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In pieno viso

By 25 Novembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Il sesso è natura !!!

Su questo credo che ci troviamo tutti quanti d’accordo. No?

Quando osserviamo l’accoppiamento di due animali non ci troviamo assolutamente niente di malizioso ma, anzi, ci ritroviamo a contemplarne il gesto in una sorta di contemplazione che giustifica il nostro comportamento più primordiale. E ci sentiamo parte della natura, dell’universo.

E non è assolutamente vero che gli animali compiono il gesto solo a fini riproduttivi. Vi sono primati evoluti che non disdegnano forme di espressione sessuale molto vicine alle nostre.

Esibizionismo, accoppiamenti multipli, masturbazione e anche omosessualità!!!

Di certo i loro gesti non hanno la nostra carica di malizia, o perversione, e vivono certe espressioni corporee liberamente senza sovrastrutture mentali di ordine sociale, religioso od etico.

Mentre vi sto scrivendo osservo la mia cagnetta. Poverina. E’ annoiata a morte!!! Forse vorrebbe uscire e andarsene a fare una corsa in qualche prato. Se ne sta accoccolata invece sul suo cuscino e, ogni tanto, non disdegna di alzare una zampa e darsi una sonora leccata alla sua passerina. Masturbazione? Forse no. Di certo però, quando attacca a slinguarsi, sembra che non voglia smettere mai e quando termina, mi osserva (imbarazzata?), e la sua espressione è di una che sicuramente sta bene…

Noi, però, non siamo animali (o si???) ed ogni nostro singolo gesto è il risultato di profonde elaborazioni cerebrali.

Perché tutto questo preambolo?

Andiamo al sodo. Giusto.

Mi sono domandata spesso: ‘Perché agli uomini piace tanto schizzare il loro piacere sul volto delle donne?’.

E’ una cosa, forse l’unica, che non ha eguali in natura. Cos’è che l’uomo prova nello insozzare il viso della persona che (teoricamente) ama? Cos’è? Una sorta di ‘marcamento del territorio’? Una sorta di dimostrazione di potenza? Un gesto di dominazione e di sopraffazione nei confronti della donna? (come se questa società non ce ne fornisse già abbastanza !!!)

Come non bastasse, cari maschietti, ho come l’impressione che abbiate una certa attenzione alla mira. Non vi basta schizzare su una guancia o sulle labbra? No!!! E’ come se, con intenzione maligna, provaste a far ‘centro’ nelle zone che più mettono in difficoltà la donna per poi (stupidamente) compiacervene adducendo false scuse.

Ma io vi domando: avete mai provato a prendervi uno schizzo di sperma in un occhio? O riceverne talmente tanto da intasare le narici? Provate, vi prego, e poi vedrete che la volta successiva in cui ve ne stare lì, belli in piedi pronti ad eiaculare sul viso della vostra partner, sicuramente ci penserete.

Vi voglio, a questo punto, parlare di Sergio.

Sergio è stato il mio istruttore di scuola guida. Un quasi quarantenne, non troppo alto, stempiato e tarchiato, peloso come un orso. Sergio si dichiarava (e si dichiara tuttora) fascista convinto e reputava (e reputa tuttora) le donne esseri inferiori (che rabbia!!!).

I miei amici di allora, frequentando il bar di quartiere, lo conoscevano molto bene. Il classico ‘vitellone’, sparaballe, esagerato, che non disdegnava di andare a vantarsi delle sue imprese. Nessuno, ovviamente gli credeva.

Sergio non era sposato, non era fidanzato, viveva ancora con mamma e papà. Aveva un sicurissimo (e inutile) impiego statale e di pomeriggio faceva l’istruttore di scuola guida (ovviamente a ‘nero’). Si sapeva (o almeno era quello che lui affermava) che non c’era donna nel quartiere che lui non si fosse ‘spazzolata’ e che frequentava con assiduità una donna più anziana di lui nota nel quartiere per le sue ‘virtù’.

Girava sempre con una Kawasaki 750, Ray-Ban da poliziotto stronzo, la camicia sbottonata (anche in pieno inverno!!!) ad evidenziare il suo pelo da gorilla e pantaloni aderentissimi ad evidenziare il suo ‘cannone’ (come lui amava definirlo).

Furono i miei ad iscrivermi a quella scuola guida: era la più vicina a casa e, inoltre, anche la più economica. Ovviamente come istruttore mi toccò proprio Sergio.
Feci buon viso a cattivo gioco anche perché, se avessi chiesto ai miei di cambiare scuola guida, avrei dato il destro a mio padre per trovare scuse per non farmi prendere la patente visto quanto era contrario alla cosa. Altri tempi!!!

Le prime volte che me lo trovai accanto in macchina, il suo atteggiamento e le sue parole, mi mettevano l’agitazione addosso. Era un continuo insinuare che il mio voler prendere a tutti costi la patente, fosse uno stupido ed inutile gesto di emancipazione e che, una volta sposata e avuto figli, non mi sarebbe servito ad une bel niente avere la patente. Inoltre, il ‘gentiluomo’, mi apostrofava sempre con epiteti e frasi che aumentavano ancora di più la mia insicurezza.

Non perdeva occasione, correggendo la mia impostazione di guida, di toccarmi, sfiorarmi e fare stupidi apprezzamenti e domande imbarazzanti.

‘Ma la macchina a cosa ti serve? Per andare in camporella col tuo ragazzo?’
‘Non ho il ragazzo…’
‘E allora a che cazzo ti serve la macchina se non per andarci a scopare?…ah ah ah…’

Un malato di mente. Rozzo, maleducato e volgare.

Con la terribile caratteristica in più di star sempre lì con le mani a palpeggiarsi il voluminoso bozzo che ostentava nei pantaloni attillati. Sospettai che avesse un’imbottitura tanto era voluminoso il suo pacco.

Le frasi ‘che cazzo fai cretina?’ oppure ‘le donne sono buone solo per una cosa’ erano talmente frequenti che alla fine della lezione di guida, spesso, mi ritrovavo a piangere stupidamente mentre tornavo a casa.

Che rabbia !!!

Ma volevo a tutti i costi farcela. Zia Daniela è sempre stata una tosta!!!

Lezione dopo lezione l’atteggiamento di Sergio, piano piano, cambiò. Mi trattava meno bruscamente in compenso, però, erano aumentate le sue advances e i suoi apprezzamenti pesanti. Lo lasciavo fare, in silenzio. Ogni volta che avevo lezione di scuola guida, studiavo attentamente l’abbigliamento per evitare di dare appigli a quello scimmione. Praticamente mi vestivo come una suora nonostante la stagione fosse già calda.

Passai brillantemente la prova scritta senza neanche un errore.
Zia Daniela è sempre stata bravina in queste cose…eh eh eh….

A quel punto mi bastavano poche lezioni di pratica e, finalmente avrei potuto affrontare l’ultimo esame.

‘Oggi si fa sul serio…’ – mi disse Sergio ad inizio lezione – ‘…oggi, si va per strade difficili. Voglio vedere come te la cavi. Perché con me non è mai bocciato nessuno all’esame e non voglio fare figure di merda. Quindi, se mi convinci, la prossima settimana farai l’esame sennò….altre lezioni. Chiaro?…’

Ovvio che dopo questo esordio la tensione nervosa mi era andata alle stelle e lui sembrava divertirsi del mio stato d’animo.

Mi condusse per strade trafficate con secchi ‘gira qui’, ‘svolta là’ fino a condurmi per strette strade di campagna, muretti laterali, curve a gomito, salite ripidissime.

Dopo mezz’ora di questo stress, finalmente, arrivammo ad un pianoro da dove si poteva ammirare tutta quanta la città. Ero sudata fradicia e le gambe mi tremavano per la tensione.

‘Parcheggia tra quegli alberi, all’ombra. Ti meriti una sosta.’ – disse stranamente calmo

Parcheggiai e spensi il motore. Le gambe, le braccia, tutto il corpo si lasciarono andare. Ero felicissima. Ce l’avevo fatta!!!

‘Allora? Come sono andata? Lo faccio l’esame la settimana prossima?’ – chiesi eccitata
‘Ti ha mai portato qui il tuo fidanzato?’ – mi chiese osservandomi intensamente
‘No, mai stata qui. E non ho il ragazzo!!! Quante volte te lo devo dire? Dove siamo?’ – chiesi ingenuamente guardandomi intorno
‘Ah ah ah….’ – rise sardonicamente – ‘…se un giorno avrai la patente, allora ci potrai venire col tuo ragazzo…ah ah ah…:’
‘Ma lo posso fare l’esame o no?…’

Sorrideva con ghigno sornione. Mi guardava dietro i suoi Ray-Ban da poliziotto stronzo, la camicia perennemente aperta faceva fuoruscire la massa nera del pelo del petto. Le mani a massaggiarsi il pacco che sembrava aver acquisito vita.

‘Sergio…che fai?…’ – dissi un po’ preoccupata

Nessuna risposta da parte sua, solo il movimento della mano a disegnare la forma del suo membro all’interno dei calzoni.

‘Ho paura….voglio andare via. Non fare sciocchezze. Ti denuncio se…’ – dissi balbettando

Il lento scendere della zip dei pantaloni, il mio affannarmi per cercare la maniglia dello sportello.

‘No, no….non lo fare!!! …’ – urlai disperata

Il frugarsi all’interno dei pantaloni aderenti, l’apparire del suo membro bruno.

‘Oddio…che stai facendo?….’ – urlai coprendomi il viso con le mani
‘Levati questo golf da suora. Fatti vedere!!!…’ – disse sicuro di sé con tono che non ammetteva repliche
‘Sergio, no. Oh….cazzo….’

Cari signori maschietti, sappiatelo, vi odio!!! Quando fate i bulli, i ‘machi’, e quando ci trattate da esseri inferiori. Il vostro stupido pensare che le donne sono solo vogliose di cazzo.

Quanto siete stupidi!!!

Ma, in quell’occasione, la sorpresa nel trovarmi di fronte un campione di cazzo che davvero non avevo mai visto (neanche sui giornaletti porno di mio fratello), mi tolse il fiato.

No, non era eccessivamente lungo. Era semplicemente enorme, grosso, massiccio, venoso tanto che, quando Sergio, con calma impressionante afferrandomi per il polso, me lo fece agguantare, la mia mano non riusciva a chiudersi intorno a quel tubo di carne.

Giuro che, a distanza di anni e dopo aver potuto apprezzare varie tipologie di ‘volatile’, quello rimane ancora nella mia mente come il più grosso (almeno in circonferenza) che abbia mai visto.

All’epoca avevo già avuto alcune esperienze con alcuni coetanei e con qualche ragazzo più grande di me. Un’idea di come fossero i piselli me l’ero fatta. Ma quello!!! Quello no.

Non immaginavo proprio che potesse esistere un ‘polpettone’ di quella portata e la mia sorpresa aumentò quando, una volta stretto in mano, potei constatare che non era neanche al massimo dell’erezione.

Caldo, morbido, liscio, pulsante, gonfio, pieno…..quanti aggettivi potrei dire ancora !!!

‘Dai, giocaci un po’. Divertiti. Non c’è fretta….’ – disse accomodandosi compiaciuto sul sedile della macchina ed incrociando le braccia dietro la testa.

Una tempesta di ormoni, il sangue che batte sulle tempie, il cuore impazzito, le mutandine un lago di piacere. Sarei dovuta scappare, correre via di lì, cercare aiuto, denunciare quel bastardo.
Quello stronzo, fascista, umiliatore di ragazze!!!

Ma quel….coso…che avevo in mano mi ipnotizzava. Ed ero certa che un esemplare del genere non mi sarebbe mai più capitato.

‘Fate tutte così. No, no, no….e poi, appena lo toccate, chissà come mai, cambiate idea. Ah ah ah….Tutte uguali siete. E se per caso vi dico che siete delle zoccole vi arrabbiate pure. Ah ah ah…ma tanto siete soltanto delle zoccole….vero?…’

Non risposi. Forse aveva ragione. Ma non me ne vergognai, tanto che, persi completamente le staffe, allungai anche l’altra mano come a cercare di riempirmi completamente della sua carne calda. Lo segavo lentamente cercando di fargli ottenere un’erezione completa.

‘Dai, coraggio, succhiamelo che sennò non si alza per bene…’ – disse con la sua solita sicurezza che non ammetteva repliche e, agguantatami per la nuca, mi abbasso la testa verso il suo sesso.

Respirai profondamente prima di cominciare a leccarlo. Odore maschio, forte, pungente, l’odore di maschio dominante. La mia lingua, timidamente, cominciò a percorrere l’asta carnosa. Potevo percepire il rilievo delle sue vene che lentamente si andavano gonfiando e quando, finalmente, una parvenza di erezione rivelò la sua cappella impressionante, con un atto di coraggio tentai di ingoiarla.

Sergio sembrava godersela con tranquillità. Malignamente, nonostante la posizione costretta dell’abitacolo, riuscì ad infilare la sua manona pelosa sotto la camicetta per pizzicare dolorosamente i capezzoli duri come sassi.

‘Ti comincia a piacere eh?…vieni…te lo voglio far apprezzare per bene questo cazzo. Chissà quando ne vedrai un altro così….’ – disse presuntuoso

Me lo sfilò dalla bocca con decisione, e senza neanche aspettare che mi fossi tirata su, aprì lo sportello dell’auto e, sicuro che lo avrei seguito, si diresse dietro un cespuglio a pochi passi dall’auto, incurante di nascondere l’uccello che gli ballonzolava enorme fuori dalle braghe.

Come al bimbo cui viene tolto il ciuccio, provai una sorta di ansioso abbandono e, incurante di quello che sarebbe potuto accadere e di quello che avrebbe potuto raccontare quello stronzo d’uomo, in uno stato di eccitata agitazione lo raggiunsi in maniera frenetica. Il cuore a mille, la fica che mi pulsava ad ogni passo, la respirazione accelerata.

Quando arrivai dietro il cespuglio, Sergio se ne stava in piedi con aria da maschio alfa: i pantaloni calati alle caviglie, la camicia completamente aperta sul davanti, le braccia appoggiate ai fianchi come colui che attende. Il mio sguardo si calamitò su quel esagerato oggetto del desiderio.

Visto così era ancora più spaventoso e, nel complesso, appariva assolutamente sproporzionato alla figura dell’uomo che attendeva di essere soddisfatto.

Un folto bosco di peli neri incorniciava il suo sesso e a cui erano appese sotto due palle davvero superlative tanto che, quando provai ad afferrarle, la mia mano non riusciva a contenere tutto il sacco.

‘Sono una troia’ – mi dissi – ‘…e una scema….ma cazzo!!!…quanto mi piace esserlo…’

Lentamente mi approcciai a lui senza dire niente e mi inginocchiai ai suoi piedi in contemplazione di quel super uccello che ballonzolava di fronte ai miei occhi.

‘Togliti la camicetta. Fammi vedere le tette…’ – ordinò secco

O ero drogata, o ero pazza. Obbedii senza repliche lanciando camicetta e reggiseno sul cespuglio. Lui, mentre compievo l’operazione di spogliarmi, se lo menava con aria soddisfatta e sicura di avermi in suo possesso.

‘Dai, succhia adesso. Che se passa l’ora mi tocca far pagare la lezione a tuo padre…ah ah ah’ – disse afferrandomi per i capelli

Dettava lui i ritmi di quel frenetico pompino. Me lo strusciava sul viso, sui capelli, me lo sbatacchiava dolorosamente, lo affondava nella mia bocca con prepotenza togliendomi il respiro.
Con una mano mi maltrattava le tette. Le strizzava, le torceva, le schiaffeggiava con cattiveria.

In altre situazioni mi sarei ribellata. Con Sergio no. Ero totalmente succube della sua potenza maschia tanto che, dopo diversi minuti di questo trattamento….

‘Ti prego….scopami….’ – gli chiesi con voce rotta

Se ripenso adesso alla follia della richiesta !!! Ero partita completamente di cervello e, nonostante non mi avesse toccato neanche con un dito, avevo provato anche un orgasmo.
Mi afferrò per i capelli in malo modo rimanendo in piedi di fronte a me e obbligandomi a guardarlo dritto negli occhi.

‘Oggi non mi va. Stasera sono a cena dall’Anna (n.d.a. La donna che frequentava più anziana di lui famosa nel quartiere per la sua generosità sessuale)…quella vuole essere scopata sul serio. Non voglio sprecare troppe energie con una ragazzina….’ – mi rispose umiliandomi

Me lo ricacciò in bocca con veemenza facendomi strabuzzare gli occhi. Continuava a parlare come se, quello che stava facendo, fosse per lui ordinaria amministrazione.

‘…e poi non mi scopo le ragazzine. Troppo rischioso. Non voglio mettere incinta nessuna. Anche all’ Anna solo nel culo glielo metto. Tanto a lei le piace così. Succhia forza…’

Mi impegnavo, incredibilmente, come una matta per dare piacere a quell’uomo che, a mente fredda, giudicavo solo uno stronzo. Perché lo stavo facendo?

‘Ti voglio far provare una cosa che non proverai mai più in vita tua…’ – disse staccandomi con violenza dal suo uccello e trattenendomi dolorosamente per i capelli a pochi centimetri da lui.

Iniziò a sbattersi il suo uccello, ormai al parossismo dell’eccitazione, mungendolo come ad aumentare la tensione della cappella che ora si stagliava lucida e gonfia sul fusto venoso. I testicoli pelosi si contraevano ad ogni suo movimento.

Sapevo quello che stava per succedere. Stavo per ricevere una sborrata sul viso.

Non che non mi fosse mai successo, sia chiaro. Ma i precedenti episodi erano avvenuti con imbarazzati coetanei che, molto spesso per inesperienza, non erano riusciti a trattenersi. Qui, invece, c’era proprio una volontà di sopraffazione, dominazione, dominio della donna.

Conscia di quanto stava per accadere, non mi sottrassi ed attesi timorosa gli eventi.

Un grugnito animale di Sergio sottolineò l’approssimarsi della venuta. La stretta sui capelli divenne violenta allontanandomi ulteriormente dal suo corpo.

‘Apri la bocca troia !!!…guarda che cazzo di sborrata ti stai per prendere…non ti capiterà più nella tua vita!!!…’

E fu il primo schizzo che, incandescente, colpì una guancia. Poi il secondo, che centrò la mia bocca spalancata facendomi percepire il sapore maschio del suo sperma. In rapida successione ve ne furono altri che mi fecero perdere il senso delle cose. Ma visto che il gorilla mi tratteneva con violenza, non potei sottrarmi a quel bombardamento di sborra. Chiusi gli occhi, cercai di voltare la testa come ad evitare di soffocare. Occhi, naso e addirittura le orecchie, furono ricoperte del suo bianco succo denso e appiccicoso. Non riuscivo a vedere, respirare e quando, disperata, spalancai la bocca venni invasa dal suo uccello ancora pulsante che mi arrivò fino alle tonsille.

‘Ti ho lavato il viso…contenta zoccola?…dai ora puliscimi il cazzo e andiamo che si è fatto tardi….’ – mi ordinò pompandomi il suo membro in bocca

Finalmente mollò la dolorosa presa dei capelli. Mi ritrovai in ginocchio, cieca dallo sperma che mi aveva ricoperto le orbite degli occhi, seminuda e dolorante e con la fica che non smetteva di pulsare emettendo liquidi a tutto spiano.

Con le mani cercai di liberarmi gli occhi e quando, dolorosamente, riuscii ad aprirne uno, vidi Sergio che si stava riabbottonando i pantaloni e che con aria sardonica mi osservavae. Gli occhi mi frizzavano, le narici, invase di sperma, non mi consentivano una respirazione regolare

‘Forza, pulisciti e andiamo. Abbiamo sforato l’ora e ti dovrò far pagare la lezione….ah ah ah…’

Senza neanche preoccuparsi di aiutarmi o di procurarmi qualcosa per pulirmi, si diresse deciso verso la macchina. Non sapevo davvero da che parti rifarmi.

Il viso, i capelli, le mani, le tette…tutto era ricoperto della sua sborra!!!

Se mi fossi rimessa la camicetta avrei rischiato di macchiarla (cazzo quanto è difficile pulirla!!!).
Disperata, uscii dal cespuglio ancora col viso ricoperto e le tette all’aria. Speravo che in macchina ci fosse qualcosa utile a pulirmi.

Lo stronzo se ne stava spaparanzato al suo posto con la sigaretta accesa a godersi il panorama.

‘Come faccio? Guarda come mi hai ridotta…’ gli dissi un po’ incazzata

Senza neanche rispondermi mi gettò in malo modo uno straccio sudicio.

Epilogo
La settimana successiva affrontai l’esame pratico e, ovviamente, lo superai.

Dal giorno dell’esame non vidi più Sergio. E non me ne dolevo perché, anche se l’esperienza vissuta con lui era stata davvero intensa, non potevo certo ricordarla con piacere. In più temevo che lo stronzo andasse a raccontare in giro per il quartiere il ‘servizio’ che mi aveva riservato.

Ma ormai la frittata era fatta e comunque sarebbe stata la sua parola contro la mia. Eventualmente avrei potuto dire, indignandomi, che era solo un gran pezzo di merda, fascista, raccontatore di balle.

Passò diverso tempo prima che la patente ufficiale arrivasse.

Quando andai a ritirarla ero felice come una pasqua. Finalmente quel cazzo di pezzo di carta rosa era mio!!!

E finalmente ero autonoma, libera nei movimenti e magari, lavorando, mi sarei anche potuta comprare una macchinina tutta mia….mi sentivo grande!!!

Uscii dalla scuola guida sventolando il documento che mi faceva entrare nel mondo dei grandi quando, lentamente, la macchina utilizzata per le lezioni, parcheggiò innanzi a me.

Dal lato del passeggero Sergio che, scendendo vestito come suo solito, mi passò accanto quasi indifferente e dicendomi un semplice ‘ciao’ per poi entrare diritto dentro l’ufficio.

Alla guida dell’auto riconobbi Laura, una mia ex compagna di scuola. Come se avesse paura a scendere dall’auto, se ne stava con le mani attaccate al volante, lo sguardo perso nel vuoto.

‘Ehi?…guarda un po’ cosa mi è arrivato?…ah ah ah…’ – le dissi affacciandomi al finestrino felicissima mostrandole la patente

‘Ah…ciao…scusami, ero sovrappensiero…io lo faccio l’esame la settimana prossima…’ – mi rispose non propriamente al massimo dell’entusiasmo e, anzi, con una leggero tono malinconico.

La osservai diritta negli occhi. Bastò un attimo per capire.

Un attimo in cui mi accorsi che sui suoi capelli nero corvino, brillava ancora un grossa perla biancastra.

Le sorrisi dolcemente, come a farle percepire una solidale vicinanza.

‘Dai l’esame la settimana prossima?…lo immaginavo…In bocca al lupo…’

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