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Mi chiamo Francesca e vivevo in una piccola borgata.
Ho iniziato le scuole superiori con Bartolomeo il mio vicino di casa compagno di giochi di sempre.
Frequentando la stessa classe ci troviamo al pomeriggio a casa di uno o dell’altro a fare i compiti, e stando sempre assieme condividiamo le nostre esperienze dandoci consigli a vicenda.
Da bambini abbiamo giocato molto assieme e nelle giornate afose andavamo a fare il bagno in qualche macero.
Inutile dire che ci siamo visti più volte nudi, e che abbiamo anche giocato al dottore, per cui la nostra confidenza era davvero tanta e parlavamo di tutto.
Parlando anche di sesso ho chiesto a Bart se qualche volta si masturbava, dato che qualche volta a noi ragazze prende una strana eccitazione e ci tocchiamo tra le gambe per calmarci un po’.
“Si.“ mi rispose con un po’ di riluttanza.
“E come fai?”.
“Prendiamo in mano il nostro pisello e cominciamo a fare su e giù con la mano.”.
“E quando lo fate?”
“Quando ci sentiamo eccitati, ad esempio dopo avere visto le tette di una ragazza”.
“Allora quando mi hai vista nuda ti sei eccitato?”
“Qualche volta.”
“Così ti sei appartato a menarti il pisello”
“E tu?”
“Anche io mi sono eccitata qualche volta vedendoti, ma ho resistito.”
“E come lo fai di solito?”.
“Mi massaggio le mutandine e se sono da sola infilo un dito sotto l’elastico per fare meglio. Qualche mia amica se lo fa fare dal suo ragazzo.”
“Io non so fare, se mi capita non saprei cosa fare.”
“Vuoi che ti insegni?” gli chiesi ingenuamente.
“Si”
Mi alzai in piedi e mi sbottonai i pantaloni facendoli scendere fino alle ginocchia e gli mostrai le mutande, gli presi la mano e feci scorrere le sue due dita sulle mutande un modo che facessero rientrare la stoffa tra le labbra della passerina. Bart ripetè la manovra, poi ancora.
“Come vado?” mi chiese.
“Benissimo… continua”
Ci stavo prendendo gusto e mi piaceva la mano di Bart che mi lisciava.
Istintivamente presi a toccarmi il seno, e proseguimmo quella dimostrazione fino a che Bart non si interruppe di colpo e andò in bagno.
Non capendo lo raggiunsi chiedendogli “Tutto bene”.
“Si.” Mi rispose “C’è che mi sono eccitato anche io”.
Lo vidi con le mani sul pisello in erezione, quel pisello che avevo sempre visto a riposo e che non credevo potesse diventare così grosso.
Mia avvicinai, allungai una mano “Posso?”
Bart acconsentì così lo strinsi in una mano.
Era durissimo, e nella mano non ci stava.
“Piano” mi disse “Se stringi troppo mi fai male, non è mica un osso”
“Ma è come se lo fosse.”
“Ora ti faccio vedere come si fa”
Mi fece allentare la presa poi mi guidò la mano in un lento avanti e indietro.
Mi lasciò fare, e si rilassò, evidentemente avevo imparato; feci alcuni movimenti ampi dalla base fino alla punta, ne feci pochi poi Bart sussultò ed emise alcuni schizzi che volarono lontani sul pavimento.
“Durante un rapporto sparate tutta quella roba nella passera di una ragazza?”
“Oggi ne ho prodotta più del solito. Merito tuo.”
Fui lusingata e cosa più importante avevo fatto la mia prima sega facendo godere il ragazzo
Ripulimmo e riprendemmo a studiare.
Da quel giorno non passò pomeriggio che durante i compiti non ci toccassimo a vicenda, a volte delle semplici carezze sui jeans, a volte sbottonandoli.
Io cominciai a portare le gonne: lunghe, corte, non importava, bastava che la sua mano arrivasse alla mia passera facilmente.
Cominciammo anche a scuola e sempre più spesso le sue dita si infilavano nel bordo delle mutande o le spostavano in modo da arrivare direttamente sulla passerina.
Un pomeriggio Bart mi propose: “Spogliamoci e mettiamoci uno di fronte all’altro, ci masturbiamoci e vediamo chi viene prima.
Ci mettemmo nudi su sedie e cominciammo. Io presi anche a toccarmi il seno, ma questo fece eccitare ancora di più Bart che già strabuzzava gli occhi nel vedere le mie tette scoperte. Ero ancora a metà strada quando fece partire il suo getto che mi centrò proprio sulle tette.
Sentire lo sperma caldo su di me mi fece venire subito dopo.
Il giorno dopo gli proposi di variare il gioco, io avrei toccato lui e lui me, vinceva che faceva venire prima l’altro. Questa volta le tette aiutarono me a vincere.
Dopo un po’ di questi giochi Bart mi chiese: “Ma voi vi eccitate anche quando vi si toccano le tette?.
“Si, ma non succede a tutte”
“Posso provare?”
“Certo, ma cerca di essere delicato. Sfiorale, accarezzale, palpale delicatamente, prendi ai capezzoli tra le dita, ma non strizzare, né i capezzoli ne’ le tette, se sentiamo male svanisce la magia.
Così Bart si sedette di fianco a me e cominciò a toccarmi il seno.
I miei capezzoli si inturgidirono subito e io mi stesi sul letto per gustarmi quella sensazione in modo rilassato.
Bart era meraviglioso, prese anche a baciarmeli, e nel farlo mi venne sopra.
Era splendidamente eccitato e ogni tanto il suo pene strisciava sulle labbra della passera.
Passò dai baci a succhiarmi e i seni sempre più avidamente massaggiandomeli di continuo.
Ebbi un orgasmo al seno, una cosa mai provata prima.
Ero fuori di testa, allontani la sua testa spingendola verso il basso, Bart capì di dovermi leccare la figa e infilò la sua lingua alla ricerca del mio grilletto.
Sparò un colpo facendomi inarcare la schiena e si fermò su di me a guardarmi, poi riprese a strofinare il suo pene in erezione sulla mia passera facendolo anche scivolare dentro un po’. E ci scivolava bene da tanto che ero bagnata.
Allungai le mani, gli presi le chiappe e tirai.
“Dentro” dissi, e non mi importava del dolore.
A Bart non parve vero si essere completamente dentro di me e pese a muoversi su e giù in una meravigliosa altalena.
Lo avvolsi con le gambe e con le braccia attendendo il prossimo orgasmo che arrivò quando sentii il suo sperma riempirmi.
Bart era in sovraeccitazione e dato che gli rimaneva duro non interruppe la scopata. Io fui felice che proseguisse.
Quando decise di riposarsi si stese accanto a me e allora salii io su di lui e lo cavalcai.
Quel pomeriggio non studiammo, ma lo passammo a scoparci a vicenda.
Provata quella esperienza cercammo di ripeterci e non perdevamo occasione per appartarci e unirci usando anche tutte le precauzioni del caso.
In gita scolastica fu l’apoteosi, la mia compagna di stanza accettò di prendere a dormire da lei il compagno di stanza di Bart, e non so cosa fecero. Noi passammo, da Bart, una notte insonne.
Continuammo per tutto il tempo fino alla maturità.
Essendo compagni di classe gli amici ci vedevamo per studiare assieme senza problemi, anche se entrambi ci eravamo legati sentimentalmente ad altri.
Poi prendemmo strade diverse senza rimpianti.

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