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OrgiaRacconti Erotici EteroVoyeur

Il video

By 19 Marzo 2020Marzo 23rd, 2020No Comments

Inizia sempre allo stesso modo: con te tra tutti loro. Uno é sdraiato a osservarti, un altro davanti a te, l’ultimo é di lato, nascosto, in penombra. Appena percettibile.
Loro sono tre, tu da sola. Loro bianchi, tu nera, pelle scura e capelli crespi castano-neri, seni di dignitosissima grandezza, forse una terza dai capezzoli ampi e scurissimi.
Eppure, nonostante, l’evidente numero, sei tu che polarizzi l’attenzione. Cominci a muoverti, ancheggi sul posto completamente nuda come il terzetto mentre loro cominciano a gustarti con mani, occhi, lingue e bocche.
Sei un terreno di conquista, una preda, in un certo senso l’impressione é questa.
Quello sotto di te ti accarezza piano, affondando la mano tra le tue cosce d’ebano, quello davanti ti stringe un seno, l’ultimo, quello in penombra dal corpo tatuato, ghermisce l’altro seno leccandolo e baciandolo. Lucidore di saliva sulla pelle scura, gemiti nell’aria, respiri talmente affannosi da far comprendere anche un neofita delle arti amatorie dell’evidente eccitazione dei maschi.
E anche della tua, palpabile, percettibile dai tuoi gemiti, dalle tue parole sussurrate in quell’accento francese. Dal viso corrugato in una smorfia di selvaggio piacere mentre mani, dita e bocca ti solleticano i punti sensibili.
Sospiri, gemendo mentre questi tre assaporano le avvisaglie del tuo godimento, con lussuriosa perdizione, predando la tua bellezza con la volontà di far godere.
Osservo e mi domando se fingi, se quel godimento é simulato. Forse. Sicuramente non é simulato da una principiante: se quello é simulare, inganneresti chiunque.
Quello steso sotto di te allarga le tue natiche e incomincia a vezzeggiarti l’ano, a esplorare e gratificare oralmente la nera vulva. Un’offerta, una venerazione alla Venere d’Ebano.
La accogli gemendo, mentre accarezzi il petto del maschio dinnanzi a te.
Il membro dell’uomo é eretto, turgido, grosso.
Lo guardo, pensando che quanto a misure non siamo poi così diversi, io e questi fortunati tre. Ci fossi io al posto di uno di loro… O anche di tutti, perché no? Il desiderio erompe prorompente dalla scena.

Intanto ti chini in avanti, a novanta gradi, andando a leccare e a succhiare il cazzo di quel tizio, uno che magari conosci appena, che forse frequenta locali per scambisti e ha avuto l’enorme fortuna di conoscerti, di risultarti attraente, di ammaliarti, di poterti fare sua.
Lo prendi in bocca con maestria consumata. Non é il primo né il più grosso. È uno dei tanti. 
Ieri non c’era, domani sarà dimenticato. Oggi c’é. Fine. Incominci a fare su e giù con la testa, mentre gli altri continuano a palpeggiarti, a toccarti, a esplorarti. Li conosci? Ne conosci almeno uno? O sono solo gente incontrata in uno di quei club per scambisti? Mi accorgo che non importa, né a te, né a me, né tantomeno a loro tre. Tutti qui vogliamo la stessa, identica fottuta cosa.
Il tizio a cui lo stai succhiando ti afferra i capelli lunghi e crespi, dirige il ritmo. Gli altri lasciano fare, accarezzandoti, quasi venerandoti, o forse predisponendoti per l’evidentemente ovvio fine.
A tratti, ti togli di bocca il pene del tizio per esalare un gemito, o per respirare?, poi ricominci.
Il tizio ti dirige, ma ti accarezza. Brutale, ma tenero. Il bastone e la carota. La mano bianca sulla schiena nera. Stupendo. Sotto di te, l’altro si é sdraiato completamente, iniziando a leccartela.
Piacere per tre, mentre il terzo dimostra una pazienza da santo.
Gemi, gemono. Rumori colpiscono l’udito. Se chiudo gli occhi posso immaginare il tuo odore.
Dev’essere ferino e selvaggio, come quello di molte altre donne nere. Sicuro.
Sei di Haiti, probabilmente la femmina più arrapante e bella che io abbia mai avuto modo di vedere. Sicuramente sei porca forte. E mi soffermo a chiedermi se un giorno ci vedremo, forse non è così improponibile come eventualità. In fin dei conti hai il mio snap e io il tuo. È poco ma é già qualcosa. E dovrebbe bastarmi, dovrebbe. Ma non basta, come non basta il masturbarmi lento, paziente, mentre ti vedo ansimare, gemere mentre stringi il pene di quel tipo manipolandolo con vigore mentre un altro, quello che prima era sdraiato, si dedica mani e bocca ai tuoi altari di Venere. Ora sei carponi, come una cagna, una schiavetta obbediente.
Ma sappiamo entrambi la verità, la sappiamo tutti. Io, te e loro. Tu non sei schiava. 
Frasi sincopate, smozzicate, volgari, in francese. Uno dei tizi esprime apprezzamento per la tua troiaggine. Si solleva da dietro di te mentre continui a suggere il membro dell’altro.
Strano non sia ancora venuto. Viagra? Forse. Sicuramente una sega prima di cominciare questa maratona sessuale estrema. Altrimenti non mi spiego come cavolo possa ancora farselo succhiare con tanta nonchalanche. È anche possibile che soffra di anaeiaculazione, il che lo renderebbe perfetto per una ninfomane arrapata come te.
Quello dietro ti strappa alla tua opera di venerazione fallica, facendoti alzare. Il branco si avventa, stringendo, leccando, accarezzando, infilando. Gemi, accarezzi, baci, fremi.
Sei in mezzo a loro, una statua d’ebano circondata da adoni marmorei, mani e bocche sul tuo corpo, un dito tra le labbra, a sigillare versi sicuramente poco civilizzati.
Certo: logico. Sei al coperto, non in mezzo a un bosco. Parrebbe un’appartamento, o forse una casa per swinger di qualche tipo, ma sicuramente preferisci evitare di far accorrere attenzioni indesiderate o guardoni come me…
Quello tatuato in penombra ti ficca una mano tra le cosce e prende ad accarezzarti. Sa dove toccare, glielo devo riconoscere poiché in breve tempo i tuoi gemiti si fanno più profondi. La mano svolge un movimento rotatorio orario. Per ricambiare lo seghi per benino con una mano, ma mai fino a farlo godere, giammai! L’altro, quello che era sdraiato, ti afferra le tette da dietro stringendole senza esagerare. Lo accarezzi. Ti bacia il collo. La tua mano trova e manipola il suo pene con la stessa abilità dell’altra. La scena é tutta per te. La Venere e i suoi amanti.
È questo? Mi chiedo se é questo il vostro potere, quello di voi donne. Sicuramente ne é una variante. È così che fate. Il sesso debole é tale solo in apparenza, ci sono donne che nascono con questo dono (o un’altra variante di esso) e lo sfruttano. Soldi, maschi, piacere, libertà, tutto alla vostra portata, almeno finché vi curate di essere sufficientemente belle e attraenti a dispetto della tirannia dello scorrere del tempo.
I baci di quello dietro ti lambiscono il viso mentre gemi, lo senti gemere con te. Ti vuole.
E tu li vuoi. Tutti? Sicuramente almeno due. Sporgi il culo verso il sesso dell’uomo che ti stringe i seni, accarezzndoti sino al pube infuocato, i capelli ti coprono per un istante il viso, offuscando la tua bellezza e valorizzandone il riapparire poco dopo.
L’altro, il tatuato, si sega, deciso a non perdere l’erezione o lo show.
Ti giri verso l’uomo con un gemito goloso, decisa a portare il gioco allo stadio successivo.
Ti fa spazio facendosi indietro di un passo mentre afferri e sposti qualcosa. Loro sono durissimi.
E tu sei fradicia, lo so, ti conosco abbastanza da saperlo. Finzione o no, si può fingere solo sino a un certo punto e tu sei ben oltre quel punto. L’eccitazione adesso é sicuramente reale, senza dubbio alcuno, senza possibili razionalizzazioni. Li vuoi.
 Ti chini a novanta di nuovo, prendendo in bocca il membro del tizio che finora non ha potuto sentire la carezza della tua lingua sul proprio fernulo. Succhi con la stessa maestria, senza fare concessioni o sconti. Dietro di te, il tatuato si piazza. Vuole scoparti, e lo vorrei anch’io.
Mi limito a toccarmi, deciso a non venire ma desideroso di un frammento del piacere di cui sicuramente godete tutti quanti voi. È poco. Pochissimo. Mi fa sentire… insoddisfatto.
Il tatuato ti fruga tra le cosce mentre lo succhi all’altro. Trova la figa. Si piazza.
Da un colpo di reni, entrando. Ti afferra le anche. Continui a succhiarlo, i tuoi gemiti e l’espressione del tuo piacere semisoffocati dal membro che t’invade la bocca.
In questo momento sei un oggetto, un porno interattivo, un sextoy di carne e sangue e umori.
Calda, umida e fremente. Un mero strumento per l’altrui piacere.
Il tatuato si prende il tempo. Affonda entrando sino in fondo ed esce. Lentissimo ed esasperante.
Ti sfili il pene di bocca, leccandolo come fosse un cazzo di gelato. Gemi di nuovo. Le tue tette pendono nel vuoto sotto di te, gocce di saliva atterrano a terra.
Assurdamente, nonostante in questo momento tu sia un oggetto, poco ma sicuro hai quei due in pugno. Non letteralmente, chiaro, ma se tu dicessi loro di scopare tra loro mentre ti tocchi, probabilmente lo farebbero. La domanda mi sorge: io lo farei? No. Almeno non credo. Sicuro comunque, una scopata con te sarebbe qualcosa di epocale. Di cui andare fiero.
Apprezzamenti francofoni e gemiti. Il tizio a cui lo stai succhiando ti prende il capo, muovendoti come una bambola. È più gentile del tatuato, sotto sotto. Anche se alla fine vuole la stessa cosa.
Ma non ti lamenti: è quello che vuoi. Sei lì per quello.
A tratti il tatuato affonda e si ritrae, le mani che accarezzano la schiena. Pare quasi intenzionato a tenerti distante, come per paura di godere. Non posso biasimarlo: probabilmente io sarei già venuto, ma non é necessariamente un male. Dopo essere venuto generalmente rendo di più, una volta recuperata l’erezione. Sappi che posso recuperarla parecchio in fretta se sai come motivarmi.
E tu lo sapresti fare alla perfezione.
Altri colpi di reni dal tatuato. Calmi, misurati, ha preso il ritmo, affondando nella tua fica scura. Lasci andare un sospiro prima di rimetterti a lavorare il pene dell’altro. Il tizio che sta in penombra deve averlo d’acciaio, se non é già venuto solo a vederti scopare. La tua faccia quando guardi nella mia direzione é il ritratto del piacere erotico definitivo. Da sborrarti addosso.
Mani sulle tette. Il tizio che stai spompinando dev’essere al limite, oppure ce lo vuoi portare: alla bocca aggiungi la mano, segandolo freneticamente. Vuoi che venga così? Non sarebbe sprecato?
Beh, alla fine non sta a me, anzi! Io sono ben lieto di godermi questa scena da osservatore. Il mio pene stilla liquidi vischiosi, preludio al godimento. Dio, se solo tu fossi qui.
Non hai una vaga idea di quanto mi arrapi, o forse sì e te ne approfitterai. Ma io sono io, diverso da questi manzi da accopiamento, dai tanti che incontri, che ti sbavano dietro.
Sono un sopravvissuto alla peggior delusione che l’uomo possa subire. Tu sei la tentazione ultima, quella a cui cederei sapendo che correrei un rischio non indifferente. Eppure lo farei. Perchè?
Perché la vita é una sola, mia cara. E il tuo corpo valorizzerà quest’esperienza.
Proprio come ora stai valorizzando quella di questi due tizi. Uno dietro a pomparti, l’altro davanti a farselo succhiare. Su e giù. La testa si muove rapida. Il tatuato si toglie un attimo. Carezza, aspetta, si controlla? Spero per lui di sì. Non credo avrà altre occasioni con te, almeno non così.
Il pompino diventa una sega con leccate. Lecchi, scendi sino alle gonadi, succhi e vezzeggi tornando sul pezzo di carne che riaccogli nella tua bocca caliente.
Il tatuato si leva, dicendo qualcosa che non afferro. Tu ti accovacci ai pedi del tizio magrolino a cui lo stai succhiando. Lo succhi, scappelli, sorridi, mormori qualcosa. Lui fa il tenero, accarezzandoti la guancia da vero gentle-del-cazzo-man. Sinceramente trovo più educato piantartelo in gola, almeno eviterebbe l’ipocrisia. Perché? perché per loro sei un’oggetto di piacere. La sola differenza tra te e una squillo sta nel fatto che non ti sei fatta pagare per fare tutto questo. Lo fai perché vuoi.
E questo cambia tutto, ma non loro: squillo o scambista, nera o bianca, donna o trans probabilmente questi tre rimarrebbero predatori, gente determinata a scopare e godere.
Proprio come me. Almeno io non mento.
Il pompino diventa selvaggio, glielo succhi forte a fondo, immergendolo in gola sino all’attaccatura dello scroto, con una mimica da consumata pornostar.
Il tatuato dietro si sega. Aspetta. È paziente, forse proprio perché sa che avrà la sua parte.
Beato lui…
Il magrolino ti dice qualcosa in francese, in merito all’andarsene in montagna o qualcosa così.
Non lo afferro. Nemmeno m’interessa. Forse neppure a te, se devo giudicare dalla brevità della risposta.

Il magrolino prende a scoparti, da dietro, con te seduta sui talloni, la testa rivolta verso il basso in una sorta di posizione yogica decisamente alternativa. Ti pompa di brutto, affondando pesante, senza la cautela del tatuato. È infoato a bestia e ti tiene le braccia divaricate con le mani, in una sorta di sadismo controllato. Gemi a ogni singolo colpo di reni, accogliendo le sue spinte con foga.
Si sfila e prende a leccarti e toccarti la vulva. Gemi, guardando nella mia direzione. 
O in quella del tizio tatuato, o di quello in penombra. Sicuro stai guardando qualcuno.
Il magrolino ti penetra nuovamente. Sei ancora incapace di proferire parole di senso compiuto ma i versi che fai dicono tutto quello che un uomo vuole sapere in questi frangenti.
La scena é talmente eccitante che rischio di godere. Mi controllo, desiderando segretamente che un giorno io possa essere annoverato fra quei fortunati entrati nelle tue grazie.
Il magro ci da dentro. Affondi lunghi e fino in fondo. Respiri dalla bocca, gemendo, ti manca il fiato per dire qualcosa di più lungo di un “oui”.
I denti perfettamente bianchi, incorniciati dalla pelle scura sono stupendi, come il resto di te.
I tuoi gridolini suggeriscono che stai godendo. Un primo orgasmo, o forse il decimo.
Che differenza fa? Poco ma sicuro non vuoi che si fermi.
Ti riposizioni, muovendo il bacino verso il membro che t’invade le interiora, desiderosa di prenderlo di più, di averlo tutto, di essere tutta sua. Lui continua.
Ê un’amplesso stupendo a guardarlo da fuori, quasi artistico. Servirebbe un artista a rappresentarlo degnamente in una tela. Ma non ci sono artisti… solo maschi vogliosi e te.
Continui, incitando l’uomo che hai dentro di te a proseguire. Ti umetti un dito per poi lavorarti lo sfintere con lascivia. Tigrottona perversa che non sei altro!
Sei a carponi sul tappeto viola, con un membro dentro di te e ancora non ti basta. Insaziabile.
Poco ma sicuro, appartieni a una razza rara. Quella delle femmine che a letto dominano, anche quando tutto suggerirebbe il contrario.
Il magro ti vezzeggia i seni, poi tutto cambia di nuovo. Il tatuato ritorna, sdraiato a terra.
Il tizio in penombra ora si vede meglio. È nudo anche lui, in piedi, affianco a te.
Il magro é ancora dietro, si prepara a riprendere dopo la pausa necessaria a introdurre i due nella sequenza di reciproco appagamento. Non perde tempo, il magrolino: te la lecca e te lo rimette dentro, mentre stai a succhiarlo al tatuato. Il piacere ti fa inarcare la schiena nera e perfetta.
Squisito. Ti togli di bocca il pene del tatuato usandolo per darti dei colpetti lungo la guancia.
Roba da porno. Mi domando se anche nell’intimità delle tue stanze, tra le braccia di chi ami e ti ama, farai gli stessi numeri. Oppure é troppo? Ne dubito. Forse andrai anche oltre…
Non mi sorprenderebbe: quando ti ho conosciuta ho subito capito quanto in là potevi spingerti.
Apparire, provocare, mostrare e non mostrare, hai reso tutto questo arte. Sono colpito davvero.
E desidererei che tu mi rendessi parte di un tuo capolavoro, ma so che non accadrà. Non ancora.
Il tatuato é svaccato su un letto. Se lo fa succhiare senza fare gesti. Il tizio in penombra aspetta il suo turno, evidentemente soddisfatto di guardare, prima ancora che di agire.
Tanto meglio. Tutti ottengono quello che vogliono, no?
Il magrolino si leva. Tu cominci a lavorare ferocemente il pene del tatuato. Il tizio giace supino, lasciandoti fare. Lo scappelli, lo succhi, lo baci. Sei tu che dirigi il gioco, per ora.
In realtà sei sempre stata tu a dirigerlo: ti devono rispetto. Tu sei la pantera, la dea del sesso, loro meri postulanti, indegni di te finché non deciderai altrimenti. Tant’é.
Movimenti dietro di te interrompono la fellatio così sublimamente elargita. Ti fanno distendere su un asciugamano da spiaggia. È palese che anche gli altri vogliano un pezzo della torta.
Li assecondi mentre termini di leccare lo scroto al tuatuato.
Ora sei tra lui e l’altro, stesa sulla schiena. Oggetto ancora una volta, per tua scelta.

Le ciance su quanto sei gnocca e sexy si perdono mentre il magrolino ti possiede accovacciandosi tra le tue gambe. Il tatuato aspetta. È paziente, glielo devo riconoscere. Io avrei già perso la calma.
Non dura molto: rimettendoti a carponi riprendi il pompino da dove l’avevi lasciato, concedendo all’altro tizio l’accesso alla tua intimità rovente e stillante miele.
I capelli crespi sono un po’ in disordine ma te ne freghi. Continui a succhiarlo mentre l’altro ti possiede. Sei la stella nera di questa notte bianca.
Il magrolino ti pompa lento, prendendoti per le anche. Il tatuato ti accarezza le braccia, sfiora il tatuaggio sul bicipite, gusta la leggerezza della tua pelle. Sei bella e lo sai bene.
Masturbi rapidamente il tatutato, facendo cenno al terzo uomo di farsi avanti. Dopotutto finora l’hai degnato di poche attenzioni, costringendolo a segarsi mentre gli altri ti usavano.
Ma in fin dei conti, sei una dea clemente. Non é giusto che gli altri sì e lui no.
Mugugni qualcosa mentre gli altri ciarlano e riprendi la pompa mentre il magrolino riprende a leccarti culo e figa. Ti senti sporca? Sicuro. E ti piace. Sicuramente piace a quello dietro che te lo rimette dentro pompando. Perdi per qualche istante il pene del tatuato prima che lui te lo ricacci in bocca. Non é chissà che di ritmo. È lento, quasi calmo. Il magrolino vuol farlo durare. Sicuro. Lo farei anche io. Anzi, lo farei durare solo per rifarlo. Ancora e ancora. Ma… come ho detto, per ora é solo un sogno. Per ora. Perché intendo fare sì che non rimanga solo tale.
Comunque, rispondi a una domanda del terzo uomo e riprendi la pompa mentre il tatuato ti afferra i seni strizzando i capezzoli turgidissimi. Chissà quanto ci godi…
Quando il magrolino aumenta improvvisamente il ritmo e la profondità delle spinte devi strapparti di bocca il pene dell’altro per emettere un verso di godimento che finisce con un’esclamazione volgare in francese, che con il tuo tono di voce sembra solo più arrapante.
Non riesci a riprendere in bocca il tatutato: il magro pompa forte ora e anche il suo compare ne approfitta per strizzarti le tette, imprechi, sentendo il piacere che monta nell’orgasmo. Stai godendo. Si vede da tutto. E col cazzo che vuoi che smettano.
I tuoi versi diventano inarticolate emanazioni orali di godimento, riportandoti indietro di un buon diecimila anni. L’evoluzione non ha intaccato questo. Qui tu sei solo questo: una femmina che vuole godere. Scrostando la verniciatura di civiltà presumo che anche io e tutti gli altri siamo così.
Vogliamo tutti la stessa cosa, no?
Manipoli nuovamente il tatuato mentre il magro ti prende di nuovo. Io ormai sono al limite ma so contenermi. Ho le palle che sembrano di piombo. Ma godrò solo quando avrai finito.
Incominci a segare il terzo uomo. Un contentino o l’anticipo di ciò che verrà dopo? Spero la seconda opzione. Intanto hai tre cazzi: uno in mano, uno in bocca e uno in figa.
Il tatuato ti accarezza il clito, incurante della presenza del magro, il quale non obietta.
Alla fine, é semplice: tutti vogliono godere di te e tu vuoi godere di loro. Nessun motivo per litigare, no? Ah, se solo il mondo fosse così semplice!
Ora sei schiacciata tra il tatuato e il magro, a emettere urletti di piacere strozzati, mentre il magro ti penetra con un membro che pare l’opposto della sua corpuratura. 
Un sandwich al cioccolato fondente. Un immagine stupenda.
Ti rimetti coscienziosamente al lavoro sul cazzo del tatuato. Quello dietro sembra prossimo a venire, e non pare intenzionato a interrompersi. I tuoi gemiti sono convenientemente smorzati dal pene che hai in bocca. Il tatuato non é ancora venuto, e neppure l’altro.
Hanno una resistenza non comune, forse sarà l’età (sembrano tutti nel bel mezzo dei quaranta) o magari qualche stimolante chimico non esattamente salutare.
Il magro ti strizza una tetta ed esce, defilandosi. È venuto? Se lo ha fatto é stato così silenzioso…
T’inerpichi sul tatuato che si mette a sedere e t’impali su di lui. Anche io sto dando prova di una certa resistenza ma sono vicino a venire. Fai su e giù dal cazzo del tatuato che ti accarezza il sedere. Ci date dentro col ritmo. alzi le braccia al cielo, gemendo il tuo piacere come in un rito pagano. Cavalchi il tatuato senza requie, muovendo il bacino con la fluidità dell’oceano in tempesta. Godi con un urletto strozzato nell’inequivocabile espressione di un orgasmo.
Anche lui é al limite. In effetti é stato già un triofo che sia resistito sino a qui.
Suppongo ci siano dei trucchetti, vero? Beh, ci sto studiando sopra. Prima o poi ci arriverò.
Ti levi dal tatuato come se fosse improvvisamente un giocattolo venuto a noi. Instancabile, ti metti a succhiarlo al terzo. È lui, alla fine, il vero vincitore. Gli ultimi saranno i primi, no?
Il tatuato é venuto con uno schizzo ridicolo nel preservativo in lattice. L’uomo in penombra, quello che é sempre stato eclissato dalle performance degli altri si becca un pompino da urlo, roba da far impallidire tutti gli altri. Non resiste a lungo. È l’unico a cui hai concesso il privilegio di una pompa al naturale e infatti viene inpiastricciandoti il viso, il petto e i capelli. Macchie bianche su sfondo marrone. La visione é di un erotismo totale e decido di unirmi al finale, venendo a schizzi.

 

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