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Il Regno Oscuro – Capitolo 6

By 7 Ottobre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

– Mi fa piacere che mi hai portata con i tuoi amici – Alba aveva una voce piuttosto tesa e preoccupata – Ma non avevi promesso che mi facevi rimanere vergine?
– Infatti, rimarrai vergine, però devi fare un po’ di esperienza, per prepararti a quando l’Imperatore sarà caduto e ti farai scopare alla grande – Giada la stava aiutando a spogliarsi, sfilandole la veste e slacciandole la biancheria.
– Si ma io non voglio – insistette Alba, lamentandosi ma senza opporsi alla sorella gemella, che continuava a spogliarla, fino a farla rimanere nuda.
– Smettila di fare storie. Questo qui paga un sacco di soldi, e l’unica cosa che chiede e di fare certi giochetti con due belle gemelle
Giada l’aveva portata in una casa piuttosto anonima, con le finestre sbarrata e la porta sprangata. Quando erano entrate, si erano trovate davanti ad un bordello vero e proprio. Numerose donne nude o semi nude si aggiravano per la casa, carezzando e giocando con gli avventori. Gemiti provenivano da ogni direzione. Sotto l’arco di una porta una prostituta con dei poderosi seni nudi e pendenti stava cavalcando un tale, steso a terra. Avevano dovuto scavalcarli per poter procedere oltre. Gillia, la matrona della casa, le aveva condotte in una saletta molto lussuosa, dove avrebbero atteso l’arrivo del loro cliente. Al centro della sala vi era un letto a baldacchino dai colori porpora. Tutto intorno, sulle pareti, vi erano numerosi specchi, che riflettevano numerose volte ciò che nella stanza accadeva. Vi erano anche alcune sedie e, su di un comodino, numerosi cilindri di ferro, dalla forma fallica.
– Questo paga molto bene e vuole solo due gemelle che glielo succhino, niente di più – aveva detto loro Gillia – Giada, mi raccomando, è un cliente importante. So che tu sei brava, tieni d’occhio tua sorella.
Giada si era spogliata rapidamente. Le era bastato sfilare il lungo abito, mostrando che sotto di esso non indossava nulla. Alba invece portava tutta la biancheria ed un pudico corsetto. Alla fine però si erano ritrovate entrambe nude. Identiche e uguali, le due ragazze avevano corpi slanciati e sottili. La pelle era candida e liscia, perfetta e priva di qualsiasi imperfezione. Seni piccoli, due tonde mele sode e alte. Le gambe lunghe e lisce sostenevano un sedere piccolo e sodo. Giada portava i capelli lunghi, legati in due trecce, mentre Alba invece li portava più corti, a caschetto con una frangia che le copriva tutta la fronte, fino al taglio degli occhi.
Le ragazze non dovettero attendere molto. La porta della stanza si aprì e ne entrò un uomo piuttosto strano. Era alto e giovane. Indossava un mantello nero con abiti eleganti. Nella destra un bastone di ebano, con un diamante grosso come un pugno come pomello. I suoi capelli erano lunghi e lisci, bianchi come la neve. I suoi occhi erano rossi, di un rosso acceso e lampante.
– Benvenuto Lord – disse Giada inchinandosi all’uomo che era entrato. Gli occhi le si illuminarono mentre guardava il pomello del bastone dell’uomo. Era vero ciò che le aveva detto Gillia, sarebbero state pagate molto bene.
Alba invece rimase in disparte, col capo chino, mentre con le braccia cercava di coprirsi il corpo nudo.
L’uomo non rispose, ma prese posto su di una sedia, molto tranquillamente. Con il bastone le richiamò a sé e fece loro cenno di inchinarsi. Le ragazze si inginocchiarono ai due lati della sedia e iniziarono a liberarlo dai calzoni. Glieli sfilarono. Il pene che ne uscì era morbido e piccolo, non ancora eretto.
Giada subito si chinò e iniziò a dargli dei dolci baci, infilandoselo di tanto in tanto tra le labbra, cercando di farlo diventare duro. Poi prese una mano, con la quale portò Alba a massaggiargli i testicoli. Finalmente le due gemelle si stavano dando da fare insieme con quell’uomo, che evidentemente apprezzava visto il sorriso compiaciuto sul volto. Mentre Giada glielo teneva in bocca, rapidamente lo leccava con decisi colpi della lingua, stuzzicandogli la cappella. Lo sentì crescere tra le sue labbra. Era una bella sensazione sentire quel pene, prima moscio e piccolo, diventare sempre più duro e più grande, grazie alla sua stimolazione. In breve era ben eretto, turgido e lungo. Giada lo afferrò alla base, con decisione, incitando Alba a succhiarne la cappella ancora coperta dalla pelle. La vergine lentamente scoperchiò il glande e iniziò a leccarlo con la punta della lingua, con indecisione e inesperienza. Era la prima volta che vedeva un pene.
L’uomo afferrò la nuca di Alba e la spinse verso il proprio bacino. La ragazza si ritrovò con il cazzo in bocca, senza nemmeno rendersene conto. D’istinto le sembrò di affogare e tirò indietro la testa, mentre l’uomo di nuovo gliela rispingeva giù. Intanto Giada muoveva una mano sulla base del pene e l’altra a massaggiargli i testicoli.
Quando finalmente l’uomo lasciò la presa su Alba, questa si sollevò, tossendo e riprendendosi. Giada subito si riabbassò sul pene tornando a succhiarlo. Con la lingua avvolgeva il glande e lo carezzava mentre con le labbra andava su e giù, su tutta l’asta.
Poco dopo Giada si alzò, con la schiena ben eretta, e portò il suo seno verso il membro. I suoi seni erano sodi, ma troppo piccoli per riuscire a prendere in mezzo il cazzo. Così tirò a sé Alba, per le spalle, in modo che i petti delle due ragazze si toccassero, lasciando il pene dell’uomo in mezzo, nello spazio creatosi tra i quattro seni. Guidò la gemella a muovere il busto su e giù, in modo che i loro seni accarezzassero l’uomo, la sua asta, per tutta la sua lunghezza. Giada chinò il capo sputando sulla cappella un po’ di saliva, che scese lentamente giù, oltre la corona, lubrificando il movimento.
– Baciatevi – ordinò poi l’uomo con voce dura.
Giada si protese in avanti e stampò un primo bacio sulle labbra riluttanti di Alba. Poi un secondo. La vergine sembrava inizialmente non disposta anche a questo, ma alla fine cedette. Iniziò a piacerle. Le labbra morbide della sorella erano invitanti. Quando lasciò entrare la sua lingua nella propria bocca ebbe un brivido lungo la schiena. Si protese a sua volta verso Giada, baciandola con passione, di rimando. Le due lingue si attorcigliavano davanti allo sguardo dell’uomo che non emetteva ne un gemito, ne una parola. La saliva del passionale bacio che si stavano scambiando gocciolò tra i loro seni e sul cazzo che stavano massaggiando, lubrificandolo ancora di più.
Alla fine l’uomo afferrò Alba per le spalle alzandosi in piedi, per spingerla sul letto.
– No fermo. Lei no. Lei deve rimanere vergine – si lamentò Giada. L’uomo la allontanò di malo modo e costrinse Alba a stendersi sul letto, a pancia sotto e con le gambe oltre il bordo, quasi inginocchiata a terra.
– Lasciala – continuò Giada, cercando di tirarlo via, di fermarlo. L’uomo non si mosse. Con una manata allontanò la ragazza, spingendola al suolo. Alba era invece impietrita e spaventata. Sapeva che non doveva lasciarselo fare. Che era sbagliato. Eppure non poteva fare a meno di bagnarsi. Sentirsi sottomessa era ciò che aveva sognato ogni notte da quando erano venuti i soldati. Quindi rimase immobile mentre la sua vagina iniziava ad emettere umori. Quando sentì la mano dell’uomo schiacciarle la schiena sul letto ebbe un gemito. Sentirsi così soggiogata era ancora più bello di come lo aveva immaginato nel sogno. Era completamente inerme, costretta a subire, con il sesso alla piena disponibilità del suo aguzzino. Si morse le labbra per trattenere la gioia di quello che stava per ricevere. Dopo lunghe notti di sogni, in cui il suo padrone non si degnava nemmeno di usarla per godere, finalmente stava per ricevere un cazzo in mezzo alle gambe. L’uomo non fu molto gentile nei modi. Puntò la cappella verso la vagina bagnata di lei e con un colpo di anche spinse. Un colpo deciso e forte, che spezzò ogni resistenza. Una vampata di dolore percorse il corpo di Alba, mentre la sua verginità la abbandonava. Il sangue iniziò a bagnare il letto e il cazzo che la penetrava. Quel dolore la ristorava dopo notti e notti sognate a sperare e a desiderare quell’affondo. Il suo corpo le trasmetteva bruciore e dolore, ma la sua mente pensava solo che voleva far godere quell’uomo. Si sentiva schiacciata e costretta. Le sue mani si aggrapparono al lenzuolo del letto, stringendole con forza, mentre ancora mordeva un labbro tra i denti.
Giada era in un angolo, disperata. Continuava a chiedere scusa alla sorella, a dirle che era tutta colpa sua. Ma Alba non la ascoltava. Finalmente veniva posseduta come voleva, come desiderava. Ogni affondò del cazzo dentro di sé le faceva più male. Più il dolore cresceva, più era appagata da quella violenta possessione. Sentiva la sua carne allargata sempre di più da quella presenza estranea, nuova, che la sverginava senza dolcezza e senza gentilezza. Sentiva chiaramente che lui la stava usando solo per godere, solo per trarne piacere, senza rivolgerle alcuna attenzione, e questo la mandava in estasi. Quando sentì il cazzo pulsare dentro di lei non capì cosa stava accadendo. Improvvisamente al calore del suo stesso sangue che avvolgeva il membro dentro di lei, si accostò un altro calore. Un liquido le veniva schizzato dentro, più volte. Capì che l’uomo aveva finalmente raggiunto il piacere. Con un ultimo violento affondo si era fermato dentro di lei. Aveva goduto e ora le stava scaricando dentro i suoi scarti, gli scarti del suo piacere. Adorava quella sensazione. Adorava essere stata l’oggetto con cui quell’uomo si era soddisfatto e, al contempo, essere il contenitore in cui aveva deciso di svuotarsi. Si sentì felice e onorata. Il dolore tra le sue cosce e il sangue che continuava a gocciolare, mischiato agli umori, passò in secondo piano. Rimase lì stesa, a godersi quella sensazione. Quando l’uomo uscì sentì anche lo sperma mischiarsi al sangue e agli umori. Sentiva questo miscuglio scorrerle nell’interno coscia, fino alle ginocchia. Alba rimase immobile ancora, finalmente usata.
– Il Generale Biscia ne sarà lieta – disse semplicemente l’uomo, mentre iniziava a rivestirsi.

Quando Clotilde si svegliò, la prima cosa che avvertì fu la fresca brezza di prima mattina lambirle la pelle nuda. La seconda bellissima sensazione fu il calore del corpo di Annette, che la teneva stretta da dietro, abbracciata tra le sue braccia. Si unì a questi l’odore delle braci della sera prima, ormai spente. Infine sentì uno strano rumore, un risucchio molto viscido che si alternava con dei sommessi gemiti.
Aprì gli occhi e vide Anya intenta a succhiare entrambi i cazzi di Lorenzo. Lui era steso, comodamente, con le mani conserte dietro la nuca. Lei inginocchiata al suo fianco, con un pene per mano, alternando la bocca e la lingua. La aveva sottomessa e umiliata per numerosi giorni e notti, costringendola a farsi leccare, ed ora succhiava diligentemente il primo uomo che aveva incontrato. Le faceva salire un po’ di rabbia tutto ciò, ma quando sentì il braccio di Annette stringerla dolcemente, tutto si sciolse e ritrovò il sorriso.
– Buongiorno! – Anya aveva alzato la testa dal suo lavoro e l’aveva salutata – Dormito bene? – non vi era nel suo tono la nota di sarcasmo che di solito accompagnava quella domanda.
Non aspettò nemmeno la risposta, che si calò nuovamente nel suo lavoro di lingua. Quanta diligenza, e quanta passione profondeva in quell’opera.
Annette e Clotilde risposero al saluto ancora sbadigliando. Osservarono il cielo. Era ben illuminato, segno che il sole era sorto da un bel po’.
– Quanto abbiamo dormito? – domandò allarmata la stregona – Perché non ci avete svegliate prima?
– Dormivate così bene insieme – intervenne Lorenzo – Non volevamo interrompervi. E poi così io e Anya abbiamo avuto modo di parlare e discutere della situazione attuale
Mentre l’eletta lo succhiava ad arte, il Barone discuteva tranquillamente con le ragazze. Sembrava che l’operazione della donna lo rilassasse.
– Ah si? – domandò incuriosita Annette col suo accento straniero – E di cosa avete discusso?
A questo punto intervenne Anya, sollevando la bocca dalla cappella del pene superiore e continuando con le mani a impegnarsi sui due membri.
– In realtà abbiamo preso delle decisioni – parlava senza interrompersi, ancora muovendo le mani su e giù le due aste – Per affrontare al meglio l’Imperatore.
– Scusami – intervenne Clotilde con la voce piccata – Stiamo parlando. Devi per forza fargli un pompino? Non puoi farlo dopo?
Lorenzo, a quelle parole, pose la mano dietro la nuca di Anya e la spinse con le labbra sul cazzo superiore – Ragazze un po’ di pazienza, sta prendendo la sua medicina
L’eletta avrebbe voluto chiaramente parlare, ma con il Barone che le teneva salda la testa sul pene, gli uscì semplicemente un mugugno di approvazione.
– Visto che l’incantesimo ha durata temporanea – continuò lui – dovremo attaccare l’Imperatore al massimo della forza disponibile. Meglio ancora se da nord e da sud. Quindi mentre il capello di vergine viene portato a nord, dai ribelli, che con il loro esercito attaccheranno, io andrò a sud, a rimettere insieme l’esercito del mio Regno. Attaccheremo contemporaneamente chiudendo la Capitale tra due morse e sconfiggeremo l’Imperatore
Clotilde era quasi ipnotizzata guardando Anya darci dentro con la testa, rapidamente, alternandola tra i peni del nobile.
– Quindi tu e Annette andrete a sud e io e Anya a nord? – domandò la stregona.
– In realtà! – Lorenzo si fermò, socchiudendo gli occhi – Anya! Anya! Sto venendo
L’eletta poggiò le sue labbra attorno al glande del pene superiore, agitando con maggior vigore la mano.
– No no! sotto! – corresse subito il Barone, mentre Anya cambiava subito obiettivo. Succhiava quella cappella muovendo rapidamente la mano. In pochi secondi un gemito liberatorio dell’uomo segnalò che lo sperma stava invadendo la bocca della donna. L’eletta ingoiò golosamente fino all’ultima goccia, poi, con rinnovata diligenza, si impegnò a succhiare l’altro cazzo di Lorenzo, quello superiore.
– Scusatemi eh – continuò Lorenzo come se nulla fosse – Dicevamo, in realtà Anya ha bisogno della sua medicina ogni giorno, quindi separarci ci è sembrato pericoloso. Abbiamo deciso che noi andremo a sud, mentre voi due andrete a nord
Annette e Clotilde si guardarono per poi annuire insieme.
– D’accordo, a noi sta bene – sottolineò la stregona – porteremo noi il capello dai ribelli per l’incantesimo. Ma come ci organizziamo per l’attacco? Dovrà avvenire lo stesso giorno
– Abbiamo pensato anche a questo – proseguì il Barone mentre il rumore del succhiare di Anya creava un continuo sottofondo alla conversazione – Tra dieci giorni, all’alba, attaccheremo, noi da sud e voi da nord. Quindi in dieci giorni dovrete portare il capello e organizzare le truppe! Lo stesso vale per noi. Dieci giorni per raggiungere il sud e organizzare le truppe
L’eletta succhiava con grande passione l’unico membro ancora turgido, concentrandosi solo su quello. La sua mano correva rapida, su e giù, mentre la lingua leccava abilmente la cappella rossa. Aveva imparato a ricoprirlo per bene di saliva, così da rendere più scivolosa la mano sull’asta ed aumentare il piacere.
– D’accordo! È un buon piano – convenne Annette appoggiando la propria mano sul fianco nudo di Clotilde, massaggiandoglielo dolcemente.
Mentre le due donne si apprestavano a rivestirsi e prepararsi per il viaggio, il Barone appoggiò saldamente la mano sulla nuca di Anya, la spinse con forza verso il proprio pene, facendoglielo ingoiare quasi tutto. Senza avvisarla le riversò nella bocca diversi schizzi di sperma. L’eletta sgranò gli occhi sentendo gli schizzi arrivarle fino in gola, senza pietà. Ingoiò fino all’ultima goccia, come aveva già fatto.
I quattro iniziarono a prepararsi. Si rivestirono e misero da parte le loro cose. Ricoprirono con della terra le ceneri del bivacco, per nascondere in qualche modo le loro tracce. Quindi Annette e Clotilde montarono sul destriero della prima, con la stregona che teneva ben strette le braccia intorno alla vita della donna di colore.
– Noi andiamo – annunciò finalmente Annette rivolta a Lorenzo – In bocca al lupo Barone
– In bocca al lupo eletta – proseguì Clotilde. Quindi spronarono il cavallo e iniziarono il loro viaggio verso nord.
Lorenzo e Anya salirono ognuno sul proprio cavallo e si voltarono in direzione opposta. Il loro obiettivo era il Regno del Sud.

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