci piegare una gamba facendogliela appoggiare sulla tazza. Iniziai a correre come un treno mentre le mie mani si fecero stada sotto la sua maglietta ed incurante del reggiseno iniziai a strapazzarle il
seno. Prese a gemere e capendo che avevo toccato il tasto giusto iniziai a stuzzicarle i capezzoli. Fu la sua morte e di li a poco eruppe in un fragoroso orgasmo che di li a poco fece eco il mio. Come ero entrato così uscii dal bagno lasciandole il tempo di rivestirsi e risistemarsi. Era stata una semplice sveltina ma potevo comunque ritenermi soddisfatto. Tornato al gate avevano iniziato ad imbarcare così mostrando il mio biglietto seguii gli altri passeggeri ed entrai nell’aereo. Mi accomodai nel mio posto di prima classe e vedendo tutti gli altri di prima vuota aspettai incuriosito se qualcun altro avrebbe condiviso quell’area di lusso con me ma quando chiusero il portellone dovetti concludere che sarei stato l’unico ad usufruire di tutti i benefici. Decollammo e dopo circa una ventina di minuti due hostess incantevoli mi portarono champagne e fragole. Me ne rallegrai e generosamente lo offrì ad entrambe. Erano due ragazze sui 25 anni. Sembravano le veline, una bionda e l’altra mora, corpo da urlo, le uniche differenze erano che la mora come punto forte aveva il fondoschiena, perfetto, o meglio, da prendere a schiaffi, la bionda invece aveva un seno che strabordava dalla divisa. Dopo avermi ringraziato tornarono a svolgere le loro mansioni. Quando ormai mancava quasi un ora all’atterraggio sentì le hostess chiudere le tendine che separavano la prima classe dal resto dell’aereo ma non vi prestai attenzione e continuai a sfogliare la rivista di bordo. Tempo un paio di minuti e dovetti lasciar cadere la rivista ai miei piedi poiché mi ritrovai le due hostess totalmente nude che se ne stavano in piedi di fronte a me che mi guardavano mentre si stimolavano a vicenda. Non sapevo davvero se crederci o se nello champagne vi fosse stata messa qualche tipo di droga ma fatto sta che volli stare al gioco ringraziando ancora una volta la mia adorata benefattrice. Mi spogliai dei miei indumenti e le hostess ridacchiando si inginocchiarono ai miei piedi e iniziarono a litigarsi il mio pene. La mora ebbe la meglio ed iniziò a succhiarmi il membro mentre io intanto presi a baciarla avidamente massaggiandole nel frattempo le tette. Dopo pochi minuti si diedero il cambio e la mora mi portò il suo pube al viso mettendosi in piedi sulla poltrona a fianco alla mia. Colsi l’attimo e la mia lingua prese a muoversi come un salmone quando risale la corrente e non appena vidi il clitoride spuntare presi a succhiarlo mentre lei mi premeva la testa contro la sua vagina. Anche la bionda voleva la sua parte e così, alzatasi anche lei si piego a novanta e mi diede il cambio a leccare la vagina della collega mentre io, alzatomi, mi posizionai dietro di lei e presi a scoparla con decisione. Mi aggrappavo al suo magnifico seno e presi a trapanarla come un toro eccitato dai gemiti delle due bellissime donne. Dopo poco fu il turno della mora ma ovviamente con lei decisi di passare per l’altro canale e dopo averle allargato l’ano con due dita appoggiai contro il suo sfintere il mio glande ormai gonfio e pulsante. Inizialmente provo dolore ma non vi badai e come posseduto iniziai a stantuffarla come un ossesso mentre lei ormai con la faccia immersa negli umori della bionda muoveva la lingua come una centrifuga. Vennero entrambe e quando fui pronto anch’io mi sfilai dal suo ano e fattele inginocchiare venni copiosamente sui visi di entrambe le adorabili hostess le quali presero a leccarsi a vicenda avidamente. Sfiniti ci rivestimmo e dopo averle baciare e ringraziate mi riaccomodai al mio posto per la fase di atterraggio. Il resto dei passeggeri uscì prima di me essendo l’uscita nella coda dell’aereo e quando feci per seguire tutti gli altri le hostess mi fermarono e mi consegnarono la solita lettera. Le baciai nuovamente di fronte agli occhi increduli del comandante e dopo averle ringraziate scesi dall’aereo. Non avevo bagagli da ritirare e così mentre tutti gli altri passeggeri attendevano mi sedetti su una panchina per aprire la lettera. Anche questa volta non vi era nessuna lettera ma un foglio, o meglio la prenotazione di una suite in un famoso albergo di Parigi. Cavoli se mi stava viziando, e se aveva organizzato tutto questo su un aereo non volevo pensare cosa mai avrei potuto trovare arrivato in albergo. Ci avrei pensato più tardi però perché la rossa mi passò davanti e mi fece segno di seguirla in bagno. Il mio amico fedele non dava segni di stanchezza e non correndomi dietro nessuno la seguì. Dopotutto, non si rifiuta mai una sveltina. Sbrigata frettolosamente la faccenda con la rossa mi diressi verso la fermata dei taxi. Non vi era coda per cui salì sul primo che trovai. Data la mia pessima conoscenza del francese mi limitai a fargli vedere la via dell’albergo sulla lettera che mi era stata lasciata e il tassista iniziò la sua corsa. Mi fermai un po’ a riflettere su tutto ciò che mi stava succedendo. Non avevo idea di chi potesse essere quella donna ma nonostante la mia voglia di incontrare a fosse molta io suo gioco mi stava facendo impazzire e stava tirandomi fuori un lato di me che non conoscevo, o meglio, che fino ad allora non era mai esistito per cui, sebbene fossi eccitato all’idea di scoprire questa donna misteriosa, tutto sommato questa caccia al tesoro non mi dispiaceva affatto. Ripensandoci non era la prima volta che una donna mi organizzasse una caccia al tesoro. Quando avevo 18 anni infatti la mia ragazza, Monica, in occasione del mio compleanno mi aveva organizzato un percorso per l’intera città che ovviamente portava a lei. Sfortunatamente non era stata un’esperienza eccitante come questa ma ero giovane ed ero innamorato e sebbene l’esperienza che stavo vivendo mi produceva uno strano formicolio lungo la schiena ciò che aveva organizzato Monica mi aveva fatto venire le farfalle nello stomaco. Ero perdutamente innamorato di lei, era una bellissima ragazza, bionda, occhi azzurri, fisico asciutto, seno proporzionato ed un fondoschiena sodo e tutto da mordere. &egrave stata il mio primo, e forse, unico amore. Quando mi organizzò quella caccia al tesoro non avevamo ancora fatto l’amore, nessuno dei due si sentiva pronto e aspettavamo l’occasione giusta. Al termine della mia ricerca arrivai a casa mia, i miei genitori erano partiti e trovai una rosa sul mio letto ma nulla più, rimasi deluso di non trovarla ma quando stavo per uscire di casa per andarla a cercare ecco che me la ritrovai di fronte alla porta di casa. Aveva addosso un lungo impermeabile, che scoprii in seguito aveva rubato al padre. Aveva un sorriso stampato sulla faccia e mi lasciò ancor più di stucco quando prima che potessi proferire parola spalanco l’impermeabile e si scoprì a me completamente nuda. Se prima ero stupito a quel punto ero davvero scioccato e come un fesso rimasi con la bocca spalancata. Di nuovo fu lei a fare la prima mossa, mi spinse dentro casa e si chiuse la porta dietro le spalle. Mi prese per mano e dolcemente mi consusse in camera dei miei genitori. Giunti ai piedi del letto mi iniziò a baciare e lentamente mi tolse prima la maglietta e poi i pantaloni ed infine le mutande. A quel punto mi spinse sul letto e mi invit’ ad infilarmi sotto le coperte. Obbedì come un’automa. Spense la luce e sentì cadere l’impermeabile sul pavimento. Poco dopo raggiunse i piedi del letto, spiant’ le lenzuola alla base del letto quanto bastasse per farla passare e strusciando molto lentamente raggiunse il mio membro che a differenza mia non era rimasto imbambolato ma anzi, era già bello sull’attenti. Lo afferr’ alla base e poi baci’ la punta, l’asta, i testicoli e da lì rifece il percorso al contrario passandovi sopra la lingua e dopo aver girato un paio di volte sopra la cappella aprì le labbra ed iniziò a succhiarmi il pene. Istantaneamente smisi di respirare. Fu il mio primo pompino, non saprei descrivere la sensazione, ognuno poi la vive a modo suo, però ecco, immaginate la ragazza che amate, che fino a quel momento non avevate nemmeno quasi sfiorato, che si ingoia il vostro membro e lo succhia delicatamente. Non solo l’eccitazione del rapporto orale in s&egrave, ma soprattutto ciò che provavo per quella ragazza mi stava facendo impazzire. Spontaneamente mi venne da alzare il bacino mentre sentivo all’interno dello stomaco una strana sensazione, non le solite farfalle ma come se qualcosa che fosse nelle profondità del mio corpo stesse via via cercando di uscire fuori. Ed ecco che ripresi a respirare dopo un tempo che sembrò interminabile. Ci presi giusto ed appoggiai delicatamente le mani dietro la testa di Monica ed iniziai a spingerle il mio membro sempre più in fondo, sempre con delicatezza. Ero in estasi, come sotto effetto di qualche potentissima ma al tempo stesso piacevolissima droga al che la staccai dal mio pene e la tirai a me girandola e mettendomi sopra di lei. Mi disse all’orecchio che aveva iniziato a prendere la pillola e così mentre presi a baciarla avidamente lei allargo le sue gambe e afferratomi il membro lo direzion’ contro le sue grandi labbra. Inizialmente si limit’ a sfregarlo contro il suo clitoride che nel frattempo aveva fatto capolino finché persa anche lei nell’oblio del momento lo guid’ dentro di s&egrave. Inarc’ la schiena ma io, sapendo l’integrità del suo imene, iniziai ad affondare lentamente. Trovai qualche difficoltà all’inizio ma dopo una spinta decisa che la fece mordermi la spalle fui dentro completamente. Mi bastarono poi solo un altro paio di colpi per rompere definitivamente l’imene e così quando il dolore si sostituì al piacere mi incit’ ad accelerare il ritmo. Attorcigli’ le sue gambe sulla mia schiena e mi cinse il collo con le sue braccia assecondando ogni mio movimento con dei movimenti perfettamente sincronizzati del suo bacino. Continuammo con quel ritmo per un bel po’ fin quando lei ebbe il suo primo vero orgasmo e stimolato da ciò mi scaricai subito dopo dentro di lei. Restammo fermi in quella posizione, a riprendere fiato e a baciarci. Facemmo l’amore altre due volte quella notte finché non crollammo sfiniti addormentandoci abbracciati l’uno all’altra. Quella fu probabilmente la notte più bella della mia vita. Purtroppo pochi mesi dopo io e Monica ci lasciammo di comune accordo ma decidemmo di restare amici. Lei poi dopo essersi laureata si trasferì in un altra città e non la vidi più. Da allora il sesso &egrave sempre stato qualcosa di prettamente fisico, qualcosa che si mi faceva venire, ma consisteva soprattutto nel sudare e nel farmi venire sonno e raramente chi avevo di fronte mi eccitava. Ovviamente fino all’inizio di questa storia. Perché sebbene Monica possa rappresentare per me il lato romantico, affettuoso e dolce del sesso, questa donna misteriosa, e tutto ciò che mi sta facendo sperimentare, rappresenta la follia, la pazzia, quell’incoscienza e quell’eccitazione del sesso che nemmeno l’adrenalina iniettata nel sangue potrebbe darmi. I miei pensieri furono bruscamente allontanati dal tassista che mi stava avvisando che eravamo arrivati a destinazione. Pagai la corsa e scesi dal taxi. Devo ammettere che mi ero talmente distratto che mi ero perso le bellezze di Parigi ma poco importa, mi aspettavano probabilmente altri tipi di bellezze a breve. Giunto alla reception consegnai la mia prenotazione e mi vennero consegnate le chiavi della mia suite. Era all’ultimo piano, così presi l’ascensore. Uscii al mio piano ed infilai la chiave nella serratura, aprii la porta e tastai il muro in cerca di un interruttore della luce. Una volta accesa rimasi senza parole. Mi sembrava di essere in un film. La stanza era spettacolare. Aveva qualsiasi cosa, dalla sala con un tavolo da biliardo ad un bagno con la jacuzzi. Il pezzo forte era la vista però. Al posto di una semplice finestra vi era una vetrata molto grande che affacciava direttamente sulla torre Eiffel. Un lusso che in vita mia non mi ero mai potuto permettere ma che avevo voglia di godere fino alla fine. Preso dall’entusiasmo cercai nel minibar che a dir la verità non aveva proprio niente di mini. Presi una bottiglia di champagne, ovviamente Dom Perignon. La stappai ma nel mentre che mi stavo versando da bere ecco che sentii bussare alla mia porta. Andai ad aprire e wow. Vi farò l’esatto descrizione che il mio cervello fece come un robot in pochi secondi. Due gemelle. Nere. Alte. Potrebbero essere scambiate per Naomi Campbell. Corpi da modelle. Magre e con un seno che sembrava un balcone.
“Siamo la tua sorpresa”
Dissero in coro con un accento francese.
“Ho giusto appena aperto una bottiglia di champagne signore”
Detto ciò le feci entrare, chiusi la porta e cingendo i fianchi, o meglio, i glutei di entrambe, ci dirigemmo verso il minibar.
Io adoro le sorprese. Feci gli onori di casa. Stappai la bottiglia, senza mai distogliere gli occhi da quelle fantastiche pantere, e ne versai il contenuto in tre bicchieri. Brindai alla mia donna misteriosa e bevemmo. Sorseggiato quel delizioso champagne mi dissero che mi avrebbero bendato e che io avrei dovuto cercarle. Mosca cieca non era mai stato il mio gioco preferito ma devo ammettere che questa versione non mi dispiaceva per niente. Iniziai a vagare per la stanza con le mani rivolte in avanti ed ogni tanto sentivo delle mani toccare il cavallo dei miei pantaloni od il mio fondoschiena. Iniziarono anche a chiamarmi da loro senza darmi punti di riferimento finché non arrivai al tavolo da biliardo. Passai la mano attorno ciascuno dei quattro angoli e nulla, non le trovai. Pensai bene però di provare a tastare il fondo verde del tavolo ed ecco che afferrai un seno. Le avevo trovate. Mi tolsi la benda e le trovai entrambe sdraiate sul tavolo, già totalmente nude, fatta eccezione delle scarpe coi tacchi che si erano lasciate ai piedi. Da bravo padrone di casa assecondai le volontà degli ospiti, e così mi sbottonai la camicia, per poi lasciarla cadere a terra e mi levai i calzoni e le mutande. Toltomi infine le scarpe salii anch’io sul tavolo e mi misi in mezzo alle due gemelle. Presi a baciarne una, e mentre esploravo ogni centimetro del suo corpo sua sorella aveva iniziato a massaggiare il mio membro. Rivolsi allora le mie attenzioni all’altra e le due si scambiarono i ruoli. Mentre mi baciavo con una l’altra prese a succhiare i miei testicoli mentre in tanto passava le sue unghie sul mio pube e poi sulla mia asta facendomi dei deliziosi grattini. A quel punto anche la sorella smise di baciarmi ed anche lei volle avventarsi sul mio pene. Mentre una succhiava il pene l’altra giocava coi testicoli e viceversa ed io cercavo per quanto potevo di farmi strada con le dita nelle grandi labbra prima di una e poi di un altra. Le vidi iniziare ad ansimare, e mentre si litigavano il mio membro iniziarono anche a baciarsi davanti a me massaggiandosi i seni a vicenda. Non ci vidi più e divenni una furia. Mi unì a quel bacio e trasportato dall’estasi mi posizionai dietro una delle due, mi leccai le dita, le passai sulla sua vagina e poi premetti la mia cappella contro le sue grandi labbra che, dato il lago che si era ormai creato, non fecero resistenza ed entrai subito. Iniziai a stantuffarla come un pazzo, senza darle tregua. Lei intanto leccava, o meglio, succhiava avidamente il clitoride della sorella sdraiata davanti a lei. I nostri tre respiri erano una cosa sola. Urlavamo tutti dal piacere, era una sensazione fantastica. Le alternai per un po’ finché decidemmo di prenderci una pausa nella jacuzzi. Le due mi passarono il sapone per tutto il corpo e lo stesso feci io con loro. Il mio pene non voleva saperne di riposare e così loro presero a menarlo sotto l’acqua e così in pochi minuti riprendemmo a baciarci e senza accorgercene neanche ci ritrovammo nel letto. Questa volta volevo passare dal retro e così dopo aver lavorato lo sfintere prima con un dito, poi con due ed infine con tre iniziai a pomparle una ad una. Potevo quasi sentire le loro viscere tanto andavo a fondo. Ero come posseduto dalla follia stessa, avevo perso il controllo. Ogni mio muscolo era tesissimo e non volevo saperne di fermarmi, dopotutto nemmeno loro davano segni di cedimento. Ciò che mi faceva impazzire era lo schiocco del mio pube contro le loro natiche, mentre intanto assestavo dei decisi schiaffoni sulle loro chiappe facendole ansimare ancora di più. Iniziai a sentire che stavo raggiungendo il mio punto limite così mi sfilai, le feci girare e continuando a masturbarmi scaricai tutto il mio piacere sulla faccia di una e sul seno dell’altra. Le due si ripulirono a vicenda leccando i miei umori. Poi ci sdraiammo insieme nel letto e tenendo stretti i seni di entrambe mi addormentai come un angioletto. Il mattino seguente mi risvegliai solo nel letto. Una lettere era però stata lasciata sul cuscino a fianco a me col solito marchio di fabbrica. La aprì immediatamente e al suo interno vi trovai un biglietto dello spettacolo di quella sera al Crazy Horse. Non ci potevo credere. Se davvero mi avesse organizzato qualcosa con una delle fantastiche donne del C.H. sapevo che sarei potuto morire felice. Era ancora mattina, lo spettacolo sarebbe stato la sera ed avevo un giorno intero per visitare Parigi, o meglio, per visitare tutti i piaceri che Parigi mi avrebbe offerto. Così mi vestì e uscì in strada. Volevo andare in cerca di prede, dopotutto, prima di un grande match c’&egrave sempre bisogno di allenarsi. Uscii dall’albergo e presi il primo taxi fermo davanti alla porta principale. Gli diedi semplicemente istruzione di guidare, quando mi sarei voluto fermare, o meglio, quando avrei avvistato qualcosa di interessante lui avrebbe accostato e la mia corsa sarebbe terminata li. Accordatici partì e iniziai a rimuginare su tutta quella storia che effettivamente non aveva ne capo ne coda, non vi era un senso o una spiegazione, o se pure ci fosse non la sapevo. Ero semplicemente una nave in balia di una tempesta, non potevo fare niente, dovevo semplicemente tenere la rotta, che però non portava fuori dalla tempesta ma semmai nell’occhio del ciclone. Ovviamente, quale marinaio non farebbe a cambio con la mia “tempesta”, e io di certo non la scambierei per nulla al mondo. Ad un tratto il taxi si fermò ad un semaforo e in quei pochi secondi scorsi un angelo. Gli dissi che ero arrivato a destinazione, lo pagai e scesi. Mi avvicinai piano piano all’angolo, come fosse un piccolo animale che se ci si avvicina troppo potrebbe scappare. Osservavo da qualche metro di distanza la sua bellezza mentre l’angelo, seduto su una panchina, dava da mangiare ad alcuni piccioni. Sembrava essere la gemella di Lea Seydoux. Capelli biondi, occhi chiari, labbra sottili ma peccaminose, e quest’aria da bambina innocente che mi stava facendo impazzire. Ad un tratto lei si accorse di me. Inizialmente non sostenne il mio sguardo, ma resasi conto che non avrei tolto facilmente i miei occhi da lei inizio a fissarmi anche lei. Così decisi di avvicinarmi. Dopo pochi passi arrivai di fronte alla sua panchina e mi sedetti di fianco a lei.
Lei si gir’ e con un filo di voce mi disse “Bonjour”.
Educatamente risposi.
Passò qualche secondo di silenzio e poi lei semplicemente si alzò e fece per andarsene. La fermai trattenendole delicatamente un braccio. Lei si gir’ dapprima con un fare infastidito, ma quando le chiesi se potessi offrirle un caff&egrave cambio espressione e sorridendomi annui.
Andammo in un piccolo bar nelle vicinanze. Trovammo come lingua di mezzo l’inglese data la mia ignoranza in francese e la sua non conoscenza dell’italiano. Era una studentessa di storia dell’arte, aveva 23 anni, e di li a poco si sarebbe trasferita in Italia per studiare dal vivo le meraviglie dell’arte. Rimasi affascinato da quella ragazza che nel mentre mi raccontava la sua vita mi lanciava delle occhiate alquanto azzardate ed iniziò ad accarezzare le mie caviglie sotto al tavolo con un piede. Quando fu il turno mio di parlare inizi’ lentamente a salire lungo la mia gamba finché, giunta alla gabbia dell’uccello vi si pos’ sopra ed iniziò a massaggiarmi delicatamente. Ero inebetito, più andava avanti e più perdevo lucidità finché ad un tratto, non trattenendomi più, mi alzai dal tavolo e mi diressi verso la sua sedia. Prima che lei potesse ribattere le cinsi i fianchi ed iniziai a baciarla. Le nostre lingue ruotavano in un vortice di piacere e una fitta gelida mi percorreva la schiena. Staccatomi da lei la presi per mano e salimmo su un taxi. Lei diede al tassista l’indirizzo del suo appartamento e finché non arrivammo a destinazione non ci staccammo l’uno dall’altra sotto gli occhi alquanto interessati del tassista. Ci baciavamo e ci toccavamo, le mie mani esploravano i suoi seni e attingevano al nettare che erano i suoi umori mentre lei aveva preso a massaggiarmi i testicoli muovendo con l’altra mano il mio pene su e giù. Pagammo la corsa ed entrammo di corsa nel palazzo. Salimmo in ascensore e lei si arrampic’ a me stringendo le sue gambe attorno alla mia vita e reggendosi al mio collo. Con una mano aprì la porta di casa e appena entrati mi fiondai sul primo tavolo che trovai, perfettamente al caso nostro. Continuando a reggerla le feci distendere la schiena sul tavolo, le sbottonai la camicetta e le levai il reggiseno facendo spuntare fuori quei due seni si piccoli ma bellissimi che preso subito a baciare avidamente mentre lei armeggiava con la cintura dei miei pantaloni e fatta uscire la bestia iniziava a maneggiarla. Quando ripresi a baciarla lei indirizzò il mio pene verso la sua vagina che grondante di umori chiedeva ciò che le spettava. Era talmente eccitata che entrai nel tempo di un respiro, e ciò mi eccit’ ancora di più e parti non in quarta, ma in sesta. Iniziai a pompare vigorosamente mentre lei prese a mugolare mordendomi il labbro inferiore. Ci baciavamo e intanto io pompavo tutta la mia essenza dentro di lei, a tutta velocità e lei sembrava volerne sempre di più. Iniziammo ad andare in affanno tutti e due, lei dovette aggrapparsi agli estremi del tavolo affondando le sue unghie su di esso mentre io intanto non accennavo a rallentare. Era talmente eccitata che prese anche a stimolarsi il clitoride come una forsennata e di li a poco prese a schizzare i miei genitali di un nettare caldo che fu il mio segnale di fine corsa e così scaricai tutto ciò che i miei testicoli potevano contenere dentro il suo utero. Mi accasciai su di lei e lei prese ad accarezzarmi i capelli. Restammo così per un po. Poi mi disse che doveva andare a seguire un corso all’università e allora ci salutammo. Ci scambiammo i numeri e le offrì un posto dove stare per quando fosse venuta in Italia. Salutai così Sophie, questo era il suo nome, e riuscì nell’aria tiepida di Parigi. Il poco tempo rimastomi lo impiegai facendo un giro per ripensare a ciò che era successo. Nel mentre quasi dimenticavo che dovessi andare al crazy horse. Quasi. Mi recai all’entrata del CH sufficientemente in anticipo, mostrai il mio biglietto e mi fecero accomodare. Le luci si affievolirono ed inizi’ lo spettacolo. Che dire, le ragazze che salirono sul palco erano qualcosa di spettacolare. Però mentre ero li bello soddisfatto e felice come un bambino a godermi il mio spettacolo due mani, una da sinistra e una da destra presero da armeggiare con la cintura dei mie pantaloni. Mi girai alquanto infastidito e turbato da ciò che stava succedendo e ragazzi, non avete idea di cosa mi trovai di fronte. Una donna, sulla sessantina, da una parte, dall’altra una donna sui quaranta mi stavano letteralmente strappando via i pantaloni. Non riuscii a realizzare se quelle donne fossero belle, so solo che ad un tratto mi ritrovai un sacco nero in testa e venni portato via. Passò un po, almeno 10 minuti, poi mi levarono il sacco. Mi trovai di fronte le due donne di prima, accompagnate da un altra figura femminile, molto più giovane delle altre due. Erano completamente nude. Onestamente non penso che quando avrò sessant’anni le mie palle o la mia pelle in generale continuerà ad essere soda e a restare dove deve stare, ma la vecchia topolona che avevo davanti signori si meritava un applauso. Aveva una terza di seno che si teneva perfettamente su, curava la presentazione del suo monte Venere lasciando giusto un ciuffo di peli verticale ed un fondoschiena migliore di tante donne più giovani di lei. Era bionda e con degli occhi azzurri come il mare. Prese la parola per prima.
“Buonasera, la stavamo aspettando con ansia. Siamo state incaricate da una persona, che ci ha chiesto di non rivelare la sua identità ,di darle piacere. Saremo in tre stasera, e deve sapere che queste alla mi destra sono mia figlia e mia nipote. ”
Rimasi esterrefatto, per quanto potessi riscontrare delle somiglianze non avrei immaginato di trovarmi davanti tre generazioni di donne unite da vincolo di sangue e le effettivamente non riuscì a nascondere un evidente durello nei pantaloni. Prima che potessi rispondere alla signora mi accorsi che avevo mani e piedi legati, e non mi sarei potuto alzare dalla sedia così lei mi intercett’ e mi disse:
“L’abbiamo legata perché quello che succederà lo necessita. Adesso si rilassi, e si goda lo spettacolo.”
Detto ciò fece un gesto in direzione delle altre due e la figlia si sdrai’ per terra facendo ponte sulla schiena mentre la figlia si posizionò a quattro zampe mettendo la faccia tra le gambe della madre. Premetto che anche la madre era una bellissima donna, capelli castano chiaro, un seno prosperoso, credo avesse una quarta ed un culetto da strapazzare a non finire ma chi tra le tre era davvero superlativa era la nipote. Avrà avuto vent’anni ed era una delle ragazze più belle che avevo mai visto. Aveva i capelli rossi e gli occhi verdi, qualche lentiggine sul viso, ancora di meno sul corpo, un culo perfetto, una terza di seno che culminava con dei capezzoli che sembravano gonfi di latte tanto erano grossi e una vagina ipnotica, totalmente depilata e altamente eccitante. E quindi nell’iniziare la fellatio alla madre la giovane ragazza sporse il suo sedere all’insù aprendo le gambe e il tutto accadeva a meno di un metro da me senza che io potessi fare niente. La madre gemeva e la figlia leccava e succhia a avidamente mentre intanto aveva preso a sgrillettarsi il clitoride ed io iniziavo già a vedere gli umori che le colavano. Stavo impazzendo, avrei voluto strappare quei vincoli che mi trattenevano e fiondarmi tra le gambe di quella ragazza, per assaggiare prima il suo nettare e per possederla poi. Iniziai ad essere agitato quando, ad un tratto, sentii umido all’altezza del mio pene. Così guardai in basso, e vidi la nonna,che nel frattempo avevo perso di vista, leccarmi tutta l’asta del pene dalla base sino al glande, ripetendo lo stesso movimento con una lentezza spaventosa. Stavo impazzendo, dovevo decisamente sfogarmi, fra una nonna che mi stava leccando il cazzo e una figlia che mettendomi in bella mostra fica e culo leccava la fica a sua madre, stavo uscendo matto. Iniziai ad insultarle e a tentare di divincolarmi al che le due a terra iniziarono entrambe a gemere ancora più forte e la ragazza avvicinò ancora di più a me il suo frutto proibito così come la nonna inizi’ a leccarmi solo la cappella facendo dei piccoli cerchietti. Non ce la facevo più, era una sensazione eccitantissima ma spiacevole allo stesso tempo. Improvvisamente andò via la luce. Non vidi ne sentii più niente. Ad un tratto sentii delle mani toccarmi, chi il petto chi i capelli e chi il pene, ma per una frazione di secondo così breve che non seppi mai se fossero veri o se gli avessi immaginati. L’unica cosa che mi ricordo chiaramente fu il suono di delle forbici che tagliano i lacci che mi tenevano legato. Ero libero, mi alzai in piedi ed iniziai a cercarle per la stanza. Era totalmente buio ed io non vedevo niente, andavo alla cieca, finché non sfiorai qualcosa. Capii che stavo toccando un seno, speravo dentro me stesso che si trattasse della ragazza ma toccando i capezzoli mi resi conto che purtroppo non era lei. Non mi sarei comunque tirato indietro e così spingendola al muro che trovai dietro di lei la feci girare e in men che non si dica le iniziai ad allargare l’ano dapprima con un dito, poi con due, ed infine con tre, quando sentii che era pronto per ricevere il mio pene indirizzai la cappella verso il suo sfintere e premetti. La penetrai con un solo colpo e l’eccitazione accumulata fino a quel momento mi mont’ su tutta insieme e così presi ad incularla come un toro farebbe con la sua mucca. Intanto le strizzavo i seni ed ogni tanto le tiravo dei poderosi schiaffoni sul culo mentre lei iniziò a gemere dapprima e ad urlare di piacere poi, riconobbi la voce e mi resi conto di stare inculando la nonna. Sentivo che sarei venuto di li a poco ma invece delle braccia mi cinsero lo stomaco e mi tirarono fuori da lei. Mi girai immediatamente ma le mie mani nel
buio non trovarono niente. Cercai in direzione della nonna ma non la trovai più. Ancora più eccitato ripresi a muovermi per la stanza ma niente. Non volevano saperne di farsi trovare. Continuavo a cercare ma ad un certo punto fui toccato, o meglio, sentii una mano sfiorare la mia coscia destra, al che allungai le mani per sentire se ci fosse qualcuno ma continuavo a non toccare nessuno. Dopo poco fui toccato nuovamente al che invece che tastare ad altezza uomo indirizzai le mie mani verso il basso e all’altezza del mio pene sentii dei capelli. Scesi con la mano per vedere se stavolta fosse la ragazza ma a giudicare dalle dimensioni del seno ero incappato nella madre. Poco male, ne approfittai della sua posizione e le infilai l’uccello in bocca. Lei prese a succhiarlo avidamente facendo sia un ottimo gioco di mano sia succhiando e leccando in maniera divina. Io da parte mia la tenevo dietro la nuca e mi stavo letteralmente scopando la sua bocca senza darle tregua. Ero un treno quel giorno. Nulla poteva tenermi lontano dal mio obbiettivo, ma anche questa volta, poco prima che venissi, la donna riuscì a divincolarsi e non la trovai più. Più frustrato che eccitato ripresi a cercare, sperando finalmente di incappare nella mia preda. E così fu; infatti dopo pochi minuti nell’avvicinarmi ad un muro e nel percorrerlo tutto incappai in una di loro e controllando anche a lei il seno sentii i suoi capezzoli e gonfi e seppi che avevo raggiunto la meta. La presi e la iniziai a baciare, un bacio intendo mentre le nostre lingue vorticavano e mentre le nostre mani erano impegnate rispettivamente a segarmi e a sditalinarla. Continuammo a baciarci mentre io la spalmai contro il muro e strusciai il
mio pube contro il suo e allora senza mai smettere di baciare il suo corpo iniziai una lenta discesa verticale finché non raggiunsi la sua vagina. La baciai tutta intorno e poi presi a leccare dove sapevo avrebbe gradito finché non percepì che il suo clitoride ormai era uscito fuori e a quel punto presi a succhiarlo avidamente, senza fermarmi un secondo ed avevo iniziato con due dita a penetrarla. Sentivo che stava impazzendo, la sentii tremare tanto era il piacere ed in quel momento le luci si riaccesero e vidi che le altre due donne stavano vicino a noi &egrave si stavano masturbando. Seppi che quello era il momento, così mi sdraiai per terra e la feci posizionare sopra di me dandomi la schiena. La madre invece chino la sua fica sulla mia faccia per una fellatio mentre la nonna fece lo stesso in direzione della nipote. La penetrai e da quel momento tutti e quattro fummo una cosa sola. Una macchina dove tutti ricevevano piacere e tutto funzionava a meraviglia. Avevo la faccia grondante degli umori della madre della ragazza che mi stavo scopando selvaggiamente strizzandole e massaggiandole teneramente i capezzoli per cui avevo ormai perso la testa mentre lei leccava la fica di sua nonna. Tutti urlavamo dal piacere, tutti godevamo, l’estasi era alle stelle finché non sentii la ragazza urlare di pura soddisfazione mentre allo stesso tempo un liquido caldo si riversava sul mio scroto. Quello fu per me il segnale così stantuffai per lo sprint finale scaricando infine il mio seme dentro quella meravigliosa creatura. Restammo tutti e quattro un minuto a riprendere fiato, ma poi riprendemmo a scopare in quella posizione alternando le tre donne alle diverse postazione. Venni con ciascuna di loro, e ciascuna di loro mi squirt’ addosso. Finita la serata di sesso sfrenato mi portarono in un locale docce e ci facemmo la doccia tutti insieme lavondo ognuno la persona che aveva a fianco. Non riuscendo a resisterle sotto la doccia mi feci fare un pompino dalla ragazza mentre io continuavo a giocare con i suoi capezzoli. Dopo essermi rivestito mi salutarono con un bacio affettuoso sulle labbra e consegnandomi una busta dove all’interno vi era un biglietto del treno per Venezia. Così le salutai, le ringraziai e me ne andai. Mentre ero per strada ad aspettare il taxi sentii un rumore di tacchi che correvano dietro di me. Mi girai e vidi la giovane rossa che arrivatami di fronte mi diede un bacio. Ne fui sorpreso e felice allo stesso tempo. Poi si staccò, mi sorrise e mi lasciò un biglietto con il suo numero di telefono, il suo nome e il suo indirizzo. Arriv’ il taxi e la salutai. Passai in albergo a ritirare i miei bagagli e poi dritto alla stazione. Mentre il treno partiva e i palazzi iniziarono a sfrecciare lungo il finestrino sorrisi, sia perché mi ero fatto delle scopate favolose, sia perché avevo un motivo per ritornarci. E soprattutto pensai, chissà cosa mi aspetterà a Venezia… Chiusi gli occhi per un p’ di tempo. Avevo bisogno di riposare. Mi risvegliai con una mano sulla spalla del signore seduto vicino a me che mi svegliava per avvisarmi dell’arrivo a Milano dove ci sarebbe stata la coincidenza per Venezia. Ringraziatolo scesi dal treno. Andai a vedere l’orario del treno per Venezia e con mio disappunto lessi che vi erano tre ore di ritardo. Non potei che uscire dalla stazione Centrale e dirigermi in piazza Duomo. Mi sedetti ad un bar, mi presi un bel caff&egrave, e iniziai a leggere il Sole che avevo precedentemente comprato in stazione. In stazione non avevo comprato solo il giornale, ma una mia vecchia brutta abitudine mi aveva spinto, non saprei dire il perché, a comprare un pacchetto di sigarette. Non c’erano le sigarette che volevo io, così mi accontentai di un pacchetto di Marlboro gold. Così mentre ero intento a leggere il mio giornale, tirai fuori da una tasca sigarette e accendino e me ne accesi uno. Erano almeno sette anni che non toccavo una sigaretta e devo ammettere che mi erano mancate. Dopo nemmeno un minuto che la avevo accesa sentii una voce oltre il mio giornale che faceva
“Scusi non &egrave che avrebbe una sigaretta per me e la mia amica?”
Questa domanda sicuramente non mi mancava assolutamente del mio passato da fumatore, così abbassai il giornale scocciato pronto per mandarle a cagare ma mi dovetti ricredere, e il broncio che avevo si trasform’ velocemente in un sorriso malizioso. Erano due giovani ragazze sulla ventina, bellissime. Una castana con i capelli ricci e corti e l’altra bionda con occhi azzurri. Non erano ne magre, ne in carne, erano perfette. Avevano un seno suppongo della stessa misura, sarà stato una terza scarsa, ma dalle canottierine che avevano si poteva scorgere la perfetta forma a sfera dei loro seni.
“Ma certo” risposi
Vedevo che erano alquanto accaldate e si trascinavano dietro due zaini da escursioni piuttosto grandi così gli proposi di sedersi insieme a me giusto il tempo di una sigaretta per riposarsi. Accettarono di buon grado e da bravo galantuomo gli offrì un caff&egrave a ciascuna di loro. Mi raccontarono che stavano facendo un giro dell’Italia, dovevano andare solo a Venezia e poi da li sarebbero passate in Slovenia e altri paesi dell’Europa dell’Est. Parlando ci rendemmo conto che avremmo dovuto prendere lo stesso treno per Venezia e così quello che sarebbe dovuto essere il tempo di una sigaretta divenne il tempo di ritardo del treno. Così quando fu ora ci alzammo e ci dirigemmo insieme in stazione. Caso,o meglio,culo volle che eravamo tutti e tre nello stesso scompartimento di uno di quei vecchi treni dove ogni tot metri alla destra del corridoio di camminamento vi erano delle porte scorrevoli al cui interno vi erano dai 4 ai 6 posti. Il treno partì e noi continuammo a conversare. Dopo un po mi accorsi che eravamo solo noi 3 nello scompartimento e che non sarebbe arrivato nessun altro. Notai che anche loro sembrarono averci fatto caso ma non sembravano affatto dispiaciute. Anzi, quasi all’unisono esternarono la loro sofferenza dovuta al caldo e entrambe mi chiesero se mi avesse dato fastidio se si fossero tolte le canottiere. Devo dire che non me l’aspettavo ma non rimasi imbambolato e colli la palla al
balzo.
“Ma no ragazze, non mi sconvolgo più di niente ormai da tempo, quando avevo la vostra età e si moriva di caldo si restava completamente nudi!”
Si guardarono un attimo e iniziarono a levarsi le canottierine e poi gli shorts fino a rimanere in biancheria. Poi fu la volta di reggiseno e mutandine. Erano totalmente nude e mi guardavano sghignazzanti. Mi sembrava scortese farle stare nude da sole e così deciso di farle compagnia. Appena rimasi nudo anch’io si inginocchiarono davanti a me e la mora prese a leccare il mio glande mentre la bionda massaggiava il clitoride dell’amica mentre intanto aveva il mio scroto in bocca. La mora che stava iniziando ad ansimare prese tutta la mia asta in bocca senza vacillare ed inizio a farmi una fellatio da ricordare. Non ci volle tanto e dopo poco la sua bocca si ritrov’ piena del mio seme. A quel punto mi avvicinai la sua passerà alla faccia facendola sdraiare accanto a me mentre l’altra aveva ripreso a spompinarmi facendomelo tornare di pietra. La mora aveva preso quasi ad urlare e quindi dovetti tapparle la bocca se no qualcuno avrebbe potuto sentirci mentre intanto continuavo a succhiare avidamente il suo clitoride con i suoi umori che mo inondavano il palato. Anche la bionda doveva avere la sua parte però, così si invertì con me &egrave mentre lei continuava a stimolare oralmente la sua amica io dopo averla posizionata a novanta, la penetrai tutta d’un fiato. Lei trattenne il respiro mentre io non mi fermavo un secondo facendo schioccare ad ogni affondo il mio scroto sulle sue natiche. Mi aggrappavo al suo seno e strizzandole i capezzoli sentii che stava raggiungendo l’orgasmo, inizio a tremare finché ad un tratto un mare di umori le uscì dalle labbra. Era esausta, e così la lasciai riprendersi da una parte. Io però non avevo avuto ancora la mia soddisfazione e così mi diressi dalla mora che vedevo più vivace sessualmente ed iniziai a montare anche lei. Urlava ma ormai non mi importava più niente, ci stavo prendendo gusto e volevo godermi il momento, se non che iniziai a penetrarle l’ano con le
dita e mi resi conto che vi doveva esserci già passato qualcuno quindi senza nemmeno chiederle il permesso sfilai il mio pene dalla sua vagina e lo infilai con un colpo secco nel suo sfintere. Mi avvinghiai al suo culo stantuffandola senza remore mentre lei mordeva il suo polso per evitare di urlare. Intanto la bionda si era rifatta sotto e si era messa a massaggiare il clitoride della amica. La mora raggiunse quindi l’apice del piacere e anche lei squirt’ per terra. Io invece che non mi ero fermato alla vista di tutto ciò diedi gli ultimi due affondo nello sfintere della mora per poi tirare il mio pene fuori, fare girare le due ragazze e scaricarle il mio seme in faccia. Ne furono ricoperte e ridendo si pulirono la faccia leccandosi a vicenda. Ci rivestimmo prima dell’arrivo del controllore e giunti a destinazione mi salutarono con un bacio e io le augurai buon viaggio. Ero arrivato a Venezia. Infilai una mano in tasca per prendermi una sigaretta ma notai che vi era un cartoncino nella mia tasca che certo non ce l’avevo messo io. Tiratolo fuori mi accorsi che era un normale biglietto da visita, non di una persona, bensì di un hotel, guardacaso sito a Venezia. Non avevo notato nessuna persona infilarmi qualcosa in tasca quindi iniziai a pensare che forse in tutta questa mia “caccia” qualcuno mi deve essere stato sempre vicino, seguendo ogni mia mossa e assicurandosi che io arrivassi sempre a destinazione. Il che devo dire mi intrig’ molto. Mi diressi quindi verso questo albergo che speravo si affacciasse sul Canal Grande ma invece era abbastanza in disparte e in una zona non così frequentata della città. Appena misi piede dentro la hall dell’hotel senza che nemmeno parlassi mi chiamarono dalla reception che mi avevano riconosciuto.
“Buonasera” dissi
“Buonasera signore, la stavamo aspettando. Ovviamente il suo pernottamento da noi le &egrave stato offerto dalla sua conoscenza. Ora le darò la chiave della sua stanza. All’interno abbiamo lasciato un costume che dovrà indossare più tardi alla festa dell’albergo che si terrà dalle 24 in poi. Le auguriamo una buona serata!”
Le salutai e raggiunsi la camera chiedendomi chissà che razza di festa ci sarebbe stata da li a poche ore. La stanza era modesta rispetto all’albergo di Parigi ma non sarebbe stato affatto un problema. Comunque visto che erano ancora le 20, ordinai la cena dal telefono della stanza, mangiai e decisi di riposarmi un p’ non sapendo cosa mi dovessi aspettare dalla festa. Al mio risveglio mi buttai sotto la doccia per riprendermi un po’ e finalmente indossai il costume che mi avevano lasciato sul letto che consisteva semplicemente in un mantello nero ed una maschera bianca con un naso delle lunghezze di quello di Pinocchio, in tipico stile carnevalesco veneziano. Giunta l’ora della festa mi recai alla reception dove anche altri ospiti attendevano istruzioni. Allo scoccare della mezzanotte ci condussero per dei corridoi al termine dei quali vi era una stanza di almeno 500mq e ciò che vi trovammo può essere banalmente descritto ricordando il film “Eyes wide shut”. Mi trovai nel bel mezzo di un orgia dove vi erano etero, omosessuali e bisex, ma io ovviamente avevo occhi solo per le donne, delle veneri bionde anch’esse mascherate con dei seni e dei glutei così perfetti che sembravano essere uscite dalla mano del Bernini. Non persi tempo e puntai due donne che si stavano cimentando in una 69 e senza nemmeno presentarmi mi abbassai i pantaloni e puntai il mio uccello verso la bocca di una delle due ma sostituendo la sua lingua con le mie dita continuai a dare piacere all’altra donna. Ero inebriato da questa fellatio, sentivo semplicemente un calore umido provenire dal mio pene e un calore che saliva sempre di più nel ventre, così mi godetti il momento portando la testa all’indietro e poggiando le mani sui miei glutei accompagnando le sue leccate con un lieve movimento di bacino. L’altra donna si interesso anch’ella del nuovo giocattolino e strapp’ di forza il mio uccello dalla bocca della collega e prese a succhiarmelo avidamente tanto che dall’eccitazione le presi la nuca da dietro ed iniziai a scoparle la bocca senza remore. Poco prima di venire sfilai il pene dalla sua bocca e mentre le due erano inginocchiate venni sui loro capezzoli perfetti che si ripulirono a vicenda. A quel punto le salutai cordialmente e passai oltre. Vidi una donna che stava facendo una fellatio ad un uomo che era seduto su una poltroncina mentre lei aveva il suo sfintere bello in mostra, così mi avvicinai ed iniziai a leccare la sua passerina. Inizialmente sussult’ poiché non se l’aspettava ma poi ci prese gusto e mi spinse il suo pube contro il mio viso. Quando sentii che ormai stava diventando un lago mi alzai ed entrai con straordinaria velocità dentro al suo ventre, ed aggrappatomi ai suoi glutei presi a penetrarla, dapprima lentamente lasciando schioccare il mio scroto sulle sue natiche e poi sempre più veloce a tal punto che ebbe problemi a continuare la fellatio all’altro uomo visto che la sua bocca era già piena di grida di piacere. Venne spruzzando grandi quantità di liquidi che in parte mi bagnarono il pene ed in parte finirono sul pavimento. Non contento continuai a scoparla mentre intanto con le dita iniziavo ad allargarle lo sfintere, dapprima solo con l’indice fino ad inserirle tre dita assieme. Quando vidi che il passaggio si era fatto agevole come se stessi continuando ad affondarle nel suo utero, con un solo movimento uscii dalla sua vagina per entrare con un colpo secco nel suo ano e continuare a stantuffarla allo stesso ritmo di prima. La donna inizi’ a perdere liquidi come se si stesse pisciando addosso, le gambe non smettevano di tremarle e dai gemiti che produceva stava godendo come una scrofa. Non mi fermai, bisognava battere il ferro finché era caldo ,e nonostante dovetti quasi sorreggerla visto che non si reggeva quasi più in piedi, le scopai il culo quasi fossi una scimmia arrapata finché dopo una serie molto ravvicinata di affondi avvinghiai le sue natiche con le unghie e le scaricai tutto il mio piacere nello sfintere. Quando sfilai il mio pene inizi’ immediatamente a colare il mio seme che lentamente scendeva fino alla vagina della donna così un altra donna si inserì e prese a pulire il mio seme con la lingua, non smettendo di dare piacere all’altra. Quello fu per me il segnale di passare oltre. Giunsi infine ad un letto, dove vi era una donna che giocava con se stessa massaggiandosi il clitoride. Ami distesi al suo fianco e persa ogni libidine mi sdraiai a pancia in su e di peso me la portai ad avere la sua fica esattamente sopra la mia faccia con lei inginocchiata dietro di me. Presi a leccarla prepotentemente, la mia lingua si muoveva come un serpente, con agilità e aggressività, e sentivo che il mio lavoretto iniziava ad essere apprezzato. Poco dopo si avvicinarono altre due donne, una alla sinistra ed una alla destra del
letto, anche loro salirono su e si posizionarono lungo i miei fianchi e intrapresero un ménage à trois saffico con anche quella a cui stavo facendo una fellatio. Avendo disponibili due mani mi sembrava doveroso contribuire al piacere di altre due signore bisognose e così mentre succhiavo avidamente il clitoride di una, con le dita penetravo e massaggiavo le vagine delle altre due. In un batter d’occhio il mio uccello si fece di marmo e si alzò come una bandiera, dare tutto quel piacere a tre donne così belle, a tal punto che sembrava avessi infilato le mani nella gelatina e l’altra non smetteva di bagnarmi il viso, mi aveva fatto eccitare moltissimo e non passò molto prima che un altra donna, colpita da quel palo inutilizzato, salisse pure lei sul letto e si impalasse prepotentemente sul mio uccello. Inizi’ a
muoversi combinando un movimento roteatorio del bacino ed un movimento dall’alto verso il basso. Era estasi pura, mai provato un piacere così grande come quello, sicch&egrave più mi avvicinavo a venire e più davo piacere alle tre di cui mi stavo occupando con mani e lingua e più iniziavano tutte e 4 ad urlare di piacere, e così, come a voler spendere tutte le mie energie insieme, aumentai la velocità di penetrazione delle mani, succhiai ancora più forte il clitoride e cercai di accompagnare i movimenti di quella che mi stava cavalcando così che quando venni riuscì a venire contemporaneamente alle altre 4. A quel punto però persi i sensi, il piacere era stato troppo grande e tutto insieme e il mio fisico non resse tutto quello sforzo. Mi risvegliai così la mattina dopo nel letto della mia stanza, solo. Non era stato sicuramente un sogno questo infatti ero nudo nel letto e poggiato su una sedia vi era il mio mantello sporco del mio seme. Trovai una busta vicino al mantello, la aprii e vi trovai un biglietto dove una calligrafia femminile indicava un orario e un indirizzo di quello che penso fosse un ristorante. Forse finalmente avrei scoperto chi aveva orchestrato tutto ciò. Lessi e rilessi il contenuto del bigliettino mentre intanto tiravo fuori i vestiti dalla mia valigia. Mi rivestii in fretta e per schiarirmi le idee decisi di andare a fare colazione a piazza San Marco. Non vi fu nessun incontro quella mattinata, semplicemente mi limitai a passare un rassegna tutti i vari eventi di quella che ormai potevo chiamare una “scopavventura”. Non mi ero sentito mai così bene, ero adrenalina pura e mi sembrava non ci fosse nulla in quel momento che non avrei potuto fare. Avevo ormai perso la mia libidine e seppure la maggior parte della società mi avrebbe potuto etichettare come un depravato non mi importava, anzi, ero fiero di esserlo e dopotutto sapevo che chiunque avrebbe voluto essere al mio posto, posto che non avevo intenzione di lasciare a nessuno. Finché ci sarebbe stato da godere avrei goduto senza tirarmi indietro. Mi recai al luogo dell’appuntamento all’orario stabilito. Non vi era un insegna all’esterno, soltanto una porta di legno di grandi dimensioni interamente dipinta di rosso. Bussai e come nei film di fatta scorrere una lastra rettangolare lungo che lasciò al suo posto una fessura oltre la quale vidi un uomo che mi fissava.
“Buonasera. Questa mattina ho trovato un biglietto nei miei abiti che mi diceva di venire a questo indirizzo ed a questo orario.”
Senza nemmeno rispondermi chiuse frettolosamente la lastra. Dopo qualche secondo di silenzio la porta si aprii cigolando. Appena entrai l’uomo a cui avevo appena parlato mi prese il soprabito.
“Benvenuto al Fais. Non &egrave da tutti avere l’occasione di entrare nel nostro ristorante più che esclusivo. Questa sera lei mangerà vivendo una particolare esperienza sensoriale; infatti oltre questa sala non vi sarà più luce e dovrà gustare le varie portate senza poter usare la vista ma solo ed esclusivamente gli altri sensi. Ovviamente non &egrave questa l’unica specialità del nostro ristorante ma non voglio rovinarle la sorpresa. Adesso una ragazza la scorterà al suo tavolo dove l’attende la sua compagna. Si goda la sua serata.”
Detto ciò si congedo da me e dopo pochissimo una più che graziosa ragazza sulla ventina mi raggiunse e presomi a braccetto mi condusse al tavolo. La donna che mi aveva dato appuntamento ovviamente mi aveva preceduto ed io ero ormai più che curioso di conoscere la sua identità. Arrivati al tavolo la ragazza mi prese la mano e la poggio sul bordo di quella che riconobbi essere una sedia e così riuscii ad accomodarmi. I rumori erano quelli di qualsiasi ristorante, fatta eccezione per le conversazioni dei tavoli circostanti che erano appena percettibili tanto erano sussurrate. Tastai con le mani il tavolo per vedere dove avessi piatto, tovagliolo bicchiere ecc. Non mancava nulla. Dopo pochi secondi arrivo un cameriere che mi si accost’.
“Buonasera signore, fra poco vi sarà servita la cena ordinataci dalla sua accompagnatrice. La signora ci ha anche chiesto del fino bianco che adesso le servir’.”
Lo sentii riempirmi il bicchiere e subito dopo infilare la bottiglia in un contenitore di ghiaccio.
Cercai il bicchiere e quando lo trovai lo annusai e poi lo alzai al cielo.
“Alla sua!”
Nessuna risposta. Bevvi un primo sorso e poi riposai il bicchiere sul tavolo. Appena ebbi riposato il bicchiere sul tavolo sentii da sotto il tavolo delle mani che partendo dalle mie caviglie iniziavano a scorrere lungo le mie gambe fino a raggiungere il mio pube. Fui rapito da quelle carezze e senza opporre resistenza lasciai che quelle mani mi slacciassero i pantaloni e tirassero fuori il mio membro dalle mutande. Il mio cuore inizi’ a battere velocemente e quando sentii una bocca chiudersi sopra il mio glande avviluppandolo tutto andai in apnea. Abbassai le mie mani verso la testa della benefattrice e mentre con una mano le davo il ritmo con l’altra andai a stuzzicarle i capezzoli che erano turgidi e grossi, cosa che aument’ ancora di più la mia eccitazione. Non potei fare a meno di inclinare la testa all’indietro e godermi il momento. Quella bocca sapeva il fatto suo e sebbene non vedessi il volto e il corpo al quale apparteneva poco mi importava perché l’eccitazione si era impadronita di me e mi stavo lasciando trasportare. Non vi era zona del mio uccello che la donna tralasciasse infatti alternava immersioni a lente ma intense leccate di asta per non parlare dei grattini che stava facendo con le sue unghie ai miei genitali. Non avrei resistito a lungo. Quando sentii che stavo per venire afferrai la sua testa con entrambe le mani ed iniziai a scoparmi letteralmente la sua bocca come indemoniata finché non la inondai del mio piacere. La feci ingoiare e lei mi ripulì per bene la cappella. Poi non sentii più movimenti. Avendo capito quale sarebbe stata la specialità della casa non persi neanche tempo a riallacciarmi i pantaloni che invece lasciai calati con il mio pene libero e svettante. Presi di nuovo il bicchiere di vino e lo finii tutto d’un sorso. Si prospettava una gran bella serata. Quasi mi ero dimenticato della presenza di questa misteriosa donna a tavola la quale non aveva ancora proferito alcuna parola.
“Devo ringraziare lei per il lavoretto di prima oppure non &egrave stata opera sua?”
Ancora nessuna risposta, nessun rumore, eppure percepivo la presenza di una persona di fronte a me ma evidentemente voleva continuare a tenermi sulle spine.
Poco dopo i camerieri portarono la cena. Tutto ottimo e delizioso ed effettivamente mangiare al buio permetteva di assaporare meglio i vari sapori all’interno di ciascun piatto. Quando arrivammo al momento del dolce sentii dei passi avvicinarsi al tavolo che ritenni fossero appunto quelli di un cameriere che stesse portando il dessert. Invece era tutt’altro che un cameriere. Infatti una persona tirò leggermente indietro la mia sedia e con leggerezza mi scavalc’ con una gamba e si sedette su di me a cavalcioni. Sentii il mio pene a contatto con un pube femminile quindi non solo la persona era donna, ma non indossava nemmeno le mutandine. Senza perdere tempo la donna indirizzo il mio pene dritto nella sua vulva e aggrappandosi al mio collo prese a muoversi dapprima piano e poi in maniera sempre più decisa. Ero estasiato e non potei che assecondare i suoi movimenti. Preso dall’eccitazione del momento infilai le mani sotto il vestito della donna ed iniziai a giocare con i suoi capezzoli ed a palparle con decisione il seno cosa che la fece eccitare ancora di più visto che il suo affanno aumento considerevolmente. Non potevo però permettere di essere parte passiva di tutto questo gioco così alzandomi la tolsi da me e la poggiai rigorosamente a novanta sul tavolo e senza nemmeno perdere tempo ad allargarle il suo sfintere, infilai il mio uccello grondante dei suoi umori nel suo retto. Non fui certo il primo a fare ciò data la
facilità con cui riuscii a penetrarla e così aggrappandomi con una mano ad un suo fianco e con un altra ad un suo seno presi a fotterla con tutte le forze che avevo. Il tavolo cominci’ a sobbalzare e ad ogni affondo si sentiva un tintinnio di posate. Volevo farla impazzire e così abbandonai il suo fianco per giocare con il suo clitoride ed ottenni l’effetto desiderato. La sua vagina era un rubinetto e non fossi stato occupato a fottere con tutte le mie energie il suo sfintere avrei desiderato assaporarli. Inizi’ ad urlare il che mi fece eccitare ancora di più e mi spinse a dare il massimo. Sentii che stavo per venire così mi tolsi e mentre continuavo a segarmi la feci girare e le colorai il viso del mio sperma. La lasciai appoggiata al tavolo mentre io ormai sfinito mi sedetti sulla sedia a riprendere fiato.
Solo a quel punto la sentii.
“Come si sente?”
La donna dall’altra parte del tavolo mi aveva finalmente parlato.
“Benissimo devo ammettere, e devo ringraziarla per questo. Così come devo ringraziarla di questa esperienza meravigliosa. Ma adesso mi dica, lei chi &egrave?”
Ancora silenzio dall’altra parte. Iniziai a sentirmi rintontito e improvvisamente una luce fortissima mi accec’. Non riuscivo più a mettere a fuoco, vedevo solo una fortissima luce bianca. Dopo poco però la luce inizio a perdere forza ed iniziai a vedere meglio. Mi stavano puntando una piccola torcia negli occhi. Me la stava puntando una donna.
“Finalmente si &egrave svegliato. Come si sente?”
Ora riuscivo a vederci. Una dottoressa era in piedi davanti a me e mi stava puntando una torcia negli occhi. Mi sentivo debolissimo e sentivo un dolore fortissimo alla testa.
“Dove mi trovo? Che cosa mi &egrave successo”
“Signore ha avuto un bruttissimo incidente d’auto che le ha causato una grave emorragia cerebrale e così l’abbiamo dovuta operare. Credevamo che non ce l’avrebbe fatta ma per fortuna potrà raccontarlo.” Non credevo a ciò che mi stava dicendo. Avevo sognato tutto. Ma com’era possibile? Tutto mi era sembrato così reale, così vero, tutti i dettagli, le sensazioni provate, non potevo crederci.
“Per quanto tempo sono stato incosciente?” chiesi
“Una settimana oggi signore. Adesso però cerchi di riposare, avrà tutto il tempo di farmi tutte le domande che vuole ma non adesso.”
Concordai con la dottoressa e mi lasciai andare riaddormentandomi.
Mi risvegliai diverse ore dopo. Vidi una giovane infermiera bionda e magra che stava controllando i pazienti della mia stessa stanza. Mi sembrava familiare. Quando si gir’ per avvicinarsi a me non potei che sorridere.
“Buonasera signore, noto con piacere che si &egrave ripreso! Ma cos’ha da sorridere?”
“Nulla signorina, semplicemente in questi giorni ho avuto dei sogni strani diciamo ed in uno di questi, ecco, c’era lei.”
L’infermiera rise “Che cosa curiosa! Non sapevo si potesse sognare una persona che non si conosce.”
Colsi l’occasione e le risposi prontamente “Ha ragione, però a volte sognamo qualcuno che il destino vuole farci incontrare.”
A quel punto l’infermiera si fece pensierosa e dopo averci pensato un p’ su mi chiese “E cosa succedeva di preciso in questo sogno?”
“Facevamo l’amore.”
L’infermiera arross’ e ci sorridemmo a vicenda.
“Be, sono davvero contenta che si sia svegliato signor …?”
“Chiamami Luca.”
“Io invece sono Sophie.”
Non potei fare altro che sorridere nel sentire che il nome della giovane infermiera, così come il suo aspetto esteriore, fossero identici a quelli di una delle mie tante amanti del mio sogno. Dopotutto sogno e realtà sono separati da una sottilissima linea che permette talvolta passaggi in entrambi i sensi. Oggi ormai non mi chiedo più se fosse stato tutto un sogno oppure no, mi piace pensare che sia stata semplicemente un esperienza.

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