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Il diario di Giada

By 15 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Non ce la faccio più: devo raccontare a qualcuno quello che &egrave successo, altrimenti impazzisco.
Non posso confidarmi con mia madre, non capirebbe. Non posso confidarmi con le mie amiche, mi darebbero della puttana. Di amici uomini ne ho solo due e con loro non posso’ beh, &egrave proprio a causa loro se sono in questo stato.
Ho deciso di scrivere qui quello che &egrave successo per sfogarmi, perché non posso più tenere tutto dentro. Spero sia terapeutico e che quando arriverà alla fine del racconto saprò quello che devo fare.
Partiamo dall’inizio.
Ho diciotto anni compiuti da poco e fra pochi mesi avrò la Maturità. Una ragazza della mia età in questo momento dovrebbe pensare solo a quello, no? Dovrebbe essere spaventata dall’impegno e stressata da studio, insegnanti e genitori pressanti. Invece io no. Sono tranquilla da questo lato. Sono sempre andata bene a scuola e anche quest’anno sono tra le migliori della classe. No, non sono una secchiona, ma non fatico a stare su una comoda media del sette. So già cosa farò l’anno prossimo: mi sono già pre-iscritta a Scienze della Comunicazione.
No, non &egrave la scuola o il futuro che mi fanno stare in pena.
Vivo in un paese abbastanza piccolo, i pari età si conoscono tutti. Ho la mia compagnia di amiche storiche, con cui mi vedo da quando facevamo l’asilo: la mia migliore amica, Veronica, &egrave in classe con me da quando abbiamo 6 anni e anche l’anno prossimo ci siamo iscritte allo stesso corso. Non so se &egrave lei che segue me o io che seguo lei, ma insieme stiamo bene, ci completiamo. Io timida e biondina, lei esuberante e mediterranea. Insieme ci divertiamo da matti.
No, non &egrave nemmeno per le amiche che sono in ansia.
I ragazzi. Ecco si, diciamo che sono i ragazzi il mio problema maggiore in questo momento. Ho avuto un ragazzo fisso, Luca, dalla terza media fino al quarto Liceo. Eravamo una bella coppia, lui mi piaceva davvero. Lui &egrave stato il mio amore, le prime carezze, le prime passeggiate mano nella mano, il primo bacio. Con lui ho avuto le mie prime esperienze sessuali, prima timide ed impacciate, poi un po’ più spinte’ Quando facemmo l’amore per la prima volta. Fu tenero. No, non godetti selvaggiamente come avevo visto in qualche film o sentito nei racconti delle mie amiche, ma tutto sommato fu bello. Qualche mese fa, dopo la festa per i miei diciotto anni, mi chiese di prenderglielo in bocca: fu un’esperienza un po’ traumatica, soprattutto per lui. Voleva tanto farlo, ma venne quasi subito, scostandomi appena in tempo. Dopo quella volta mi disse che mi amava troppo e che non voleva più che facessi qualcosa di degradante per me. In realtà a me l’esperienza non era dispiaciuta: il sapore non mi faceva schifo come pensavo e l’idea di tenere un uomo in pugno era particolarmente eccitante. Lui pensava che per me fosse degradante, in realtà io mi sentivo in controllo in quella situazione: lui era alla mia mercé. Non glielo dissi però, così non ripetemmo più l’esperienza. Ci lasciammo pochi mesi dopo. Non in seguito a furiose litigate, tradimenti o chissà che. Semplicemente non ci amavamo più ed eravamo presi da altri pensieri. Fui io a dirgli che dovevamo darci un taglio e lui non ne fece un dramma. In realtà siamo ancora amici, non confidenti stretti, ma amici si.
Dopo che sono tornata single molti ragazzi mi han fatto la corte. Io giocavo un po’ con loro, ma non gli davo mai troppa corda. Non volevo subito un’altra storia, volevo godermi un po’ di libertà e di uscite con le amiche. Con Veronica facevamo strage quando eravamo a ballare: bastava strusciarci un po’ e subito eravamo circondate di uomini con lo sguardo assatanato. Mi piaceva vedere come si eccitavano guardandoci ballare. Mi piaceva vedere come le nostre gambe scoperte o le nostre scollature profonde provocavano turbamenti anche su ragazzi molto più grandi di noi. Ok, lo ammetto, da brille forse delle volte abbiamo un po’ esagerato e illuso qualche maschietto, ma io non sono mai andata oltre qualche bacio o qualche carezza.
Mai, fino a pochi giorni fa’
Da un po’ di tempo nella mia compagnia di amici ce n’erano due con cui ero più legata, Andrea e Paolo. Erano due gran bei ragazzi e soprattutto erano molto simpatici. Stavo bene con loro, potevo parlare di tutto, potevo essere me stessa. Sapevo che entrambi avevano una cotta per me e che facevano un po’ a gara fra loro a chi mi ricopriva di più attenzioni. Io ero lusingata, ma non li consideravo in quel senso: erano due grandi amici e volevo che le cose restassero così.
Uscivamo sempre più spesso solo noi tre. A scuola eravamo inseparabili. Loro erano nell’altra quinta, quindi ci vedevamo solo al cambio dell’ora o a ricreazione, ma ogni scusa era buona per stare un po’ insieme e parlare del più e del meno. Veronica un giorno mi disse di staccarmi un po’ da loro, era preoccupata che io facessi male ad uno dei due:
‘Non vedi che sono cotti di te? Prima o ne sceglierai uno e farai star male l’altro, oppure troverai un altro moroso e farai star male entrambi.’
Aveva ragione, ma io in quel momento non volevo vederlo. Perché? Inconsciamente mi piacevano entrambi? O godevo solamente nel rimanere al centro delle attenzioni di due uomini? Non lo so. So solo che non feci nulla per allontanarli e mentre loro forse si illudevano, io mi affezionavo sempre di più ad entrambi.
La scuola decise di portarci in gita a Praga in Marzo. Sarebbero andate le due quinte insieme, quindi Andrea, Paolo, Veronica, tutti gli amici di sempre ci sarebbero stati. Ero al settimo cielo!
Partimmo in pullman all’alba. Io non volevo far un torto a nessuno, quindi mi sedetti al fianco di Veronica. Andrea e Paolo dietro di noi. Dopo qualche ora fra sonno e musica nelle cuffie, in viaggio cominciò ad animarsi, fra i soliti cori da pullman e le prime lattine di birra che cominciavano a girare di soppiatto fra i sedili. Dopo la sosta all’autogrill per il pranzo, mi ritrovai seduta nell’ultimo posto in fondo assieme a Paolo. Parlavamo vicinissimi uno all’altro, mentre la maggior parte degli altri dormiva. Ad un certo punto iniziò ad accarezzarmi una caviglia. Io avevo le gambe rannicchiate sul sedile e intanto continuavo a parlare. Quel contatto fu naturale, senza malizia, ma allo stesso tempo molto intimo. Sentivo la sua mano accarezzare la mia pelle ed i miei pensieri non riuscivano a staccarsi da quel contatto. Istintivamente alzai lo sguardo per cercare Andrea: mi sentivo in colpa. Stava dormendo qualche sedile più avanti ed io mi tranquillizzai. In realtà non stavo facendo nulla di male, perché mi sentivo in colpa? Non lo so. So solo che quando riguardai Paolo non lo vidi più con gli occhi di prima. Non era più solo un amico, era un ragazzo, un bel ragazzo e mi piaceva.
Veronica aveva ragione allora? Avrei fatto star male Andrea? Avrei rovinato la loro amicizia?
Mentre pensavo a queste cose, Paolo che continuava ad accarezzarmi dolcemente, mi si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò:
‘Tu mi piaci tanto lo sai? Forse sono innamorato di te.’
Il mio cuore impazzì.
Mi diede un leggero bacio sulla guancia e poi si riallontanò. Io non dissi nulla, ma in testa avevo un turbine di pensieri impazziti. Gli piaccio? Mi ama davvero o stata solo una mossa programmata per portarsi a letto qualcuno durante la gita? E Andrea? Cosa devo fare?
Avevo bisogno di stare sola. Così mi isolai nelle mie cuffiette e misi la musica a palla.
Mi risvegliai che era pomeriggio inoltrato e finalmente eravamo arrivati. Io e Veronica prendemmo una camera solo per noi. Paolo e Andrea andarono insieme in un’altra che dava sul nostro stesso corridoio.
Il resto del pomeriggio e la cena filarono via lisci senza altri turbamenti. Dopo la cena avevamo la libera uscita, solamente con la raccomandazione di rientrare per mezzanotte, altrimenti saremmo stati addormentati per le uscite dell’indomani. Partimmo subito tutti insieme ed entrammo nel primo pub che ci ispirò. Se mai vi hanno raccontato qualcosa sul costo della birra a Praga, no, non hanno esagerato: costa effettivamente meno una birra dell’acqua minerale. Pazzesco.
Immaginatevi 40 diciottenni in gita in un posto dove la birra costa meno dell’acqua, beh’ Non occorre che vi racconti nei dettagli la serata!
Durante il cammino per il rientro in hotel, Andrea mi cinse le spalle con un braccio per scaldarmi: vi posso assicurare che le notti di Marzo a Praga non sono per nulla calde, anche se avete bevuto parecchio. Paolo era più avanti, parecchio ubriaco, che scherzava con qualche suo amico. Io e Andrea rimanemmo indietro. Io fra i pensieri per quel che era successo in pullman con il suo amico e i fumi dell’alcool ero un po’ a disagio. Andrea se ne accorse e mi fece fermare:
‘Che c’&egrave che non va?’
Io: ‘No, nulla, &egrave solo la birra.’
Niente da fare, non ci credeva, mi conosceva troppo bene. Ci sedemmo su una panchina e io gli confidai di avere dei problemi con un ragazzo. Andrea era più timido di Paolo, speravo che accettasse il ruolo di confidente. Invece no, per tutta risposta mi disse:
‘Senti, io non voglio sapere nulla dei tuoi ragazzi. Sto troppo male a sentirti parlare di altri. Io sono innamorato di te da una vita.’
Io rimasi interdetta e lo guardai inebetita. Due ragazzi mi avevano confidato di amarmi in un solo giorno! Due grandi amicizie si erano trasformate in qualcos’altro ed ora avevo solamente paura di perderli entrambi. Non so se il mio sguardo comunicò qualcosa di diverso o se lui prese solamente il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo, so solo che mentre io rimanevo li a pensare lui mi abbracciò stretta e mi baciò.
Inizialmente volevo ritrarmi: forse fu la birra, forse la sorpresa, ma non lo feci.
Fu un bacio lungo, appassionato, bellissimo. La testa mi girava a mille, il cuore mi batteva all’impazzata. Ero su un altro pianeta.
Dopo poco raggiungemmo gli altri e ognuno andò nelle proprie stanze per dormire. Dopo il viaggio eravamo tutti stravolti.
Il mattino dopo mi svegliai con mille pensieri per la testa. Avevo baciato uno dei miei più grandi amici e la cosa sconvolgente era che mi era piaciuto tantissimo. Un altro mi aveva accarezzato dolcemente e mi era piaciuto anche quello. Cosa dovevo fare? Come mi dovevo comportare? Mi sentivo in colpa con entrambi. Uno non sapeva dell’altro e li vedevo parlare fra loro come se nulla fosse.
Decisi di non decidere. Per oggi saremmo stati sempre in gruppo nelle varie uscite, bastava non rimanere sola con nessuno dei due.
In realtà durante la giornata in occasioni diverse rimasi sola con entrambi, ma fu tutto naturale e tranquillo, nessuno dei due fece cenno a quello che era successo il giorno prima. Alla sera fra risa, scherzi e birre, mi pareva passato un secolo dai pensieri della sera prima.
Dopo cena eravamo tutti stanchi morti, ma Paolo e Andrea mi chiesero di andare nella loro stanza per vedere un film. Me lo chiesero insieme, senza alcuna malizia, quindi non trovai alcun motivo per non accettare. Pensavo che finché ci fosse stato l’altro, nessuno dei due avrebbe fatto alcun ché di sconveniente.
Mi sbagliavo.
Ci stendemmo sul lettone tutti e tre. Il film era carino, romantico al punto giusto da non risultare melenso. Dopo poco decidemmo di infilarci sotto le coperte, faceva freschino. Concentrata sul film, non vedevo nulla di male nello starmene nel letto con due amici, dopotutto eravamo tutti e tre vestiti ed eravamo stati tante volte sdraiati a guardare un film prima di allora.
Celato alla vista di Andrea dalle coperte però, Paolo iniziò ad accarezzarmi la mano. Era dolce, delicato, piacevole’ lasciai fare.
Incoraggiato dall’assenza di reazione, si fece più audace ed iniziò ad accarezzarmi il fianco, poi la gamba. Ero terrorizzata che Andrea scoprisse ciò che stava accadendo, ma mi piaceva quel tocco. Continuai a lasciar fare.
Poi accadde quello che temevo: anche Andrea dall’altra parte iniziò ad accarezzarmi dolcemente.
Ora non sapevo più davvero cosa fare. Ero sotto le coperte con due ragazzi che mi toccavano piano ed entrambi mi piacevano tanto. Cosa dovevo fare? Se li avessi fermati uno avrebbe scoperto dell’altro e sarebbe successo un casino. Se li avessi lasciati fare, probabilmente si sarebbero prima o poi incrociati in qualche carezza e sarebbe stato addirittura peggio: avrei fatto la figura della puttana.
Lentamente afferrai con la mano sinistra la mano di Paolo e con la destra quella di Andrea. Sempre lentamente, ma con fermezza, le allontanai da me. Purtroppo però avevano entrambi frainteso. Il fatto che io non dicessi niente apertamente, li faceva pensare che io apprezzassi la cosa (ed era vero) e che li volessi fermare solamente per la presenza dell’altro. Entrambi la presero come un gioco: entrambi volevano farmi eccitare senza che il terzo se ne accorgesse.
Driblando le mie mani, le loro tornarono quindi sul mio corpo e si fecero sempre più audaci.
Dovevo inventarmi qualcosa, ma cosa?
Ormai non vedevo più il film, ma tenevo lo sguardo fisso sullo schermo perché girarmi in una direzione o nell’altra avrebbe voluto dire incrociare i loro sguardi. Ero sempre più terrorizzata.
La mano di Paolo si era intrufolata sotto l’elastico della mia tuta ed ora mi sfiorava la coscia sulla pelle viva: era una mano calda, delicata, eccitata’.
La mano di Andrea invece si faceva strada sotto la mia felpa, arrivando sempre più pericolosamente a sfiorarmi il reggiseno.
Entrambi erano movimenti lenti, misurati, studiati per non far muovere le coperte che illuminate dal bagliore dello schermo, avrebbero tradito movimenti più repentini.
Io mi stavo eccitando.
Due uomini mi stavano toccando. E molto bene.
Due uomini che mi piacevano. Nella mia testa il pericolo di essere scoperta, l’eccitazione, l’avventura, stavano creando un mix esplosivo’
Quando la mano di Paolo sfiorò l’elastico delle mie mutandine, ebbi un sussulto. Con la scusa di cambiare posizione, allontanai le loro mani da me in un secondo di lucidità.
Tornarono in meno di un secondo.
La mano destra di Paolo era ormai fissa nel mio interno coscia e ad ogni passaggio si avvicinava sempre di più alle mutandine, sostando nei pressi delle mie zone più intime per periodi sempre più prolungati.
Andrea invece aveva il braccio sinistro steso lungo il corpo e mi accarezzava il polso e la mano, tenendola impegnata. Con la destra era sotto la mia felpa e giocava con il ferretto del mio reggiseno, sforando la parte bassa del mio seno.
Respiravo sempre più affannosamente. Ero persa ormai’
Ero rassegnata ad essere scoperta: prima o poi tutto sarebbe finito in una furiosa litigata ed avrei perso due amici. Lo sapevo, ne ero consapevole. Allo stesso tempo però avevo perso i freni inibitori, non volevo smettere di ricevere tutte quelle attenzioni. Ero al centro del mondo ed avevo due uomini concentrati su di me.
Entrambi sentivano i miei sospiri e si sentivano la causa unica del mio eccitamento, quindi pensavano di essere autorizzati a continuare. Ad un certo punto Andrea, che aveva le sue dita intrecciate alle mie, spostò la mia mano sul suo corpo e la posò all’altezza del suo cazzo. Lo sentivo durissimo sotto la sottile stoffa delle mutande. Ero paralizzata, volevo scappare, ma qualcosa dentro di me mi impediva di sottrarmi a quel contatto.
Iniziai a toccarlo, passando le dita su tutta la sua lunghezza: sentivo il calore attraverso la stoffa, lo sentivo pulsare. Visto che non avevo ritratto la mano e anzi la muovevo di mia iniziativa, lui si sentì autorizzato ad andare oltre la barriera del mio reggiseno. Lo sollevò delicatamente dalla parte bassa ed iniziò ad accarezzarmi con movimenti circolari il seno destro, quello a lui più vicino.
Nel frattempo Paolo mi accarezzava le mutandine. Non so se ne fu sorpreso, ma quando arrivò a toccarle all’altezza delle labbra, le trovò certamente molto bagnate. Continuava a sfregarle con sempre maggior vigore fino a che non accadde.
Le mani dei miei due uomini si incontrarono proprio sopra le mie mutandine. Inizialmente pensarono che l’altra mano fosse la mia, ma presto si accorsero che il numero di mani sotto le coperte non tornava affatto.
Ci fu un momento che mi parve eterno in cui tutto si fermò. Avrebbe potuto accadere di tutto. Ero pronta alle urla e ai litigi.
Invece non accadde nulla di tutto questo. Paolo si alzò a sedere, mi guardò e disse:
‘Vuoi che me ne vada?’
Il suo sguardo era quello del cane ferito, consapevole di aver perso una battaglia e pronto a subirne le conseguenze. Io riuscii ad emettere solamente un flebile
‘No’.
Lui mi guardò fisso per un secondo, con uno sguardo pieno di interrogativi e stupore, ma anche di gioia, poi si rimise sdraiato, ma questa volta su un fianco, guardando me ed Andrea.
Fu quindi la volta di Andrea:
‘Allora me ne vado io.’
Fece per alzarsi, ma lo fermai. Non so dove presi il coraggio, ma non volevo perderli, non volevo perdere nessuno dei due.
‘No, resta.’ Riuscii a dire. ‘Non voglio perdere nessuno di voi’.
Loro mi guardarono per un attimo che mi parve durare all’infinito, poi si guardarono l’un l’altro. Nessuno disse nulla. Poi Andrea prese un’iniziativa che mi fece restare di stucco: scese verso di me e mi baciò.
Un bacio languido e passionale, bello come quello della sera precedente. La sua lingua e la mia danzarono per parecchio tempo, mentre Paolo al nostro fianco ci guardava indeciso sul da farsi. Quando mi staccai da Andrea, mi girai verso di lui e fui io ad andargli in contro per baciarlo. Anche con lui fu un grande bacio.
Mi sentivo una puttana. Stavo andando con due uomini contemporaneamente. Cosa mi era successo? Cosa ero diventata? Non sapevo fin dove mi sarei spinta, ma la situazione era dannatamente eccitante.
Mentre baciavo Paolo, Andrea mi accarezzava la schiena da sotto la felpa, poi mi abbracciò da dietro ed iniziò ad accarezzarmi le tette. Era una sensazione incredibile baciare un ragazzo e sentire sulle tette le mani di un altro.
Sentivo il calore e la protezione di due caldi corpi di uomo. Mi sentivo vulnerabile e protetta allo stesso tempo.
Andrea mi sfilò la felpa ed io rimasi in reggiseno. Davanti a me Paolo osservò l’operazione e poi guardò il mio corpo con aria estasiata. Non mi ero mai sentita tanto desiderata in vita mia.
Paolo mi abbracciò nuovamente e le nostre bocche si fusero di nuovo. Andrea mi venne vicino ed io mi staccai da un bacio per finire immediatamente in un altro. Potevo notarne le differenze, apprezzare i pregi di uno e dell’altro.
Mentre lo baciavo, Andrea riprese la mia mano e la spinse di nuovo sul suo cazzo. Era ancora duro e pulsante come lo avevo lasciato pochi minuti prima. Ora lo potevo accarezzare con più vigore, senza paura di essere scoperta e presto lo liberai dai boxer. Lo impugnai bene e cominciai a fargli una lenta sega.
Aveva un bel cazzo, non troppo lungo, ma abbastanza largo. In realtà io prima avevo visto dal vivo solamente quello del mio fidanzato storico, quindi non avevo molti metri di paragone, però il cazzo di Andrea mi piaceva moltissimo. Lo baciavo e lo tenevo in pugno: era sotto il mio completo controllo. Mi staccai da lui interrompendo quell’eterno bacio e mi abbassai piano per prenderglielo in bocca.
La sua cappella scottava, continuavo lentamente a segarlo, mentre con la lingua iniziavo a leccarlo lungo l’asta. Lo leccai per tutta la lunghezza, poi mi misi in bocca la sua cappella pulsante. Ero in paradiso. Potevo fare di lui quello che volevo. Giocavo con la lingua sulla cappella, mentre con le labbra lo avvolgevo stretto.
Mi piaceva davvero.
Impegnata com’ero mi ero quasi dimenticata di Paolo. Forse era un po’ scosso da quel che stava vedendo: se davvero era innamorato di me, vedermi fare un pompino al suo migliore amico, doveva metterlo un po’ a disagio’
A malincuore mi staccai dal cazzo di Andrea e mi stesi sul letto guardando Paolo negli occhi. Speravo cogliesse l’invito implicito e così fu. Si avvicinò a me ed iniziò ad accarezzarmi dappertutto. Prese l’elastico dei miei pantaloni e me li sfilò. Io rimasi in mezzo a loro in mutandine e reggiseno, ma Andrea fu lesto a levarmi anche quello. Ora le mie tette erano libere e i miei due amanti si fiondarono su di esse come rapaci impazziti. Iniziarono a leccarmi i capezzoli e intanto le loro mani si contendevano il posto fra le mie cosce. Ero in ginocchio sul letto e quando abbassai lo sguardo e vidi le teste di due uomini impegnate contemporaneamente a succhiarmi i capezzoli e toccarmi la patatina: quasi svenni.
Paolo si staccò dal mio seno e si alzò in piedi sul letto. Si sfilò i pantaloni e le mutante, mettendo in mostra un cazzo niente male. Pian piano si avvicinò di nuovo: era evidente cosa voleva, così glielo presi in mano e lo avvicinai alla mia bocca.
Era buono, un po’ meno largo di quello di Andrea, ma altrettanto caldo. Continuavo ad andare su e giù con la lingua, mentre Andrea si staccò dalle mie tette e si alzò a sua volta. Ora avevo due cazzi che mi puntavano contemporaneamente la faccia.
Li strinsi in mano entrambi e guardai in volto i miei due amici. Non riuscivo a decifrare le loro emozioni, vedevo solo la lussuria trasparire dai loro occhi. Riguardai i due cazzi e iniziai a succhiarli a turno. Prima Andrea, poi Paolo, poi di nuovo Andrea, poi Paolo. Non riuscivo a smettere: ero un lago. Stavo quasi per venire solo per le emozioni che provavo stringendo in mano quei due cazzi, per essere al centro di tutte quelle attenzioni.
Era fantastico.
Andrea si liberò dalla mia presa. Probabilmente stava per venire pensai. Continuai quindi a concentrami su Paolo. Sentii Andrea armeggiare con il portafoglio e allora capii che stava cercando un preservativo. Mi prese per i fianchi e mi fece mettere in ginocchio, senza dover staccare la bocca dal cazzo di Paolo. Lo sentii infilarsi il profilattico e poco dopo iniziare a sfregare sulle mie mutandine. Me le sfilò ed io ora ero completamente nuda, solamente con dei corti calzini bianchi e un cazzo in bocca.
Sentii che mi toccava con le dita.
Ero eccitata come mai lo ero stata in vita mia. Mi penetrò facilmente prima con un dito, poi con due. Poco dopo sentii la sua cappella spingere sulle piccole labbra e poi lo sentii dentro. Era molto più grosso di quello del mio ex, quindi la mia figa era un po’ stretta per lui, ma non mi fece male: ero talmente lubrificata che scivolò dentro senza problemi.
Con i primi colpi dovetti lasciare il cazzo di Paolo, non eravamo ben sincronizzati e rischiavo di affogarmi ad ogni affondo. Dopo poco ci presi la mano però. Mi sentivo immensamente troia a prendere due cazzi contemporaneamente e godevo come una pazza.
Venni.
Venni come non ero mai venuta prima. Venni come vedevo venire le attrici dei film porno guardati di nascosto. Venni più di una volta. Orgasmi in sequenza, uno più potente dell’altro. E’ inutile tentare di descrivere cosa ho sentito: se non si prova sulla propria pelle la sensazione di completezza e di due uomini che ami che si dedicano completamente al tuo piacere, non lo si può capire.
Ero scossa da sussulti ed avevo gli occhi ribaltati dal piacere, per cui si fermarono e colsero l’occasione per scambiarsi di posizione. Appena mi ripresi un poco, volli sdraiarmi sulla schiena. Paolo iniziò a penetrarmi subito: non aspettava altro. Contemporaneamente Andrea venne vicino alla mia faccia, con intenzioni più che esplicite. Glielo presi in bocca e bastò davvero poco per sentire che le pulsazioni aumentavano. Lo sentii irrigidirsi, sentii la cappella gonfiarsi e poi mi esplose in bocca. Letteralmente mi inondò.
Ricordo che il mio ex ragazzo quando veniva faceva una quantità di sborra molto più modesta. Non avendo confronti, credevo fosse normale, ma quella che mi scaricò addosso Andrea era molto ma molto di più. I primi due schizzi li presi in bocca, un altro in pieno viso e il resto mi colò sulle tette. Non sapevo cosa fare con la bocca piena della sua sborra: non avevo mai assaggiato prima il seme di un uomo. Non mi faceva schifo, anzi, il sapore non era poi male. Se fossimo stati soli, probabilmente sarei corsa in bagno a sputarla nel lavandino, ma ero bloccata da Paolo che sopra di me continuava a pomparmi.
Guardai Paolo negli occhi. Aveva lo sguardo stravolto: sembrava che scoparmi fosse il coronamento di un sogno, ma non credo avrebbe mai pensato di farlo mentre avevo la faccia e le tette sporche dello sperma del suo migliore amico’ Mentre mi guardava fisso non trovai di meglio da fare che ingoiare la sborra che avevo in bocca e leccarmi le labbra. Mi sentivo una vacca, lo ammetto.
Avevo paura di aver esagerato, ma lui per tutta risposta uscì dalla mia figa, si alzò in piedi e mi prese per capelli, puntandomi il cazzo in faccia. No, non voleva che lo prendessi in bocca, voleva solo sborrarmi in faccia.
E fu ciò che fece. Anche lui, come Andrea mi lasciò addosso almeno 3 o 4 copiosi schizzi di sperma, poi si mise a sedere. Dovevo essere in condizioni pietose, così scappai in bagno, accesi la doccia e mi ci buttai sotto.
Lavai via lo sperma e la libidine, ma continuavo a sentirmi sporca. Quello che mi rimaneva addosso adesso era solo la vergogna ed un mare di domande senza risposta. Cosa avrebbero fatto loro adesso? Si stavano parlando ora che erano rimasti soli? Lo avrebbero raccontato a tutti? Sarei diventata la puttana della compagnia? Ormai ero segnata.
Ma perché cavolo avevo lasciato che tutto questo succedesse!? Ero proprio un idiota.
Iniziai a piangere. Sotto l’acqua calda, le lacrime mi scorrevano sul corpo. Non sapevo come uscire da questa fottuta situazione. Cavolo, non sapevo nemmeno come uscire dalla loro fottuta stanza!
Ero sotto la doccia ormai da un po’, ma non sapevo che fare. Continuavo a singhiozzare e piangere, quando sentii bussare. Era Andrea:
‘Tutto bene?’ Mi chiese gentilmente.
‘No, sono solo una puttana.’ Riuscii a dire fra il pianto.
Entrò in bagno ancora nudo, Paolo dietro di lui.
Entrarono nella doccia entrambi. Mi abbracciarono. Fu l’abbraccio più dolce e caldo che io avessi mai ricevuto. Un abbraccio triplo, un calore triplo. Riuscirono a calmarmi.
Rimanemmo abbracciati sotto il getto dell’acqua calda e fra il vapore sentii Paolo dire:
‘Non sei una puttana. Ti amo.’
Ok, vi ho raccontato quello che &egrave successo quel giorno, ma non mi &egrave servito a calmarmi molto. Sono ancora indecisa, tesa, agitata’ Non so come comportarmi. Non so se dovrei troncare con Andrea, con Paolo o con tutti e due. Dovrei fare qualcosa: il pensiero che loro mi considerino una puttana o che raccontino a qualcuno quello che &egrave successo mi tormenta.
Devo essere sincera, mi tormenta anche il pensiero di ciò che abbiamo fatto, ma in un altro senso’ Ogni volta che ripenso alle sensazioni che ho provato, stretta fra le loro braccia, torno a bagnarmi e posso fare a meno di toccarmi. Forse sono malata.
Oggi voglio raccontarvi quel che successe dopo quel giorno.
La gita finì senza altri grossi eventi. Io cercavo di evitare Andrea e Paolo, loro cercavano ogni scusa per stare soli con me, ma si evitavano tra loro. Veronica si era accorta che qualcosa era cambiato nel nostro comportamento, ma la spiegazione che gli avevo dato, cio&egrave aver respinto le avances di Andrea, gli era bastata.
Io rimasi sola il più possibile: mi isolavo con la mia musica, assorta nei miei pensieri, ma più di una volta mi sentivo gli sguardi dei miei due amanti sul corpo. Entrambi continuavano a desiderarmi, era evidente.
Quando tornammo a casa e mia madre mi chiese notizie sulla gita, credo diventai rossa più della felpa che portavo, ma me la cavai con le solite frasi di circostanza e qualche sommaria descrizione della città. Mia madre e mio padre la sera del mio rientro dovevano andare a cena fuori con amici: loro si sentivano in colpa a lasciarmi sola dopo giorni che non mi vedevano, ma un po’ di solitudine ed la casa tutta per me dopo giorni circondata dal chiasso della scolaresca, mi faceva solo piacere.
Partirono verso le sette e mezza dicendo che sarebbero tornati molto tardi, io mi buttai sotto la doccia.
L’acqua calda mi scorreva sul corpo e i pensieri cominciarono ad affollare la mia mente. Pensavo alla doccia che avevo fatto quella notte, al pianto, ai loro corpi nudi stretti a me. Pensavo alle loro braccia forti che mi avvolgevano le spalle, ai loro pettorali che trasmettevano alla mia pelle il ritmo del loro respiro e delle loro emozioni.
Con gli occhi chiusi, ero di nuovo là. Sentivo il cazzo di Andrea, che a riposo dopo la fatica, si appoggiava morbido sulla mia gamba, mentre Paolo mi dava dei leggeri baci sul collo e mi sussurrava che mi amava. Dio, perché doveva essere così dannatamente bello?! Con una mano insaponavo un seno e mi accarezzavo il capezzolo turgido, con l’altra mi stavo sfregando le grandi labbra, sempre più bagnata.
Ero persa, presto sarei arrivata all’orgasmo, ma fui svegliata di soprassalto dal suono del campanello.
Chi mai poteva essere alle otto di sera? Mia sorella no, era all’università a Milano e poi aveva le chiavi. Forse era una delle zie che sapeva che sarei tornata stasera. Uscii dalla doccia e mi infilai un accappatoio.
Non trovavo le ciabatte, maledetta disordinata, così mi asciugai in fretta i piedi e corsi scalza lungo il corridoio verso la porta. Sovra pensiero aprii senza chiedere chi fosse e mi trovai di fronte Andrea.
Davvero non ero pronta per questo. Lo stomaco mi si chiuse, mi mancò il respiro. Continuavo a fissarlo imbambolata e non sapevo cosa dire’
‘Ti disturbo? Posso entrare solo un secondo? Ti devo parlare’ disse.
‘Ok, entra, sono a casa da sola’ Risposi.
Vestita solo dell’accappatoio e con i capelli bagnati, lo accompagnai in soggiorno e lui si sedette sul divano. Gli offrii qualcosa da bere e poi gli dissi che mi sarei andata a vestire, ma lui non volle sentir ragioni. Non poteva aspettare oltre, doveva parlarmi subito.
Mi sedetti accanto a lui sul divano, coprendomi il più possibile, ma il corto accappatoio lasciava scoperto un po’ troppo il mio corpo bagnato. I capelli mi gocciolavano sulle spalle, ma non avevo freddo. A dire il vero non sentivo nulla in quel momento, ero completamente persa nell’emozione di avere Andrea di nuovo a fianco, soli.
Lui mi guardo fisso negli occhi, tanto che sostenere quello sguardo mi fu difficilissimo. Credevo mi stesse leggendo nell’anima.
‘Giada, io ti amo. Questi ultimi tre giorni di gita, senza poter parlare con te di quel che &egrave successo, mi hanno ucciso.’ Mi disse.
Io lo guardavo, ma non trovavo alcuna parola con cui rispondere. Avevo lo stomaco sottosopra e il cuore mi rimbalzava nel petto.
‘Quello che &egrave successo l’altra sera’ Non era previsto, non era logico, non era’ Non so cos’era, ma &egrave stato bellissimo. Ho visto come mi guardavi, ho visto come mi toccavi. Anche tu provi qualcosa per me non &egrave vero?’
‘Si.’ Riuscii a dire con un filo di voce.
‘E Paolo? Ti piace anche lui o era solo sesso?’
‘Mi piace. Mi piaci tu. Non lo so. Non so niente in questo momento, sono solo confusa” Mentre dicevo queste parole avevo le lacrime che mi rigavano le guance mischiandosi all’acqua della doccia. Lui mi abbraccio e mi baciò su una guancia.
‘Non preoccuparti’ mi disse ‘Va tutto bene.’
‘No, non va bene. Come posso amare due ragazzi? Come posso aver fatto quello che ho fatto? Come puoi non considerarmi una troia?’ dissi.
‘Una troia va con gli uomini per soldi, una ragazza che fa l’amore con chi ama, non può essere considerata una troia. Quello che &egrave successo l’altra sera &egrave stato un’esperienza strana, lo ammetto, ma non devi sentirti in colpa. E’ stato bello per tutti e tre, ne sono sicuro.’
Era dolcissimo. Riusciva a consolarmi in un momento in cui oscillavo pericolosamente fra la vergogna e il rimorso. Faceva sembrare la cosa sporca che avevamo fatto, una cosa pulita e normale. Lo guardai negli occhi e gli dissi:
‘Grazie di averlo detto. Grazie di essere qui.’ E lo baciai.
Ci baciammo a lungo, abbracciati, sul divano. Un bacio appassionato, focoso, emozionante.
L’accappatoio si slacciava sempre di più e lui piano piano si intrufolava dentro ad accarezzarmi i seni, che reagivano al suo tocco.
Proprio mentre mi stavo lasciando andare e pensavo che quella serata sarebbe finita facendo l’amore con lui, suonò di nuovo il campanello.
Mi ricomposi per quanto possibile e mi alzai per andare alla porta, spaventata e irrigidita. Era la seconda volta quella sera che il campanello mi interrompeva sul più bello’
Chiesi chi fosse al citofono e la voce che sentii dall’altro lato dell’apparecchio mi sbalordì: era Paolo. Aveva avuto la stessa idea di Andrea ed era venuto per parlarmi da solo. Gli dissi di attendere un secondo e riagganciai. Mi girai verso Andrea e lo implorai di nascondersi in camera mia.
In quel momento ero convinta che quello giusto fosse lui, ma volevo essere io a dirlo a Paolo: non volevo che ci trovasse insieme, con me mezza nuda e la casa vuota.
Andrea accettò e si chiuse nella mia camera.
Feci entrare Paolo e ci sedemmo sul divano. Parlammo per dieci minuti buoni e più lo guardavo più non riuscivo a dirgli di me e del suo migliore amico. Cavolo era dolce e bello come il sole.
Mi amava. Continuava a ripeterlo disperato e io non volevo spezzargli il cuore. Non sapevo più cosa fare.
Lui cercò di baciarmi, ma io mi scostai.
‘Non ti piaccio?’ mi chiese.
‘Certo che mi piaci, &egrave che non posso” risposi.
‘Perché non puoi? E’ per Andrea? Io non posso vivere senza di te, lo sai? E’ da quando facevi la terza media che sono innamorato perso di te. Ti ho visto stare per anni con il tuo ex e morivo dentro ogni volta che vi vedevo insieme. Adesso che ho assaggiato il tuo sapore, non puoi chiedermi di farne a meno. Non potrei”
Riprovò a baciarmi e questa volta cedetti. La mia testa non pensava più ad Andrea nella stanza a fianco, non pensava più a nulla. Ci baciammo ancora e ancora. Ormai avevo perso qualunque freno.
Proprio come Andrea anche lui iniziò a infilare le mani dento all’accappatoio e il mio corpo iniziava a fremere sotto il suo tocco. Mi fece stendere sul divano e mi aprì del tutto l’accappatoio. Era steso su di me e mentre mi baciava, con la mano destra mi accarezzava ovunque. Sul seno, sulla pancia, sulle cosce, infine lì, dove più lo aspettavo.
Iniziò a toccarmi dolcemente, poi iniziò ad andare più in profondità e mi penetrò con un dito. Ero già un lago.
Si staccò dalla mia bocca e iniziò a baciarmi il mento, poi il collo. Io ansimavo e inarcavo la schiena seguendo le sue dita che mi esploravano. Era davvero bello.
Scese ancora ed iniziò a leccarmi i capezzoli. Movimenti veloci di lingua, prima su un seno, poi sull’altro. Io gli accarezzavo i capelli e godevo di quel tocco.
Era bravo. Sia con le dita che con la lingua.
Dopo un po’ sul mio seno, iniziò a scendere ancora. Con piccoli bacetti e leccatine passava sul mio pancino e sull’ombelico, poi ancora giù.
Quando appoggiò le labbra sulla mia patatina quasi venni. Era la prima volta che un ragazzo mi baciava lì ed era davvero una sensazione straordinaria.
Iniziò leccando le labbra tutt’attorno, poi su e giù lungo tutta la fessura, poi dentro, tenendola aperta con le dita. Era fantastico.
Quando iniziò a leccarmi e succhiarmi il clitoride, non potei fare a meno di inarcare la schiena e sbarrare gli occhi. Fino ad allora li avevo tenuti chiusi per concentrarmi solo sulle sensazioni che Paolo mi provocava, ma quando lo scatto involontario me li fece aprire, vidi per un istante Andrea con la coda dell’occhio.
Era sulla porta che ci guardava fisso.
Guardava me nuda sul divano, col suo migliore amico vestito con la testa fra le mie gambe. Io con una mano mi toccavo una tetta, con l’altra spingevo più a fondo la testa di Paolo.
Andrea mi guardava come imbambolato, ma quando si accorse che l’avevo visto, la sua espressione mutò. Da sorpreso, divenne arrabbiato e si avvicinò a noi. Lo fece silenziosamente, così che Paolo impegnato com’era nel darmi piacere, non si accorse nemmeno quando lui prese per i capelli e mi spinse il cazzo in bocca.
Di nuovo. Stava succedendo di nuovo.
Come cavolo era possibile?
Iniziai a succhiarlo. Andavo su e giù sulla sua asta e passavo la lingua sulla sua cappella violacea. Lo tenevo in mano con la sinistra e con la destra continuavo a torturare i miei capezzoli.
Non so quando Paolo si accorse dell’altra presenza. Quel che so &egrave che non smise di penetrarmi con le dita e succhiarmi il clitoride fino a che non venni. Un orgasmo potente, grande, bello.
Dopo che sentì le mie contrazioni e che ebbe la faccia inondata dei miei succhi vaginali, si allontanò e si mise a sedere sul divano. Sembrava esausto. Rassegnato. La presenza di Andrea doveva essere stato un duro colpo.
Se Andrea si era sfogato ed aveva affermato il suo predominio su di me con il gesto rude di spingermi il cazzo in gola, Paolo teneva tutto dentro e si crogiolava nella depressione.
Volevo scusarmi con lui. Volevo fare qualcosa per lui. Così scesi dal divano e mi misi in ginocchio sul tappeto. Andai in mezzo alle sue gambe e appoggiai i gomiti sulle sue ginocchia.
Non mi guardava, aveva lo sguardo fisso verso la finestra, sembrava volersi isolare. Però non si muoveva e non si sottraeva al mio contatto, per cui decisi di continuare. Gli slacciai la cintura, poi i pantaloni e gli abbassai la lampo. Presi il suo cazzo in bocca ed iniziai a leccarlo. Non era completamente eretto, come se quello che era successo gli avesse fatto perdere la voglia di me.
Ma non era così. Dopo pochi colpi di lingua ecco che il suo cazzo pian piano reagisce, lo sentivo indurirsi fra le mie labbra, sentivo la cappella gonfiarsi, sentivo le vene pulsare, sentivo lui. Sentivo il suo sguardo su di me.
Lo guardavo, ma senza smettere leccargli la cappella. Mi caddero i capelli biondi sul viso e davanti agli occhi. Lui allungò una mano e me li sistema dolcemente, mente io continuavo ad andare su e giù sul pene ormai completamente duro.
Andrea nel frattempo si era spostato dietro di me. Sentivo che mi toccava, poi la sua larga cappella iniziò a sfregarmi la pelle. Non mi penetrava, voleva farsi desiderare e ci riusciva benissimo. Mi passava il cazzo sulle cosce, sul culo, poi sulla passerina, ma senza entrare. Iniziò a sfregare avanti e indietro, ma sempre da fuori. Mi stava facendo morire di desiderio.
Non staccavo la bocca dal cazzo di Paolo, ma indietreggiavo con le anche ogni volta ad ogni contatto con la pelle di Andrea. Ero io che lo cercavo, che lo volevo dentro di me.
Continuava lo sfregamento da fuori e con le mani mi palpava il culo dappertutto. I miei umori colavano sul suo cazzo, che ormai bagnatissimo, scivolava sulla mia figa più che sfregare.
Io continuavo il pompino, ma da sotto, con le mani cercavo il contatto con l’altro cazzo. Lo toccavo. Lo sentivo. Cercavo di afferrarlo per indirizzarlo dentro di me, ma lui continuava a sfuggirmi. La mia mano rimase lì ed iniziai a toccarmi il clitoride da sola per darmi piacere.
Ad un tratto sentii che lui iniziava finalmente a penetrarmi, ma non col cazzo. Con un dito, poi due. Un po’ di avanti e indietro poi li tolse. Mi stava facendo impazzire, non capivo cosa aspetta a scoparmi. Forse mi stava punendo.
Poi sentii che con le dita passava nel solco delle mie natiche, una volta, due volte. Ad ogni passaggio si soffermava di più sul mio buchetto posteriore, fino a che non iniziò a giocherellare con quello.
Non l’avevo mai fatto lì. Non avevo idea di quali sarebbero state le sensazioni, quindi oscillavo fra lo spaventato e il curioso, ma non mi opposi: quel tocco delicato mi piaceva.
Sentii che iniziava a spingere nel culo e inserire pian piano un dito ben bagnato dai miei succhi vaginali. Faticava molto ad entrare, ero strettissima. Quando fu dentro con poco più di una falange, spinse con forza e mi penetrò a fondo. Mi staccai dal cazzo di Paolo e non riescii a trattenere un urlo. Mi girai e guardai Andrea contrariata, ma lui mi prense per i capelli e mi riportò la mia faccia contro cazzo che avevo davanti. Iniziò a muovere il dito avanti ed indietro, prima piano piano, poi sempre più veloce. Iniziava a piacermi’
Mi sentivo piena ed era solo un dito.
Ricominciai a godere, tornai a toccarmi il clitoride e ripresi il pompino con più gusto.
Sentii che toglieva il dito e iniziava a spingere con due. Stessa procedura di prima, prima fa un po’ male, poi pian piano cominciava a piacermi e mi rilassavo.
Dopo qualche minuto con due dita, sentii che le toglieva e mi avvicinava la cappella al buchetto. Mi girai di scatto. Pensavo che avesse capito che se due dita erano così strette e che il suo cazzo sarebbe mai potuto entrare. Protestai.
‘No’ dissi convinta, ma a lui non sembrava importare.
Cercai di fermarlo con le mani, ma mi prese per i polsi e mi immobilizzò.
Cercai di divincolarmi, ma lui era più forte di me.
‘No, dai, non voglio!’ insistetti, ma la mia voce non dovette suonare convincente perché mi fece mettere con le mani sulle gambe di Paolo e Paolo stesso mi prese i polsi tenendomi ferma. ‘Ma che fa?!’ Mi chiedevo. ‘Sono d’accordo?’
Non mi ero mai sentita tanto impotente come in quel momento, ma non potevo farci niente. Non potevo incolpare nessuno tranne me stessa per il guaio in cui mi ero cacciata.
Ero immobilizzata a pecorina sul tappeto di casa mia, con un ragazzo che mi teneva ferma e mi puntava il cazzo sulla faccia ed uno dietro che voleva sverginarmi il culo. Mio dio, che puttana. Mi sentivo sporca, mi sentivo vacca. Non riuscivo a smettere di essere eccitata e di bagnarmi.
Andrea mi appoggiò la cappella al buchetto e cominciò a spingere. Non entrava. Non poteva entrare, non era fisicamente possibile.
Dopo qualche tentativo, si abbassò su di me e mi disse all’orecchio:
‘Rilassati, ti piacerà.’
Le sue parole erano calde, non violente. Quello che mi sussurrò non era un ordine, ma un consiglio. Quindi abbassai le mie difese proprio nell’istante in cui lui tentava un altro assalto. Questa volta riescì ad impuntare la cappella.
Mi faceva malissimo. Urlai di dolore. Ma lui non si fermò, continuava a spingere e si fece strada dentro di me.
Dei grossi lacrimoni mi rigarono le guance. Con la vista annebbiata dal pianto vedevo Paolo che mi guardava e sembrava più eccitato che mai. Continuava a tenermi ferma e il suo cazzo svettava duro e pronto all’orgasmo. Possibile che gli piacesse vedermi soffrire?
Ormai era tutto dentro. Andrea si fermò un istante ed oltre al dolore fortissimo riuscivo a sentire una sensazione si pienezza mai provata prima. Mi sembrava di avere la sua cappella in gola. Era una sensazione intensissima.
Iniziò a muoversi piano piano. Mi faceva ancora male, ma un poco meno dell’inizio. Sembrava che le pareti del mio culo avessero deciso di accettare l’intruso.
Pian piano mi rilassavo sempre di più e la sensazione di dolore non era più così enorme. C’era dell’altro oltre al male. Iniziava a piacermi questa nuova sensazione. L’idea di sentirmi violata nell’intimo mi faceva sentire sporca, ma la mia passerina sembrava apprezzare. Ricominciavo a bagnarmi.
Ricominciavo a godere.
Godevo nell’essere inculata. Chi l’avrebbe detto che prenderlo nel culo fosse così bello.
Mi piaceva. Mi piaceva sempre di più.
Non opponevo più alcuna resistenza, ero completamente sottomessa al volere di Andrea. Paolo non mi teneva più i polsi, le lacrime non scendevano più.
Urlavo ad ogni affondo, questo si. Ma urlavo sempre più di godimento e sempre meno di dolore. Iniziavo ad assecondare i colpi e il ritmo era sempre maggiore.
Ad un tratto sentii Andrea uscire e subito dopo un fiotto caldo mi colpì sulla schiena. Era venuto.
Io però non ero ancora soddisfatta, anche la mia micetta voleva la sua parte e così mi alzai in piedi e mi sedetti su Paolo, impalandomi sul suo cazzo ancora eretto e iniziando a cavalcarlo.
Mi piaceva stare sopra, dettare il ritmo. Lui era a sedere e mi cingeva i fianchi, io mi appoggiai con le mani allo schienale del divano e gli offrii i capezzoli da succhiare. Se prima ero succube di Andrea, ora dominavo Paolo.
Era bellissimo, sentivo che fra non molto sarei venuta di nuovo.
Poi accadde. Inaspettato.
Andrea mi prese per le spalle e mi fece girare, Paolo sotto di me si girò anch’esso, sdraiandosi sul divano. Io continuavo la cavalcata nella nuova posizione senza sapere il motivo per cui Andrea avesse deciso di farci spostare.
Poi capii.
Lo sentii di nuovo dietro di me. Spingeva con il cazzo di nuovo eretto sul mio buchetto.
Oddio.
Paolo era dentro di me a fondo. Mi fermai. Ero di nuovo in balia di Andrea. Mi entrò dentro anche lui. Io mi accasciai su Paolo e così facendo Andrea ebbe la strada spianata. Ora avevo due cazzi contemporaneamente dentro di me.
Ero stravolta. Letteralmente in trans. Ero in un’altra dimensione.
Non capivo più nulla.
Senti che loro due prendono ritmo, prima un po’ a fatica, poi più sincronizzati.
Una doppia penetrazione. Wow. L’avevo visto una volta su internet, mi aveva incuriosito, ma mai avrei pensato che fosse possibile nella realtà.
Venni. Tantissimo. Una serie di orgasmi multipli da perdere il conto.
Non avevo più forze e mi accasciai a peso morto su Paolo.
I miei due amanti erano sul punto di venire, così uscirono da me. Con le ultime forze scivolai sul tappeto a pancia in su e loro scaricarono il loro carico di sperma sul mio viso e sulle tette.
Ero come una bambola gonfiabile in quel momento. Passiva e stravolta da ciò che avevo provato.
Una volta ripresi, Andrea e Paolo mi alzarono e mi portarono nella doccia. Mi pulirono, mi asciugarono, mi coccolarono, poi mi misero a letto e se ne andarono.
Io mi addormentai subito, senza pensare, senza sognare. Sono con un senso di appagamento e di stanchezza mai provati prima.
Sono di nuovo qui a scrivere.
Vi confesso che dopo aver scritto il primo racconto, ‘Una gita sconvolgente’, non mi aspettavo quello che &egrave successo.
Mi avete mandato una marea di mail. Avevo iniziato a scrivere quello che mi &egrave successo in un momento davvero difficile per me. Non sapevo più chi ero, cosa volevo’ Avevo paura di quel che avevo fatto di quello che volevo.
Molte mail sono state carinissime, con consigli, complimenti per come scrivevo. Una mail in particolare mi ha colpito: una ragazza di nome Chiara, che candidamente mi consiglia di tenermi stretto sia Paolo sia Andrea.. Sentirmi compresa e non giudicata mi ha fatto davvero bene: grazie a tutti voi.
Oltre a questo primo tipo di mail, che sono state le più belle, mi sono arrivate anche mail di altro tipo ovviamente. Molti ragazzi mi hanno chiesto un contatto diretto, per conoscermi sul serio, ma no, grazie. Ho scritto queste pagine per uno sfogo personale, non per conoscere gente. Due ragazzi sono già anche troppi per me, non voglio complicare ancora una situazione già assurda.
Un altro tipo di mail ancora, sono quelle dei molti che non credevano fossi davvero io. Mi chiedevano se fossi davvero una ragazza, oppure un uomo’ Confermo: il mio nome &egrave Giada e le esperienze di cui ho scritto, le sensazioni che ho provato e che ho cercato di comunicare sono vere.
Lo capisco che sia difficile da credere: una ragazza normale non fa certe cose. Certe cose capitano nei film porno, non nella vita reale.
Anch’io la pensavo così prima di provarlo sulla mia pelle.
Prima di provare il rimorso, il piacere, la vergogna e l’amore, anche io pensavo che certe cose non fossero reali, ma solo il frutto della fantasia malata di qualche regista.
Beh, vi assicuro che io non ho cercato queste cose, ma mi ci sono trovata in mezzo. E’ stato bellissimo e sconvolgente e la mia vita non sarà più la stessa dopo quella gita e il giorno seguente che vi ho raccontato.
Ora sono un po’ più serena però. Mi sono finalmente un po’ calmata e dal giorno in cui Andrea e Paolo mi hanno preso insieme sul divano del mio salotto, non li ho più visti. Beh, non sono mai uscita da casa in realtà, quindi temo che prima o poi ricapiterà’
Oggi voglio raccontarvi come sono riuscita a riprendere un po’ di lucidità dopo quella sera. Voglio raccontarvi chi mi &egrave stato vicino e come &egrave riuscita a tirarmi un po’ su il morale.
Mia sorella.
E’ stata lei la mia ancora di salvezza in questi ultimi giorni. Si chiama Giulia ed ha tre anni più di me. Fin da piccole siamo sempre state molto legate: io ero per lei la sorellina da proteggere, lei per me il modello da imitare. Ci siamo sempre dette tutto, gli ho sempre chiesto consiglio su qualunque cosa.
Il giorno dopo quella notte, mi svegliai tutta indolenzita. Il sedere mi faceva un male cane ed i muscoli di braccia e gambe erano da buttare. Andrea e Paolo erano stati carini a mettermi ad aiutarmi a lavarmi e a mettermi a letto, ma ora sentivo sul mio corpo tutta l’irruenza che avevano usato con me la sera prima.
Per fortuna era domenica: non dovevo andare a scuola, non dovevo vedere nessuno. Mentre stavo crogiolandomi sotto le coperte, il senso di colpa per ciò che avevo fatto si faceva strada sempre di più dentro di me.
Come diavolo avevo potuto lasciare che accadesse di nuovo?! Così poi? Ho perso la verginità nel culo, mentre facevo un pompino ad un altro ragazzo e la cosa mi era piaciuta’ Avevo subito una doppia penetrazione santo Dio!
La mia testa era di nuovo un frullato di emozioni e con la testa sotto alla coperta, non potei fare a meno di piangere come una bambina.
Squillò il telefono.
Sbirciai da sotto le coperte temendo che fosse uno dei due, ma per fortuna sullo schermo dell’iPhone c’era il volto sorridente di mia sorella. Presi il telefono e risposi.
‘Ciao Jade! Come va?? Volevo sapere com’&egrave andata la gita! Dai racconta, voglio sapere tutto!’
‘Ciao Giulia’ E’ andata bene, tutto a posto.’ Dissi.
‘Che hai fatto? Ti sento strana. Hai pianto?’ Mi chiese.
‘No.’ Mentii.
‘Non ci credo. Che hai fatto?? E’ per un ragazzo? Ci hai fatto qualcosa in gita ed ora te ne penti?!’ Indagò.
‘In un certo senso’ Beh, &egrave complicato.’ Tagliai corto.
‘Con i ragazzi &egrave sempre complicato. Ti ha trattata male? Chi &egrave? Lo conosco?’ Incalzò.
‘No, non mi hanno trattata male. Sono io che sono una merda” Non ce la feci a trattenermi e scoppiai a piangere.
‘Arrivo.’ Disse.
‘No, dai Giulia, non &egrave successo niente. Rimani lì che hai da fare.’ Provai a dire fra i singhiozzi, ma lei ripeté solamente:
‘Arrivo.’ E riagganciò.
Lei studiava a Milano e mi sentivo ancora più in colpa a fargli prendere il treno farla solo per farla venire a scoprire che la sua sorellina &egrave una puttana che si fa scopare da due ragazzi contemporaneamente.
Guardai l’ora: le 9.30. Chissà, se fosse riuscita a prendere il primo treno sarebbe potuta arrivare per pranzo. Non sapevo ancora cosa le avrei raccontato, ma avevo voglia di vederla.
Ormai ero sveglia, così andai in bagno e poi in cucina per vedere di mangiare qualcosa. Sul tavolo della cucina trovai un biglietto dei miei con scritto che andavano al mare e che sarebbero tornati solo la sera. Meglio. Guardarli in faccia sapendo cosa avevo fatto la sera prima sul divano dove loro guardano Bonolis o Striscia la Notizia, sarebbe stato decisamente imbarazzante.
Giravo per casa nuda. La sera prima Andrea e Paolo mi avevano messa a letto così e adesso un po’ d’aria sul sedere non mi dispiaceva affatto: mi faceva parecchio male’ Mi fermai davanti allo specchio del corridoio.
Mi guardai un po’. Chissà da cosa si riconosceva una puttana? Chissà se la gente guardandomi avrebbe capito ciò che avevo fatto? Chissà cosa ci trovavano in me Andrea e Paolo? Cio&egrave, lo so di essere piuttosto carina, però non capisco (tutt’ora), come abbiano potuto perdere la testa per me, tanto da accettare di condividermi con un altro. Dopotutto erano due gran bei ragazzi, avrebbero potuto avere qualunque ragazza volessero tutta per se. Invece hanno scelto me.
Distolsi lo sguardo dallo specchio. Era un falso problema: dopo quel che avevo fatto la sera prima, nessuno dei due avrebbe voluto più rivedermi, ne ero certa.
L’attesa di mia sorella e i pensieri si accavallavano nella mia testa, stavo impazzendo. Fu allora che decisi che dovevo scrivere quello che avevo vissuto. Speravo che mi avrebbe aiutato a fare mente locale e che avrei messo in fila i fatti per raccontarli a mia sorella.
Aprii il portatile e mi misi sul letto a scrivere. Buttai giù tutto ciò che avevo dentro. Lo feci di getto, senza pensare troppo alla forma. Giunta alla fine mi venne un’idea. Perché non pubblicare il racconto? Magari qualche ragazza aveva avuto un’esperienza simile e poteva darmi qualche consiglio.
Così feci. Mi ricordai del sito di Milù, dove avevo letto delle eccitanti confessioni e le esperienze più strane, quindi creai un account con il nome più stupido che mi venne in mente e caricai la storia.
Esatto, &egrave proprio la storia che avete letto voi, divisa in due capitoli: ‘Una gita sconvolgente’ e il ritorno a casa’
Avevo finito di caricare la storia da pochi minuti e mi stavo vestendo, quando sentii la porta aprirsi. Era Giulia finalmente.
Gli corsi incontro e gli gettai le braccia al collo. Restammo abbracciate qualche secondo e poi lei mi allntanò per guardarmi in faccia.
‘Raccontami tutto, subito.’ Mi ordinò.
‘Non posso Giulia. Ho fatto una cazzata. Due volte. E ora mi vergogno come una ladra.’ Dissi.
‘Cosa avrai mai fatto di così brutto, dai! Tranquilla, non lo dirò a mamma e papà. Non lo dirò a nessuno, lo sai che di me ti puoi fidare.’
‘Lo so, ma ho paura che dopo anche tu mi guarderai con occhi diversi. Non mi tratterai più come prima. Forse mi odierai.’ Dissi.
‘Ma non dir cagate! Sono tua sorella, non posso odiarti! E soprattutto non ti giudicherò. Dai, non farti pregare, raccontami. Sono sicura che non potrai aver fatto nulla di tanto grave: ti conosco.’ Mi disse.
‘Non esserne così sicura’ dissi.
Ormai avevo deciso di dirglielo. Se non a lei, a chi? La presi per mano e la trascinai in camera mia. La feci sedere alla scrivania e dissi.
‘Leggi. Ho scritto tutto qui.’
‘Uffa, questa tua mania di scrivere tutto’! Ma non puoi raccontarmelo e basta?’ Sbuffò.
‘No. Mi vergognerei troppo. Se vuoi, lì c’&egrave tutta la verità. Altrimenti, di là mamma ha lasciato da mangiare.’
‘Ok, ok, lo leggo. La mia scrittrice colpisce ancora” scherzò.
Si mise comoda e iniziò a leggere il racconto. Io dal letto studiavo le sue espressioni di sorpresa e continuavo a sperare di non vedere segno di disprezzo.
Non lo vidi.
Al termine della lettura, si girò verso di me e mi disse:
‘No Jade, non sei una puttana: tranquilla. Se quello che c’&egrave scritto qui &egrave vero, non hai usato quei due ragazzi e loro non hanno usato te. Sei innamorata di tutti e due?’
‘Credo di si. Non lo so in realtà. Ieri sera ero convinta che Andrea fosse quello giusto, ma poi quando &egrave arrivato Paolo ho completamente perso il controllo. Quando sono con loro perdo ogni freno, non rispondo più di me stessa. Ho paura Giulia. Non so cosa mi sta succedendo!’ dissi.
Sfogarmi e dire per la prima volta ad alta voce queste cose era davvero liberatorio.
‘Non ti sta succedendo niente. Ti sei solo innamorata di due ragazzi e loro accettano questo. Oserei dire che &egrave una cosa bellissima. Nessuno dei due ti forza. Nessuno dei due ti obbliga a fare qualcosa che non vuoi. E’ incredibilmente raro questo. Pensa se tu fossi andata con uno e poi con l’altro, senza dirglielo. Sarebbero stati malissimo entrambi. E guarda che tutte le altre fanno così. Se avessi fatto le corna ad uno per avere anche l’altro, forse saresti stata un po’ puttana. Così no. Così tutti sanno cosa stanno facendo e se non si sono tirati indietro, significa che a loro sta bene.’ Mi disse.
Non l’avevo mai vista così, ma era vero. In fondo eravamo tutti maggiorenni e consenzienti e se mettiamo da parte la morale perbenista, non avevamo fatto nulla di male. Anzi, era stato bello per tutti.
Si accorse che ero pensierosa e che stavo valutando ciò che mi aveva appena detto, quindi si alzò e venne vicino a me con sguardo curioso. Per smorzare un poco la tensione chiese ridendo:
‘Ma dimmi un po” Com’&egrave prenderlo nel culo?!’
Risi anche io, scaricando un po’ i nervi, poi risposi:
‘All’inizio mi ha fatto male’ Però Andrea &egrave stato bravo. Non mi ha forzata, mi ha fatta rilassare e dopo il primo impatto, ti dirò che non &egrave male per nulla! Tu non l’hai mai fatto lì?’ chiesi curiosa.
‘No, nel sedere mai’ Mi fa un po’ paura. Però la doppia penetrazione &egrave il sogno proibito di tutte le donne: dimmi com’&egrave ti prego! Nessuna delle mie amiche l’ha mai fatto.’
‘E’ una cosa assurda. La sensazione di pienezza &egrave totale. Ti senti sporca, perché stai infrangendo ogni tabù e allo stesso tempo ti senti in paradiso. Ti senti completamente alla loro mercé. Sei in balia dei loro desideri più animaleschi’ E” E” Non saprei come descriverlo: &egrave incredibile.’ Dissi con la mente che volava alla sera precedente.
‘Wow! Anche io dovrò provare allora! Me li presti questi due ragazzotti?! Ho sentito dire che loro devono essere affiatati, altrimenti &egrave più la fatica che il gusto” disse ironica.
‘Ah, non saprei. Io so solo che non erano tre corpi: era uno solo. Eravamo davvero fusi insieme. E’ stato stupendo.’
‘La mia piccola porcellina! E sei venuta subito?’ Chiese.
‘Se sono venuta??! Non sono mai venuta così in vita mia! Credo di aver perso i sensi per un po” Ero stravolta. Non ho contato gli orgasmi’ Loro continuavano ad andare avanti e io ho raggiunto vette inesplorate’ dissi mentre ridevamo come due sceme.
Calmate le risa mi feci seria e gli chiesi:
‘Come fai a dire che non sono malata? Quale altra ragazza che conosci avrebbe fatto una cosa del genere? Solo io sono così”
‘No. Non &egrave vero.’ Disse mentre mi abbracciava per farmi coraggio. ‘Guarda che anche a me &egrave capita una cosa del genere. Anzi, ci sono ancora in mezzo.’
‘Cosa? Vuoi dire che anche tu hai fatto l’amore con due uomini? Non ci credo.’ Dissi sbalordita.
‘Non proprio’ Ma dato che tu mi hai confessato la tua storia, ora ti racconterò la mia. Ok?’ disse.
‘Ok.’ Risposi, mentre ci sdraiavamo sul letto abbracciate come facevamo da piccole.
‘Ero appena arrivata a Milano, nella casa dove sei venuta a trovarmi, ricordi? Mi ero appena sistemata e stavo conoscendo le mie coinquiline. Erano tutte simpatiche e avevo legato subito con tutte. In particolare con Miriam, ti ricordi? L’hai conosciuta l’ultima volta che sei venuta.’
‘Si, la più bella delle tre vero? Quella mora coi capelli ricci?’ chiesi per vedere se avevo inquadrato la ragazza.
‘Esatto lei. Beh, abbiamo cominciato ad uscire, parlavamo, ci divertivamo’ Era la mia unica amica a Milano all’inizio. Un pomeriggio rientro a casa dopo le lezioni e sento dei mugolii venire dalla sua camera. Penso che forse era lì con un ragazzo e decido di lasciargli un po’ di privacy, chiudendomi in camera mia a studiare. Dopo un po’ non sento più niente e penso che si siano addormentati. Mi alzo per andare in cucina a prepararmi un the e passo davanti alla sua camera, proprio mentre lei apre la porta. Era nuda, stravolta dal sesso e bellissima. Mi fermai imbarazzata a guardarla. Lei era più imbarazzata di me e si richiuse dentro. Da dietro la porta mi chiese cosa ci facessi lì e perché ero tornata prima. Era strano, sentivo l’agitazione nella sua voce’ Era evidente che non sapeva che fare. Non mi voleva far vedere il suo ragazzo? Perché mai? Non capivo. Ad un certo punto uscì dalla stanza e mi affrontò. Mi fece promettere di non dire una parola e di non giudicarla, poi fece un cenno dietro a se ed uscì una ragazza. Stava facendo l’amore con una ragazza capisci? La mia unica amica a Milano era lesbica e io lo scoprivo così.’
‘Non l’avrei mai detto’ Risposi sorpresa.
‘Nemmeno io fino a quel momento! Non mi interessava che fosse lesbica: non avevo nessun problema con questo. Mi dispiaceva che non me lo avesse confessato prima, ma dopo quel giorno parlammo di tutto. Delle sue difficoltà ad accettarsi, della difficoltà ad avere amiche, ecc’ Io però non riuscivo più a guardarla con gli stessi occhi. Non capii perché fino a due sere dopo. La sua compagna tornò e io non riuscivo a prendere sonno. Ero gelosa. Si, ero gelosa. Era un duro colpo da accettare per me. Non mi immaginavo con lei in un amplesso, quello no. Però ero gelosa della complicità e dell’intimità che sentivo nella camera a fianco.’
‘Mi sei diventata lesbica sorella?!’ Dissi ironica, mentre realizzavo che eravamo in un letto abbracciate e che i nostri seni erano separati solo da un sottile strato di cotone. Mi sentii in colpa per il solo pensiero: era mia sorella cavolo!
‘Beh, non so come mi definirei. Magari puoi aiutarmi tu dopo che ti avrò raccontato il seguito.’ Disse.
‘Ok, continua’ la incalzai.
‘Quella stessa sera, Miriam la lasciò. Mi disse che si era innamorata di un’altra, anche se non voleva dirmi chi. Io non insistetti: non volevo ritrovarmi ad essere gelosa di nuovo. Nei giorni seguenti io uscii con Marco. Te ne ho parlato forse, non ricordo. Era carino e gentile: mi piaceva. Aveva un modo di far l’amore da uomo, non da ragazzo, non so se mi spiego. Aveva una trentina d’anni: insomma, il fascino dell’uomo maturo. Una sera lo invitai a casa. Quando Miriam lo vide iniziò subito a comportarsi in maniera strana. Io volevo stare un po’ da sola con lui, lei invece si autoinvitò a cena e monopolizzò la conversazione. Io ero sempre più incazzata, specie quando propose di vedere un film tutti e tre insieme e lui accettò. Io già mi ero pregustata una seratina coi fiocchi, cena e tanto sesso ed invece niente: Miriam aveva rovinato tutto. Feci buon viso a cattivo gioco e mi sedetti sul divano con loro. Lui in mezzo, noi ai lati. Il film iniziò e subito ci accorgemmo di che tipo di film si trattasse: un porno. Miriam aveva messo un porno!’
‘Non ci credo!’ esclamai.
‘Giuro! Beh, non un porno di quelli esagerati. Diciamo più un film erotico. Insomma era anche guardabile. Ci coprimmo con il panno e stretti stretti e subito mi accorsi che Marco si stava scaldando. Con il susseguirsi di scene sempre più spinte, aveva iniziato a toccarmi, poi si girò verso di me e iniziammo a baciarci. Sembravamo una coppietta al cinema. Ero decisa a ricavare il massimo dalla serata nonostante Miriam. Così continuammo a baciarci e guardare il film, eccitandoci a vicenda. Ad un certo punto, la protagonista del film iniziava a fare una sega ad un tizio di nascosto mentre erano sull’autobus. Mi pareva carino giocare un po’ ed imitare il film, così infilai una mano sotto il panno e andai a cercare il suo cazzo. Cavolo se lo trovai. Ma trovai anche la mano di Miriam intenta a fargli una sega!’
‘No, non ci credo!’ dissi
‘Giuro. Non sapevo se alzarmi ed andarmene o iniziare a gridargli dietro. Mentre ero ancora sotto shock da quello che stavano facendo, lui prese l’iniziativa, deciso e sicuro di se come sempre. Mi prese per la nuca, mi attirò a se e mi baciò. Un bacio languido e passionale. Non sapevo più che fare, ma risposi al bacio. Lui si staccò da me, si girò verso Miriam e baciò anche lei. Ero sottosopra, davvero’ Mentre continuava a baciarla, mi prese di nuovo per la nuca e questa volta mi spinse la testa sul cazzo, ancora avvolto dalla mano di Miriam. Mi chinai, lo presi in bocca ed iniziai a succhiare, sfiorando le dita di Miriam. Era la prima volta che avevo un’altra donna vicino in un momento del genere. Continuavo leccare e baciare quel cazzo che mi piaceva tanto, ma era la mano di un’altra donna a tenerlo in posizione e a segarlo piano. Era strano. Strano e stranamente eccitante. Sentivo loro due baciarsi e pensavo che un bacio era una cosa intima: io avrei dovuto baciare il mio uomo e lei avrebbe dovuto essere usata per fare un pompino. Così presi l’iniziativa: mi staccai dal suo cazzo e staccai lei dalla sua bocca, poi la presi per i capelli e la spinsi verso il basso. Mentre ci invertivamo di posizione lo vidi sorridere. Gli piaceva quel che stava accadendo: gli piaceva parecchio!’
‘Ci credo bene: due gnocche come te e Miriam a fargli un pompino, cosa può volere di più un uomo?!’ Lo pensavo davvero e pensavo anche che mi stavo pericolosamente eccitando ascoltando il racconto di mia sorella. Eravamo ancora abbracciate sul letto e ora di certo poteva vedere i miei capezzoli fare capolino sotto la maglietta aderente.
‘Si, infatti. Dopo alcuni istanti di bacio, io mi alzai in piedi e mi tolsi i vestiti. Rimasi con l’intimo di pizzo nero che mi ero messa per lui e mi feci ammirare un po’. Mi accorsi che anche Miriam mi stava guardando ed aveva lo stesso sguardo voglioso di lui. Si alzò anche lei e si svestì a fianco a me, mentre lui si toccava. Ci chiese di baciarci fra noi, ma io non ero molto convinta, quindi cercai di distrarlo da quella richiesta, inginocchiandomi e riprendendo in bocca il suo cazzo. Era turgido come non lo avevo mai visto. Miriam si inginocchio al mio fianco e gli feci spazio per venire più vicino. Iniziammo a scambiarci il cazzo, passandolo di bocca in bocca. Prima io, poi lei, poi di nuovo io. Nonostante la stranezza della situazione mi stavo eccitando da matti.’
Anche io ero ormai eccitata da matti a sentire il suo racconto e con una mano iniziai a toccarmi da sopra i pantaloni del pigiama che avevo indosso. Mia sorella però se ne accorse subito, data la vicinanza e interruppe il racconto.
‘Che fai, ti tocchi?!’ Mi chiese sorridendo.
‘Mi hai fatto eccitare con il tuo racconto!’ gli risposi.
‘Perché secondo te io non mi sono eccitata con il tuo?! Masturbati pure, non c’&egrave problema. Ti ho già visto farlo ricordi?’
‘Sicura?’
‘Certo!’ disse. ‘però lo faccio anche io”
‘Che due malate che siamo!’
Così ridendo eccitata, mi infilai una mano nelle mutandine ed iniziai a toccarmi, imitata da mia sorella a pochi centimetri da me. Abbiamo diviso la stessa camera per anni, avevo già visto Giulia masturbarsi e lei aveva visto me, ma non l’avevamo mai fatto insieme.
‘Continua il racconto, ti prego’ implorai, mentre mi stuzzicavo il clitoride con le dita.
‘Ok. Beh, dunque, come potrai immaginarti, Marco non resistette molto con due bocche sul suo cazzo. Invece che alternarci, avevamo iniziato a passare la lingua su tutta l’asta contemporaneamente. Ogni tanto le nostre bocche si sfioravano, le lingue si toccavano, ma non mi faceva schifo come avevo immaginato. Anzi, quei fuggevoli contatti erano stranamente piacevoli. Mi ero anche accorta che lei cercava sempre più spesso di incontrare la mia lingua ed io mi ritraevo sempre meno. Ad un certo punto, mi spinse la testa sulla cappella, io l’imboccai e lui venne. Sapevo che gli piaceva venirmi in bocca: me lo aveva chiesto fin dalla prima volta. E così feci. Venne copiosamente, un po’ in bocca, un po’ sulle labbra e uno schizzo mi finì sulle tette, a macchiare quel bel completino di pizzo. Volevo alzarmi per andare a sputare tutta la sborra che avevo in bocca, ma non feci in tempo. Lui mi spinse la testa contro quella di Miriam e le nostre bocche si incontrarono. Lei iniziò a leccarmi via la sborra che avevo sulle labbra, poi mi infilò la lingua in bocca. Il mio primo bacio con una donna era forzato da un uomo. Proprio non l’avrei mai detto. Io risposi al bacio e tra le nostre bocche ora colava il suo seme. Dovevamo essere uno spettacolo davvero pornografico”
‘Immagino di si’ sospirai mentre le mie dita affondavano dentro di me.
‘Io e Miriam ci alzammo da terra e andammo in bagno a lavarci. Quando fui lì, lei mi disse che aveva fatto tutto quello perché era gelosa matta. Ero io quella che lei amava e non voleva vedermi con Marco. L’aveva sedotto per farmi vedere che tipo di uomo era, in modo che io lo lasciassi. Ero senza parole: Miriam mi amava? Perché me lo diceva mentre c’era un uomo nella stanza a fianco? Ero stranita. Non sapevo che cosa rispondere, ma lei fu più lesta e mi attirò a se baciandomi. Questo fu un bacio diverso dal precedente. Un bacio vero. Un bacio non destinato ad uno spettatore, ma solo per noi. Un bacio intimo. Un bacio che sapeva d’amore, non di sperma. Gli chiesi cosa volesse fare con Marco: non sapevo come muovermi. Lei disse che potevamo anche andare fino in fondo, se gli promettevo che non l’avremmo più rivisto. Gli risposi che ero d’accordo, quindi tornammo in salotto. Marco si stava riprendendo, sempre seduto sul divano, noi lo prendemmo per mano e lo portammo in camera di Miriam. Lo facemmo sedere su una sedia e noi ci sdraiammo sul letto. Doveva godersi lo spettacolino per riprendersi dallo sforzo. Iniziammo a baciarci, a leccarci, a toccarci ovunque. Lei era più esperta in queste cose, quindi la lasciai condurre il gioco. Mi sganciò il reggiseno ed iniziò a giocare con la lingua sui miei capezzoli. Era troppo eccitante! Lei scendeva, e più scendeva, più io mi eccitavo. Iniziò a darmi piccoli bacetti sulle mutandine e io sentivo di essere già un lago.’
‘Come me in questo momento” dissi mentre continuavo a masturbarmi furiosamente. Ormai avevo perso ogni pudore e mi ero abbassata i pantaloni del pigiama e le mutandine fino al ginocchio. Con la mano destra mi penetravo con due dita, mentre con la sinistra mi toccavo alternativamente i seni.
‘Lo vedo.’ Disse mia sorella, guardandomi e continuando a toccarsi a sua volta. Poi continuò:
‘Pian piano Miriam mi sfilò le mutandine ed iniziò a leccarmi con una delicatezza ed una maestria mai provate prima. Hai detto che Paolo &egrave stato il primo a leccarti la patatina giusto? Quindi non hai molta esperienza, ma sappi che nessun uomo, per quanto bravo, potrà mai farti godere con la lingua come può fare un’altra donna. Lei sapeva dove toccare, dove baciare, dove leccare, dove succhiare. Sapeva esattamente cosa volevo e come lo volevo. Era straordinario, bellissimo. Avevamo le mani intrecciate e aprii gli occhi per guardarla: quando vidi i suoi occhi in mezzo alle mie gambe puntati dritti sui miei, venni immediatamente. Un orgasmo lungo ed appagante.’
‘Wow’ riuscii solo a dire mentre venivo scossa da brividi di piacere.
‘Già wow. Wow davvero. Presa dal mio orgasmo, non mi ero accorta che Marco si era ripreso e che si stava posizionando dietro a Miriam, pronto a penetrarla. Lei si fece avanti e venne sopra di me, iniziando a baciarmi. Lui quindi dovette quasi rincorrerla, ma alla fine iniziò a prenderla da dietro. Io ero sotto di lei, sentivo il suo corpo vibrare sotto i colpi di Marco e vedevo i suoi occhi sempre fissi sui miei. Io gli toccavo le tette e lei era scossa da tremiti sempre più forti. Lui si fermò, sfilò il cazzo da lei e lo infilò in me. Lo sentivo caldo e bagnato dei suoi umori. Lei rimase sopra di me, continuando ad alternare baci ai miei seni e baci alle mie labbra. Io ero di nuovo completamente partita, sotto le attenzioni di lei e i colpi di lui. Marco ci sapeva fare. Continuava a penetrarci a turno: usciva da me ed era in lei e viceversa. Per noi due però era progressivamente diventato solo un mezzo per godere, concentrate com’eravamo una nell’altra. Venimmo entrambe di nuovo. Poi alla fine anche lui dovette cedere. Uscì da noi, che rimanevamo abbracciate strettamente e venne con il cazzo fra le nostre facce. Voleva di nuovo venirci in bocca e vederci scambiare il suo seme, così lo accontentammo. Venne su Miriam stavolta ed io fui lesta a pulire con la lingua gli schizzi che gli erano arrivati sul viso.’
‘Ma ti &egrave piaciuta di più la penetrazione o lei che te la leccava?’ chiesi stravolta dall’orgasmo imminente.
‘Scherzi? Lei mi ha fatto avere uno dei più begli orgasmi della mia vita, non lui.’ Mi rispose risoluta.
Mentre mi diceva queste parole guardava fisso le mie dita sulla mia patatina, mentre aumentava il ritmo della sua masturbazione. Mi accarezzò la fronte con la mano libera e poi mi toccò un seno. Un tocco semplice, un contatto leggero, ma deciso, che fu per me peggio di una scossa elettrica.
Venni all’istante. Persa nelle contrazioni del piacere la guardavo nei suoi occhi azzurri pieni di tenerezza e mi accorsi che anche lei stava venendo.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, per riprenderci. Poi mi girai verso di lei e le chiesi:
‘Com’&egrave finita poi con Marco e Miriam?’
‘E’ finita con Marco, non con Miriam. Stiamo insieme da più di sei mesi, ma se lo dici a mamma e papà ti uccido’
Ero allibita. Non avevo idea che mia sorella avesse una relazione lesbica.
‘Hai capito l’universitaria” Dissi ironicamente.
‘Anche io ho fatto una cosa a tre: come vedi non sei l’unica. Io poi ho scelto con chi stare, ma tu non avere fretta. Goditi il momento ed amali entrambi se ti fa piacere.’
‘Grazie Giulia. Davvero.’
Grazie.
Davvero grazie a tutti.
Mi state continuando a mandare tantissime mail con complimenti, commenti, rassicurazioni. Davvero, grazie.
Chi ha letto i racconti dall’inizio sa bene che tutto &egrave nato come uno sfogo del momento, come un desiderio di ritrovare la pace dopo che le cose successe in gita mi avevano notevolmente destabilizzato. Non pensavo davvero che la mia vita e i miei problemi potessero interessare a qualcuno, invece mi sbagliavo.
In tantissimi mi siete stati vicini ed &egrave grazie ai tanti che mi continuano ad incitare a continuare che il racconto della gita si &egrave trasformato in un diario.
Perdonatemi se non rispondo alle mail. Non lo faccio per cattiveria, &egrave solo che mi vergogno a parlare direttamente con voi’ Insomma’ più di 25.000 letture nei primi 10 giorni’
25.000 persone che sanno quello che ho fatto. 25.000 persone che ormai conoscono cosa mi piace e cosa passa per la mia testa malata meglio di me’
25.000 persone sono tantissime! Il paese dove abito ha meno abitanti!!
Voi avete letto la descrizione precisa di ogni mio orgasmo degli ultimi mesi. Capirete che la cosa mi imbarazza non poco’ Ovviamente devo ammettere che &egrave anche molto intrigante pensare che qualcuno di voi si ecciti pensando a me: pensando a ciò che ho fatto.
Devo dirvelo: sono drogata dalle vostre mail.
A scuola e a casa non faccio altro che aggiornare l’app di Gmail per vedere se &egrave arrivato qualche nuovo messaggio!
Sarò un’esibizionista? Forse un pochino’ Una mia amica mi ha raccontato di essersi fatta riprendere dal suo ragazzo mentre gli faceva un pompino e che insieme hanno messo il video su un sito porno. Io non lo farei mai! Spero che la mia particolare forma di esibizionismo sia più bella’
Inizialmente pensavo che solo qualche maniaco si prendesse la briga di scrivere all’autore di un racconto erotico, invece mi sono dovuta ricredere. A parte qualche caso sporadico, siete tutti carinissimi!
Qualcuno ancora pensa che io mi sia inventata tutto, ma non mi importa: raccontare &egrave servito a me ed ora ci ho preso gusto, che crediate o meno in ciò che scrivo non mi cambia molto.
Un ragazzo mi ha chiesto se con il racconto di mia sorella non avessi voluto calcare troppo la mano, perdendo credibilità. I giorni dopo ci ho pensato anche io.
Era tutto vero? Oppure mia sorella aveva voluto esagerare un po’ per tranquillizzarmi?
Non lo so. Quello che so &egrave che io vi ho riportato quello che lei mi ha raccontato e non credo che mentisse riguardo a Miriam. Perché mai avrebbe dovuto inventare di avere una compagna lesbica?
No, non credo proprio che mentisse.
Comunque sia, non voglio giustificarmi o spiegare nulla: mi piace raccontarvi quello che mi succede e mi piace leggere le vostre mail, quindi continuerò a scrivere il mio diario su Milù.
Fra parentesi alcuni di voi mi stanno descrivendo per mail alcune esperienze che hanno avuto o che hanno avuto ‘dei loro amici’… Stavo pensando di farne qualche racconto. Che ne dite? Vi farebbe piacere? Ovviamente non li inserirei nel diario, ma sarebbero delle storie inventate, staccate ed indipendenti: il diario &egrave una cosa seria, non voglio mischiare finzione e realtà.
Ma veniamo a noi.
La scorsa settimana ci sono stati sviluppi nella mia storia con Andrea e Paolo: più precisamente venerdì e soprattutto con Andrea.
Andiamo con ordine.
Dopo la giornata passata con mia sorella ero molto più tranquilla e rilassata. Avevo smesso di piangere ogni due minuti e mi era finalmente tornato il sorriso.
A scuola la settimana corta fra la Pasqua e il 25 Aprile non ha coinciso con un momento di relax, anzi’ La prof. di Mate ha deciso di piazzarci una verifica proprio nella settimana dopo la gita: geniale. Quindi ho passato quasi tutti i giorni a studiare e fare esercizi astrusi.
Come vi ho detto, a scuola vado abbastanza bene, però sono decisamente più portata per le materie umanistiche, con matematica devo sbattermi di più per arrivare a buoni voti. Quasi tutti i pomeriggi mi sono trovata con Veronica per studiare insieme e la settimana &egrave volata, fra esercizi, pettegolezzi e lettura delle vostre mail.
Giovedì mattina abbiamo fatto questa benedetta verifica e credo sia andata benino. Non perfetta, ma la sufficienza dovrei averla presa tranquillamente. Il giorno seguente niente scuola per la festa della Liberazione, quindi il pomeriggio &egrave stato dedicato al relax più completo. Con Veronica avevamo programmato un bel giretto all’outlet per fare un po’ si shopping e così abbiamo fatto. Sono passata da lei con la Yaris della mia mamma e siamo andate.
Un bel pomeriggio di compere, sole e amiche: tutto perfetto!
Ero dentro un negozio di vestiti e stavo aspettando che Veronica si provasse un paio di bei pantaloni Fornarina, quando mi &egrave suonato il telefono. Era WhatsApp. Era Andrea.
Panico.
‘Ciao Jade! Come va, tutto bene?’ scrive.
Mi guardo intorno come se rispondergli fosse fare un peccato di cui vergognarsi e poi scrivo:
‘Ciao! Si, tutto bene, sono a fare spese con la Vero. Tu?’
Pochi secondi e arriva la risposta.
‘Io tutto bene. Stavo pensando a te. Che fai stasera?’
Mi batte il cuore all’impazzata. Veronica &egrave ancora dentro il camerino alle prese con i pantaloni: non ho scuse, devo rispondere.
‘Non so, non ho programmi, perché?’
Ho paura che mi chieda di uscire. Cosa vorrà fare? E Paolo?
Allo stesso tempo ho tantissima voglia di vederlo.
‘Mi &egrave arrivata la macchina nuova ieri sera. Volevo che tu fossi la prima donna a salirci. Ti va se ti passo a prendere e andiamo da qualche parte?’
Che agitazione! Avevamo già fatto l’amore ed eravamo usciti insieme da amici, ma uscire per un vero appuntamento era completamente diverso.
Non sapevo cosa rispondere. Avevo paura, ma non mi veniva in mente nessun buon motivo per rifiutare.
‘E dove mi porteresti?’ ho chiesto per prendere tempo.
‘Non so. Dove vuoi. A me basta stare con te.’
Che tenero. Era davvero dolce, come avrei potuto rifiutare?
‘Ok, dai. Anche io ho voglia di vederti. Passi dopo cena?’
‘Ok. Alle 9 da te?’
‘Ok. Fammi uno squillo quando arrivi, così scendo.’
‘Va bene. A più tardi allora. Buono shopping.’
Pensavo che la conversazione fosse terminata, invece quando stavo mettendomi il cellulare in tasca, l’ho sentito suonare di nuovo.
Solo due parole: ‘Ti amo.’
Cavolo: colpita e affondata. Mi ero sciolta: liquefatta come un gelato al sole. Altro che farfalle nello stomaco, ero letteralmente sottosopra!
Non ho risposto, ma da quell’istante la mia testa non era più all’outlet: era solo rivolta alla serata. Non ascoltavo più Veronica, non guardavo più le vetrine. Pensavo solo ad Andrea, alle sue mani sui miei fianchi mentre facevamo l’amore, alle sensazioni che provavo quando stringevo fra le mani il suo cazzo’ Continuavo ad immaginarmi la serata. Cosa avremmo fatto? Dove mi avrebbe portata? Avremmo fatto l’amore?
Dio, avevo una voglia matta di lui!
Tornai a casa che era quasi ora di cena. Mangiai in fretta, chiacchierando con i miei. Da quando mi sono iscritta all’Università a Bologna con loro &egrave praticamente l’unico argomento. Cosa farò, con chi uscirò, questo quartiere &egrave brutto, quello &egrave pericoloso’ Cavolo, non si sopportano! Hanno un’altra figlia a Milano e non pare in pericolo di vita, no? Di certo sopravvivrò anch’io!
Dopo mangiato corsi in camera. Per noi ragazze vestirsi &egrave sempre difficile, ma farlo per un primo appuntamento &egrave un’impresa titanica, ve lo garantisco. Dopo essermi provata mezzo armadio, ho optato per un vestitino a fiori. No, non metto praticamente mai la gonna, però fuori era caldo e quel vestito mi stava proprio bene.
Ok, questo &egrave un diario, quindi si presume che io sia sincera fino in fondo, quindi lo ammetto: quando mi sono vista allo specchio con questo vestito, mi sono immaginata Andrea che mi sollevava la gonnellina, scoprendomi le mutandine di pizzo bianche.
Era pratica, insomma. Certamente più di un paio di jeans. Ed in più le mie gambe avrebbero fatto la loro figura sul sedile della macchina’
Si, ero contenta della mia scelta.
Proprio mentre continuavo a studiarmi allo specchio ormai pronta, ecco lo squillo che aspettavo.
Agitata ed impaziente corsi per casa prendendo chiavi, portafoglio, giacca in rapida successione. Un bacio a mia madre e via fuori, non ascoltando le sue solite raccomandazioni.
Lui era li che mi aspettava e scese dalla macchina nuova appena mi vide.
‘Ciao!’ mi saluta. Poi mi squadra da capo a piedi e dice:
‘Sei bellissima!’
‘Grazie! Ma vediamo questa super macchina..’ dico mentre inizio a girargli attorno.
Credo sia una Golf, ma non lo dico finché non leggo la scritta sul baule: non voglio fare una figuraccia dicendo una nome sbagliata, dato che i ragazzi di solito tengono molto a queste cose’
‘Una Golf? Ma non costa un sacco?’ chiedo.
‘Beh, non troppo.’ Mi risponde. ‘I miei l’han presa per me, ma la useranno anche loro, soprattutto l’anno prossimo.’
‘Bella!’ dico iniziando ad esplorare l’interno.
E lo pensavo davvero. Cavolo era davvero una bella macchina, specie se rapportata alla Yaris di mia madre’
‘Ma i tuoi ti han comprato la macchina nuova prima dell’esame? I miei non me la prenderanno nemmeno se esco con 100” gli dico.
‘Ma si, tanto lo sanno che passerò e poi sono stati così contenti che io mi sia iscritto ad ingegneria, che l’esame ormai &egrave una cosa secondaria per loro!’
‘Beato te. Mia madre invece non fa che chiedermi come va lo studio per l’esame: &egrave una palla!’ dico mentre saliamo.
Dentro &egrave ancora più bella. Sembra una macchina di lusso con tutte quelle plastiche morbide e lo schermo touch. Molto spaziosa. Io che sono piccolina, ballavo su quel sedile.
Mentre mette in moto e partiamo, iniziamo a parlare.
Parliamo di tutto. Della scuola, dell’esame, dell’anno prossimo a Bologna’ L’unico che non nominiamo mai &egrave Paolo, ma la sua presenza aleggia ingombrante su di noi. E’ il terzo incomodo anche se non c’&egrave: lo sappiamo entrambi.
Mentre chiacchieriamo io continuo a giocare ed esplorare lo schermo della macchina: &egrave bellissimo navigare fra le canzoni della sua chiavetta usb direttamente toccando lo schermo. Anche io voglio la macchina nuova, uffa!
‘Dove mi porti?’ chiedo ad un certo punto.
‘Non lo so. Voglio solo guidare e stare solo con te, una volta tanto.’
‘Ok.’
Rimaniamo per un po’ in silenzio e il mio sguardo vaga fuori dal finestrino mentre gli ultimi bagliori del sole tramontano fra le campagne.
Guardo lui.
Lo osservo guidare e lo vedo stringere il volante. Mi sento al sicuro. Mi sento bene.
Mi piacciono le sue mani grandi. Le osservo sul volante e ripenso a quando con quelle braccia forti mi stringeva a se. Penso alle sue mani sui miei fianchi mentre mi tirava prendendomi da dietro.
Ma che mi succede? Non riesco a stare in sua compagnia senza immaginare di fare sesso con lui?
Dovevo ammetterlo: la voglia mi uccideva.
Lui mi guarda e si accorge che lo stavo osservando. Con la mano destra cerca la mia e le nostre dita si intrecciano.
E’ dolcissimo.
Appoggiamo le nostre mani avvinghiate sulle mie gambe e sento il contatto sulle mie cosce. Mi sto già eccitando’
Sembra che lui se ne accorga. L’elettricità in macchina sale progressivamente.
Siamo in una strada isolata, continuando a guidare piano, lascia la mia mano e cerca maggiore contatto con la pelle delle mie gambe.
Mi accarezza piano, ma sale sempre di più, facendo risalire la mia gonnellina. Mi tocca, sempre più audacemente e con lo sguardo passa veloce fra la strada e il mio viso. Vede che lo lascio fare, che mi piace, quindi prosegue.
Inizia a sfiorare le mie mutandine e io ansimo. La sua mano scappa una volta, due, tre.
Io sono già bagnata e ho bisogno di un contatto maggiore: con la mia mano prendo la sua e la spingo fra le mie cosce.
Stavolta non scappa. Mi accarezza, mi tocca. Scosta le mie mutandine con le dita e inizia a toccarmi sul serio, direttamente.
Io sono già partita, ma mi accorgo che ha voltato su una strada sterrata. Non so dove siamo, ma dal finestrino ora vedo solo il buio e i fanali che illuminano filari di alberi da frutta.
Con le dita mi sfrega le grandi labbra, poi le divarica e inizia a penetrarmi con il medio, mentre col palmo mi preme sul clitoride.
Sono un lago.
Sento la macchina fermarsi. Spegne il motore.
Si gira verso di me e ci baciamo. Un bacio intenso, bello, passionale. Un bacio d’amore vero.
Cambia mano e ora &egrave con la sinistra che continua a toccarmi. In questo modo &egrave più comodo e riesce a farlo mentre ci baciamo. Sento le sue labbra morbide sulle mie. Le nostre lingue si rincorrono, giocano, fanno l’amore.
Sono in estasi, ma voglio di più. Con le mani scendo sul suo petto e arrivo alla sua patta. Lo sento duro sotto ai jeans. Mi stacco dal suo bacio e con due mani gli sbottono i pantaloni. Infilo una mano nei jeans, poi nei boxer e lo prendo in mano.
Duro, caldo e pulsante proprio come lo ricordavo. Inizio a segarlo piano, mentre ricominciamo a baciarci.
Non resisto, mi stacco dalla sua bocca, lo guardo negli occhi e mi abbasso.
Ormai inizio ad essere un’esperta, comincio a capire cosa gli piace di più. Con la mano tiro giù la pelle e con la lingua lecco la cappella. Prima colpetti leggeri, ci gioco, la assaggio, poi scendo e lo prendo in bocca del tutto.
Lo avvolgo con le labbra, inizio un lento movimento su e giù, mentre con la lingua continuo a muovermi sulla sua cappella. La sento ingrossarsi sempre di più, la sento pulsare.
Voi ragazze lo sapete bene, ma i maschietti che stanno leggendo non hanno idea del senso di potere che prova una donna quando ha il cazzo di un uomo in mano ed in bocca. In pratica possiamo fare di lui quello che vogliamo in quel momento: siamo noi a comandare e condurre il gioco.
Mentre continuo il pompino, lui ha un braccio sulla mia schiena e con la mano destra mi tocca il seno. Sento le vene sull’asta che pulsano. Sento che gli piace da impazzire.
Mi stacco da lui. Non voglio farlo venire subito, lo voglio dentro.
Mi appoggio allo schienale del sedile e con un po’ di tentativi riesco a trovare la leva per abbassarlo. Ora sono sdraiata e lui mi viene sopra. Mentre mi bacia sento che mi alza la gonna, mi abbassa le mutandine fino alle ginocchia e poi sento il calore del suo corpo su di me.
Finalmente appoggia la cappella alla mia patatina, spinge un po’ ed eccolo. Lo sento dentro di me. Avanti ed indietro, sempre più veloce. Non riesco a fare a meno di emettere dei mugolii di godimento.
Lui ha le mani puntellate sul sedile e io gli butto le mie braccia al collo. Tento di baciarlo, ma ci muoviamo troppo velocemente. Lui si abbassa su di me e io gli bacio il collo.
‘Ti amo da morire!’ mi sussurra all’orecchio. A quelle parole non resisto, mi lascio andare.
‘Anch’io.’ Vorrei dire, ma le mie parole sono suonate incomprensibili mentre l’orgasmo mi travolge. Bellissimo.
Non un orgasmo stordente come quello provato con la doppia penetrazione di giorni fa, ma più intimo, più dolce, più’ Non so bene, come descriverlo, ma bellissimo.
La mia voce e il mio viso deformati dal godimento devono avergli fatto effetto, perché viene anche lui. Sento il suo liquido caldo che mi riempie, mentre ancora gli effetti del mio orgasmo sono ben presenti ed era fantastico.
Rimase per un po’ dentro di me, mentro lo sentivo perdere di volume. Una sensazione che non avevo mai provato prima. Uscì da me e si stese sul sedile. Ci baciammo a lungo un bacio languido e tenero.
Dopo qualche minuto di carezze uscimmo dall’auto per pulirci. Andrea aveva portato delle salviette: aveva proprio pensato a tutto, che bravo.
Mentre mi pulivo osservavo il suo cazzo a riposo. Non l’avevo mai visto così. Mi pareva straordinario che potesse cambiare così tanto di dimensione.
‘Posso?’ gli chiesi mentre mi avvicinavo.
Lui allargò le braccia e facendo spazio alle mie mani.
Lo toccavo ed era strano. Morbido, piccolo. Stava quasi tutto in una mano, quando da duro mi riempiva interamente la bocca. Con la scusa di pulirlo, lo esploravo, lo studiavo.
Dopo pochissimo però lo vidi cambiare. Iniziò a indurirsi e a puntare verso l’alto. Non capivo se era Andrea a deciderlo o se era un riflesso condizionato, così studiavo la sua espressione.
‘Non ci posso fare niente: sei tu che mi fai questo effetto.’ Mi disse.
Io.
Ero io che avevo il potere di farlo trasformare. Da pulcino indifeso a bastone pulsante. Era un pensiero nuovo per me. Non avevo mai visto questa metamorfosi da vero. Certo, sapevo come avveniva, ma vederlo succedere era diverso. Ora capivo meglio l’effetto che facevo agli uomini e a quali stimoli erano sensibili.
Continuavo a tenerlo in mano e ormai era in completa erezione di nuovo. Lo segavo piano, lo osservavo. Era proprio bello.
D’un tratto lui prese l’iniziativa.
Prima un bacio, poi di colpo mi gira e mi fa appoggiare al cofano della macchina. Mi sospinge un poco la schiena in basso e mi alza la gonna.
Ho sentito la sua cappella calda di nuovo sulla mia fighetta e mi ha penetrato subito, senza tanti preamboli.
Mi stava prendendo da dietro, mentre io ero appoggiata al cofano della sua macchina. Mi sentivo di nuovo un po’ un oggetto, ma dopo i primi colpi ero bagnata come non mai.
Inizio ad ansimare mentre lui andava sempre più veloce. Con le mani mi teneva le anche e mi muoveva avanti e indietro, dettandomi il ritmo.
Lo sentii rallentare, poi uscire. Mi girai per capire cosa aveva in mente, ma quando lo sentii nel solco fra le natiche capii al volo. Lo sentii premere sul buchetto ed istintivamente mi irrigidii.
L’altra volta mi aveva fatto male, ma alla fine era stato bello. Decisi quindi di lasciare di nuovo che mi prendesse anche lì. Mi rilassai e lui entrò dopo poche spinte.
Lo sentivo dentro e sembrava enorme. Un po’ di bruciore mentre entrava, ma poi fu tutto dentro e si fermò un secondo. Non sentivo male, mi rilassai ulteriormente e lui iniziò a muoversi avanti e indietro.
Sentivo il calore del motore contro il mio seno e una gran forza sprigionarsi dietro di me. Se con il pompino sentivo di essere io quella a condurre il gioco, qui ero completamente nelle sue mani.
Lo stavo prendendo nel culo, appoggiata ad una macchina sperduta in una campagna chissà dove. E godevo da matti nel farlo. Ero proprio una puttana.
Si muoveva sempre più forte. Sempre più forte. Mi accorsi di urlare.
No, non dal male. Urlavo ad ogni affondo per il godimento.
Con la mano sinistra scesi fra le mie gambe a toccarmi e dopo poco venni copiosamente.
Un altro orgasmo fantastico, che mi fece perdere del tutto le forze residue. Le gambe mi mollarono e mi accasciai del tutto sul cofano. Lui continuava a prendermi con forza, come se io fossi una bambola gonfiabile. Non veniva più?
Ormai ero completamente passiva, ma a lui non sembrava interessare molto’
Dopo non so quanti minuti di quel trattamento, sentii che usciva da me, mi sollevò di forza e mi diede un bacio, poi mi slacciò il vestito ormai del tutto sgualcito ed il reggiseno. Mi toccò un po’ le tette, leccandomi i capezzoli e poi mi fece abbassare.
Provò a farmelo prendere in bocca, ma io mi scansai: dopotutto era appena uscito dal mio culo’
Capì e non insistette. Iniziò a masturbarsi davanti al mio viso e io capii che voleva venire sulle mie tette. Si masturbava ad una velocità pazzesca e dopo pochi secondi uno schizzo mi colpi in pieno viso. Il primo su una guancia, il secondo sulle labbra.
Non ce ne fu un terzo: era esausto.
Mi sentivo sporca, usata, ma allo stesso tempo soddisfatta ed appagata.
Ero contenta di averlo accontentato.
Ci ripulimmo di nuovo e mentre stavo finendo di rivestirmi mi abbracciò. Mi stringeva forte, quasi avesse paura che io potessi scappare, quasi si sentisse in colpa.
‘Scusa.’ Mi disse.
‘Di cosa?’ chiesi.
‘Quando ti vedo non riesco a resistere e prenderti da dietro mi fa davvero impazzire. Ti ho fatto male?’
‘No. Non ti preoccupare, piace anche a me, altrimenti non te lo farei fare.’ Lo rincuorai.
‘Sicura?’ mi chiese.
‘Si, sicura.’ Risposi.
‘Perché io ti amo e non voglio perderti per colpa di qualche mia perversione. Se qualcosa non ti piace, smetterò immediatamente’.
Dio com’era dolce!
‘No, sei perfetto così. Anche io ti amo.’ Gli dissi.
Dopodiché ci perdemmo in un bacio.
Ciao a tutti!
Grazie per i complimenti arrivati anche all’altro racconto che ho scritto: ‘la babysitter’. Devo confessarvi che scrivere cose inventate &egrave forse più stimolante per la fantasia, ma molto meno facile. Quando scrivo qui nel diario, devo solamente scegliere le parole giuste per descrivere situazioni e sensazioni che ho provato e che ricordo benissimo: inventarle di sana pianta &egrave molto più complesso’ Spero vi sia piaciuto lo stesso!
Grazie anche per le tante mail che continuate a mandarmi. Grazie a tutti, tranne a quel pervertito che si &egrave divertito a mandarmi delle foto di un coso enorme. Tu si che hai capito tutto su come stuzzicare una ragazza’ E’ stata la prima ed unica mail che ho cancellato: le altre le ho tenute tutte, belle o brutte che fossero.
Ma veniamo a noi.
Questa settimana &egrave stata strana. Sono successe molte cose e vorrei farvene un riassuntino, altrimenti non capireste come sono arrivata a quel che &egrave successo l’altro ieri.

Lunedì.
Il lunedì dopo l’uscita con Andrea ero davvero raggiante.: non camminavo, volavo ad un buon mezzo metro da terra!
Ero davvero felice. Lo amavo, lui mi amava. Era tutto perfetto.
Alla terza ora ero persa nei miei pensieri e stavo scarabocchiando su un foglio mentre la prof spiegava non so che’ Di fianco a me la Vero era assonnata e distratta in ugual misura.
Ad un certo punto sento un colpo al fianco e lei vedo lei che mi fissa con aria sorpresa.
‘Che c’&egrave?’ gli dico.
‘Come che c’&egrave? E quello’ dice indicando il foglio con i miei scarabocchi. ‘Non hai niente da dirmi?’
Guardo il foglio e mi accordo che i miei scarabocchi non erano altro che innumerevoli versioni diverse del nome di Andrea circondate da stormi di cuoricini. Non me ne ero nemmeno resa conto mentre li disegnavo, ma ora non potevo più far finta di niente, la Vero mi avrebbe fatto un terzo grado infinito.
Al cambio dell’ora, come previsto, l’interrogatorio.
Ho dovuto raccontargli tutto.
Beh, diciamo non proprio tutto! Ho tralasciato la parte sulla gita e soprattutto ho tralasciato Paolo. Gli ho raccontato solamente del nostro appuntamento, della gita in macchina e di una non meglio identificata pomiciata sul sedile posteriore.
Sembrava soddisfatta per cui non ho dovuto approfondire, per fortuna.
Ciò che mi ha spiazzata &egrave stata la sua reazione.
‘Dai, che bello! Siete bellissimi insieme! Finalmente ora che hai deciso con quale dei due vuoi stare, io posso gettarmi su Paolo. Lo sai che sono anni che mi piace e ora non me lo lascerò scappare!’
Le chiacchiere sono poi continuate con i programmi sulle uscite a quattro che avremmo fatto, sulle vacanze insieme’ Per fortuna &egrave entrata la prof di mate, altrimenti penso che avrebbe iniziato ad organizzare un doppio matrimonio.

Martedì.
Dopo la chiacchierata che avevo fatto con la Vero non ero più molto di buon umore. Non sapevo perché.
Amavo Andrea, che c’era di male se la Veronica fosse uscita con Paolo? Nulla. Eppure non riuscivo a non esserne contrariata.
La mattina a scuola l’avevo un po’ evitata, ma per ben due volte l’avevo vista con Paolo. Prima alla macchinetta del caff&egrave, poi fuori a fumare. Vederli lì fuori, soli, che parlavano vicini, mi ha fatto proprio male.
Ma che diavolo ho che non va!?
Perché un ragazzo che mi ama non mi basta?
Perché devo star male se vedo una mia amica provarci con Paolo?

Mercoledì.
Mercoledì sera sono uscita con Andrea. Ancora nessuno ne a casa ne a scuola sapeva che uscivamo insieme, quindi abbiamo deciso che saremmo andati in macchina da qualche parte fuori dal nostro paese.
Ci siamo fermati in una pizzeria ad una ventina di chilometri di distanza.
La serata era perfetta. Io, lui, una buona pizza, una buona birra’ Cosa potevo volere di più? Eppure non ero tranquilla.
Lui era carinissimo e continuava a sfiorarmi una mano con la sua.
‘Che hai oggi?’ mi ha chiesto ad un certo punto.
‘Niente, perché?’
‘Non dici nulla, non sorridi’ qualcosa c’&egrave. Lo sai che morirei per un tuo sorriso: non puoi stare tutta sera col broncio.’
Sorrisi.
E gli strinsi la mano. Era troppo carino.
‘Scusami. Ho un po’ di pensieri per la testa” gli dissi.
‘Raccontami. Voglio sapere tutto quel che passa nella tua testolina.’
‘No, niente di importante. E’ solo la prof di italiano che ci ha messo un tema proprio domani.’ Mentii.
‘Che stronza’ Quindi non puoi fare tardi? E io che avevo già un programmino niente male”
‘Davvero? E che cosa pensavi di fare?’ chiesi con fare ammiccante.
‘Mah.. conosco un posticino tra gli alberi non lontano da qui. Ci sono stato con una delle mie tante donne e mi sarebbe piaciuto portartici.’
‘Che scemo!’ lo sgridai scherzando.
‘Beh, sarà per un’altra volta’ Però sabato vieni da me vero???’
‘Alla serata festa barra studio?’ domandai.
‘Si. Dai, vengono tutti. Saremo almeno una ventina e potremo studiare le tattiche pre esame insieme. L’unione fa la forza!’
‘Ok, verrò.’
La resto della serata &egrave passato piacevolmente e verso le 10.45 mi ha riportato a casa. Eravamo quasi nella mia via, quando gli dissi di proseguire e parcheggiare vicino al parchetto.
Gli avevo rovinato i programmi, volevo almeno salutarlo come si deve’
Appena spenta la macchina mi sono tolta la cintura e l’ho baciato. Lo abbracciavo stringendolo a me.
Non so se fosse per scusarmi per la serata finita troppo presto o perché continuavo a pensare a Paolo e Veronica, ma mi sentivo in dovere di sdebitarmi con lui’.
Con la mano scesi sui suoi pantaloni e subito sentii qualcosa muoversi all’interno.
Aprii la cerniera e con la mia manina entrai nei boxer, prendendo in mano il cazzo che ormai ben conoscevo. Era già quasi del tutto eretto, così lo feci uscire dai pantaloni, mi staccai dal bacio e scesi con le labbra su di lui.
Con la mano andavo su e giù, scappellandolo. Me lo misi in bocca.
Era davvero buono. Il suo sapore e il suo odore mi facevano girare la testa. Ormai avevo capito che quel che gli piaceva davvero e non mi feci pregare. Passavo con la lingua sulla cappella volacea, poi mi abbassavo prendendolo in bocca fino a sentirla sul palato e mentre lo facevo ridiscendere succhiavo.
Lui con una mano mi accarezzava i capelli e ogni tanto me li scostava dal viso, per non perdersi alcun movimento.
Salivo e scendevo.
Succhiavo e baciavo.
Sentivo che pulsava sempre di più. Stava per venire.
Ma non volevo ancora, così lo tolsi di bocca, mi alzai e lo guardai negli occhi.
Mi implorava di farlo venire. Era sotto il mio completo controllo: era mio.
Mi abbassai di nuovo, ma prima di imboccarlo di nuovo, passai la lingua su tutta l’asta. Giù giù in basso fino ai pantaloni, poi di nuovo su.
Mi girai appena e con le mani lo passavo sulle mie guance, sulle mie labbra.
Era davvero mio e potevo farne quello che preferivo.
Ricominciai a fargli una sega sempre più veloce e intanto lo ripresi in bocca.
Ci volle poco perché venisse.
Questa volta non fu necessario che me lo chiedesse o che mi tenesse ferma la testa. Ero io che volevo sentirlo venire nella mia bocca. Volevo sentirmi di nuovo sporca e usata come le scorse volte.
E così fu.
Mi riversò in bocca tanto del suo sperma. Lo sentivo sul palato, sulla lingua. Era caldo, vischioso: era lui.
Lo tenevo fra le labbra, negli ultimi spasmi dell’orgasmo, mentre qualche goccia mi usciva ai lati della bocca.
Mi staccai da lui.
Deglutii come una vera puttana da quattro soldi.
Poi presi il fazzoletto e mi diedi una pulita alla faccia mentre anche lui si ricomponeva.
Mi riportò a casa e prima che potessi scendere, mi fermò per un ultimo bacio.
‘Sei fantastica. Ti amo.’ Mi disse.
‘Si, anche io.’ Risposi, ma era una risposta meno convinta delle altre volte.
Non so se se ne rese conto, ma dopo aver aspettato che io chiudessi la porta di casa, se ne andò.
Giovedì.
Non potevo smettere di pensare a Paolo e Veronica. Lui si sarebbe innamorato di lei? Avrebbero fatto l’amore?
Pensare a loro due che si baciavano mi faceva stare male.
Andrea continuava a mandarmi i soliti messaggini e io continuavo a rispondergli come se nulla fosse, ma dentro di me ero incazzata.
Con chi?
Ero incazzata con Andrea, perché era felice e io no.
Ero incazzata con Paolo, perché non lottava per me.
Ero incazzata con Veronica, perché ci stava provando con il ‘mio’ ragazzo.
Ero incazzata soprattutto con me stessa, perché mi rendevo conto di essere una perfetta idiota ad essere incazzata, ma non potevo evitarlo.

Sabato.
Sono uscita di casa dopo aver avvisato i miei che probabilmente avrei dormito fuori, o a casa di Veronica o a casa di Andrea, se fossimo rimasti là tutti insieme. Avremmo fatto molto tardi a studiare, non era il caso di mettersi in macchina tardi.
Mi ero messa dei jeans stretti, un paio di scarpe da ginnastica ed una canottierina piuttosto scollata. Si, si vedeva un po’ di pelle, ma niente di particolarmente sexy: dopotutto saremmo stati in una ventina, non era proprio il caso di mettersi in tiro.
Dopo un breve tragitto in macchina arrivai da Andrea.
La sua casa era davvero enorme. Ci ero già stata altre volte, ma non l’avevo mai guardata come si guarda la casa del proprio uomo. Ora la osservavo con più attenzione, per scoprire qualche dettaglio in più sulla sua vita.
Entrai nel salone e subito capii che quella sera avremmo fatto tutto, tranne che studiare. Non eravamo una ventina, ma almeno trenta. C’era musica a palla ed ettolitri di alcool.
Mi guardai un po’ in giro e ovunque vedevo gente che beveva come se non ci fosse un domani oppure occupata a rollare canne.
Cercavo Andrea, ma non lo trovavo.
Trovai Paolo però. E Veronica.
Erano impegnati in una conversazione seduti sul divano e lei sghignazzava ad ogni battuta di lui. Non avevo mai notato alcuna particolarità nella sua risata, ma stasera mi dava ai nervi: non la sopportavo.
Me lo stava portando via.
Uffa, non dovevo pensarci! Io avevo Andrea, perché non mi bastava quello che avevo?!
Mi tuffai in un bicchiere di vino rosso e rimasi esterrefatta. Di solito il vino rosso non mi piace molto, ma questo era dolcissimo e frizzante: sembrava uno spumante, ma rosso.
Banchetto lessi sulla bottiglia e presto mi spiegarono che altro non era se non un’imitazione del più pregiato Brachetto. Poco male se era un’imitazione, io non conoscevo ne l’uno ne l’altro.
Decisi istantaneamente che quella sera avrei bevuto per dimenticare. Avrei dimenticato di essere una puttana depravata. Avrei dimenticato Veronica che faceva la sgualdrina con Paolo. Avrei dimenticato l’esame, Bologna, tutto.
Volevo solo rilassarmi e divertirmi.
Al terzo bicchiere già mi girava la testa.
Sono proprio ridicola, mi ubriaco con niente!
Avevo notato che Andrea non voleva starmi molto fra i piedi per non far capire agli altri che stavamo insieme, ma con la Vero flirtava con Paolo, io rimanevo sola. Andavo in giro con il mio bicchiere in mano e chiacchieravo con tutti, ma mi sentivo a disagio.
Andai verso il bagno e trovai la porta socchiusa.
Aprii e trovai Marco e Luca, due miei amici, rivolti verso il lavandino.
‘Che fate qui voi due?’ chiesi.
‘Ehi! O entri o esci, ma chiudi la porta!’ mi disse Luca brusco.
Incuriosita entrai chiudendomi la porta alle spalle. Mi avvicinai a loro e vidi Marco che con due tessere in mano era impegnato a formare delle sottili righe di polvere bianca.
Coca!
‘Ma &egrave coca!? Siete matti?!’ dissi.
‘Vuoi?’ mi chiese Marco. ‘Non ne abbiamo molta, ma se vuoi per te posso offrire io!’
‘No.’ Risposi, ma invece di andare via mi avvicinai di più.
Ero curiosissima. Era la prima volta che vedevo della coca dal vero e studiavo le loro mosse con attenzione.
Marco sembrava esperto con quelle schede in mano e completò tre righe sui cinque centimetri di lunghezza, perfettamente allineate sul piano del lavabo di marmo. Luca intanto arrotolava una banconota da 5′ e non staccava gli occhi dalla cocaina.
Tirò per primo lui, facendo sparire tutta la riga in un sol colpo. Ancora con la banconota infilata nella narice, tirò su la testa, continuando ad aspirare, forse per evitare che quella rimasta nella cavità cadesse per terra andando sprecata.
Dopo di lui fu il turno di Marco, che fece la stessa esatta operazione.
C’era rimasta una sola riga sul piano di marmo e Luca tornò a chiedermi:
‘Sicura che non la vuoi?’
‘Si, sicura.’
Nonostante il vino, avevo paura. Avevo fumato più di una volta, ma la coca era una cosa diversa.
‘Allora facciamo un paglino.’ Disse Luca rivolto a Marco, che tirò fuori un pacchetto di Camel Light, estraendo una sigaretta.
Ne leccò un lato inumidendola e poi la fece passare sulla riga di coca, che rimase quasi tutta attaccata.
La accese mentre io continuavo a guardare affascinata tutta l’operazione. Ad ogni tiro, la sigaretta sfrigolava, bruciando la cocaina e l’odore era molto diverso da quello di una normale Camel.
Non avevo mai visto nemmeno nei film la coca fumata in quel modo, ma ne ero attirata. Fumarla così non mi sembrava una cosa così impegnativa come tirarla col naso. Probabilmente gli effetti sarebbero anche stati minori.
Volevo provare.
Ormai la serata era destinata all’alcool, tanto valeva anche provare anche una nuova droga.
Gli chiesi se potevo provare un tiro e Marco me la passò, stando ben attento a non ribaltare la parte in cui era attaccata la coca.
Feci due o tre tiri e poi la passai a Luca.
Non era diverso da una normale sigaretta, anche se il gusto era un po’ strano.
Avevo una voglia matta di chiedere informazioni su cosa avrei sentito, dopo quanto e così via, ma non lo feci: non volevo che mi considerassero una bambina.
‘Ma da cosa sa?’ chiesi.
‘Prova, assaggia.’ Mi disse Marco indicandomi la poca polvere che ancora sporcava il ripiano del bagno.
‘Come?’ chiesi.
‘Così guarda.’
Si leccò un dito e lo passò sul ripiano, poi mi mostrò la coca attaccata al polpastrello e se la mi se in bocca.
Lo imitai e mi succhiai l’indice con una bella dose di polvere bianca.
‘Bleah! Ma &egrave amarissima!’ dissi schifata.
I due si misero a ridere sonoramente, mentre rimettevano le tessere nei portafogli e finivano di pulire il bagno.
Uscimmo tutti e tre ridendo e tornando nel baccano della festa.
Io mi rifiondai sul mio amato Banchetto e me ne versai un altro bicchiere bello pieno.
Dopo un po’ non capivo più se era l’alcool o la coca, ma mi accorsi che ero diventata il centro della conversazione del gruppo di amici in cui ero. Io, di solito timida, non la finivo più di parlare.
Mi divertivo da matti.
Finalmente stavo bene.
La testa mi girava per l’alcool, ma non pensavo e non mi importava di nulla.
Ad un certo momento, non so cosa mi prese, ma feci una cosa che non mi sarei mai aspettata da me stessa. Vidi Paolo che si allontanava solo per un corridoio, probabilmente andava a prendere altre birre.
Lo seguii.
Entrò in garage e io entrai dietro di lui. Chiusi la porta alle mie spalle e prima che lui potesse dire qualsiasi cosa lo baciai.
Appoggiai il bicchiere di vino su qualcosa alla mia destra e gli gettai le braccia al collo. Lui mi strinse i fianchi e le nostre lingue iniziarono a danzare vorticosamente.
Non pensavo agli amici nella stanza accanto. Non pensavo a Veronica. Non pensavo al fatto che baciavo un altro nella casa di quello che consideravo ormai a tutti gli effetti il mio ragazzo.
Non pensavo a niente, lo baciavo e basta.
Stavo sfogando in quel bacio una settimana di rancori inespressi, di dolore e di amore, di passione e di desiderio.
Le nostre bocche si staccarono per un secondo e rimanendo abbracciati stretti stretti, mi chiese sorridendo:
‘Ma che fai?’
‘Non lo so. Ho visto Veronica fare la smorfiosa con te tutta sera e non ho capito più niente.’ Confessai.
‘Ma non hai detto ad Andrea di amarlo?’ mi chiese accarezzandomi il viso e spostandomi la ciocca bionda che mi era caduta davanti agli occhi.
‘Si. Ma l’ho detto anche a te.’ Risposi.
Mi baciò di nuovo.
‘Io stasera rimango qui. Aiuto Andrea a pulire e dormo qua. Rimani anche tu.’ Mi disse.
Non era una domanda, come potevo rifiutare dopo quello che c’era stato tra noi.
Il vino? La coca? La mia testa bacata? Non lo so, fatto sta che non mi sfiorò neppure l’idea che Andrea potesse essere contrario a dividermi di nuovo con Paolo e che la nostra storia appena nata potesse già finire.
Con una lentezza che mi parve infinita, tutti se andarono.
L’ultima fu Veronica, che a tutti i costi voleva farsi accompagnare da Paolo, con la scusa di non poter guidare per il bere. Non lo convinse.
Rimanemmo noi tre. Soli. Di nuovo.
Andrea era indaffarato da bravo padrone di casa, noi invece ci sedemmo sul divano rilassandoci un po’.
Fermammo anche Andrea, facendogli presente che avrebbe potuto fare tutto anche domani.
Si sedette accanto a me evidentemente spossato.
Gli girai il viso e lo baciai.
Un bacio lento, languido, erotico.
Non se lo aspettava, ma rispose.
Mi staccai da lui e gli sorrisi. Poi mi girai verso Paolo e baciai anche lui. Tenevo stretta la mano di Andrea, per paura che scappasse, ma non lo fece.
Mi girai di nuovo, passando da una bocca all’altra.
Sentivo le loro mani iniziare ad esplorare il mio corpo. Le sentivo su di me.
Ero già partita per la tangente. Fra pensieri, scuola e genitori sempre in mezzo, era dall’uscita in macchina con Andrea che non riuscivo ad avere un orgasmo e adesso ne avevo davvero voglia.
Attaccata alla lingua di Andrea, sentivo le mani di Paolo sulle mie tette. Me le palpava a mano aperta, poi me le strizzava un poco. Infilava le mani sotto la canottierina nera e le sentivo bollenti sulla mia pelle.
Stanco di lottare col cotone, decise di sfilarmela e mi dovetti staccare da Andrea per permettergli di toglierla.
Mi slacciò il reggiseno. Sentivo le sue mani e le sue labbra sulla mia schiena nuda.
Era fantastico.
Mi girai per baciarlo e mi misi a cavalcioni su di lui.
Gli sfilai la t-shirt e mentre lo baciavo gli passavo le mani sul petto e sugli addominali. Aveva davvero un bel corpo. Mi piaceva da impazzire.
Con la coda dell’occhio vedevo di fianco a noi Andrea che si spogliava, rimanendo nudo.
Allungai la mano e gli presi il cazzo.
Iniziai a segarlo piano.
Ero a cavalcioni su Paolo e sentivo il suo cazzo spingere sotto i pantaloni mentre si dedicava con passione ai miei seni. Me li strizzava, palpava, spalmava, mentre con la lingua mi disegnava cerchi concentrici vicino ai capezzoli. Poi me li prendeva in bocca e sentivo la sua lingua giocare con le mie punte sempre più dure ed eccitate. Nello stesso tempo, stringevo in mano il cazzo di Andrea e andavo su e giù masturbandolo sempre con maggiore foga.
Lui si alzò per baciarmi, poi scostò Paolo ed insieme presero a baciarmi i capezzoli. Vedere due ragazzi sulle mie tette era stato sconvolgente la prima volta e lo era anche ora.
Dentro le mutandine ero un lago.
Mi alzai in piedi davanti a loro e Andrea mi aiutò a sfilarmi i pantaloni, mentre anche Paolo finiva di denudarsi completamente.
Ora erano seduti davanti a me, uno a fianco all’altro, con i loro cazzi eretti e gli sguardi puntati sul mio corpo nudo.
Mi misi in ginocchio davanti a loro e li presi entrambi in mano. Li masturbavo contemporaneamente guardandoli alternativamente negli occhi.
Si alzarono in piedi entrambi e ora avevo i loro cazzi puntati dritti sul viso. Li avvicinai a me e iniziai a passarmeli sulle guance e sulle labbra contemporaneamente. Davo dei piccoli bacetti su entrambi.
Sentivo di possederli pienamente: erano miei entrambi.
Il pericolo di perdere Paolo a causa di Veronica, forse ora mi portava inconsciamente a marcare il territorio. A differenza delle volte precedenti e forse anche a causa di alcool e coca, questa volta ero io a condurre il gioco.
Paolo era rimasto per me. Non aveva seguito Veronica.
Andrea era ancora una volta disposto a dividermi con il suo amico pur di avermi.
Non poteva esserci dimostrazione di devozione più grande.
A turno li mettevo in bocca, mentre continuavo a passarmi l’altro sulla faccia. Erano vicinissimi.
Una volta o due potei passare la lingua contemporaneamente sulle due cappelle, tanto erano vicini.
Li feci toccare, ma si ritrassero subito.
Ah, questi uomini’
Pur non essendo lesbica, a me non darebbe fastidio il contatto fisico così intimo con una donna. Gli uomini invece hanno paura dei loro simili, chissà perché.
In un momento in cui avevo Andrea in bocca, Paolo si allontanò da me e lo sentii passarmi alle spalle.
Mi fece mettere a pecorina e poi sentii le sue labbra sulle mie natiche. Le accarezzava e me le mordicchiava teneramente, mentre io davanti continuavo a fare un pompino ad Andrea.
Sentivo la lingua di Paolo insinuarsi nel solco fra le natiche e iniziare a leccarmi la patatina da dietro.
Dovette sentirmi bagnatissima.
Passava la lingua su tutto il solco, poi su in alto verso il buchetto del culo.
Sentire una lingua li era davvero strano. Mi solleticava, ma non mi dava fastidio. Anzi, quando cominciò a penetrarmi contemporaneamente con le dita inziai a godere tantissimo.
Eccolo.
Paolo si era staccato da me e mi puntava la cappella sulla fighetta allagata. Gli ci volle poco per penetrarmi completamente e subito iniziò a pompare forte e deciso.
Al primo affondo mi spinse talmente in avanti che quasi mi affogai con il cazzo di Andrea.
Lui se ne accorse, quindi si sistemò a sedere sul divano e poi mi tirò a se, con Paolo che mi seguì con il cazzo sempre dentro di me.
Dopo poco presi il ritmo e riuscivo a succhiare Andrea, nonostante i colpi di Paolo. Alzando lo sguardo lo vedevo che si godeva la scena: il suo cazzo fra le mie labbra e Paolo che mi prendeva da dietro, mentre mi stringeva saldamente per i fianchi.
Dietro di me Paolo era ormai prossimo all’orgasmo. Lo sentii uscire e dopo pochi istanti sentii il liquido caldo bagnarmi la schiena nuda. Anche io ero vicina all’orgasmo, ma il vuoto che mi aveva lasciato dentro mi rendeva insoddisfatta.
Mi alzai in piedi e cercai qualcosa con cui pulirmi la schiena. Trovai dei tovagliolini di carta nella tavola a fianco, ma faticavo a pulirmi da sola.
Andrea mi accompagnò in bagno, camminando goffamente con cazzo in piena erezione che svettava davanti a lui.
Paolo ci seguiva e mi aiutò a pulirmi con l’acqua della doccia. Mi asciugavano in due e io li abbracciavo e li baciavo, passando da uno all’altro.
Uscimmo dal bagno e Andrea mi prese per mano per portarmi in una camera da letto. Io dietro presi per mano Paolo, trascinandolo con noi.
Non era la sua camera, ma una grande camera degli ospiti con un bel letto matrimoniale sul quale ci tuffammo tutti e tre.
Io ero in mezzo a loro e mi godevo le loro carezze su tutto il corpo.
Andrea ed io non avevamo ancora goduto, quindi decisi che era il suo turno di penetrarmi. Mi distesi a pancia in su e lo chiamai su di me.
Non se lo fece ripetere due volte ed iniziò a penetrarmi mentre io gli stringevo il bacino con le mie gambe.
Lo guardavo negli occhi, mentre lui era concentrato nello sforzo di darmi piacere. Era bellissimo. I suoi capelli, i suoi occhi’ tutto di lui mi piaceva da matti.
Gli accarezzavo le spalle, poi lo tirai verso di me gettandogli le braccia al collo.
Gli affondai i denti in una spalla mentre godevo.
Un orgasmo fantastico, che si unì al suo. I nostri liquidi si mischiavano, così come le nostre anime, mentre le nostre menti erano in una dimensione ultraterrena.
Paolo steso vicino a noi mi guardava fisso mentre il suo cazzo aveva già riacquistato vigore.
Senza uscire da me, Andrea mi infilò le mani sotto la schiena e mi ribaltò dall’altra parte. Ora io ero sopra.
Presi a baciarlo mentre la rilassatezza post coito prendeva entrambi. Lo sentivo diminuire di volume dentro di me, ma rimaneva dentro.
Paolo intanto prese posto dietro di me e ben presto sentii il suo cazzo sbattere sulle mie natiche. Mi dava dei piccoli colpetti, come per risvegliarmi dal torpore e direi che ci riuscì.
Sentire la consistenza del suo cazzo, durissimo a differenza di quello che si stava afflosciando dentro di me, risvegliò i miei sensi.
Inarcai la schiena e lui puntò il suo coso sul mio buchetto posteriore, iniziando subito a spingere.
Era meno esperto di Andrea in questo, era evidente.
Spingeva come un forsennato, facendomi male, quindi allungai una mano indietro per rallentarlo e gli dissi:
‘Piano, mi fai male.’
Subito si fermò, poi riprese a puntare la cappella sul mio buchetto con molta più delicatezza. Io riuscii a rilassarmi e solo così riuscì ad entrare dentro di me.
Pian piano entrò del tutto ed iniziò a muoversi.
Andrea mi guardava fisso e studiava le espressioni del mio viso che passavano dal dolore all’estremo godimento. Ogni tanto mi prendeva per i capelli e mi infilava la lingua in bocca, mentre il suo cazzo, sempre dentro di me, tornava a riacquistare consistenza.
Ormai avevo due cazzi duri dentro di me contemporaneamente e di nuovo, come l’altra volta, persi completamente il controllo.
Si muovevano in maniera più coordinata dell’altra volta e io mi sentivo piena e riempita come mai nella vita.
Li sentivo in gola.
Li sentivo vicini e pulsanti dentro di me.
Godevo come una pazza.
Non riuscivo a trattenere urli di godimento sempre più forti.
Venni dopo pochissimo, ma loro non si fermavano, così il mio orgasmo si trasformò nella più incredibile sequenza di orgasmi multipli che nella mia breve vita sessuale io abbia mai provato.
Ero squassata da spasmi e le mie gambe non mi reggevano. Erano loro che mi sostenevano e continuavano a penetrarmi senza smettere.
Le forze mi abbandonavano, il sedere mi bruciava, ma continuavo a godere in maniera pazzesca.
Non so per quanto tempo andarono avanti. Per me il tempo si era come fermato. Potevano essere stati secondi o mesi che per me non sarebbe cambiato nulla’
Il primo a venire fu di nuovo Paolo che sentii schizzare nel mio intestino.
Dopo qualche istante, anche Andrea non si trattenne dal venirmi dentro di nuovo.
Ero letteralmente stravolta.
Il seme di due uomini dentro di me: ancora una volta mi sentivo sporca, usata, ma straordinariamente appagata.
Mi staccai da loro e mi gettai sotto la doccia.
Quando uscii vidi Paolo addormentato sul letto e Andrea che mi indicava di stendermi in mezzo a loro.
‘I miei sono via per tutto il weekend. Dormi con noi.’ Mi disse.
Non risposi, ma mi infilai sotto le coperte con loro.
Tre corpi giovani, belli, nudi e teneramente abbracciati. Non poteva esserci nulla di sbagliato in questo.
Domenica

Caldo, molto caldo.
Luci soffuse, vapore, rumore d’acqua in sottofondo.
Non saprei dire il luogo esatto, forse delle terme o la piscina riscaldata di qualche albergo lussuoso.
Sono in acqua.
L’acqua &egrave calda, dolce, splendida.
Sono seduta su una specie di divanetto, immersa fino al seno.
Un delicato getto d’aria mi solletica la schiena.
Sono nuda, tranquilla e completamente rilassata.
Sento dei passi leggeri dietro di me.
Non sono preoccupata.
Mi giro pigramente nell’acqua e la guardo.
E’ Emma Stone.
E’ bellissima, scalza e fasciata da un soffice accappatoio bianco.
Mi guarda e sorride.
Ricambio il sorriso.
Lei si slaccia la cintura dell’accappatoio e lo fa scivolare via.
Ora &egrave completamente nuda ed esposta davanti a me.
La guardo.
I suoi piedini.
Le sue gambe.
La sua patatina, completamente depilata.
Il suo ventre piatto.
I suoi seni sodi ed invitanti.
Il suo collo da baciare.
Il suo viso’. Dio che viso’
I suoi occhi sono una poesia: sono la perfezione. Mai visti occhi così.
I suoi capelli scuri.
E’ una divinità travestita da ragazza della porta accanto.
E’ la sola donna con cui farei l’amore.
E’ la donna con cui voglio fare l’amore.
Lei si avvicina.
Mi fissa.
Mette le mani alla scaletta e lentamente entra in acqua.
Ogni suo movimento &egrave di una eleganza eterea, irreale.
E’ in acqua.
Cammina sul fondo venendo verso di me.
E’ vicina.
La sento.
Con una mano mi sfiora e mi sposta i capelli dal viso, sistemandoli con delicatezza dietro l’orecchio.
I nostri sguardi si incrociano e io mi perdo nella bellezza stordente dei suoi occhi.
Mi sorride.
Un sorriso che sembra di timidezza, ma che &egrave il più seducente del mondo. Un sorriso che gli ho visto fare in tanti film.
Si avvicina ancora.
Mi scoppia il cuore.
Non ho mai desiderato una donna.
Lei non &egrave una donna: &egrave Emma Stone. E’ l’idea di una donna. E’ la donna perfetta.
E’ la donna che vorrei essere io.
I nostri visi si sfiorano.
Le labbra si toccano.
Si schiudono.
Ci baciamo.
Le nostre lingue si aggrovigliano, si accarezzano, si amano.
I nostri seni sono schiacciati fra loro e sento la durezza dei suoi capezzoli sulla mia pelle.
Sento le sue mani sulla schiena, mentre mi spinge a schiacciare il mio corpo contro il suo.
Sento una mano che scende.
Mi accarezza il culo.
Poi si sposta davanti.
La sento.
La sento che mi tocca.

Aprii gli occhi all’improvviso, sudata e con il cuore che batteva all’impazzata: era solo un sogno.
Un sogno sensuale ed erotico, ma un sogno. Mi ero eccitata sognando una diva del cinema come potrebbe fare qualsiasi maschietto: incredibile.
Non sono lesbica, eppure questo sogno era stato incredibilmente erotico.
Ripresa dall’agitazione, pian piano realizzo dove sono: la camera degli ospiti di Andrea.
Mi riprendo del tutto e mi accorgo che quasi non posso più trattenere la pipì: colpa del vino della sera prima, ne ero sicura.
Di malavoglia mi alzai sul letto e scavalcai Andrea per andare al bagno. Feci di tutto per non svegliarlo e ci riuscii.
Corsi nel corridoio e mi fiondai nel primo bagno che trovai. Seduta sul water mentre facevo la pipì pensavo alla sera prima. Ripercorrevo i ricordi non proprio limpidi e mi meravigliavo di non stare male. Di solito quando bevo così tanto la mattina sono uno straccio’
Sarà stato quel pochino di coca? Ho sentito dei miei amici dire che combatteva gli effetti del post sbornia, ma non ne ero così sicura. Forse tutto l’esercizio fisico fatto a letto aveva contribuito a smaltire più in fretta l’alcool nel sangue.
Mi pulii con la carta igienica e tirai l’acqua. Mi guardai allo specchio del bagno e mi lavai i denti con uno degli spazzolini preparati per gli ospiti della casa.
Solo al momento di uscire dal bagno mi resi conto che stavo girando completamente nuda in casa d’altri e mi ritrovai a percorrere il corridoio in punta di piedi il più velocemente possibile.
Ritornai nella camera che avevamo usato nella notte ed osservai il letto.
Andrea era a pancia in su, con il lenzuolo che gli copriva la vita ed una mano fra la testa ed il cuscino. Vedevo il suo petto sollevarsi ad ogni respiro, vedevo il suo viso rilassato e disteso piegarsi ad una specie di sorriso. Chissà cosa stava sognando?
Dall’altra parte del letto Paolo dormiva a pancia in giù, rivolto verso il muro sull’altro lato. Era quasi del tutto scoperto e potevo vedergli il suo bel culetto sodo e bianco.
Sempre facendo attenzione a non svegliarli mi arrampicai sul letto e mi ridistesi fra loro due.
Ormai ero sveglia, ma non volevo allontanarmi da quel letto caldo e da loro due. In quel momento eravamo in pace con il mondo. Noi tre soli e nessuno a giudicarci per quello che avevamo fatto.
Avrei voluto rimanere li per sempre. Quella stanza sarebbe stata il nostro unico universo. Nessun problema, nessun pensiero. Solo noi tre per sempre.
Guardavo Andrea e non potei fare a meno di passare delicatamente il polpastrello sul suo petto scolpito.
Era bello da impazzire.
Fra le lenzuola bianche e alla luce del sole del mattino, c’era un intimità straordinaria, condita da una calma rilassante.
Mi girai a guardare Paolo e gli sfiorai la schiena con le dita.
Erano tutti e due lì per me.
Era il momento perfetto.
Continuai a guardarli e sfiorarli per parecchio tempo. Non so quanto passò prima che Andrea aprisse gli occhi e mi guardasse.
Sorrise vedendomi.
Un sorriso che mi scaldò il cuore. Era felice che io fossi lì accanto a lui e questo mi riempiva di una gioia che non saprei descrivere.
Mi sfiorò le labbra in bacio del buon giorno, poi scese dal letto e si avviò verso il corridoio senza dire una parola.
Lo guardavo camminare e ammiravo il suo corpo perfetto.
Mi venne d’istinto un paragone con il corpo di Emma Stone sognato prima. Due corpi belli da morire, ma da sveglia continuavo a preferire la forza e la mascolinità di Andrea alla grazia e alla sensualità di Emma.
Sentii una mano che mi accarezzava il fianco.
Anche Paolo si era svegliato.
Tentai di girarmi verso di lui, ma era già troppo vicino, così rinunciai mentre mi scostava i capelli e mi dava un tenero bacio sul collo.
Si alzò anche lui e mi lasciò sola nel letto, improvvisamente vuoto.
Li sentii darsi il buon giorno fuori dalla stanza. Chissà che strano doveva essere in quel momento il rapporto fra loro. Sicuramente erano in imbarazzo, ma erano bravi a dissimularlo.
Sentii Andrea chiamarmi e chiedermi se volevo fare colazione.
In effetti avevo fame, così a malincuore lasciai il letto e mi avviai verso la cucina.
Lo trovai intento a preparare la moca, ancora completamente nudo.
In quel momento decisi decisi che quel mattino la nudità non sarebbe stata un problema neppure per me e mi sedetti su uno sgabello vicino al ripiano della cucina.
Si girò e mi diede un altro bacio.
Questa volta più passionale del precedente. Sentivo il sapore del dentifricio e che si mescolava con il suo.
Entrò anche Paolo e si misero a preparare la colazione.
Giravamo tutti e tre nudi con una naturalezza insospettabile.
Per loro ogni scusa era buona per sforare il mio corpo e io non mi scostavo di certo. Dopo un contatto un po’ più prolungato, vidi il cazzo di Paolo cominciare a dare segni di vita.
Lui faceva finta di nulla, ma il suo corpo parlava per lui.
Andrea aprì il frigo e prese il barattolo della panna spray. Se ne versò un po’ direttamente in bocca.
Io pretesi la mia parte, ma lui non volle lasciarmi fare: volle spruzzarmela lui e mi cosparse di panna mezza faccia. Iniziò a leccarmela via e baciarmi mentre entrambi ridevamo come due scemi.
Tornò alla carica con la panna e me ne spruzzò un po’ sul seno. Io lo respingevo e giocando ero sempre più sporca.
Paolo e Andrea iniziarono a leccarmi via la panna dai seni ed la situazione da giocosa passò presto ad essere piccante.
Si alzarono in piedi e li baciai, passando da una bocca all’altra.
Andrea si spostò, tornando ad armeggiare con la moka. Paolo invece era ormai eccitato del tutto, così io mi impossessai del barattolo di panna e gliene sparsi una generosa razione sul cazzo.
Mi abbassai e scoprii che quello era un modo decisamente piacevole di fare colazione.
Con la lingua passavo sulla sua asta, leccandogli via la panna e la deglutivo guardando il suo viso compiaciuto.
Con la mano lo scappellavo e mi mettevo in bocca il glande, roteando la lingua sulla cappella gonfia.
Il sogno della notte mi aveva lasciato con una voglia matta, così mi alzai e gli diedi le spalle. Mi appoggiai al tavolo della cucina e allargai le gambe in un invito più che esplicito.
Sentii la sua cappella che puntava decisa sul mio buchetto, ma ora avevo bisogno di sfogarmi, quindi misi una mano dietro e lo dirottai verso la mia fighetta.
Non si fece pregare e mi entrò dentro subito.
Io mi piegai ancor di più per facilitare l’operazione e lui iniziò a pompare.
Andrea si mise a sedere a tavola nel posto esattamente di fronte a me ed iniziò ad inzuppare i biscotti nel caffelatte a pochi centimetri da me.
Il contrasto fra la sua ‘normale’ colazione e il sesso sullo stesso tavolo era surreale, ma la situazione quasi paradossale era molto eccitante.
Paolo spingeva avanti ed indietro sempre più in fretta ed in profondità. I suoi colpi facevano sobbalzare le mie tettine, così mi appoggiai sul tavolo freddo.
Continuava imperterrito, mentre io guardavo Andrea, che a sua volta mi guardava fisso il viso.
Ad un certo punto interruppe la colazione e si alzò, mostrandomi il cazzo completamente eretto e splendido.
Si avvicinò al tavolo e mi spinse la testa verso la sua cappella.
Lo presi in bocca e cominciai a succhiare.
Paolo mi sbatteva forte e io quasi non usavo la lingua. I loro movimenti bastavano.
Mi staccai dal cazzo di Andrea e urlai il mio godimento tenendolo in mano, mentre l’orgasmo mi squassava. Paolo tolse il cazzo dalla mia fighetta e sentii il suo seme sulla schiena.
Andrea continuava a guardarmi, così lo ripresi in bocca e questa volta mi dedicai con migliore attenzione al pompino.
Leccavo, succhiavo. Sentivo la sua cappella contro il palato quando mi spingevo il più giù possibile. Con la lingua gli solleticavo il frenulo, poi passavo sulla sua cappella come se la stessi baciando.
Ogni tanto lo toglievo di bocca e leccavo l’asta, oppure gli baciavo, oppure lo prendevo fra le labbra dal lato della lunghezza, andando su e giù, cosa che avevo scoperto, apprezzava molto.
Mi prese per i capelli e mi tenne la testa ferma. Senza violenza, ma con fermezza. Io tolsi la mano dal suo cazzo e lui prese ad andare avanti ed indietro, scopandomi in bocca.
Non era il massimo per me, lo sentivo troppo dentro. Però a lui piaceva, quindi lo lasciai fare.
Si fermò ed estrasse il cazzo, facendosi una sega sempre più veloce. Di nuovo, come l’altra volta in campagna voleva venirmi in faccia.
Non so perché questa cosa lo ecciti tanto. Forse &egrave il suo modo di vendicarsi del fatto che mi debba dividere con un altro, forse il suo modo di punirmi. Data la sua predilezione per la penetrazione anale, forse vedermi sottomessa gli piace e basta.
Venne sulla mia faccia scaricandomi diversi schizzi di sborra. La sentivo sulle labbra, in bocca e la sentivo colarmi su una guancia. Mentre guardavo il suo godimento scemare, mi leccai le labbra e deglutii tutto quello che potevo.
Volevo fargli vedere che tutto di lui mi piaceva. Volevo dimostrargli che avrei fatto di tutto per renderlo felice.
Andai in bagno per ripulirmi e mentre mi facevo una rapida doccia mi venne un pensiero spaventoso. Un pensiero che continua a tormentarmi.
Che Paolo e Andrea fossero gay?
Mi spiego. Non stavo pensando che fossero davvero gay, ma che forse potevano avere delle tendenze latenti. Voi che mi leggete sapete tutto quello che &egrave successo, quindi chiedo un parere a voi.
Due ragazzi che riescono a stare nudi insieme nello stesso letto, che girano per casa nudi senza problemi, sono solo senza moralismi o possono essere inconsciamente attratti l’uno dall’altro?
Il fatto che abbiano entrambi una predilezione per il sesso anale e per quello orale &egrave normale oppure devo preoccuparmi?
Come sapete, io a parte loro non ho molta esperienza, diciamo pure pochissima. Quindi non so cosa pensare. Ovviamente cerco di scacciare questo pensiero e se ci ragiono a mente fredda, penso sia una cazzata, una delle mie stupide insicurezze. Però non posso fare a meno di pensare che non siano così disposti a venire a letto con me in tre solamente perché mi amano, ma anche perché all’uno non dispiace la presenza dell’altro. Si, &egrave vero che non appena i loro corpi si sfiorano, si scostano, però forse non si sono ancora resi conto di ciò che gli piace?
Scusatemi’
Sono sicuramente solo le paranoie di una ragazzina insicura, che non &egrave nemmeno capace di godersi in santa pace un’esperienza bella come questa.
Beh, comunque dopo quella colazione, sono tornata a casa e tra scuola, compiti e impegni vari, questa settimana non li ho più visti. Certo, qualche chiacchiera a scuola si, ma non sono mai riuscita a star da sola con loro.
Questo week end sicuramente li vedrò.
Sempre se la preparazione della maturità me ne lascerà il tempo (aiuto, non ne posso più!).
Per ora ciao a tutti, in particolare a ricochet79 che &egrave il mio lettore più fedele e continua a mandarmi un sacco di mail: ormai son più di venti, grazie!
Vi terrò informati, ciao!

Giada
Ciao!!!
Lo so, &egrave da tantissimo che non scrivo più il diario, ma dovete comprendermi, sono successe un sacco di cose negli ultimi tempi.
La maturità (per inciso, passata a pieni voti), poi il trasferimento in un’altra città, il primo impatto, abbastanza problematico, lo studio, gli esami’ un sacco di cose.
Anche se all’inizio l’avevo presa un po’ male, Bologna &egrave bellissima. Mi sono fatta un sacco di amici (no, non in quel senso!) e mi diverto da matti. Ogni tanto credo che dovrei studiare un po’ di più, ma finché gli esami mi riescono ho pensato che &egrave meglio divertirsi, poi si vedrà.
Non ho scritto niente negli ultimi tempi anche perché non mi &egrave successo nulla di particolare nell’ultimo anno e mezzo. Sono consapevole di aver avuto un’esperienza davvero estrema, forse irripetibile con Andrea e Paolo, ma non si &egrave più ripetuta una cosa del genere. Qui a Bologna ho trovato un mio nuovo equilibrio con un ragazzo a posto, anche lui universitario e non ho più avuto esperienze così diverse dalla norma da sentire il bisogno di sfogarle qui.
Ok, lo ammetto’ Nonostante io abbia un ragazzo adesso, alle volte mi masturbo pensando a quel che ho passato. Le sensazioni che ho provato sono state.. Incredibilmente forti.
Sono riuscita a sfogare le mie fantasie perverse in qualche racconto che ho anche pubblicato qui sopra, li avete letti? L’ultimo ‘La neve’ mi &egrave piaciuto molto mentre lo scrivevo: &egrave una mia fantasia ricorrente, probabilmente lo continuerò, che dite?
Oppure preferite che scriva di nuovo il di me?
Lo so che preferite le storie vere a quelle di fantasia, si capisce dal numero di letture dei racconti e soprattutto dalle mail che mi mandate, ma sarei una pervertita se la mia vita fosse tutto e solo materiale per racconti erotici. La mia vita &egrave anche altro, per fortuna, quindi per ora dovrete accontentarvi delle mie fantasie negli altri racconti.
A meno che”..

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