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Racconti Erotici Etero

Il vicino Cap. 1,2 e 3

By 10 Novembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

È un caldo pomeriggio autunnale e sto ripassando la coreografia del pezzo che proporrò nella lezione di domani alle ragazzine a cui insegno danza Jazz/Funk. Sì, volendo potrei andare al centro danza, ma perché attraversare mezza città quando posso benissimo approfittare dell’assenza delle mie coinquiline per trasformare la mia camera in una sala prove? Il volume della musica sovrasta qualsiasi altro rumore, così solo quando il brano termina sento suonare alla porta. Vado ad aprire e mi trovo davanti un uomo maturo, sui 60 forse. è alto e ben piazzato, ma un viso familiare e l’aspetto distinto, per nulla minaccioso.
– Scusi se la disturbo, sono Mario XX, vivo nel palazzo dall’altra parte del giardino – si presenta, – Ci siamo incrociati qualche volta nel supermercato alla fine della strada – aggiunge.
– Ma certo, ora ricordo – dico, mentendo spudoratamente, – Come posso aiutarla? –
L’uomo tira fuori dalla tasca della giacca una foto e me la porge. Una donna bionda, che suppongo sia la moglie, tiene in braccio un cane, un bell’esemplare di barboncino bianco. – Questa mattina a mia moglie è scappata la nostra cagnolina, non è che per caso l’ha vista? – domanda.
Scuoto la testa. – Mi spiace, no – adoro i cani, di sicuro una cucciola così bella da sola per la strada avrebbe attirato la mia attenzione.
– Capisco… beh, grazie comunque, signorina? – dice lui.
– Marina – mi presento. – Senta, se vuole posso domandare alle mie coinquiline quando arrivano – propongo.
– Sarebbe molto gentile, Marina – dice lui.
– Venga, entri – lo invito, – Prendo il cellulare e faccio una foto alla sua foto – dico, chiudendo la porta di casa. Vado in cucina, dove credo di aver visto il mio telefono per l’ultima volta, e l’uomo mi segue. – è proprio carina – commento aprendo la fotocamera del cellulare.
– Già, è una bella cagnetta – conferma il signor Mario, – ma un po’ troppo vivace.

È già la terza volta che scappa, e l’ultima volta è tornata gravida – dice.
Sorrido, non sapendo che altro dire, poi l’educazione ferrea impartita dai miei mi fa aggiungere – Posso offrirle un caffè? –
Mi aspetto un rifiuto, invece il signor Mario accetta immediatamente.
– Ogni tanto la guardo ballare, sa? – mi dice, sedendosi mentre io di spalle prendo le tazzine dalla credenza.
– Ah sì? – dico sorpresa, armeggiando con le capsule.
– Sì. Casa mia affaccia proprio sui giardinetti e dopo il tramonto dalla finestra del mio studio si vede benissimo cosa accade nella sua stanza… –
Il tono con cui pronuncia quelle parole mi fa voltare, ma non dico nulla.
– Ai miei tempi non si ballava così – aggiunge. – Adesso ballate come delle selvagge, agitando i vostri culetti, imitando atti osceni… – continua. Ora non mi guarda più in faccia, no.
– E poi lo fate con addosso queste cose così attillate, in pratica obbligate chi vi guarda a fare pensieri sconci su di voi – commenta, guardando il top nero e i pantaloncini che indosso. In effetti sono due brandelli di stoffa e, così aderenti, non lasciano molto all’immaginazione.
– Non le piace? – domando. Non so se stiamo ancora parlando degli stili di ballo o del completo succinto che indosso, so solo che questa conversazione mi sta facendo eccitare.
– Certo che mi piace – dice lui, mentre mi avvicino per porgergli il caffè. Non mi stacca gli occhi di dosso e mi piace.

– Alla mia età non capita spesso di poter ammirare corpi così freschi e sodi. Mi spiace solo non poter apprezzare lo spettacolo da vicino – aggiunge a voce bassa.- Le va di assistere mentre finisco di provare un pezzo? – gli domando. Non dovrei, ma è più forte di me.
– Molto volentieri Marina –
Lo porto in camera mia, chiudo la porta e gli indico la poltroncina su cui sedersi. Faccio ripartire il pezzo, Rattlesnake, ad un volume più basso e inizio a ballare.
I suoi occhi non mi mollano un attimo, me li sento addosso, percorrono ogni millimetro del mio corpo e io non resisto, smetto di seguire la coreografia, i miei movimenti diventano sempre più provocanti. Il mio vicino è rapito, e se non sbaglio c’è un certo rigonfiamento all’altezza del cavallo dei pantaloni.
– Signor Mario – gli dico mentre mi avvicino ondeggiando i fianchi, – Si sta eccitando –
– Contenta? Non è forse per questo che voi donne ballate come delle spogliarelliste, per farlo diventare duro a noi uomini? – mi chiede.
Io questo caso ha ragione, sto facendo di tutto per provocarlo, voglio fargli scoppiare il cazzo.

Mi metto davanti a lui, dandogli le spalle, le mie gambe sfiorano le sue ginocchia, e inizio a twercare. Praticamente gli agito il culetto in faccia. Mi chino, muovo i fianchi, giù e sù, giù e su. Il ritmo diventa sempre più lento, esplicito in un certo senso, mi muovo come se stessi cavalcando un cazzo. Il signor Mario non resiste oltre e mi posa le mani sul culo, palpandolo con decisione.

– Mmm, che culo sodo… proprio come lo immaginavo – commenta, e detto questo si china e affonda il viso tra i miei glutei. Mi sfugge un gemito mentre sento il naso strusciare contro la mia figa.

– Che profumo paradisiaco, signorina – si complimenta. Mi sta annusando la fica e mi da del lei!

– Grazie signor Mario – sospiro, e quando preme il naso contro il clito lo sento duro. Questa situazione mi è sfuggita di mano, tanto vale approfittarne fino in fondo, no?
Sempre a tempo di musica riprendo a muovere il culo, probabilmente il mio vicino pensa che il gioco sia finito, così si mette le mani in grembo, quasi a coprirsi il cazzo duro. Io invece mi sfilo dalla testa il top che mi conteneva le tette e poi, in un colpo solo mi libero di perizoma e pantaloncini lasciandolo a bocca aperta.
Così completamente nuda, mi chino davanti a lui, infilo una mano tra le sue e gli tocco il cazzo da sopra i pantaloni. – Signor Mario, vuole scoparmi? – gli sussurro, lui socchiude gli occhi e sospira un sì che mi fa venire voglia di impalarmi immediatamente sul suo uccello.

Lo aiuto a spogliarsi, la giacca, la camicia e la canottiera finiscono a terra mentre con le mani mi tocca ovunque. – Che pelle liscia… Mmm, questi capezzoli vogliono essere succhiati – dice, prima di prenderne uno tra le labbra e succhiarlo forte, provocandomi una scossa di piacere. Sento una sua mano infilarsi tra le mie gambe, con due dita mi penetra la figa e mi trova bagnata fradicia. – Come immaginavo – mormora soddisfatto.
– Signor Mario – dico eccitata, – Dal suo studio mi ha vista solo ballare? –

Lui sorride, – No, ho visto anche come ti fai montare – confessa. – Ti ho guardata mentre ti facevi sfondare tutti i buchi da ogni uomo che ti sei portata in casa – dice, mentre si alza e si slaccia i pantaloni. Mi inginocchio davanti a lui e lo aiuto a liberarsi dei pantaloni e delle mutande, e finalmente gli vedo il cazzo, che trovo eccezionalmente duro.
– Mi sono persino armato di binocolo, per vedere meglio – dice, afferrandosi il cazzo e strusciandomelo contro il viso. Vorrei succhiarglielo, ma prima lo voglio sentire in figa.
– Si segava mentre mi guardava? – gli chiedo, mentre mi alzo e mi siedo sul letto.
– Sì, ogni volta mi facevi sborrare… Mi disturbava solo non sentire cosa dicevi, perché secondo me sei una che urla come una gatta in calore – dice. Mi sdraio, allargo le gambe e lui è sopra di me. Punta il cazzo contro la mia figa liscia, non ha un attrezzo enorme e la posizione del missionario non è la mia preferita, ma quando inizia a spingermelo dentro mi sembra di impazzire.
– Sì, signor Mario, così – gemo, mentre lui affonda dentro di me, fino in fondo, per poi ritrarsi e avanzare ancora e ancora.
– Non resisterò molto – mi annuncia, aumentando il ritmo.
– Non importa, vieni… vienimi dentro – lo supplico, tra un gemito e l’altro.
Spiandomi si sarà accorto che spesso chiedo ai miei partner di venirmi in bocca, sul viso o sul corpo, ma oggi no. Oggi voglio sentirlo venirmi dentro.
– Sì cagna, ti riempio di sborra – dice, ormai al limite, – Toh, tieni, tieni – ringhia, scaricandomi dentro il suo seme, e io vengo assieme a lui con un gemito strozzato.
– Lo sapevo che eri una che gemeva come una puttana – dice sfilandosi da me e sdraiandosi al mio fianco.
– Ti è piaciuto lo spettacolo? – domando, la voce impastata dall’orgasmo.
– Devi chiamarmi Signor Mario, sempre – mi riprende lui, torcendomi un capezzolo.
– Sì, signor Mario, tutto quello che vuole – mormoro.
– Brava – mi risponde lui, e poi mi bacia in bocca per la prima volta. – Io ti chiamerò Signorina Marina solo davanti ad altra gente, ma quando saremo soli ti tratterò come la puttanella che sei – chiarisce. Io annuisco soltanto.
– Quando ballerai in casa lascerai le tende aperte, così che potrò guardarti quanto voglio, e lo farai nuda. E quando sarai sola, come oggi, appenderai qualcosa di rosso alla finestra, così se sarò libero verrò a montarti come meriti – mi ordina.
– Lo farò, Signor Mario, lo prometto – dico, mentre lui si siede sul letto, pronto a continuare la ricerca della sua cagnetta… l’altra intendo.

Cap. 2

Nell’ultima settimana confesso di essermi chiusa spesso in camera e di aver ballato, completamente nuda, sperando che dal palazzo di fronte un paio di occhi seguissero ogni mio movimento. Ma questa sera sono sola, le mie coinquiline sono andate al concerto di un famoso rapper, e non ho intenzione di limitarmi a ballare per il Signor Mario.
Dopo la doccia rientro in camera e mi tolgo l’accappatoio, sfilo la cintura e la annodo attorno alla maniglia della finestra, stando attenta che sia ben visibile, poi prendo la poltroncina e la sposto proprio davanti alla finestra.
Mi siedo e inizio a spalmarmi la crema corpo sulle braccia, con calma passo alle spalle e poi sui seni. I capezzoli sono duri, sensibili. Guardo fuori dalla finestra, ma al secondo piano del palazzo davanti non si muove nulla, le finestre sono tutte buie eccetto una, illuminata da quella che suppongo sia una tv accesa.
Prendo ancora un po’ di crema e me la spalmo sulle gambe, dalle caviglie fino alle cosce, poi mi alzo, mi giro, e me la spalmo sul culetto, massaggiando a lungo.
Quando mi siedo guardo di nuovo fuori, nessun segno di vita.
Allargo le gambe, posando un ginocchio sul bracciolo, e inizio a toccarmi tra le cosce. Scosto le grandi labbra e trovo il clitoride, lo sfioro con il medio, con sempre più insistenza, poi lo prendo tra due dita e lo tiro appena. Inizio a pensare che potrei chiamare uno dei miei scopamici e chiedergli di venire da me per fottermi, quando finalmente suonano alla porta.
Senza neppure coprirmi, vado ad aprire la porta. Spero sia il Signor Mario, ma la verità è che sono talmente eccitata che mi farei scopare da chiunque.
Non appena entra in casa Mario mi attira e sé e mi bacia a lungo.
-Iniziavo a pensare non sarebbe venuto… Non riuscivo nemmeno a capire se mi stava guardando o no – mugolo, strofinandomi contro di lui.
-Io ti vedo sempre – mi risponde, afferrandomi un seno e stringendolo, – Ho dovuto spiegare a mia moglie che facevo un salto in ufficio per controllare delle pratiche. Ti ho vista dimenarti per mostrarmi tutte le tue grazie, ma questa sera… vederti mentre ti sgrillettavi mi ha fatto impazzire – dice, mentre mi prende un polso e mi posa la mano sulla sua erezione.
– Mmmm, Signor Mario, lo sento – dico, per poi abbassargli la zip dei pantaloni e afferrargli il cazzo. Glielo stringo, poi inizio a segarlo lentamente.
Lui mi lascia fare per un po’, finché il suo cazzo diventa duro come marmo, poi mi prende e mi fa sedere sul mobile dell’ingresso. Si toglie la giacca, mi allarga le cosce con estrema lentezza, si china e mi bacia la fica depilata. Me la lecca, mi succhia il clitoride, sembra voglia divorarmela. Io gemo, allargo di più le gambe, mi offro alla sua bocca famelica, muovo il bacino per andare incontro alla sua lingua che mi scava senza pietà. Sono senza controllo. Quando raggiungo l’orgasmo con un urlo devo combattere l’istinto di stringergli la testa tra le mie cosce per far durare quel godimento per sempre. Lui beve il mio piacere e quando alza il viso vedo i miei umori bagnargli le labbra e il mento ombrato dalla barba grigia.
Senza darmi il tempo di riprendermi si slaccia i pantaloni, se li fa scivolare attorno alle caviglie assieme alle mutande e un attimo dopo è dentro di me. Sono così bagnata che il suo cazzo scivola come un coltello nel burro, lo tira fuori e lo spinge dentro, ancora e ancora, con sempre maggiore forza.
– Sì, signor Mario, così – gemo, allacciandogli le gambe attorno ai fianchi.
– Ti piace essere scopata come una cagna, dillo – mi incita lui, stringendomi forte i seni, – Farti sfondare questa fica stretta, dillo –
– Sì, Signor Mario, sì – mugolo.
– Più forte – mi ordina lui.
– Mi piace farmi spaccare la fica… sì – urlo, – Sono solo una cagna –
– Brava… sì… ora ti riempio di sborra – mi annuncia. Io non aspetto altro, voglio il suo seme nella mia fica, e urlo di piacere quando lui assesta gli ultimi colpi e mi viene dentro con un verso liberatorio. Si sfila e si china su di me mentre riprende fiato, poi posa la fronte sulla mia spalla e prende a succhiarmi un capezzolo. – Sei favolosa – mormora dopo poco, – Mi fai sentire come un ventenne –
– Me ne sono accorta, Signor Mario – dico soddisfatta, mentre lui si riallaccia i pantaloni. Non dice altro, si rimette la giacca e se ne va.

Cap. 3

Sono al supermercato, un salto veloce solo per prendere il caffè e una bottiglia da portare ad un amico che mi ha invitata a cena.
Sono lì, indecisa se portare un bianco da aperitivo o qualcosa di forte per il dopo cena, quando vedo il mio vicino di casa preferito imboccare la corsia degli alcolici.
Non è solo, la donna che ho visto nella foto cammina al suo fianco. È una bella signora, nonostante le rughe e una manciata di chili di troppo, e non stento a credere che da giovane fosse un vero spettacolo.
Quando anche lui si accorge di me non fa una piega, anzi, mi squadra con i suoi occhi scuri.

Aspetto che si avvicinino, poi con un sorriso angelico li saluto, – Buongiorno. signor Mario, poi ha trovato la sua cagnetta? – domando.
Lui si ferma ad un passo da me, – Sì, è tornata – dice, con il tono di voce più calmo che abbia mai sentito. Si rivolge alla moglie, – La signorina Marina è una nostra vicina di casa, le ho chiesto se avesse visto Maya l’ultima volta che è scappata – le spiega.
– Quella cagnetta ci farà impazzire – commenta lei, agitando una mano su cui spicca un grosso anello, – È adorabile, sia chiaro, ma riesce a sfuggirci nonostante le mille precauzioni –

- Che volete farci, le cagnette in calore sono così – commenta lui, lanciandomi uno sguardo che mi fa venire i brividi – Pensano solo a trovare un maschio che le monti, poi una volta che sono state coperte tornano a casa –

- Sono animali, non possono fare a meno di seguire il loro istinto – convengo. Peccato che noi esseri umani non possiamo fare lo stesso, penso, altrimenti ora mi farei sbattere piegata sul bancone del panettiere.

I due mi salutano e si allontanano, ma appena la moglie gira l’angolo Mario torna indietro, si guarda attorno, mi solleva la minigonna e mi infila la mano tra le cosce. – Sepevo che ti stavi bagnando – commenta, spingendo di lato le mutandine umide e pizzicandomi le labbra della fica. – Ora vai a casa, io ti raggiungo tra poco così mi svuoti le palle con quella tua bella boccuccia –

- Ci sono le mie coinquiline – dico poco convinta.

- Non mi interessa, trova una scusa, se serve – dice, poi si allontana, prende una bottiglia di vino a caso e torna da sua moglie.

Ancora eccitata pago le mie cose e torno di corsa a casa. Giulia è in camera sua a studiare, mi fa sapere Valentina, che invece sta andando a fare una doccia. Non appena chiude la porta del bagno lui suona la porta. – Vado io – dico immediatamente, prima che una delle mie coinquiline esca fuori e veda il mio ospite.

Senza dire nulla ci chiudiamo in camera mia e, una volta al sicuro da sguardi indiscreti, lui mi stringe, ci baciamo, ci tocchiamo eccitati come se non scopassimo da mesi. – Avanti puttanella, fammi vedere cosa sai fare con quella bocca – mi chiede.
Io non me lo faccio ripetere due volte, mi inginocchio tra le sue gambe e gli abbasso i pantaloni. Gli prendo il cazzo con una mano e mi concentro sul glande.
Glielo lecco, lo prendo subito tra le labbra e quando inizio a succhiarglielo lui sospira pesantemente. Mi interrompo per dedicarmi alle sue palle, le lecco con passione, – Sì cagna, leccami per bene le palle – esclama soddisfatto… anche il suo cazzo, sempre più duro, mi conferma la qualità del lavoretto che gli sto facendo.
Gli succhio i coglioni, poi riprendo ad occuparmi della sua mazza. Spalanco la bocca e lui mi scivola subito dentro.
– Prendilo tutto, così – mi incita, spingendomelo tutto in gola fino a sbattermi le palle contro il mento, – Ora da brava, fatti scopare la gola – dice, iniziando a muoversi avanti e indietro, – Troia, sei solo una cagna in calore –
Adoro essere usata così, la mia figa cola di più ad ogni insulto che mi rivolge. Dopo un po’, quando ormai inizia a farmi male la mandibola, mi prende una grossa ciocca di capelli tra le dita e la tira forte, – Ora devi bere tutto – mi dice.
Non ha bisogno di trattenermi, adoro farmi schizzare in gola e adoro la sensazione di avere nello stomaco la sborra del mio uomo.
Ancora poche spinte e viene tra le mie labbra con diversi schizzi. Ingoio fino all’ultima goccia, poi gli mostro la mia bocca vuota. Soddisfatto lui si risistema e si allaccia i pantaloni, – Ora non ho tempo per farti godere, ma domani nel primo pomeriggio vengo e ti scopo come meriti –
– Ci saranno le mie coinquiline – lo avverto, poco convinta onestamente.
– Non mi interessa, ti monterò anche dovesse esserci il papa in persona seduto a quella scrivania – promette, e sento già i capezzoli diventarmi duri come spilli.


 La mattinata successiva trascorre senza che io riesca a combinare nulla. Provo a studiare, ma con la testa sono altrove e non faccio altro che rileggere la stessa pagina più volte senza nemmeno capirne il senso. Alla fine chiudo il libro, vado in bagno e faccio una doccia.
L’acqua fredda però non riesce a calmare i miei bollenti spiriti, e nemmeno l’orgasmo che mi procuro infilandomi in figa il flacone di shampoo riesce a saziare completamente la mia voglia di cazzo.
Uscita dalla doccia indosso una tshirt che riesce a coprirmi a malapena i glutei e provo a distrarmi ballando qualcosa su un pezzo lento di Billie Eilish. Inutile dire che quando verso mezzogiorno il signor Mario suona alla mia porta la sola cosa che voglio è impalarmi sul suo membro duro.
Lo guido in camera mia, lui mi sfila la maglietta dalla testa non appena chiudo la porta alle mie spalle. Si china sui miei seni e si avventa sui capezzoli, li lecca, li succhia, li morde strappandomi qualcosa a metà tra un sospiro e un gemito. Le mie mani corrono immediatamente a cercare il cazzo che sento si sta già indurendo, abbasso la zip e lo stringo tra le dita, pronta a segarlo.
– Non così, comportati da brava troietta, fammelo diventare duro con la bocca – mi chiede.
Obbediente mi inginocchio davanti a lui, mi lecco le labbra e poi spalanco mentre guido la punta del suo cazzo nella mia bocca. Lo sento diventare sempre più duro mentre lo succhio, bagnato dalla mia saliva scivola agilmente sulla mia lingua, fino a diventare piacevolmente ingombrante nella mia gola.
Quando il signor Mario è soddisfatto mi dice di alzarmi, – A novanta sulla scrivania, subito – aggiunge.
Mi chino e il freddo vetro che ricopre il ripiano è un sollievo per la pelle accaldata delle mie tette e dello stomaco. Allargo le cosce, tiro indietro il sedere per offrirmi allo sguardo del signor Mario che alle mie spalle si sta liberando dei pantaloni.
– Che visione – commenta, poi appoggia la punta dell’uccello sulle labbra umide della mia fica e in un attimo mi spinge tutto il cazzo dentro, fino in fondo.
– Oh sì – gemo, finalmente piena.
– Ti piace, vero? – mi domanda, iniziando un lento avanti e indietro.
– Sì, mi piace – ammetto.
– Allora gridalo – mi ordina, – Grida cosa ti piace e quanto ti piace, avanti troietta –
So che una delle mie coinquiline è in casa, ma in quel momento il solo pensiero che riesco a formulare è che adoro come quest’uomo mi sta martellando la figa e non voglio che smetta. – Mi piace il suo cazzo, mi piace tanto – gemo, mentre il signor Mario mi artiglia i fianchi e mi stantuffa con una forza che mi lascia senza fiato.
– Brava, ora dimmi cosa sei, avanti! – chiede con un ringhio.
– Sono una cagna, una troia, una puttanella affamata di cazzo – gemo, aggrappandomi alla scrivania mentre gli affondi dell’uomo si fanno sempre più duri.
– Continua cagna, non fermarti – mi ordina, – continua finché non ti riempio di sborra –
Faccio come mi chiede, senza pudore, – Sono una cagna in calore, voglio solo il cazzo, non mi basta mai – dico, mentre lui si china su di me per spingermelo meglio dentro, – voglio solo il cazzo e la sborra –
– Ora te la do, cagna, ora ti riempio – dice affannato, – te ne scarico dentro tanta che ti ingravido –
Ed è in quel momento che vengo, urlo il mio orgasmo e la mia figa si contrae attorno al cazzo del signor Mario. Anche lui viene riversando tutto il suo seme nel mio ventre.
Si sfila da me e si siede sulla poltrona, mentre io resto chinata sulla scrivania, la fronte contro il vetro. – La prossima settimana mia moglie andrà a trascorrere qualche giorno in liguria dalla sorella – mi informa, mentre pian piano riprende fiato. – Vieni da me, sarai mia ogni volta che ne avrò voglia, ti farò di tutto – mi dice, e la sua non è una domanda ma un’affermazione.
Ho la figa che ancora cola il mio piacere, eppure non posso fare a meno di annuire, di nuovo vogliosa, affamata.

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