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Il gioco perverso di Eva – cap. 3 Nel bar

By 26 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Passa qualche giorno, ed Eva non riceve più alcuna visita dal muratore dagli occhi di ghiaccio, né dai suoi colleghi di colore. La donna finge di esserne sollevata, pensando che in fondo si sono tolti lo sfizio ma che adesso la lasceranno in pace, ma una nuova parte di lei, quella che quegli uomini hanno portato alla luce,  in realtà è quasi delusa, anche se non vuole ammetterlo essere presa in quel modo le è piaciuto moltissimo, l’ha fatta eccitare e godere come non le era mai successo prima, il suo corpo e la sua mente bramano ancora attenzioni come quelle.

Arriva il fine settimana, ma Eva non ha nessuna voglia di andare per locali con le amiche come al solito, pensare di rimorchiare un fighetto qualsiasi per vederlo ripiegare camicia e pantaloni prima di scopare la deprime, piuttosto che eccitarla.

La sera sotto la doccia si sorprende a masturbarsi con foga ripensando a tutte quelle mani sul suo corpo, che la toccavano senza alcuna delicatezza, fameliche, bramose, che le spingevano con forza la testa su quei grossi cazzi, la ragazza arriva  a sodomizzarsi col vibratore, mentre si ficca nella fica due dita, persa dietro ai brividi di piacere che le dà il ricordo di quella doppia penetrazione.

È lunedì ed Eva, che è un affermato architetto dello studio più rinomato della città, si siede alla sua scrivania e inizia a controllare la posta quando, tra le tante mail, una attira decisamente la sua attenzione, dato che proviene da un indirizzo decisamente non “professionale” : Nico25cm…

“strano, di solito i filtri anti-spam  dello studio non se ne fanno scappare una…” pensa Eva e spinta dalla curiosità apre la mail. È vuota, non è indicato nemmeno l’oggetto, c’è solo un allegato in formato avi, quindi niente di pericoloso, perciò apre anche quello e … è lei, in camera sua, probabilmente ripresa da un telefonino, un primo piano le inquadra il volto  ancora bendato,  ma ben riconoscibile da chiunque la conosca, mentre sta succhiando con voglia il lungo cazzo nero di Alì,  aiutandosi con la mano, poi la scena cambia, si vede lei che cavalca il bel ragazzo nero e urla: “o cazzo sììììì!!! Sì, sfondami la fica con questo cazzone lungo, dammelo, dammelo tutto fino in fondo, sìììì” per poi subito dopo inquadrare la mano di Eva che, guidata da quella del muratore, inizia a masturbare il grosso cazzo bianco. La scena  si interrompe di nuovo, per ripartire  con lei che sta succhiando un grosso cazzo nero, questa volta però è quello di Jamal, perché poi l’inquadratura si sposta, sotto di lei si intravede Alì, il primo piano scende lungo la schiena di lei fino a inquadrare il suo bel sedere e il cazzo del muratore che si sta avvicinando, per poi riprendere l’attimo esatto in cui l’uomo appoggia la sua larga cappella sul buco del culo della donna e la spinge dentro penetrandola con brutalità.

Eva è presa dal panico, ricontrolla la mail ma non c’è assolutamente nient’altro, nessun messaggio, solo questo video molto compromettente. Immaginare come lui sia arrivato alla sua posta elettronica di lavoro è semplice, una volta letti sul campanello di casa nome e cognome, digitandoli su internet uno dei primi risultati è il sito dello studio di architetti, dove ovviamente lei compare con tanto di foto e indirizzo mail.

“Mi vuole ricattare? Vorrà dei soldi? Oddio in che casino mi sono cacciata???” e questi pensieri la perseguitano tutto il giorno, i colleghi si meravigliano di come sia distratta, le chiedono dove stia con la testa, ma Eva non può fare a meno di pensare quali conseguenze porterà quel video, fino a che, passate da poco le 17,00, ecco arrivare una nuova mail dallo stesso indirizzo, stavolta senza allegati ma con qualche riga di testo:

“cara la mia bella puttana, oggi ho voglia di svuotarmi un po’ le palle e scommetto che ti è mancato parecchio il mio cazzone in questi giorni, quindi appena esci dall’ufficio vieni subito al bar Jolly, in via Moro, è a soli 5 min dal tuo studio del cazzo quindi vedi di non tardare. Una volta entrata sali al piano di sopra, mi trovi nella saletta delle slot-machine.

Se per le 18,15 non sei arrivata, sai chi sarà il prossimo a ricevere quel video interessante? Quel frocio del tuo titolare, chissà, magari lo userà per la prossima pubblicità del vostro studio… a dopo, troia”.

Eva non crede ai suoi occhi, sta succedendo proprio quello che temeva di più, la sta ricattando!!! Ma nonostante la paura e la vergogna per le possibili conseguenze che quel video potrebbe generare, non può fare a meno di pensare che quelle parole volgari e brutali l’hanno già fatta eccitare e che in fondo non aspettava altro che rivedere quell’uomo.

Per la prima volta dopo diversi anni di lavoro in quello studio, Eva alle 6 in punto è già sul portone, raggiunge la macchina quasi di corsa e una volta alla guida si sorprende a controllarsi nello specchietto, rimpiange di andare a lavoro con un trucco molto semplice, vorrebbe avere con se il suo rossetto rosso che di solito mette solo la sera, ma sulle sue labbra carnose basta anche un po’ di burro cacao per evidenziarne la forma e la pienezza.

Sorprende ancora di più se stessa quando d’istinto si sbottona quel bottone in più della camicetta bianca che indossa, così che dallo scollo si intraveda il solco dei due seni tondi e sodi, e si sente davvero puttana.

Trova il bar indicatole, parcheggia e, un po’ tremante per la paura, un po’ per l’eccitazione, entra, i tavolini e il bancone sono quasi deserti,  vede le scalette e sale, d’improvviso la luce del giorno sparisce, si ritrova in una sala quasi buia, la luce proviene in gran parte dalle file di slot-machine, macchinette e video-giochi che ricoprono tutti i lati della stanza. Al contrario del piano di sotto, questa sala è piena di uomini, da ragazzini di 16 anni a vecchi di 70, italiani, stranieri, molti ancora in tenuta da lavoro. Nemmeno una donna, eccetto Eva, che adesso si sente una 40ina di occhi puntati addosso che sembrano passarla ai raggi x: nonostante la poca luce, non passano inosservati i lunghi capelli mori, le labbra carnose, il seno strizzato in quella camicetta bianca che lascia intravedere i contorni del reggiseno a balconcino, la gonna a tubino nera, lunga fino al ginocchio, che fascia un sedere tondo e ritto alla brasiliana,  le decolté col tacco alto.

Si staranno chiedendo tutti cosa cazzo ci faccia una strafica così, elegante, borsa e scarpe firmate, in questo lurido bar di poveracci. Lei cerca con lo sguardo il suo muratore dagli occhi di ghiaccio, Nico, Nicola? Finchè lo vede seduto sullo  sgabello davanti a una di quelle macchinette, si avvicina col cuore che le batte sempre più forte, solamente quando ormai è a pochi centimetri da lui  l’uomo si gira:

“eccola, la mia bella maiala, lo sapevo che saresti stata puntuale” e così dicendo la prende con un braccio per un fianco, se l’avvicina e inizia a palpeggiarle il culo con la mano.

“adesso tu stai zitta e mi lasci fare quello che voglio, obbedisci a tutto quello che ti dico o quella mail la giro al tuo capo, ok? Quindi sbottonami la patta e inizia a massaggiarmi un po’ l’uccello”.

Eva obbedisce, sbottona i jeans dell’uomo, sotto non vi trova boxer né slip ma solo il suo cazzone ancora moscio, inizia a massaggiarlo e dopo poco, nonostante la penombra della sala, si accorge che il tizio seduto accanto a Nico sta sbirciando e ha iniziato a toccarsi pure lui.

Intanto la mano del muratore, dopo aver strizzato bene le chiappe sode della donna, è scesa lungo la gonna, si è infilata sotto la stoffa e ha iniziato ad accarezzarle l’interno coscia, salendo poco alla volta sempre più su. Così facendo però la gonna aderente è salita insieme alla mano di lui, scoprendo le gambe tornite e il bordo di pizzo delle calze autoreggenti, ma Eva non riesce nemmeno a preoccuparsi di mostrarsi così a tutti quegli uomini in sala, che ovviamente non hanno smesso di fissarla da quando è entrata, è troppo eccitata dalla situazione e dalla mano di lui che adesso è arrivata ad accarezzarle la fica attraverso la stoffa sottile del perizoma, già fradicia dei suoi umori.

Intanto si è avvicinato un uomo, alle spalle di Eva, le è talmente vicino che lei sente il suo fiato che puzza di alcool sul collo.

“Ehi Nico, perché non mi presenti la tua bella amichetta?”. Eva vorrebbe togliere la mano dai pantaloni del muratore, ma uno sguardo di lui le fa ben intendere che è meglio che continui a smanettargli il cazzo.

“ciao Ivan, hai visto che bella fica la mia nuova puttana personale? Senti che culo di marmo che c’ha!”.

Non appena Nico pronuncia queste parole l’amico non si fa ripetere l’invito due volte, poggia le mani sui fianchi di Eva e inizia a massaggiarle il culo dapprima con delicatezza, poi sempre con più audacia, le strizza forte i glutei, ne schiaffeggia uno,  passa una mano in mezzo al solco e, attraverso la stoffa sottile, cerca di arrivarle al buco del culo, strofinandoci un dito e spingendolo con forza.

“ma c’ha pure le tette, sode come questo culo da favola? Eh?”

“perché non senti? Tocca, tocca, oggi  voglio essere generoso” e a questa risposta del muratore, il tipo toglie le mani dal culo di Eva, vi si appoggia con tutto il corpo, premendole il cazzo duro contro il sedere, e con le dita risale sopra la stoffa della camicetta fino ad arrivare ai seni, li strizza forte e poi inizia a massaggiarli, a passare le dita sui capezzoli già ritti e duri che la stoffa del reggiseno non riesce a nascondere.

Eva inizia a preoccuparsi, è sola in una sala piena di uomini pronti a saltarle addosso, anche se non li vede sente tutti i loro occhi addosso, sente le battutine di chi sta assistendo allo spettacolo da più vicino, sente quest’uomo che da dietro si preme addosso con forza al suo corpo e non sa cosa Nico le chiederà di fare.

“Minchia che fica rizza cazzi che è questa, Nico! Perché non me la presti 10 minuti?” esclama l’uomo mentre continua a palpeggiarla. Al che Nico si ricopre la patta con la t-shirt, si alza e, prendendo Eva per un braccio, gli risponde: “eh no,  mi spiace ma per oggi accontentati così, al massimo puoi goderti un altro po’ di spettacolo…” e trascina la ragazza verso una porta a vetri lì vicino, la apre e i due si ritrovano nell’anti bagno del bar, un metro quadrato di spazio con un lavandino mezzo spaccato. La porta dell’anti-bagno è di vetro opaco, ma lì dentro la luce è accesa e chi è nella penombra della sala  vede benissimo la siluette  di chi è nell’antibagno, Eva capisce quindi che, qualunque cosa faranno lì dentro, gli uomini in sala ne avranno a disposizione uno spettacolo di ombre e profili molto esauriente.

Nemmeno il tempo di realizzare tutto questo, che Nico la sbatte contro il muro, le strappa la camicetta, a cui saltano i primi bottoni, e inizia a palpeggiarle il seno, le abbassa la stoffa del reggiseno e strofina la faccia sulle sue tette, mordendole e leccandole i capezzoli.

Poi le spinge in basso la testa con una mano, si solleva la t-shirt, non si era nemmeno richiuso i jeans, che sono ancora sbottonati e da cui spunta ritto e duro il suo cazzone.

“Adesso leccami per bene le palle, l’uccello e succhiami  per bene il cazzo come sai fare tu, finchè non ti sborro in bocca”.

Eva obbedisce, piegata sulle ginocchia inizia a leccargli le palle, sono entrambi di profilo davanti alla porta a vetri e le esclamazioni che arrivano dalla sala fanno capire che tutti si stanno godendo la scena di questo pompino in diretta, ma lei continua, deve farlo, vuole! farlo, è bagnata fradicia e ha davvero voglia di succhiare il cazzone di quest’uomo, la sua lingua scorre dalle palle fino alla cappella, lo avvolge, lo bagna, inclina la testa di lato per far scorrere le labbra carnose lungo l’asta, gli prende il cazzo in mano e se lo strofina sul viso, di nuovo sulle labbra, poi la lingua inizia a girare intorno alla cappella, sempre più vicina, apre la bocca come ad ingoiarlo tutto ma è solo una finta, oggi lui le permette di gustarselo, di giocarci con calma come piace a lei, finchè nemmeno lei resiste più e lo avvolge completamente con le labbra per poi farsi penetrare la bocca fino in fondo.

“Cazzo che pompini stupendi che fai, brava la mia puttana, adesso succhiamelo, dai, che voglio sborrarti in bocca” ed Eva succhia, succhia, continuando a leccare su e giù l’asta mentre la sua bocca ingoia quel manico di carne duro come il marmo, lui le prende la testa con entrambe le mani e la spinge con forza sul suo uccello mentre a colpi di bacino affonda sempre di più dentro  la sua bocca, fino quasi a farla strozzare: ai mugolii di piacere di lui si aggiungono quelli degli uomini in sala, molti si sono segati osservando il profilo di questa bella fica che succhia un uccello dietro quel vetro, poi anche  il cazzo di Nico pulsa e fiotti caldi di sborra le inondano la bocca, Eva ingoia e continua a succhiarlo finchè lui non glielo sfila di bocca.

“brava troietta, ti è piaciuto, eh? adesso usciamo di qui ma tu non azzardarti a sistemarti, tanto lo hanno visto tutti cosa hai appena fatto. Mi faccio vivo io presto, ok?”.

I due escono, Eva è spettinata, la camicetta ha perso i primi due bottoni e adesso resta completamente aperta sul seno, il reggiseno bianco in bella vista, i capezzoli che  si intravedono dal bordo della stoffa ancora non completamente risalita dopo lo strattone di prima.

Fuori dalla porta del bagno c’è la ressa, uomini con la patta aperta, alcuni addirittura ancora col cazzo in mano, si scostano appena per farli passare, si strusciano contro di lei, Nico è davanti ed Eva cerca di restargli incollata dietro, ma questo non le basta per impedire a molti dei presenti di toccarle il culo, mentre pronunciano vari epiteti molto coloriti e complimenti per la prestazione.

Finalmente escono, una volta in strada Nico non si volta nemmeno, lei raggiunge di corsa l’auto e appena entrata si chiude dentro, dopodiché realizza sconvolta cosa ha appena fatto, ma soprattutto ammette a se stessa che, nonostante la paura e la vergogna, o forse anche per questo, l’esperienza sconvolgente appena vissuta le è piaciuta, e si domanda in quali abissi perversi cadrà, continuando così.

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