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Racconti Erotici Etero

finale di partita

By 30 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Stacco. Stacco netto con tutto.
C’&egrave un ora , un momento preciso in cui taglio con il mondo.
Sono le 8, esco da casa e parto per andare da lei. Da adesso &egrave territorio inesplorato. E’ AVVENTURA.
Nessuno sa dove sono. Nessuno sa dove vado.
Pensieri. Se mi sfracello ora si chiederanno ‘che cazzo ci faceva su questa strada?’.
Sorrido. Lo so io lo so che ci faccio qui, pirlotti.
E vado, leggero sereno , emozionato. Lento. Sono in anticipo. Non si arriva in anticipo ad un appuntamento con una donna.
Devi lasciarle il tempo di prepararsi.
Poi vuoi mettere l’attesa di un incontro così.
Può solo essermi favorevole.
In pratica mi sono invitato a cena. Se arrivo in anticipo do il senso proprio di superare i limiti.
Le donne devono sapere che possono fermarti quando vogliono. Poi magari si fanno frustare, ma devono avere sempre il pulsante in mano (ho detto il pulsante).
Insomma io sarò così. Stasera me la devo giocare di fino.
Non &egrave fatta. E’ tutto in ballo. Lei da quando ci siamo conosciuti &egrave stata sulle sue.
Per stasera nessun cenno, nessuna allusione. Indicazioni geografiche (tipiche), organizzative, per l’indirizzo. Sembrava il ritiro di un pacco.
‘andiamo al cinema stasera?’
‘a quello delle 10.30?’
‘Allora che ne pensi di mangiare insieme, porto le pizze?’
‘ok vieni per le otto’
Io ho un grosso difetto. Credo molto nel mio fascino, ci credo forse troppo (dimostratemelo). Per questo lo tengo a bada. Che credete, che io vado in giro ad affascinare?. So l’arma che porto e la tengo a riposo, nascosta.
Quando voglio la sfodero.
Vado in Comune. Ritardo. L’ufficio &egrave chiuso. Busso. Apre una donna. ‘&egrave fatta, penso’.
Prima la voce normale. Poi, se non risponde, abbasso. Guardo negli occhi. Inserisco la battuta, un mezzo complimento(non di più), oppure, meglio, una frase che sposta il rapporto sul personale’ tipo ‘lo so che sono uno scocciatore, ma &egrave l’ultima e poi ce ne andiamo tutti al mare (o in montagna o al lago)’
Insomma non si tratta di dire ‘Ti trombo’, ma solo, di umanizzare il rapporto (comunque se siete dei fighi viene meglio).
Fatto questo acchiappo il documento che mi serve e vado.
Sono un mignotto?
Faccio quello che voi per millenni avete fatto con la coscia.
Nel momento in cui stabilisco il contatto, visivo uditivo etc, so che &egrave fatta. Se mi aprono la porta, il discorso &egrave chiuso. Una volta, una non mi ha dato il documento. Io disperato faccio appello al capo. Lo chiama. Arriva uno: finocchio! (omosessuale, omosessuale, scusate).
‘Sono salvo’ ho esultato. Così &egrave stato.
Allora. A fronte di queste esperienze mi sentivo speranzoso. Ma’.ma ‘ ma non so, fino ad ora era successa con lei una cosa strana. Formalmente aveva accettato tutte le mie avances, ma non l’avevo mai vista ‘rapita’.
Aveva accettato l’invito al cinema, da soli, aveva accettato la cena, ma non mi aveva fatto gli occhi da pesce fradicio, della serie ‘dlin dlin dlin’ O la risatina scema, quando tu dici, ‘fa troppo caldo in questa stanza’, e lei ‘ihihihih’. Capite che intendo amici maschi? Spero di si, per voi, altrimenti: maggiore impegno.
Avevo attribuito la cosa ad una circostanza. Il mio aspetto un po’ (ma molto vagamente) sinistrorso, intellettualoide.
A parte che me l’aveva proprio detto: ‘sei un intellettuale!’ .
Ma conoscendola, conoscendo le sue idee, e considerato che non aveva vissuto gli anni in cui questa parola voleva dire ‘assoluto figo più figo del mondo guida della società e grosso trombatore’.
Ma solo gli anni in cui voleva dire ‘tipo sfigato, dal fisico improponibile e un po’ puzzolente’, ebbene mi ero preoccupato.
Sto divagando.
Ma neanche tanto.
Perché questo riporta al mio pensiero, intuizione fondamentale in questa storia: la partita non &egrave chiusa. Per nulla.
E’ tutta da giocare.
E me la devo giocare bene.
Però non sono uno sprovveduto.
E’ inutile in questi casi mettersi là a dire faccio questo o quello.
Non si programmano le mosse. E’ come in una partita di scacchi: che fai? calcoli le mosse prima?’ le mosse le fai in relazione a quelle dell’avversario.
Allora ciò che conta prima dell’incontro &egrave lo stato mentale. Sereno, distaccato. Non allupato o sbavatore.

Il messaggio , sempre vincente, deve essere, ‘sono venuto per mangiare, vediamo se mi convinci a rimanere, e a donarti la mia suprema arte del sesso?’
Qui, io , mentre scrivo, già rido al pensiero di quello che &egrave successo dopo.

Ehi gim
Ehi rick
Dormivi?
No ho solo chiuso un attimo gli occhi
Bha, a me sembra che russavi.
Evvabb&egrave ma senti questo che pipponi prima di arrivare al dunque?
No. Ma ti sei perso il meglio, adesso ride pure da solo, e ce lo scrive. Per me &egrave andato.
E’ l’età, che vuoi, &egrave triste quando si riducono così.

Rompipalle. Ma chi ce li ha mandati questi?

Insomma, tutto concentrato in spirito zen, viaggio in macchina verso casa di lei.
Devo dire che ce la faccio. Mantengo lo spirito del ‘se mi caccia, me ne vado a testa alta’.
Parcheggio, proprio davanti casa. Le ho appena telefonato, dicendole che ero nella sua via.
Nel momento in cui scendo dalla macchina, come una folata, sento che lei mi sta guardando dal balcone, o dalla finestra. Sento lo sguardo su di me. Cerco di chiudere la macchina da figo.
Come chiude la macchina un figo?
Machecazzonesò.
Comunque cerco di immedesimarmi in un figo che chiude la macchina.
Attraverso la strada da figo.
Passo alla mezzogiorno di fuoco (inadatto per attraversare e scansare le macchine)
Una vocina dal citofono mi dice, secondo piano.
Salgo con una bottiglia di Nero d’Avola.
Ecco, ora dopo la svolta delle scale la vedrò. Sarò freddo, spigliato, paraculo. E’ un normale invito a cena.
Normale invito a cena un cazzo!.
La mascella inarticolata cade, spalancando la bocca.
Mi si apre la visione di una bellezza conturbante.
Facciamo un passo indietro.
Ho già avuto modo di dire che la bellezza oggettiva per me non ha grande rilevanza. Lo spirito prevale sul corpo e lo modella nella mia mente.

Rick:che belle frasi , che belle frasi!, mi commuove.
Gim: sto piangendo!

Detto questo, non &egrave che io non sia in grado di appezzare uno stacco di coscia.
Ho ricevuto rimproveri da una lettrice (vero) che mi ha scritto: ‘ma che veramente a te piacciono le minigonne e i tacchi alti?.
Come a dire , sei un po’superficialino, ci vuoi tutte vestite come ochette pronte per il sesso.
Mi sono un poco vergognato. Ed il mio proposito ora &egrave di guadare di più anche le donne vestite con lunghe palandrane color marrone.
Ma comunque non &egrave vero. Non guardo le donne in minigonna. Guardo le gambe delle donne in minigonna, e soprattutto le donne che si mettono la mini per ME.

Rick e Gim (insieme): scopata, scopata, scopata , scopata.

Che palle il pubblico.
Vabb&egrave torniamo a noi.

Lei &egrave esplosione della bellezza e dell’erotismo.
E poi si &egrave vestita per me.

Ha una minigonna da urlo (il mio urlo, J.), da cui spuntano due gambe perfette.
Perfette, via ,dai !
No no cazzo ti giuro, dovevi esserci. Era tutta bona, era bona come il pane, era da mangiare.
Era una figa da panico.

E si era vestita da scopata.
Ad un certo punto, quando si &egrave mossa, ho intravisto che si trattava di autoreggenti, con un margine di pizzo rosso e nero.

Allora, rivediamo le mie posizioni di partenza. Basta scorrere qualche riga in alto ‘Il messaggio , sempre vincente, deve essere, ‘sono venuto a mangiare, vediamo se mi convinci a rimanere, e a donarti la mia suprema arte del sesso?’

Dopo due secondi avevo un sorriso sul volto da idiota, che voleva dire ‘cazzo che culo che ho avuto’
Solo dopo avrei capito che lei proprio questo voleva.
Lei voleva assumere il controllo della situazione. Fin dal primo istante della serata.
Spiazzarmi.
Dopo cinque minuti di paresi facciale, con un sorriso da orecchio ad orecchio, che non riuscivo a scacciare (dove era finita la parte che avevo preparato? ‘tra le cosce di lei), riuscii ad emettere un suono inarticolato.
Tipo ‘chihaho’.
Però ero forte. Non fissavo le gambe.
Qualche battuta sulla sua bellezza e sensualità.
(non farle capire che ti piace, non farle capire che ti piace, non ‘quanto &egrave bona!).
‘&egrave vero’ le dico durante la cena ‘continuo a farti alzare a prendere questo o quello. E’ per guardarti muovere, camminare, e le gambe’.
Stavo per dire ‘Non potresti prendere un libro con una scala sulla libreria? Ti tengo la scala (quest’ultima cosa non l’ho detta, ho fermato le labbra all’ultimo, mi sembrava, ed era, troppo da sbavoso)’.
Ma poi il viso, l’espressione di lei, di quegli occhi vispi.
Niente, io parlavo parlavo. Era importante quello che dicevo?.
No era una scusa per farle sentire la mia voce ed il mio sguardo.
La voce funzionava , unica ancora in quel momento di sbando.

Napoleone sulla collina. ‘Come va generale?’
‘Tutti si ritirano signore, resiste solo la vecchia guardia’
‘fate arretrare tutti. Incolonnati dietro la guardia: ALL ‘ASSALTOOO’
La battaglia di Waterloo fu persa in un preciso momento. Quando si sparse la seguente parola tra i soldati francesi ‘la gard recule’ (non so come si scrive) ‘la guardia indietreggia’. Quando i novellini seppero che i veterani di tutte le battaglie e di tutte le campagne avevano mollato, capirono che era persa.

Rick: Te l’ho detto che &egrave andato, ma questo &egrave come il berlusca., si paragona a Napoleone
Gim: Aspetta vediamo dove vuole arrivare, prima di farlo interdire.

La voce. La vecchia guardia.
Tutti dietro. Stordiamola di suoni bassi, che vadano diretti al suo basso ventre, che le facciano vibrare il diaframma.
Attacco senza pietà se vogliamo salvare il salvabile.
Lei ha già vinto. L’iniziativa &egrave sua.
Si tratta di salvare l’onore.
Mi ha detto, con tutta lei ‘scopare si scopa, bello, rilassati, &egrave inutile che ti affanni a dire cazzate, a conquistarmi. Ho già deciso tutto io, da me’
Ma un uomo deve avere una missione. Infatti io parlo di varie cose, ma tutte senza molto senso.
In pratica, &egrave come allo stadio in attesa della partita.
Ma allora che stiamo aspettando.
Sono impaziente di incontrare la mia Lei.
La mia Lei che mi aspetta, dietro quello spazio di un metro che ci separa, e che non ha più senso, dato che il corteggiamento, stasera qui, non ci sarà.
Voglio conoscerla.
E so che la nostra vera conoscenza inizierà nel preciso istante in cui comincerò a baciarla.
Per cui dico una cosa impensabile per me.
Lei ha messo su un caff&egrave.
‘Ma dobbiamo aspettare ancora tanto questo caff&egrave? (frase priva di senso, nel quadro dell’andata al cinema. Frase avente senso solo nel quadro della scopata)
Sorprendentemente lei non replica sorpresa. Accetta il nuovo contesto.
Cinema addio (che film era?)
‘bip bip bip trombata imminente’.
Io nel frattempo rifletto ‘mi ha spiazzato. Inizia a piacermi questo spiazzamento’.
Quando torna dal bagno mi faccio trovare in salotto.
Non ha più alcun senso aspettare.
La bacio.
La prima cosa che faccio, &egrave di posare una mano sulla sua morbida, flessuosa vita.
E di piegarla leggermente verso di me.
Il bacio parte lento, picchiettato, come piace a me.
Poi, non ricordo come, mi trovo sul divano. Lei &egrave sopra di me. A cavalcioni. Mi sta mettendo sotto.
Ha ripreso il comando delle operazioni.
Non &egrave che io voglia comandare per forza. Mi viene spontaneo condurre, come in un ballo, ma non ho ragioni ideologiche che mi impediscono di essere condotto.
Però qui la partita &egrave più ampia.
Questa scopata &egrave una battaglia che decide la guerra. Guerra che ha per posta quello che sarà il nostro futuro rapporto.
Con la storia del caff&egrave e con il successivo bacio ho segnato un punto, ma ora mi trovo di nuovo sotto. Sto lì che sbavo circondato da tette e cosce.

Ci ritroviamo sul letto.
Qui recupero una condizione di parità, perché lei si lascia spogliare, in modo piuttosto vezzoso. Più che altro &egrave una pausa.
Giunto al dunque , decido di esordire con una interlocutoria leccata di topa.
Anche perché la prima volta, oltre al sempiterno desiderio di metterlo dentro, vi &egrave anche la curiosità di vederla, una buona volta, questa patatina tanto immaginata e desiderata.
Quindi la si scarta come un regalo di natale.
E poi &egrave lì.
Bella come il sole.
Come il pane appena sfornato. Calda e croccante, da mordere e gustare.
Si tratta di una leccatina di benvenuto.
Non indirizzata a ottenere un orgasmo.
Una leccatina di riscaldamento e, per me, di sana contemplazione del miracolo della fica.
Questa leccatina può comprendere: un po’ di mordicchio, un po’ di risucchio, un po’ di lingua lingua (non sapete cosa sono?ma allora vi devo insegnare proprio tutto).
Ma non si deve esagerare, perché anche le donne soffrono di eiaculazione precoce.
Solo che poi se ne fregano e continuano Ma non tutte. Ad alcune si ‘restringe’ la topina. Quindi ti fanno andare avanti una po’stentatamente. Salvo che poi, se lo estrai, dopo tre minuti vogliono ricominciare.
Ad ogni modo, nella specifica circostanza mi limito ad un caldo benvenuto.
E poi il sacro momento della prima volta che lo metti dentro.
Sorpresa.
Non ce l’ho durissimo.
Motivo.
Misteri dell’uccello.
Voglio dire, non che sia moscio, neanche barzotto (conoscete questo termine?), &egrave solo che resta , come dire ‘flessibile’.
Ora, il pisello può essere
A) duro come il marmo – duro che vi si possono spaccare le noci (yuppie!)
B) flessibile (ahia!).
C) barzotto (buuuu!)
D) moscio (nooooo!)
Con il flessibile si tromba bene, ma la compagna si insospettisce.
Con il barzotto, se state insieme da tempo puoi chiedere di metterlo dentro , e attendere che lo sfregamento faccia il resto(basta un minuto ed &egrave pronto), con il moscio ci fai la birra, ti alzi dignitosamente e dici con fare grave:’ho bevuto ‘ ovvero fumato – ovvero trombato – troppo’. MAI CHIEDERE SCUSA con fare implorante.
Anche perché con il fare dignitoso le donne si sentiranno stimolate, e se sono vere donne, degne di essere considerate tali, vi faranno tali e tante cose , che quel vostro pisello alla fine si metterà sull’attenti.
Ma torniamo a noi.
E’ flessibile.
Questo non appariva un dramma in termini generali, rischiava di esserlo nel contesto.
Io mi presento come sciupafemmine, e poi tiro fuori un mero flessibile invece di un iperduro.
Bisogna agire subito.
Cambiare posizione.
Le faccio subito chiudere le gambe.
Vi ho già accennato questa posizione. Massimo stimolo per lei e per lui.
Come vi si giunge.
Classico missionario. Lui gambe unite, lei aperte.
Io prendo una gamba di lei. La sposto verso il centro e scavalco con la gamba destra.
Poi ripeto l’operazione con l’altra gamba di lei e la scavalco con la mia sinistra.
Ora lei ha le gambe unite. Io ho le ginocchia ai lati del corpo di lei
Il pene scorre stretto tra le pareti della topa.
Molto stimolato. Se ha dei dubbi, propende per il massimo indurimento.
Senonch&egrave vi &egrave un rischio nella operazione di spostamento. Che le palle restino intrappolate tra le gambe di lei.
Se non ti sbrighi a tirare fuori i pendagli, e lei chiude in fretta le gambe, le palle vengono impietosamente schiacciate.
Ci saranno tra voi dei tipi duri che sene fregano. Io no.
Anche perché il bello della posizione &egrave proprio nel fatto che lei può stringere a piacimento.
Addirittura lei può accavallare le gambe tese.
A quel punto l’uccello &egrave in paradiso.
Ma occhio alle palle!.

Naturalmente, sfiga nera, lei chiude, e mi trovo i coglioni intrappolati.
Per cui, con la mano scendo, e tiro i medesimi per disincastrarli.
Ok, ci sono.
Lei comunque non sembra trovare di particolare gradimento la posizione.
Tra l’altro la tirata di palle mi ha fatto perdere ulteriori punti.
Dopo poco mi spinge giù.
Mi rovescio sul letto, e lei dolce dolce scende a succhiarmi.
Un uomo meno solido di me avrebbe letto in tutto questo i segni di una sconfitta inevitabile.
La donna costretta a succhiartelo per tirartelo più duro.
Ma sono un uomo zen.
Serendipity.
Cercavi una cosa e ne hai trovata un’altra. Un’altra migliore.
Vabb&egrave, ormai &egrave fatta.
Come grande trombatore non posso più passare. Mi conviene rilassarmi.

Lei ha una lingua dolce come il miele.
La guardo con altri occhi.
Pochi minuti fa, eravamo due estranei.
Lo siamo ancora, ma mi sto avvicinando.
Lo voglio di nuovo dentro.
Basta tecnica!.
Lo voglio solo sentire.
Dentro. Ora. Subito.
La giro. Lo metto dentro.
Lei mi sorride.
Ed io mi sciolgo.
Sento i nodi che ho dentro sciogliersi.
Chiudo gli occhi, li riapro, e lei &egrave ancora lì.

E’ pace.
Ho perso.
Fai di me quello che vuoi.
‘.
E vengo dentro di lei.
‘..
Così finisce la prima parte di quella serata.
Con il segno di una resa invincibile (citazione: una bambolina a chi la riconosce)

Alla fine di quella prima volta ci guardiamo.
E’ un guardarsi nuovo.
Bello.
Io sono già sciolto.
Andato
Le bacio ogni piccolo pezzettino del corpo.
E’ un segno di iniziale, nascente, amore.
Un piccolo amore, una piccola cosa, che però si annida nel mio cuore.
Si scava un suo spazio nel mio cuore.

E questo mi eccita.
Perché, voi tutti lo sapete, dalla tenerezza nascono le passioni più forti.
Anche più erotiche.
‘..
Chiacchiere.
Lei mi si struscia sopra.
Piano.
Sulla gamba sento la topina più umida.
Si riparte.
Stavolta &egrave più forte.
C’&egrave voglia, c’&egrave urgenza di scopare veramente.
Con tutto quello che abbiamo dentro.
E anche lei si lascia andare.
La rigiro, sulla pancia.
Le sono sopra.
Glielo infilo nella topina.
Dopo poco lei mi dice: ‘da dietro’
‘COME? NON HO CAPITO’, dico con voce dura
‘Da dietro’, ripete
‘DOVE’
‘mmmmmhhh’ dice con voce tenera
‘HO DETTO DOVE?’
‘nel culo’dice con una vocina piccola piccola
‘dove lo vuoi?’, dico io, con una voce irriconoscibile, bassa e rauca.
‘Inculami inculami’mi implora lei.
Io vedo tutto soffuso, colorito di rosso.
Vedo l’orecchio di lei vicinissimo, i suoi capelli, sento il suo odore. Sono fuori controllo.
Sono altrove.
Sono un altro.
E lo infilo nel sedere.
Con inaudita violenza.
‘Ahhah’ si lamenta lei.
‘SI’ dico io.
E sento il cazzo avvolto nelle pareti strette e poco scorrevoli del retto.

Rick: che fai ti tocchi?
Gim: no, &egrave solo un prurito
Rick: mi sembrava, giù le mani porco, non lo sai che diventi miope?.

Dopo un po’ (il solito attaccapippe) le dico, più o meno:
‘Non &egrave il senso fisico dell’inculare (calcavo su questa parola).
E’ sentirti così.
E’ una cosa atavica, bestiale , primitiva.

Il senso del possesso. Voglio possederti.
Voglio che tu sia così, ORA per ME.’
Lei viene, io la seguo.
E poi esco subito.
La giro e la bacio.

Rimaniamo così a parlare.
E’ notte fonda.
Mi racconta delle sue cose.
E’ un’altra ormai.
La tenerezza ci invade
Si &egrave creata una bolla spaziotemporale.
Siamo dentro io e lei, persi nello spazio profondo.
Fuori il nulla.
E’ bello.
Più del sesso.
E voglio farlo ancora.
Tre?
Mi sembra di chieder troppo.
Il mio pisello &egrave carne morta.
E’ un inutile pendaglio.
Ti prego pisellino mio, un ultimo sforzo. Vedi dove siamo.
Lo vedi quello che accade.
Quando &egrave così non ti sindacalizzare.
E’ una cosa eccezionale.
Domani torni alla tua solita vita.
Oggi dammi ancora qualcosa.

Le mie preghiere fanno effetto.
Si desta.
Con quei colpetti che ricorderete.
Dlin, un po’ più su.
Ancora un po’, come un canotto del mare quando si gonfia, ma più scattoso.
Lei mi dice con voce tenera che più non si può
‘lo senti che mi fai?’,
‘lo senti come sono bagnata?’
‘toccami qui’
Dlon.
E’ fatta.
Ma &egrave in bilico.
Può sempre volgere al moscio.
Ma regge, si drizza, orgoglioso (gli ho voluto bene).
Quando la barca va lasciala andare. Non smuovere niente, che può crollare.
‘Monta su’ le dico.-
Lei sale sopra.
Bella, selvaggia, rossa.
Ed inizia la sua danza sopra di me.
E’ stato molto bello.
Molto bello.
Molto.

ombra-rossa@hotmail.it

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