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Impercettibile spregiudicatezza

By 12 Dicembre 2020Dicembre 14th, 2020No Comments

Da circa un mese, sono entrato in contatto con una rinomata società multinazionale che ha qualche difficoltà nel trovare personale specializzato, che possa risolverle degli specifici grattacapi tecnici, pertinenti a ragion veduta i singoli acquirenti. Sovente, invero, mi viene sollecitato di prestare loro soccorso e in tal modo io compio due interventi presso due differenti consumatori. Il primo imprevisto è solitamente una faccenda abbastanza elementare da risolvere, il secondo caso invece è leggermente più intricato da sbrigare. Nel corso del primo intervento conosco il primo dei due affiliati detentori dell’impresa, mi presento all’incontro con largo anticipo e trovo la persona ad attendermi. Io m’accosto alla sua automobile posteggiata, lei guarda attraverso il vetro del finestrino e scende. Francamente non me lo aspettavo, è una piacente e desiderabile donna, ha la chioma nerissima, gli occhi di colore blu e un seno seppur regolare, non può passare ignorato né inavvertito, come d’altra parte tutto il resto del corpo. Ci presentiamo e mentre mi spiega celermente la grana che devo appianare, la osservo con deliziato tornaconto e con un compiaciuto interesse.

Suppongo che abbia suppergiù una quarantina d’anni d’età, dal modo di fare ritengo che sia molto competente ed esperta, si vede che ha attitudine, estro, talento e parecchio stile da donna ferrata, colta e intenditrice. Lei si chiama Priscilla, il suo timbro di voce t’accalappia, il suo accento tipico ligure della zona di Savona è vivace, fervido e vellutato che t’abbindola scompigliandoti, perché a me intimamente fa quest’effetto. Priscilla è un donna che potrebbe avere incarichi calzanti e mansioni appropriate, avvalendosi e adoperandosi magari presso un centralino nel dispensare indicazioni, pareri, risposte e ragguagli, occupandosi delle suppliche e delle continue rivendicazioni degl’innumerevoli clienti che ne facessero richiesta, perché quest’ultimo è il mio lascivo, vizioso e intemperante pensiero del momento.

Nel mentre ci presentiamo dal negoziante, nel giro di un’ora chiarisco tutto ed elimino con perizia il grattacapo con esito positivo. Successivamente lei m’interpella nel dopo pranzo, riferendomi che è rimasta molto contenta della mia competenza e della condotta nella quale ho trattato il suo assistito, rimasto tra l’altro positivamente appagato. Lei mi prospetta un’altra assistenza fra tre giorni, con l’occorrenza incontrerò il suo comproprietario. M’accerto e verifico frattanto i miei incontri e convalido il tutto, rinnovando la mia possibilità d’impiego perfino per la seconda assistenza. Nel giorno prestabilito mi dirigo senz’intermediari dal loro cliente, in tal modo il suo affiliato mi raggiunge sul posto, ma io avendo già intrapreso il compito vengo subito alla soluzione dell’intoppo in un giorno intero, contrariamente ai tre presumibili calcolati da loro. Questa volta c’è un signore attempato, dove si nota il viso intensamente contrassegnato da tanto sforzo e marchiato da anni di lavoro, che si proclama cautamente soddisfatto del mio lavoro, mentre ci risentiremo tra qualche giorno per combinarci per la rimunerazione dell’assistenza ricevuta.

Nel dopo pranzo Priscilla mi chiama di sorpresa, ipotizzo che la telefonata sia dovuta a una repentina complicazione concernente l’ultima assistenza che avevo compiuto, viceversa, Priscilla mi riferisce che in quella giornata nel corso d’una adunanza del loro gruppo di lavoro, hanno definito di prospettarmi una cooperazione perfino più congiunta, lei mi definisce che ci sarebbe molto da discuterne, tuttavia al telefono è meglio di no, perché preferisce parlarne giudiziosamente e prudentemente altrove. Io le domando in quale periodo possono riservarmi un appuntamento presso la loro ditta, sennonché Priscilla repentinamente taglia corto annunciandomi di botto e nel contempo spiazzandomi:

“Signor Attilio, qualora non dovesse avere obblighi né vincoli già segnati in agenda, potremmo pacificamente dibatterne e vagliarne il tutto questa sera per l’ora di cena” – mi espone lei in maniera spavalda e risoluta, senza troppi fronzoli né giri superflui di parole.

Io, in realtà, per mia indole detesto i banchetti di lavoro, li biasimo condannandoli e disapprovandoli tantissimo, me ne sto coscienziosamente e diligentemente alla larga, ma questa qua sembra una ghiotta e stuzzicante condizione, in quanto non è la consueta noia l’usuale insofferenza che ti devi abitualmente sobbarcare. In quella circostanza, io accetto ben volentieri senz’alcuna esitazione né indugio alcuno. Confabuliamo per l’orario e per il luogo del ristorante, dopo lei mi manifesta, che se non ho difficoltà né seccature di sorta, posso anche recarmi nel pigliarla placidamente sotto casa, in tal modo inizieremo a discuterne perfino durante il tragitto nell’autovettura. Questa è una donna laboriosa, sgobbona e tenace, assai maniaca, stacanovista e zelante, rimugino frattanto dentro me stesso, alquanto meravigliato per tanta operosità e da un inedito zelo.

Sull’orario sono rigoroso e tempestivo, sicché vado a prenderla sotto casa, però lei in modo insperato mi disorienta ingarbugliandomi nuovamente. Priscilla era già aggraziata e ben agghindata sul posto di lavoro, ma adesso si supera, perché in occasione di questo banchetto serale si presenta ammantata al meglio, avvolgendosi con degl’indumenti consoni e proporzionati, limitatamente alla sfera e alla cerchia della fascia sociale nella quale dovrà mettersi in azione per convincere l’ambiente e per trascinare accuratamente la scena. Se quest’ultima mossa era il suo naturale intento, facendomi simpatizzare per la sua facoltà di scelta, indubbiamente ha collezionato da parte mia tanti appoggi e posizioni.

Il banchetto serale è alquanto disteso, si snoda svolgendosi in modo gradevole, perché dopo perveniamo in modo spiccio e netto con molta scrupolosità e coscienziosità, sia a un’alleanza privata che lavorativa. Verso mezzanotte, infatti, mi rendo vivamente conto che non stiamo più discutendo dell’ambito lavorativo, perché Priscilla mi prospetta di compiere un’ispezione alla sua ditta, a suo dire tanto per ambientarmi e comunque per familiarizzare, per adattarmi in un certo senso. All’istante medito, considerando molto bene d’aver pienamente presagito su che cosa debba acclimatarmi e assuefarmi. L’occhiata di Priscilla è un’affermazione, un trionfo, lei mi vuole ingabbiare, non è una proposta né un’offerta. Priscilla estroversa, scaltra e femmina audace qual è frattanto sorride, perché ci siamo intesi e fiutati unicamente con lo sguardo. Lei insiste per pagare il conto, ci introduciamo nella mia autovettura e dopo aver percorso cinquanta chilometri sulla statale raggiungiamo la sua ditta. Entriamo là dentro e Priscilla appronta il caffè, tra una sigaretta e l’altra mi fa da guida turistica rivelandomi pregi e difetti di taluni impiegati e doti e imperfezioni d’altri lavoratori, mi fa sfoggio dei locali, passiamo in rassegna il laboratorio, mi fa vedere la vetrina di produzione e lo stoccaggio. Mentre m’osservo intorno, lei in maniera accorta, spigliata e ottimista mi riferisce:

“Attilio, se sali di sopra ti mostro le varie sezioni e gli studi, seguimi”.

Io la seguo, di sopra Priscilla mi presenta il suo ufficio personale e quello del suo affiliato, dopo m’accompagna in un vano che praticamente è stato trasformato in un deposito per stivarci le rimanenze. Inaspettatamente, là dentro, io inalo la sua gradevole fragranza, stavolta maggiormente più forte e penetrante dell’usuale. Priscilla sta discorrendo, ma si è approssimata di molto, adesso siamo a venti centimetri di distanza, le mie iridi non sono capaci d’osservare le sue polpute labbra. Io me le immagino passionali e tenere, in quel frangente Priscilla mi decifra nel pensiero interpretando le mie brame, perché nel tempo in cui lo sto riflettendo individuo come sono le sue labbra: sono notevolmente migliori di come escogitavo. In verità non ho il tempo d’abbandonarmi fra le sue labbra, intanto che sento pressare il suo prosperoso seno sul mio petto, medesima circostanza avviene anche per Priscilla, perché avverte in maniera indomabile il mio inturgidimento premere dentro i miei blue-jeans. Lei m’afferra per la testa e nel contempo muovendosi intelligentemente, digrada abilmente con l’altra mano raggiungendo il mio fondoschiena, pigiando la mia cavità pelvica contro la sua.

Al presente io presagisco che i blue-jeans mi stanno realmente stretti, eppure capto e intercetto in modo inusuale qualcosa d’astruso in lei, di realmente eccentrico e incomprensibile, singolarmente ambiguo e sospetto. Dalla sembianza enormemente espansiva, valente e sciolta, in questo frangente non s’abbandona come avevo profetizzato. Durante il tempo in cui le nostre labbra s’assaggiano, Priscilla mi sospinge incoraggiandomi con lentezza all’indietro, perché solamente in quell’istante mi rendo conto che nella semioscurità d’un cantone di quel vano, c’è un tramaglio con tanto di pagliericcio. Io non lo avevo osservato fra quella miriade di carteggi e di minutaglie sparpagliate sottosopra, giacché ci accomodiamo sul giaciglio e subito dopo siamo già distesi. Senza dubbio alcuno è Priscilla che al momento amministra, incanala e sovrintende le operazioni, perché io sto tuttora degustando il sapore favoloso della sua bocca, allorquando lei repentinamente si drizza e inizia a svestirsi speditamente togliendosi ogni indumento.

Io permango un poco indeciso ed esitante, poiché le sue sequenze sono indiscutibilmente differenti dalle mie. Mi sembra quasi una progressione affrettata e sbrigativa, un carosello sostenuto e velocizzato, perché verosimilmente è altrettanto avvezza e impratichita nell’impugnare scelte e deliberazioni, nel pigliare decisioni e verdetti per sé e per gli altri, giacché neppure a letto è capace di comportarsi né d’interagire con un atteggiamento difforme. Io non ho il tempo d’ultimare questi personali pensieri che mi ritrovo svestito, alla prova dei fatti Priscilla mi sfila via gli abiti da dosso con un ghigno sulla faccia, come a voler rappresentare in modo diretto delineando e simboleggiando: ma che cosa fai, che cos’aspetti, perché sei ancora vestito.

Adesso siamo nuovamente appiccicati su quel pagliericcio, le nostre cavità si rincontrano, intanto le sue mani cominciano a ispezionare sondando il mio corpo. Dopo qualche istante io mi dirigo verso il suo collo, sulle guance, sulle orecchie, mentre la mia lingua s’introduce armoniosamente dentro l’orecchio di Priscilla. Durante il tempo in cui le sollevo la nerissima chioma, le addento la parte posteriore del collo. In quell’istante le sfugge un gradevole e delizioso gemito, io so bene che quella è una zona altamente erogena e là insisto. Priscilla era rimasta in completo mutismo fino a quel momento, tuttavia quel vagito di piacere presagisce che sono sulla strada giusta. Al momento la sento fremere dalla smania, ho la netta coscienza che sta ribollendo, la brama la sta invadendo, perché le sue graziose mani hanno contattato rapidamente il mio cazzo, Priscilla lo sta vezzeggiando, lo analizza e lo soppesa.

Io digrado in direzione del suo florido seno, mi trattengo fermandomi fra il collo e i capezzoli, ciò nonostante Priscilla mi sospinge la testa in giù verso questi ultimi. Io l’accontento, i suoi capezzoli sono durissimi, non riesco a fare a meno d’addentarli all’istante. I suoi lamenti di godimento ricominciano, stavolta appaiono affrancatori e salvatori. Priscilla gradisce moltissimo la sensazione che le dà quella parte del suo favoloso corpo, così mentre la lecco ingordamente sui seni, le mie mani denudano identificando nel mentre con lentezza il resto del suo carnale corpo.

Priscilla pare disorientata e scompaginata, è sbalordita e spaesata, come se non afferrasse né comprendesse correttamente cosa stia avvenendo. Le sue mani mi fasciano con vigoria il didietro, ed è cristallino e netto l’intento con il quale tenta di collocarmi fra le sue gambe, per essere penetrata prestissimo. No, non se ne parla nemmeno, se non altro non presentemente, perché i nostri gradi, i nostri stadi e le nostre ciclicità sono differenti, parecchio eterogenee, io ho voglia di sentire la sapidità e la fragranza che ha. Pacatamente la mia bocca si trasferisce più in basso, Priscilla attualmente sta spasimando e subendo per davvero, perché quando comprende ciò che sto per compiere, mi blocca burberamente acciuffandomi per i capelli e precisando:

“Fermati, no Attilio, smettila, sono tutta bagnata, ti prego” – mi scongiura Priscilla, pregandomi in maniera boccheggiante e timorosa, come se s’imbarazzasse turbandosi di questo sregolato, vizioso e incontenibile aspetto che ho scoperto di lei.

Io sollevo lo sguardo ed esaminandola dentro quegli occhi blu le controbatto rispettandola e riferendole che ha effettivamente ragione e prontamente mi discolpo. Priscilla attenua l’appiglio sui miei capelli, io ne approfitto giovandomi in tal modo dove volevo approdare. Avendola beccata impreparata, lei come primo riflesso congiunge le gambe, ciò nonostante la mia bocca è già là. Priscilla è realmente intrisa, è notevolmente sommersa, il mio individuale piacere si espande con smoderatezza, deliziosamente inizio a gustarmela, la sua sapidità è eccellente, non lo avrei mai immaginato, sicché m’infervoro scatenandomi ulteriormente. Dopo, a rilento, la mia lingua s’introduce fra le sue labbra, le sue gambe cessano di comprimere la mia testa, Priscilla strepita il suo lussurioso e incontenibile piacere, allorquando io le addento libidinosamente e deliziosamente il clitoride. In tal modo sta solo ottenendo di farmi eccitare sempre di più, sta amplificando la mia istigazione e il mio fermento interiore.

Da quello che si evince non le succede sovente di sperimentare qualcosa del genere. Le sue gambe sono spalancate al massimo per accogliermi, mentre al presente gli sbraiti di Priscilla si estinguono di sorpresa, perché ha la cognizione che gli affittuari accanto a noi potrebbero già avere udito. Mentre le lecco la fica l’esamino accuratamente negli occhi, percepisco che non è avvezza a tanta disinvoltura, tuttavia l’azione sta producendo l’esito che desideravo conquistare. Al momento la sua cavità pelvica non riesce più a stare ferma, Priscilla sta godendo in una maniera bizzarra. Le sue mani riappaiono sulla mia testa, mi trascina quasi di forza riferendomi approssimativamente con irritazione e disappunto: dai afferrami, scopami, che non resisto più.

Io sguscio dentro la sua deliziosa, pelosissima e accogliente fica, Priscilla è incantevole, ce l’ha persino abbastanza stretta, cosa peraltro inedita e deliziosa da struggersi. Ai suoi libidinosi e sfrenati gemiti s’uniscono pure i miei, peraltro focosi e intemperanti, siamo davvero in paradiso. Abbiamo avuto due orgasmi in stretta sintonia, inaspettatamente m’accorgo che si trova in leggera problematicità e mi blocco. Priscilla stenta a riaprire gli occhi per almeno cinque minuti, fatica ad attivarsi, soffre nell’avviarsi, io sono al suo fianco che le sfioro amabilmente la faccia. Dopo le accendo una sigaretta, si sente meglio. Fumo pure io, i miei gesti affettuosi non si sono interrotti, Priscilla è un po’ disorientata e scoraggiata, conversiamo in modo esiguo, però la sento incagliata e insicura, è visibilmente messa a disagio, probabilmente è la prima volta che non riesce a imporsi in qualcosa a cui tiene o su qualcosa nella quale vuole predominare o sovrastare. Fintanto che dialoghiamo la sua occhiata penzola ricadendo sul mio cazzo, in quanto è rimasto semi-eretto fedelmente come prima, per il fatto che non ho sborrato, seppur esultando. In verità non sono molto dotato, ma questo per me non è un dramma né una sventura. Lei mi squadra e sorride, dopo in maniera inattesa mi dice che sono uno squilibrato e famelico ambizioso di primo livello, mentre io la zittisco immediatamente baciandola.

Lei mi prende inaspettatamente in contropiede, scardinando le mie attese e spazzando via le mie lascive prospettive nei suoi riguardi, disorientandomi e confondendomi le idee. Priscilla adesso vaneggia straparlando e fantasticando nel frattempo per la smorzacandela classica. Lei quella posizione l’ammalia e la strega oltremodo, la predilige su tutte, in quanto la ritiene valutandola una posizione adatta soprattutto alla penetrazione vaginale profonda e in special modo pure a quella anale, tenuto conto che io non essendo particolarmente dotato, sarebbe la soluzione ideale per la scopata che m’attende.

Priscilla adesso freme, è nuovamente abbastanza oliata, lei comincia con dei movimenti lenti, in quanto ha un modo di fare lussurioso, ha il pieno controllo su di me, perché si permette di scegliere il ritmo, la velocità e l’adeguata angolazione, mi manifesta altresì infoiata com’è, che è una posizione molto adatta per l’orgasmo simultaneo, perché le permette perfino di stimolarsi il clitoride con facilità, in aggiunta a ciò, le consente una penetrazione profonda anche per chi ha un cazzo non tanto grande come il mio, perché è in grado di stimolare finanche la cervice. Questo mi gratifica molto, dal momento che la lascio fare e mi gusto tutta la scopata.

Priscilla detta in maniera imperiosa il ritmo, regola con metodologia gli affondi, mi guarda aizzata in modo assolutistico e perentorio più che mai, scatenando le sue intrinseche e selvagge passioni per lungo tempo trattenute e non sfogate, si dimena, aumenta il ritmo poi si ferma, è determinata, dopo ricomincia daccapo fino a quanto mi conficca le unghie sul torace, perché quello è il lampante ed eloquente segnale che sta lussuriosamente venendo, poiché strilla il suo strepitoso e assordante orgasmo struggendosi per il piacere. Dopo s’accascia per un istante per riprendersi, in seguito per concludere al meglio la prestazione, mi dice di stendermi comodo sul giaciglio, che mi confezionerà qualcosa di delizioso e d’indimenticabile. Infatti, Priscilla non si smentisce, agguanta in bocca il mio modesto cazzo e inizia a svegliarlo. Se l’infila in bocca facendo attenzione a non ferirmelo con i denti e mima un rapporto sessuale classico, effettuando dei movimenti di va e vieni. Sovente varia il ritmo, l’intensità delle carezze, alternando passione e delicatezza. Non si limita a tenersi in bocca il cazzo, ma lo bacia, lo succhia e lo solletica. Priscilla è un incanto, è una donna fenomenale, ogni tanto fa attenzione alle mie reazioni e non esita a chiedermi cosa preferisca.

Adesso mi stimola il cazzo con la bocca e con lingua insistendo sul frenulo. Io ne traggo un piacere intenso, facendomi raggiungere picchi indescrivibili di godimento. Mi sta davvero facendo stravedere dal benessere, perché Priscilla persevera impuntandosi su quella zona particolarmente sensibile. Si concentra infatti sul glande, ricchissimo di recettori del piacere, e sulla corona, che unisce l’asta al glande. Anche il frenulo è una zona molto sensibile e lei lo sa, perché oltre al cazzo non si dimentica di sfregarmi pure i testicoli e il perineo, la zona vicino all’ano in cui si trova il punto G maschile.

Gradualmente l’orgasmo s’approssima, il mio desiderio e che Priscilla ingoi il mio sperma, anche se riconosco che non è obbligatorio che lo faccia. Lei deve fare come si sente, anche se so che trae comunque piacere per quello che mi sta facendo. Priscilla mi sta eseguendo un pompino con i fiocchi, adesso la osservo, dal momento che mi dà la schiena, perché in tal modo possa ammirarle le chiappe. La posizione che ha scelto è per lei quella più azzeccata e idonea, perché lei percepisce senz’ostacoli le mie intime reazioni, in tal modo ne gode pure lei.

Io sono all’apice, Priscilla mi sta facendo sragionare, lei mi conduce attraverso vette e apogei per me originali e sconosciuti. Mi succhia il cazzo con una brama e con una golosità senza precedenti, lei è valente, sicura, irresistibile e travolgente, m’ha letto nel pensiero, pressappoco come se avesse svisceratamente appreso che prima o tardi io avrei preferito sborrarle nella bocca. Dai movimenti che imprime, si può constatare che ha accelerato la cadenza, affinché io possa sborrarle tra le labbra per saturarla in conclusione del mio lattescente nettare vitale, quasi come se per Priscilla fosse essenziale, fruttuoso e indispensabile degustarsi il mio sperma. La prova indubbia e tangibile avviene poco dopo, perché lei estrae il cazzo dalla bocca per qualche istante, me lo ribadisce senza tentennamenti né irresolutezze di sorta, che desidera essere farcita tutta, che brama assaporarsi tutto il mio delizioso e denso liquido seminale.

Senz’esternare né articolare nulla attendo comodamente la mia densa eruzione, perché subito dopo i miei testicoli iniziano a espellere tutto lo sperma che avevano accumulato. Inizialmente io le sborro sulle guance, dopo con bravura e abilità Priscilla prosegue a masturbarmi con la mano e quattro schizzi finiscono dentro la sua bocca iniziando a imbottirla piacevolmente del mio sostanzioso seme, finendo in seguito di fuoriuscire dalle sue labbra, mentre con modo accorto e diligente Priscilla si sorbisce a rilento la sborrata con le dita squadrandomi in volto.

Priscilla seppur riservata e non propriamente schiva né disdegnosa, m’aveva francamente meravigliato e apertamente sbigottito, perché l’arte di succhiare il cazzo lei ce l’aveva congenita, naturale e attaccata addosso nella maniera più categorica. Per vantaggio, per coincidenza o per scalogna sua, è che aveva trovato unicamente un cazzo (modico e piccolo) per i suoi denti, perché io non essendo molto attrezzato di natura, non è così facile sborrare solo con il pompino, poiché è vantaggioso da un lato, ma è sfavorevole da un altro. In ogni caso Priscilla non si è persa d’animo, tutt’altro, ha proseguito il suo ferrato e valente lavoro, regalandomi uno strepitoso, superbo e memorabile orgasmo.

Il tutto si è concluso in maniera egregia e singolare dopo un’ora di tempo, ambedue ci siamo salutati sentendoci finalmente soddisfatti, esauditi e rallegrati. Poco dopo Priscilla argutamente e finemente mi riferisce:

“Dai Attilio, rivediamoci presto, sei un fenomeno, non lasciarmi più da sola, con te sono felice, per davvero” – mi esorta Priscilla pungolandomi di proposito, mentre io esco per allontanarmi dalla sua ditta con la mia autovettura per rincasare, giacché sono le tre di mattina. E fuori dubbio, io le piaccio molto, lei me lo sta raffigurando, mostrando ed esprimendo in tutti i modi.

In conclusione ci baciamo, la conforto, successivamente la rassicuro e nel contempo l’abbraccio forte, perché adesso, innanzitutto e più d’ogni altra cosa, entrambi siamo più che mai consapevoli e spinti di reiterare al più presto i nostri carnali e voluttuosi intenti.

{Idraulico anno 1999} 

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