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Racconti Erotici Etero

FUR ELISE DVD capitolo 7

By 5 Settembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Distesi fianco a fianco, mentre riprendevo fiato guardai il mio amante, sorrideva come sollevato da qualcosa che lo aveva turbato fino ad allora.
– Non credevo mi fosse ancora possibile amare una donna. . . Lisetta sei stata meravigliosa, grazie a te mi sento ancora uomo. Se ti ho fatto male scusami. . . non mi sono reso conto. . .
– Non pensarci, è tutto passato e se vuoi. . .
Mi interruppi, sentendo caldo fra le natiche compresi che erano i nostri liquidi che colando stavano macchiando il lenzuolo sottostante. Mi alzai di scatto con entrambe le mani a coprirmi il sesso e corsi lungo il corridoio fin sotto la doccia dove aprii subito il getto facendolo tiepido.
Ben mi raggiunse e ci lavammo l’un l’altra cameratescamente asciugandoci poi sommariamente. Contrariamente a quello che era sempre successo con i diversi uomini che avevo avuto, il suo pene non aveva perso del tutto la sua erezione ed era ancora semirigido; appena vi portai la mano per una lieve carezza si indurì del tutto.

Fu con entusiasmo che mi chinai e lo presi in bocca cominciando un sù e giù appassionato, una mano si chiuse sotto i suoi suoi testicoli accarezzandoli e premendoli all’insù per spingere meglio quel cazzo nella mia bocca, godendo del solletichio che le venuzze dure che lo percorrevano facevano alle mie labbra. Stavo per inginocchiarmi ma le sue mani scese ad accarezzarmi i seni mi frenarono. Ormai sapevo quello che voleva il mio uomo, fu così che con le gambe divaricate e tese proseguii il mio bocchino lasciando che accarezzasse liberamente il mio culo, incavando le reni per protenderlo e meglio offrirlo alla sua libidine.
Giocò con il plug estraendolo infine. Appena liberato l’ano vi introdusse un dito muovendolo, roteandolo, poi le dita furono due a muoversi per allargare il mio pertugio; a questo punto compresi quello che dovevo aspettarmi.

– E’ li che adesso vuoi mettere il tuo cazzo Ben?
– Solo se anche tu lo vorrai Lisetta. . .
– Lo voglio Ben, voglio il tuo cazzo, lo voglio nel culo! Se è questo che desideri lo desidero anch’io!
Non aggiunsi altro, mi raddrizzai e percorsi il corridoio correndo inseguito da Ben che mi dava delle pacche sul sedere salii sul letto aprendo subito le gambe, con le dita mi allargai la fichetta. Mi aspettavo  l’omaggio che la sua bocca, che la sua lingua le avrebbero tributato, ma lui era troppo eccitato e entrò nuovamente in me, anche le sue palle avrebbe voluto far entrare, ma le sentivo, le sentivo picchiare nello stupendo va e vieni del suo cazzo che da subito fece salire il mio piacere, ma non mi bastava e lo rovesciai ed eccomi sopra di lui, mi raddrizzai e mossi il bacino per sentire il calore delle sue palle nelle mie natiche e la cosa mi piacque molto.

Cominciai una lenta cavalcata facendo salire e scendere la fica lungo il suo cazzo, poi mi chinai, volevo che mi leccasse i seni, e lui lo fece sapientemente mentre scorrevo su di lui con la fica grondante, come se fosse questa a succhiargli il cazzo.
Ben era diventato un amante stupendo il suo cazzo duro e resistente, lo avrei voluto dappertutto, mi sollevai e brandendolo con una mano, spostai il bacino per strofinare la cappella sotto il mio buchino, si, volevo dargli anche quello, lui avrebbe voluto introdurlo subito, ma io conoscendomi spostai la cappella sotto la mia fica poi la spostai ancora spalmandomi l’ano con i succhi della mia eccitazione usandola come fosse un pennello, lo feci più volte finché lo posizionai sotto il mio orifizio più stretto e mi feci pesante, ma non bastava!

Ero eccitata al massimo, il calore della cappella sotto l’ano mi faceva impazzire, pesai ancora ondeggiando il bacino, ancheggiando come se eseguissi una danza lasciva ed ecco che a poco a poco mi sentii allargare, ancora diversi ancheggiamenti gemendo e soffiando ed ecco che la sua presenza dura a poco a poco invase le mie interiora, mi sedetti, sì mi sedetti pesando sui tuoi inguini, impalata sul suo cazzo.

Mi mossi su e giù e man mano che mi abituavo alla presenza che mi riempiva godevo con gemiti che esprimevano gratitudine per la carezza che il membro regalava alle pareti dilatate del mio ano mentre Ben
soffiava il suo piacere, le mani sulle mie tettine ad accompagnare, ad aiutare, il mio scorrere, poi i suoi sospiri divennero rauchi, i miei gemiti acuti e l’orgasmo mi travolse, facendomi sollevare per dargli modo di incularmi facendo salire e scendere il suo cazzo malgrado le strette che l’orgasmo imprimeva al mio sfintere rendessero l’ultima parte di questa inculata dolorosa ma sublime.

Poi la sua voce si fece rauca dicendomi parole sconce che mi avrebbero fatto arrossire se non le udissi con il suo cazzo che scaricava nelle mie viscere i getti bollenti del piacere del mio uomo. 
Mi distesi sopra di lui e ci baciamo dolcemente, le sue mani percorsero la mia schiena, le mie cosce. il mio culetto mentre dentro di me il membro perdeva a poco a poco consistenza e scivolava fuori facendomi capire che non mi apparteneva più.
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Non volli più rivedere Ben perché temevo che una sua intemperanza compromettesse definitivamente la sua salute; in questo fui aiutata dal sopraggiungere delle vacanze scolastiche che trascorsi in parte dalla nonna in campagna e il rimanente con i miei genitori al mare.
I miei esclusivi rapporti con uomini più grandi di me fecero sì che evitai di accompagnarmi con miei coetanei che trovavo inconcludenti e fatui.

Trascorsero un paio di anni prima che ritrovassi l’occasione di passare nei pressi della sua abitazione; il suo nome era ancora sul citofono ma resistetti all’impulso di suonare.
Avvicinandomi al negozio di legatoria capii. Era completamente spalancato, all’interno una donna sui trentacinque stava impacchettano dei volumi; vedendo una figura affacciarsi alla porta sollevò gli occhi.
– Buongiorno, cercavo il signor Benito, volevo salutarlo. . .
La donna sorrise mestamente.
– Era mio padre, è mancato due mesi fa. . .
– Oh mi dispiace. . .
I miei occhi si inumidirono, non sapevo cosa dire, feci per andarmene.
– Aspetta, sei Elisa?
– Mi chiamo Lisa. . .
– Allora ho qualcosa per te.

La seguii fino a casa; mentre camminavamo disse che il padre mi aveva nominata di frequente dicendosi grato per l’aiuto che gli avevo prestato per superare un momento per lui molto difficile. . .
In casa i mobili erano ricoperti da una stoffa bianca.
– Ho venduto l’appartamento compresi i mobili, alcuni ad un antiquario. Sono in attesa che vengano a portali via. . . aspetta. Vado a prendere quello che ti ha lasciato mio padre, dice che te lo aveva promesso. Ritornò mettendomi in mano un DVD sigillato dentro il cellophan, lo stesso DVD che ho menzionato nel primo episodio.
Salutai e me ne andai mestamente. ………………………………………………………………………………
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schwarzdame@hotmail.it come sempre gradirei conoscere la vostra opinione anche se negativa.

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