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Il paradiso ritrovato

By 6 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019One Comment

La folgore abbagliante attraversò la coltre di vapore spessa e nera per abbattersi oltre l’orizzonte, ramificandosi in svariate linee collaterali. Il suono violento del tuono riempì la vallata e scosse il cielo, spegnendosi lentamente in un borbottio crepitante. L’acqua scendeva generosa dal cielo e schiaffeggiava la primitiva terra selvaggia. La distesa verde di conifere fradice ricopriva due pareti ripide che salivano dalle sponde del fiume sino ai picchi inviolati e rocciosi delle montagne. L’alveo soffriva sotto la pressione formidabile di quelle acque prepotenti, fortificate dal contributo del cielo e decise a farsi strada verso la foce, in fondo ai pendii, oltre le anse ed i piegamenti , raccogliendo gli sporchi tributi degli affluenti furiosi. Le vette degli aspri monti facevano incagliare i flussi di basso vapore atmosferico , il quale, a tratti, discendeva lungo i crinali sospinto dai venti, quasi a congiungere la terra indifesa al cielo in armi. La gelida oscurità meridiana, rischiarata ad intervalli irregolari da furibonde scariche elettriche, unita all’ululare del vento ed al precipitare delle acque, terrorizzava i villaggi costruiti con fatica in mezzo alla foresta e faceva sorgere nelle menti di quei primitivi storie leggendarie e complesse cosmogonie. Ma la paura, a volte, è un sentimento che non si riesce ad avvertire se si ha la mente offuscata da altre, soverchianti, sensazioni.
Il ragazzo era immobile a pochi metri da un lago di melma creatosi sul terreno in prossimità della sponda per via delle frequenti tracimazioni. Fradicio e sporco, fissava la riva opposta in attesa di un segno. I suoi occhi d’acciaio svelavano una tempra inossidabile, così come il suo fisico robusto lasciava intuire una fibra forte e singolare. Era abituato a fronteggiare gli sfoghi della natura e ad ignorare le conseguenze che essi avevano sulla maggior parte degli uomini. Crescendo aveva potenziato i suoi sensi, aveva trasformato le sue braccia nelle zampe dell’orso, i suoi occhi in quelli della lince, le sue gambe negli arti del lupo ed il suo carattere nell’imperturbabile solidità delle piante millenarie.
Registrò l’impulso che attendeva da alcune ore e si mosse con destrezza. Una figura esile e slanciata, così pallida da sembrare un diafano spettro, saettò alla sua destra, correndo a perdifiato sul terreno accidentato. Il maschio balzò in avanti e calpestò quell’immonda poltiglia che la pioggia aveva creato. Il suo obiettivo lo distanziava ancora di alcune decine di metri, ma nonostante questo lo avrebbe raggiunto in tempo per impedire il compimento di una antica barbarie. Correvano entrambi a velocità sovrumana e rischiarono più volte di cadere. Si tagliarono la carne dei piedi ed il loro sangue si perse tra i mille rivoli. La femmina piegò di colpo a destra e scomparve, inghiottita dalla vegetazione. Il maschio scavalcò con agilità un massiccio tronco abbattuto da una saetta e riuscì a ristabilire il contatto visivo con lei. Vide che stava attraversando un piccolo avvallamento. Lui allora percorse il perimetro della radura, in modo da precederla allo sbocco che l’avrebbe riportata dentro la selva. L’agilità della ragazza si dimostrò però superiore alla previsione e costrinse l’inseguitore ad una nuova accelerazione per impedire che la distanza divenisse incolmabile. Ma era troppo tardi. Tra i fusti altissimi e scossi dalla pioggia entrambi videro una ripidissima parete di roccia , solcata da vene e spaccature, assolutamente impossibile da risalire. In questa muraglia naturale si apriva una larga porta, l’antro di una caverna, dalla quale si irradiava una luce debole e balenante. La ragazza giunse sulla soglia della grotta, si voltò, guardò il suo inseguitore ancora troppo distante ed entrò. Il ragazzo, consapevole di non essere stato abbastanza veloce, raccolse una pesante pietra e, per una volta nella vita in preda ad un sentimento d’ira, la scagliò sulla corteccia più vicina.
La bestiale spiritualità pagana degli antichi ha prodotto sanguinarie liturgie sacrificali che hanno fatto fremere di indignazione gli uomini vissuti nei millenni successivi.
Il ragazzo giunse davanti all’apertura e si mise in ascolto : un lamento leggero, regolare e lontano risaliva dalle viscere della terra e sgorgava in superficie. La luce che risplendeva sulle pareti era ugualmente debole e fragile. Compì il suo primo passo in quell’ambiente sconosciuto e si inoltrò in esso risolutivamente. Quel corridoio era piuttosto largo ed alto. Man mano che avanzava la temperatura si faceva gradualmente più tiepida e la gelida umidità si riduceva. Il suo corpo seminudo, pur abituato ai rigori del freddo e alle intemperie, fu attraversato da una piacevole sensazione di tepore. Avvicinandosi al cuore della caverna anche la luce acquistava forza e quella misteriosa sonorità, quasi impercettibile in superficie, assumeva i contorni netti di un canto corale.
Giunse al termine di quel lungo percorso. Rivoli d’acqua scorrevano sul pavimento irregolare. Si abbassò fin quasi a ad inginocchiarsi e fissò lo splendore di luce e suoni che aveva di fronte. Una grande sala circolare, sovrastata da una volta altissima, ospitava almeno trenta persone, tutte di sesso femminile. Il perimetro era delimitato da due file di fiaccole concentriche. Altre luci erano state installate più in alto,tra le spaccature della roccia. Nei pressi delle fiammelle basse due gruppi di donne, vestite solo con leggere strisce di pelle sul pube, pronunciavano parole sacramentali ad alta voce e facevano strani movimenti con le braccia. Un quadrilatero roccioso situato al centro esatto di quella spianata catturò l’attenzione di lui: sopra di esso era stesa la ragazza che aveva forsennatamente inseguito. Completamente nuda ed immobile, giaceva a braccia e gambe aperte. Quell’altare era circondato da sei donne. Costoro indossavano una lunga veste nera e ciascuna di esse reggeva una larga scodella dalla quale si innalzava una colonna di bianco vapore. Una di loro si avvicinò al bordo della sporgenza ed accostò il suo recipiente al volto della ragazza. Fatto questo, poggiò la ciotola fumante a terra , si tolse la veste, rimanendo nuda, e salì sull’altare. Il ragazzo stava per balzare fuori dal suo nascondiglio ma fu improvvisamente colpito da una anomala debolezza. Non riuscì a vincere il bisogno di chiudere le palpebre e nemmeno quello di accasciarsi a terra. L’ultima cosa che vide fu una nuvola di fumo chiaro ed il profilo conturbante di una donna svestita.
Quando riaprì gli occhi la sua schiena era a contatto con una superficie dura e fredda. Non riusciva a muovere gli arti ed avvertiva un’ inusuale debolezza su tutto il corpo. I canti delle sacerdotesse erano vicini come non mai. Girò la testa e vide che la ragazza si stava congiungendo carnalmente con una di loro. La sua bocca aperta emetteva lamenti di piacere mentre la religiosa la leccava avidamente sulla vulva. Il ragazzo si rese conto di non indossare più nulla. Un’altra sacerdotessa stava toccando il suo pene. Alzò la testa e divenne consapevole della presenza di una donna nuda sulle sue gambe, impegnata a masturbarlo. Stava riacquistando lentamente la capacità di muovere il corpo e con esso il membro, che si stava indurendo gradualmente. La sacerdotessa lo prese in bocca e lo succhiò, mentre lo fissava con occhi carichi di bramosia. Il ragazzo gemette debolmente.
Nel frattempo l’altra misteriosa figura si era inginocchiata sopra il corpo della vittima, le aveva preso le mani e se le era portate sul seno. Reclinata la testa indietro, godette.
Il pene del ragazzo, completamente eretto, era in balia della bocca della donna. Dopo poche suzioni raggiunse l’orgasmo. Il frutto della sua eiaculazione fu raccolto in un piccolo recipiente. Respirando affannosamente, perse nuovamente i sensi.
Le due donne in amore si disposero in modo da potersi accoppiare. Le loro vulve si strofinavano furiosamente e schizzavano sulla pietra e sui corpi dense gocce di umori. Una foschia evanescente le circondò nel momento in cui, all’unisono, gridarono di piacere.
Misteriose linee colorate vorticavano a folle velocità, mentre sullo sfondo nero lampeggiavano figure di ogni forma e dimensione. La leggerezza lo sospingeva verso l’alto, verso i mondi ignoti del piacere e della rilassatezza. Ecco all’improvviso accendersi una luce abbagliante , così forte ed inaspettata da terrorizzarlo. Quel faro si espandeva e divorava il nero e tutte le geometrie assurde e danzanti. Quando la luce sfolgorante ebbe occupato tutta la sua percezione avvertì la sublime estasi di un ignoto divenuto di colpo alla portata dei suoi sensi. Risucchiato da forze invisibili verso altitudini fantastiche, vide cieli azzurri, candide nubi, distese celesti e bianche affrontarsi e rimescolarsi, caleidoscopi sfavillanti e riflessi saettanti in ogni direzione. Drogato di felicità , il suo spirito entrò trionfante nell’oceano della tranquillità e si annullò negli spazi infiniti della trascendenza.
Quando i suoi occhi passarono dalle volte infinite del paradiso a quelle finite della caverna, si rese conto del peso che gravava sul suo corpo. Dopo averlo fatto eiaculare, la sacerdotessa si era distesa sopra di lui e lo toccava. Le mani della donna correvano lungo i suoi fianchi , le sue gambe, palpeggiavano il petto e l’erezione. Lei si inginocchiò sopra il bacino, avvolta nella nebbia . Il pene entrò facilmente dentro la vagina e lei prese a muoversi lentamente e regolarmente. Il coro cantava a voce sempre più alta .I due gruppi di voci si erano congiunti e formavano un cerchio che si stringeva attorno all’altare, quasi a contatto con i corpi delle sacerdotesse.
Il ragazzo osservava i grandi seni in movimento sopra di lui e non riusciva a pensare, stordito com’era da quella irresistibile droga nebulizzata. La donna gemeva e gli sorrideva. Il culmine del piacere fu avvertito nel momento in cui il coro smise di intonare le sue melodie. La donna si piegò in avanti, afferrò con le mani il petto del ragazzo e lanciò un urlo di soddisfazione che rimbombò nella grande sala. Dopo pochi secondi, grazie alle ultime spinte dentro la vagina, ci fu l’eiaculazione. Il ragazzo provò un brivido di piacere. La sua amante si staccò da lui e raggiunse il resto del collegio sacerdotale. Anche la ragazza accanto era stata abbandonata e giaceva immobile sulla dura roccia. Le donne erano vicinissime allo sperone sassoso . I loro pesanti respiri, l’odore delle carni sudate e gli sguardi folli e ferini avrebbero inoculato nell’animo dei più un sentimento di terrore.
Al giovane sembrò che la caverna ruotasse su stessa ed un forte tumulto interno lo fece vomitare. Poi, per una frazione di istante, colse la brillantezza di una lama in rapidissimo movimento verticale e spostò il busto di pochi centimetri. La micidiale arma collise con la dura roccia sacrificale senza ferirlo. I suoi sensi stavano rapidamente uscendo dal letargo e dalla rilassatezza. Con un potente calcio colpì la sua assalitrice all’addome e la mise fuori combattimento. Ci furono delle grida di collera mentre lui si caricava la ragazza, ancora stordita, sulle spalle e attraversava correndo la sala, facendosi spazio tra la folla con l’arma sottratta alla sacerdotessa. Arrivò all’imbocco del tunnel che aveva già percorso nel verso contrario e vi entrò. Le sue gambe avevano riacquistato completamente l’energia che le era propria e tutto il corpo era pervaso da una vitalità alimentata dall’esigenza naturale dell’autoconservazione. Sentiva distintamente i passi affrettati e le urla disperate delle donne alle sue spalle. Con stupore si accorse che l’avvicinamento all’uscita era accompagnato da una crescente luminosità, una luminosità naturale e non indotta dall’uomo ! Giunto finalmente allo sbocco si avvide che la pioggia era cessata e che le nuvole si erano diradate, permettendo al tiepido sole del mezzogiorno di rischiarare la terra. Ebbro di gioia, il ragazzo continuò a correre tra gli alberi finché non ebbe raggiunto un punto in cui la selva era meno fitta ed il suolo ricoperto da un soffice tappeto verde ed umido. Adagiò l’amata sull’erba, dolcemente. Durante la fuga non si era mossa e non aveva protestato. Adesso aveva gli occhi aperti ma non sembrava cosciente. Lui le sfiorò delicatamente il volto con le sue lunghe dita e le sussurrò parole vibranti di emozione. Lei lo riconobbe e lesse dentro di lui. Sorrisero. Si baciarono con passione sulla bocca e le loro mani esplorarono le nudità toccate dalla luce del cielo. Lei non conosceva il corpo di lui ed ogni contatto era una scoperta. Quando la sua mano si posò su quella parte turgida e dalla punta sensibile lui gemette e le fece cenno di continuare. Faceva altrettanto con la sua umida ed accogliente apertura. Le due voci gravide di eccitazione si confusero con quelle della natura fino all’apice del piacere, quando ed entrambi sembrò di aver abbandonato la foresta e di essere in paradiso a contemplare la perfezione e l’immortalità.
Le acque agitate dell’oceano formavano onde schiumose che si rovesciavano sulla spiaggia. Un uomo molto alto stava camminando sulla sabbia bagnata. Indossava una lunga veste bianca priva di maniche. A poche decine di metri da lui c’era un secondo uomo, anch’egli di alta statura, ma vestito con abiti apparentemente più ricercati. Stava legando dei legni per completare la costruzione di quella che sembrava essere una primitiva imbarcazione. L’uomo in bianco lo raggiunse e lo guardò. L’altro non diede l’impressione di averlo notato e continuò il suo lavoro. Il bianco si voltò verso l’oceano ed esclamò :’Salve!’ L’uomo in nero strinse una corda e replicò :’ Salve a te .’ Continuando a fissare l’oceano il bianco affermò :’ La tempesta si è placata ma i venti spirano ancora furiosi e non è consigliabile intraprendere una navigazione.’ L’altro smise di dedicarsi ai suoi legni e guardò l’interlocutore con espressione beffarda :’ Non è un problema che mi riguarda.’ La replica fu immediata :’ Infatti tu hai ben altri problemi.’ L’uomo in nero fece alcuni passi verso la riva e si sedette sulla sabbia :’ Io non ho alcun problema.’ :’ Invece hai molti problemi, come ti ripeto.’ :’ Se ti stai riferendo a quella assurda scelta, sappi che io” :’ Sappi che hai perso e perderai ancora, fino a alla tua sconfitta definitiva.’ L’uomo in nero era diventato nervoso :’ Quel ragazzo aveva ricchezza e prestigio, sarebbe diventato il capo della sua gente, un condottiero temuto ed invincibile!’ Con imperturbabilità gli fu risposto :’ è questo l’errore che hai fatto e che ancora stai pagando. Il successo non è nulla , si sgretola come l’argilla del letto di un torrente. L’amore e la bontà, invece, sopravvivono a qualunque intemperie.’ L’uomo in nero rise :’ Sei un illuso. Tu credi veramente che l’uomo sia disposto a rinunciare alla materia per qualcosa che nemmeno vede ? La verità è che stai parlando di qualcosa che non esiste.’ :’ Al contrario. Tu sei così perché hai scommesso sulle illusioni, ma il senso del tutto poggia su una verità eterna e bellissima. Puoi ancora convincertene.’ L’uomo in bianco si avvicinò al suo avversario :’ Ci sarà sempre spazio per coloro che, pentendosi e ribellandosi, ripudiano il male. ‘ L’uomo in nero si alzò in piedi e disse :’ Tu non hai idea di quello che farò per vincere la partita.’ L’uomo in bianco sorrise :’ Mi sottovaluti. Non credi nemmeno tu in quello che dici. L’intelligenza ti permette di sapere che la tua sconfitta è inevitabile, nonostante tu fossi il più brillante tra di noi. Non mi resta che augurarti buona giornata. A presto. ‘ :’ Arrivederci.’
I due si separarono.

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