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Racconti 69Racconti Erotici Etero

IL MIO AMICO DAVIDE

By 8 Ottobre 2011Febbraio 9th, 2020No Comments

IL MIO AMICO DAVIDE
Notte di passione a VENEZIA

Ho conosciuto Davide al caffè Pedrocchi, dopo una sosta nella basilica del Santo (Antonio). Incrociammo gli sguardi, così, casualmente come avviene di solito in un luogo pubblico, nulla di che, solo che distrattamente m’accorsi, attraverso lo specchio di fronte, che mi fissava intensamente il posteriore. Indossavo un tailleur fucsia, con la gonna molto aderente con un garbato spacco dietro che lasciava vedere un po di cosce, coperte da calze velate, sorrette da una guepière che mi modellava il giro vita esaltando il petto e appunto il culo. Credo che il giovane stesse per uscire, ma si fermò e si trattenne nel bar continuando a guardarmi disinvoltamente, fino a fissarmi negli occhi intensamente, costringendomi per pudore ad abbassare i miei. Stavo con mio marito, allorchè questi si allontanò in bagno, subito il baldo giovanotto si fece avanti. Con marcato accento veneto, mi sentii dire con fare gentile: – Mi scusi signora, ho notato che siete nuovi del posto…, ehmmm…, posso esservi utile…? – Lo guardai divertita e incredula per tanto ardire, e gli risposi: – Non vedo in cosa…! – Mi chiamo Davide e sono un libero professionista, esercito nel mio studio in zona..! – Io mi chiamo Norma e sono di Napoli, e…, allora…? A questo punto era evidente il suo attaccar bottone, così insistente per’ altro, per cui mi venne da ridere sommessamente coprendomi con la mano la bocca. Questo breve incontro finì quando rientrò mio marito, nel salutarmi Davide mi appiccicò in mano un biglietto che subito riposi nella tasca, nell’uscire dal locale ci incrociammo di nuovo e stavolta gli lanciai un sorrisino, un po assassino…, buon segno per lui. Verso le undici e mezza di sera, dalla stanza dell’hotel, a Venezia dove m’ero recata nel pomeriggio, per trascorrere il fine settimana, presi il biglietto, era uno di quelli che usano i professionisti per pubblicizzarsi, scorsi il numero di cellulare e decisi di chiamare. Approfittando che mio marito dormiva, andai in terrazzo, affacciato sul Canal Grande, e composi il numero, stavo in body nero, senza reggiseno e mutandina, con la fica al vento e i peli accarezzati dalla leggera brezza della laguna. – Pronto chi è…? Un sospiro accattivante e poi: – Sono Norma, ci siamo conosciuti al bar….! – Neanche il tempo di finire la frase che mi interruppe con euforia dicendo: – Lo sapevo.., lo sapevo che avresti chiamato…! – Hooo…, caro, hai lo sguardo assassino.., non ho saputo resisterti, eccomi…! – Lui: – Da stamattina che ti ho vista, non sono riuscito a toglierti di mente, mi hai stregato..! Dove stai? – Io: – Stò in albergo a Venezia, sulla terrazza, mio marito dorme.! – Lui: – Meno male..! Io: – E tu che stai facendo.? Lui: – Stò a casa e anche mia moglie dorme, aspetta esco in terrazza anch’io..! La conversazione andò avanti per un po sul banale, quando gli dissi che la mia passerina infreddolita aveva bisogno di una mano calda per riscaldarla, e la mia sopperiva temporaneamente, mi disse che pure lui si menava il cazzo mentre parlava con me. – Senti Norma, che ne dici se ti raggiungo a Venezia e ci vediamo da soli? – Ottima idea, risposi, la notte è lunga…, così possiamo conoscerci meglio. All’una di notte, Davide già stava in strada fuori all’hotel, io misi la guepière, le calze e non indossai la mutandina, sopra un soprabito lungo, allacciato in vita, scarpe col tacco alto e un leggero trucco. – Ciao Norma baciandomi la mano, mai attesa è stata così proficua.., sei uno schianto, bellissima..! – Grazie Davide, anche tu sei bellissimo, gli sussurrai maliziosamente! Dopo i convenevoli, ci incamminammo verso piazza San Marco ove consumammo al bar un drink, dopo tra le calle che lui conosceva abbastanza bene, ci appartammo davanti ad un palazzo storico, alla fine del lungo corridoio d’ingresso, delimitato da una balaustra di marmo, che offriva un minimo di protezione, oltre a fungere da schienale, sulla quale mi appoggiai. Per terra un clochard, canticchiava con in mano una bottiglia semivuota di vino, Davide mi cinturò con le braccia e mi baciò sulla bocca, bacio lungo, appassionato e voluttuoso, le lingue attorcigliate, scambio continuo di saliva e le mani che iniziano ad esplorare il corpo. Mi trovai la sua mano che insinuatasi tra lo spacco del soprabito bianco, palpava la coscia soffermandosi a giochicchiare col dito sul bordo della calza, vicino al gancetto del reggicalze, mentre io, gli stringevo le mani sui fianchi. La carne morbida e sensibile al tatto dell’interno cosce, mi trasmise una forte quanto pervasiva sensazione di benessere di tipo godereccio, quando mi toccò la fica s’accorse che non avevo la mutandina e spontaneo mi sussurrò all’orecchio: – Troia puttana…, sei scesa già pronta.., hai tanta voglia di cazzo, vero…? – Hooo…, sìì…, chiavami bene.., fammi godere..! La mia mano scese giù dentro i pantaloni, carezzando un cazzo già duro e impaziente, gli aprii la lampo e lo liberai, lo scapocchiai e cominciai a menarlo, mentre lui faceva lo stesso con me, infilandomi due dita nella fica. Ci coprivamo di baci languidi, sul collo sull’orecchio sulle labbra, lasciando che le mani esplorassero le cavità intime più nascoste, i suoi coglioni duri e pieni mi riempirono l’intera mano, mentre un suo dito mi arrivò al buco del culo e cercò di forzarlo. Davide volle vedere la passera da vicino, si chinò davanti a me e scostò l’abito, io a cosce strette, gli nascondevo la fessurina, lui mi baciò dapprima sul bassoventre, poi sul pube e infine infilò la punta della lingua nell’inguine, d’ incanto le cosce si dischiusero e la sua lingua si incollò alla mia passerina. Sotto gli occhi del beone avvinazzato, che felice si godeva lo spettacolo, Davide si impegnò in una leccata di fica che di meglio non si poteva, quella lingua sapiente e invasiva mi penetrò nella vagina lambendo il foro uterino, poi fuori picchiettando il clitoride e le labbra esterne, ancora dentro a raspare sulle pareti vaginali, infine piccoli morsi sulla carne tenera della fica e del grilletto, il tutto accompagnato da una forzata apertura delle natiche, con le mani e ficcarci dentro nel buchino il dito più grosso..! Che libidine essere leccata in quel modo e con un dito nel culo che ti rovista dentro, i primi umori colarono dalla mia vagina direttamente nella sua bocca, a premiare il “lavoro” svolto finora, mentre le mani sulle sue tempie, premevano tanto che mezzo viso era completamente avviluppato dalle mie cosce. Prese fiato, rialzandosi, mentre io mi chinavo davanti a lui e frenetica e rapace gli presi in mano il cazzo durissimo e svettante, una leggera lisciatina sulla violacea capocchia, chiusi gli occhi e il superbo nerbo fù amorevolmente risucchiato dalla mia bocca. Lo spompinavo con passsione stampandogli sul corpo del cazzo il segno della mie labbra attraverso il vistoso colore rosso fuoco del rossetto, incurante che stavo con il culo di fuori e aperta com’ero offrivo il meglio di me agli occhi avidi e stralunati del povero clochard che smise di bere per guardarmi meglio fin dentro il buco del culo. Aspetta…, non voglio venire, mi disse Davide, c’è quì dietro una comoda locanda dove possiamo prendere una camera, per tutta la notte, ehh…, che dici…? Non potendo rispondere per il grosso boccone, annuii col capo, al che lui mi staccò con forza dal suo cazzo, e mi aiutò a rialzarmi, ma prima di andare via mi scappava…, e sì…, la pipì, e glielo dissi,- lui: – Daii.., falla quì, muoviti…! Mi accovacciai davanti al barbone, con le cosce spalancate, e subito un getto caldo e fumante si riversò sul selciato, alla vista della mia fica aperta e gorgheggiante, il clochard allungò il braccio e indicandola col dito esclamò: – La monaaa.., mona…, ostregaaa….., che monaaaa….! Divertiti e inebriati salimmo in camera, mi tolsi il tranch e apparvi a lui in tutto il mio splendore di donna provocante e avida di sesso. Anche lui si spogliò del tutto e subito iniziammo sul letto uno splendido sessantanove, ove i nostri genitali in balia delle rispettive lingue, fremevano e si contraevano facendoci godere con gemiti languidi e continui. Mi mise sotto e me lo schiaffò dentro con tale foga da schiacciarsi i coglioni contro le mie natiche, una volta ben piazzatosi dentro di me, mi tirò fuori le tette dalla guepière e me le strinse da morire, mentre io con le mani sul suo culo, lo attraevo a me, facendomi entrare pure le palle. Mi coprì di insulti, puttana…, troia.., ti apro in due.., zoccola napoletanaaa…, ti spacco il culo…! Non da meno, lo apostrofai: – Bastardo di un frocio veneto…, cosa aspetti a mettermelo dentro…, non sento niente…, c’è l’hai così piccolo da farmi il solleticooo…! Mi tappò la bocca con la sua, e così alle parole si sostituirono le lingue che si incollarono dentro e fuori le nostre bocche. Mi venne in fica inondandola di calda e vischiosa sborra, me lo estrasse, così lurido di sperma, e mettendomelo in bocca pretese che glielo ripulissi a dovere, cosa che feci volentieri, succhiai la cappella asportando tutti gli umori compresi quelli della mia passera, poi lorda di sperma ai lati delle labbra lo attirai a me con forza e lo baciai in bocca passandogli la sbobba appiccicosa.
Fumammo una sigaretta, l’una di fronte all’altro sul letto seduti, e con i piedi ci toccavamo i genitali ormai a riposo. Tolsi guepière e calze e completamente nuda andai a sciacquarmi la fica nel piccolo bagno, lui mi raggiunse mentre stavo seduta sul water, e volendo fare pipì, con la tazza occupata, non trovò di meglio che pisciarmi sulle tette…! Scornacchiato…, stronzo e rotto in culo…, mi pisci addosso…? – E’ buona…, dorata e fresca…., assaggiala…, troiaaa….! Mi alzai dal water e mi attaccai a lui in modo che il piscio di rimando inzaccherasse pure lui, poi gli diedi un morsettino sul capezzolo facendogli male, – Haaaiiii…, brutta strega…, adesso ti sistemo io…! – Sempre se riesci a prendermi….! Corsi attorno al letto, mentre lui mi rincorreva, stanca mi buttai sul bordo a pancia sotto, mi saltò addosso posizionandosi sopra e stringendomi le mammelle per ricambiarmi il dolore che aveva provato. Il suo ventre sul mio culo, il petto sulla schiena e le mani che mi tormentavano i capezzoli, contribuirono a un totale rilassamento da parte mia che sotto mi muovevo lentamente per sentire il suo cazzo che cresceva sulle chiappe. – Adesso ti inculo…, zoccola…! – Nooo…, non farlo sono vergine…..! – Non ci credo…., chissà quanti cazzoni hai preso in questo culo di merda….! Sorrisi per la verità detta e con le mani mi allargai le chiappe, me lo puntò sull’ano e premette, provai fastidio e bruciore, per cui gli dissi che era meglio se me lo leccava un po…! Soddisfatta e appagata mentre mi ungeva il buco del culo con la saliva, gli sussurrai: – Dai…, sono pronta…., rompimi il culo.., bastardo….! Di nuovo mi allargai le natiche, lui preciso me lo guidò sul buco e per non farmi muovere mi cinturò con le mani sotto il ventre, mentre spingeva il cazzo dentro, pian pianino me lo mise tutto nel culo…! Stavo così bene e rilassata che non ricordo inculata migliore tra quelle che ho ricevuto, tutto dentro…, poi fuori e di nuovo dentro, mentre con la mano mi trastullavo la fica che s’era gonfiata dal forte piacere e dello stato di benessere in cui stavo. Mi feci sborrare nel culo fino all’ultima goccia.., poi lo tirò fuori e ancora duro e tosto mi “picchiò” sul culo come se fosse un randello…, un randello pur sempre di carne…! Dopo un riposino decidemmo di andar via, erano le quattro del mattino, mi rivestii e uscimmo, ci fermammo un po vicino a quella balaustra ove stava il clochard, lui dormiva e non si accorse di noi. Senti Norma: – Me lo faresti un ultimo pompino.., quì all’aperto…? – Io.: – Come potrei rifiutare…, sempre chè c’è la fai..? Lui: – be…, dipende da te…, se sei brava come dici.., lo tiri sù.., no…! Io: – Non ti ho mai detto che sono una brava bocchinara.., ma…, proverò a mettere sù questo…, coso…, moscio:..! Gli tirai un bocchino, impegnandomi al massimo, ci mise più tempo.., ma venne sù bello e generoso, e per tutto il tempo non mi scollai dal quel cazzo, a costo di soffocare, fino a farlo venire…, naturalmente nella mia boccuccia.., che seppur poca bevve tutta la sborra, ripulendolo a dovere. Mentre col dorso della mano mi pulivo la bocca appiccicosa, gli dissi: – Finitoo…., soddisfatto..? Lui: – Sei magnifica, che fortuna ho avuto ad incontrarti. Alle cinque del mattino sull’uscio dell’hotel, gli dissi: Ciao Davide, ti voglio bene. fiordinorma@virgilio.it

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