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Incesti familiari

By 6 Agosto 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Zia e Cugina.

Capitolo 1 ‘ Dobbiamo convivere

Mi chiamo Piero. Ora ho 55 anni, ma quello che voglio raccontare &egrave quello che mi accadde quando ero un ragazzo.

Quando avevo 17 anni abitavo con i miei genitori in una bella casa in una città di mare del nord. Mio padre era un industriale e mia madre casalinga. Io era un discreto ragazzo, circa 1,80, biondo con gli occhi verdi, sportivo ma non troppo. Frequentavo il liceo e quell’anno avevo finito la IV.

Nella stessa città abitava la sorella di mio padre, Marina, alquanto più giovane di lui. Una bella donna, alta, magra, capelli castani, occhi nocciola, una terza di seno ed un bel culo, non grande ma bello sodo. Da un suo sbaglio all’età di 16 anni, era nata mia cugina, Patrizia, che ha un anno meno di me. Capelli rossi, occhi azzurri, un po’ più bassa di sua madre, all’epoca le sue tettine erano acerbe ma aveva un bellissimo culetto duro come il marmo. Mi zia era stata obbligata a sposarsi ma poi aveva divorziato e da allora viveva da sola con la figlia. Aveva un suo lavoro ed era indipendente.

Da quando avevo avuto l’uso della ragione e gli ormoni in subbuglio, mia zia, appena 15 anni più di me, era stata al centro di tutte le mie fantasie sessuali, mentre con mia cugina, quando eravamo piccoli, avevamo giocato più volte al dottore, spogliandoci a vicenda e visitandoci. Ma appena crebbe un po’, sua madre iniziò a stare attenta che la faccenda finisse. Anche se ci eravamo spogliati parzialmente qualche volta, non eravamo mai arrivati al dunque.

In quell’estate, mio padre dovette fare un viaggio di lavoro e ci andò con mia madre. Durante un trasferimento aereo, il suo aeroplano cadde e perirono tutti, compresi i miei genitori. Io fui affidato alla custodia di mia zia, gli avvocati di mio padre vendettero la società ed io mi ritrovai solo ma con un discreto conto in banca.

Noi tre, mia zia, mia cugina ed io, prendemmo la decisione di andare a vivere nella villa che era stata dei miei genitori ed ora era mia. Io avrei tenuto la mia stanza, mi zia quella dei miei genitori e mia cugina quella a fianco alla mia.

Avere mia zia per casa mi faceva impazzire, cercavo di spiarla, cercavo di mettere mano al suo intimo, e mi segavo, anche varie volte al giorno. Un paio di volte ero riuscito a vederla nuda farsi la doccia, qualche altra in camicia da notte ma di solito lei stava attenta e vestiva in modo abbastanza castigato.

Un giorno, da solo nella mia camera, pensando alle tette di mia zia, ero steso sul letto, nudo, e mi stavo facendo una lenta sega quando d’improvviso la porta si aprì. ‘Merda’, pensai, ‘mi sono dimenticato di chiudere a chiave’. Era mia zia che veniva a vedere se stavo studiando.

Quando mi vide, rimase impalata sulla porta. Io non avevo nulla con cui coprirmi e rimasi lì, con i miei 18 cm di dura carne stretti in mano, rosso come un pomodoro. Lei non riusciva a togliere gli occhi dal mio cazzo.

Lentamente, chiuse la porta, si avvicinò e si sedette sul bordo del letto.

-‘Cosa stai facendo ? Ti stavi masturbando, vero porcellino’ mi chiese, sempre guardando il mio uccello.

-‘Si, zia’ risposi.

-‘Ed a cosa pensi per eccitarti ?’

-‘A te, zia’ risposi, diventando se possibile ancora più rosso.

Diventò rossa pure lei, ma prima lo toccò, lo accarezzò con un dito. Io tolsi la mia mano e lei serrò le sue dita attorno alla mia asta. Iniziò a farmi una sega lenta.

-‘Oh, che bell’uccellone che hai’, disse, ‘Ti piace come lo tocca la zia ?’

-‘Ah, sììììììì, zia, mi fai morire’.

Ad un certo punto mi sentii venire. Anche lei lo capì e svelta si abbassò e lo prese in bocca, lo succhiò ed io venni con dei getti abbondanti nella sua gola. Lei ingoiò tutto, poi mi leccò il cazzo per bene, lasciandolo ben pulito ma ancora duro.

Poi, parve riscuotersi. Si alzò di scatto e mi fissò.

-‘Sono stata debole, questo non dovrà ripetersi mai più’ esclamò e, voltandosi di scatto corse via dalla mia camera, quasi scappando e lasciando la porta aperta. Ero ancora lì, sconvolto, quando entrò mia cugina. Al vedere la mia asta ritta, spalancò la bocca.

-‘Mamma mia, Piero, che roba, nasconditi’

-‘E perch&egrave, risposi, sono nella mia stanza. Tu, piuttosto, che ci fai qui ?’

-‘Ho sentito dei rumori ed ho visto la mamma correre via dalla tua stanza. Cose la hai fatto ?’

-‘Nulla, abbiamo solo parlato’.

-‘Ma va, aveva la faccia strana’ disse, venendo a sedersi al fianco a me.

-‘Si sarà spaventata dal mio cazzo’ esclamai, ‘e tu fatti i cazzi tuoi’.

-‘Oh, vorrei che questo bel cazzone, fosse mio, se &egrave per quello’.

-‘Lo vuoi ? Se vuoi, puoi prenderlo in bocca’ le dissi, ‘però per farlo ti devi prima spogliare’

In quello sentimmo mia zia che la chiamava e lei corse via, chiudendo bene la porta, questa volta.

Nei giorni seguenti pensai molto a quanto era successo. Erano anni che mia zia non doveva aver avuto alcuna relazione. Dopo l’errore giovanile, il matrimonio di riparazione fallito, non doveva aver avuto molti rapporti, divisa com’era fra la figlia ed il lavoro. E la vista di me nudo con il membro in mano doveva aver risvegliato sensazioni sopite.

La domenica seguente, al mattino, la udii alzarsi per andare a preparare la colazione, come faceva di solito. Mi alzai di scatto, nudo, e la seguii silenziosamente. Arrivai sulla soglia della cucina. Lei stava lì, in camicia da notte, una abbastanza corta, senza reggiseno, le sue belle tette morbide che si muovevano libere. A me venne subito duro come il marmo e decisi di osare il tutto per il tutto.

Allora silenziosamente, la raggiunsi, la abbracciai da dietro, prendendole in mano le tette, appoggiandole il mio pacco sul culo ed iniziai a baciarla sul collo, mentre con il mio peso la tenevo immobilizzata contro il bancone della cucina.

-‘Ma cosa fai, lasciami subito’ disse, seccata, tentando di levare le mie mani dalle sue tette, ‘quello che &egrave successo l’altro giorno non si deve ripetere’.

-‘No, zia, si deve ripetere, perch&egrave ho capito che ti manca un uomo’, dissi a mia volta, strusciando il cazzo sul suo bel sedere rotondo. Era bello sodo, come quello di una ventenne.

-‘Tu non hai capito nulla, a me non manca nulla’.

-‘Ho visto come me lo hai guardato, zia, come lo hai preso in mano e poi in bocca’ dissi, io, fra un bacio e l’altro, mentre con le mani le massaggiavo le sue belle tette e lei diventava rossa. Colpita ed affondata, pensai.

La lasciai andare per un attimo e lei si voltò, ma prima che potesse fare nulla, la schiacciai nuovamente contro il bancone e l’abbracciai. La mia asta premeva ora contro la sua passera ed entrava fra le sue gambe. Iniziai a muovermi avanti ed indietro fra le sue gambe, imitando il moto della scopata.

-‘Ti prego, lasciami andare, potrebbe arrivare Patrizia’ fece, cercando di spingermi via, ma ero molto più forte di lei.

-‘Lei dorme fino a tardi’ dissi, iniziando a sollevarle la camicia da notte. Sotto aveva delle belle mutandine di pizzo, alquanto sgambate, molto sexy.

Cercai di levarle la camicia, ma siccome teneva le braccia incrociate sul petto, desistetti e, mentre con una mano tenevo la camicia sollevata, con l’altra entrai nella sua mutandina. Aveva una bella figa, contornata da un bel ciuffo di peli. Iniziai a sfregarle il dito all’entrata della patata. Si stava bagnando, anzi stava diventando proprio un lago.

-‘Ohhhhhhhhhhh, nooooo, ti pregoooooooooooo’ fece ad un certo punto, mentre le entravo con un dito. Ma non mi spingeva più via.

-‘Non lo fai da un sacco di tempo, vero zia ?’ le dissi e cercai la sua bocca, baciandola. Spinsi la mia lingua fra le sue labbra che si aprirono per accogliermi. Mi mise le braccia al collo. Io, allora, mentre con una mano ero impegnato dentro la sua calda figa, con l’altra le sollevai la camicia fino al collo, liberando le sue belle tette. I suoi capezzoli, duri come il marmo, premevano contro il mio petto.

Le abbassai le mutandine che caddero al suolo e, mentre con una mano le sollevai una gamba, con l’altra puntai la cappella all’entrata della sua passera e spinsi, fino ad metterglielo tutto dentro. Era strettissima e mi avvolse il cazzo come un guanto.

-‘Ooooooo mamma mia, che bello’ fece al mio orecchio.

-‘Ti mancava, vero zia ?’

-‘Tanto, amore mio, tanto’.

Iniziai a stantuffarla con decisione, mentre lei muoveva il bacino in modo sincrono, per godere di più. Ero così eccitato che venni molto presto, riempiendola della mia sborra. Ma il mio cazzo non cedette di un millimetro e continua a sbatterla ancora per un bel pezzo. Lei finalmente ebbe un bell’orgasmo e poi venimmo una seconda volta insieme.

Quando finalmente uscii da lei, lasciando anche ricadere la camicia da notte, si mise dei fazzolettini di carta sulla figa per non sporcare, si rimise le mutandine e poi mi abbracciò nuovamente e mi baciò appassionatamente. Infine ci sedemmo per fare colazione.

-‘Oh, amore, &egrave stato stupendo. Erano anni che non facevo l’amore con qualcuno. Ora mi sembra di essere un’altra’

-‘Zia, sei la mia dea ed ora che ti ho qui, finalmente tutta per me mi sembra un sogno’.

-‘Dovremmo stare più attenti, per non allarmare Patrizia’.

-‘Come vuoi, zia’.

Dopo un po’ apparve anche l’oggetto della nostra conversazione, spettinata, gli occhi di una che si era appena svegliata. Indossava una semplice camiciola trasparente, sotto la quale si vedevano le tettine da adolescente con i capezzolini rosa e l’inguine coperto da una mutandina che non copriva sicuramente la peluria rossa della sua patatina, tanto era trasparente. Io, comunque, ero rimasto nudo, con mia zia che mi faceva le smorfie per dirmi di andare a ricoprirmi.

Ma la porcellina aveva visto tutto, come scoprii poco dopo. Finito di far colazione, andai nella mia stanza mentre la zia andava a lavarsi. Patrizia mi seguii e s’intrufolò nella mia stanza e chiuse la porta a chiave.

-‘Cosa fai ?’ dissi.

-‘Ho visto tutto’ annunciò.

-‘Emb&egrave ?’ feci.

-‘Ora voglio la mia parte’ rispose, togliendosi la camiciola e sfilandosi la mutandina.

Il mio cazzo, nonostante la scopata precedente, riprese immediatamente vigore. Patrizia mi si avvicinò, mi gettò le braccia al collo e con le gambe si avvinghiò ai miei fianchi, iniziando a baciarmi.

-‘Voglio fare l’amore con te’ sussurrò, fra un bacio e l’altro.

-‘Ma hai ancora 17 anni, se tua mamma ci scopre mi ammazza’.

-‘Ed allora fai che non ci scopra. Se non lo facciamo, vado da lei e dico che mi hai violentata’.

-‘E come ? Non sei più vergine ?Lo hai già fatto ?’

-‘Si una volta, con un compagno di classe. Ma ora voglio te, con lui &egrave stato una delusione, mi ha pure fatto male, ma ho visto come hai fatto godere la mamma e voglio godere anch’io’.

Nel frattempo, il mio cazzo aveva raggiunto nuovamente il suo massimo. Andai verso il letto e vi appoggiai mia cugina delicatamente, poi mi tuffai sulla sua fighetta ed iniziai a baciarla, leccarla, mordicchiarle il clitoride, infilarle un dito dentro. Lei, che era già bagnatissima, venne con un lungo sospiro.

Poi mi sollevai, mi misi sopra di lei, puntellandomi sulle braccia, mentre lei prendeva il mio cazzo e se lo puntava all’entrata della sua patatina e spinsi deciso. Era strettissima ma talmente bagnata che il mio cazzo scivolò fino in fondo senza problema.

-‘Ohhhhhhhhhhhhhhhhhh, finalmente’ fece, mentre iniziavo a pompare lentamente.

-‘Sììììììììììììììììì, daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, ancoraaaaaaaaa, non ti fermareeeeeeeeeeeee’ fceva, sempre più forte, mentre io acceleravo il ritmo.

-‘Sììììììììììììììììììììììììììììììììì, vengooooooooooooooooo, oddiooooooooooooo , che belloooooooooo, vengoooooooooooooo, sììììììììììììììììììììììì’ urlò quando ebbe il suo orgasmo.

Io uscii da lei e con un paio di colpi della mano, mi scaricai per la terza volta nella mattinata, sul suo pancino. Ero esausto e svuotato.

Come finimmo, sentimmo battere furiosamente alla porta. Patrizia si alzò, nuda com’era, ed aprì. Prima che sua madre entrasse come una furia, le gettò le braccia al collo.

-‘Oh mamma, &egrave stato meraviglioso, sono così felice di aver fatto l’amore con Piero dopo che lo hai fatto tu. Abbiamo lo stesso uomo, mamma, condividiamolo, sì, ti prego, sì, dai’ disse con foga, tenendola abbracciata e ferma sulla porta. Una presenza di spirito incredibile.

Mia zia, che era entrata con istinti omicidi nei miei riguardi, davanti al quell’aggressione da parte di sua figlia si calmò ma cercò comunque di fare la faccia feroce, ma si vedeva che le veniva da ridere.

-‘Su, mamma, dì di sì, mamma, ti prego.’ fece Patrizia, facendo la faccia da cocker e cercando di tenerla lontano da me.

-‘Spero tu non l’abbia riempita del tuo sperma’, fece, rivolgendosi a me, con aria seria, ‘abbiamo già corso un bel rischio quando mi hai riempita. E poi, non &egrave che le hai detto tu che avevamo fatto l’amore, per convincerla’.

-‘No, mamma, vi ho visto. Ho visto tutto ma ho fatto finta di arrivare dopo. Ma ti avevo visto fargli una sega giorni fa e poi succhiarglielo. Ed ero invidiosa, lo volevo anch’io, lo voglio da tantissimo tempo, ma tu mi hai sempre impedito di arrivare fino in fondo’.

‘Hai visto la porcellina’ pensai, ‘guarda te cosa si rivela’.

-‘Ragazzi, quello che &egrave fatto capo ha, ma da ora in poi, dobbiamo prendere delle precauzioni. Per favore, non venirle dentro fino a che non ha iniziato a prendere la pillola. La stessa cosa con me. Ti dirò io quando potrai’, fece mia zia.

-‘Oh, mamma, che bello, sì, sono così felice che tu sia d’accordo e possiamo comportarci così, senza dover ricorrere a sotterfugi’.

-‘Avevi intenzione di farlo alle mie spalle ?’ chiese sua madre.

-‘Se non avessi accettato, sì ‘ disse, con fare colpevole, guardando a terra.

E così, su iniziativa della mia cuginetta, mi ritrovai con piccolo un harem. Ma la storia non finisce qui.

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