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Racconti Erotici Etero

Esperienze

By 15 Febbraio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Credo di trovare una platea unanime nel sostenermi se dico che il sesso &egrave una delle cose più piacevoli al mondo e una delle attività per le quali ogni vita può essere degna di essere chiamata tale.
Però’
Ecco’ chissà il perché dopo un’affermazione indiscutibilmente vera a sostegno di una cosa bella segue sempre un però che normalmente &egrave chiaro presagio di cose nefaste!
Meglio quindi ricominciare il periodo!…
Dunque’
Nella mia vita, analizzando le esperienze da me vissute, ho stabilito che uno dei momenti più elettrizzanti &egrave la fase che precede il sesso inteso come unione di due o più corpi. Quella che io definisco ‘gioco sessuale’ &egrave quell’insieme di situazioni che si crea prima, quando ad esempio, conoscendo una persona e trovandola intrigante, ci si rapporta con lei in modo tale da stupirla sottilmente, facendole spregiudicatamente intendere il proprio interesse, oppure, altro esempio, quando si mostra a qualcuno il proprio corpo al solo fine di godere del suo eccitato smarrimento.
Credo che il termine giusto sia stupire, comportarsi in modo tale da sbalordire la persona che si ha davanti, provocarla, eccitarla e vedere i suoi occhi che strabuzzano increduli, incapaci di razionalizzare quello che gli sta succedendo e tutto ciò, spesso, solo al fine di godere nello sconcertare gli altri, senza necessariamente finire sotto le lenzuola con loro.
Questo modo di fare ha bisogno di una discreta disinibizione e di una spiccata propensione all’esibizionismo ma, come donna, credo che nessuna persona appartenente al mio stesso sesso sia naturalmente priva di tale bagaglio. Se così non fosse sarebbero inspiegabili le continue sedute da parrucchiere ed estetista, i fiumi di denaro speso per il guardaroba ed il make up o il sudore faticosamente prodotto in palestra.
Certo, molte di voi sosterranno che ci sottoponiamo alle sedute ed al dissanguamento economico per piacere a noi stesse ma credo sia solo un’innocente giustificazione per nascondere quello che in realtà &egrave il desiderio di piacere, di essere ammirate e desiderate.
Alla fine, ciò che cambia tra il mio modo di vedere e quello di molte di voi &egrave l’elemento psicologico: io propendo per una condotta attiva che intensifichi le sensazioni e l’ammirazione altrui, altre invece preferiscono una condotta passiva, limitandosi ad attendere le espressioni d’ammirazione o di desiderio altrui come se queste fossero manifestate dai visitatori di una mostra dinanzi ad un capolavoro, spesso poi platealmente scandalizzandosene.
Sono certa che ora molti di voi si chiedano quali possano mai essere i miei comportamenti e come io persegua i miei elettrizzanti obiettivi.
Beh’ racconterò ora alcuni brevi episodi che spero possano fare luce sulle mie parole.
Premetto che non li proporrò in ordine cronologico ma alla rinfusa e in alcuni casi saranno privi di quelle attività tipicamente “da letto” e ciò al fine di confermare quanto sopra detto circa il piacere che traggo da tale attività anche quando &egrave fine a se stessa.
E’ un’altra bella giornata estiva e decido di prendere l’automobile e di guidare per le strade deserte. Mi &egrave sempre piaciuto guidare e poterlo fare senza essere stressata dal traffico &egrave veramente invitante.
Scarpe da ginnastica bianche, gonnellina corta bianca ed una casacca aderente con maniche corte e cerniera sul davanti, anch’essa bianca, compongono il mio semplice abbigliamento.
Entrambi i finestrini del mio coup&egrave abbassati, mi godo l’aria che entra, senza che sia impregnata dai soliti vapori di scarico di migliaia d’altri veicoli.
Non ho alcuna meta, semplicemente vago per la rete stradale decidendo di cambiare direzione seguendo l’istinto.
Guidando ripenso all’altra sera e al mio incontro con Antonella. Ripenso alle dolci carezze, ai caldi baci, agli afflussi di piacere prodotto dal contatto con il suo stupendo corpo. Nonostante i numerosi incontri, tra me e lei ogni volta &egrave come se fosse la prima.
Ripensare a lei mi ha eccitata.
Rialzo i finestrini e accendo il climatizzatore nella speranza che questo possa combattere le ondate di calore che dipartono dal mio basso ventre.
Sulla destra intravedo il cartello che indica il casello d’ingresso all’autostrada e senza pensarci troppo impegno lo svincolo dirigendomi verso il casello.
L’autostrada &egrave quasi deserta e resto sulla corsia centrale sempre pensando ad Antonella. L’eccitazione non &egrave certo diminuita e la mia mano scende ad accarezzare le cosce nude, risalendo poi verso l’inguine che sfioro con le dita sempre più vogliose.
I miei capezzoli si sono molto induriti ed ora spuntano chiaramente dalla casacca leggera. Abbasso la cerniera sino a slacciare la casacca e libero il seno che accarezzo voluttuosamente.
Un’autovettura mi sorpassa e mentre sfila lentamente al mio fianco noto lo sguardo incredulo del passeggero che osserva il mio seno totalmente esposto.
La cosa mi fa rabbrividire dal piacere.
Il cartello che sto superando indica una prossima uscita e decido di prenderla.
Il casello &egrave piccolo, con un solo gabbiotto in uscita e lo sguardo dell’uomo sull’autovettura in sorpasso mi ha davvero intrigata.
Non riallaccio la giubba ed arrivo al casello dove porgo il biglietto al cassiere. E’ un uomo di mezza età, segaligno, dallo sguardo spento di chi vorrebbe trovarsi in un altro luogo.
Prende il biglietto senza nemmeno girare il viso o rispondere al mio saluto.
Digita non so quali cose sulla tastiera ed ecco comparire l’importo del pedaggio sul display. Io ho già una banconota nella mano e gliela porgo ed ecco che, voltandosi finalmente verso di me, realizza che sono a seno scoperto.
I suoi occhi hanno un guizzo e la sua bocca si apre lasciando penzoloni il labbro inferiore.
Gli sorrido sventolandogli davanti la banconota e lui, ripresosi solo un poco, la prende.
I secondi passano e vedo il suo sguardo muoversi veloce tra il mio seno e la cassa.
Impiega un tempo incredibilmente lungo a contare il resto e a porgermelo.
Gli sorrido ‘ sino a che ora lavora?
Per un attimo credo di aver parlato qualche lingua incomprensibile poiché mi guarda un poco stordito. ‘ Sino alle 7 di stasera ‘ risponde poi titubante.
– Buon lavoro allora, arrivederci.- lo saluto allontanandomi lentamente.
Sono solo le 15 e continuo a guidare per le campagne a me sconosciute.
I chilometri si susseguono ed io ripenso al casellante sbalordito, alla sua espressione e immagino quello che in quel momento gli può essere passato per la mente.
Sono elettrizzata e desiderosa di continuare a stupire mostrandomi.
Alle 17 decido di dirigermi verso casa e quando vedo un ingresso autostradale penso che se imboccassi l’autostrada mi dirigerei nuovamente verso il casello della mia esibizione.
Prepotente rinasce in me il desiderio di shockare ancor più il casellante e riprendo l’autostrada.
Mentre guido veloce spero che il casello sia ancora deserto e che soprattutto io non abbia alcun veicolo dietro di me quando giungerò là.
Sono oramai a poco più di un chilometro dalla mia meta, mi fermo sulla corsia d’emergenza il tempo necessario per sfilarmi il perizoma e riprendo la marcia.
Mentre impegno lo svincolo mi accorgo che una macchina mi segue. Giunta in prossimità del casello mi accosto a destra per lasciar passare il mezzo e mi ci accodo.
Ho rialzato la cerniera della casacca ed attendo che il veicolo che mi precede si allontani prima di riabbassarla ed esporre il seno.
Il casellante evidentemente mi ha già notata poiché quando arrivo alla sua altezza &egrave già rivolto verso di me.
Mi sorride ed io sorrido di rimando.
Prendo il biglietto che ho appoggiato sul sedile del passeggero e volutamente lo lascio cadere sul tappetino. Per raccoglierlo faccio in modo di sollevare il sedere, facendo bene attenzione ad alzare la gonna in modo che lui si renda conto che non indosso nulla sotto.
Resto in quella posizione per qualche secondo più del necessario, certa che lui stia scrutando i miei glutei.
Mi risistemo sul sedile accertando che la gonna resti ben sollevata e gli porgo il biglietto con il denaro contato.
Lui allunga il collo per cercare di vedere tra le mie gambe ma evidentemente la portiera gli impedisce la vista.
Dallo specchietto retrovisore mi accerto che non vi sia alcun veicolo dietro di me, apro lo sportello allargando le gambe e mettendo un piede sul piano di chiusura della portiera.
Ora il mio sesso completamente depilato &egrave chiaramente visibile dalla sua postazione e guardandolo in viso lo vedo umettarsi le labbra.
Sono eccitata dal suo sguardo, dal fatto che possa liberamente scrutare la mia intimità che &egrave ora bagnata dagli umori della mia eccitazione.
Un altro controllo al retrovisore e scendo veloce dalla macchina.
Lui mi osserva e arrossisce.
Comprendo il perché della sua reazione osservando il suo pene eretto che fuoriesce dai calzoni slacciati.
Guardandolo negli occhi allungo un braccio e con la mano impalmo il suo sesso già pronto ad esplodere.
Lo masturbo lentamente, sempre attenta a che non arrivi nessuno e dopo poco lui viene copiosamente.
Gli sorrido, mi sporgo verso di lui baciandolo sulla guancia.
Risalgo in auto e sorridendo gli mando un ciao e senza attendere risposta riparto elettrizzata da quanto appena accaduto.
Sono da qualche giorno in questa località di mare. Le ore passate al sole hanno già offerto il loro contributo alla mia pelle che appare già abbronzata. La spiaggia non &egrave fortunatamente troppo affollata e l’acqua appare limpida ed invitante.
Oggi pomeriggio si &egrave alzata una lieve brezza ed al sole si sta benissimo.
Il mio sguardo si posa sulle persone che trascorrono come me le loro ore sulla spiaggia: una coppia con due bambini piccoli che si divertono a costruire improbabili castelli di sabbia, una donna anziana rannicchiata sulla sdraio sotto l’ombrellone, l’onnipresente venditore ambulante che pubblicizza le sue false borse griffate.
Alla mia destra, ad una decina di metri e tre ombrelloni da me un ragazzo sdraiato sul lettino legge un libro mentre il sole lo illumina per intero.
Deve essere molto alto visto che nonostante la testa sia poggiata sulla parte alta del lettino i piedi avanzano fuori. La sua pelle &egrave molto abbronzata ed il fisico appare asciutto e muscoloso. Ha capelli corti neri ed il viso semicelato da un paio d’ampi occhiali da sole. Indossa un paio di boxer multicolore rimboccati un poco sotto per lasciar abbronzare la parte alta delle cosce ben fatte.
Dalla posizione in cui mi trovo non saprei dire se &egrave un bel ragazzo o meno ma sicuramente il suo corpo emana un’indiscutibile virilità.
Prendo una rivista e comincio a sfogliarla. Ogni tanto il mio sguardo si posa sul ragazzo del libro che continua imperterrito a leggere.
E’ tempo di rinfrescarsi con una bella nuotata. Cammino a piedi nudi sulla sabbia infuocata raggiungendo velocemente il bagnasciuga. Il primo contatto con l’acqua mi fa rabbrividire e mi getto fra le onde godendo del fresco abbraccio.
Risalgo verso la spiaggia e faccio un giro più largo per passare vicino al ragazzo del libro. Ha smesso di leggere. Il libro &egrave buttato sulla sacca da spiaggia e non riesco a capire se il ragazzo stia dormendo o no. Gli passo davanti ancheggiando leggermente.
– Che pezzo di gnocca!
E’ un sussurro più che una frase pronunciata e io fingo di non averla udita, proseguendo verso il mio ombrellone e sdraiandomi sul lettino.
Senza palesare il mio interesse sogguardo nella sua direzione e lo vedo osservarmi. La cosa mi fa molto piacere. Quando gli sono passata vicino, nonostante portasse ancora gli occhiali da sole, ho notato un bel viso dalla mascella forte e dalla bocca ben disegnata.
Il sole si &egrave spostato e giro il lettino per seguirne la lenta discesa. Ora il ragazzo del libro &egrave alle mie spalle e non posso più seguirne i movimenti.
Accendo una sigaretta e ne assaporo l’aroma prima di riprendere a sfogliare la rivista.
Trascorrono brevi minuti.
– Ciao, scusa, hai da accendere?
Alzo lo sguardo e vedo il ragazzo del libro sorridente vicino a me con una sigaretta in mano.
– Certo ‘ rovisto nella borsa e avvicino l’accendino acceso alla sua sigaretta.
Lui prende con le sue le mie mani e se le avvicina al viso.
– Grazie, io sono Giorgio.
– Prego, io sono Daniela.
– Sei qui da sola? ‘ la domanda &egrave un poco sfacciata ma rispondo comunque.
– Si, sono sola, tu?
– Anche io solo.
– Vuoi sederti? ‘ lo invito ritraendo i piedi in modo da fargli spazio sul fondo del lettino.
Lui si siede e si toglie gli occhiali. Ha uno sguardo profondo e due occhi di un nero limpido.
Le solite due chiacchiere, a dire il vero scontate, ma la cosa che mi colpisce &egrave il modo sfrontato con il quale scruta il mio corpo. Il suo sguardo si posa sui miei seni coperti dal leggero costume, scende lungo l’addome risalendo alle cosce piegate.
– Ti va di bere qualcosa? ‘ propone lui.
– Si, volentieri.
Ci alziamo, io calzo le ciabattine, prendo un telo mare e ci incamminiamo verso il vicino bar della spiaggia dove lui sceglie un tavolino all’ombra e seminascosto.
E’ seduto di fronte a me ed il piccolo tavolino quadrato ci separa.
Torna a guardarmi in maniera sfacciata. Sono convinta che con il suo modo di fare si diverta a cercare di mettermi in imbarazzo e subito decido di prevenirlo ed imbarazzarlo a mia volta.
Il cameriere ci porta da bere: io ho scelto una granita all’anice, lui una coca-cola.
– Ma una bella donna come te non si annoia tutta sola in spiaggia? ‘ non mi piace il suo modo di proporsi, lo trovo scontato e poco intrigante. Decido di provocarlo e di sconvolgerlo.
Sfilo il piede destro dalla ciabattina e lo alzo, stendo la gamba e appoggio il piede direttamente sui suoi boxer, prendendo a muoverlo con delicatezza.
Il mio sguardo &egrave fisso nel suo e vedo i suoi occhi ingrandirsi mentre dal suo viso appare lo stupore.
Il mio piede disegna spirali concentriche sul suo sesso che sento crescere ed indurirsi.
– Vuoi farmi diventare il cazzo duro qui al bar?
L’ovvietà della sua affermazione mi fa sorridere.
– Si, voglio farti diventare il cazzo duro come un sasso. ‘ So che a molti uomini piace sentire una donna usare termini volgari e non esito a farlo ora.
– Ti piace il mio piede sul tuo cazzo vero?
– Da morire’ sta… sta diventando duro.
In effetti, sento sotto il mio piede il suo sesso indurirsi e sono piacevolmente impressionata dalle sue dimensioni.
– Andiamo a scopare dai.- mi propone lui.
– Vorresti scoparmi? E come mi scoperesti?
– Ti scoperei tutta, ti farei godere.
Modifico il movimento del mio piede. Comincio a muovere le dita su e giù, masturbandolo.
– Dai su andiamo, ho voglia di riempirti la fica. ‘ E’ davvero sconvolto e un po’ mi fa pena.
– mmmm, e il culetto no? ‘ lo sollecito.
– oh siiii, che troia sei!!! te lo metto anche su per il culo!!!.
– si, sono troia. Lo adoro nel culo’ mi piace sentirlo entrare’ sentire che mi riempie. ‘ Non sono eccitata ma desidero sconvolgerlo all’inverosimile.
Il mio piede continua a muoversi sul suo sesso che pulsa sotto il mio tocco.
– Ho voglia di succhiarti il cazzo, spompinarti prima di farmi scopare da te. ‘ Evoco in lui l’immagine che ho appena descritto e sento il suo sesso muoversi sotto il mio piede, aiutato dai movimenti un poco scoordinati del suo bacino.
Il suo viso si tende e la bocca si torce in una buffa smorfia.
Sento qualcosa di caldo sotto la pelle del mio piede e capisco che sta venendo.
Le sue mani si posano sul mio piede fermandolo e spingendolo contro il suo sesso che sta eiaculando.
E’ sconvolto.
Ritraggo il piede, infilo la ciabattina, do un ultimo assaggio alla granita quasi intatta e, recuperando il telo mare, mi alzo e mi avvicino a lui avvicinando la mia bocca al suo orecchio.
– Grazie per la granita, forse &egrave meglio se ti fai una doccia ora.
La mia lingua scivola veloce sul suo orecchio prima che mi rialzi allontanandomi.
Fatti pochi passi mi volto a guardarlo e sul suo viso leggo lo stupore e l’incredulità per quell’avventura e per il modo in cui si &egrave conclusa.
‘ e solo ora comincio ad eccitarmi.
E’ primavera ed io e mio marito abbiamo deciso di far eseguire alcuni lavori di ristrutturazione alla nostra casa: sistemazione del giardino e della piscina, sostituzione dei serramenti e di parte dell’impianto elettrico.
Ormai da circa un mese una moltitudine di persone si affaccenda per casa tanto che per un breve periodo abbiamo dovuto alloggiare in albergo.
Ora però siamo tornati e mentre mio marito &egrave al lavoro io seguo i lavori che sono ormai in via di conclusione.
Devo dire che la grande casa ha un aspetto più intimo e che anche lo spazioso giardino ha un’aria più rilassante.
Solo l’elettricista gira ancora per casa per sistemare le ultime cose.
E’ un bell’uomo sui 40, alto e robusto, dai capelli di un bel castano chiaro. Dalle poche parole che di tanto in tanto scambiamo mi pare anche simpatico. Ho notato che porta la fede al dito.
Inoltre &egrave molto rispettoso: ogni volta che entra in una stanza trova il modo per annunciarsi discretamente e credo lo faccia per evitare di mettermi in imbarazzo. La cosa mi piace molto.
Le giornate soleggiate e calde mi portano ad indossare spesso solo pantaloncini e t-short e ho colto a volte il suo sguardo indugiare sulle mie gambe scoperte.
Anche io a volte mi fermo ad osservarlo mentre lavora: guardo i suoi muscoli quando sono tesi nello forzo del lavoro, osservo il suo torace possente messo in evidenza dalla maglietta aderente alla pelle per via del sudore che la impregna, fantastico sulle sue mani sul mio corpo’ e lo desidero.
Ogni giorno attendo il suo arrivo e ne seguo discretamente le mosse durante l’intera giornata.
E’ cordiale e allegro e per nulla importuno.
Un rombo lontano mi riscuote. Dalla portafinestra che da sul giardino noto che il cielo &egrave plumbeo e carico di pioggia. Una saetta incandescente squarcia il cielo e cadono le prime gocce che in un attimo si trasformano in un acquazzone degno del biblico diluvio.
Vedo Fabio, l’elettricista, uscire in giardino da una porta della cucina e, sotto l’acqua, raccogliere il più velocemente possibile il materiale elettrico sparso sul prato.
Impiega solo pochi minuti ma, quando rientra, &egrave completamente fradicio.
– Cavolo, non mi aspettavo questo temporale! ‘ dice lui passandosi una mano sui capelli bagnati per liberarli dall’acqua.
– E’ stato un cambiamento improvviso che non si poteva prevedere ‘ rispondo io.
– Mi perdoni signora, non &egrave che avrebbe degli asciugamani da potermi dare? ‘ lo chiede con una sorta di timidezza che m’intenerisce e per qualche verso mi eccita.
– Fabio, non preferirebbe farsi una doccia?
– Ma no, non serve’ e poi non vorrei disturbare.
– Disturbare? Ma si figuri! Non voglio sentire ragioni. Ora lei si fa una bella doccia e poi aspettiamo che spiova.
Senza aggiungere altro lo invito a seguirmi e lo conduco nel bagno degli ospiti indicandogli la doccia.
Esco dal bagno chiudendomi la porta alle spalle.
Mi appoggio al muro e quando dopo pochi istanti sento l’acqua della doccia scrosciare, immagino il suo corpo nudo, eccitandomi al pensiero.
Corro a prendere un telo doccia e torno alla porta del bagno.
Tiro un gran sospiro, abbasso la maniglia ed entro.
Non mi ha sentito entrare e mi da la schiena. I suoi glutei sodi sembra quasi m’invitino ad accarezzarli, a baciarli, ad insinuare la lingua tra loro per giungere al buchetto ancora celato.
Resto immobile, quasi senza respirare, gustandomi il suo corpo eccitante.
Si volta e mi vede. S’irrigidisce ed istintivamente si copre il sesso che ho già in ogni caso notato ed apprezzato.
– Mi scusi Fabio ‘ cerco di giustificarmi – non pensavo fosse già sotto la doccia e le ho portato un telo per asciugarsi.
E’ intimidito e le sue mani insistono a coprire il suo sesso.
Io non voglio andarmene.
– Davvero Fabio, mi perdoni, non avrei voluto metterla in imbarazzo.
– Non c’&egrave problema ‘ dice lui un po’ agitato.
Abbasso lo sguardo e vedo che il suo sesso si &egrave eretto ed ora le mani non riescono a celare per intero il suo pene.
– Oddio signora, mi spiace, non fraintenda’ io non volevo’ sa’ lei &egrave una bella donna e’ o cazzo!
– Non si preoccupi Fabio, non c’&egrave nulla di cui debba dispiacersi e poi’ beh’ &egrave un bel complimento per una donna vedere un uomo eccitato dal vederla’ non crede?
– Si, credo di si.
Sempre guardandolo mi sfilo la maglietta. Non porto reggiseno e il seno si espone alla sua vista.
– Posso fare la doccia con lei?
Lui non dice nulla ma si fa un poco più in là.
Tolgo le scarpe da ginnastica, sfilo i pantaloncini e, girandomi per mostrargli i miei glutei sodi, mi tolgo il perizoma.
Sono nuda ora e gli giro le spalle.
Volto il viso ad incrociare il suo sguardo prima di voltarmi ed esporre il mio corpo nudo al suo giudizio.
Non dice nulla ma abbassa le mani lungo i fianchi e la sua erezione mi eccita ancora di più.
Mi metto sotto la doccia con lui. Nemmeno ci sfioriamo.
Mi abbasso e m’inginocchio davanti a lui.
– Posso succhiartelo?
– Certo che puoi Daniela.
Con la lingua sfioro il glande ed il suo pene ha un guizzo.
Mentre le mie labbra si schiudono sul suo sesso e la mia bocca lo avvolge vorrei che lasciasse per un attimo da parte le sue buone maniere e mi trattasse in modo rude, volgare, diretto.
Con una mano accarezzo i testicoli mentre la mia lingua si muove sulla sua asta dura. Con l’altra mano gli accarezzo e stringo i glutei.
– mmm’ sei fantastica.
– Ti piace? ‘ gli chiedo interrompendo la mia maratona orale.
– Lo succhi benissimo’ no, non fermarti, continua a succhiarmi il cazzo.
E io riprendo a succhiare quel sesso eccitante che mi riempie la bocca.
Le sue mani si posano sulla mia testa e la spingono verso il suo ventre per farmelo ingoiare completamente.
Ad un tratto mi ferma’ mi fa alzare e sedutosi sul piano doccia prende a leccarmi il sesso facendomi tremare le ginocchia.
La sua lingua si muove veloce ed esperta ed io trattengo a fatica un urlo di piacere.
Le sue mani percorrono le mie cosce, i miei glutei, la mia intimità.
Un dito s’insinua tra i glutei e si posa sul buchetto.
Lo sento entrare.
– Ohh – gemo dal piacere.
– Ti piace nel culetto Daniela?
– Si, lo adoro.
– Lo vuoi?
In un attimo immagino il suo pene che mi sodomizza, i suoi colpi possenti ed il mio ano violato da lui.
– Si, lo voglio.
Si rialza e mi fa appoggiare con le mani al lavabo facendomi poi arretrare il bacino.
Io lo vedo riflesso nello specchio mentre si mette dietro e poi sento il suo glande che comincia a premere sul mio intimo pertugio.
Desidero essere sodomizzata e rapidamente spingo il mio culetto verso di lui.
Il suo sesso entra di botto sino in fondo e un dolore cristallino mi pervade.
Mi manca il fiato ma non voglio che esca.
So che presto quel dolore si trasformerà in un acuto piacere.
Pochi istanti, infatti, e comincio a godere mentre lui si muove dentro di me, alternando delicate penetrazioni a veri e propri colpi d’ariete.
L’orgasmo mi sconvolge. Urlo il mio piacere mentre lui ancora mi trafigge col suo sesso.
Riporto lo sguardo allo specchio e mi accorgo che anche lui sta per venire.
– Ti voglio bere ‘ dico mentre mi distacco da lui e m’inginocchio ai suoi piedi.
Riprendo il suo pene in bocca e un istante dopo lui viene, riempiendomi la bocca del suo caldo seme.
Lo ingoio famelica e aspetto che ogni singola goccia sia uscita da lui.
– Anche io voglio berti.
Non capisco cosa voglia dire sino a quando non mi guida nuovamente nella doccia, sedendosi per terra, insinuando il suo viso tra le mie gambe e finendo con la bocca a pochi centimetri dal mio sesso.
– Ho capito bene? ‘ gli chiedo dubbiosa.
– Si, voglio che mi urini in bocca.
Il pissing mi &egrave capitato solo una volta e non ne conservo ottimi ricordi.
In ogni caso &egrave una sua richiesta e dopo il piacere che mi ha regalato credo di doverglielo.
Mi rilasso e mi concentro nel rilasciare i muscoli. Sento le prime gocce che abbandonano il mio corpo mentre chiudo gli occhi. Li riapro un istante dopo e vedo un rivolo d’urina che uscendo da me finisce nella sua bocca.
Il caldo fiume sembra non doversi mai esaurire ma poi finisce e lui avvicina la sua lingua leccandomi per l’ultima volta le grandi labbra.
Rifacciamo la doccia e quando ci siamo rivestiti ci rendiamo conto che il temporale &egrave ormai passato ed il sole splende incontrastato.
– Domani sarà il mio ultimo giorno di lavoro in questa casa – mi dice lui.
– Allora domani sarò tua come nessuna donna lo &egrave mai stata ‘ gli rispondo seria.
L’indomani certo &egrave arrivato’ ma questa’ &egrave un’altra storia.
Da quasi una settimana sono nella bellissima Firenze per seguire un convegno ed alloggio in un piccolo ma graziosissimo hotel che, seppur lussuoso e veramente confortevole, &egrave condotto in modo quasi familiare e per questo si dimostra ancora più pregevole.
L’albergo non offre un servizio di ristorazione anche se &egrave possibile avere alcuni semplici piatti in camera.
Come capita spesso nelle piccole strutture alberghiere, il personale a contatto con i clienti &egrave numericamente ridotto e quindi si crea facilmente quella sorta di famigliarità genuina che rende ancor più piacevole il soggiorno.
Ad occuparsi del piccolo bar e del servizio in camera, oltre ad un ragazzo simpatico ed allegro, c’&egrave una ragazza d’origini russe che, al modo di fare molto professionale, unisce atteggiamenti cordiali e carini.
E’ una ragazza molto bella, sulla trentina credo, alta quasi 1,80 m, dalla pelle chiara e dal corpo magro e flessuoso.
E’ lei che di sera si occupa di ornare sapientemente le stanze con un cesto di frutta ed un dolcetto appoggiato sul cuscino sopra il menu della colazione.
Da quando sono qui abbiamo avuto occasione di parlare un poco, specialmente nelle ore serali quando gli ospiti sono fuori. Nonostante parli molto bene l’italiano, il suo accento dell’est infonde una musicalità tutta particolare al suono delle parole che pronuncia.

Oggi &egrave stata una giornata abbastanza pesante e decido di rimanere in camera.
Dopo un lungo bagno rilassante mi stendo nuda sul letto e trasportata da pensieri e fantasie prendo ad accarezzarmi. Le mie mani accarezzano i seni ed i capezzoli che si fanno via via più duri, scendono verso il basso sfiorando la pelle liscia dell’addome, giungendo infine a sfiorare il sesso affamato di carezze.
Le grandi labbra reagiscono al mio tocco regalandomi sensazioni bellissime ed io mio umore prende a bagnare la mia intimità.
Quando le mie dita entrano in contatto con la clitoride trattengo il fiato sopraffatta dall’ondata di piacere che mi sconvolge.
La schiena si tende mentre mi autoinfliggo questa piacevolissima tortura. Le mie dita si spostano dalle grandi labbra al buchetto nascosto e alternativamente penetrano in entrambi i pertugi.
Desisto dal mio gioco solitario solo per il tempo necessario per recuperare dalla valigia il doppio fallo di lattice che mi accompagna in ogni mio viaggio. E’ quasi trasparente e di colore ambrato e le sue dimensioni sono perfette per soddisfarmi completamente. E’ lunghissimo, estremamente flessibile e le due estremità sono a forma di glande.
Nuovamente stesa sul letto avvicino il fallo alla vagina e mi penetro. Sono presa dal senso di riempimento che lo strumento mi regala e godo d’ogni suo piccolo movimento indotto dalla mia mano.
L’eccitazione &egrave grande e l’altra mano si concentra sul buchetto e vi s’insinua provocandomi nuovi e più intensi brividi.
Quasi involontariamente piego il fallo in modo che la seconda punta si appoggi al buchetto e con un poco di dolore la faccio penetrare. Mi sento pervadere da una miriade di sensazioni diverse eppur piacevoli e godo di quella doppia penetrazione che, artificialmente indotta, mi sconvolge.
Mi sembra di sentir bussare alla porta ma sono talmente presa che non faccio caso alla cosa.
Ho gli occhi chiusi e la mia mano ora impone movimenti frenetici al doppio fallo che mi penetra.
Un rumore mi riscuote e riaprendo gli occhi vedo Karin ai piedi del letto con un cesto di frutta in mano e lo sguardo fisso sul doppio fallo e la mia intimità.
Ha il viso in fiamme e come si rende conto che ho realizzato la sua presenza diventa ancor più rossa.
– Ho bussato e non mi ha risposto e ho pensato che non ci fosse’ mi scusi’ mi scusi.
Non mi lascia profferire parola ed esce dalla camera ancora con il cesto di frutta serrato fra le mani.
Invece di raffreddarmi ed indurmi a terminare il gioco, l’essere stata scoperta da Karin a masturbarmi mi eccita ancora di più e mentre la mia mano muove il finto fallo dentro di me, vengo di un orgasmo profondo ed interminabile.

Oggi, durante i lavori al convegno, non sono riuscita a liberarmi la mente da quanto accaduto ieri sera.
Rientro in albergo e in prossimità del bar incontro Karin.
– Karin, posso parlarti un attimo?
– Certo ‘ dice lei avvicinandosi.
Vedo che &egrave nervosa.
– Karin, volevo scusarmi per ieri sera’ avrei dovuto mettere il cartellino ‘non disturbare’ alla porta o almeno accorgermi del tuo bussare ma’ beh’ mi sono lasciata trasportare da quello che stavo facendo ‘ dico abbozzando un mezzo sorriso ‘ Non volevo obbligarti ad assistere a quello spettacolo.
Lei resta un attimo immobile e pensierosa.
– Daniela, io avrei dovuto accertarmi che tu non fossi in camera e di questo chiedevo scusa’ inoltre’ beh’ pensavo di averti infastidita con la mia entrata. Tu invece non devi scusarti di nulla’ anche perché’ non mi &egrave affatto dispiaciuto lo spettacolo ‘ anche lei sorride guardandomi negli occhi ‘ e poi so bene che in certi momenti non si &egrave del tutto perse.
Ora sono io a non sapere più cosa dire.
– Io finisco alle 11 stasera’ se a quell’ora tu avessi bisogno del servizio in camera’ assisterei volentieri ad un altro spettacolo ‘ lo dice in maniera decisa, seria e mi lascia stupita.
– Ok- riesco solo a rispondere prima di allontanarmi.

E’ tutta sera che penso allo scambio di battute con Karin e ancora non ho preso una decisione. L’orologio segna le 11 meno un quarto e continuo la mia altalena sulla decisione da prendere. Non riesco a decidere perché, in fondo, non ho ben compreso le sue intenzioni.
Sono le 11 e alzo la cornetta componendo il numero del bar.
– Buonasera, sono Karin, posso esserle utile?
Mi blocco un attimo sentendo la sua voce.
– Buonasera Karin, sono Daniela della 110. Se possibile avrei bisogno di un paio di bottiglie d’acqua.
– Naturale o gassata? ‘ mi chiede professionale.
– Naturale, grazie.
– Tra 5 minuti sono da lei.
– Grazie ‘ e chiudo.
Il dado &egrave tratto.
Mi spoglio completamente e mi distendo sul letto con accanto il finto fallo.
Comincio ad accarezzarmi attendendo con ansia l’arrivo di Karin.
I minuti trascorrono lentissimi.
Sento bussare lievemente alla porta.
Non rispondo e dopo pochi istanti sento la porta aprirsi.
Karin entra nella stanza con il vassoio sul quale sono posate le due bottiglie di minerale.
Sorride nel vedermi nuda sul letto con le gambe divaricate.
Senza dire una parola poggia il vassoio sul tavolino, sposta una poltroncina sino ai piedi del letto e vi sia accomoda osservandomi.
Ha i capelli ancora bagnati per la doccia che evidentemente ha appena concluso e non indossa più la divisa dell’hotel ma una gonna corta nera ed una camicetta anch’essa nera.
La guardo mentre l’eccitazione di essere scrutata a mia volta mentre sono così irrimediabilmente esposta mi eccita ad un livello quasi doloroso.
Metto entrambe le mani sulle grandi labbra e le allargo, dischiudendo il fiore della mia intimità, sporgendo il bacino verso di lei affinché possa ancor meglio vedere.
Scivolando di schiena sul soffice materasso mi avvicino a lei appoggiando entrambi i piedi sulla sponda orizzontale di fine letto.
In questa posizione, sollevando il bacino e facendo forza sulle gambe, posso mostrarle chiaramente anche il buchetto dove ora ho infilato un dito.
Karin &egrave immobile, lo sguardo fisso alle mie cosce aperte per lei. Si umetta le labbra con la lingua e chinandosi sul mio piede destro inizia a succhiarmi dolcemente l’alluce. Vedo le sue labbra chiuse sul mio alluce e sembra quasi che stia succhiando un pene. La sua lingua guizza veloce uscendo a tratti dalle sue labbra ed io mi godo quelle inusuali carezze.
– Spogliati Karin, voglio vedere il tuo corpo.
Lei smette di succhiarmi il piede e si alza.
Lentamente si slaccia la gonna, lasciandola scivolare sulle anche e cadere a terra.
Non indossa intimo e vedo che anche la sua intimità &egrave completamente depilata al pari della mia.
Sono scossa dalle vertigini mentre la osservo liberarsi della camicetta e del reggiseno, evidenziando un corpo bellissimo, dolce e pieno di promesse.
Mi alzo e mi avvicino a lei.
Siamo ora una di fronte all’altra.
Lei avvicina il suo viso al mio e la sua lingua percorre le mie labbra.
Ci uniamo in un caldo bacio e le nostre mani prendono a frugare una il corpo dell’altra
Le sue dita trovano la mia intimità, mi penetrano e le mie gambe si aprono per consentire a Karin di frugarmi con maggiore facilità.
Mi fa nuovamente sdraiare sul letto e mi lecca le grandi labbra, succhiandomi in un modo divino la clitoride.
Sono deliziata dalla sua lingua.
Dopo qualche minuto di queste bellissime carezze orali lei si arrampica sul mio corpo.
E’ sopra di me ed i nostri seni combaciano mentre i nostri visi sono nuovamente legati da un caldo bacio.
Le mie gambe si avvinghiano ai suoi fianchi chiudendosi sui glutei e la attiro a me quasi a volermi fondere con il suo corpo.
Il desiderio profondo di assaporare la sua intimità m’invita a sciogliermi dal caldo abbraccio e allontanandola da me e facendola sdraiare, mi accoccolo fra le sue meravigliose cosce, avvicinando il viso alla sua glabra intimità che percorro dolcemente con la lingua.
I suoi sospiri e gemiti mi eccitano e mentre la mia lingua s’insinua dentro di lei, con una mano scendo sino al mio sesso accarezzandolo con foga.
Mentre la lecco, Karin mi porge il doppio fallo ed io lo impalmo dirigendolo verso la sua intimità.
La sua mano mi ferma e sposta la punta del fallo verso il buchetto, con la tacita preghiera di sodomizzarla.
Pur desiderando tantissimo sodomizzarla, prima di farlo avvicino la mia lingua al buchetto leccandolo per ammorbidirlo. La lecco con passione, insinuandomi per quanto possibile dentro di lei.
Ora &egrave il momento.
Appoggio il glande del finto fallo al buchetto e guardando Karin negli occhi la penetro.
Vedo i suoi occhi dilatarsi per l’immancabile dolore che presto si trasforma in piacere.
I gemiti di Karin si moltiplicano mentre muovo il finto fallo sempre più in profondità dentro di lei.
Senza smettere di sodomizzarla mi giro e mi dispongo sopra di lei offrendole il mio sesso da baciare e baciando io nel contempo il suo.
La sua lingua bollente mi esplora facendomi sussultare mentre appoggio a mia volta la lingua alle sue grandi labbra, continuando a sodomizzarla col finto fallo.
Senza preavviso sento un suo dito entrare prepotente nel mio ano e spingersi in profondità. Inarco la schiena per la forte sensazione di piacere che mi pervade.
Ci stiamo possedendo completamente e le irresistibili ondate di piacere che di assalgono ci portano ben presto all’orgasmo.
Veniamo all’unisono ed i nostri gemiti si confondono mentre le nostre intimità pulsano per il piacere.
E’ un orgasmo lunghissimo e straordinario che ci lascia esauste, incapaci di muovere un muscolo.
Ci vuole tempo per riprenderci ed io, con estrema lentezza e cura, sfilo il finto fallo che ancora la penetra nell’ano.
Ci sdraiamo una a fianco dell’altra e le nostre bocche si uniscono in un ultimo lunghissimo, dolcissimo bacio.
– Ora &egrave meglio che vada ‘ sussurra Karin ‘ il mio ragazzo &egrave giù che mi aspetta.
– E sa che sei qui con me? ‘ chiedo un po’ ingenuamente.
– Si ‘ risponde semplicemente.
Non dico nulla anche se dentro di me balena l’idea di chiedere a Karin di invitarlo su.
Sembra che lei mi legga nel pensiero.
– Avevo paura a chiedertelo ‘ sussurra arrossendo ‘ ma mi sarebbe piaciuto se ci fosse stato anche lui.
– Forse potremo farlo un’altra volta ‘ sussurro a mia volta.
Lei annuisce, si alza e va in bagno.
Dopo pochi minuti &egrave rivestita e pronta per andarsene.
Io, ancora nuda, l’accompagno alla porta e con un ultimo bacio le auguro la buonanotte.

Da qualche giorno frequento una video chat. All’inizio sono approdata sul sito per curiosità e mi sono limitata ad osservare le esibizioni più o meno temerarie di uomini e donne, scambiando poche chiacchiere.
Più d’una volta mi &egrave stato chiesto di mostrarmi ma non avendo una web cam non ho mai potuto farlo.
L’idea però mi stuzzicava.
Ne ho parlato col mio uomo che in breve ha collegato al portatile la nostra fotocamera digitale insegnandomi come attivarla ed utilizzarla per mostrarmi.

Oggi pomeriggio sono a casa sola. Fuori piove e sono annoiata.
Mi collego ad internet ed entro nella chat utilizzando come nick il mio pseudonimo fatadighiaccio.
Nella stanza in cui entro c’&egrave poca gente e mi butto nella conversazione.
Le cinque finestrelle video a disposizione di chi vuole esibirsi sono vuote e la conversazione &egrave un poco noiosa.
Ad un tratto una finestrella prende vita e compare l’immagine di un ragazzo a torso nudo.
L’inquadratura riprende il suo bel viso ed il petto glabro e ben definito.
La conversazione si anima e i commenti, lusinghieri e non sull’aspetto del ragazzo in cam si sprecano.
Il ragazzo in cam mi chiede di fargli compagnia e di mostrarmi a mia volta.
Sono in tenuta casalinga e non intendo mostrarmi in queste condizioni. Scrivo al ragazzo di avere pazienza qualche minuto e mi fiondo in camera dove mi tolgo la tuta e indosso un maglioncino con un’ampia V che termina abbondantemente sotto l’incavo dei seni, coperti da un reggiseno nero senza spalline. Lascio le gambe nude ed il sesso ricoperto solo dal perizoma nero.
Da un cassetto prendo un vibratore’ non si sa mai!
Torno davanti al pc e attivo la cam.
La mia immagine si riproduce all’istante su una delle finestrelle ed io la regolo al fine di evitare che mi s’inquadri il viso.
I commenti che sino a poco prima erano diretti al ragazzo, ora si spostano su di me: alcuni simpatici e cortesi, altri più diretti, alcuni concretamente volgari.
Di qualsiasi natura sono i commenti che leggo, mi eccitano e la cosa mi diverte.
– che bella donna che sei fata!! ‘ scrive il ragazzo in cam.
– grazie ‘ rispondo.
– devi avere un gran bel seno ‘ continua lui.
– dici? ‘ scrivo a mia volta.
A poco a poco i commenti degli altri occupanti la stanza sembrano perdere consistenza ed io mi concentro solo su quello che scrive il ragazzo.
– di dove sei fata?
– sono di ________;
– davvero?
– si certo.
– anche io!!!!!
– perché non ti togli il maglioncino e ti fai ammirare fata?
– sei frettoloso eheheh.
– io no, ma il mio amico si.
– il tuo amico?
– si, l’amico che &egrave qui con me’ te lo presento?
– volentieri.
Ingenuamente credo realmente che sia un suo amico ma la cam del ragazzo si abbassa e inquadra un pene così lungo e grosso da lasciarmi allibita.
– &egrave un fotomontaggio vero? – chiedo
– non &egrave un fotomontaggio’ fata ‘ ti presento il mio amico 25 cm.
E’ quasi completamente eretto ed &egrave’. beh’ credo che l’unica parola per descriverlo sia’ magnifico.
In un lampo immagino quali impressionanti sensazioni debba dare un arnese del genere nell’atto sessuale.
– Allora fata’ mi mostri il seno?
Non rispondo ma semplicemente mi sfilo il maglione restando con il solo reggiseno.
– Che splendore fata!!! ‘ scrive il ragazzo.
Anche gli altri utenti connessi scrivono una miriade di messaggi ma quasi non vi bado.
Ad un tratto si apre una finestrella sul monitor: &egrave il ragazzo che chiede di parlare con me in privato. Acconsento e si apre un’altra finestra.
– Ciao fata, grazie di avere accettato di parlare a tu per tu con me.
– Prego.
– però io volevo vederti le tette, non il reggiseno.
– ma lo vuoi vedere tu o il tuo amico?
Mentre scrivo non riesco a distogliere completamente gli occhi dal suo pene enorme.
– tutti e due.
– ok.
Mi slaccio il reggiseno e lo tolgo lasciando liberi i miei seni ed evidenti i capezzoli visibilmente induriti.
– mmm che tette ‘ scrive subito lui.
– ti piacciono?
– le leccherei per ore!!
– anche io te lo leccherei per ore! ‘ mi trovo ad inviare questo messaggio senza nemmeno accorgermene.
– mi faresti vedere la fica?
Mi blocco un attimo’ la sua richiesta diretta mi emoziona.
– qui’ subito?
– si.
Semplicemente sfilo il perizoma.
La cam &egrave ancora puntata sul seno e io la abbasso, divaricando nel contempo le gambe esponendo il mio sesso depilato.
– mmm fata che voglia che mi fai’ ti scoperei da farti morire.
– davvero?
– si, te lo darei dove tu desideri e per quanto tempo desideri.
Sono eccitata da morire al pensiero che lui e tutti gli altri in chat scrutino la mia intimità.
La mia mano prende a muoversi verso il basso, raggiungendo in breve la mia intimità
I commenti si susseguono frenetici mentre mi masturbo davanti a loro.
Anche le richieste sono numerose ma &egrave quella del ragazzo che voglio soddisfare.
– fata, mostrami il tuo culetto.
Mi volto e m’inginocchio, spingendo all’infuori i glutei.
Riesco a vedere lo stesso il monitor e vedo riprodotta l’immagine del mio culetto. Con le mani allargo i glutei mostrando il buchetto e con un dito prendo a toccarlo dolcemente.
Le altre finestrelle ancora libere si animano e compaiono altri ragazzi che si masturbano i loro sessi turgidi.
Sono presissima e davvero eccitata nel vedere quei ragazzi godere nel vedermi masturbare.
Mi rigiro, modifico ancora l’inquadratura affinché riprenda perfettamente il mio sesso e poi, preso il vibratore, comincio a penetrarmi, continuando ad osservare i loro sessi.
E’ la prima volta che mi mostro in chat e certo non avrei immaginato di inaugurare la cosa mostrandomi così apertamente ed intimamente.
Non rispondo più ai loro messaggi, sono troppo presa dalla masturbazione.
Il tempo trascorre lento ed uno alla volta i ragazzi esplodono, mostrandomi il loro seme uscire dalla loro intimità.
L’ultimo a venire &egrave il ragazzo dal pene enorme. Viene davvero copiosamente ed io, ormai sull’orlo dell’abisso, vengo con lui, tendendomi come una corda di violino sul divano.
Saluto tutti con un grosso bacio e concludo così la mia prima esperienza in chat alla quale, ne sono certa, ne seguiranno molte altre.
E’ lunedì mattina e decido di fare un po’ di shopping. Mi preparo con cura’ indosso quella maglietta attillata che porto di rado, non metto il reggiseno, preferisco che la forma del mio corpo sia evidenziata nella sua naturalezza.
Una gonna sopra il ginocchio ed un paio di sandali con il tacco abbastanza alto completano l’abbigliamento che giudico pacato ma al tempo stesso provocante.
Adoro girare per centri commerciali quando sono semideserti; non c’&egrave l’affanno della calca, tutto si può fare con calma e i commessi sono più gentili e disponibili.
Entro in un negozio di articoli sportivi, voglio comprare una bella tuta.
In un attimo mi trovo a dover decidere quale tuta mi piacerebbe indossare.
Sono davvero indecisa, non ho visto nulla che mi abbia colpito particolarmente ma, d’altro canto, non &egrave che ci debba fare delle sfilate.
Ne provo una, poi un’altra ma non mi piacciono e sono totalmente insoddisfatta.
Il negozio &egrave grande e a quanto pare sono l’unica cliente presente.
Un commesso, vedendomi in difficoltà, si avvicina e premuroso si offre di aiutarmi nella scelta.
E’ un ragazzo carino, nulla di eccezionale, ma ha un volto aperto ed uno sguardo sveglio. Sulla polo che indossa porta una targhetta con il suo nome: ‘Lorenzo’.
Mi balza in mente un’idea pazzerella’
Lui mi consiglia una tuta bianca con delle bordature rosse e nere e io entro nel camerino per provarla.
Mi spoglio e levo anche la maglietta, restando con il solo perizoma. Infilo i calzoni della tuta ed indosso la giacca, lasciandola però volutamente aperta, senza alzare la cerniera, in modo che i seni restino coperti solo dal leggero tessuto ma si veda liberamente lo spazio fra di loro e la pancia resti nuda ed esposta.
Apro la tenda del camerino e negli occhi di Lorenzo colgo chiaramente lo stupore. Faccio fina di nulla e chiedo come mi sta la tuta. Giro su me stessa e così facendo la giacca leggera si apre ancor più, facendo comparire alla sua vista i miei seni.
Sono elettrizzata ed eccitata nel vedere Lorenzo che non distoglie lo sguardo dal mio seno nudo.
La tuta però non &egrave il massimo e Lorenzo, ripresosi, me ne porge un’altra affinché la provi.
Rientro nel camerino ma non richiudo del tutto la tenda in modo che lui possa vedermi.
Mi spoglio voltandogli la schiena e quando abbasso il calzoni faccio in modo di sfilare anche il perizoma e di spingere il mio culetto all’infuori in maniera silenziosamente provocante.
Quando mi volto vedo che il mio improvvisato spogliarello ha fatto effetto su di lui. Abbassando lo sguardo vedo che Lorenzo espone un chiaro gonfiore tra le gambe e denoto con piacere che le dimensioni del suo pene sembrano essere ragguardevoli. Faccio ancora finta di nulla e indosso i calzoni della nuova tuta da provare.
Indosso la giacca e cincischio con la cerniera, fingendo di aver problemi a farla funzionare.
Mi rivolgo a Lorenzo chiedendogli se può darmi una mano perché non vorrei fare danni. Lui si avvicina, entra nel camerino e mi si mette di fronte, prendendo a sua volta a cincischiare con la cerniera.
Eccomi al dunque’ cosa fare? Come far procedere la cosa? Mille immagini mi si accavallano nella mente e in una frazione di secondo decido cosa fare.
Senza pensarci oltre appoggio una mano sulla patta di Lorenzo prendendo a massaggiargli l’uccello che sento gonfio sotto la stoffa.
Lui istantaneamente chiude gli occhi, evidentemente estasiato da quello che gli sta capitando ed allunga le mani ad accarezzarmi il seno.
Con la mano libera richiudo del tutto la tenda del camerino, mi inginocchio dinanzi a Lorenzo e lentamente gli slaccio i calzoni facendoli scendere sino alle caviglie.
Non più limitati dai calzoni, i boxer si tendono verso di me e quando faccio scendere lungo le sue gambe anche quelli, il sesso di Lorenzo, duro e diritto, spicca prepotente.
Lo impalmo e lo accarezzo prima di avvicinarmelo alla bocca ed assaggiarlo con la lingua.
Lorenzo freme sotto il mio tocco e quando comincio a succhiarlo i suoi gemiti si moltiplicano.
Lo succhio alternando voracità a dolcezza mentre con le mani gli accarezzo palle e sedere.
Passo qualche minuto a succhiarlo finché lo sento irrigidirsi, inarcare la schiena e la mia bocca si riempie del suo seme, che ingoio ghiotta.
Tengo ancora per qualche attimo il suo pene in bocca sino a che non sento definitivamente chetarsi gli spasmi del suo piacere.
Mi rialzo, mi rivesto senza indossare il perizoma ed esco dal camerino seguita da Lorenzo che mi accompagna sino alla cassa dove pago la tuta, ovviamente scontata.
Dopo le tute dovrei acquistare delle scarpe da ginnastica e quindi mi dirigo verso un negozio di calzature situato all’ultimo piano del centro commerciale.
Sono ancora pervasa dall’eccitazione della mia piccola avventura con Lorenzo e desidererei vivere altre eccitanti avventure ma non credo che si possa esser fortunate due volte nel medesimo giorno.
Anche il questo negozio mi ritrovo ad essere l’unica cliente e comincio a girare tra le lunghe corsie stile supermercato, cercando e confrontando i vari tipi di calzature.
Ad un tratto, in una delle corsie, vedo una commessa sistemare delle scatole.
Resto affascinata dalla sua altezza, dalla bellezza del suo corpo e dalle gambe lunghe e tornire che sbucano da sotto un paio di calzoncini da tennis.
Volutamente mi dilungo a guardare le scarpe sistemate in quella corsia senza però perdere alcun movimento della bella commessa.
Come già era successo con Lorenzo nel negozio di articoli sportivi anche la ragazza mi chiede se può essermi utile e io le dico che sto cercando un paio di scarpe che si intonino con la tuta appena acquistata.
Quando le mostro il capo, mi accompagna in un’altra parte del negozio e mi fa accomodare su di una poltroncina, allontanandosi per tornare dopo breve con qualche scatola fra le braccia.
Dopo averne tolte un paio dal loro contenitore, posato un ginocchio a terra, si china davanti a me.
Sopra pensiero mi slaccio il sandalo per sfilarmelo e in quel momento mi rendo conto che non portando più il perizoma, la mia intimità deve essere completamente visibile alla commessa.
Rialzando lo sguardo, infatti, noto il suo sguardo fisso tra le mie gambe e la sua espressione di stupore.
Serro istintivamente le gambe per celare la mia intimità alla sua vista.
La ragazza intanto, come se nulla fosse accaduto, prende tra le sue mani il mio piede nudo e mi aiuta a calzare la scarpa.
Nel farlo, però, con gesto discreto ma inequivocabilmente volontario, fa scorrere un suo dito lungo la pianta, tocco che mi fa venire istantanei brividi di piacere.
Mille pensieri si accavallano nella mia mente, timorosa di aver frainteso quello che vorrei fosse un chiaro segnale di complicità.
E’ lei la prima a dire che quella scarpa non mi dona e mi chiede di seguirla in un’altra zona del negozio.
Non mi faccio illusioni e la seguo mentre mi accompagna in un’area sul lato opposto rispetto alle casse, dove non vi &egrave alcun altra persona.
Mi fa riaccomodare su di un’altra poltroncina e preso un paio di scarpe si rimette nella medesima posizione di prima di fronte a me.
E’ lei stavolta a slacciarmi il sandalo e preso il mio piede nudo, invece di inserirlo nella scarpa, se lo porta alle labbra baciandolo.
Non capisco più nulla’ sono al settimo cielo’ sono solo cosciente delle sue labbra che baciano il mio piede e della sua lingua che percorre le dita una ad una prima di prendere a succhiare l’alluce.
Sono estasiata ed istintivamente allargo un poco le gambe.
Come fosse un segnale da lei atteso smette di concentrarsi sul piede e chinatasi su di me insinua la sua testa tra le mie gambe, prendendo a leccarmi la clitoride e le grandi labbra, incurante della possibilità che qualcuno ci scorga.
Le appoggio le mani fra i capelli spingendo il suo viso sempre più a fondo nella mia intimità.
La sua lingua &egrave di fuoco e l’orgasmo arriva subitaneo.
L’intensità delle sensazioni che provo sono impossibili da descrivere. Il mio orgasmo &egrave simile ad un’eruzione vulcanica ed il piacere sale verso il mio cervello come il magma bollente percorre il cuore del vulcano.
Desidero ora solo ricambiare le sue attenzione e glielo dico. Lei si alza e mi precede in un magazzino e poi in un ambiente sgombro che lei chiude a chiave.
Rimaste sole mi avvicino a lei e la bacio, sentendo il mio sapore sulla sua lingua.
La faccio accomodare su di una sedia e ora sono io a sfilarle le scarpe e a leccarle i piedi, succhiando ogni singolo dito.
Quando lei si alza per sfilarsi calzoncini e perizoma voltandomi la schiena non resisto e fattala chinare prendo a leccarle il buchetto insinuandole dentro la lingua. Le lecco il sesso ed il culetto senza tregua sino a che anche lei si mette ad ansimare e gode del violento orgasmo che le procuro.
Le scarpe non le ho acquistate ma sono deliziata dal fatto di aver trovato una commessa che, oltre ad essere davvero bella e bsx, come me ha una predilezione per i piedi.
Che bello lo shopping!
Devo rifare la carta d’identità e mi hanno richiesto le fotografie.
Indosso una maglietta bianca ed una gonna corta ed esco. Come faccio spesso, non ho indossato l’intimo.
Giro qualche centro commerciale ed in uno di questi, attraverso la vetrina di un fotografo vedo un uomo sui 35 anni, moro, un bel fisico sotto la t-short.
Entro e chiedo se &egrave possibile fare delle fototessere.
Lui assente e mi conduce nel piccolo set di posa sul retro del negozio.
Prima che lui riesca a coprirle con una tenda, vedo appese alla parete immagini hard e soft evidentemente prodotte dal fotografo visto che riportano stampato il nome dello studio.
– Complimenti, belle foto! ‘ dico io sorridendo.
Lui, sorridendo, mi indica un alto sgabello dove sedermi ed io, nell’accomodarmi, faccio volutamente salire di molto la già corta gonna e lascio le gambe aperte quel tanto che basta per mostrare il mio sesso voglioso.
La stanza &egrave ancora quasi al buio ma presto vengo investita dalla luce iridescente delle lampade montate su quei buffi ombrelli.
Lui si china sistemandosi dietro la macchina fotografica ma subito si rialza e io sono certa che ha gradito lo spettacolo.
Intuisco che non sa come comportarsi ed allora gli dico: ‘il mio viso emana una particolare luce dopo aver fatto sesso ed io vorrei che sulle fotografie ci fosse quella luminosità. Che ne dici?’
Lui sorride ma non si muove.
Scendo dallo sgabello, mi libero della gonna e poggiando i gomiti sullo sgabello mi chino in avanti presentandogli il mio culetto disponibile.
Passano solo pochi secondi e sento le sue mani sui miei fianchi e il suo glande che si appoggia sulle mia grandi labbra, spingendo per entrare.
Mi penetra di botto lasciandomi senza fiato. I suoi movimenti diventano concitati, quasi violenti. Mi sta penetrando con foga e ad ogni colpo sento il suo membro riempirmi.
La scopata dura pochissimo ma la situazione &egrave così altamente eccitante che veniamo all’unisono, lasciandoci ansanti.
Non c’&egrave spazio per dire o fare altro.
Ci ricomponiamo, mi risiedo sullo sgabello e lui, professionalmente scatta le foto.
– Hai ragione’ ora il tuo viso risplende e il tuo sguardo &egrave molto luminoso ‘ lo dice sorridendomi ed io, nell’uscire dal negozio con le foto, gli lascio scritto su di un pezzo di carta il mio numero di telefono.
Chissà’ non si sa mai.
Michele, il figlio dei nostri vicini di casa, ha compiuto ieri i suoi 18 anni.
E’ un ragazzo introverso, molto timido e nonostante sia molto alto, con un fisico ben costruito ed un viso per nulla brutto, non riesce a trovarsi a suo agio con l’altro sesso.
Questo l’ho appreso dalla madre con la quale ogni tanto scambio quattro chiacchiere sorseggiando un caff&egrave.
Ho acquistato per regalo un cd di musica che dovrebbe piacergli e ho chiesto alla madre se, quando lui ritorna da scuola oggi, lo prega di passare da me in modo da poterglielo dare, anche se co un giorno di ritardo.
Sono le 15:30 e suonano alla porta. Apro e Michele mi saluta con un sorriso.
– Buongiorno Daniela, mia mamma mi ha detto che voleva che passassi da lei.
– Ciao Michele, accomodati, entra pure.
Lo faccio accomodare sul divano, sedendomi al suo fianco.
– Allora Michele come ci si sente ad avere 18 anni? ‘ la domanda mi rendo conto essere banale.
– beh, non &egrave un granché ‘ risponde sorridente.
– Che sciocca’ non ti ho fatto nemmeno gli auguri ‘ mi sporgo verso di lui e lo bacio sulle guance.
– Dimmi Michele, come hai festeggiato questa data importante.
– In giro con gli amici.
– E con l’amichetta spero!!! ‘ dico io.
– Sarebbe stato bello poterlo fare! ‘ risponde lui serio.
– Ma dai Michele’ non mi dire che non hai qualche bella ragazzina che ti ronza attorno.
– Per la verità non saprei’ so solo che non ho ancora avuto una ragazza.
– Mai?
Diventa rosso in viso.
– No ‘ risponde semplicemente.
Sono incuriosita e non resisto dal fare la fatidica domanda.
– Vuoi dire che non hai mai’.
– Solo nei miei sogni ‘ risponde lui sempre più imbarazzato.
– Avrai ben fatto qualcosina!!
– Si, tante seghe ‘ risponde lui ridendo nonostante sia molto in imbarazzo.
Scoppio anche io a ridere ma ridivento immediatamente seria quando lui sbotta.
– E quante su di lei!!
– Su di me? ‘ chiedo stupita.
– Si ‘ ammette ‘ a volta vado in mansarda e da li posso vedere dentro casa vostra e di tanto in tanto la vedo girare per casa’ nuda’ e allora ‘ nel dire queste parole ha tenuto lo sguardo fisso a terra.
Cavolo, &egrave vero, io giro spesso per casa nuda ma non pensavo di essere spiata da un diciottenne torturato dai bollenti spiriti!
– Beh Michele, che posso dire? Sono lusingata dal fatto di eccitarti ‘ cerco di sdrammatizzare.
– Quando la vedo penso sempre a come sarebbe se lei’.
– Se io? ‘ chiedo incuriosita.
– Insomma’ a farlo con lei’ vedere il suo corpo nudo da vicino’ sentirselo succhiare da lei.
Lo sento espirare forte, come se si fosse liberato di un gran peso ed io sono piacevolmente scossa dai suoi pensieri espressi a voce alta.
Che ci sarebbe di male mi chiedo?
Assolutamente nulla, mi rispondo.
– Vuoi questo da me come regalo di compleanno?
– Quale? ‘ chiede quasi intimorito.
– Che te lo succhi?
Ridiventa rosso in un istante e distoglie lo sguardo da me.
– Non mi rispondi?
– Mi piacerebbe molto ‘ ammette.
– Ok, sarà il mio regalo speciale per te ma non dovrai mai dirlo a nessuno, ok?
– Si certo, ok.
– Ora tu rilassati e lascia fare tutto a me.
Mi inginocchio davanti a lui, lo invito ad allargare le gambe e mi ci accoccolo.
Le mie mani sono posate sulle sue ginocchia e lentamente risalgono verso l’alto sino a ricongiungersi sulla sua patta.
Il suo sguardo &egrave fisso alle mie mani che lo accarezzano intimamente da sopra i jeans.
Gli slaccio la cintura ed il bottone e con estrema lentezza abbasso la cerniera.
Sotto indossa degli slip neri.
Risalgo con le mani sino ai suoi fianchi dove prendo i jeans tirandoli verso il basso.
Lui solleva il bacino per consentirmi di sfilarli e quando i jeans sono a mezza coscia si lascia nuovamente andare sul divano.
Resto sbalordita’
Quando abbasso gli slip mi ritrovo ad osservare un pene di una ventina di centimetri e molto grosso, con un glande dalla forma strana che mi invita a leccarlo.
Socchiudo la bocca e l’avvicino al suo pene, percependone l’odore muschiato.
Essere la prima donna a prendere in bocca quel giovane membro mi riempie di euforia ed eccitazione.
Comincio a leccarlo ed a succhiarlo e i suoi gemiti si fanno via via più forti.
Dopo pochi secondi sento le sue mani che cercano di allontanarmi e capisco che sta per venire.
Ha paura a venirmi in bocca mentre io non aspetto altro.
Resisto alle sue mani e quando lui viene riempiendomi la bocca, mi gusto il sapore del suo sperma cremoso.
Il suo pene non &egrave ancora rilassato che mi tolgo i sandali e sollevata la gonna mi tolgo il perizoma, salendo poi sul divano, ponendo i piedi ai suoi fianchi e porgendogli la mia intimità da baciare.
Lui &egrave sempre più stupito ma apre la bocca e comincia a divorarmi la fessura, compensando la sua evidente carenza di esperienza con la buona volontà ed il desiderio.
Mentre mi lecca le sue mani si stringono sui miei glutei attirandomi a se.
Guardo verso il basso e vedo che il suo membro e nuovamente in erezione.
– Michele, vuoi provare a mettermelo dentro?
– Oh si! – risponde lui eccitato.
Non faccio altro che flettere le gambe tenendo il bacino vicino al suo corpo e dopo poco sento il suo splendido sesso puntare sulle mie grandi labbra.
Con una mano lo impalmo da dietro e lo appoggio alla fessura e quindi scendo e mi lascio penetrare.
Il suo viso &egrave alla stessa altezza del mio e mentre lo cavalco dolcemente lo bacio, giocando con la sua lingua.
La cavalcata sembra non finire mai.
Sento il suo pene che mi riempie e godo. Godo del suo ardore, della sua giovinezza e godo soprattutto di essere io la prima.
Vengo inarcando la schiena e dopo poco anche lui viene riversandomi il suo seme direttamente dentro.
Ancora con il suo sesso nella mia intimità lo guardo negli occhi.
– Buon compleanno Michele.
– Grazie Daniela ‘ risponde arrossendo nuovamente.
Prima di salutarlo gli porgo il cd come regalo ufficiale dicendogli:
– Ecco il tuo regalo’ bisogna pur salvare le apparenze!!
– Grazie Daniela ‘ conserverò questo ricordo e questo cd con molta cura ‘ mi risponde strizzandomi l’occhio.
Ancora non riesco a capire chi abbia regalato qualcosa all’altro!

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