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Racconti Erotici Etero

FUR ELISE DVD capitolo 3

By 5 Agosto 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero ansiosa di sapere se erano arrivati i giocattoli che avevamo ordinato, così dopo quattro giorni uscendo da scuola bussai alla legatoria.

– Sono arrivati questa mattina ma aspettavo te per scartare il pacco. Disse appena mi ebbe raggiunta.
Non stavo più nella pelle e poco mancò che saltassi al collo di quello che con un certo orgoglio consideravo il mio amante.
Trovai il pacco in mezzo al letto, vi salii battendo le mani per la gioia, provando la stessa emozione di quando neanche tanti anni prima il mattino di Natale correvo a vedere i miei regali.
Era tutto contenuto in un pacco anonimo di media grandezza che io seduta in mezzo al letto cominciai a scartare sotto lo sguardo benevolo di Ben.

All’interno vi erano diverse buste di cellofan dalle quali estrassi con gridolini eccitati i vari oggetti che avevamo ordinato disponendoli sopra il letto man mano che li tiravo fuori. Un fallo in un materiale chiaro che sembrava gomma semi rigida, con tanto di glande e in più era fornito di ventosa; inoltre, un fallo doppio di cui quello grosso immaginai vaginale mentre quello sottile era sicuramente anale; un plug a forma di ogiva ad una estremità, rastremata all’altra che poi si allargava bruscamente terminando con una sorta di gemma; vibratori di varia grossezza e colore di cui uno sicuramente anale.

– Ti piacciono? Chiese.
– Sicuro, grazie Ben. . . grazie . . . grazie!
– Vuoi provarli?
– Anche subito. . . prima questo! Dissi brandendo il membro a ventosa.

Iniziai a sbottonarmi la camicetta, Ben tirandomi per i piedi mi trascinò sul bordo del letto e dopo avermi tolto scarpe e calzini slacciò la mia cinta nel mentre io mi sbarazzavo della camicetta e della maglietta. Ben ammainò i jeans lungo le mie gambe come pure le mutandine e nuda saltai a terra con quel cazzo in mano e corsi lungo il corridoio seguito dall’uomo divertito ed eccitato dal mio entusiasmo.
Entrati nel locale doccia, andai vicino al rubinetto e piantai, cioè premetti fortemente la ventosa del “mio” cazzo ad una piastrella del muro aprendo subito il getto e regolandolo in modo che fosse appena tiepido.
Mi lavai avendo davanti agli occhi quel membro chiaro che curvava leggermente proprio come un cazzo vero.
Malgrado i capelli davanti agli occhi, vidi Ben che regolava la sua Nikon con il potente flash che fece puntare obliquamente al soffitto.

Mi avvidi che aveva cominciato a scattare, dai lampi, che però non davano fastidio agli occhi in quanto mi illuminavano con luce diffusa. La sua voce diceva di passarmi le mani sui seni, sulle anche, di girarmi, di chinarmi, mi parlava in modo “professionale”, trattandomi come una vera modella, gli scatti si susseguivano intervallati dal tempo necessario a ricaricare il flash.
– Puoi giocare con il nuovo cazzo se vuoi . . . Disse infine.

Non vedevo l’ora! Staccai la ventosa che lo incollava alla parete e chinando il busto, con il culetto sollevato in modo provocante per quell’uomo che sembrava unicamente occupato ad inquadrarmi e scattare, premetti la ventosa al suolo. Il membro rimase diritto; mi portai con le ginocchia aperte sopra di esso strofinando subito la cappella lungo la ferita della mia fichetta, lo feci poggiando una mano al suolo e manovrando il membro con l’altra.

– Guardami Ben. . . guardami! Dissi ondulando il bacino e iniziando ad abbassarmi come per sedermi.

Finalmente! Sentii la mia fica aprirsi e il cazzo lubrificato dal residuo di schiuma saponosa di cui era ricoperto farsi strada allargando la mia vagina e riempiendola di una presenza che gradii ma non come avrei gradito un cazzo vero. Ancora un paio di lampi poi la voce di Ben.

– Godi Lisetta amore mio godi . . . voglio vederti godere . . .

E io glie lo feci vedere senza vergogna e senza pudore. Ormai il cazzo era tutto dentro sentivo la cappella contro il mio utero, portai anche l’altra mano a sostenermi e il viso e i capezzoli tesi rivolti al soffitto mi sfilai adagio fin quasi a far uscire anche il glande poi ancheggiando scesi, ancora fino in fondo, poi ancora, ancora, ancora, era stupendo! Tenendo gli occhi chiusi era come infilzarmi su un vero cazzo, iniziai a godere con piccoli gemiti che estasiavano il mio uomo il quale riposta fotocamera e flash si era aperto la patta dei jeans e si accarezzava il membro che era gonfio ma certamente non adatto alla penetrazione.

– Brava piccola. . . così . . . sei stupenda! Mi incoraggiava sussurrando.

Ma non avevo bisogno di incoraggiamenti, ora mi muovevo più velocemente, le escursioni della mia vagina erano più rapide e più brevi come se avessi fretta di arrivare al godimento. Lo guardavo apertamente mentre si masturbava facendo scorrere adagio la pelle fino alla base del membro facendolo quasi apparire come fosse duro.

– Oh Ben vorrei fossi tu a scoparmi . . . Invocai dentro di me

Mi lasciai andare all’indietro portando una mano a malmenarmi il clitoride, ma quasi subito la ventosa del cazzo si scollò facendomi cadere seduta. Mi alzai imprecando e con il cazzo piantato a fondo nella mia vagina andai contro il muro, mi girai sostenendomi al lavabo, mi chinai arretrando bruscamente e picchiai il culo contro le piastrelle.

Mi lamentai all’urto del glande contro il mio utero ma ormai ero infoiata come una troia e con il cazzo saldamente incollato alle piastrelle ripresi a scoparlo muovendo avanti e indietro il bacino ma evitando di battere ancora il culo contro il muro e . . . fu solo piacere! Venni una volta ma continuai gemendo e lamentandomi; come una drogata che una volta ottenuto lo sballo lo cerca continuamente. Godevo ad occhi chiusi pensando che quello sul quale scorreva la mia vagina fosse il membro di un uomo Si la sola cosa che mi mancava era l’abbraccio dell’uomo con il quale avrei voluto scopare: Ben.

Lui, Ben aveva ripreso fotocamera e flash e scattava, scattava riprendendo ogni fase dei miei orgasmi che si susseguivano facilitati dalla compulsiva masturbazione del mio clitoride.

– Ohhh Ben . . . Ben . . . Invocavo guadandolo quasi con disperazione.

Infine feci forza su me stessa è mi sfilai da quel membro che a differenza di quelli umani era instancabile. Sarei stramazzata al suolo se Ben non fosse venuto in mio soccorso.
Sorretta dalle sue braccia uscii dal locale doccia e venni guidata nello studio. Ben sistemò con cura la Nikon e il flash sulla scrivania e sedendosi sulla poltrona mi fece avanzare fra le sue ginocchia aperte.

– E’ stato bello vederti godere Lisetta . . .
Tremavo ma non per il freddo perché già le sue mani accarezzavano la mia schiena, i miei glutei poi scendevano dietro le mie cosce attirandomi tutta contro di lui, premette il viso fra i miei seni che cominciò subito a lambire. Strinsi contro di me il suo capo muovendo il busto per offrire or l’una or l’altra tettina alla lingua che li leccava.
Com’erano dure le mie ciliegine! Tese da farmi male, da farmi gemere di dolore e di piacere . . . mi era ritornata la voglia! Se ne accorse Ben le cui dita percorrevano la valle della mia fichina per poi finire fra le mie natiche a titillarmi l’ano . . .
– Oh Ben si . . .

Oh amavo come le sue mani si muovevano accarezzandomi il culo, come le sue dita lo stuzzicavano passando nella mia fichetta che aveva ripreso a bagnarsi finendo poi col premere il mio buchetto.
Percepii i lampi del flash! Non so come ma aveva regolato la fotocamera che ora scattava a intervalli regolari riprendendomi da tergo; il sapermi così esposta mi eccitava oltre ogni dire, le mie mani furono sul membro che usciva dai suoi calzoni, ne tesi la pelle facendolo emergere come se fosse duro e mi chinai su di esso.
Le sue mani lasciarono indietreggiare le mie gambe di quel tanto da permettermi di calare la bocca. . .

Ohh piccola . . .
Gli feci un bocchino lento e sapiente iniziando con piccoli colpi della mia lingua sotto il colletto del glande in corrispondenza del frenulo poi scendendo lungo il gonfiore, risalendolo per leccare il glande prima di farvi scendere le labbra aperte che tenni morbide, infine anche se non era duro, così gonfio riempì per intero la mia bocca e iniziai un su e giù appassionato.

– Lisa. . .oh Lisa . . . Lisetta amore mio . . .
Si tese sollevando le reni per meglio offrirsi e io, la cui voglia si era risvegliata mi prodigavo orgogliosa del mio operato. Sentii la goccina liscia e un po salata uscire dal buchino della cappella e ne rimasi incantata, il mio uomo stava godendo!
Però la posizione che avevo assunto non era idonea a ricevere il piacere che Ben si sforzava di darmi, anche se allungava le braccia non riusciva a raggiungere i centri del mio godimento, e il suo accarezzare i miei seni, far roteare i miei capezzoli con tutta la dolcezza di cui era capace non mi bastava, però faceva salire la mia libidine alle stelle.

D’impulso fui tutta contro di lui, i seni contro il suo viso e mentre la sua bocca cercava le mie ciliegine tese da tempo, io stessa glie le spingevo fra le labbra muovendo il busto.
Una mano scese sotto di me ad afferrare il membro colante saliva, la mia saliva, e ne tese la pelle spingendola completamente verso il basso, facendolo così risaltare al massimo e portandomi a cosce aperte sopra di esso con l’altra mano cominciai a strofinarne la cappella nella ferita aperta del mio sesso.

Adesso si che lo sentivo il suo cazzo o meglio il suo glande, morbido ma sufficientemente consistente da far salire il mio piacere. Con lente ondulazioni delle mie reni presentavo la fica fino al clitoride piccolo come un nervetto ma talmente sensibile da farmi gemere fra i capelli dell’uomo che banchettava con le mie tettine sbavando e delirando.
Colavo eccitazione, come se la mia fichetta salivasse sopra il suo membro come prima aveva salivato la mia bocca e “quella saliva“ scendeva fino a bagnarmi la mano, l’avrei voluto dappertutto quel cazzo anche fra le chiappette ahimè tropo strette; furono le mani di Ben a spalancarmele il modo che potei spingerlo ad accarezzarmi con esso l’ano.

In un delirio di lussuria mi mossi ondulando, strusciando le tettine sul viso del mio amante. . . Quanto durò questa copula insensata? Non saprei dirlo, so soltanto che all’improvviso un caldo liquido bagnò il solco delle mie natiche. Esulando spostai le reni in modo che anche la mia fica avesse la sua parte, e l’ebbe!
Fu in quel momento che scoppiò il mio orgasmo, venni gemendo come una bambina tremante, credo che piansi persino. Ben fu stupendo, accompagnò il mio godimento accarezzandomi la schiena poi le sue mani si strinsero alle mie natiche premendomi contro di lui mentre mi chiamava bambina, la sua meravigliosa bambina.

Poi a poco a poco mi chetai e aiutato dalle sue premure mi rimisi in piedi e sorretta da lui entrai sotto la doccia. Vidi che attorno all’apertura ancora aperta dei suoi jeans vi era una larga macchia bagnata che faceva da cornice al pene pendente. Poco mancò che non scoppiassi a ridere.
Mi asciugai in fretta e prima di uscire staccai dalla parete il fallo che era stato il mio instancabile amante e con quello in mano entrai in camera da letto dove trovai Ben che ora indossava calzoni asciutti e puliti.
– Posso portarlo a casa? Lo nascondo nello zainetto sotto i libri e lo riporto la prossima volta. . . Dissi mostrando il fallo.
– Non sarebbe prudente . . . pensa se i tuoi lo trovassero!
– Peccato, mi sarebbe piaciuto. Dissi pensando all’utilizzo che ne avrei fatto.
– Però c’è una cosa che non hai ancora adoperato . . . e se ce la fai a tenerlo potrai portartelo a casa in un nascondiglio speciale. Disse ridendo e strizzandomi un occhio quindi mi fece salire sopra il letto e sollevare il sedere.

Uscii dalla casa di Ben con passo alquanto incerto ma che si fece via via più sicuro man mano che procedevo lungo la strada verso casa mia. Il plug che Ben mi aveva convinta ad immergermi io stessa nel culetto, adesso lo sopportavo benissimo e se l’introduzione all’inizio non era stata troppo agevole, con l’adeguata lubrificazione da lui provveduta, riuscivo ad introdurlo e ad estrarlo senza difficoltà e adesso le sensazioni che mi procurava cominciavano a piacermi ma sopratutto il pensiero che nessuno si sarebbe mai accorto di quello che avevo nel sedere mi eccitava parecchio. Una volta a casa cercai le situazioni in cui potevo farlo muovere, farlo oscillare persino, cercando anche di immergerlo maggiormente facendomi pesante o muovendomi.
E a poco a poco quello che avevo immerso nel culetto cominciò a darmi un piacere sottile e perverso e in quel momento mi resi conto che stavo diventando sempre più depravata.
……………..Continua………………. schwarzdame@hotmail.it …………….Sono graditi commenti, suggerimenti e anche critiche, quindi scrivetemi! Rispondo sempre alle emails che ricevo purché queste non contengano insulti o volgarità.

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