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Racconti Erotici Etero

IL BIONDO INCANTO FINLANDESE

By 20 Gennaio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando mi dissero che dovevo fare una ‘lecture on environmental problems’, una conferenza sui problemi ambientali, all’Università di Linnanmaa, a Oulu, non sapevo neanche dove tale città, Oulu, si trovasse.
Dal biglietto che mi fu consegnato, appresi che era in Finlandia, a un’ora di volo a nord di Helsinki. Mi informarono che la temperatura media era di -6 centigradi, che era stata fissata una camera al ‘Ramada’, non distante dal Pinola Park e dalla Cattedrale.
All’eroporto di Oulu, dove sarei giunto da Helsinki quasi a mezzanotte, avrei trovato un auto ad attendermi.
Nell’attesa a Helsinki, mi sono fatto portare in città, ho bighellonato, poi sono andato a cena.
Insomma, tutto a posto, o quasi.
Ed eccomi alla ‘lecture’.
Accoglienza cordiale, aula strapiena.
Inutile, questi giovani nordici hanno per me un certo fascino. Specie ‘le’ giovani. Ecco, come quella splendida ragazza in prima fila. Capelli biondissimi, occhi d’un azzurro meraviglioso, come il mare a queste latitudini.
Io ho cercato di usare il miglior inglese di cui dispongo. L’attenzione dell’uditorio era molta.
O capivano tutto’ o erano attoniti per non capir nulla.
Comunque, alla fine, applaudirono fragorosamente, e addirittura alzandosi in piedi.
La ragazza della prima fila era la più entusiasta di tutte. Mi guardava e sorrideva. Non solo, ma dopo il lungo battimano, si accostò a me e in un ottimo italiano mi disse che era stata una ‘lecture’ davvero notevole e soprattutto stimolante, dati i problemi ambientali.
Le tesi la mano.
‘Sono Taina Nummi, professore’bravo!’
‘Un ottimo italiano, complimenti.’
Sorrise senza rispondere.
La trovai, dopo più di un’ora, all’uscita.
Ero accompagnato dal rettore (li lo chiamano President), da altre persone. Mi attendeva l’auto.
Taina era lì. Mi porse la mano.
‘Vuole un passaggio in città?’
‘Si, grazie.’
La feci salire in auto, sedetti accanto a lei.
Era veramente uno splendido esemplare della bellezza nordica.
Rimanemmo a lungo in silenzio.
Mi venne in mente di invitarla a bere un drink.
Accettò con un sorriso ammaliante.
Insomma. Stavo facendo, in mente, mille castelli in aria.
Era quasi l’ora del lunch.
Le proposi di consumare insieme il pasto, così mi avrebbe potuto guidare nella scelta dei tipici piatti finnici.
Osservò che la cucina italiana era insuperabile, ma che mi avrebbe fatto assaggiare qualcosa di caratteristico. Dovevo scegliere se rifornirmi da solo al lungo ‘buffet’ o farmi servire al tavolo. Scelsi di sedere al tavolo. Al giovane cameriere parlò in Finlandese e quando si allontanò mi disse che aveva ordinato rotolini di salmone alla crema di formaggio (Lohikierteet), come antipasto, Alkupalat, straccetti di renna alle bacche (Poronk’ristys),
Hapanleip’ (Pane nero acido), e mora artica di palude (lakka).
Avremmo bevuto la birra più tradizionale finlandese, la sahti.
Cominciammo a parlare un po’, per conoscerci.
Glissò abilmente sul suo parlare un perfetto italiano, disse di avere 23 anni, di essere laureata in ‘scienze ambientali’ e stava conseguendo un master’ Viveva sola, la famiglia era lontana (non disse dove). Precisò che condivideva un piccolo appartamento con una collega. Attualmente era ‘single’.
Accolse con un sorrise incantevole i miei complimenti. Disse che conosceva l’Italia. Il tutto con un tono un po’ evasivo, che mi fece comprendere come quelle genti fossero gelose della loro privacy.
Interessante, e perfino abbastanza buono, il pasto.
Avevamo finito da poco, e il cameriere aveva servito della vodka ghiacciata.
Alzai il bicchiere, rivolgendomi a Taina.
Il suo occhio era splendente.
‘Ti avrei invitato a casa ad assaggiare la mia.’
‘Ma c’&egrave la tua amica?’
‘Sta sicuro che non disturba.’
Mi venne in mente una frase, ambigua, equivoca, e in un certo senso anche scorretta e indisponente.
‘E se l’assaggio avvenisse nella mia camera, senza andare lontano?’
Un sorriso disarmante.
‘OK! Quando riparti per l’Italia?’
‘Domani, alle 11,00 dall’aeroporto.’
‘Andiamo?’
Taina si alzò’ divenne improvvisamente seria.
‘Scusa, sono proprio una smemorata. Ti ho invitato a casa, e non ho pensato che devo consegnare alla mia amica, e padrona di casa, l’anno di fitto che le spetta, altrimenti non mi fa neppure entrare. Scusa. Devo andare, devo procurarmi i soldi, farmeli prestare’. Darò in cambio i titoli di stato che scadono tra due mesi.’
Un insieme di ‘devo’ che mi confuse.
‘Una cifra elevata?’
‘Purtroppo si. Ben duemila euro. Non ho idea di cosa fare. Vedrò. Vuol dire che doveva andare così, scusa.’
Era visibilmente addolorata. Stava quasi per piangere.
Duemila euro, una bella somma.
‘Scusa, Taina, ma non puoi dare alla tua amica i titoli?’
‘Vuole contanti, o mi lascia sul marciapiede. Titoli non ne vuole, glieli ho offerti, li ho ancora con me. Non sono in Euro, logicamente, ma nella precedente moneta finlandese. Ecco guarda.’
Tirò fuori dei ‘buoni’ bancari, in ‘Finland Marrkaa’, due da 5000 e tre da 1000. Sapevo che, al cambio erano quasi 2200 euro.
Pensai che, in fondo, potevo anticiparli io e tenere in garanzia i buoni.
Avrei chiesto alla cassa dell’Hotel di darmi i soldi occorrenti addebitandoli sulla mia carta di credito.
Glielo dissi.
Taina rifiutò decisamente e ci volle tutta la mia capacità di convincimento per farle accettare la proposta.
Finalmente, a malavoglia, si decise ad essere d’accordo. Le detti la chiave della camera e dissi di aspettarmi, io sarei passato per la cassa.
‘OK, ti aspetto in camera, e ti consegnerò i buoni, a garanzia.’
Inutile, queste nordiche hanno un ritegno tutto particolare.
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Quando giunsi in camera, Taina era avvolta nel corto accappatoio bianco.
‘Ho fatto una doccia, ti dispiace?’
‘No, certo.’
Ora devi farla tu’. Ti aiuto’.’
La guardai, un po’ sorpreso.
Aveva detto tutto con la massima naturalezza, e si era avvicinata a me, aiutandomi a spogliarmi. La cosa mi metteva a disagio, cercai di dire che avrei fatto da solo. Nulla. Fin quando restai completamente nudo e visibilmente’ eccitato. Mi guardò con aria furbesca.
‘Vieni, latino impaziente.’
Impugnò il mio fallo e ci avviammo alla doccia.
Entrai. Lei fece cadere l’accappatoio e mi raggiunse.
Era di una bellezza sconvolgente. Statuaria, e il suo biondissimo folto ciuffo sembrava rendere ancora più prezioso, completamente d’oro, il grembo, là dove le due splendide gambe si congiungevano.
Si avvicinò, voluttuosamente, carezzandomi con tutto il suo corpo.
Aprì il getto dell’acqua. Mise del sapone liquido nel palmo della mano e cominciò lentamente a cospargermelo per tutto il corpo. Indugiò deliziosamente sul mio falle trepidante. Lo insaponò, sciacquò. Si inginocchiò. Il suo volto era all’altezza del mio pube. La sua manina scappellò il glande e sentii il delizioso lambire della lingua guizzante che stava facendomi impazzire. Poi il caldo umido tepore della sua bocca. Perdio se era brava. Non avevo mai provato sensazioni simili. Succhiò in modo meraviglioso, e non ci volle molto perché sentissi salire, impetuoso, il getto del mio godimento. Taina si staccò con un tempismo stupefacente, e ‘lo’ strizzò delicatamente, aiutando la fuoriuscita del seme. Lavò ancora con estrema delicatezza. Mi guardò e sorrise.
‘Asciughiamoci. Non dobbiamo bagnare il letto.’
Precise anche in questi momenti le nordiche!
Finalmente. Eravamo sul letto.
Supina, con gli occhi splendenti, il casco dorato dei suoi capelli che celava il biancore del seno percorso da venuzze bluastre; i riccioli fulvi del pube che lasciavano intravedere la valle della voluttà. Mi chinai per baciarla.
Mi prese la mano, fece un cenno di diniego con la testa. Mi spinse dolcemente giù. Si mise a cavallo. Bellissima, favolosa, incantevole. Le nari dilatate, labbra socchiuse. Una meravigliosa valchiria.
Si sollevò sulle ginocchia, armeggiò col mio fallo avido e bramoso. Lo baciò, lo inumidì con la sua lingua. Improvvisamente nella sua mano apparve un profilattico, leggerissimo, col quale abilmente rivestì il mio ‘coso’ fremente, e poi, con voluttuosa maestria, ci si impalò lentamente, accogliendolo in lei, salutandolo con inebrianti contrazioni che sembravano carezzarlo. Un vero e proprio rapimento. Sedette, quasi, sulle mie cosce, ma il movimento della sua vagina continuava, affascinante, mi mungeva lascivamente, mi guardava negli occhi, le afferrai le tette, le carezzai, titillai i capezzoli, tutto si ripercuoteva nel suo grembo, e di conseguenza sul mio fallo.
Che ragazza!
Stavo per raggiungere il massimo del piacere, per esplodere in lei. Lo comprese, e il suo respiro divenne affannoso, gemiti rochi le sortivano dalla bocca, si agitava, scuoteva, sussultava e nel momento in cui il mio seme irruppe fuori da me, lei, gemendo e tremante si gettò su me e mi baciò impetuosamente, appassionatamente.
Proprio vero, sono insuperabili queste nordiche!
Taina era instancabile. Riusciva a far risorgere ogni volta il mio fallo, sempre desideroso ma inesorabilmente legato alle leggi della natura. Riuscì a farmi sperimentare le posizioni più erotiche. Con le gambe in alto, seduta su me, dorsalmente e di fronte. E come fu meraviglioso quando si mise carponi i mi offrì la visione incantevole del suo posteriore, e della sempre palpitante vagina che tornai a visitare con novello vigore.
Ero stordito, alle prime ore del mattino, frastornato, sorpreso della mia performance. Non credevo di essere capace di tanto, né così resistente. Certo era tutto merito di Tania.
Aprii un occhio. Lei era lì, vestita di tutto punto.
Guardai l’orologio. Le otto!!! Non &egrave che ci fosse tanto tempo, io alle 10,30 dovevo essere all’aeroporto!
Si chinò su di me, mi baciò appassionatamente.
‘Grazie, amore, sei stato meraviglioso, focoso, instancabile. Grazie. Ho preso la somma ed ho lasciato i buoni, c’&egrave anche il mio indirizzo e il telefono’. Non dimenticarmi!’
Uscì, senza far rumore.
Dopo poco più di un’ora ero pronto, scesi per la colazione, poi andai alla cassa, a pagare il conto. Mi venne in mente di chiedere al cassiere se lui sapeva una corrispondente banca, in Italia, per cambiare i titoli di stato.
‘Quali, signore?’
‘Questi.’
Glieli mostrai. Mi guardò con uno strano sorriso sulle labbra.
‘Questi, signore, sono titoli emessi dal governo sovietico durante l’occupazione, hanno valore come’ricordo’ non altro’ chi glieli ha dati?’
Mi fu difficile riuscire a parlare.
‘Me li ha dati quella signorina, Taina’ aspetti’ leggo l’indirizzo che ha scritto’ Ecco, veda lei’.’
‘Questo indirizzo, signore, &egrave inesistente. La signorina che lei chiama Taina, noi la conosciamo bene’ ‘lavora’ in questa città da un anno, si chiama Agata Caruso, di Catania!’
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