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Il bianco e il nero

By 4 Settembre 2014Febbraio 9th, 2020No Comments

Le nostre labbra non si staccano, le lingue sono furiose.

‘Non avremmo dovuto farlo’ dice mentre si alza a sedere sul bordo del letto ‘E’ sbagliato’.

Si stacca dalla mia bocca prendendo fiato. Il suo braccio sinistro va indietro, alla ricerca del mio pene. Lo trova.

‘Dobbiamo risistemarci prima che tornino gli altri’. Tamburella le dita sul materasso, indecisa su cosa fare. Io sono sdraiato con braccia e gambe larghe sul letto e fisso il soffitto. Poi all’improvviso si alza, raccoglie la biancheria e il pigiama e corre in bagno.

Cerco di darle un altro bacio ma lei si allontana. Avanzo le mani verso i suoi seni e li afferro. Il suo sguardo mi cattura.

Raccolgo pure io i miei vestiti, ma con più calma. Aspetto che lei esca dal bagno. Una volta lavato e rivestito torno in stanza. Lei è sdraiata sul suo letto e mi dà la schiena.

Si sistema meglio, inarca la schiena e conduce il mio membro dentro di lei. E’ caldissima. Trattiene il fiato, poi inizia lentamente a cavalcarmi.

”E”, senti” le parole mi muoiono in gola. Cosa dovrei dirle? Sospiro e mi sdraio sul mio letto.

Raggiungiamo presto l’estasi. Lei vorrebbe accogliere il mio seme ma ha paura. Se lo toglie e io mi ritrovo il petto cosparso del mio sperma. Lei si sdraia al mio lato, sembra che le manchi il respiro.

E’ lei a rompere il silenzio, girandosi verso di me ‘Ascolta, dimentichiamoci tutto. Non ti do colpe, ma passiamoci sopra. Domani è un altro giorno e dopo domani un altro, ce ne dimenticheremo.’

———-

Eravamo in vacanza da una settimana e mezza e ci rimanevano tre giorni prima di rientrare. Eravamo in quattro a Barcellona. Io, un mio amico, la sua ragazza e un’amica di questa, Elena. Ci si incontrava spesso con Elena. Statura media, capelli castani mossi tendenti al riccio, occhi castani. Non era proprio bellissima, ma aveva dei punti di forza. Il volto rotondo era potenziato da un piccolo mento e da uno sguardo magnetico. La sua postura era eretta, con due seni rotondi che svettavano ma che nascondeva, con un carinissimo neo sulla parte alta del seno sinistro che compariva quando decideva di mostrarsi un po’ di più. Il punto debole del fisico erano le gambe, un po’ troppo muscolose, e al sedere un pochettino basso e piatto. Ma quello che catturava di più era la sua voce. Musicale, sensuale, ogni parola che pronunciava mi faceva sognare. Fu questa a catturarmi. E era una ragazza molto intelligente e le piaceva avere il controllo delle situazioni. Non mi sentivo particolarmente attratto da lei, ma ogni volta che la sentivo parlare, qualcosa dentro di me si muoveva.
Avevamo deciso di andare in vacanza per visitare diverse città europee, tra le quali Barcellona. Saremmo potuti essere in più persone ma avevamo deciso di rimanere in quattro per evitare casini dovuti alle diverse persone della nostra compagnia. Eravamo un gruppetto omogeneo e ci interessava fare una vacanza rilassante ma allo stesso tempo divertente. La ragazza del mio amico avrebbe voluto che io ed Elena ci mettessimo insieme ma non aveva mai esternato questa cosa di fronte a noi. Non seppe mai quello che successe quella sera in albergo mentre lei e il suo ragazzo erano andati a festeggiare uno dei loro innumerevoli ‘mesiversari’.
Eravamo rimasti io ed Elena in stanza, dopo essere scesi a mangiare qualcosa di buono vicino all’albergo. Mi riusciva difficile trovare gli argomenti di cui parlare, per paura di risultare troppo stupido per lei. Ma dopo uno o due bicchieri di sangria riuscimmo a dialogare tranquillamente, ogni tanto facendoci qualche risata. Tornammo in stanza e chiesi di fare la doccia per primo dopo la lunga giornata, sapendo che Elena ci avrebbe impiegato molto più tempo. Una volta fatta, fu il turno di Elena. Per il caldo ero sdraiato sul letto a petto nudo e con dei pantaloncini da ginnastica corti. Quando lei uscì dalla doccia con l’asciugamano legato attorno al petto, i suoi capelli bagnati erano lisci. Li preferivo così, era molto più bella. Prese biancheria e pigiama e tornò in bagno a cambiarsi. Uscita fuori di nuovo, le feci dei complimenti per i capelli, forse un po’ spinto dall’alcool. Lei sembrò un pochettino imbarazzata ma ringraziò sorridendo. Propose di bere dell’altra sangria e mi offrii di andarla a prendere, nonostante lei cercò di dissuadermi dicendo che era uno scherzo. Una volta sceso a comprarla e tornato in stanza per berla, accendemmo la televisione per passare il tempo, commentando delle stupide trasmissioni sui canali spagnoli. Eravamo stanchi e non so come ad un certo punto ci ritrovammo a fissarci e dopo poco ci stavamo baciando. Di lì a breve la situazione degenerò e ci ritrovammo sdraiati, nudi, a toccarci le parti intime. Io ero durissimo, lei bagnatissima. Il resto è storia.

Dopo qualche settimana, eravamo tornati a dialogare tranquillamente, sempre in compagnia degli altri. Ma notavo che c’era un attimino più di feeling tra di noi, qualche parola in più durante le discussioni. Ultimamente tra i quattro della vacanza si sparlava molto di Ambra, la ragazza di un nostro amico: non era molto sveglia, teneva spesso il broncio ma secondo me era una compagnia adeguata per delle serate leggere. Gli altri tre dicevano che Ambra ci stesse un pochettino provando con me, ma io rifuggivo questa idea dicendo che non mi piaceva per nulla. Stavo al loro gioco ogni volta che saltava fuori l’argomento e ci facevamo sempre delle sane risate alle spalle di Ambra.
Una sera eravamo a mangiare un gelato anche con Ambra e il suo ragazzo, e dopo una serie di battute camuffate su Ambra che noi della vacanza facevamo, mi ritrovai ad accompagnare Elena a casa in macchina. Ripetemmo tutte le battute della serata e per poco non mi dovetti fermare per prendere fiato. Una volta sotto casa di Elena, lei rimase seduta sul sedile del passeggero.

‘Sai, prima della vacanza mi stavi un po’ antipatico, ma ora ti trovo un pochettino più’ piacevole. Come compagnia, inteso’ Se era un doppio senso, feci finta di non coglierlo per paura che fosse una prova.
‘Lo prendo come un grande complimento. Come avrai notato sono un po’ lento ad aprirmi, ma pure te non scherzi”
‘Non rinfacciarmi le critiche! Lo vedi? Sei come Ambra! Siete fatti l’uno per l’altra!’ disse ridendo.
‘Oh, dai, basta con questa storia’ dissi facendo finta di essere scocciato ‘Sei solo gelosa’ mi scappò, ma era inteso come uno scherzo.
‘Gelosa?’ all’improvviso si fece seria.
‘Si dice così quando qualcuno è invidioso di qualcosa, in questo caso di una relazione’
‘Io non sono per niente gelosa’

Detto questo, ci fissammo per un paio di secondo, prima di baciarci sulle labbra. Fu breve, ma ebbe molto significato. Ci guardammo di nuovo e stavolta fui io a rompere il silenzio.

‘Posso prenderlo come un giusto inizio, stavolta?’ dissi io con un mezzo sorriso
‘Sì’ rispose lei, mordicchiandosi un labbro per nascondere pure lei un sorriso. Mi diede appuntamento per il giorno dopo. Fu il primo di molti altri appuntamenti e in breve, all’inizio non ci avrei mai creduto, divenne la mia ragazza. Cercammo di rimanere spontanei e vivere la relazione con leggerezza, senza troppe smancerie e ci riuscimmo. Volevamo anche mantenere questa cosa segreta tra i nostri amici, ma quelli che erano venuti in vacanza con noi si insospettirono e con loro la questione venne a galla. Ormai la prima esperienza di Barcellona era dimenticata, anche se ne conservavo dei ricordi. Volevo dimenticarla in vista di una serata simile che sarebbe successa di lì a breve e che avrei voluto registrare nella mia mente per bene. Tale occasione capitò un mese e mezzo dopo.
Nonostante l’università, che frequentavamo in città diverse, ci tenesse distanti, approfittavamo dei fine settimana per stare anche solo un pochettino insieme e raccontarci di quello che era successo nei giorni precedenti. Un venerdì sera ci incontrammo.

‘Ascolta, i miei sono in montagna questo fine settimana e volevo sapere se’ ti va di dormire da me domani sera’ azzardai.
Lei sembrò un pochettino a disagio ‘Non so’ dovrei avvisare mia mamma e magari si insospettisce”
‘Guarda, in tutta onestà non hai nulla da temere. Pensavo solo di fare una cena semplice, poi potremmo uscire con gli altri e quando tutti se ne vanno andiamo da me a dormire. Il mattino poi ti riaccompagnerei a casa’
‘E ci mancherebbe altro! Va bene, dai’ se però non dovessi dormire bene, mi rifiuterò anche le prossime volte!’

Fu così che cenammo insieme e per la prima volta si scoprì un po’ di più. Il neo sul seno era visibile ma cercai di non guardarle la scollatura, evitando di pensare a come era fatta sotto, cosa di cui già ero a conoscenza ma che volevo evitare di ricordare. Dal bacio in macchina era iniziata una storia completamente nuova.
Poi uscimmo con i nostri amici e bevemmo qualcosa in centro città. Feci attenzione a guidare tornando a casa.
Una volta entrati, Elena mi chiese se poteva fare la doccia, nonostante l’avesse fatta anche prima di venire a cena. Disse che si sarebbe sentita molto più rilassata dopo la miriade di cavolate dette da Ambra durante la serata e che le avevano fatto salire il nervoso. Aspettai in camera da letto. Non avevo preparato nulla di romantico in stanza, sapendo che lei avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe andata di fronte a cose simili. Sentii chiudersi l’acqua e mi sdraiai sul letto in maglietta e pantaloncini, pronto almeno a coccolarla un pochettino prima di addormentarci, se così avesse voluto fare. Non volevo forzarla a fare sesso, nonostante io volessi. Volevo giocarmela bene, Elena era una ragazza intelligente e rara da trovare sebbene peccasse un pochettino in bellezza, ma a questo ormai non facevo più caso.
Quando uscì dal bagno ed entrò in stanza, si presentò con l’accappatoio legato attorno al busto e i capelli bagnati lisci. Si fermò sulla soglia a guardarmi. Sapevo che l’avevo già vissuta questa situazione e lei lo sapeva ancora meglio di me. Voleva cancellare definitivamente lo scivolone di Barcellona.
Si sdraiò sul letto al mio fianco, sempre fissandomi. Io mi avvicinai a lei fino a sentire il suo respiro su di me. Sorrise lievemente prima di dischiudere le labbra e baciarmi. Le nostre lingue si incontrarono timidamente, mentre il mio braccio le passava dietro le spalle e l’altra mano si posava sul suo fianco. Tutto era perfetto, il suo odore, il suo fiato, il suo sapore. Timidamente mi circondò il collo con le braccia e aumentò la passione del bacio. La sua lingua esplorava la mia bocca, seguendo il profilo dei denti. La mia mano scese lungo la coscia, cominciando ad accarezzarla dolcemente. Pian piano però salii a sfiorare i bordi dell’asciugamano che ancora indossava, fino ad infilare la mano sotto quel candido telo. Lei distese una gamba e piegò l’altra, allargandola leggermente. Intanto le sue mani avevano deciso che dovevo togliermi la maglia. Una volta tolta, la sua bocca si impossessò del mio collo e la mia del suo. Intanto le accarezzavo il ventre, grattando leggermente sotto l’ombelico. Scesi ancora, fino ad incontrare i peletti del suo pube. Si staccò dal collo per emettere un lieve sospiro e tornò a baciarmi. Anche le sue dita scesero ed una mano si infilò sotto i pantaloncini a fare il mio stesso gioco. Toccai finalmente le labbra della sua vagina e lei toccò finalmente l’asta del mio pene. Era un lago di umori e le mie dita entrarono facilmente in quella cavità bollente. Interruppe il bacio per guardare la mano che sotto l’asciugamano le stava dando piacere. Nel frattempo mi aveva afferrato l’uccello e stava iniziando una lentissima sega, che interruppe per sciogliere il nodo dell’asciugamano e liberare il suo corpo. Sentivo il suo sguardo su di me mentre ammiravo le sue forme. La guardai di nuovo e mi misi sopra di lei, togliendo le dita dalla sua vagina. Le diedi un bacio prima di scendere a baciarle il seno.
Primo oggetto di attenzioni fu quel suo neo sul seno sinistro, che ricoprii di baci. Afferrai nel frattempo l’altro dei suoi seni pieni e scesi a leccarne il rigido capezzolo. Lei inarcò la schiena e mi passò una mano tra i capelli.
Avevo avuto altre relazioni prima di allora, ma mai con la stessa dolcezza e allo stesso tempo passionalità.
Dopo aver giocato a sufficienza con le sue tette, tornai di fianco a lei. Lei infilò di nuovo le mani nei miei pantaloncini ma era troppo scomoda, quindi me li fece togliere. Una volta nudo pure io, la mia virilità era dritta e rigida, ma lei aveva occhi solo per me. Mi salì sopra a cavalcioni. I capelli ancora bagnati che le cadevano sui seni erano uno spettacolo bellissimo. Tentai di alzarmi per baciarli ma fu lei ad abbassarsi. Con le mani cercai la sua vagina e la trovai. Così come lei trovò il mio pene. Ci masturbammo a vicenda per un po’, era bellissimo, il suo tocco era leggero ma deciso ed io rincaravo la dose dentro di lei. Eravamo eccitatissimi ed il passo successivo era inevitabile.

‘Hai un preservativo?’

Sebbene quella frase avesse spezzato un attimo il romanticismo ottenuto fino a quel momento, non lo trovai inappropriato. L’importante era che lei lo volesse ed io volevo darle tutto quello che voleva. Non voleva farsi vedere mentre lo faceva, ma mentre cercavo il preservativo lei si passò della saliva sulla mano e quando tornai sul letto me la passò sul pene prima di infilare il preservativo. Si chinò di nuovo su di me per un tenero bacio, prima di mettersi sopra il mio cazzo. Lo tenni dritto per aiutarla ma mise anche lei una mano per indirizzarlo meglio. Entrai così dentro di lei e fummo un’unica cosa. Il cazzo mi si stava sciogliendo dentro quel vulcano di umori e nonostante il preservativo sentii tutto. Rimase dentro di me e lentamente si chinò per poggiare la testa sul mio collo.

‘E’ bellissimo’ disse in un sussurro.

Tornò a drizzarsi su di me facendo ondeggiare le tette. Fece uscire metà dell’asta prima di ridiscendere. Una. Due volte. Poi si tolse e si sdraiò al mio fianco, ma trascinandomi per un braccio fui subito sopra di lei. Voleva che facessi io il lavoro. Tormentai la sua clitoride con la mia cappella, prima di spingere dolcemente il pene dentro di lei. Chiuse gli occhi mordendosi un labbro finché non ebbi inserito gran parte del pene. Allargò ancora di più le gambe e diedi un ultimo colpo inserendolo del tutto. Mugugnò di piacere.
La presi con calma, dando dei colpi lenti ma forti che la fecero gemere di piacere. Con la bocca stavo assaporando il suo collo, mentre lei mi passava le mani sulla schiena e tra i capelli aumentando i gridolini. Cominciò a muovere il bacino per accompagnare le mie spinte e aumentai il ritmo. Mi prese il volto tra le mani e mi infilò la lingua in bocca, io le passai le braccia dietro la schiena e mi appiattii su di lei per sentire le sue tette sul mio petto. Ansimavamo. Un rivolo di saliva stava uscendo da un angolo della sua bocca. Sentii il suo ventre tremare e cercai di spingere al massimo dentro di lei quasi fosse uno spasmo.
Gridammo entrambi quando raggiungemmo il culmine della frenesia. Diedi un altro paio di colpi lenti prima di alzarmi e guardarla. Nel respiro affannoso le uscì una risatina alla quale risposi alla stessa maniera. Uscii controvoglia dalla sua figa e mi sdraiai di nuovo al suo fianco, sudatissimo. Si girò verso di me con i seni che cadevano su un mio braccio e ci baciammo. Il preservativo aveva fatto il suo dovere contenendo una quantità di sperma incredibile. Odiando la stretta di quel guanto, mi alzai e andai in bagno a lavarmi il pene, che dopo un po’ di passate d’acqua fredda tornò a riposo.
Tornai a letto, Elena era ancora nuda e rannicchiata su un lato del letto, con la schiena poggiata sulla testiera. Rise maliziosa quando mi vide entrare nudo in stanza e la mia virilità abbassata.

‘Un po’ capisco come ti sei sentito quando sono entrata io dopo essermi fatta la doccia’

Mi accasciai a pancia in giù sul letto e lei mi passò una mano sulle spalle.

‘E’ stato meraviglioso’ disse.

In realtà avrei voluto che durasse ancora, ma per essere stata la nostra prima volta insieme era stata una scopata eccellente, soprattutto come intensità.
Mi girai all’insù ed Elena si distese ad abbracciarmi. Ci baciammo ancora un po’, dando ancora qualche pensiero al mio pene. E ci passò sopra un’unghia e sorrise.

‘Cosa vuoi farci con questo?’ mi chiese.

Guardai verso il basso e poi la guardai negli occhi.

‘Nulla che tu non voglia fare’.

Volevo averla di nuovo ma conoscendola abbastanza non le sarebbe piaciuto come prima. Volevo che ogni volta che fossimo stati insieme, il sesso fosse derivato da un nostro comune desiderio per trarne il massimo piacere.
Mi sorrise di nuovo e mi baciò la fronte.

‘Sei un amore’.

Ci infilammo nudi sotto le coperte, la sua schiena contro il mio petto. Passai un braccio sotto il suo collo e un altro sopra il suo fianco a cingerle i seni. Affondai il volto nella sua massa di capelli profumati e in breve ci addormentammo.

Da quel momento in poi il sesso fu un elemento regolare nella nostra relazione. Sebbene ci vedessimo una volta a settimana non tutte le volte finivamo a letto assieme, ma ciò non faceva altro che aumentare la nostra passione le volte successive. Sperimentammo diverse posizioni e alla fine eravamo sempre più che soddisfatti.
Non fecimo quasi mai sesso orale e soprattutto non osai mai chiederle se voleva provare quello anale. Riguardo al primo lei non aveva abbastanza esperienza e non le piaceva, soprattutto perché ero l’unico a beneficiarne e non volevo che lei si sentisse inferiore; inoltre, le poche volte in cui la portai all’estasi usando la lingua mi disse che non era così appagante quanto avermi dentro di lei. Riguardo al secondo, sapevo che era contraria alla cosa per principio, ma non ne fui contrariato. Ogni volta che infilavo il mio pene nel suo sesso era magnifico e questo mi bastava, così come non ero mai sazio dei suoi sguardi mentre lo facevamo. A riguardo, mi viene in mente il nostro primo anniversario’ Nonostante fosse passato un anno, la storia tra me ed Elena era diventata di pubblico dominio da un paio di mesi. Ambra, la ragazza di un mio amico, sembrava delusa, soprattutto dopo le innumerevoli volte in cui mi aveva chiesto ‘Quando ti troverai una ragazza?’. Nonostante fossimo usciti allo scoperto, nulla cambiò nella nostra relazione, anzi, ci divertivamo a far vedere quanto funzionasse bene il nostro rapporto leggero e spensierato in confronto a quello appiccicoso e pesante di Ambra e il suo ragazzo.

Eravamo ad inizio autunno e dopo esserci rifiutati di festeggiare ogni mese, decidemmo almeno di festeggiare il nostro anniversario. Prenotammo una notte in una località termale vicino a casa per il fine settimana. Arrivammo sabato nel pomeriggio e fino a sera rimanemmo nella piscina dell’albergo o sui lettini. Dopo una cena romantica sul terrazzo, cercando di evitare cose troppo pesanti, aspettammo di aver digerito prima di rientrare in stanza. Una volta chiusa la porta, lei si voltò e mi diede un bacio.

‘E’ ancora tutto intero?’ mi chiese sorridendo ansiosa.
‘Aspetta che controllo’.

La baciai di nuovo e andai verso lo zaino che mi ero portato dietro e che avevo lasciato in un posto ombreggiato e fresco in balcone. Lo aprii e con mio grande sollievo, la bottiglia di spumante e i due calici di vetro erano ancora intatti. Li presi e li mostrai ad Elena, che saltellò sul posto applaudendo.

‘Sai cosa fare, bella!’

Le dissi mentre lei prendeva la sua borsa e correva in bagno. Dopo poco sentii l’acqua aprirsi. Procedetti nel frattempo a spogliarmi, cercando di non pensare a ciò che lei stesse facendo in quel momento nell’altra stanza. Rimasi nudo e mi fissai allo specchio. L’acqua, dopo molti minuti si chiuse. Presi calici e bottiglia, avvolsi un asciugamano intorno alla vita e mi avvicinai alla porta del bagno. Bussai, ma prima di ottenere risposta mi giunse il suono di acqua che veniva spostata.

‘Avanti’

Mi rispose la voce sensuale di Elena. Aprii lentamente la porta e trovai la mia ragazza avvolta da un mare di schiuma all’interno dell’ampia vasca da bagno. Mi guardava cercando di non sorridere, le punte dei capelli erano immersi nell’acqua calda.

‘Servizio in camera!’

Stavolta non ce la fece a trattenersi e scoppiammo entrambi a ridere. Stappai la bottiglia, versai il contenuto dorato in un bicchiere e lo porsi ad Elena. Dopodiché riempii anche l’altro bicchiere e lo appoggiai su di un angolo della vasca prima di togliermi l’asciugamano ed infilarmi nella vasca senza sollevare uno schizzo. Eravamo uno di fronte all’alta. Presi il mio bicchiere, e tesi il braccio. Lei si avvicinò, facendo uscire parzialmente i seni dall’acqua e avvolse il braccio che reggeva il suo bicchiere attorno al mio. Bevemmo un piccolo sorso e ci concedemmo un lungo, umido bacio. Mi adagiai con la schiena alla vasca mentre lei raccoglieva le gambe lì dov’era. Parlammo dei progressi che avevamo fatto come coppia pensando che poco più di un anno prima ci stavamo sulle palle a vicenda. In effetti era strano ritrovarsi ora in una vasca piena di schiuma, nudi, a bere spumante. Soprattutto insieme.
Finimmo il bicchiere e lo appoggiammo fuori dalla vasca. Mi riavvicinai a lei e le cinsi le gambe con le braccia.

‘Certo che potevi tenerla un pochettino più calda l’acqua’ le dissi.
‘Calda? Ma se è bollente?”rispose guardando lo specchio del bagno, scarsamente appannato.
‘Dimenticavo quanto sei calorosa”
‘Sono una fornace. Se vuoi conosco un modo o due per scaldarti”

Lo disse fissandomi negli occhi con uno sguardo pieno di sensualità e passione, la voce era quasi un sussurro.
Avvicinò il volto al mio, lo prese e stampò le sue labbra sulle mie. Passai le braccia attorno al suo corpo per portarmela più vicino, distesi le gambe e lei si sedette sopra le mie cosce, infilando le sue gambe tra le mie braccia e il busto. Si ritrovò così con il volto più in alto rispetto al mio, leggermente chinata per potermi baciare. Appoggiai un braccio al bordo della vasca mentre l’altra mano seguiva il profilo della sua colonna vertebrale. La sua lingua sapeva di uva e si muoveva lenta all’interno delle mie labbra. Le sue tette erano fuori dall’acqua, praticamente di fronte al mio viso, e un rivoletto le scorreva nella scanalatura tra i due seni. Le baciai il collo e passai il volto tra quelle due grandi sfere, inebriandomi dell’odore dei sali da bagno. Tornai a guardarla e a baciarla. I suoi occhi non si staccavano dai miei e per un momento restammo lì a fissarci, fronte contro fronte, leggendoci nel pensiero. Il suo respiro divenne sempre più rapido e il mio lo seguì.
Di colpo si spostò ancora di più in avanti, ma avendo capito quello che aveva intenzione di fare le avevo già preso in mano una tetta e, preso dalla libido, stavo succhiandone il capezzolo, sempre senza distogliere lo sguardo da lei. Sentii la sua mano che cercava il mio cazzo passando leggermente l’unghia un po’ di volte sulla cappella, facendomi aumentare la foga con cui stavo assaporando il suo seno. Quando tutto fu pronto, ridiscese su di me.
Mi accorsi di essere dentro di lei per il calore immenso che emanavano le pareti della sua figa. Non era una fornace, era un vulcano. Rimase impalata a fissarmi con la bocca leggermente aperta. Stavo per dirle quanto fosse perfetto ma mi ritrovai il suo indice a dirmi di stare zitto.
Mi ritrovai le sue braccia unite dietro il collo e le sue labbra a pochi centimetri dalle mie. Cominciò a fare leva e il primo colpo sollevò un piccolo schizzo d’acqua quando le sue tette uscirono e rientrarono dalla superficie. Il secondo colpo fu più forte e stavolta l’acqua uscì fuori dalla vasca. Ondeggiò avanti e indietro, aveva unito anche le gambe dietro la mia schiena ed ora era praticamente avvinghiata a me tenendo però il busto piegato lievemente all’indietro per fissarmi negli occhi.
Non ho parole per descrivere quella sensazione, l’acqua calda che ad ogni onda saliva a bagnarmi e l’ondata di calore che mi avvolgeva il cazzo ogni volta che affondava dentro di lei. Ben presto cominciammo a gemere e i nostri respiri si fecero sempre più affannosi. Rallentò un pochettino per rimettermi le tette in faccia ma la presi per le spalle e la rimisi al suo posto, le uniche sfere che volevo erano i suoi occhi castani che riuscivano a trasmettermi qualcosa di più intenso del piacere che stavo provando in quel momento. Riprese ad aumentare il ritmo più che consapevole del fatto che non erano i nostri corpi a fare sesso ma la nostra anima. I suoi gridolini rimbombavano tra le pareti della stanza, non saremmo resistiti a lungo e avremmo urlato.
Quando ormai sentii che stava cominciando a tremare e che qualcosa si stava muovendo dentro di me, fui rapido nell’afferrarla per i fianchi, spingerla all’indietro e gettarci insieme sott’acqua. Nel momento esatto in cui fummo circondati dal silenzio sotto la superficie, il mio cazzo eruttò dentro di lei. Le nostre grida divennero bollicine. Rimanemmo pochi secondi lì sotto, prima di riemergere tossendo e rimettendoci nella posizione di prima per riprendere fiato. Elena sembrò non capire cosa fosse successo, i capelli bagnati le coprivano il viso. Mi passò le punte delle dita sulle guance e poggiò le testa sulla mia spalla, mentre le davo ancora qualche piccolo affondo per fare uscire tutto il mio seme.

‘E” stato’ è stato” cercò di dire lei una volta ripresa coscienza di ciò che era successo.

Lasciai affievolire la mia erezione dentro di lei, mentre le sue labbra di tanto in tanto mi stuzzicavano il collo. La abbracciai forte e la tolsi dalle mie gambe, rimettendola seduta di fronte a me.

‘Lo sai? Avrò anche pensato male di te agli inizi, ma un paio di pensieri in queste situazioni me li sono fatti’ le dissi.
‘Oddio, non voglio immaginarti mentre te lo tocchi pensando a me’ Io invece non ti immaginavo in queste situazioni, però sapevo che avresti saputo gestire bene una storia sentimentale: sulla seconda non ho nulla da ridire, sulla prima avrei voluto essere in errore molto tempo fa’
‘Dai, questo anno è stato bellissimo e’ non voglio metterti paranoie o spaventarti, ma credo che passeremo ancora del tempo insieme, ci saranno altri momenti come questo e di migliori!’
‘Lo so, lo so. E’ che a volte mi piacerebbe fare anche altre cose, che ne so, prendertelo in bocca o cedere ad altre’ cose. Però prima di te ho vissuto delle relazioni abbastanza burrascose e non voglio neanche lontanamente pensarci in questo istante, quindi’ ti amo. Ti amo perché mi capisci e sei capace di ascoltare i miei sguardi.’
‘Ehi ehi ehi, tranquilla”

Mi avvicinai a lei e la abbracciai vedendo che stava tremando. Sapevo che aveva avuto altre relazioni, ignoravo che fossero state così brutte. La consolai ancora un po’ prima di uscire entrambi dalla vasca, prendere un ampio asciugamano e avvolgerci entrambi dentro, facendola sorridere. La portai a letto e si oppose quando feci per togliermi dal telo per infilarmi a letto. Ci sdraiammo bagnati in quel candido abbraccio, la sua testa appoggiata teneramente sul mio petto. Le sollevai il viso e la baciai.

‘Ti amo’ le dissi.
‘Anche se non sarò mai in grado di darti tutto quello che vuoi?’
‘So che sei contro le frasi sdolcinate ma tutto quello che voglio è già qui, sotto questo asciugamano’

Sbuffò lievemente in maniera comica, ridemmo e ci baciammo di nuovo. Scivolò in avanti e infilò una gamba tra le mie. Misi una mano dentro l’asciugamano e mi presi il pene, dandogli un paio di passate per rimetterlo dritto. Puntai contro le sue grandi labbra ed ‘E’ scivolò di nuovo fino a che non fu del tutto dentro. Cominciammo a muovere entrambi il bacino lentamente, rimanendo distesi con le gambe intrecciate. Ci ricoprimmo il volto di baci e carezze, uniti sotto l’asciugamano in un’unica persone. Per qualche istante mi sembrò di pensare, vedere e sentire quello che lei provava e allo stesso tempo mi sembrò che lei fosse entrata sotto la mia pelle.
Non ricordo quanto durai, so solo che il tempo mi sembrò infinito. Non c’era foga in quello che stavamo facendo, solo una lenta e delicata passione. A volte rimanevo fermo dentro di lei, a volte riprendevo a muovermi facendo uscire il cazzo, a volte era lei a condurre la danza. Venni io per primo. Qualche colpo spinto con un po’ più di forza la aiutò a venire qualche momento dopo, stringendomi la gamba tra le sue. Non gridammo questa volta, solo qualche lieve sospiro. Rimanemmo abbracciati sul letto, lei sopra di me, le sue tette pressate contro il mio petto, il mio pene dentro di lei, con lo sperma ancora caldo che le colava dalla figa.

Era passato un anno.

Ci addormentammo. Arrivò l’inverno, un periodo cruciale perché molti dei miei amici avrebbero compiuto gli anni in quei mesi. Tra questi c’era il ragazzo di Ambra. Avendo frequentato diversi corsi di cucina, in molti tra i miei conoscenti si rivolgevano a me per preparare torte di compleanno ad un prezzo più che vantaggioso e mi aspettavo che Ambra mi chiamasse per un favore simile. Non le chiesi soldi se non quelli per gli ingredienti necessari per il dolce.

Si presentò il pomeriggio, due giorni prima del compleanno del suo ragazzo, portando tutto il necessario. Ambra non era uno splendore di viso: le orecchie erano leggermente a sventola, quasi sempre borse sotto i suoi occhi castani, naso un pochettino grosso, labbra perennemente screpolate. I capelli erano più ricci di quelli di Elena, anche se su Ambra stavano meglio. Era più bassa di me, arrivandomi all’altezza del petto. La carnagione era scura, quasi fosse abbronzata tutto l’anno. Il fisico, d’altro canto era messo meglio rispetto al volto: avendo fatto nuoto per molti anni aveva delle gambe sode, con un bel culetto un po’ sporgente, le spalle non erano così muscolose (per fortuna), ventre piatto con qualche residuo di addominale, ma era scarsa di seno. Quel giorno però sembravano più grandi del solito, pensai fosse dovuto al ciclo; nonostante ciò, rimaneva una prima di seno.

‘Ciao! Scusa ancora se ti ho dato così poco anticipo, ma mi ero completamente dimenticata tra il lavoro e Natale in arrivo’ si giustificò
‘Tranquilla, tanto ho studiato stamattina e sono fuso. Almeno cucinando un po’ mi distraggo’ le risposi.

Cominciammo a preparare la torta, due strati di impasto al cacao, in mezzo uno di crema, il tutto ricoperto di cioccolato. Una cavolata da fare per me, se non fosse stato che Ambra continuasse a darmi dritte e consigli su come farla meglio. Cercando di rimanere calmo, la invitai a stare seduta e parlarmi di quello che volesse purché non mettesse le mani in ciò che stavo facendo. Nel nostro giro sparlavamo di lei per come volesse fare sempre la perfettina e avere l’ultima parola in tutto.

‘Comunque è da un po’ che non ci si vede!’ iniziò ‘Come va con Elena?’
‘E’ a casa con un po’ di febbre ma nulla di grave, andrò a trovarla quando starà meglio’
‘Poveretto! Ti sentirai solo senza di lei”

Sebbene lo avesse detto con un tono misto tra il civettuolo e la presa per il culo, quelle insinuazioni mi davano fastidio. La relazione tra me ed Elena non era asfissiante come quella tra Ambra e il mio amico: anche se non le fossi stato vicino durante un’influenza di passaggio Elena non si sarebbe offesa, soprattutto perché mi sarei evitato il contagio’ cosa che invece tra Ambra e quell’altro capitava di frequente.

‘Resisto senza di lei per quasi tutta la settimana quando sono all’università, anche se non la vedo per un altro po’ di giorni non muoio mica’
‘Ma non si sentirà sola anche lei?’
‘Ha già qualcuno che la sta curando ed è più competente di me’ e poi la vuoi questa torta oppure preferisci che la contamini di germi?’
‘Ok, come non detto!’

Cambio tono diventando improvvisamente seria, cercando di sdrammatizzare subito con una risatina scema. Risi pure io per far cadere la tensione ma dentro di me volevo che se ne andasse.

‘Eeeee non vuoi dirmi nulla del vostro anniversario?’

Smisi di mescolare.
Una volta tornati dal nostro fine settimana alle terme per festeggiare il nostro anniversario, eravamo stati bersagliati da una serie di domande da tutti i nostri amici su come avevamo festeggiato. A distanza di un paio di mesi, non ne potevo più.

‘Circolano voci che ve la siate spassata’
‘Beh, sai, le terme sono uno spasso!’
‘Lo so benissimo!’
‘E allora cosa lo chiedi a fare?’
‘Così” ridacchiò

Ripresi a mescolare.

‘E’ che avete una così bella storiella insieme che a volte mi chiedo quale sia il vostro segreto, se non vi vedete tutti i giorni’
‘Spendiamo del tempo di qualità insieme’

Ambra fischiettò compiaciuta avendo trovato un doppio senso che mi era sfuggito. Appoggiai di nuovo il mestolo e mi girai verso di lei incrociando le braccia.

‘Dai, sù, facciamola finita. Cosa ti piacerebbe sapere?’
‘Mah, un po’ di questo, un po’ di quello!’
‘Abbiamo fatto sesso? Sì”
‘Ullallà! Lo sapevo!’
”ma pensavo ci foste già arrivati. Dai, credo che chiunque festeggi gli anniversari in quella maniera’
‘Sì, ma alle terme deve essere particolarmente’ bello!’
‘Non sono affari tuoi’
‘Dai, suvvia! Facciamo un giochetto!’

Ritornai alla torta, cercando di ignorarla. Finii di preparare l’impasto, lo versai in due teglie e le misi in forno, preparai la crema e la misi in frigo mentre lei ciarlava.

‘Mi stai ascoltando?’
‘La vuoi la torta oppure no?’
‘L’hai messa in forno e hai appena finito di fare la crema, avrai qualche minuto per ascoltarmi’
‘Ripetimi tutto’
‘Allora, il gioco consiste in una serie di domande. Saranno abbastanza indiscrete ma ad ogni tua risposta ne avrai anche una da parte mia, così ti garantisco che non andrò in giro a raccontare nulla’
‘Perché ti interesso così tanto?’
‘Sono io che faccio le domande’

Sbuffai e riluttante mi sedetti al tavolo con lei, la torta avrebbe dovuto cuocere una ventina di minuti.

‘Ok, cominciamo! Quante volte di fila siete mai riusciti a farlo?’
Silenzio. Non mi aspettavo domande su quell’argomento così esplicite ‘Tre’

Una domenica io ed Elena ci eravamo svegliati particolarmente vogliosi.

‘Non male! Noi riusciamo a farlo la notte e il mattino dopo, ma non più di due. Ti piace stare sotto o sopra?’
‘Sotto’

Stare al gioco di Elena mi piaceva tantissimo, da sdraiato potevo giocare con i suoi seni e baciarli quando si chinava su di me.

‘Pure io, ma abbiamo i ruoli invertiti’ ridacchiò maliziosa ‘Lo avete mai fatto fuori dal letto?’
‘Sì’
‘Dove?’
‘Una domanda non è una risposta’
‘No, fuori dal letto noi mai. Dove?’
‘Non avresti una risposta da darmi, non avendolo fatto fuori dal letto’

Fece una smorfia di disappunto notando di essere stata colta in fallo.

‘Sesso orale?’ le domande si erano fatte molto più dirette
‘A volte’
‘Pure noi, non mi piace il suo sapore’ però con la lingua ci sa fare. Pecorina?’ quelle parole suonavano strane dette dalla sua voce
‘No, preferisco guardarla negli occhi’
‘A me piace, ve la consiglio. Lo avete mai fatto senza protezioni?’
‘Qualche volta’
Gli occhi di Ambra brillarono per un breve istante.
‘Sul serio? Noi le abbiamo sempre usate’
‘Finora non è successo alcun imprevisto’
‘Nel’ culo?’
Rimasi a fissarla in silenzio ‘No.’
‘No. Ti sarebbe piaciuto?’
Il silenzio durò di più, cercai di fissarla a fondo per capire cosa volesse da me ‘Sì’
‘Piacerebbe anche a me’.

Distolse lo sguardo, si alzò e andò a guardare il forno dandomi la schiena. Non mancava ancora molto.

‘L’hai mai’ presa all’improvviso?’
‘Non sono un cavernicolo, quando vogliamo farlo lo capiamo insieme’
‘Che carini’ mai pensato di cedere ai tuoi istinti?’
‘Non hai dato la tua risposta’
‘No, non mi ha mai presa all’improvviso. Mai pensato di fare quelle cose che con lei non hai fatto’ con qualcun altro?’

Si piegò in avanti a guardare la torta, mettendo in risalto il suo bel sedere davanti al mio viso. Stava iniziando a darmi sui nervi, ma non dovevo cedere. Decisi di giocare sporco.

‘Sì’
‘Pure io.’

Si voltò, le braccia incrociate sotto le sue piccole tettine, squadrandomi dall’alto in basso. Mi alzai, la presi per le spalle e la spostai con decisione. Aprii il forno e tolsi la torta, lasciandola a raffreddare sul ripiano.

‘Quanto ti va di fare quelle cosacce?’ chiese all’improvviso.
‘Le mestruazioni ti eccitano così tanto?’
‘Come fai a sapere che ho le mestruazioni?’
‘Me lo hai appena detto’
Sbuffò ‘Non hai risposto’
‘Non ne sono sicuro. E te?’

Si avvicinò di più a me, guardandomi dal basso, le braccia distese lungo il corpo.

‘Se ti chiedo di farmi male, ne saresti in grado?’

Quella domanda mi colse di sorpresa. Mi resi conto che la conversazione aveva preso una piega strana e c’erano solo pochi modi per cavarsela, ma in quel momento non riuscivo a trovarli.
Il sesso con Elena era magnifico, una comunione perfetta tra i nostri animi, ma nel profondo a volte avrei voluto farle di tutto. Mi era facile trattenere quei pensieri, la amavo troppo, ma le domande di Ambra avevano risvegliato degli istinti primordiali. E il mio cazzo se ne stava rendendo conto.

‘Non sai cosa stai facendo’ la avvisai.
‘Lo so benissimo’.

Si alzò in punta di piedi ma ricacciai indietro il suo tentativo di baciarmi. Rimasi a fissarla in maniera glaciale, lei con la bocca semi spalancata. Le poggiai nuovamente le mani sulle spalle e la spinsi verso il basso. Si aggrappò all’elastico dei miei pantaloni della tuta e si mise in ginocchio, trovandosi davanti il rigonfiamento delle mie mutande. Ero consapevole di ciò che stava accadendo, tuttavia non riuscivo a prendere il controllo.
Mi calò anche le mutande e sentii subito la sua lingua che mi stuzzicava i testicoli. La sua mano finì subito sull’asta e sentii il pollice di Ambra lavorare con la mia cappella. Glielo tolsi di mano, lo presi e le diedi due sberlette sulle guance col mio arnese in risveglio.

‘Volevi baciarmi?’

Lei mi guardò, capendo che sarei stato al suo gioco. La prima lappata fu rapida. Poi usò la punta della lingua per stuzzicare il frenulo.

‘Ho detto di baciarlo’.

Le sue labbra partirono dalla base e arrivarono fino alla punta, solleticandomelo.

‘Di nuovo’.

Lo fece ancora, poi capì dal mio sguardo che avrebbe dovuto rifarlo ancora finché non mi fossi stancato. Annuii quando ne avevo a sufficienza di quei bacetti con le sue labbra screpolate. Mentre pensavo a cosa fare mi prese in bocca un coglione e lo avvolse con la lingua mentre con la mano afferrava la base del pene per segarmelo. Le diedi un colpetto con due dita sulla tempia per farla smettere, poi la riavvicinai ai miei testicoli.

‘Niente mani’.

Appoggiò le mani sulle sue ginocchia mentre eseguiva il mio ordine. Perché questo era: un ordine. Man mano che i secondi passavano, mi resi conto che era alla mia mercé’ ma fino a che punto?

‘Puoi prenderlo in bocca ora, fai come ti viene meglio’

La portai in salotto e mi sedetti sul divano. Le diedi un cuscino da mettersi sotto le ginocchia e si riaccucciò tra le mie gambe. Una volta sistematasi, mi fece togliere pantaloni e mutande, appoggiò i gomiti alle mie gambe e me lo prese tra le sue labbra. Tenne in bocca la cappella lasciando la punta della lingua sul mio buchetto, poi se lo tolse e diede delle passate con lingua e saliva su tutta la mia lunghezza. Non le dissi nulla perché avevo capito, così cominciò finalmente a farmi questo benedetto pompino. La sua bocca era piccola, fortunatamente non usava troppo i denti, e dopo un po’ di tempo riuscì a mangiarmi circa metà di tutto il cazzo. Il mio battito aumentava. Raccolsi i suoi ricci sopra la testa e li strinsi in pugno. Le infilai una mano sotto la maglietta facendola entrare dal colletto e le strinsi una tetta. Lei chiuse gli occhi in una smorfia e fece per togliersi dal mio cazzo, ma le imposi di tenermelo in bocca. Provò a parlare, facendo vibrare le tonsille sulla mia cappella, ma tutto ciò che le uscì fu un filetto di bava che andò a posarsi sulle sue gambe. La lasciai andare.

‘Mi fanno male le tette’
‘E’ un problema?’ le chiesi facendole intuire che non accettavo un ‘sì’ come risposta.
‘Ho le mie cose, è normale’
‘E’ un problema?’ le ripetei
Mi fissò, carica di lussuria, scosse la testa ‘No’

Prese con entrambe le mani il mio cazzo e se lo infilò nuovamente in bocca. Mentre le mani lo spremevano, la sua testa andava sù e giù con forza, tanto che io mi ritrovai quasi senza fiato e appoggiato allo schienale del divano. Me lo stava succhiando con forza e mi piaceva. Ma volevo qualcosa di più. La presi di nuovo con una mano per i capelli mentre l’altra mano si poggiava sulla sua nuca. La spinsi più in giù fino a oltrepassare le sue tonsille. Tolse le mani per appoggiarsi meglio. Mancava ancora un pezzo di cazzo per far sì che le entrasse tutto, ma opponeva resistenza. Feci uscire il cazzo dalla sua bocca, presi il suo volto tra le mani e lo avvicinai al mio. Riprese fiato, raccogliendo con la lingua la saliva che le colava da un angolo delle labbra..

‘Non ce la faccio, è troppo grosso’ mi piacerebbe, ma”
‘Non esistono ma’ le dissi con delicatezza ‘Rilassati, manca poco. Prendi fiato, se ne hai bisogno, poi prendimelo in gola’
‘Prometti’ disse all’improvviso
‘Cosa?’
‘Che mi verrai in bocca’

La fissai prima in un occhio e poi nell’altro. Solo in quel momento mi chiesi che cosa stessi facendo e soprattutto mi resi conto che stavo tradendo Elena’ con una persona che a entrambi stava antipatica. La situazione però era sotto controllo, sapevo che Ambra era troppo legata al suo ragazzo e che non avrebbe detto nulla, rovinando la nostra vita.
Mi avvicinai ancora di più a lei, che aprì la bocca per accogliere la mia lingua. Solo che non volevo baciare quelle labbra, tantomeno limonarla, quindi feci colare la mia saliva dentro la sua bocca tenendole la testa piegata all’indietro.

‘Prima guadagnatelo’

Riprese a farmi un lento pompino, inghiottendo prima la cappella e via via altre porzioni dell’asta. Le mancavano pochi centimetri per prendermelo tutto in gola, quando con un cenno degli occhi mi pregò di usare le mani per aiutarla. Le poggiai entrambe sulla sua nuca. Toccò lievemente con i denti il cazzo, sentii i muscoli della sua bocca rilassarsi e tirai verso di me la sua testa. Le labbra screpolate facevano un effetto strano, quasi che la sua boccuccia fosse stata rotta dal mio cazzo. Lentamente il suo naso toccò contro il mio pube e finalmente toccai le pareti della sua gola. Mosse le labbra e solo in quel momento mi resi conto che non stava respirando. La sensazione di avere la mia appendice più cara risucchiata dalla bocca di una tale stronzetta era bellissimo. Non tolsi le mani fino a che non cominciò a dibattersi per riprendere fiato. La liberai e cominciò a tossire, colando una grande quantità di saliva dalla bocca. Le passai un dito per asciugarla, salvo poi pulirmi sulla sua maglietta.

‘Hai del talento! Ora mostrami quanto sono allenati i tuoi polmoni e continua’ le dissi con un sorrisetto.

Gli angoli della sua bocca, spalancata per riprendere fiato, si piegarono all’insù. Stavolta fu più brava e non ebbe bisogno delle mani. Riuscì a percorrere tutta la lunghezza del cazzo un paio di volte prima che la tenessi di nuovo bloccata per mezzo minuto con tutto il mio membro dentro la sua bocca. La lasciai andare quando sentii che la sua gola stava avendo spasmi, che sul mio pene erano come un toccasana. Stavolta tossì più energicamente e dagli occhi le stavano uscendo lacrime per lo sforzo. Una parte di me si stava pentendo, ma prima di tramutare i miei pensieri in parole la sua voce spezzata mi anticipò.

‘Scusa se non sono così brava, però è una gran figata”

Il mio senso di colpa svanì mentre lei dava ancora qualche colpetto di tosse prima di sbavarmi sul cazzo e riprenderselo in gola, stavolta con una furia che non mi lasciò scampo. Sborrai copiosamente in quella sua bocca perfida, che tanto odiavo per tutte le parole che aveva detto. Alcuni fiotti le arrivarono in gola, i restanti le inondarono la lingua e il palato. Si tenne la cappella in bocca succhiando avidamente, poi si tolse il cazzo e lasciò che l’ultimo schizzo le coprisse le labbra. Avevo eiaculato così tanto che dovette aprire la bocca e farne colare un po’ sul cuscino prima di inghiottire soddisfatta.
Rimasi sconvolto una volta assimilato ciò che era successo. Era stato un pompino assurdo.

‘Grazie’ disse Ambra con la voce rotta

Si sedette di fianco a me sul divano leccandosi le labbra. Io mi guardai il pene completamente pulito, lucido della saliva di Ambra.

‘Volevo farlo da tempo’ mi confessò per rompere il silenzio che era calato ‘Come ti ho detto, il tuo amico non ha un pisello buono’
‘E il mio come ti sembra?’

Mi fissò in silenzio prima di tentare di lanciarsi su di me per baciarmi, ma le afferrai i polsi.

‘Rispondimi e non osare baciarmi con quella bocca’
Si morse un labbro guardando la mia bocca ‘Migliore’

La lasciai andare e tornò a rilassarsi sul divano. Si tolse le scarpe e si sdraiò appoggiando le sue gambe sulle mie. Le spinsi via ma lei le appoggiò di nuovo. Voleva provocarmi quindi la lasciai fare.

‘Ed io come ti sono sembrata?’
‘E’ stato” avrei avuto mille aggettivi per descrivere l’accaduto. Magnifico, eccezionale, immenso. ”non lo avevo mai provato’
‘Pure io! Intenso. E’ stato intenso’ ed è questo che voglio’
‘Vuoi?’
‘Quello che mi manca è questo. Sono stanca di essere scopata in maniera meccanica solo perché ho una vagina. A quel paese l’amore, io voglio essere scopata in mille maniere diverse, voglio essere” si mise a cavalcioni sulle mie gambe con le mani poggiate sul mio petto ”la tua troia’. ‘A quel paese l’amore, io voglio essere scopata in mille maniere diverse, voglio essere la tua troia’

Sentirla parlare in quella maniera spazzò via ogni residuo di resistenza che c’era in me. Capii che non era attratta da me come persona, bensì come oggetto di piacere. Avrebbe potuto scegliere qualsiasi altra persona ma aveva intuito che anche io avrei voluto vivere esperienze libere da sentimenti, solo desiderio carnale. Io per lei ero un oggetto e lei per me si sarebbe tranquillamente trasformata altrettanto volentieri. Il ruolo che mi aveva attribuito era però superiore al suo, voleva godere sotto il mio controllo.

‘La mia troia, eh?’ le dissi a denti stretti
‘Sì’
‘E sai che non dovrai mai opporti ai miei comandi, vero?’
‘Non desidero altro’

Le infilai di nuovo una mano sotto la maglietta e le artigliai una tetta, provocandole un’altra smorfia per il fastidio. Era soda e il capezzolo era rigido, lo presi tra pollice e indice stringendolo. Lei inghiottì della saliva per resistere.

‘Quanto ti danno fastidio le tue cose?’
‘Non mi danno fastidio’
‘Ah sì?’
‘Sono solo un po’ più sensibile ma credo di cavarmela. Ah, dimenticavo solo un po’ di sangue là in basso’

Non avevo mai fatto sesso con Elena durante il ciclo, sebbene si facesse coccolare di più in quel periodo. La prospettiva di tentare la cosa con Ambra era allettante, ma soprattutto concreta: bastava dirle di farlo.

‘Hai perso sangue già quando hai perso la verginità, un po’ di rosso non ti farà così male’

Tastai anche l’altro seno, stavolta con più delicatezza, seguendone il profilo con il pollice. Lei spostò le sue dita sul mio cazzo, giocandoci.

‘Ti ho detto che puoi toccarlo?’
‘No’ ritrasse le dita.
‘Potrai usarlo come vorrai quando ti dirò di farlo, fino ad allora limitati ad ascoltarmi. Alzati e mostrami come sei fatta sotto questi vestiti, spogliati’.

Si alzò in piedi e come prima cosa si tolse la maglia sfilandosela dalla testa. Sotto aveva un reggiseno imbottito che rendeva le sue tette più grosse di quello che erano in realtà. Aveva un bel fisico tonico, con un accenno di addominali.
Poi si voltò dandomi la schiena e piegandosi si calò i pantaloni, dandomi una visuale del suo bellissimo culo, forse la cosa più bella di cui era in possesso. Era sodo, a mandolino e liscio.

‘I calzetti li puoi tenere’ dissi.

Si voltò di nuovo, fece calare le spalline e sganciò il reggiseno. Le sue tette erano piccole e gonfie con dei bei capezzolini molto più scuri della sua pelle. Si infilò le mani nei bordi del tanga ma la fermai. Mi liberai dei pantaloni che erano rimasti ai miei piedi e sfilai anche i calzetti, mi alzai in piedi e tolsi la maglia rimanendo completamente nudo di fronte a lei. Lei mi guardava dal basso mentre io esaminavo la sua pelle. Le girai attorno lentamente tastandole le braccia, le spalle, i fianchi. Mi misi dietro di lei e mi appoggiai alla sua schiena, il mio cazzo ancora indolenzito toccò la parte bassa della sua schiena sopra il culo.
Appoggiai i palmi delle mani sulla sua pancia, facendo dei movimenti delicati circolari. Salii fino a riempirmi le mani con i suoi seni e a soppesarli.

‘Non fare confronti, ti chiedo solo questo’ mi implorò ‘Qui ci siamo solo io e te’

Acconsentii. La differenza di misure tra Elena ed Ambra era notevole, i seni di Elena erano grandi e mi piaceva dormire abbracciato a lei tenendo un braccio subito sotto di essi come per proteggerli. Le tette di Ambra non valevano neanche una spagnola ma forse premendole ai lati sarei riuscito almeno a farci scorrere il cazzo in mezzo; tenni la cosa in mente, avevo altri piani.
Chiusi i capezzoli tra pollice e indice e li tirai. Ambra chiuse un occhio ed emise un lieve gemito ma rimase immobile.

‘Brava, vedo che cominci a capire’

Mentre una mano le tormentava le tette, l’altra era scesa a toccarle le chiappe. Tenendola bene aperta la mia mano riusciva a tenere gran parte di un gluteo. Sentii una fiammella riaccendersi in me e chinai la testa per mordicchiarle il lobo di un orecchio e passarle la lingua da lì fino all’incavo del collo. Le venne la pelle d’oca. Afferrai la porzione di tanga sul culo e la tirai in alto verso di me con un leggero strattone. Stavolta non rimase ferma e si piegò di un pelo in avanti. La mano che stazionava sulle sue tette scese a seguire il profilo della sua figa al di sopra del tanga. Non sentii quasi nulla, di sicuro a causa dell’assorbente. Infilai rapidamente la mano sotto le mutandine, trovai la stoffetta e la tirai via senza troppe cerimonie. Al centro era molto bagnata da qualcosa di vischioso, con nessuna traccia finora di sangue.

‘Qualcuno qui è bagnato”

Gettai per terra l’assorbente e tirai in sù la parte di tanga di davanti. Stavolta il profilo delle sue grandi labbra si notò benissimo. Tenevo con una mano l’elastico e con l’indice e il medio dell’altra seguivo quel solco. Dopo due sole passate comparve una macchietta di umori. Tornai a sedermi e le dissi di togliersi le mutandine. Il suo movimento voleva essere provocante. Si chinò in avanti mettendo la testa tra le mie gambe e le diedi una sberletta sulla guancia con il cazzo. Quando tornò dritta alzò una gamba per far scivolare l’intimo dai piedi. La sua fighetta era completamente depilata, neanche la minima traccia di un pelo.

‘Cosa vorresti che ti facessi ora?’ le chiesi
‘Scopami come se non ci fosse un domani, la mia figa è tua’
‘Non voglio però leccarti quella tua fighetta mentre sei in queste condizioni. Prendi altri cuscini e sdraiati per terra a pancia in sù’

Una volta distesasi tra un mare di cuscini mi misi in ginocchio a cavalcioni sulla sua pancia. Presi la sua testa tra le mani e la portai di nuovo al mio cazzo.

‘Bagnamelo per bene’

Salivò sulla cappella e glielo spinsi in bocca tenendole la testa bloccata. Non forzai la mano e le scopai le labbra gentilmente finché non fu di nuovo rigido e lucidato. La lasciai andare e si accasciò sui cuscini. Mi rialzai e le aprii le gambe dando un’occhiata a quella cascata di umori. Mi sdraiai sopra di lei posando le labbra sui suoi capezzoli e succhiandoglieli. Forse era la prima vera volta in cui avrebbe goduto di qualcosa personalmente in quella giornata.

‘Così è bello’ mi disse.

Allora cominciai a tenermi i suoi bottoncini tra i denti, mentre con una mano le premevo le tette. Alternavo momenti in cui ero più tenero ad altri in cui le morsicavo le tette, facendole emettere dei gridolini. In tutto ciò lei rimaneva immobile tremando solo lievemente, lasciando che dolore e piacere venissero espressi dal suo viso. Prima di finire le sputai su una tetta e le spalmai bene la saliva sulla pelle. Con quella stessa mano calai a ficcarle due dita tra le sue grandi labbra senza troppe cerimonie. Per un attimo trattenne il fiato mettendo in risalto gli addominali, poi si rilassò. Tirai via le dita, completamente cosparse dei suoi liquidi e gliele misi in bocca, toccando le pareti delle guance.
Sentivo l’eccitazione montare, misi in posizione il mio attrezzo dritto e duro davanti alla sua figa e spinsi con un unico colpo. Lei urlò, le sue mani afferrarono i cuscini. Era calda ma soprattutto umidissima. Il calore non era lo stesso di Elena, anche se non avrei dovuto far paragoni. Afferrai le sue braccia per tenerle come appoggio e le incrociai oltre la sua testa, estrassi il cazzo e lo rimisi dentro. Altro grido.

‘Devo fare silenzio?’ mi chiese
‘No, mi arrapi quando fai così’ ma fallo soltanto se lo senti veramente’
‘Sono molto più sensibile, è stranissimo’

In effetti era molto stretta e a volte tenendolo dentro sentivo che da sole le pareti della sua figa si stringevano sul cazzo. Quando succedeva le davo una spinta. La scopai senza alcuna delicatezza e a lei non dispiaceva. Piegò all’indietro la testa durante un grido e le mordicchiai il collo. Sentii le sue urla tramutarsi in veri e propri gemiti che però all’orecchio mi suonavano male. Presi un cuscino e glielo misi su quel suo viso sgraziato. Lo tenni premuto su di lei con una mano e dopo qualche istante cominciò a dimenarsi per la mancanza di aria. Le diedi altri colpi più forti prima di toglierle il cuscino. Una goccia di sudore le imperlava la fronte. Continuai a fotterla mentre riprendeva fiato, poi, completamente preso dalla prestazione le diedi una sberla. Lei ringhiò e cominciò a graffiarmi il petto mentre il suo bacino accompagnava le spinte con sempre più energia, gridandomi di scoparla più forte.
Vedere il suo brutto volto mi dava fastidio. Le strinsi una tetta, mi tolsi da lei e senza troppi complimenti la feci girare tenendola per i fianchi. Il suo culo era molto più bello della faccia. Prima di rinfilare il pene mi resi conto che il mio cazzo era tinto di rosso scuro fino a metà. Le allargai bene le gambe e glielo spinsi nuovamente nella passera. Mi appiattii su di lei per sussurrarle all’orecchio.

‘Mi hai sporcato, troia’
‘Ah sì? Ti prego non punirmi!’ disse con un tono che faceva intendere l’esatto contrario, voltando la testa e passandosi la punta della lingua sulle labbra
‘E così ora vuoi cambiare le regole?’

Lo spinsi fino in fondo e gridò. Cominciai a darle sberle al culo ad ogni paio di colpi finché la sua pelle da scura non diventò rosa. Il cazzo continuava a sporcarsi sempre di più.

‘Chi lo pulirà il mio pisello?’
‘Io se posso! Voglio sentire il sapore del mio sangue’

Per un istante quell’idea mi sembrò allettante, poi pensai che forse ci stavamo spingendo un po’ troppo in là. Diedi un’altra sberla alle chiappe. Stava salendo un forte odore. Mi tolsi da lei e andai in bagno a lavarmelo, poi bagnai un asciugamano e tornai in salotto a pulirle le labbra e tentare di arginare la fuoriuscita di sangue. Per un attimo abbandonai il mio ruolo di soggetto dominante. Con un angolino le passai la vagina, mentre lei si era voltata a guardarmi appoggiandosi ad un braccio. Mi passò per la testa l’idea di darle un bacio, la situazione era molto intima.

‘Ti sta piacendo? Sinceramente” le chiesi svestendo i panni del suo ‘padrone”.
Annuì.
‘Allora se per te va bene, ti do ancora un po’ di passate e continuiamo’ le proposi con un tenero sorriso.

Finii di lavarla e asciugai con un lembo candido che si macchiò ancora un pochettino. Stavolta pensai di prendermela con più calma ma mi bastarono due minuti di nuovo dentro di lei per capire che non avrei resistito. I suoi gemiti soffocati dalla massa di cuscini su cui era adagiata erano un’invocazione, il suo culo che ondeggiava ad ogni colpo una tentazione. Ormai volevo impormi su quella figa. Abbandonai i ritmi lenti per penetrarla a fondo, facendo riprendere le grida.

‘Pensavi che mi fossi intenerito?’
‘Aaah’ tu non sei tenero, sei un leone’

Con un colpo cercai di andare il più a fondo possibile. Gridò più forte di prima.
Ancora due colpi prima di rendermi conto che ero di nuovo ricoperto dalle sue mestruazioni. Stavolta non mi feci impietosire e continuai a scoparla duramente. Le divaricai le chiappe e sputai nel solco, con un pollice portai la saliva fino al suo ano e cominciai a stuzzicarlo finché non mi entrò il dito fino all’unghia. Rimasi con il dito a tapparle il culo e il cazzo che la sfondava.

‘Ti prego sborrami dentro!’

Venni dentro la sua figa gridando a questo giro pure io. Tolsi immediatamente il cazzo e mi accasciai su di lei quasi fosse un materasso, mentre il mio seme eruttava ancora sulle sue cosce.

‘Sei proprio’ una puttana’

Rimase in silenzio, poi mi alzai e le infilai tre dita in figa muovendole rapidamente dentro e fuori, facendola venire di nuovo. Dalle sue piccole labbra uscivano filamenti del mio sperma e rivoli di sangue. Si alzò a sedere e le diedi la mia mano affinché la pulisse dai miei e i suoi fluidi. Se voleva sentire il suo sapore era libera di farlo, non l’avrei mai baciata. Infatti, dopo qualche istante corse in bagno a sciacquarsi la bocca e tossendo quasi fino a provocarsi un conato. La seguii e usai il doccino della vasca da bagno per pulirmi il cazzo, guardando le cosce di Ambra macchiate di rosso.

‘Dio mio, quanto sei sporca. Vieni qui che ti do una lavata’

Entrò nella vasca e la feci mettere a pecora. Io mi sedetti sul bordo, misi l’acqua tiepida e cominciai a sciacquarle le gambe, passando delicatamente le mani sulle cosce e sulla figa allargandole le labbra. Non volevo di nuovo dimostrarmi compassionevole però.

‘Ti piace la mia sborra?’
‘Mi piace tutto il tuo cazzo’
‘Allora visto che ti sei comportata bene prendimelo in bocca di nuovo’

Si girò verso di me, appoggiò i gomiti sul bordo e cominciò a farmi una sega. Poi tirò fuori la lingua ed obbedì all’ordine. Io intanto continuavo a pulirla. Non appena il flusso si interrompeva mi saliva di nuovo la voglia di scoparla fino a farle perdere i sensi ma quando ricompariva il sangue la voglia si affievoliva. Feci scorrere il getto della doccia sulla sua schiena guardando le gocce d’acqua cadere dai suoi capezzoli. Poi mi venne in mente cosa avevo voglia di farle.
Misi il doccino sul supporto e lo orientai verso il suo culo. Avanzai le mani verso le sue chiappe e le divaricai. Il suo ano si era richiuso nonostante avessi infilato un pollice dentro qualche minuto prima. Aiutato dal getto caldo che le scorreva tra le natiche, giocai con le pareti del suo buco. Sentii che si era girata a guardare ma mi bastò rimettere una mano sulla sua testa e rispingerla verso il mio glande per farla continuare. Le infilai un dito nel culo ma questo si serrò attorno ad esso. Le diedi una sberla sulle chiappe e rilassò favorendone l’uscita. Ero scomodo in quella posizione, quindi chiusi l’acqua, afferrai Ambra per un braccio e la riportai in salotto.
La spinsi per terra e lei si sistemò a pancia in giù tenendosi un cuscino sporco del suo sangue sotto il bacino.

‘Guarda che schifo’ mi toccherà pulire tutto poi’
‘Non sembravi così dispiaciuto mentre mi fottevi’
‘Cosa?’
‘Mi hai sentito, cazzone. E’ solo colpa tua se devi pulire’

Rimasi in piedi a fissarla, il cazzo in erezione che pulsava. Lo stava dicendo per farmi aumentare la rabbia e scoparla di nuovo con violenza. Rivoleva l’istinto animale che tanto le era piaciuto prima.

‘Me lo vuoi mettere in bocca solo perché non sei bravo a infilarmelo dentro, sei solo un chiacchierone’

Era troppo. Mi misi tra le sue gambe, afferrai le sue natiche e puntai la cappella sul suo buchino. La sua recita continuò cercando di divincolarsi dalla mia presa e insultandomi. La presi con decisione per i fianchi e lo infilai dentro quel suo culo. Urlai pure io, lei smise di muoversi rimanendo sdraiata con la bocca spalancata. Goffamente cominciai a montarla spingendoglielo dentro sempre di più. Stringevo i denti, era veramente stretto e con il cazzo indolenzito già da due eiaculate nel giro di poco. Lei stringeva le dita attorno ai cuscini, mentre i suoi respiri si tramutavano in singhiozzi. Un paio di colpi ancora e depositai alcune gocce del mio seme anche dentro il suo culo, riempiendole così tutti i buchi. Mi tolsi facendo molta attenzione, lei si voltò a pancia in sù in lacrime ed io mi sdraiai su di lei tenendo il volto tra i suoi seni mentre le sue mani mi accarezzavano. Di tanto in tanto davo dei bacini alla sua pelle.
Cosa avevamo fatto?
I suoi singhiozzi non esitavano ad interrompersi quindi mi appoggiai con la schiena al divano e la presi tra le mie braccia mentre le sue lacrime mi bagnavano il petto.

‘Scusa, pensavo tu lo volessi tanto quanto me”
‘Lo voglio, infatti, è solo che’ non pensavo facesse così male”
‘Pure per me non è stato facile però forse sarei dovuto essere più delicato!’
‘No’ si asciugò una lacrima e mi guardò negli occhi ‘E’ stato bello farlo così’

Sorridemmo e le scompigliai i capelli. Rimanemmo abbracciati ancora un pochettino finché lei non si fu calmata, poi la riportai in bagno, la feci sedere nella vasca da bagno e la lavai. Pulirla era forse la cosa più bella, come se l’acqua potesse lavare via tutto ciò che io e lei avevamo fatto fino a quel momento. Le mie mani la accarezzavano senza malizia, quasi fosse un gesto sacro. Poi fu il mio turno di essere lavato e a lei piacque tantissimo. Una volta asciutti mi aiutò a sistemare il casino che avevamo lasciato in salotto, pensando ad un modo per pulire i cuscini. Una volta che tutto fu riordinato, ci rivestimmo e ci sedemmo sul divano.

‘Inutile dire che le nostre rispettive metà non dovranno mai saperlo’ cominciai io
‘Non dirlo neanche! Però non dire nemmeno che non ti sia piaciuto o che sia stato uno sbaglio’
‘Lo ammetto, mi è piaciuto’ molto. Solo che non riesco a capire cosa ci sia successo!’
‘Viviamo delle relazioni molto ordinarie. Tu ami la tua ragazza ed io amo il mio ragazzo. Ci piace fare l’amore con loro, però a volte abbiamo paura di ferirli facendo cose simili quindi diciamo che quello che è successo è stato’ una valvola di sfogo!’
‘Non ti ho fatto troppo male?’
‘Scherzi? Fino a quando non mi hai rotto il culo non avevo mai fatto sesso con così tanta energia. Ti chiedo scusa soltanto per la mia condizione intima di questo periodo’
Increspai le labbra in un sorriso ‘Sì, ti confesso che finora avevo fantasticato su come potesse essere farlo con qualcuno con il ciclo’
‘Pure io ero curiosa! Si sente tutto molto più forte!’
‘Quindi’ ora che succede?’
‘Succede che” si agitò sul divano nervosa e restò in silenzio.
‘Il mio numero ce l’hai ed io ho il tuo. Vediamo come si evolverà la situazione’

Non volevo dirglielo apertamente, ma mi sarebbe piaciuto moltissimo rifare quello che avevamo fatto. Tenerla sotto il mio controllo, usarla e allo stesso tempo essere usato come oggetto di piacere.
Lei annuì.
Si alzò, finimmo di sistemare la torta e ci salutammo con un bacio sulla guancia. Mentre scendeva le scale guardai il suo culo. Riusciva a mascherare tranquillamente il dolore. Tornai dentro e cominciai a pulire la cucina. Mancavano due giorni a Capodanno. Ci eravamo organizzati per andare tutti insieme in una casa affittata per l’occasione sul Lago di Garda. Con tutti intendo Elena, Ambra, il suo ragazzo, una coppia di nostri amici ed io. Avremmo organizzato due macchine per andarci e riuscire a stare comodi. Pianificammo le spese ed io e Ambra ci incaricammo di andare a comperare il necessario in un grande supermercato vicino a casa nostra. La andai a prendere in macchina. Il mio rapporto con lei era diventato più freddo dopo il trascorso di qualche settimana prima, almeno dal mio punto di vista. Lei continuava a comportarsi normalmente, irritandomi alquanto.
Al supermercato mi limitai di prendere il cibo e metterlo nel carrello mentre Ambra mi diceva cosa dovevo prendere.
‘Questa volta sono io a dare gli ordini’ mi disse con una frecciatina. La freddai con lo sguardo.
Non lo nego, mi era piaciuto aver esercitato un tale controllo su di lei, ma avevo paura di questo mio lato che era emerso. Finora il sesso per me era stato un reciproco scambio di sentimenti, dal giorno in cui mi ero scopato Ambra era diventato più una questione personale. Anche Elena lo aveva notato, ma non le era dispiaciuto. Avevamo fatto sesso il giorno prima ed ero stato molto più passionale, girandola quando più mi piaceva e venendo senza avvisarla. Mi ero giustificato dicendole che era da un po’ che mi era mancata.
Ora Ambra scherzava dandomi ordini e questa cosa mi faceva infuriare. Una volta terminata la spesa caricammo i sacchetti in macchina e partimmo. Ambra mi indicava la direzione con fare imperativo. Quel gioco mi aveva stancato. Ora mi sarei divertito io.

Abitando quasi fuori città ci voleva poco per arrivare in campagna, a poca distanza dal supermercato iniziavano già vigneti e meleti. Infilai la prima strada che portava in mezzo ai campi e la fermai non appena fui sicuro che nessuno sarebbe passato. Ambra ora era zitta.
Tirai il freno a mano, spensi la macchina e tolsi la cintura. Mi sbottonai i pantaloni e feci uscire il pene che stava ergendosi. Sganciai la cintura ad Ambra, le misi con forza una mano attorno alla nuca e la spinsi in mezzo alle mie gambe.
‘Succhia’ dissi.
Lei prese il pene in mano e se lo mise in bocca iniziando già a muovere la testa sù e giù. La mia presa su di lei era forte e non poteva togliersi, né voleva togliersi di lì. Iniziò a masturbarmi mentre mi succhiava la cappella, grattando volontariamente il frenulo con i denti. Mandai la testa indietro ed emisi un gemito di piacere.
‘Vai veloce’
Se lo tolse dalla bocca e glielo lasciai fare, mentre la sua mano si muoveva rapida. Mi leccò tutta quanta l’asta, fece uscire la lingua e cominciò a sbattersi il cazzo su di essa. Durai poco ma non appena sentii un brivido lungo la schiena la avvisai e le dissi di prendersi la mia sborra in bocca.
Una volta ripulito per bene, la lasciai andare.
‘Almeno non mi sporco’ le dissi senza alcun tono di voce.
Lei inghiottì tutto.
‘Vuoi scoparmi?’ chiese
‘No’ risposi algidamente. Lei accusò il colpo, era caldissima
‘Perché?’
‘Perché non mi va’
‘Ma non ho più nemmeno il ciclo’
‘No’.
Rimisi in moto la macchina e la riaccompagnai a casa in silenzio.
‘Non posso nemmeno chiedere di avere qualcosa in cambio?’ mi chiese sotto il cancello di casa accostandosi al finestrino.
‘Quando dico no, è no.’
‘Certo che sei proprio stronzo, non erano questi gli accordi’
‘Ah sì? Beh se volevi qualcosa in cambio, l’hai avuto: il mio sperma’
Le sfuggì un sorriso ma appena fece per replicare mi rimisi in moto.
‘Ci vediamo dopodomani’ le dissi.

Dopo due giorni partimmo tutti quanti per il Lago di Garda. Il viaggio durò due ore e mezza ma eravamo belli allegri e chi era seduto nei posti passeggeri aveva già bevicchiato al momento dell’arrivo. Appena sceso, mi aprii una birra. Avevo accompagnato Ambra e il suo ragazzo, che non avevano fatto altro che limonare per tre quarti del viaggio. Me la voleva far pagare, quella brutta troietta. Mi concentrai su Elena per non farla insospettire e soprattutto perché era lei la mia ragazza. Ci dividemmo le stanze e una volta sistemati, iniziammo a prepararci per la cena di capodanno. Preparammo antipasti e la pentola per la fonduta di carne.
Avevamo già bevuto a sufficienza al momento del cenone. Uscimmo sul terrazzo della casa per festeggiare il nuovo anno e stappare quante più bottiglie di spumante possibile. Pochi secondi dopo la mezzanotte, illuminati dai fuochi d’artificio, eravamo tutti impegnati a limonare con la rispettiva ragazza. Elena premeva i suoi seni contro il mio petto e le mie mani scendevano lungo i fianchi. Cominciò a strusciare una gamba in mezzo alle mie. Già altre volte avevamo bevuto prima di far sesso ed eravamo molto perversi in quei momenti. Non ricordo molto, so solo che qualche istante dopo mi trovai sdraiato sul letto mentre Elena mi sbottonava i pantaloni. Mi fece sedere sul bordo e lei di fronte a me si calò le spalline del vestito, mostrandomi i suoi grandi seni. Me li avvicinò al viso, li presi e ci affondai leccando e baciando mentre le mie mani erano appoggiate sul suo sedere. Mi allontanò dopo poco e si mise in ginocchio tra le mie gambe.
‘Voglio cominciare l’anno in maniera nuova’ disse.
Poi prese in mano i testicoli e iniziò a giocarci mentre mi seduceva con lo sguardo.
‘Devi ringraziare l’alcool, questa cosa non l’avrei mai fatta’
Mi prese in bocca il pene, rigidissimo, mentre teneva il suo sguardo fisso su di me. Me lo umettò a sufficienza e una volta tolto dalla bocca fece colare un po’ di saliva sulla cappella e la distribuì sull’asta. Poi lo prese con una mano e avvicinò il busto. Si passò il pene sui capezzoli, mi fece tastare la fermezza dei suoi seni, poi li allargò e lo fece scomparire tra di essi. Cominciò a muoversi dall’alto verso il basso per confezionarmi la prima spagnola della mia e della sua vita. Sentire il pene chiuso nella morsa dei suoi seni sodi era estasiante. Ancora di più lo era il suo sguardo. Mi massaggiava con le tette e di tanto in tanto vedevo uscire la mia punta da sopra. Di tanto in tanto cercò di raggiungerlo per prenderlo in bocca ma il massimo che riuscì a fare fu dargli una carezza con la punta della lingua.
‘Ti piace eh?’
‘Tantissimo, amor’ oh’ oddio’ sto per venire!’
Lei aumentò il ritmo, felicissima. Eiaculai una grande quantità di sperma sul suo seno e in parte sul mio petto. Si chinò in avanti per darmi un bacio. La mia mente voleva che lei prendesse il mio seme e se lo portasse alla bocca, ma non lo aveva mai fatto.
‘Buon anno!’
‘Buon anno anche a te’ permettimi di ricambiare’
‘No, dobbiamo tornare dagli altri prima che si insospettiscano!’
Mi pulii con una salvietta mentre Elena andò nel bagno comunicante a sciacquarsi. Uscii di nuovo, rinvigorito, e trovai solamente Ambra e il suo ragazzo che, incredibilmente, stavano guardando i fuochi d’artificio al posto di limonare. Per quanto mi riguardava, il vero fuoco d’artificio era appena esploso in camera.
‘Dove sono gli altri?’ chiesi.
‘Sono entrati’ come voi’ rispose Ambra con un sorrisetto malizioso che stavolta apprezzai.
Poco dopo arrivò anche Elena che pose la stessa mia domanda. Nello stesso istante uscì il ragazzo dell’altra coppia, allarmato. Chiese una mano per caricare la sua ragazza in macchina e andare all’ospedale, era svenuta, probabilmente per il troppo alcool. Elena si offrì subito, era una sua grande amica, io, Ambra e il suo ragazzo decidemmo di rimanere per sistemare e in caso li avremmo raggiunti più tardi. Per fortuna il ragazzo che guidava era sufficientemente sobrio.
Rimasi con Ambra e l’altro, cercando di non pensare al brutto accadimento. Una volta finiti i fuochi d’artificio mangiucchiammo ancora qualcosa e decidemmo di sistemare il casino. L’alcool era svanito all’improvviso. Poco dopo mi chiamò Elena per dirmi che la sua amica stava bene ma l’avrebbero tenuta per accertamenti e che non dovevamo raggiungerli, sarebbero tornati la mattina dopo. Per sdrammatizzare le dissi che era a tutti gli effetti un capodanno da ricordare.
Tornai a pulire. Eravamo rimasti io ed Ambra, il suo ragazzo era crollato a dormire. Erano circa le tre di notte. Chiacchierai tranquillamente, forse per la prima volta, con Ambra. Parlammo della cena, delle serate, del più e del meno. Alla fine ci ritrovammo seduti con gli ultimi due bicchieri di spumante. Brindammo all’anno nuovo per l’ennesima volta.
‘So di non piacerti’ mi spiazzò.
‘Non è vero! Non del tutto, almeno’ risposi.
‘Cosa non ti piace?’
‘Sei troppo appiccicosa col tuo ragazzo, prima non era così. E a volte ti rendi antipatica, ma magari non lo fai apposta!’
‘Allora, a dirla tutta credo di conoscere bene il mio ragazzo, e fidati che lui di base è così’ quindi mi dispiace, gelosone!’
Ridacchiai imbarazzato.
‘Come seconda cosa, forse hai ragione. Non sei il primo a dirmi che sono insistente e antipatica, ma non me ne accorgo’
‘Non sei insistente! Beh, forse un pelo sì, a questo ti rende più combattiva! E’ una bella cosa!’ cercai di consolarla impacciatamente.
‘Quindi ti piace se mi dimeno mentre mi scopi?’ mi spiazzò di nuovo.
Non me l’aspettavo. Pensai a qualcosa di brillante da dire ma non mi venne in mente nulla.
‘Che c’è? Ora mi prenderai a sberle col tuo bel canzone perché sono stata impertinente?’
‘So che lo vorresti’ tentai di riprendere il controllo della situazione
‘Lo vorrei perché so che quando ti faccio imbestialire ti viene duro’ e mi piace pensarti duro’
‘Non dovresti pensare a me’
‘E a chi? A quello che dorme?’
‘Col tuo ragazzo proprio non funziona?’
‘E’ probabilmente l’uomo della mia vita, così come Elena è la donna della tua vita, ma mentre lui mi asseconda tu mi contrasti. So che anche per te è così. ‘E’ è tanto dolce, buona e fa del gran sesso, ma è come se vi accontentaste perché sapete quello che ognuno di voi offre. Io per te invece rappresento il desiderio, la voglia di esprimere qualsiasi tua’ voglia.’
Rimasi nuovamente in silenzio e alla fine annuii leggermente.
‘Quindi, se per te non è un problema, io continuerei così’
‘Così come?’
‘Oh, sai’ pompini in macchina, sesso con mestruazioni’ perché un pompino in macchina non te lo ha mai fatto, vero?’
‘No”
‘Vediamo come ci va, non imponiamocelo. Ma secondo me possiamo essere l’uno lo sfogo dell’altro, almeno eviteremo di far esplodere le nostre relazioni con i rispettivi partner.’
‘Non ti pensavo così sveglia’
‘Quindi oltre che appiccicosa e antipatica, pensavi pure che io fossi stupida?’ rise
‘Sai i rischi che corri’ risposi sorridendo.
Bevemmo un sorso e finimmo il bicchiere.
‘Sai” iniziai, ma non conclusi.

Mi alzai con calma, le presi una mano e la portai in camera mia.
Le dissi di distendersi sul letto. Una volta fatto, le sollevai il vestito fino alla vita e le calai le mutandine. Senza pensarci troppo, affondai la testa tra le sue gambe e succhiai forte il suo fiore. Lei si dimenò ed emise un gemito. Smisi, indicai un cuscino con un cenno della testa. Lo prese e se lo mise sul volto per non far rumore. Infilai la lingua tra le grandi labbra e risalii fino alla clitoride. La tormentai con la punta della lingua mentre lei si dimenava dal piacere, ma così facendo non riuscivo a leccarla bene. Quindi afferrai con decisione le sue cosce per tenerla ferma e continuai imperterrito la mia opera. Il sapore dei suoi umori si mescolava alla perfezione con quello dolciastro dello spumante. La sua figa non smetteva di colare e io ne assaporavo il nettare.
‘Masturbati’ le imposi.
Una sua mano andò a posarsi sul suo bottoncino ed iniziò a titillarlo mentre io leccavo, mordevo e succhiavo la sua figa. Si muoveva rapida e di tanto in tanto da sotto il cuscino mi giungevano all’orecchio i suoi mugolii.
Ero troppo eccitato. Avrei voluto fotterla in tremila maniere diverse.
Sentii i suoi tremolii aumentare e lasciai libera la presa sulle sue gambe. Tremò un’ultima volta, poi si rilassò. Si tolse il cuscino dal viso e riprese fiato.
Mi misi sopra di lei, a poca distanza del suo volto.
‘Ora hai avuto qualcosa in cambio’
Lei non parlò, rimase a bocca spalancata.
‘Tu non hai idea di quanto vorrei sfondarti, quanto vorrei infilare il cazzo in ogni tuo buco’
‘Allora fallo”
‘Non oggi. Appena torniamo.’
‘Quanto manca?’
‘Nemmeno 24 ore’

Mi rialzai, andai in bagno a darmi una sciacquata. Quando tornai in stanza, Ambra era già andata via. Mi misi a letto e mi addormentai. La mattina dopo i nostri amici tornarono, visibilmente provati dalla notte in ospedale. Li aiutammo a fare le valigie e ripartimmo. ‘E’ dormì per tutto il viaggio. Sarebbe stato opportuno che l’avessi ospitata a casa mia a dormire e così fu. Una volta riaccompagnati tutti a casa, portai Elena da me e la misi a letto. Crollò subito dal sonno. Intanto presi il telefono e scrissi ad Ambra.
‘Mi dispiace, Elena dorme da me perché è stanchissima e non posso rischiare che sua madre la veda così. Cancella il messaggio’
‘Capisco, figurati ;) ci risentiamo. Cancella il messaggio’.

Mi infilai a letto con Elena e la cinsi con un braccio. La mia mano andò a posarsi sul suo ventre. Lei dormiva ma avrei preferito che così non fosse. Avevo una voglia di sesso incredibile, in quel momento avrei dovuto essere sopra Ambra con la cappella puntata verso la sua bocca aperta. Mi girai dall’altro lato e cercai di dormire, ricacciando quei pensieri. Non era giusto nei confronti di Elena, io la amavo, ma non riuscivo a togliermi dalla testa il desiderio di una scopata ai limiti della decenza. Sapevo che la mia ragazza non me lo avrebbe mai concesso. Decisi che mi sarei sfogato con Ambra solo un’altra volta, poi mi sarei distanziato dalla situazione.

Il giorno dopo riaccompagnai Elena a casa, con una mano che profumava della sua vagina. Dovevo ricambiare la spagnola di capodanno e con le mani la facevo impazzire. Appena entrò in casa, feci uno squillo ad Ambra ed eliminai la cosa dal registro delle chiamate. Mi richiamò dopo poco.
‘Sì?’
‘Tra cinque minuti sono a casa’
‘Verresti da me, piuttosto?’
‘Come mai?’
‘Mi sono appena lavata e uscendo mi prenderei un malanno’
‘Arrivo’.

Suonai il campanello un paio di volte. Avevo il battito a mille mentre l’ascensore saliva. Bussai più volte alla porta. Ambra mi aprì poco la porta ed io entrai.
Aveva i capelli bagnati, profumava e il suo corpo era lucido di olio. Indossava solamente una maglietta larga che la copriva. Non le dissi nulla. Mi avvicinai e le poggiai una mano sulla schiena per attirarla a me. L’altra mano passò tra i suoi capelli e li afferrò per tirare indietro la sua testa. Annusai il suo collo e lo leccai. L’olio che si era messa aveva un buonissimo odore ed un ottimo sapore.
‘Te lo sei messa ovunque?’
‘Vuoi controllare?’
Lasciai la presa sui capelli e le strappai in due la maglietta davanti. Non se lo aspettava. Sotto era completamente nuda e cosparsa di olio. Finsi uno sguardo indagatore e controllai ogni singolo centimetro della sua pelle. La feci girare e mi inginocchiai divaricandole le chiappe. Aveva messo l’olio anche nel solco. L’odore potente della sua vagina mi attirò come una calamita. Misi in bocca il suo sesso e lo assaporai intensamente. Poi mi rialzai, mi tolsi rapidamente i vestiti e mi infilai il preservativo che mi ero portato da casa. La feci piegare in avanti, ancora in piedi, e le infilai in un solo colpo il cazzo dentro la figa. Un colpo forte, duro. Rimasi così qualche istante, poi le raccolsi le braccia incrociandole dietro la schiena e tenendomi ad esse iniziai a penetrarla a fondo più volte. Il rumore delle sue chiappe che impattavano contro le mie cosce era fortissimo, così come le sue urla. Ma il suo tono mi dava sui nervi, come al solito. Me la tolsi dal cazzo, presi la maglia che le avevo strappato di dosso e strappai un lembo che avvolsi più volte attorno alla sua bocca.
‘Così non devo sentire le tue cazzo di urla’
Decisi che quella maglia sarebbe diventata il mio strumento per quel giorno. Le legai le mani dietro la schiena e la spinsi fino al divano del suo salotto. La feci appoggiare di petto sul bracciolo del divano e ripresi a fotterla duramente, schiaffeggiandole il culo. Mi rimase un bel po’ di olio sulle mani.
Ambra mi assecondava, aveva rilassato qualsiasi muscolo ed era diventata il mio giocattolo. La feci girare, facendo sì che il culo rimanesse appoggiato sul bracciolo e la sua schiena fosse distesa sul divano. Le divaricai le gambe il più possibile e cominciai a sbattere il cazzo sulle grandi labbra prima di infilarlo con calma. La guardai in volto: era brutta. Non riusciva proprio a piacermi. Le colava della bava da un angolo della bocca e il suo sguardo era fisso sul mio grosso pene che entrava e usciva dentro di lei. Le sue tettine tremavano. Aumentai il ritmo per un po’, ma mi annoiai presto. Sembrava un normalissimo rapporto, salvo il fatto che era legata. Mi tolsi sbuffando. Ero nervoso, stavo facendo sesso ma dentro me non saliva la perversione che aveva contraddistinto la prima volta che mi ero scopato Ambra.
Le tolsi il bavaglio e lei riprese fiato. Raccolsi la bava che le colava e me la spalmai sul cazzo. Lei alzò la testa per tentare di farmi un pompino ma feci solo per prenderla a sberle col pene. Andai a prendere l’olio che si era messa addosso e tornai in salotto, lei era ancora sdraiata a pancia in sù con le gambe a penzoloni.
‘Alzale’
Lei obbedì. Misi ancora olio sui piedi e glielo spalmai, pulendomi poi sulla sua gamba.
‘Fammi una sega’
I suoi piedi presero maldestramente la mia asta, quindi la aiutai a sistemarsi e a prendere il ritmo. Ora si ragionava.
I suoi bei piedini si muovevano per tutta la mia lunghezza, spalmandola di olio. Era un tocco strano, non lo avevo mai provato. Era impressionante, dopo un inizio difficoltoso ora Ambra sembrava un’esperta. Pigiava i suoi ditini facendo ondeggiare la pressione. Un piede andò sotto le mie palle, l’altro afferrò la cappella. La mia testa stava letteralmente partendo. Nella mia mente passarono le peggiori perversioni ma stavo godendo troppo per poterle mettere in pratica.
Mi stupì ad un certo punto a sentire la cappella umida. Ambra si era tirata sù e con un’agilità che non mi sarei mai aspettato da lei, nonostante avesse un bellissimo fisico atletico, stava facendomi un pompino mentre i suoi piedi mi segavano. Quell’immagine era troppo per me. Afferrai la sua testa e spinsi, fregandomene della sua boccuccia. Mi scopai la sua bocca a fondo, sentivo che tirava colpi di tosse ma non me ne poteva fregare di meno, anzi, mi facevano godere. La feci rifiatare ma non uscì un filo di aria dalla sua bocca quindi ripresi. Sentivo i suoi denti alla base del cazzo quindi lo tirai fuori e le diedi una sberletta sulla guancia.
‘Se me lo prendi in gola per bene poi la smetto’
Mi guardò inespressiva. La presi saldamente il volto tra le mani e infilai nuovamente il cazzo, stavolta fino in gola. Rimasi così per una decina di secondi poi, sentendo gorgogliare, mi levai, ma era troppo tardi per entrambi. Ambra cominciò a tossire, si interruppe e rimase bloccata mentre le eiaculavo addosso. Si mise a sedere e dopo qualche istante le venne un conato.
Mi salì un’estrema compassione verso di lei e mi chinai al suo fianco cingendole le spalle con un braccio.
‘Oh merda, scusami’ le dissi.
Lei continuava a tossire e la saliva le scendeva dalla bocca. Ero veramente preoccupato. Dopo qualche istante riprese fiato e mi rilassai con il pene ormai floscio che colava le ultime gocce di sperma. Si girò lentamente verso di me, incazzatissima. Mi diede una sberla.
‘Quando cazzo capirai?’ mi urlò addosso.
‘Non pensavo’ scusa”
‘Scusa un cazzo! Io ti chiedo di prendermi, non di uccidermi! Voglio godere, non soffrire!’
Riprese ancora fiato e andò in bagno.

Vinsi l’imbarazzo e la seguii. Mi appoggiai allo stipite della porta del bagno mentre lei si lavava il volto e si levava il mio sperma da un fianco.
‘Suppongo che con questa abbiamo finito” ruppi il silenzio, nel peggiore dei modi.
Ambra trattenne gli insulti, poi espirò lentamente.
‘No. Devi solo capire la differenza tra ‘godere’ e ‘godere entrambi’. Se ti dico che voglio essere la tua troia, esigo comunque di sentire, provare qualcosa. Possiamo fare cose strane, ma ciò non vuol dire che devi trarne piacere solamente te. Lo vedo nei tuoi occhi quell’impulso, e devi controllarlo!’
‘Lo so, capisco cosa vuoi dire” ero abbattuto.
Lei mi si avvicinò con una salvietta, mi accarezzò il viso con una mano e si inginocchiò a pulirmi il pene. Era una situazione molto intima, come la prima volta che avevamo scopato. Ritrovando quella serenità, ci rilassammo. La feci rialzare e la tenni tra le braccia, guardandola negli occhi.
‘Spiegami cosa posso fare’ le dissi dandole un bacio sulla fronte.
‘Tu sai già fare molto, devi solo sapere cosa fare al momento giusto’
Mi prese per mano e mi portò in camera sua.
Aveva una sorta di letto a castello, con letto sopra e scrivania sotto. Afferrò con le mani la sbarra superiore del letto e aprì le gambe, mettendosi così a ‘X’.
‘Prendi due cinture e legami le mani alla sbarra’ mi disse.
Obbedii. Una volta fatto rimasi lì impalato a fissarla.
‘Beh? Cosa aspetti? Fammi godere!’ disse sorridendomi.
Io non sapevo da dove iniziare, mi ritrovavo per la prima volta senza idee. Cercai di concentrarmi. Avrei potuto masturbarla, oppure avrei potuto sollevarle le gambe e fotterla mentre era sospesa, oppure’
Mi inginocchiai di fronte a lei e le baciai il grembo, facendo scendere sempre di più la lingua. Le presi le gambe e gliele feci mettere sulle mie spalle, in maniera tale che lei fosse seduta, con la sua figa rosa davanti alla mia bocca. Succhiai avidamente le grandi labbra, spostandole da una parte all’altra e infilando la lingua. Le mie mani andarono a posarsi sui suoi fianchi per tenerla ferma, visto che stava dimenandosi dal piacere.
‘Così’ brav’ oooh!’
Le mie mani erano scese verso le sue chiappe sode e le dita le stavano palpando. Una mano scese fino ad infilarsi nella vagina, per aiutarmi nel lavoro, l’altra rimase un po’ più su’, con un dito che le stimolava l’ano. Ambra tratteneva il respiro per poi rilasciarlo con forza, muoveva il bacino rendendomi sempre più eccitato. Tra le mie gambe tornò ad ergersi il mio pene.
‘Oddio, continua’ mi incitò.
Continuai quel gioco ancora per un po’, finché lei non venne.
Mi tolsi le sue gambe dalle spalle, mi misi in piedi e mi infilai un preservativo. Afferrai le sue cosce e me le feci passare attorno alla vita mentre la penetravo.
‘Lo vedi che se vuoi sai controllarti?’ mi disse ansimando
‘Zitta e godi’ dissi mettendole una mano sul collo e stringendo con moderazione
‘Sì, così’ mi incitò.
La scopai a fondo, urlai anche io dal piacere, ringhiando e dandole di tanto in tanto una gran sberla sul sedere. Eravamo entrambi eccitatissimi e godevamo tantissimo. Avevo perso il conto di quante volte era venuta, stringendo la morsa della sua figa sul mio cazzo. Io non mi azzardavo a venire, soprattutto perché ero venuto poco prima.
Decisi di cambiare.
Tolsi il cazzo, e la slegai tenendola in piedi con un braccio dato che non riusciva a tenersi in piedi da quanto stava godendo. La sdraiai per terra a pancia in giù, le salii sulla schiena e glielo infilai nuovamente dentro. Feci passare le mani sotto di lei e le presi i capezzoli. Li strinsi forte e lei urlò, ma non mi disse di fermarmi. Continuai a scoparla sul pavimento, col rumore delle sue natiche che riempiva la stanza. Era come scoparla a pecora, solo che così riuscivo ad esercitare maggiormente la mia superiorità su di lei. Pian piano abbandonai quel briciolo di controllo che mi rimaneva e iniziai a pensare alle peggio porcate da fare.
Sentire la pelle dei suoi glutei sul mio bacino mi faceva impazzire. Quel culo doveva essere mio. Inutile dire che nel corso dell’anno successivo io ed Ambra provammo di tutto ed il suo culo fu solamente la prima delle cose che presi da lei.
Fummo sempre attenti a non dare nell’occhio: quando ci incontravamo con il resto della nostra compagnia continuavamo a comportarci come sempre, in un certo senso ‘fingendo’ di odiarci (ed in un certo senso, la odiavo davvero); quando però ci incontravamo, quell’odio si trasformava in perversione, passione, sudore.
Riuscivamo ad incontrarci almeno una volta a settimana, scopavamo per un’ora e poi chiacchieravamo tranquillamente. Era come andare in palestra con un’amica, solo che al posto di correre su di un tapis-roulant bruciavamo grassi a forza di spingerci sempre al nostro limite.
Con Elena non erano finora sorti problemi, anzi, dopo quel famoso capodanno aveva cercato di ravvivare un po’ il sesso provando di tanto in tanto col sesso orale, cosa che però non le riusciva bene ma fingevo di aver ricevuto ogni volta il miglior pompino della mia vita (al quale di solito seguiva un messaggio ad Ambra con scritto ‘Voglio scoparti la bocca’). Tutto sommato non potevo lamentarmi, ero ancora innamorato di Elena, tra di noi le cose funzionavano, e anche tra Ambra ed il suo ragazzo la situazione era rosea.

Le cose iniziarono a cambiare di punto in banco.

Una sera eravamo ad una cena tra amici. I maschi erano ad un capo del tavolo, le ragazze all’altro, con Ambra seduta di fronte ad Elena.
Ad un certo punto mi alzai per andare in bagno, e mi arrivarono due messaggi simili nel contenuto ma con un diverso linguaggio.
Elena: ‘E’ tutta la sera che ti guardo’
Ambra: ‘Ho voglia di scopare’
Ad entrambe risposi con lo stesso messaggio: ‘Pure io’.
Entrambe mi chiesero se avrebbero potuto passare la notte con me quella sera, di nuovo con due linguaggi diametralmente opposti. In quel momento, per la prima volta dall’inizio del triangolo che mi ero creato, mi trovai a dover scegliere tra fare l’amore con la mia ragazza e scopare come un dannato con un’amica. Ero davvero combattuto: la ragione mi spingeva in una direzione, il cazzo in un’altra.
Decisi che se la sarebbero dovuta giocare tra di loro.
Tornai al tavolo e mandai loro lo stesso messaggio: ‘Convincimi’.
Per poco non scoppiai a ridere. Entrambe fecero per andare in bagno, alzandosi contemporaneamente. Ambra concedette ad un’ignara Elena di andare per prima, lanciandomi una rapida occhiata divertita. Dopo qualche istante, mi arrivò una foto di Elena: aveva messo in mostra il seno, l’inquadratura comprendeva le sue labbra a cuore che brillavano e gran parte della scollatura. Provocante, lo dovetti ammettere. Tornò al tavolo passandomi vicino, chinandosi per baciarmi e per lasciar intravedere quel suo ben di Dio. Da un anno a questa parte Elena era diventata molto più provocante, sul momento avrei detto di sì a lei. Le scrissi ‘Devo valutare attentamente l’immagine in ogni suo pixel’, la vidi sorridere e poi tornare a chiacchierare.
Ambra si alzò impettita, non degnò il suo ragazzo di uno sguardo (né lui la degnò di uno) e si avviò verso il bagno. Passarono una manciata di minuti e quando sbloccai il telefono per guardare l’immagine che avevo ricevuto mi andò di traverso il cibo. Erano tre foto. La prima era la bocca di Ambra spalancata, con la lingua di fuori. La seconda era una foto da sopra la sua spalla, inquadrava la sua schiena con il vestitino sollevato a mostrare le natiche scoperte. La terza era un capolavoro: si era inginocchiata, il telefono tra le gambe ad inquadrare la sua figa fradicia con due dita che la tenevano aperta e il medio infilato dentro.
Elena mi squadrava dall’altro capo del tavolo, la rassicurai dicendo che mi era andato di traverso il boccone.
Agii e feci la mia scelta.

‘Sicuro di stare bene?’ mi chiese.
‘Sì, perché?’ risposi teso.
‘Sei tutto bollente’ disse appoggiandomi una mano tra le gambe.
‘Dici che ho la febbre? Perché il termometro ce l’hai in mano’.
‘Oh, come sei banale” ridacchiò mentre mi sbottonava i pantaloni e si piegava su di me.
Sudavo, questo era vero, per il nervosismo.
Sentii la sua mano prendermi in mano il bene, le sue labbra, la sua lingua. Ma non mi trasmettevano nulla, era come se mi stesse baciando e accarezzando un braccio. Tentai di visualizzare nella mia mente le immagini più provocanti, chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi. Abbassai il finestrino della macchina, guardando perso nell’oscurità che divorava il parcheggio in cui l’avevo portata, pensai stupidamente che mancasse ossigeno.
Lei continuava ad armeggiare col mio pene ma mi dava quasi fastidio. Fui tentato di prenderla per i capelli o infilarle un dito nel culo ma cosa avrei ottenuto in cambio?
Se ne rese conto anche lei e si tirò su, imbarazzata.
‘Tutto a posto amore?’ chiese Elena.
Rimasi in silenzio e mi chiamò per nome.
‘Credo sia la cena’ era veramente pesante’ inventai come scusa.
Lei tolse le mani e mi passò un braccio attorno alle spalle, dandomi un bacio sulla guancia.
‘Amore, non ti sentire obbligato’ mi consolò.
‘Non mi è mai capitato!’ sbottai. Ero veramente preoccupato, ma da un lato ero sollevato dal fatto che non se la fosse presa.
‘Stai calmo, può capitare! Finora non mi hai mai delusa, non credo ti lascerò sulla base di questo episodio. Ti amo!’.
La baciai, ma non provai nulla.
La riportai a casa e mi augurò la buonanotte ricordandomi di fare piano per non svegliare i miei genitori.

Parcheggiai sotto casa e i miei fari illuminarono Ambra spazientita, seduta con le gambe aperte a penzoloni su di un muretto.
”Due minuti, riaccompagno Elena a casa e ti sfondo’ sono passati venti minuti fa. Stavo meditando di andarmene, sai?’ mi disse appena chiusa la portiera della macchina.
Mi misi di fronte a lei e lesse sul mio volto la disperazione. Mi appoggiò le mani sulle spalle, rabbuiandosi.
‘Ehi, tutto ok?’
‘C’è un problema’ le confessai.
‘Quale problema?’ chiese trattenendo il respiro.
Rimasi in silenzio e guardai altrove, lei mi sollevò il capo e mi obbligò a fissarla.
‘Non vi sarete lasciati, vero?’.
Scossi il capo e lei sospirò di sollievo.
‘L’ho portata in un parcheggio per una sveltina ma non mi si è rizzato.’
Lei avvampò per un secondo, non si aspettava che avessi voluto fare sesso con Elena prima di farlo con lei.
‘Mi’ dispiace’ disse.
‘Il problema è tuo’ replicai.
‘Mio?’ chiese perplessa.
‘Le tue foto’ dissi prendendo una sua mano e portandomela sul pacco ‘Le avrò riguardate una decina di volte. Sono solo cazzi tuoi ora.’
Il suo sguardo si illuminò non appena constatò la rigidità della mia asta. Afferrai il suo culo e portai i suoi fianchi più vicini al bordo del muretto, mentre lei mi slacciò i pantaloni e li calò, tirandomi fuori dai boxer il cazzo, gonfio e duro come mai lo era stato prima di allora. Diede una rapida occhiata in giro per controllare che nessuno ci potesse vedere, ma era buio ed eravamo coperti da un’alta siepe. Sollevai il suo vestitino fin sopra la vita, constatando felicemente che non aveva le mutandine addosso. Me lo prese in mano e lo guidò lentamente verso la propria fica guardandomi negli occhi.
‘Abbiamo un sacco di tempo stanotte e voglio che tu mi apra in due” disse.
Sentii una forte pulsione sessuale montare dentro di me e spinsi in avanti il bacino per penetrarla, ma lei mi stritolò il cazzo con la mano e lo alzò, facendolo scivolare sulla sua pancia. Istintivamente le afferrai il mento.
‘Cosa cazzo pensi di fare?’ le ringhiai.
‘Sei troppo gonfio e duro, ho paura che tu esploda’ replicò dolcemente mentre la presa sul mio pene si allentava e le sue dita prendevano ad accarezzarmi la cappella.
Respirai a fondo e chiusi gli occhi. Aveva ragione, era un rischio che non volevo correre. Lasciai andare il suo mento e la mia mano si posò dolcemente sulla sua spalla.
‘Bravo. Vediamo di abituarti un po”’.
Mi spinse il pene in basso, sul suo pube liscio e depilato, strofinò la mia punta pulsante sul suo clitoride e me la fece inserire dentro di sè. La lasciò lì, cominciando a muovere il bacino in piccoli movimenti circolari.
‘Così mi farai impazzire” dissi riaprendo gli occhi e fissandola. I suoi occhi scuri brillavano nel buio.
‘Shhh, zitto e rilassati” mi sussurrò in un orecchio mentre intrecciava le sue braccia dietro al mio collo, continuando a massaggiarmi la cappella con le sue piccole labbra.
Sentivo il mio cuore battere a mille e il mio cazzo pulsava, dandole di tanto in tanto qualche sussulto. La mia testa era poggiata ora sulla sua spalla e lei continuava a tranquillizzarmi con la sua voce, che ora mi suonava così musicale, così tenera, così dolce. Il mio respiro rallentò e cominciai a gestire la mia pressione sanguigna. Avevo ora il pieno controllo del mio corpo, sapevo che non sarei esploso e avremmo potuto fare tutto il sesso estremo che volevamo. Se ne rese conto pure lei e girò il viso verso il mio. Ci fissammo a lungo, la mia cappella ancora inserita dentro di lei.
Nell’esatto momento in cui spinsi in avanti il bacino e la penetrai, le nostre labbra si schiusero e si toccarono. Sentii le sue unghie graffiarmi dolcemente le spalle attraverso il tessuto della camicia e io posai le mie mani sui suoi fianchi, tenendola saldamente.
Fino a quel momento non ci eravamo mai baciati. Mai. Era una tacita regola che avevamo stipulato, potevamo scopare quanto volevamo ma non ci saremmo mai baciati.
La sua lingua, appoggiata sulla mia tremò. Quella lingua che bene conosceva i miei punti sensibili. Rimasi dentro di lei qualche istante, prima di tirarlo fuori e interrompere a malincuore il bacio. Ci eravamo entrambi resi conto di ciò che avevamo fatto.
La fissai, trattenendo il respiro.
Poi inspirai a fondo e iniziai a fotterla. Ambra gemeva per i colpi forti che le davo. Erano lenti, profondi e decisi.
L’avevo presa per le cosce e sollevata dal muretto, lei si era tenuta saldamente alle mie spalle mentre mi giravo verso la mia macchina e la adagiavo sul cofano, rallargandole le gambe e riprendendo a fotterla, questa volta con più foga. Feci scivolare una mano sotto il suo vestito e le afferrai il seno sinistro, che mi riempiva il palmo della mano. Mi piacevano così tanto quelle tettine.
‘Scopata su di una macchina’ come una vera” disse ansimando, lasciando la frase a metà.
Solitamente mi ripeteva sempre quanto fosse ‘troia’, a suo dire, ma questa volta si era trattenuta. Come mai?
Le sospensioni della macchina cominciarono a cigolare e il rumore, unito a quello sempre più rapido e forte dei miei lombi sul suo bacino, rischiava di svegliare qualcuno nel vicinato.
Rallentai e tirai fuori il cazzo.
‘Ambra ci conviene andare su in casa’.
Annuì ridacchiando, dandomi una sberletta al cazzo mentre si rimetteva in piedi, risistemandosi il vestitino. Le diedi una sonora sberla sulle chiappe mentre mi infilavo nuovamente l’uccello nei boxer, ridemmo eccitati entrambi. La presi per il polso e ci dirigemmo a passo spedito verso il portone del condominio. Chiamammo l’ascensore, che era all’ultimo piano, rimanendo appoggiati ai lati del vano dell’ascensore fissandoci e recuperando fiato, ogni tanto sorridendo.
‘Bell’inizio, eh?’ dissi io, rompendo il silenzio una volta che l’ascensore fu arrivato.
‘Sì!’ disse lei una volta entrata nella cabina, strusciandosi su di me.
‘Quella cosa che mi hai fatto con le labbra è stata fantastica, voglio dire” mi interruppi, rendendomi conto che era fraintendibile. Non mi riferivo di certo al bacio ma al suo giochetto che mi aveva rilassato.
Arrossimmo entrambi, smettendo di sghignazzare. Lei rimase adagiata su di me, le sue mani sul mio petto. Allungai un braccio e premetti il tasto per l’ultimo piano, poggiandolo poi sulla schiena di lei in un abbraccio.
Senza accorgermene, l’altra mano andava a spostarle una ciocca di capelli dal viso portandola dietro un orecchio, scendendo delicatamente verso la sua nuca.
Lei si alzò in punta di piedi (la differenza di altezza era sensibile), io chinai il capo.
Vidi la sua bellezza per la prima volta.
Ci baciammo di nuovo.
Il viaggio mi sembrò più lungo del previsto, le nostre lingue non smettevano di muoversi.
Quando l’ascensore arrivò all’ultimo piano, succhiai la sua lingua un’ultima volta. Presi le chiavi di casa, aprii la porta e feci entrare prima Ambra. Non appena chiusi la porta le sfilai il vestito da sopra le spalle e la attirai a me, al buio. Mi dava la schiena e il mio cazzo, ora nuovamente privo dell’ingombro di boxer e pantaloni, le pugnalava la pelle. Divorai il suo collo mentre le mie mani tastavano il suo corpo, una la afferrava in mezzo alle gambe infilandole tre dita dentro senza troppe cerimonie, l’altra le stringeva i capezzoli.
‘Accendi la luce’ le ordinai.
Obbedì, sapendo dov’era l’interruttore. Un fascio di luce ci illuminò e vedemmo la nostra immagine riflessa dallo specchio a parete dell’entrata di casa. Lei mugolò di piacere vedendosi in quello stato. Il suo piccolo corpo atletico di carnagione molto più scura e abbronzata risaltava sulla mia figura più alta e pallida. Da qualche tempo avevo iniziato ad andare in palestra, vedendomi troppo magro. Ora ero decisamente più spesso e definito. A Elena piaceva. Ad Ambra piaceva ancora di più. La mia nuova forma fisica aveva permesso una serie di nuove possibilità tra me ed Ambra, potendola scopare in posizioni sempre più estreme ed acrobatiche.
La penetrai ancora più a fondo con le dita mentre le afferravo i capelli e le tiravo indietro la testa, leccandole un orecchio.
‘Ti piace quello che vedi?’ le sussurri.
Lei esalò un ‘sì’ mugolando, mentre si abbandonava contro il mio corpo ‘Però voglio vedere anche il tuo cazzone”.
Esaudii la sua richiesta. Tolsi le dita dalla sua fica, colanti del suo primo succo, la afferrai per i fianchi e la sollevai da terra. La mia asta scivolò tra le sue natiche e sbucò tra le sue gambe nell’immagine riflessa allo specchio. Sentire il suo peso sul mio cazzo mi spinse per un secondo a tentare di sorreggerla solamente con esso da quanto era rigido, ma probabilmente sarei solamente finito all’ospedale con una montagna di cose da spiegare.
Le mani di Ambra andarono immediatamente ad accarezzarmi il sesso.
‘Oh, eccolo qui!’ esclamò compiaciuta.
‘Guarda che gran bel cazzo che ti ritrovi.’
‘Oh, se avessi un cazzo così passerei tutto il giorno a sbattermelo nel culo e a succhiarmelo’.
La rimisi a terra, il cazzo entrò per un secondo dentro di lei prima di percorrere di nuovo il solco delle chiappe e toccarle la schiena. La feci voltare, la presi in braccio, afferrai i suoi fianchi e la capovolsi a testa in giù. Piegai indietro il bacino e flettei le gambe il giusto per dare un’ultima spinta e caricare le sue cosce sulle mie spalle, la mia testa tra di esse. Ambra grido sorpresa ritrovandosi al contrario, ridacchiò un secondo e si tenne salda alle mie chiappe.
‘Questa è nuova, cos’è? Un sessantanove verticale?’ chiese divertita mentre cominciava a darmi baci al cazzo, che si trovava giusto giusto all’altezza della sua testa.
‘Zitta e prenditelo in gola. Subito.’ comandai.
Nel preciso momento in cui sentii la mia cappella sprofondare nella bocca di Ambra, spalancai la bocca e mi avventai sul suo sesso. Morsi letteralmente le labbra della sua fica, lasciando sui miei denti una patina del suo succo. Aprii di nuovo la bocca, stavolta infilando tutta la lingua dentro di lei e assaporandola pienamente. Il suo sapore era fantastico, selvaggio tanto quanto lei. Ambra obbediva, succhiandomi il cazzo dalla metà in giù, conoscevo la sensazione della sua gola a memoria e la sentivo stringere attorno alla mia cappella. Diedi un sonoro schiaffo sul suo culo, tenendola stretta a me, i suoi capezzoli che mi strusciavano sull’addome. Leccai la sua fica da parte a parte rapidamente, poi la passai sulla lunghezza e mi spinsi fino al suo buco del culo. Lo baciai, succhiai e infilai la lingua dentro. Se solo il suo ragazzo avesse provato una volta a fare sesso anale con lei, si sarebbe reso conto di quanto fosse facile penetrarla’ tutto merito mio.
Tornai a leccarle la fica, misi le labbra attorno al clitoride e succhiai forte. Contemporaneamente, lei me lo prese completamente in gola e se lo tenne lì finché non le rilasciai il bottoncino. Aveva imparato bene. Sentii della saliva corrermi lungo la coscia, così come i suoni che la sua gola emetteva. Sempre tenendola in questa posizione, mi spostai fino alla camera da letto. Lì mi tolsi le sue gambe dalle spalle e la sdraiai sul materasso del matrimoniale a pancia in giù. Afferrai le sue caviglie e la tirai verso di me, ancora in piedi e col cazzo colante di bava. Bel lavoro aveva fatto. La tirai finché il suo bacino non arrivò al bordo del letto, poi le allargai le gambe, diedi un’altra forte sberla sul culo e misi i suoi piedi sulle mie spalle.
Strusciai il cazzo sulle labbra della sua fica, illudendola, poi puntai la cappella sul suo buchino e iniziai a incularla, infilandomela in un sol colpo. Lei gridò forte.
‘Sei uno stronzo!’ disse con la voce rotta, ma sapevo che le piaceva.
Piegai la testa a lato e le leccai la caviglia mentre avanzavo una mano per tenerle la testa premuta contro il letto. Cominciai a darle colpi sempre più forti nel culo, che si stringeva alla perfezione attorno alla mia asta. Le artigliai le chiappe, le diedi talmente tante sberle da lasciarle il segno. Vidi le lacrime lungo le sue guance e le afferrai i capelli tirandole indietro la testa, l’altra mano andò verso la sua fica e con un dito constatai che era ancora fradicia.
‘E’ inutile che piangi, il tuo corpo dirà sempre la verità, ovvero che mi vuole!’ dissi trionfante.
Diedi un paio di colpi ancora, poi tolsi il cazzo dal suo culo e la feci girare a pancia in su. Mi misi anche io sul letto, mi inginocchiai sopra di lei tenendo la sua testa tra le gambe. Feci in modo che il mio culo e le palle fossero all’altezza della sua faccia mentre ero rivolto verso la sua fica. Ambra sapeva già cosa fare. Sentii la sua lingua percorrere lo spazio tra palle e culo, lucidandomi quest ultimo mentre entrambe le sue mani mi afferravano il cazzo e cominciavano a spremerlo. Di tutta risposta, io infilai quattro dita di una mano dentro la sua fica e cominciai a stantuffarla. Era da un po’ che avevo scoperto quanto mi piacesse essere leccato in quel punto, e Ambra sapeva farci con le mani. Ero in estasi, mi sedetti ancora di più sulla sua faccia mentre mi prendeva in bocca i testicoli e li tirava. Non avrei resistito a lungo, e nemmeno lei visto che le sue mani e il suo corpo tremavano all’impazzata. Mi godetti la sega e la leccata ancora per un po’ prima di alzarmi in piedi, sollevarle il bacino e piazzarmi tra le sue gambe che tenevo divaricate. Puntai il cazzo verso la sua fica e la scopai in piedi mentre lei era semi sdraiata. Le leccai i piedini mentre piegavo le gambe per darle spinte sempre più rapide. Non mi ero reso conto di quanto stessimo urlando entrambi di piacere. Gridammo ‘vengo’ insieme. Cominciai a sborrare nella sua fica ma giusto il tempo di tirarlo fuori che la sua vagina diventò un geyser da quanto liquido squirtò. Mi bagnò il cazzo, l’addome e le gambe, inondando anche se stessa. Io continuavo ad eiaculare una quantità infinita di sperma in giro, sulle lenzuola, sulla sua pancia, sulle sue tettine, sul suo viso. Mi accasciai sopra di lei con tutto il mio peso, ansimando, mentre gli ultimi fiotti di sborra uscivano e la coprivano.
Eravamo esausti.
Passai qualche minuto sopra di lei, senza dire nulla, le sue braccia intanto mi avvolgevano la schiena accarezzandomi. Quando il fiato di entrambi tornò normale, la feci alzare e la aiutai ad andare in bagno, dopo il sesso anale aveva giustamente sempre problemi a camminare. La misi sopra la doccia e aprii l’acqua. Lei mi appoggiò una mano sul braccio e mi guardò languida. Entrai con lei nel box doccia. Anche questa era una prima volta. Mi appoggiai al muro tenendola tra le braccia, sotto il getto che da tiepido diventava caldo. Sentii ancora più caldo ai piedi e guardando mi resi conto che stava facendo la pipì. Normale, salvo che anche a me venne l’istinto e cominciai a pisciare lungo la sua gamba. Non le dava fastidio, una volta avevamo tentato il pissing in vasca.
Nessuno dei due parlò più.
Ci baciammo ancora. Ci baciammo mentre uno lavava l’altra. Ci baciammo sotto la doccia per un tempo infinito, finché non ne potemmo più del caldo.
Andammo a letto nudi dopo esserci asciugati. Non avevamo mai dormito assieme.
Ci baciammo ancora, al buio.
Quello che poi accadde mi torna alla mente a tratti. Mi ritrovai sopra di lei, duro, tra le sue gambe. Spingevo a ritmo costante, lento ma deciso, baciandola. Venni dentro di lei e lei venne su di me. Fu l’orgasmo più bello della mia vita.
Le diedi un ultimo bacio e le passai un braccio sotto la testa mentre si rannicchiava contro di me dandomi la schiena. L’altro braccio le cinse la vita. Annusai i suoi capelli profumati, sfiorai il suo collo con le labbra.
Era così bella. Così mia.

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