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Guerra di Potere.

By 5 Luglio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Ti ho conosciuta ad un colloquio di lavoro, entrambi candidati per un posto da praticante in un rinomato studio legale; entrarci avrebbe significato due anni di terribile lavoro sottopagato, ma la concreta possibilità, alla fine del purgatorio, di poter fare un lavoro che si sarebbe potuto definire veramente prestigioso.
Mi colpisti da subito, vuoi per la tua fluente coda bionda in netto contrasto col tuo abito nero, vuoi perch&egrave avevi quell’aria da saputella sicura di sé che faceva venire voglia di prenderti a schiaffi e poi di scoparti furiosamente; ti sentivi superiore a tutti noi e non lo nascondevi.
Io, per contro, lavoravo per quel colloquio da quando ero un bambino, avevo sempre sognato di fare questo tipo carriera e non sarebbe stata una figa di ghiaccio come te a rovinarmi i piani.
Facemmo scintille al colloquio. In un processo simulato organizzato dal titolare dello studio, ci battemmo senza esitazione, non risparmiandoci colpi bassi né toni accesi.
A fine giornata, contravvenendo alle ferree regole dello studio, entrambi eravamo assunti.

I primi sei mesi di pratica furono un vero inferno di noia.
Lavoro massacrante da facchino, scribacchino, copiatore, factotum dei soci più anziani; non risparmiarono niente a nessuno dei due, trattandoci equamente ma duramente con l’intenzione di formarci il carattere e rafforzare la nostra ambizione oppure di farci abbandonare.
Stoicamente, resistemmo.

Alla fine dei sei mesi, cambiò di nuovo tutto.
Diventammo parte integrante dello studio, due scrivanie piccole ma eleganti affiancate nel grande atrio. Eravamo il primo baluardo di rappresentanza dello studio, per cui eravamo invitati ad essere sempre impeccabili nell’aspetto e nell’ordine, dovevamo infondere nei clienti un senso di grande professionalità e fortissima dedizione alle loro cause.
Il lavoro era sempre massacrante, ma finalmente si lavorava per davvero e non come schiavetti, il che ci rendeva finalmente fieri di ciò che facevamo.

Tempi morti durante l’orario di lavoro non ne avevamo quasi mai a parte qualche caff&egrave alla macchinetta e due chiacchiere tra colleghi; tra noi, rapporti di fredda cordialità improntati alla collaborazione lavorativa, ma nulla più; mi sembravi una stronzetta sulle sue, che non dava confidenza se non strettamente necessario. Passavi i rari momenti di pausa al computer, assorta davanti allo schermo in chissà quale pensiero o riflessione, magari una tazza di caff&egrave fumante in mano come segnale di relax, ma il tuo sguardo era sempre incollato allo schermo.

In una di queste rare pause, mentre stavi al computer assorta in chissà quale attività, il socio senior ti convocò nel suo ufficio per parlarti e tu scattasti veloce per rispondere alla chiamata; curioso come non mai, mi sporsi sulla tua scrivania e sbirciai a cosa stavi lavorando. Trasalii. Non era un documento, ma un forum e dalla rapida occhiata che riuscii a dargli, era chiaramente un blog a sfondo erotico. Mi appuntai rapidamente l’indirizzo web e tornai alla mia scrivania come se nulla fosse, ma dentro di me ero in tumulto. Un blog erotico! Tu, l’algida stronza tutto lavoro e niente confidenza!! Tornasti alla scrivania dopo una ventina di minuti, io come di consueto feci finta di non notarti neanche, cuore in fiamme e maschera di ghiaccio come cantavano in una canzone della mia gioventù. La giornata volse al termine con una lentezza esasperante, la voglia di tornare a casa ed indagare cosa solleticasse la tua psiche mi divorava, ero smanioso ed eccitato all’idea di leggere quei contenuti scabrosi che attiravano il tuo sguardo.

Finalmente a casa, non mi diedi neanche il tempo di spogliarmi e , posate al volo giacca e camicia, mi fiondai sul portatile.
Mi registrai sul portale, pagai anche un’iscrizione irrisoria con la carta di credito e, finalmente, entrai. Si trattava di un blog dal forte contenuto erotico, ma dalla spiccata vocazione alla dominazione. Un Master si raccontava, raccontava le sue perversioni e le sue sessioni, di come uomini e donne attratti dalle pratiche sadomaso si mettessero nelle sue mani per provare piacere. Non ero né sono bigotto, non mi shoccarono gran che le righe lette, mi stupiva al massimo il fatto che fossi attratta da queste pratiche anche se riconoscevo che la figura del Master era carismatica e dimostrava in ciò che scriveva di essere molto serio e competente in quello che faceva. Un po’ deluso, continuai a girare il blog fino ad imbattermi in un post che richiedeva una certificazione per accedervi; si richiedeva il numero di un documento di identità per poter permettere al Master di verificare la maggiore età di chi vi accedeva e come forma di tutela delle persone che, in quel post, erano assolutamente riconoscibili; avevo fatto trenta, non mi tirai indietro.
Mi certificai, attesi pochi minuti la conferma del possibile accesso ed entrai nel post. Erano i racconti, corredati da foto e video senza nessun tipo di censura, di alcune sedute del Master.
Dottori, elettricisti, casalinghe e professioniste varie provavano piacere con le più disparate pratiche sessuali, perfettamente riconoscibili dall’assenza di maschere e, in taluni casi, dal Master che li umiliava dicendo in favore di telecamera nome e cognome.
Fu lì che trovai le tue foto.
Il post si intitolava ‘L ‘Avvocato’ e raccontava di come in una seduta con il Master ti fossi fatta legare, sculacciare, frustare, masturbare e scopare dal Master che disponeva di te come meglio gradisse. Le foto di te, nuda, mentre il Master ti montava a pecora, mi costrinsero ad una masturbazione furiosa che mi portò ad un orgasmo fortissimo che spruzzai sulla tastiera del pc.

Ci misi qualche minuto a riprendermi.
Ripulito il pc e i pensieri, iniziai a valutare come sfruttare a mio vantaggio le informazioni appena entrate in mio possesso.
La mia coscienza suggeriva di far finta di niente, alla fine eri maggiorenne e come passassi il tuo tempo libero non era affar mio; ma quei mesi di avvocato mi avevano cambiato più di quanto sarei stato in grado di riconoscere e in breve il concetto di informazione = vantaggio da sfruttare mi era entrato nel dna.

Passai una notte poco ristoratrice, ma al mattino, al momento di andare in studio, sapevo cosa fare.

Avevo in mano l’arma che ti avrebbe estromesso dello studio e avevo tutta l’intenzione di usarla. Da: Marco
A: Alessia
Oggetto: Nuove prospettive.
Allegato: foto1.jpg

Carissima,
sono da poco entrato in possesso di una serie di informazioni che vorrei condividere con te.
Come vedi dalla foto, sono informazioni estremamente confidenziali e, oserei dire, ‘intime’.
Riconosco che sarebbe un peccato enorme nonché un disastro per la tua carriera se i soci dello studio venissero a conoscenza di queste informazioni, per cui per ora farò in modo che non vengano divulgate.
Ovviamente, tutto ha un prezzo.

Cordiali saluti.
Il tuo vicino di scrivania.

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Inviai questa mail al tuo indirizzo mentre ero ancora sulla metro, diretto in studio.
Volevo che sapessi, che attendessi con timore il mio arrivo, volevo vedere se l’angoscia sarebbe riuscita in qualche modo a scalfire quella maschera glaciale che sempre indossavi.
Trepidante, arrivai alla scrivania e fui deluso dal non trovarti.
Immaginai una chiamata improvvisa o magari un semplice ritardo, poi notai il post-it sulla scrivania, la tua grafia precisa e ordinata, senza fronzoli, comunicarmi che mi attendevi nel bagno dei disabili, subito.

Mi innervosii. Ero io che avevo le carte in mano, il tuo ordinarmi di recarmi nel bagno era chiaramente una strategia per spiazzarmi e aveva fatto breccia.
Posai la giacca, la valigetta, accesi il pc con lentezza studiata simulando una calma e una sicurezza che, in tutta onestà, non provavo. Mi diressi poi con passo sicuro verso i bagni, girando la maniglia di quello dei disabili, entrando e chiudendomi la porta alle spalle.

Stronzo!! – sibilasti feroce e mi colpisti con uno schiaffo.

Ti allontanasti subito con movimenti nervosi e concitati, il respiro affannoso di chi cerca di recuperare la calma persa all’improvviso.
Emotivamente, ti avevo colpita. Uno a zero per me.
Attesi qualche secondo, poi un minuto, guardando la tua figura snella passeggiare avanti e indietro nell’angusto locale.
All’improvviso, ferma davanti a me, gli occhi fiammeggianti e le guance arrossate.

Se solo t’azzardi a sputtanarmi, giuro che ti ammazzo!!

Scattai rapido, spingendoti contro la parete del bagno, le mie dita attorno alla tua gola stringevano delicatamente ma con fermezza, le mie labbra a pochi centimetri dal tuo orecchio a farti percepire il mio respiro.
Un fremito, distinguibilissimo, ti percorse.

Non hai capito un cazzo, stronzetta ‘ mormorai piano ma inesorabile ‘ le foto che ho sono pronte ad essere stampate e consegnate ai soci. Volevo darti la possibilità di andartene di tua spontanea volontà evitandoti lo scandalo, ma ora credo proprio ti rovinerò!
No!!! – sbottasti, gli occhi dilatati dalla paura ‘ &egrave la mia vita privata, non sono cazzi tuoi!
Beh, ‘avvocato’ – rimarcai volutamente quella parole che era anche il titolo del post incriminato ‘ ora sono anche fatti miei!

Ansimavi, il volto per la prima volta sconvolto da qualcosa, vedevo i tuoi seni piccoli ma sicuramente sodi alzarsi ed abbassarsi al ritmo convulso del tuo respiro, sentivo il calore della tua gola stretta nella mia mano darmi una inebriante sensazione di potere. Mi eccitai come un toro. Ma soprattutto, la mia determinazione vacillò.

Magari non ti sputtano, alla fine, ma nulla mi impedisce di divertirmi un po’. Ora, caro avvocato, visto che ti piace obbedire, togliti immediatamente le mutandine e consegnamele.

Avvampasti, non credo di vergogna, quasi sicuramente per l’ira.

Sto aspettando, avvocato.

Contorcendoti vista la posizione scomoda in cui ti costringevo, arrotolasti la gonna fino ai fianchi e ti sfilasti un semplice ma elegante perizoma nero che mi consegnasti in mano. Bagnato, quasi fradicio dei tuoi umori. Una lacrima sgorgò dai tuoi occhi mentre realizzavi che avevo notato la tua eccitazione.

Ti lasciai libera, permettendoti di allontanarti.

Questo perizoma lo tengo io, tu passerai il resto della giornata senza. E ricordati che in qualunque momento io saprò che la tua figa, che a quanto pare sta colando, sarà nuda all’aria. Seguiranno altre istruzioni, non disobbedirmi, sai cosa c’&egrave in gioco.

Non ti diedi il tempo di replicare ed uscii dal bagno con le tue mutandine in tasca, contando i minuti che mi separavano dal momento in cui sarei stato a casa e mi ci sarei masturbato sopra. Da: Alessia
A: Marco
Oggetto: Re:Nuove prospettive.
Allegato: Dialogo.mp3

Carissimo,
ho volutamente fatto passare qualche giorno per farmi sbollire la rabbia, vedi, sono molto convinta che la vendetta vada servita fredda, ma soprattutto che debba essere commisurata alla colpa.
Così, mentre tu ti crogiolavi nella tua illusoria sensazione di potere che il tuo ricatto ti ha fornito, io ridevo alle tue spalle.
Ho registrato questo file audio mentre minacciavi di sputtanarmi con i soci e mi ordinavi di togliermi le mutande; non credo di doverti spiegare che, qualora lo diffondessi, saresti smascherato come ricattatore da quattro soldi, ma anche passibile di denuncia per molestia sessuale sul posto di lavoro.
Purtroppo, se lo facessi, verrebbero anche a galla inevitabilmente quelle foto e io ne trarrei un danno più che un beneficio. Bella situazione del cazzo, vero?

Per come la vedo io siamo bloccati. Tu ricatti me, io ricatto te.
Che si fa?

p.s.: ho visto come eri eccitato, in quel bagno. Ti sei masturbato pensando a me a casa, vero? Lo so che lo hai fatto, magari usando il mio perizoma avvolto intorno al cazzo. Beh, sappi che anche io mi sono masturbata, pensando a quando mi hai sbattuta contro il muro di quel bagno.
Anzi anche adesso, sto strusciando il mio sesso sulla sedia pensandoci, &egrave fradicio e gonfio, se ti giri verso di me puoi vederlo.

Cordiali saluti.
La tua vicina di scrivania.
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Ricevetti questa mail tre giorni dopo l’episodio del bagno.
Ero intento a scrivere una memoria difensiva e per poco non caddi dalla sedia leggendola. Avevo commesso uno stupidissimo errore a espormi subito così apertamente, avrei dovuto giocare le mie carte con maggiore cautela, evitando di rendermi vulnerabile. Ero stato un cretino.
Ma non era quello che mi shoccava.
Mi voltai verso di te e ti osservai.
Avevi le guance leggermente arrossate e, ad un attento sguardo ai tuoi fianchi, si poteva notare come con un delicato movimento pelvico stessi, effettivamente, masturbandoti con la sedia. Vedesti che ti osservavo e ruotasti la sedia in modo da essere rivolta verso di me. Guardandomi negli occhi, riprendesti il tuo movimento ipnotico e sensuale; in breve, il mio sesso tendeva i pantaloni spasmodicamente, mentre ti guardavo accelerare pian piano il ritmo in maniera graduale, variare il movimento ora rotatorio, ora laterale, alla ricerca dell’eccitazione, le tue labbra sensualmente dischiuse con la lingua che maliziosamente, ogni tanto, faceva capolino.
I tuoi occhi piantati dentro ai miei ad inchiodarmi alla sedia, proseguisti per qualche minuto in cui ci estraniammo completamente dal resto del mondo, eravamo solo noi, la nostra eccitazione e quel contatto d’occhi che ci stregava e incatenava l’un l’altro.
Dopo quella che a me parve un’eternità, con un sospiro roco appena udibile a me, raggiungesti l’orgasmo. Una rapida leccata del labbro superiore e ti voltasti verso il tuo terminale.

Ero basito.
Il mio cazzo era duro come non mai, tendeva i pantaloni in una evidentissima e dolorosa erezione; avevo l’impellente necessità di sfogarmi, ma una tua nuova mail mi bloccò alla scrivania.

Da: Alessia
A: Marco
Oggetto: Re:Nuove prospettive.

Facciamo un gioco…ti va? So che sei eccitato come un cavallo, lo vedo da qui..povero il tuo cazzo duro e bisognoso d’affetto..ti piacerebbe farti una bella sega, vero? O magari addirittura scoparti una di queste puttanelle che fanno le segretarie qui sperando che qualche avvocato ricco ceda ai loro ammiccamenti…
Mi spiace, ma non puoi farlo.
Come penitenza per il tuo ricatto, non ti potrai né masturbare né avere contatti sessuali di alcun tipo fino a mezzanotte. Allora, e solo allora, ti invierò via messaggio il permesso di farlo.
Se mi disubbidirai, io lo scoprirò.
E ti punirò.

Cordiali saluti.
La tua vicina di scrivania.
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Piagnucolai dentro di me, avrei davvero voluto sfogarmi.
Ma con un moto d’orgoglio, accettai la sfida, anche con me stesso. Erano le 14,42 io ero un uomo adulto, avrei resistito fino alle 24,00.

Fu terribile.
La mia erezione si smorzò parzialmente, ma non scomparve mai del tutto, e ogni qualvolta sembrava riuscissi a concentrarmi sul lavoro e a calmare gli ormoni, gemevi sommessamente o facevi un commento civettuolo su quanto fossero comode quelle sedie se avevi determinate esigenze. Insomma, una tortura.

Arrivai a casa verso le 21,00 in uno stato di eccitazione ormai malsano, tutte le donne che incrociavo mi sembrava volessero da me sesso e basta, con la valigetta in grembo per mascherare l’erezione cercavo di fissarmi le punte dei piedi e non pensare a nulla, ma in metro, con la calca che ti stringe e le ragazze vestite come la stagione lo richiedeva, la prova si dimostrò durissima.

Dopo una doccia fredda e una cena veloce alle 23,50 aprii il portatile, ingrandii una foto della tua sessione dal master in cui si vedeva distintamente il viso e la stampai.
Quando, alle 00,01 arrivò il tuo messaggio in cui mi rendevi libero di masturbarmi, il telefono non aveva ancora smesso di vibrare che io stavo già lordando la foto di tantissima sborra.

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