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Il ritorno di Benedetta

By 17 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Benedetta l’ho conosciuta quasi per scherzo.

Viaggiando per lavoro molte volte capita che le normali cene tra colleghi si trasformino in una sorta di spogliatoio di squadra. E proprio li venne fuori la storia di questo gioco con questa nuova app. Ogni match uno shot. Così finii che un’ottima cena di lavoro si trasformò in una delirante notte con la testa nel cesso. Ma non &egrave questo il punto.

Da uno di quei match conobbi Benedetta.

Un po’ di ‘dirty talking’ un po’ di giochi, foto e video molto eccitanti finché all’ennesima impossibilità di riuscirsi a vedere nella vita vera (più per causa mia e dei miei stili di vita) Benedetta volle interrompere questo splendido e eccitantissimo gioco/relazione virtuale.

Passarono molti mesi, molte volte tornai nella città incriminata e tante volte il desiderio di scriverle per vederla mi attanagliò, ma non ci fui mai occasione fino a quel meeting mancato.

Ormai il viaggio era organizzato e sarei dovuto comunque andare per altri motivi, ma avrei avuto un intero pomeriggio libero prima del treno di ritorno.

Pensai ad un incontro speciale.

Presi coraggio e gli scrissi una mail dettagliata, con istruzioni precise su cosa fare, come tanto lei amava.

La prima parte della mail dava istruzioni sul luogo di incontro, sul dress code e altri tipi di istruzioni su cosa ci sarebbe servito per passare il pomeriggio insieme.

Non gli chiesi di rispondere alla mail, ma solo di trovarsi in stazione alle ore 13.00 sotto il tabellone degli arrivi, non un minuto prima ne uno dopo. Se non ci fosse stata avrei capito.

Passarono finalmente i giorni che mi separavano da quel pomeriggio. Speravo davvero che si presentasse e intanto fantasticavo su tutte le cose avrei voluto farle cercando di metterle in un ordine sensato.

Arrivarono finalmente le 13. Mi presentai vestito elegantemente e mi venne un tuffo al cuore seguita da un erezione istantanea al vederla sotto al tabellone. Lei era li e mi stava venendo incontro. Bella come non mai. Impermeabile chiaro tacco nero con suola rossa, cappello e vestito scuro. Se aveva seguito così in dettaglio le istruzioni sotto doveva essere nuda e le calze che indossava dovevano essere sicuramente delle autoreggenti.

Si avvicino e come gli avevo ordinato non mi disse nulla se non: ‘Signore, questo &egrave per lei. Mi allontano e aspetto istruzioni’.

Stava seguendo tutto alla lettera. Apri il pacchetto che mi aveva consegnato e ci trovai il telecomando.

Mi presi un secondo per studiarlo, presi il cell e gli scrissi: ‘Brava, hai iniziato bene. Ora ho proprio voglia di un caff&egrave. Andiamo al Bar Centrale, ti seguo da dietro’.

Mi passo davanti e cominciai a seguirla.

Testai subito l’effetto del mio giochino, presi il telecomando e spostai la ghiera su 1. Si incespicò un’attimo e si volò a guardarmi per poi riprendere a camminare verso il bar, oscillando quel suo culetto che avrei voluto far mio già li. Davanti a tutti.

‘Benedetta non mi devi guardare, non mi conosci, ricordatelo.’ gli ricordai via messaggio.

Eh si Benedetta aveva all’interno della sua figa uno di quei vibratori che si comandano a distanza, e il potere del suo piacere, ora, era nelle mie mani.

Entrammo nel bar e mi posizionai a una persona di distanza da lei sul bancone.

Mentre ordinò il caff&egrave la mia mano scese sul telecomando in tasca girando la ghiera in modo causale.

L’ordine gli rimase strozzato in gola, piegò le gambe con un lamento’ qualcuno si girò per capire che cosa stava succedendo’

Mi avvicinai prima che potesse farlo qualcuno altro ‘Signorina si sente bene’

Benedetta aveva gli occhi socchiusi’.. stringeva le mani al bancone e si mordeva le labbra’

‘Signorina’. ‘

‘Si si’ scusi, grazie si ho avuto un leggero calo di zuccheri, credo’ ma sto bene’ disse con voce affannata.

L’accompagnai verso e una sedia e nel mentre mi sussurrò ‘ ti prego basta’ sto per venire’ abbassa sto cos’nn ce la faccio’.’ la feci sedere presi la sua ordinazione e la mia e mi sedetti al tavolo con lei’.

Presi il telecomando’ ‘Bene questo coso, funziona’ solo in quel momento notai che l’avevo impostato al massimo. Quindi lo spensi.

‘non era proprio così che doveva andare, ma l’emozione ha preso il sopravvento’

‘eh e che sto coso &egrave davvero”

‘Benny non ti ho detto che mi puoi parlare, e vedo che abbiamo perso le buone abitudini, il ‘padrone’ &egrave rimasto sul comodino?’ la guardai dritta negli occhi.

Lei abbassò lo sguardo ‘scusi padrone’.

‘Bene, così meglio ma questo ti costerà una punizione andiamo verso casa tua, che linea dobbiamo prendere?’

‘La due, padrone’

‘ Bene, prima di alzarti tirati su il vestito fino all’altezza del culo, una volta in piedi, con molta calma mettitelo a posto, ma aspetta che esca dal bar ti guarderò dalla vetrina’ Riattivai la vibrazione e mi alzai.

Una volta fuori, con il viso un po’ paonazzo seguì precisamente le istruzioni. si alzo e per un secondo mostrò parte della sua figa depilata e le gambe fasciate dalle due bellissime autoreggenti ai pochi fortunati che guardavano nella sua direzione. Usci di fretta e si incamminò verso la metropolitana.

Decisi nel cammino di alzare e abbassare il telecomando. A parte la sua espressione e al leggero morso del labbro, benedetta mascherava molto bene il suo segreto.

Una volta sulla metro mi appoggiai a lei, facendole sentire nello sballottamento la mia erezione nei pantaloni. Avevo una voglia di scoparla insana, l’avrei presa li, con la forza.

Cercai di riprendermi, 8 fermate per casa sua. Alla seconda si liberò un posto, il vagone era abbastanza sgombro. Gli sussurrai all’orecchio di sedersi e mi misi proprio d fronte a lei.

Presi il cel e gli scrissi ‘bene, mancano sei fermate, prima di uscire dovrai venire qui, davanti a tutti. Ma dovrai venire precisamente quando saremo fermi alla fermata non prima e non dopo’

‘va bene padrone’

Alla terza fermata attivai al massimo la vibrazione, pochi minuti. Ebbe un sussulto, tirò in avanti il bacino e si mise le mani davanti alle gambe per cercare di coprire quello che involontariamente il suo corpo aveva esposto in risposta alla vibrazione del piccolo dildo dentro di se. Si richiusero le porte e spensi il telecomando.

Mi guardò con aria interrogativa.

Alla quarta fermata riavvia di nuovo al massimo la vibrazione. E di nuovo la spensi al richiudersi delle porte.

‘Occhio hai più solo 4 fermate per obbedire al mio ordine, sei bagnata?’

‘Si padrone, sto impazzendo ti prego dammi qualche secondo in più alla fermata, voglio venire’

‘niente sconti dolcezza’

Alla quinta fermata riavviai il vibratore e con l’occasione di una spinta di una persona in ingresso nel vagone con il ginocchio mi inserii nelle sue gambe allargandole. Un secondo di visione, la sua patata gonfia e luccicosa di umori.

Passo la sesta, stessa scena, pochissimi secondi di vibrazione, scomponimento da parte sua ormai sempre più in preda all’eccitazione.

‘La prego padrone, più tempo, la prego’

‘Ok, ti do un piccolo aiutino in cambio di una punizione, non più tempo ma la possibilità di fare tutto quello che tu voglia fare per venire entro l’ultima fermata’

‘accetto la punizione padrone, grazie’

Così si mise la borsa sulle gambe e grazie ad essa riuscì a infilarsi una mano tra le gambe senza essere vista.

All’arrivo della settimana fermata aveva già aumentato il respiro, accessi il vibratore al massimo ed esplose, cerco di coprire il gridolino di piacere con dei colpi di tosse, ma il suo corpo non mentiva. Era copiosamente venuta.

Le porte si chiusero, e si ripartì. Lei mi guardò aprendo la bocca dallo stupore. Il dildo non si era fermato. Presa dall’estasi il suo bacino si alzava e si abbassava in modo scabroso tanto che qualcuno nel vagone cominciò ad osservarla.

‘la prego, padrone’ sussurrava.

‘la punizione, non ricordi? Nulla per nulla’.

Benedetta venne di nuovo, cercava di fermare il suo corpo che automaticamente rispondeva al piacere e all’orgasmo, muovendosi tossendo, aprendo e chiudendo le gambe. Sembrava indemoniata.
Finalmente arrivammo all’ottava fermata.

La chiamai due volte prima di avere di nuovo la sua attenzione. Dovevamo scendere.

Stavo perdendo lucidità anche io, avevo il cazzo che mi esplodeva nei pantaloni ma il pomeriggio era appena iniziato. Arrivati di fronte a casa sua gli diedi le altre informazioni per l’inizio del pomeriggio.
‘Bene, ora sali su. Lasciami le porte aperte ed entra in stanza, spogliati e rimani solo con scarpe e calze. Metti i tre oggetti che hai scelto sul tavolino. Bendati, mettiti le cuffie con la musica e usa le manette che ti ho detto di procurarti per ammanettarti sulla sedia. Aspettami con le gambe larghe e fai in modo di essere di fronte alla poltrona di pelle dei tuoi video che tanto amo, hai cinque minuti.Vai!’
Benedetta sgambetto via lasciandomi il portone aperto.
Cercai un bar da cui si vedesse il portone, e mi presi una birra.
Mi stavo violentando, avrei voluto solo salire e consumarla subito. Senza tanti fronzoli, senza tanti archibugi. Ma non doveva andare così.
Cercai di rilassarmi, per riprendere il controllo.
Non so quanto passò ma alla fine mi decisi. Entrai nel portone ancora aperto e salii per le scale.
Senza conoscere il piano incominciai a salire le scale cercando la porta aperta.
La trovai.
Entrai.
Non ero mai stato a casa sua, comincia ad esplorare la sua casa.
Buttai un occhio nella stanza e lei era li ad aspettarmi, come gli avevo detto.
Sul tavolino c’erano i tre oggetti che aveva scelto dalla mia lunga lista via mail.
Una spazzola, un frustino da cavallo e plug di discrete dimensioni.
La scelta denotava una certa volontà distruttiva. Mi piaceva.
La musica che usciva dalle cuffie rivelava di certo un buon gusto musicale.
Era splendidamente provocante.
Nuda e ammanettata con le gambe obbrobriosamente aperte.
La sua fica tutta depilata, luccicante e con ancora all’interno il mini vibratore che si faceva largo tra le sue labbra.
Mi sedetti sulla poltrona di pelle e mi accesi una sigaretta.
‘carne per la mia carne’ un vortice di pensieri mi percorse la mente.
Sorridevo.
Lei intuì la mia presenza dall’odore della sigaretta, tant&egrave che si mosse con il bacino ancora di più verso il bordo della sedia allargando le gambe divaricandole per darmi totalmente visione del suo frutto.
Cercai nelle tasche il mio telecomando. Lo azionai al massimo.
Il vibratore detta a benedetta una scossa di piacere.
Cominciò ad assecondare il suo piacere muovendo in modo ritmico il bacino, iniziando ad ansimare.
‘scopami, ti prego, fai di me quello che vuoi. Ma scopami ora’
Non poteva vedere la mia reazione, non poteva sentire la mia risposta.
‘A tempo debito benedetta. A tempo debito.’
Mi alzai e mi avvicinai. Al mio tocco sussultò.
Cominciai a massaggiargli il suo splendido seno rifatto. Fino a torturagli i capezzoli ormai durissimi.
Il primo schiaffo la fece gridare. Il secondo si trasformò in piacere.
Due manate rosse facevano ora capolino sulle sue tette.
Pizzicai i capezzoli e venne. Un’altra volta.
Abbassai la potenza del vibratore. Non ce la facevo più.
Mi slacciai i pantaloni.
Tirai fuori il mio cazzo durissimo e con quello la schiaffeggiai in faccia.
Lei capì subito. Apri in modo automatico la bocca e io non persi di sicuro l’occasione.
Comincia a scoparla in bocca. Rallentando in modo che lei potesse per certi momenti accogliere tutto il cazzo fino in gola.
Lo risucchiò tutto fino a leccarmi le palle.
I suoi pompini mi facevano impazzire, riusciva ad accogliere tutto il mio cazzo fino in gola e leccava l’asta come se fosse la cosa più preziosa e buona del mondo.
Bello inumidito lo tirai fuori dalla bocca, stringendolo tra le sue grosse tette.
Volevo venire e volevo farlo nella sua bocca.
Così un’attimo prima di non farcela più glielo rimisi in bocca e venni copiosamente.
Lecco tutto, fino all’ultima goccia.
Rimasi con il cazzo di fronte a lei.
Lei con la lingua lo cercò fino a trovarlo. Lo pulì tutto.
Si ricordava ancora delle vecchie istruzioni, &egrave proprio vero. Una schiava &egrave per sempre.
Le diedi un bacio in bocca e gli accarezzai il viso.
Riaccesi il vibratore al massimo, mi presi una birra dal frigo, mi riaccesi una sigaretta e mi sedetti sulla poltrona di fronte a lei per riprendermi.
Lo spettacolo stava di nuovo per iniziare. All’ennesimo orgasmo decisi di darle un po’ di tregua.
All’altezza della sua figa si era formata una piccola pozza di liquido biancastro.
Mi avvicinai e le tolti le cuffie.
“Ciao benedetta stai godendo?”
“Oddio, Si padrone, ma voglio essere scopata, ti prego, liberami che ti scopo… dai..”
“Hey hey.. e che sono tutte queste libertà, ti ho fatto una domanda precisa e a quella devi rispondere. Capito?”
“si…” rispose titubante.
Spensi il vibratore. Le ordinai di alzarsi. Lo fece con poca fatica per i muscoli intorpiditi e i tacchi alti che di sicuro non facilitavano l’operazione. Tolsi la sedia e gli allargai e le feci allargare le mani.
Mi misi dietro di lei e cominciai ad esplorare il suo corpo partendo dal collo ai fianchi fino a stringergli le tette da dietro e con una mano scendere fino alla pancia e a bordi poi delle sue grandi labbra. Dall’interno coscia risali per godermi un po’ il suo lato B.
Le morsi il collo, come tanto amavo fare e gli sussurai all’orecchio.
“Bene Benedetta &egrave il momento di usare il primo oggetto”
Un fremito da parte sua ” Sono a sua più completa disposizione, Padrone”.
“Benedetta allarga ancora un po’ le gambe e piegati leggermente in avanti”.
Uno spettacolo, ancora con le mani amanettate dietro alla schiena, bendata con i tacchi a spillo e quelle autoreggenti da urlo così piegata mi offriva la più completa visione del frutto del mio piacere.
Mi risvegliai da quella visione e presi la spazzola.
Cominciai un lento massaggio dalle parte delle setole sulla sua fica perfettamente depilata. Il piacere la stava facendo fremere tutta facendola ricominciare ad ansimare.
Il piacere si mischiò con il dolore. Il colpo arrivo secco e all’improvviso. Non ebbe il tempo di capire cosa fosse successo. Il caldo e la piacevole sensazione della sua figa a contatto con la setola della spazzola si trasformo all’improvviso in caldo dolore sulla sua chiappa della parte dura della spazzola.
Gli scappo un grido più di stupore che di vero dolore.
“Non ci siamo, non ti ho detto di gridare, vediamo se riesci ad essere più disciplinata”.
Così ricomincia con la parte piacevole. Ripresi insistendo sulla parte del clitoride con le setole della spazzola, per poi di nuovo all’improvviso ricadere sulla stessa chiappa con un colpo un po’ più forte ruotando il manico.
La chiappa si fece subito rossa ma questa volta benedetta non emise un suono.
“Brava”
“Grazie padrone”.
Ricomincia con la tortura, insistendo sempre sulla stessa parte.
Dopo un paio di colpi Benedetta cominciava davvero a far fatica a tenere tesa l’intera gamba.
Eppure la setola della spazzola era intrisa dei suoi umori. La tensione e i suoi movimenti avevano perfino sospinto fuori il piccolo vibratore che all’ennesimo colpo usci cadendo sul pavimento.
Riaddrizzai la schiena di Benedetta e con disappunto gli chiesi come mai avesse spinto fuori il vibratore.
“Le chiedo scusa padrone ma non sono riuscito a trattenerlo, farò tutto quello che vuole per rimediare”
“Puoi esserne sicura che ci sarà tempo anche per questo”
Così mi avvicinai la strinsi a me, la baciai con passione.
Rispose con la stessa e un sorriso appena mi staccai.
“Bene &egrave il momento che mi occupi della tua seconda chiappa”
La portai al tavolo vicino la feci appoggiare con il busto sul tavolo.
Il freddo del tavolo gli fece tendere tutta la pelle.
Presi di nuovo la spazzola.
“Benedetta hai un minuto per lubrificarla bene”
Non se lo fece ripetere due volte immaginando l’uso che ne volessi fare.
La presi e con delicatezza la inserii nel suo buchetto.
Per fortuna sua il manico non era molto spesso e abbastanza ergonomico.
Entro senza fatica per diversi centimetri.
“Ora questa spazzola non deve uscire dal tuo culo senza il mio permesso”
“Si padrone”.
Arrivò così la prima sculacciata sulla chiappa superstite poi una seconda.
Dopo una serie la forma della mia mano era perfettamente tatuata sul suo culo.
Così a 90 sul tavolo, con una spazzola nel culo dolorante, cedetti.
Mi sbottonai i pantaloni ed entrai in lei con il mio cazzo durissimo in un solo colpo.
Un grissino nel burro.
Trovai la sua fica calda, umida e bagnata.
Entrai tutto in lei. Fino in fondo. Cominciai a scoparla con foga.
A colpi regolari e sempre più duri.
Uscendo completamente da lei e rientrando fino in fondo con colpi sempre più duri.
Benedetta godeva e gridava.
“Si scopami.. padrone.. scopami….”
Ricominciai a sculacciarla e lei cominciò sempre di più a venire in contro al mio cazzo, senza lasciarmi la possibilità fisica di uscire finch&egrave arrivo il suo ennesimo orgasmo.
Forte e potente come gli altri.
Non resistetti e alla sua contrazione vaginale dovuta all’orgasmo venni pure io copiosamente dentro di lei.
Dopo qualche minuto in cui mi godetti tutte quelle sensazione post orgasmo dentro di lei uscii.
Un rigolo del mio frutto cominciò quindi a fare capolino dalla sua figa sgocciolando sul pavimento.
Con ancora lei a 90, la liberai dalle manette per poi andare a risedermi sulla poltrona.
” Non penserai davvero di sprecare questo ben di Dio vero?” Benedetta mi scrutò con i suoi occhi blu, si raccolse i capelli biondi e sempre senza staccare lo sguardo si abbassò e cominciò a leccare il mio seme per terra.
Sembrava proprio una cagnolina. Il mio cazzo si riprese in un nanosecondo.
“Benedetta vai a prendermi il frustino sul tavolino, a quattro zampe e non usare le mani”
Lei si girò e si avviò verso il tavolino sculettando. Che magnifica creatura.
Mi offriva tutta la visione completa della sua femminilità.
Prese con la bocca il frustino e ritornò verso di me.
“Bene lascialo ai miei piedi, poi girati supina, ginocchia piegate e mano lungo i fianchi”
Lei eseguì tutto alla perfezione, mi abbassai a prendere il frustino e fui inebriato dall’odore della sua figa umida… mi avvicinai e iniziai a “limonargliela”.
Amavo il suo gusto.
Benedetta ricominciò a sospirare, giocai con il suo clitoride e inserii la lingua in profondità il più che potessi.
Cercai di riprendermi avevo di nuovo voglia di scoparla selvaggiamente.
Mi risedetti sulla poltrona.
“Bene Benedetta, adesso &egrave l’ora della punizione, nessuno ti aveva detto di liberarti del vibratore interno”
“scusi padrone”
“Puoi starne certa, ora da questa posizione voglio che tiri sul bacino allargando più che puoi le gambe, ti frusterò per cinque volte. Ogni frustata voglio numero e un grazie padrone, se perdi l’equilibrio si inizia da capo, ok?”
“Si padrone”
Non fece tempo ad alzare il bacino che il frustino la colpì sull’interno coscia.
“ahhi… 1, grazie padrone”
“Mmm… i lamenti non erano compresi nel tuo diritto di parlare, ricominciamo”
La frustata arrivò nello stesso punto preciso della prima, questa volta non un gemito, non un rumore.
“1 grazie, padrone”
Un’altra frustata partì questa volta più vicino al suo sesso, facendola vibrare tutta.
“2 grazie, padrone”
Con la punta del frustino, cominciai a giocare con il suo clitoride, passandolo su &egrave giù, prima di colpire l’altro interno coscia.
mordendosi il labbro e quasi perdendo l’equilibrio Benedetta non cedette
“3.. ggrazie padrone”.
Ripresi a giocare con il suo clitoride… la punta del frustino si era tutta bagnata, scesi fino al suo buchetto per stimolarla anche li, era oscenamente aperta. La frustata arrivo improvvisa dal basso dritta sul suo ano.
Gli scappo un mezzo gemito,le gambe cominciarono a tremare ma riuscì a mantenere la posizione.
“4 …grazzzie.. padrone” disse con un filo di voce.
“Mmm… questo mezzo gemito…. fino adesso sei stata molto brava… quindi ti propongo una seconda scelta dal ricominciare da capo. Ti becchi una frustata in più ma tutte e due a figa aperta senza nessuna regola”
“scusi padrone non c’&egrave la faccio più” cedette con le gambe e facendo un cenno positivo.
“Bene, spostati al bordo del letto, coricati, allarga le gambe e apriti con le dita le labbra della figa.
Nel suo sguardo di ghiaccio traspariva la paura quanto l’eccitazione.
Si mise in posizione.
Non resistetti e ripassai dall’inizio al fondo con la lingua, lasciandogli un po’ di saliva proprio sulla parte superiore della figa.
Presi la mira, e la frusta piombò in pieno sul suo clitoride.
Tremò tutta, gridando ma dopo pochi secondi si rimise in posizione lasciandosi scappare un “Grazie, padrone”.
Riaprì le labbra rosse con le mani, stringendo gli occhi e anche la seconda frustata arrivò, più in basso della prima.
Si contorse tutta….riallargò le gambe e in un modo che non mi sarei mai aspettato, quasi in trance benedetta mi gridò.
“ancora una e poi sfondami ti prego”
Questa volta lasciai stare il frustino e la schiaffeggiai forte con le mani….
La penetrai subito dopo, fino in fondo per poi uscire e in trance puntare al suo culo.
Dopo due spinte mi ritrovai interamente dentro al suo culo.
Un altro schiaffo partì dritto sulla figa.
“Ora masturbati”.
Come in un ring cominciammo a scopare, io la inculavo forte, lei si masturbava e di tanto in tanto mi graffiava il petto con le unghie. Presi a schiaffeggiarle le tette e a torturargli i capezzoli.
Erano saltate le regole.
Le venne un paio di volte gridando finch&egrave anche io cedetti uscendo dal suo culo e venirgli addosso, ovunque, con il desiderio di ricoprirla tutta del frutto del mio piacere.
Caddi mezzo svenuto di fianco a lei e mi addormentai.

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