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IO SCHIAVA MAI

By 29 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ martedì mattina, sei giunta in ufficio da poco, accedi alla tua posta elettronica, c’è una mia mail, una delle tante, il primo sorriso della giornata.
La apri, poche parole ma bastano a far perdere un battito al tuo cuore:
“Sono in città, alloggio all’hotel Coppe, riparto dopodomani… ”
”’
Lo conosco… è un palazzo storico, restaurato da poco ma non conosco nessuno che ci abbia alloggiato.
Hai scelto proprio bene, da lì puoi raggiungere quasi tutto a piedi. Certo, se vuoi andare al castello di Miramare avresti bisogno di una macchina… Hai già qualcuno che ti fa da guida? Potrei liberarmi se vuoi.
”’
Si, l’hotel non é affatto male, la stanza é molto confortevole ed il letto é proprio accogliente.
Sinceramente non sono molto interessato alla parte turistica della città, speravo che scegliendo Trieste per questa piccola vacanza avrei inciampato in qualcosa di più coinvolgente e se sei in grado di farmi da guida in questo, allora, accetto volentieri…
”’
mmmhhhh più coinvolgente… sai, sono un po’ fuori dal giro, gli anni passano e le abitudini cambiano…
Come guida turistica comunque di solito suggerisco luoghi ameni, scorci originali, viste mozzafiato e tranquillità, del buon cibo e del buon vino… ormai saprai che sono una ragazza semplice: a me bastano una coperta stesa su un prato e una bottiglia di qualcosa di fresco da bere, poi magari un pasto rustico sotto una pergola verdeggiante.
Sei tu quello che alloggia in un palazzo del ‘700!
Sai, non credo di essere mai stata in un albergo che possa vantare quell’età…
”’
Bene, per l’inizio serata abbiamo gusti molti simili, adoro il buon vino almeno quanto odio quello dozzinale e il cibo semplice é l’unico che mi piaccia, ristoranti di lusso dove ti portano micro assaggini di ricette degno di mago Merlino in un ambiente pieno di persone impettite non fanno per me. Un buon agriturismo che lasci un minimo di intimità mentre degusti piatti semplici lo preferisco molto quindi…
Se mi inviti a cena potrei poi concederti di visitare la suite di un palazzo settecentesco ma solo una sbirciata e ricorda che non mangio pesce…
”’
Va bene, nemmeno io amo il pesce. E conosco il posto giusto, sul carso… hanno cambiato gestione di recente e fanno di tutto, pure la pizza. Ma quello che è impagabile è il giardino! c’è un glicine che forma un pergolato meraviglioso, luci soffuse e chiacchiericcio silenzioso… e se dovesse essere chiuso ne conosco almeno altri 2 di simili!
Tra l’altro essendo sull’altipiano è un po’ più fresco della città la sera, quindi si sta benissimo con questa calura. Da lì poi ti porto a vedere la città dall’alto! Uno di quei posti dove i giovani triestini vanno a pomiciare (si dice anche da voi, vero?), ma non farti strane idee. E’ solo per il panorama.
Sono proprio curiosa di vedere come hanno restaurato, sai… non amo gli architetti e a volte fanno delle gran bestialità, quindi sono curiosa di vedere come hanno trattato una delle nostre perle.
”’
Si, si dice pomiciare anche da noi e accetto volentieri pur non dovendomi fare strane idee.
Sono molto curioso di scoprire i panorami che mi mostrerai questa sera…
Troverei adeguato venirti a prendere ma so che non è fattibile, raggiungi l’albergo o preferisci un altro posto per farmi, finalmente, vedere i tuoi occhi verdi e luccicanti ???
”’
Ti faccio camminare un po’, ma non tanto, non ti preoccupare!
Dall’albergo vai verso il mare. Poi giri verso sinistra. Arriverai in un attimo in Piazza Unità d’Italia, che per noi è solo Piazza Unità. E non ti preoccupare, la riconosci di sicuro, è la più grande piazza europea che si affaccia sul mare. E lì ti mancherà il fiato perché è bellissima. Attraversi la strada e in riva, su un muretto che s’affaccia alle scale che portano all’acqua ci sono le statue delle ricamatrici… mi troverai in mezzo a loro. Non sarà difficile distinguermi, loro sono in bronzo… io … in carne, ossa e curve!
”’
Loro attendono gli uomini che rientrano dal mare in eterno, io non vorrei far attendere altrettanto te quindi direi che è meglio decidere un ora a seconda dei tuoi impegni.
Ma sei proprio sicura ??? Sai, sto facendo fatica a trattenere quella parte di me che sai già per mail, non so se riuscirò ad evitare di tentare di irretirti dopo aver incontrato il tuo sguardo…
”’
Te l’ho pur detto che sono curiosa di conoscerti!
E ti ho anche detto che ho un caratteraccio… quindi puoi provare, ma non credere che avrai vita facile!
Ti va bene alle 7? Così ti faccio fare prima un giro turistico in macchina e poi andiamo a mangiare. Sai, la fame inizia presto nei morbidi… ;)
”’
Non sono abituato a farmi portare, di solito guido io, sei sicura che posso fidarmi ???
L’ora mi va benissimo, non ho altri impegni in programma, sono completamente libero di assecondare la tua morbidezza…
…e se mai volessi farmi un dono potrei gradire che non indossassi l’intimo ma non rispondermi, fai quello che credi, io non ti chiederò nulla a riguardo, sono curioso di sapere se avrò la possibilità di scoprirlo con i miei occhi…
”’
Tranquillo, sono un’ottima guidatrice, a patto di non essere disturbata da mani invadenti…
Ci vediamo lì, allora, ho giusto il tempo per andare a mettermi qualcosa di consono per la serata… uno scafandro! :D
Certo il mio culo a trovare parcheggi è proverbiale… sono anche in anticipo…
Chissà se ci riconosceremo. Certo, se mi metto vicino alle ricamatrici non può non vedermi. Speriamo non ci siano troppi turisti, che sono sempre lì a fotografare le statue. Beh, stasera vorranno fotografare anche me! Questo vestito bianco e rosso mi sta da Dio!
Non mi resta che aspettare che arrivi.
”’
1.75, fisico asciutto, occhi scuri, capelli corti, rasati sui lati e dietro, poco più che un dito sopra, un accenno di gel, giusto per farli stare un po’ spettinati che sono così lisci che al naturale sembrerei Riky Canningam (quello di Happy Days), scuri come gli occhi ma con qualche leggera spruzzata di bianco qui e la.
Giacca blu scuro, aperta, camicia bianca con righe verticali blu, gli ultimi bottoni slacciati che fa un gran caldo e non è colpa solo del tempo. Jeans, blu scuri ma di un tessuto morbido, compatto e con una spruzzata di bianco in giro per la trama. Scarpe di pelle, nere, classiche. Semplice e sportivo…
Ed ecco il brutto degli appuntamenti al buio, vicino alle statuette ci sono diverse persone, ragioniamo…
Scartiamo quelli visibilmente in coppia o in gruppo, osservo qualche secondo, le papabili sono tre e la vita deve avere qualcosa in sospeso con me, tutte e tre potrebbero rientrare nella tua descrizione ma poi osservo meglio…
Non scherzavi, gli occhi, beh, una ha degli occhi che si fanno veramente notare.
Potrei chiedere semplicemente il nome ma sarebbe un’entrata misera, vediamo se riesco a fare una figuraccia storica.
Mi avvicino, la punto, sguardo nello sguardo, sorriso accennato:
“Avevi ragione, sono rimasto senza fiato, è un piacere conoscerti G”
”’
“Guarda che io mi riferivo alla piazza, non ai miei occhi…” sorrido maliziosa.
Beh, considerando che è un appuntamento al buio non mi è andata male…
Io non dò la mano… non agli amici. Mi alzo leggermente sulle punte (e per fortuna che ho i miei adoratissimi zoccoli di legno coi tacchi, che almeno non faccio troppa fatica) e appoggiandomi al suo fianco con la mano sinistra e sulla spalla con la mano destra, gli stampo due baci sulle guance. Perplesso, lo vedo perplesso. Ma mi sembra ovvio avere la confidenza sufficiente da salutarsi così, quindi non mi giustifico.
“Andiamo? Ho parcheggiato vicino, ma prima ti faccio fare un giro a piedi qui nel ghetto, passiamo in quello che una volta era il quartiere delle prostitute, nell’epoca in cui Trieste era un grande porto pieno di marinai, e che adesso è stato riqualificato, e poi prendiamo la mia scatoletta per scalare l’altipiano e andare al fresco…”
Mentre parlo lo prendo a braccetto e lo trascino verso la piazza. Non gli dò il tempo di replicare. Come potrei, quando sono nervosa io parlo a ruota libera e tendo a schivare lo sguardo, e ora sono nervosa. E poi tanto è ipnotizzato dal mio corpo, fasciato in questo vestitino morbido, senza maniche con la scollatura rotonda, più ampia sulla schiena, a lasciar libero il collo, che con questo caldo è nudo perché ho raccolto i capelli con uno spillone. Gli orecchini lunghi, poi, dondolano ad ogni passo e sembrano l’orologio di un ipnotizzatore che vuole convogliare l’attenzione. Mi muovo mentre parlo, un po’ indico i palazzi, un po’ giro la testa a destra e sinistra. No, non ha possibilità di replica.
Sono sicura che sta cercando di capire se ho soddisfatto la sua richiesta di essere senza intimo… Ovvio che il mio bel reggiseno a balconcino ce l’ho, non potrei star senza, ma gli slip… eh… chi può dirlo!
”’
Mi travolge, spontanea e vitale, si appoggia al mio corpo per salutarmi con labbra morbide e poi parte come un uragano, mi prende, mi trascina, parla, parla e non si ferma mai.
Mi indica palazzi, mi mostra la città che ama mentre io ascolto in silenzio seguendo il sensuale movimento dei suoi orecchini che circondano come in una danza il collo nudo, esposto, attraente.
Mi lascio portare, non provo nemmeno ad intervenire mentre sorrido del suo palese nervosismo, sono più bravo di lei a nascondere le emozioni.
Mi nutro del suo essere frizzante ma non sono gran ché nel fare il passivo, inizio a muovermi in modo tale che nel suo piroettare qui e la faccia sempre più fatica a schivare il mio sguardo. Riflessi verdi mi abbagliano come luce solare, non mi interessa ciò che ci circonda ma può tornarmi utile visto che non si decide a farsi fermare.
“E il castello di Miramare è quello laggiù”
Faccio apposta a non far capire dove indico
“Dove ?”
Colgo l’occasione, appena dietro di lei le poggio le mani, leggero, sui fianchi, aveva ragione, sembrano fatti apposta per essere afferrati.
Mi avvicino alla sua schiena, non in modo volgare, la struscio appena, quello che basta per sentire il suo profumo e allungo una mano, sfiorando l’orecchino alla sua destra, ad indicare non so dove e poi avvicino la bocca al suo collo, proprio sotto l’orecchio sinistro, abbastanza perché senta il mio respiro:
“Laggiù, sbaglio???”
”..
Oh, ma anche i suoi occhi non sono male… hanno un che di magnetico. Con uno sguardo insistente ogni volta che giro la testa cerca i miei trasmettendo calma e profondità.
“… e il castello di Miramare è quello laggiù” dice indicando vago l’orizzonte.
Un brivido. Una scossa elettrica. Le sue mani sui miei fianchi, leggere ma decise, a prendere un contatto con il mio corpo. Un attimo, mi ha preso alla sprovvista, il suo fiato sul mio collo. Lui non lo sa ma il castello io non lo vedo più. Sorrido. “Sì, quello. Se vuoi vederlo da vicino c’è un bellissimo parco… ti porto dalla città in un giardino. Oppure andiamo a prendere il fresco… inizio ad avere fame.” Fame? ma quando mai, nervosa come sono ho un nodo allo stomaco. Ho parlato ininterrottamente per mezz’ora per scaricarmi e ancora non è passata.
Ondeggiando mi giro e lo prendo nuovamente a braccetto, per evitare altre sorprese, e in silenzio ci dirigiamo alla macchina. I nostri corpi sono attaccati. Ad ogni passo un leggero strusciare del mio corpo sul suo. Ad ogni passo sento aumentare la pressione del suo braccio verso il mio seno.
Saliamo in macchina. Apro i finestrini, accendo i Depeche. “Piacciono o disturba?” Non ascolto la risposta e parto.

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Silenzio, mi costringo al silenzio. Fingo concentrazione nel traffico, ma come faccio?, tra i triestini che non sanno guidare e il suo profumo che pervade l’abitacolo dato che il mio è più discreto, il pensiero non è certo alla strada.
Strano. Pensavo che mi avrebbe fatto domande, ingaggiato in una conversazione di un qualsiasi tipo, che avrebbe cercato di ammaliarmi con le parole, d’altronde le sa usare bene… invece niente, forse non ne sente il bisogno.
All’improvviso la sua mano si appoggia sul mio sedile e il suo dito sfiora la mia gamba…
”’
La sfioro appena, solo con un dito, lo so che non dovrei ma é così tesa, sembra che stia per esplodere mentre trattiene la parlantina, è irresistibile per il me che c’è in me.
Mi godo il suo profilo, ogni curva, come fosse nuda, nella mia mente lo è mentre intercetto un brivido, sarà il frutto del mio dito che la sfiora ???
Quel vestito che le fascia il corpo, un po’ abbondante, giusto quel tanto che serve a promettere comodità e appagamento:
“Sei un’opera d’arte, bellissima nel tuo essere imperfetta”
Quelle mie parole rompono il silenzio mentre il dito scende, cerca la sua pelle e la trova abbandonando il tessuto all’altezza del ginocchio per insinuarsi a carezzare dietro, dio, come vorrei risalire…
”’
Un dito fresco, nell’incavo del ginocchio… Non ho potuto non sussultare. So che sono irresistibile per lui, con il mio carattere, la mia ritrosia, le mie negazioni e le mie contraddizioni, con la mia curiosità e la mia sfrontatezza… ma soprattutto con i miei “non ci penso neanche!”
So, lo sapevo da tanto, che un eventuale incontro avrebbe comportato il tentativo di avvicinare i corpi, toccare la pelle, abbattere le mie difese, violare le mie convinzioni… inevitabile per come è fatto lui… una goccia che incide anche la pietra più dura. E sono mesi che mi lavora ai fianchi, come uno squalo a cerchi concentrici si è avvicinato sempre di più. Prima in punta di piedi, studiandomi, capendomi, e ora il suo dito è nell’incavo del mio ginocchio… e la mia schiena è percorsa da brividi… perché non sono sicura di riuscire a resistergli? Sfacciata, sfrontata, presuntuosa, ma sotto sotto… lui mi affascina, c’è poco da fare…
“Per bello che possa sembrare quello che hai detto, non è esattamente una bella cosa dare dell’imperfetta ad una donna… so che te l’ho detto io, ti ho elencato i miei difetti, diffusamente, ma comunque… non serviva rimarcarlo…”
Lo dico con piglio un po’ piccato. Ma ha intuito il mio gioco, infatti il suo dito non si muove da lì… anzi, gli vengono in aiuto i polpastrelli delle altre dita, e l’incavo del mio ginocchio diventa la tastiera di un pianoforte, suonato con tocchi lievi ma decisi.
E io non sposto la sua mano. Canticchio. Nel dubbio, seguo la musica…
”’
“Quello che è perfetto non è bello G, o preferisci Giulia ora che siamo così vicini ?
Quello che è perfetto è concluso, è finito, non ha possibilità di evolversi e quindi è solo perché nella sua perfezione non ha bisogno di null’altro.
Il tuo fascino, il motivo per cui sono, imprevedibilmente, qui, qui a saggiare appena la tua pelle desiderando impadronirmi di ogni millimetro di te è proprio la tua imperfezione, le tue potenzialità, l’innegabile desiderio di riuscire a spingerti oltre a dove sei giunta fino ad ora…
ma la vera domanda, considerando le premesse, considerando gli argomenti che abbiamo toccato, considerando il tuo sapere che non sono uomo che può cercare una semplice avventura, considerando i miei gusti, è…
perché tu sei qui ???”
Sposto la mano lentamente, le do il tempo di opporsi e mi poggio sulla coscia, appena sopra il ginocchio, facendo risalire il vestito di pochi centimetri e appoggiando i polpastrelli all’interno, dove la carne è più morbida, è più sensibile.
Basterebbe salire un po’ per avere risposta alle mie domande, per sapere se ha esaudito il mio desiderio, per controllare se ha ubbidito al mio ordine di non indossare intimo ma voglio sentire le sue parole, voglio che sia lei a decidere, senza forzarla o almeno senza forzarla per ora…
”’
“Mirko… mi aspettavo un discorso di questo genere, lo sai… mi aspettavo la tua domanda, mi aspettavo la tua sfida. Sai, non sono riuscita a darmi una risposta. Perché sono qui? Voglio approfittare di quello che tu vorresti offrirmi? Sono in grado di confrontarmi con una cosa tanto lontana da me? Beh, non lo so… quello che so, che sai anche tu perché ormai un po’ mi conosci, è che sono curiosa, molto curiosa, che mi piace indagare la gente, scoprire i loro modi di vivere, confrontarmi. E sai anche che il tuo modo di pensare mi affascina. Lo sai da tempo. Lo hai capito dalle domande che ti ho fatto nel corso del tempo, dal mio modo di obiettare alle tue affermazioni, dal mio darti ragione a volte. Quindi perché sono qui? Perché ti ho voluto incontrare? Perché non ho ceduto alla mia proverbiale codardia?
L’unica risposta che sono riuscita a darmi è che la curiosità è più forte di me e, quello che è più importante, è che ho fiducia in te.”
Detto tutto d’un fiato, con gli occhi sulla macchina davanti, ignorando il cuore che batteva forte e il sudore freddo che in goccioline si forma sulle tempie….
“Mi fido di te Mirko…”
”’
Conosce il mio punto debole, sorrido vistosamente nell’ascoltare le sue parole, ha capito, almeno in parte, come sono, non so deludere, non ne sono capace e quando qualcuno mi affida la sua fiducia la prendo in modo molto serio.
Dicendo quelle parole mi mette nella situazione di non poterle fare del male in alcun modo ed é questo che mi fa sorridere di gusto, non avrei voluto fargliene in nessun caso, mi sono affezionato a questa donna così contrastante nei suoi estremi e io tratto con grande cura le cose a cui voglio bene:
“E io non ti deluderò G, io non sarò mai un pericolo per te in nessun senso ma questo non vuol dire che di pericoli non ce ne siano, vuol dire solo che quelli che correrai questa sera verranno da te stessa e io li asseconderò tutti, farò di più, cercherò di stuzzicarti per far cedere ogni tuo tabù, da te stessa non ti proteggerò”
Non mi guarda neanche per un istante mentre struscio la sua coscia con la mano, la palpo, ne saggio la morbida consistenza, godo della pelle calda, vellutata e salgo piano, porto il vestito con me fino a trovare resistenza, fino ad arrivare al punto in cui le due cosce si incontrano ad ostruirmi la via e li attendo per vedere se mi lascerà strada aprendosi o se mi fermerà…
”’
Tentenno… sono incerta… come sempre. Sono in difficoltà. Oscillo tra la voglia di lasciarmi andare e quindi soddisfare il mio istinto e la razionalità che mi frena. Eppure io non sono un essere razionale! Ma è questa folle paura inconscia dell’ignoto che mi blocca.
E la sua mano è tra le mie gambe. E io sono eccitata. Solo perché la sua mano è lì, tra le mie gambe. Per un tempo che pare infinito i miei occhi sono fissi sulla strada, la musica suona… la sua mano è paziente… sento il suo respiro, sento il suo sguardo sul mio corpo, sul mio viso, sui miei occhi…
e piano, molto piano, sospiro e allargo appena le gambe, ma appena un po’… quel tanto che può essere preso come un sì sussurrato…
”’
…si schiude, ci riflette, non è facile e questo da ancora più valore al fatto che si schiuda. Maledizione a me, la strada per conquistarmi è sempre stata la stessa, lo è da sempre ed è una delle poche cose su cui non riesco ad avere controllo. Donarsi, donarsi a me, soprattutto quando viene fatto con incertezza, quando viene fatto anche se non ci si sente veramente pronti mi fa sciogliere, mi fa provare sentimenti forti e non riesco a fare a meno di mordermi il labbro inferiore, dall’interno, mentre il diavolo che è in me cerca di prendere il sopravvento, mentre nella mia mente si delineano già un’infinità di immagini.
Ruoto un po’ la mano, la punta delle dita che scivola in profondità, quasi raggiunge, dio, vorrei affondare, impadronirmi in modo pieno ma me lo vieto, voglio godermi tutto con infinita, estenuante calma, stacco la mano mentre la sua schiena si rilassa ora che è libera dal mio tocco. Sospiro a fondo e poi le scosto i capelli da sopra un orecchio, lo carezzo per tutta la sua lunghezza, sfioro i lobi tenuti tesi dagli orecchini, il collo subito sotto con il dorso delle dita, percorro la linea sotto il mento, il pollice incontra appena il labbro inferiore, scendo sulla scollatura, mi insinuo appena sulla linea fra i seni e poi risalgo e, distrattamente, continuo sul collo, fino dietro la nuca e ancora l’orecchio, il lobo, vorrei afferrarla e costringerla a baciarmi avidamente:
“Ti spiace se ti accarezzo un po’ ??? Di solito alle gatte piace, fanno le fusa”
Sono uno stronzo e ne godo…
”’
“Accarezzami pure, fammi sentire il tuo calore, fammi sentire quello che secondo te voglio!” sono queste le parole che vorrei dire… ma non escono. La bocca è asciutta. Il respiro sciolto. Mi sento sollevata e in attesa.
Adoro le carezze, sono una gatta. Inclino leggermente la testa per facilitare le dita, ad ogni respiro il seno si alza, quasi a offrirsi al tocco leggero.
Mi lecco le labbra, quasi come per iniziare un discorso, ma la testa è vuota. Aver detto quello che ho detto, aver sentito quello che ho sentito, mi ha in un certo senso messa nella disposizione d’animo giusta, ma ancora mi chiedo se avrò il coraggio di lasciarmi andare… com’è che ha detto? “i pericoli che correrai verranno da te stessa…” Che pericoli mi riserva il mio istinto, la mia voglia di evasione, la mia voglia di lasciarmi andare, il mio desiderio di conoscere lui e quello che la sua mente ha in serbo per me? Ha detto che mi asseconderà. Forse preferirei che mi fermasse più che assecondarmi…
“Siamo quasi arrivati. Promettimi di comportarti bene, potrebbe esserci qualcuno che conosco…”
”’
“Ok, prometto che una volta arrivati sarò un perfetto amico con cui fare una innocente cena ma voglio qualcosa in cambio, prima di scendere, un aperitivo, scegli tu cosa ma che mi faccia capire che vale la pena di attendere e stare buono”
Le carezzo le labbra dicendo queste parole, le schiudo appena nel desiderarle…
”’
A quest’uomo piace mettermi in difficoltà… gli riesce proprio naturale…
Cosa vuol dire che vuole un aperitivo mentre mi accarezza le labbra??
Parcheggio. Lo osservo. Occhi negli occhi con uno sguardo un po’ perplesso. Cerco una risposta in questi profondi occhi scuri. Sorride. Beffardamente. Sta sicuramente chiedendosi cosa deciderò di dargli come aperitivo per tenerlo buono fino al dopo cena. Slacciata la cintura di sicurezza mi muovo più agevolmente. Mi giro verso di lui, di tre quarti, la sinistra appoggiata al volante, e lo guardo. Un’eternità, un attimo. So che questa serata sarà fatta di decisioni di questo tipo, che farò fatica e mi sforzerò, e che i minuti mi sembreranno eterni e gli attimi dei secondi. Mi muovo verso di lui. Inclino il corpo, lo appoggio al suo mentre la mia bocca si appoggia alla sua. Gli occhi ancora si guardano. Apro leggermente le labbra e mando la mia lingua a cercare la sua, mentre la mia mano sinistra si appoggia leggermente alla sua spalla. Chiudo gli occhi e lo coinvolgo in un bacio trascinante, fatto di lenti movimenti di esplorazione e di carezze delle lingue. E intanto la mia mano scende. Dalla spalla al torace. Si infila nella camicia lasciata un po’ aperta ad assaporare la pelle fresca. Scende alla pancia. Incontra la cintura, i jeans, e scende. La mano si ferma alla sua meta. Si appoggia al suo sesso. E preme piano. Lo esplora da sopra i jeans. Seguo la forma, esploro la consistenza… sento il calore… Si sta beando della mia incursione, la sua mano è andata alla mia nuca, ma non partecipa più di tanto… forse… forse dovrei… Allontano la mano dal suo sesso, mi stacco da lui e guardandolo fisso in questi occhi che mi sfidano dicendo “e pensi che questo basti?” vado a infilare la mia mano sotto il vestito. La porto a inumidirsi del mio sesso, della mia eccitazione, del mio desiderio, e poi gli tocco leggermente le labbra a fargli sentire l’umido, assaggiare il sapore, assimilare l’odore. Chissà se questo è un aperitivo sufficiente a farlo star buono a cena, o se gli farà solo venire più fame di me?
”’
Sfiorandole le labbra, dicendo ciò che ho detto, l’ho messa in difficoltà, volutamente, con un doppio senso neanche troppo velato ma quello che voglio é solo un bacio, un assaggio.
Si libera della cintura e godo nel vederla avvicinarsi, nell’immaginare ciò che verrà. Le sue labbra, morbide, umide, si appoggiano alle mie, carnose. Non partecipo, lascio fare e la seguo mentre si dischiude lo faccio anche io, percepisco la lingua che si insinua, le porgo la mia e lascio che giochi e lei lo fa bene, appassionata, con trasporto. Si avvicina ancora, la mano mi sfiora, mi carezza e scende, scontata la sua meta. Non chiedevo tanto ma perché negarmelo. Saggia il mio sesso che risponde, controlla, è curiosa, vuole sapere cosa c’è celato la sotto e non ho motivo per fermarla.
Dispettoso come sempre le poggio una mano dietro la nuca, non spingo verso il basso ma mi diverte la sua tensione nel credere che lo desideri anche perché è vero che lo desidero.
Si stacca, mi guarda fisso e manda una sua mano dove io vorrei mandare la mia lingua, si carezza appena, quel che basta per poi portare il suo frutto alle mie labbra. Questo è intenso, vacillo nel desiderarla intensamente ma non lo faccio vedere, lecco il suo sapore un po’ salato, ne voglio di più, ne avrò di più, lo desidero troppo ma non ora.
Stacco gli occhi dai suoi, così magnetici, scendo dall’auto mentre lei rovista nella borsa, giro attorno alla macchina e le apro lo sportello tendendole una mano per farla uscire.
Siamo vicini, è irresistibile:
“Più che un aperitivo mi è sembrata una promessa ma ora, ora devo fare il bravo ragazzo, ricordi ??? Mai ti metterei in pericolo quindi, qui, sarò un perfetto amico e null’altro ma ciò che mi nego ora dovrai restituirmelo poi raddoppiato”
”’
“Non temere, qualcosa mi dice che ne goderemo entrambi parecchio dell’attesa…”

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Scegliamo un tavolo appartato, sotto il glicine, come promesso. Ci sediamo affiancati, ma in una posizione di controllo dell’ambiente. Rilassati sulle sedie, ordinando il vino corposo tipico della zona, una buona grigliata mista e un contorno di verdure grigliate. Sorrido, ammicco… non posso fare altrimenti. Il mio piede, liberatosi dello zoccolo, va ad avvicinarsi al suo, il mio ginocchio vicino al suo… Ma io sono argento vivo. Non sto ferma. Quindi parlo, mi avvicino, mi allontano, sfioro la gamba, mi allontano, ammicco, sfioro il braccio, chiedo vino, mi lecco le labbra… mi gusto la cena, insomma. E mi gusto la compagnia. Pregustando il dopocena…
Un po’ di attesa, in silenzio e scegliamo il dolce.
”’
Non ha pace, siamo seduti uno affianco all’altro e proprio come è nel suo carattere non riesce a stare ferma un secondo. Mi stuzzica e mi stimola in tutti i modi ma, come tutti, anche io ho dei limiti.
Il più grande è verso le regole che scelgo di rispettare, non vi sono sfumature per me, solo bianco o nero ed ho promesso di non farle del male, anche se non c’è nessuno che conosce potrebbe esserci qualcuno non visto, arrivare qualcuno all’improvviso, non voglio correre rischi e quindi non posso assecondarla.
E’ difficile gustare la carne nel piatto quando la fame di quella che ho al mio fianco è così grande ma mi godo la conversazione, la compagnia, non è mai stato un fatto puramente sessuale, fin dalla prima mail, il suo modo di essere mi ha stuzzicato e chiacchierare del più e del meno è piacevole quasi quanto osservarla mentre si dibatte attorno a me restando sempre nel suo essere pianamente femminile e mai volgare.
Arrivati al dolce la mia resistenza è agli sgoccioli, ordiniamo, cioccolato, amo il cioccolato e appena il cameriere si allontana:
“non c’è speranza che tu mi faccia cadere in tentazione in pubblico, ho promesso di non farti del male e una mia promessa è una delle sicurezze più grandi che avrai mai in vita tua ma ora vado in bagno”
mi alzo e faccio per allontanarmi ma poi mi giro, con sguardo di sfida:
“Il bagno è un luogo molto più appartato”
”’
I miei occhi si illuminano… ma lui non ha visto. Non ha visto il mio sorriso di soddisfazione per la riuscita delle mie provocazioni. Non ha visto, o meglio, non ha sentito il mio orgoglio salire di una tacca… il mio sentirmi orgogliosa di me stessa per come riesco a farmi desiderare.
Seguirlo in bagno… e poi? nemmeno mi ricordo come sono i bagni qui. Certo, la tentazione è grande…
Cerco gli zoccoli sotto al tavolo e mi alzo come un fulmine. A passo svelto con il ticchettio dei tacchi che mi circonda arrivo nella sala giusto quando lui sta chiudendo la porta della zona comune che separa i due bagni, e per un istante incontro il suo sguardo che cerca il mio tra la gente. Vedo comparire un sorriso compiaciuto e accelero ulteriormente il passo.
Apro e lo trovo sulla porta del bagno degli uomini, la tiene aperta e sorride facendomi cenno con la testa di entrare.
Da qui è silenzio… solo azione…
”’
Per fortuna i bagni sono uno specchio, ho azzardato un po’ ma poi non mi sarei fermato lo stesso, la voglia é troppa ma avrei dovuto fare attenzione a dove appoggiarla e sarebbe stato un peccato…
Le lascio appena il tempo di entrare, la afferro per la vita e la giro in modo che mi dia le spalle, non chiudo neanche la porta, ci spingo lei contro, con energia, facendo solo attenzione che non sbatta.
Le prendo le mani e le porto in alto, appoggiate alla porta, in modo che il suo corpo sia a mia totale disposizione.
Appoggio il ventre al suo culo, spingo in modo che senta bene con chi ha a che fare e mordendole un orecchio sussurro:
“shhhhh, non fare un fiato”
bacio, lecco il suo orecchio sinistro mentre le mani scorrono sui fianchi, palpando avidamente senza ritegno, arrivo ai glutei, li afferro in pieno sopra il vestito e li allargo mentre struscio il cazzo che mi sembra scoppiare. Massaggio, palpo, insinuo le dita nel solco facendo rientrare il vestito e poi mi dedico al collo, finalmente, vellutato, saporito, lo bacio, lo lecco, lo percorro, ora so cosa prova un vampiro affamato.
Le mani scorrono in avanti, si appoggiano nell’incavo delle cosce, le dita a contornare il suo sesso, vorrei scoprirlo, immergermi dentro, aprirlo e masturbarlo per sentirne il calore, per scoprire quanto è bagnata ma non voglio ancora sapere se ha gli slip, la desidero ma voglio farlo quando avrò la possibilità di goderne appieno quando, se dovesse aver ubbidito al mio ordine, se dovessi trovarlo nudo, avrei avuto la possibilità di farle pagare il prezzo della sua sottomissione.
Le stringo la patatina dai lati, muovo le mani in sincrono per massaggiarle il sesso, spingo con le dita in profondità perché mi senta fino all’interno e massaggio, stuzzico…
Continuo a mangiare la sua pelle, scendo un po’ fino a poter mordicchiare i nervi sensibili alla base del collo e le mani salgono, trovo i seni abbondanti, affondo le dita nella loro morbidezza, sento i capezzoli turgidi sotto la stoffa, li stimolo un secondo con le dita e poi agguanto ancora in pieno, i polpastrelli violano il vestito, il reggiseno, trovano la pelle calda e allora non resisto, lo scopro, li espongo nella loro pienezza facendo scivolare gli indumenti verso il basso, ne godo appieno mentre non le dò pace con le labbra, la lingua, i denti…
”’
Assaporata, gustata, voluta… è così che mi sento mentre le sue mani mi percorrono, mentre mi esplorano.
Il suo sesso eretto contro le mie natiche, la sua voglia a spingere contro il mio corpo… il mio corpo che vibra di desiderio, che trema di piacere al soffiare lieve del suo fiato nel mio orecchio, che si agita alla pressione delle dita sulle zone sensibili.
Mi mordo il labbro inferiore mentre le sue mani massaggiano il mio sesso, mordo per evitare di parlare, per evitare di chiedergli di alzare il vestito, per evitare di dirgli di entrare nel mio corpo e sentire i miei umori. Mordo il labbro per non dirgli che ora potrebbe fare qualsiasi cosa di me perché, sì, io ho provocato lui, ma la sua compostezza, il suo controllo mi hanno eccitato in un modo che non mi aspettavo. Gli sguardi che si beavano dei miei occhi quando lo guardavo erano carichi di voglia in aperto contrasto con i messaggi del corpo. Io sono coerente con me stessa, lo volevo lì fuori e lo vorrei adesso.
Gemo al massaggio delle sue mani sul mio sesso, mi sta facendo impazzire… e mi sfugge un mugolio di delusione quando si allontanano per dedicarsi al mio seno. In compenso mi morde il collo… sono gatta, sono terribilmente gatta, mio caro… se mi mordi il collo io lo piego e te lo porgo e mi immobilizzo in attesa della tua mossa… Intanto spingo indietro il bacino, ad assaporare meglio il contatto del tuo corpo con il mio, a valutare la dimensione del tuo desiderio, a provocare una reazione dal tuo corpo….
Avrei voglia di girarmi, avrei voglia di baciarti, avrei voglia di toccarti… ma tu vuoi assaporare il mio corpo così, contro la porta… Se qualcuno si avvicinasse, sentirebbe i miei gemiti.
Sentirebbe il mio calore. Sentirebbe la mia voglia.
”’
Mi massaggia con il suo culo, spinge a chiamarmi, ad incitarmi a stuzzicarmi.
Tolgo una mano dal paradiso del suo seno, le afferro i capelli, rude ma non troppo la costringo a girare la testa, ad avvicinare le labbra alle mie, pochi millimetri ci separano, sento il suo respiro e continuando a spingere la testa la faccio girare ma senza darle spazio, facendola strusciare contro di me, finalmente i suoi occhi verdi nei miei, così vicino, in primo piano perché possa coglierne tutta la bellezza.
Le sue labbra si schiudono ad invitarmi, afferro i seni da sotto per esporli meglio, li guardo un attimo e l’eccitazione aumenta, qualche anno fa non avrei resistito, l’avrei posseduta li in piedi ma ho imparato ad attendere, a gustare lentamente per gustare a pieno.
Scendo con la testa senza abbandonare il suo sguardo, sfioro con le labbra la curva dei seni ma senza mai toccare davvero e poi, teatralmente, apro la bocca e accolgo tutto un capezzolo, tutta l’aureola, la guardo, la guardo e la lecco, ci girlo attorno con la lingua, lentamente, intensamente e poi, mentre le dita afferrano quello ancora libero per torcerlo un po’ la lingua lappa quello nella mia bocca, la punta del capezzolo, lo struscia, lo mordo per tenderlo un po’ e lappo, massaggio, solo qualche secondo e mi stacco. Afferro i fianchi tirandoli a me, a farla alzare una coscia quel tanto che il vestito permette, mi aggancio alle natiche tirandola in su e baciando, risalgo, centimetro dopo centimetro, bacio dopo bacio, il collo, il mento e, finalmente, le labbra in cui mi immergo avidamente mentre le sue mani scendono ad abbracciarmi….
”’
Gemo a ogni intensa pressione delle sue labbra sul mio corpo, che sia sulla pelle, che sia sul capezzolo, che sia sul collo…
Mi sta facendo salire l’eccitazione dandomi poco per volta, dandomi una promessa di un bacio che non arriva, facendomelo aspettare donandomi morsi e piccole stilettate. Un piccolo mix di fastidio e piacere accompagna la sua esplorazione del mio seno. Il mio corpo vuole queste attenzioni, vuole questo calore. Non oso muovere le mani, non voglio disturbarlo nella sua esplorazione, ma quando si è saziato del mio seno, la sua bocca sulla mia, le sue mani sul mio culo, la mia gamba ad abbracciarlo. Le mie braccia finalmente a cingerlo. Un bacio profondo, appassionato, intenso, carico di promesse e di sensazioni.
Sento la mano di lui che tentenna e resiste dal cercare troppo avidamente il mio culo. Ancora non ha soddisfatto la sua curiosità… immagino il suo pensiero “l’avrà fatto o no?”
Vorrei che mi prendesse qui, che mi prendesse ora, che scivolasse dentro di me con la facilità con cui la sua lingua si è impossessata della mia bocca. Vorrei che mi facesse sua, contro questa porta… sono fradicia e ho voglia di dirglielo…
Ma di colpo si stacca da me. Fa un passo indietro. Sono stravolta dalla voglia. E i suoi occhi sono fuoco, ma solo per un momento. Poi c’è il controllo. Il controllo assoluto che gli sale da dentro.
Il controllo che sapevo di potermi aspettare da lui.
”’
Faccio un passo in dietro, appoggio la fronte alla sua, le labbra a pochi millimetri, é stato difficile staccarle, un sospiro profondo a riprendere la calma.
Ritrovo i suoi occhi, ardono come sento ardere i miei, mi sfugge un sorriso.
Ricopro il seno, prima un indumento, poi l’altro, con attenzione, metodo, faccio un buon lavoro nel ricomporla ma poi mi tolgo uno sfizio, un capriccio, la mia mano scivola sul suo corpo, scende palpandola in modo marcato, raggiungo il suo sesso, lo afferro in pieno, le dita a premere sotto, dove é più morbida, più calda, se non ci fosse l’abito in sua difesa le scivolerei dentro come fosse burro fuso.
Si tende, inarca la schiena nell’irrigidirsi sotto la mia presa forte:
“Credo che i nostri dolci siano arrivati, sarebbe un peccato farli attendere”
Non aspetto risposta, scivolo fuori dal bagno, mi guardo attorno, non c’è nessuno, le afferro la mano per trascinarla con me verso il tavolo, rido, ride ma appena fuori dal bagno la lascio, è ora di fare i bravi…
”’
Mi sento arruffata, come un gatto che ha appena finito una lite con un altro gatto… mi sento spettinata, accaldata… eccitata… euforica. Sento il profumo della mia eccitazione quando mi siedo di nuovo al tavolo. Si mescola con il profumo della torta al cioccolato che mi sta aspettando. I miei gusti preferiti… l’eccitazione e la cioccolata. Prendo un boccone con la forchetta, lo alzo, lo guardo, già… lo guardo con la stessa avidità con cui poco fa guardavo lui. E gli lancio uno sguardo complice. Sorride. Sta pensando la stessa cosa che penso io, perché il suo sguardo va dalla torta al mio corpo.
La conversazione procede. Più pacata di prima, come se almeno la fame iniziale si fosse placata un po’. Anch’io sono più tranquilla, il mio piede nudo appoggiato tranquillamente alla sua caviglia, il mio corpo mollemente appoggiato alla sedia, girato leggermente verso di lui, il centro delle mie attenzioni e del mio mondo stasera. Chissà se si rende conto del fascino che sprigiona con questa sua forza di volontà, con questo autocontrollo. E’ impeccabile. Aveva detto che si sarebbe comportato come un amico e così ha fatto. Ma è tempo di pagare e andare altrove… verso una nuova avventura, verso un altro assaggio di vita, verso una nuova soddisfazione di istinti.
Una volta seduti in macchina siamo di nuovo soli.
“Ti porto a vedere la città illuminata dall’alto o hai qualcos’altro in mente?”
”’
“La città illuminata dall’alto va benissimo, la mia stanza é all’ultimo piano, da li potremmo vedere cose magnifiche.
G, per me abbiamo giocato abbastanza, é ora di fare sul serio, sempre se te la senti”
I miei occhi nei suoi, sono molto serio ora e lei sa che dicendo “fare sul serio” le allusioni sono molte e alcune sono oltre i suoi limiti.
La mia sfida è lanciata…
”’
Ecco che arriva il sasso, o la sfida…
Siamo al momento in cui non posso più far finta che sia un gioco. In cui devo decidere se quello che gli ho detto prima era vero o se era solo una scusa, un pretesto per passare una bella serata.
Nonostante tutto ho un nodo allo stomaco. Nonostante la sicurezza che mi dà, nonostante la tranquillità che mi fa sentire, nonostante l’elettricità che c’è tra noi.
Deglutisco. Chiudo gli occhi, sento il bisogno di staccarmi un attimo da lui, dal suo influsso. Di essere sola con me stessa e capire se veramente voglio affidarmi a lui. Completamente.
Sospiro. Apro gli occhi e li fisso nei suoi. E’ paziente, come sempre con me. E non capisco perché lui sia così, non lo capisco ancora. Stringo le labbra e poi le lecco.
“Andiamo in albergo.”

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Il viaggio di ritorno scorre nel silenzio, non faccio nulla per avvicinarmi a lei che tiene gli occhi fissi sulla strada, è tesa, ha paura e lascio che cuocia un po’ nel suo stato d’animo.
Arriviamo, scendiamo, entriamo in albergo e prediamo l’ascensore, di nuovo soli, appartati.
Mi avvicino, le carezzo il viso con una mano, i capelli:
“Giulia, tu sei una donna eccezionale, mi piaci per mille motivi ma non voglio che tu abbia paura. Varcata quella porta, al suo interno, non ci sono pericoli per te. Non mi aspetto nulla, non voglio nulla, quello che sei, come sei è già abbastanza quindi sappi che qualunque cosa accadrà io non sarò mai deluso e soprattutto non perderò mai il controllo, questa sera la dedico a te, ti pongo al centro del mio mondo in questa notte, ti accompagnerò, guiderò ovunque vorrai andare e basterà un tuo cenno perché io mi fermi, rallenti o cambi strada. Con me non corri rischi ed in ogni caso, l’averti conosciuta oggi, sarà sempre uno dei ricordi più belli della mia vita”
Le bacio le labbra dolcemente, con affetto mentre l’ascensore si apre, la porta della mia stanza davanti a noi, la apro, spalanco e le faccio spazio per entrare:
“fidati di me Giulia”…
”’
Varco la soglia. La stanza è splendida. Arredata in modo moderno, come tutto l’hotel. Qui il restauro è andato oltre le mie aspettative! Meraviglioso!
Il letto è in un angolo. Ed è rotondo. Sopra un controsoffitto di lucette led che simula un cielo stellato. Uno splendore! Il sogno di ogni donna…
Mi tolgo gli zoccoli in un istante e a piedi nudi sul parquet esploro l’ambiente, è una cosa che faccio d’istinto, è più forte di me. Se non dò un’occhiata in giro, non sono contenta.
Torno davanti al letto. Mirko non si è spostato dallo specchio della porta, l’ha solo chiusa, si è sfilato le scarpe ed è rimasto lì a guardarmi da lontano. Che essere strano devo apparire ai suoi occhi!
Allunga una mano e modifica le luci. Si spengono tutte tranne i led azzurri. La luce è delicata e soffusa. Ed è ancora più bello di prima. Come stare sul serio all’aperto sotto le stelle.
Siamo uno di fronte all’altra. Non so cosa vuole che io faccia. Non so come dovrei comportarmi. Almeno nel suo mondo… perché nel mio… nel mio… nel mio so come muovermi.
Mi avvicino. Mi metto in punta di piedi, appoggio le mani alle sue spalle e gli dò un bacio sulle labbra. Leggero. Appena appoggiato. Lo guardo negli occhi. Torno giù, sui piedi e sempre fissandolo intensamente gli sfilo la giacca. Inizio a sbottonare la camicia, lentamente, senza aiutarmi con la vista, solo le dita, che passando da un bottone all’altro sfiorano la pelle. Tutta aperta, gliela sfilo, facendo attenzione a non toccarlo questa volta. Appoggio quindi anche questa ad una sedia lì vicino.
Poi inizio a sollevare il vestito per sfilarmelo dalla testa. Siamo vicinissimi. Forse 15 centimetri. Il mio seno quasi sfiora il suo petto. Ora scoprirò se mi sto comportando nel modo giusto.
”’
Entra, chiudo la porta e ci sfiliamo le scarpe quasi contemporaneamente, comincia a girare nella stanza, controlla il territorio, lo analizza.
Abbasso le luci, come a richiamarla a me, la luce soffusa la metterà più a suo agio, è così bella nel suo essere sensualmente istintiva.
Si avvicina, resto immobile mentre mi bacia in modo delicato, mi toglie la giacca, sbottona la camicia, delicata, nei suoi gesti si sente tutta la sua insicurezza nell’essere li con me, la lascio fare senza intervenire poi la vedo afferrare il vestito per sfilarlo, sale centimetro dopo centimetro a svelare il mio bottino e proprio in quel momento distolgo lo sguardo da lei, con calma vado verso il letto dandole le spalle, questo ha minato le sue sicurezze, proprio mentre mi si stava donando l’abbandono come non mi interessasse, resta di ghiaccio.
Mi siedo sul letto, comodo poi pianto ancora gli occhi nei suoi e con tono calmo:
“Avanti….. Spogliati…. completamente e poi resta immobile !”
”’
Mi spiazza. Mi lascia lì, con le mani sul vestito appena appena alzato. Mi ignora per un lungo istante. Mi giro come una furia, pronta a dirgli quello che penso, quando si gira e si siede sul letto. Gli occhi nei miei e mi ipnotizza e di colpo la furia si è calmata.
“Avanti….. Spogliati…. completamente e poi resta immobile !”
Spogliarmi… lo stavo facendo. Ma non così… non mi piace mostrarmi. No, non è vero, mi piace mostrarmi, ma alle mie condizioni, non mi piace essere in mostra, non mi piace essere sotto esame. Sono a mio agio nuda, nonostante le imperfezioni e le morbidezze del mio corpo. Ma un conto è essere nuda affianco a qualcuno, farmi perlustrare dalle dita, dal naso, dalla lingua… un altro conto è essere esposta a questa distanza. Permettere al suo sguardo di indugiare su di me, sulle parti di me che non amo, di cogliermi nella mia interezza e osservare i particolari.
“Avanti….. Spogliati…. completamente e poi resta immobile !”
Deglutisco, sospiro. I pugni si sciolgono. Afferro il vestito e lo sfilo, lentamente, dalla testa. Lo getto sulla sedia. Slaccio il reggiseno che lo segue. E sono nuda. Con gli orecchini e lo spillone tra i capelli. Dovrò togliere anche quelli? Decido per il si. Sfilo gli orecchini e lo spillone, mi avvicino alla sedia e li appoggio al sedile.
Ora sono veramente nuda. Inerme. Mi riposiziono alla stessa distanza dal letto. Ferma. Immobile. Offerta al suo sguardo.
E attendo il nuovo ordine.
”’
Quello che sto facendo è sbagliato con la donna che ho davanti, lo so bene, la sto mettendo a disagio, sto rischiando di spegnere il suo fuoco, forte, intenso ma instabile ma devo farlo, è fondamentale e devo osare per sapere cosa cerca.
Si spoglia davanti a me, rabbia a passata nei suoi occhi come un fulmine ma sembra sopita per ora, è nuda, non aveva gli slip, mi fa piacere ma non mi stupisce più di un tanto per quanto sia significativo, molto significativo. Quello che fa poi mi colpisce davvero, toglie gli orecchini, si libera dello spillone mentre i capelli cadono liberi, affascinante, come lo sapeva ??? Ora è veramente nuda, proprio come piace a me, solo lei senza nulla a sporcare la sua bellezza, sono affascinato.
La osservo li immobile, devo riflettere e prendo tempo facendole pagare la sua scelta di assecondarmi.
Avrei potuto godere di una notte semplice in sua compagnia, solo sesso, appagante, intenso, sarebbe stata un’esperienza indimenticabile ne sono certo ma sarebbe stata una scelta egoista.
Se è li davanti a me, in questa scomoda situazione, è perché vuole che le faccia provare qualcosa di nuovo, vuole che le faccia incontrare le sue fantasie più nascoste e non voglio deluderla ma la conosco poco, devo muovermi con attenzione, cercare di capirla in poco tempo, con poca esperienza.
Sto tirando una corda davvero troppo tesa, se sbaglio si romperà e sarà tutto rovinato ma se riesco suonerà una melodia paradisiaca per tutti e due.
Va bene, vuoi sapere cosa significa essere schiava ??? Non sei pronta, lo so ma forse, forse sei pronta ad un assaggio, il primo, quello fondamentale che ci dirà se fa per te o no.
Mi alzo, non guardo più i suoi occhi ma solo il corpo esposto, osservo ogni curava, ogni anfratto, ogni imperfezione con calma. Mi avvicino ma mai abbastanza, sono lento, metodico, le giro attorno e scompaio alla sua vista per un tempo che deve sembrarle eterno. Il silenzio ci avvolge per lunghi minuti, non la tocco mai ma è ora di darle forza, mi avvicino ancora, mi sporgo alle sue spalle ma evito sempre il contatto, le labbra a sussurrarle in un orecchio, appena percettibile, come un segreto fra noi, come una parentesi nel nostro gioco:
“Sei eccezionale, bellissima e mi stai stupendo, ti adoro”
poi mi metto davanti a lei, ci sfioriamo appena e con tono perentorio:
“In ginocchio ! Sai cosa voglio !”…
”’
Reggo lo sguardo. E’ una sfida e una prova.
Ed è un ordine. Lo so.
Come sapevo che sarebbe arrivata questa richiesta.
Ma si va ai miei tempi. Almeno in questo… per questo piccolo gesto…
Resto con gli occhi fissi nei suoi e scendo in ginocchio. Senza toccarlo minimamente. Le mani si alzano a slacciare la cintura.
Il mio verde perso nei suoi occhi scuri. Mi indaga mentre gli slaccio i pantaloni. Lo faccio con cautela e con calma assoluta.
So cosa sto facendo e so come farlo. E … non sarai molto diverso dagli altri uomini… ti piacerà quello che ti farò, sono presuntuosa in questo, sono sicura che ti piacerà…
I calzoni finiscono a terra. I boxer seguono un istante dopo.
I miei occhi nei tuoi.
L’odore forte, potente, inebriante, del tuo desiderio mi avvolge. Non mi serve guardare per sapere che sei eccitato. Per sapere che non vedi l’ora che la mia bocca si avvicini. Per sapere che è tutta la sera che non aspetti altro.
Ora, solo ora la mia mano si avvicina, ti afferra dolcemente, con due dita, non mi serve di più. Solleva dolcemente, perché c’è una cosa da cui voglio iniziare… mi piego leggermente, piego la testa un po’ da un lato e, sempre guardandoti negli occhi, tiro fuori la lingua e partendo dalla base, la passo su tutta l’asta, a saggiarne la lunghezza e verificare quanto mi stai desiderando.
Arrivo fino alla punta e tengo la lingua appoggiata al glande, facendoti immaginare la successiva immissione nella mia bocca… ma non lo faccio. Torno a leccare l’asta. Torno a percorrere la tua lunghezza. Torno a inebriarmi del tuo profumo.
Di nuovo il tuo glande sulla mia lingua. I miei occhi sempre incollati nei tuoi.
E ancora un terzo passaggio… Più umido, più saliva sulla mia lingua, più voglia nella mia bocca… di averti nella mia bocca.
Attendo un istante così, quasi da fotografare, da far sì che quest’immagine ti resti per sempre, poi con calma e decisione ti privo del mio sguardo e affondo la bocca attorno al tuo sesso.
E scendo. Ti prendo, ti faccio mio. Più che posso, fino alla base non ce la posso fare, ma ti faccio sentire il fondo della mia bocca. E ti massaggio con la lingua. Poi sfilo piano, premendo con la lingua contro il palato. Muovendola poi quando arrivo al frenulo, per poi sfilarti completamente dalla bocca e appoggiare il glande alla lingua.
I miei occhi di nuovo nei tuoi. Un lampo di luce… un guizzo… sei uomo anche tu, quindi…
E torno a leccare l’asta come fosse un gelato… dalla base, alla punta. E ti assaggio di nuovo fino a quanto posso, fino al fondo della bocca… e annuso il tuo odore, me ne beo, mi inebrio.
Ti venero. Venero il tuo sesso. Con passione, con tutta la passione che posso mettere in questo gesto, continuo il mio sapiente e attento lavoro di leccate e inserimenti… di titillamenti e leggeri risucchi. Le mie mani ormai sono sulle tue cosce, a tenerti fermo, a spingerti dolcemente verso di me.
“Vuoi sederti?” sussurro guardandoti e leccandomi le labbra…
”’
In piedi, nuda davanti a me, bella, desiderabile, ti desidero, troppo, perché ?
I tuoi occhi cambiano espressione, avevo incrinato le tue sicurezze chiedendoti di mostrarti, lasciarti esaminare ma ora, ora brillano di nuovo, ti piace quello che ti ho chiesto, ti mette a tuo agio, sei spavalda, vorrei sorridere ma il mio ruolo non me lo permette e resto impassibile ad attendere.
E’ tonata la gatta, sensuale nel muoversi, sicura in quello che fa, ti abbassi guardandomi, sfidandomi, non abbassi mai lo sguardo nello spogliarmi, neanche quando vedo la tua lingua fare capolino dalle morbide labbra, mi lecchi, dalla base alla punta e il mio cuore accelera attendendo il momento in cui mi ospiterai nella tua bocca ma non ti ho ancora vinta, vuoi il controllo, vuoi che ti desideri e ci riesci, continui a leccare, mi fai attendere, avrei voglia di prenderti la testa e spingermi in te ma se tu sei caparbia io non sono da meno e resisto, resisto fino a quando, finalmente, decidi di accontentarmi.

Scivolo dentro di te, non tutto ma abbastanza da stupirmi, socchiudo gli occhi mentre sospiro, in silenzio, non puoi vedermi ora, mentre mi lascio andare ma solo per un istante, quando mi fai uscire continuando a leccarmi solo la cappella mi sono ricomposto o almeno credo ma i tuoi occhi che tornano a inchiodasi ai miei mi fanno pensare di essere stato beccato, che tipa che sei ma va bene lo stesso, sei brava ed è giusto che si veda nelle mie reazioni.
Continui il tuo lavoro di leccate e affondi, è veramente difficile stare fermo, non dare sfogo a quello che provo muovendomi nella tua bocca, in quella splendida bocca che mi offri ma voglio farti fare tutto da sola, non voglio aiutarti e, decisamente, non hai bisogno di aiuto.
Mi godo ogni istante, mi godo il tuo impegno, sei impeccabile, non cerchi scuse, le tue mani sono sulle mie cosce ed usi solo la bocca, è paradisiaco…
“Vuoi sederti ?”
“eh ? cosa ? cacchio, il mio cervello se ne è andato in vacanza per un istante, voglio sedermi ? boh, e chi ci pensava ma poi, perché no ?”
ok, ok, forse ti ho sottovalutata e questo mi intriga, siamo solo all’inizio e le cose si stanno facendo interessanti, tutto questo coinvolgimento vuol solo dire che posso osare di più.
Prendo le tue mani, ti aiuto ad alzarti, ancora di fronte a me, sempre nuda, sempre irresistibile, ti rubo un bacio, solo un istante ma mi andava tanto e poi mi piace sentire il mio sapore sulle tue labbra.
Indietreggio trascinandoti con me, mi stacco, a malincuore, dalle tue labbra e mi siedo, tu in piedi fra le mie gambe aperte, mi sdraio sul letto, le gambe piegate al di fuori del materasso, incrocio le mani dietro la testa e chiudo gli occhi…
”’
Mi fai alzare? Perché? Sorrido nel realizzare che hai voglia di un mio bacio. Di un contatto più personale. E mi piace. Mi piace che mi desideri. Mi piace che non sono solo un oggetto del divertimento. Mi piace stringermi sul tuo corpo, sentire i tuoi muscoli che reagiscono al calore del mio corpo, agli sfioramenti delle mie dita…
Ti metti comodo. Ora mi metto comoda anch’io. Afferro un cuscino e lo butto a terra, ai tuoi piedi, tra le tue gambe. Mi ci inginocchio e mi appoggio alle tue cosce. Tra le tue gambe… l’oggetto delle mie attenzioni, il centro del mio mondo. Orgoglioso della sua fisicità, del suo turgore, prepotente nella sua sicurezza, sfida il cielo con un piglio di superiorità. E fa bene…
Mi avvicino con entrambe le mani. E lo accolgo tra esse, come se fosse il centro di una preghiera. Resta fuori un lembo di pelle alla base, davanti alla mia bocca. Da qui riparto. Da qui la mia lingua si incolla. Da qui inizia la mia scalata. Vediamo come affrontare questa sfida…
La lingua sale piano, mentre anche le mani si muovono verso l’alto, a sfilare tutta questa prepotente erezione dalla copertura creata. La lingua si stacca, le mani tornano giù… con una leggera pressione, le dita allargate a circondarlo. La lingua si riattacca. Sale. In sincrono con le mani. Poi si stacca e le mani tornano giù. Piego la testa leggermente di lato, piego il busto e con la lingua vado a accarezzare i due gioielli che stanno qui sotto… mentre le mani continuano la preghiera attorno all’asta, premendo piano con la punta delle dita quando arrivano all’altezza del glande.
La lingua si prende cura delle rotondità, coccola, soppesa, sposta, con dolcezza e con lentezza, con leggerezza e con cautela. Piano aspiro e con le labbra mi impossesso di uno di questi gioielli preziosi, e tenendolo in bocca lo succhio piano accarezzandolo con la lingua.
Il tuo respiro è un po’ accelerato, deduco che il massaggio ti stia piacendo. Te lo stai godendo, lì disteso, braccia dietro la testa… Mi dedico solo a te, forse non ti aspettavi questa dedizione, ma di sicuro non ti dispiace.
Torno con la lingua su quel triangolino di pelle libero alla base dell’asta. E di nuovo salgo con le mani. Ma quando arrivo in cima apro leggermente la bocca e inizio un massaggio al glande fatto di pressioni e leggeri inserimenti. Infilo e sfilo, premo leggermente e lecco. Concentro tutte le mie attenzioni al glande, in questo momento per me è una parte per il tutto… Se mi impegno e ne ho voglia, potrei farti venire solo dedicandomi a lui, con questi piccoli inserimenti, con queste pressioni delle labbra, con queste lappate di lingua. Ma non è quello che voglio. Apro un po’ di più le labbra e senza preavviso, senza togliere le mani, senza modificare il ritmo scendo di colpo imboccando quanta più parte di te riesco. Hai un sussulto. Non ti aspettavi il cambiamento. Ti piaceva il massaggio. Ma ora, il massaggio è più completo, più profondo… Il tuo sesso scorre nella mia bocca ed è venerato dalle mie mani, una si sposta e va ad accarezzare i gioielli, stringendoli piano, per poi spostarsi nella zona del perineo, subito dietro. E lì premo, dolcemente ma con fermezza, con le nocche, mentre la bocca scorre e l’altra mano la supporta. La tua asta è ormai ricoperta di umori: la mia saliva mescolata alle tue gustose goccioline. Aumento un po’ il ritmo. Voglio farti venire.
”’
Sei comoda nel prenderti cura del mio sesso, ti diverti a massaggiarlo, scorrerlo e non dimentichi neanche i testicoli, è piacevole sentirli entrare fra le tue labbra, sentire la tua lingua che li stuzzica ma poi torni al pene, sussulta sotto i tuoi colpi, lo stimoli in vari punti, con calma, attenzione, sei brava, di solito ci vogliono mesi per avere tanto e questa è una gradita sorpresa ma poi i ti fai più audace, imbocchi appena la punta, la succhi, la stimoli e mi fa effetto, stare fermo è sempre più complicato ma ho deciso di godermi la tua maestria senza intervenire ed è quello che farò solo che poi ti schiudi, mi accogli, scivolo lubrificato in te e questo mi da i brividi, mentre massaggi con la bocca, con le mani, mi sciolgo, mi lascio andare, gemo perché tu sappia quanto lo apprezzo.
Nel momento in cui le tue dita vanno a stimolare quel punto sensibile poco sotto il mio sesso mi rendo conto di essere vicino al limite, il desiderio di alzarmi, afferrare il tuo corpo invitante, palpare i tuoi seni mentre sono proprietario delle tue labbra è fortissimo ma non voglio disturbarti, sei eccezionale e non ho motivo di intervenire ma… Ma sono un gentil’uomo e non mi piace rubare nulla, voglio che tutto mi venga donato, mi alzo a sedere, afferro il tuo viso, un bacio, ogni volta che ne ho la possibilità non riesco ad evitare di baciarti e mentre le labbra si sfiorano, sottovoce:
“Stai per farmi godere, se vuoi che il mio seme vada sprecato é meglio che non usi più queste stupende labbra”
libero il tuo viso e mi stendo di nuovo…
”’
Le tue mani sul mio viso, inattese, a staccarmi dal mio gioco, a privarmi del tuo sesso, ad arrestare il mio ritmo…
“Stai per farmi godere, se vuoi che il mio seme vada sprecato è meglio che non usi più queste stupende labbra”
Sgrano gli occhi. Mi lecco le labbra. “Non è sprecato. Spero vorrai donarmelo, farmelo bere, farti assaggiare. Lo voglio nella mia bocca…”
Torni a stenderti con un sospiro. Lo prendo come un segnale di via libera.
Ci sarà tempo per avere altro da te, non è ora che voglio che tu sia attivo con il mio corpo. Ora voglio berti, godermi il tuo orgasmo, esserne artefice e bearmene…
Le mani non si erano fermate che un istante. Un lungo incredibile istante in cui mi ero persa nei tuoi occhi, in cui la tua bocca ha assaggiato il tuo sapore dalla mia, in cui il mondo è rimasto con il fiato in sospeso. Ma ora… ora si muovono di nuovo, piano dapprima. Con lenti misurati movimenti. Sempre di venerazione. La mia bocca sulla punta del tuo sesso. Una mano saldamente alla base dell’asta, l’altra a tracciare piccoli cerchi sul tuo perineo.
Affondo di nuovo attorno a te, di nuovo fino a dove posso, di nuovo a prendere tutto quello che riesco, di nuovo ad avvicinarmi il più possibile alla tua pelle, di nuovo ad annusare il tuo odore. Gemi e la mia lingua preme con forza il tuo sesso sul palato, stringendo l’apertura mentre ti sfilo piano, infinitamente piano. Mentre mi fermo a strofinare il tuo frenulo con la punta della lingua, orizzontalmente e velocemente per poi di nuovo affondare attorno a te, assaggiarti e impossessarmi di te. Mi sfilo ancora e con la lingua giro intorno il bordo del glande, quella specie di gradino che tanto mi piace seguire. Di nuovo sul frenulo e poi mi immergo ancora in te, attorno a te, di te, su te. Stringendo le labbra. Rendendo l’accesso più stretto. Gemi e sussulti. Ormai sei vicino, non mi sfilo più. Voglio sentire il tuo sapore, gustarlo appieno. Inizio a percorrere la lunghezza dell’asta un po’ più velocemente, la mano allo stesso ritmo della bocca, mi muovo tutta per assecondare il movimento e essere sicura che tu ne goda completamente. I miei capelli mi oscillano intorno e ti solleticano la pancia mentre l’altra mano continua le piccole rotazioni con le nocche, dolcemente. La saliva mi cola dalla bocca, a inumidire la mano, a bagnare la tua voglia, a lubrificare lo scorrimento. Finché il tuo corpo ha uno spasmo. La tua mano arriva prepotente sulla mia testa solo ad appoggiarsi, per sottolineare che tu ci sei e il tuo getto caldo si riversa nella mia bocca, in gola… un lungo fiotto di te … interminabile, abbondante, mi cola agli angoli della bocca… ma continuo il movimento, rallento, allungo l’ampiezza. Uso entrambe le mani, di nuovo. Inghiotto. E poi sempre rallentando comincio a ripulire quanto non sono riuscita a inghiottire, lunghe lappate al tuo sesso che soddisfatto ancora rilascia qualche goccia, fino a quando non lo sento perdere consistenza e rilassarsi.
Sono eccitata, soddisfatta, tranquilla. Sì, tranquilla ed eccitata insieme, strano, ma io sono così…
“Grazie per avermelo permesso, hai un buon sapore” sussurro…
”’
Mentre mi scarico nella tua bocca gemo per il godimento che provo e tu continui, fino alla fine, il tuo lavoro è stato eccezionale e curi anche i dettagli, sussulto mentre le sensazioni si fanno troppo intense ma non mi oppongo, ti lascio fare come è giusto che sia e quando, alla fine, ti stacchi, sorridendo beatamente, ti tiro a me, al mio fianco sul letto, ti abbraccio, ti stringo, ti bacio teneramente, sono vuoto e sto bene mentre il tuo corpo nudo si struscia sul mio.

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Restiamo li per un lungo istante, silenzio, rilassamento, vorrei dirti grazie ma io non sono così, non ringrazio mai per queste cose, io ripago…
Afferrandoti per i fianchi ti guido, ti faccio salire fino a che non appoggio la parte alta della schiena sulla testata del letto, uso i cuscini per farti stare comoda, uno lo infilo sotto il tuo culo ma non tropo avanti, quel che basta perché stia un po’ più alto ma lasciando il tuo sesso completamente esposto, ti allargo le gambe e vi striscio in mezzo, sono sopra di te, senza toccarti, sorretto dalle braccia, un bacio lungo, appassionato tanto da riaccendere la passione in me mentre una mano scorre fino al tuo sesso, ci si appoggia coprendolo totalmente, le dita sull’apertura, il pollice appena sopra il clitoride, sei calda, umida, massaggio con ampi cerchi ma senza entrare, poi il collo, lo accolgo fra le labbra in un bacio, fra i seni, avido, scivolo, l’ombelico, lo stuzzico un po’ con la lingua, ti fa il solletico appena per poi baciare proprio dove i peli del pube sono più fitti.

Alzo gli occhi, trovo i tuoi che mi osservano, sto ancora massaggiando, sorrido, sorridi, tolgo la mano, ti espongo e scendo con la bocca…
Scendo troppo, sfioro ma non mi fermo, arrivo fino al ginocchio, poco prima, bacio l’interno della coscia, lecco mentre con le mani massaggio più giù, all’attaccature delle gambe, i pollici delineano il contorno del tuo frutto che si sta schiudendo seguendo le mie dita, bacio mentre scendo, mentre affondo e intanto disegno lenti cerchi con i pollici tanto ampi da far aprire le grandi labbra mostrando i tuoi segreti.
La bocca è quasi arrivata, ha percorso tutta una gamba, è tanto vicina che devo spostare le mani appoggiandole sul tuo ventre, i pollici appena sopra l’osso pubico a spingere cercando di massaggiare l’interno.
Bacio all’attaccatura, un bacio ampio tanto da sconfinare un po’ sul tuo sesso, mi fermo un attimo a leccare quella sottile striscia di carne fra la coscia e il labbro esterno e poi mi stacco, sospiro inspirando il tuo odore, degusto, apro le labbra e avvolgo tutta la tua fica, totalmente nelle mie bocca, la lingua si appoggia nella parte bassa della fessura, si fa strada spingendo, insinuandosi, aprendo e scorre verso l’alto, passa sopra l’entrata, la supera insinuandosi un po’ dentro, risale, strofina bene quella zona sensibile che da li porta al clitoride ma non si ferma, sento appena il bottoncino mentre inarchi la schiena, lo schiaccio, lo sospingo verso l’alto e poi la lingua schizza via dove non vi è più nulla, succhio tutti i tuoi umori in me, deglutisco assaporando soddisfatto e riparto verso destra, verso l’altra coscia, solo due baci, mi allontano appena, scherzavo…
Faccio scivolare i pollici al fianco del tuo sesso, piano, molto piano, osservando da così vicino lo vedo schiudersi, sempre di più, esporsi, il rosa più scuro, acceso, le piccole labbra, indifese, cedono e si allargano, l’entrata della tua vagina le segue lasciandomi lo spettacolo del suo interno, tiro ancora, posiziono meglio i pollici per far si che ti allarghi completamente, lo spacco si apre sempre di più, anche nella parte alta e tutto viene messo in mostra per i miei occhi avidi.
Ritorno, struscio le labbra nelle parti più sensibili, voglio che mi rimanga un ricordo indelebile per gli occhi, per l’olfatto, per il gusto.
Faccio uscire la lingua, larga, ruvida, la irrigidisco e con la punta cerco il bottoncino, piccole lappate, intense e veloci ma poche poi scorro tutto l’interno delle grandi labbra, ruoto scendendo, passo sotto l’ingresso, mi soffermo un attimo in quel piccolo punto che separa il tuo sesso dall’ano ma mi trattengo dallo scendere di più, risalgo, concludo il mio giro, torno sul clitoride, lappo ancore come prima ma, millimetro dopo millimetro scendo, lavoro bene quella piccola parte li sotto, la saggio e la massaggio tutta, intensamente e alla fine affondo in te, più giù possibile, vibrando mentre sospiro.
L’eccitazione è tornata prepotente ma non ho fretta, ho appena iniziato, questo è quello che penso mentre rivoli di umori misti alla mia saliva colano fino a macchiare il cuscino…
”’
Non sono piccola, ma con facilità mi sposti e mi posizioni dove mi vuoi. Sei forte, chissà perché non me l’aspettavo, sono sempre stupita quando un uomo riesce a spostarmi… Questo ti dà ancora più punti…
E poi… poi iniziano i brividi… le tue mani, la tua bocca, la tua lingua, a esplorare il mio corpo, le mie parti segrete, umide, private…
Ogni tuo respiro mi fa fremere e stento a trattenere un gemito quando la tua lingua percorre tutta la mia fessura a assorbire la mia eccitazione…
Mi bagno, mi bagno sempre tanto quando so che una lingua sta per incontrare il mio sesso… e ora la tua è lì. L’ho desiderata, l’ho bramata per tutta la sera, tu parlavi e io guardavo la tua bocca persa nelle tue parole ma in estasi a guardare come la tua lingua si muoveva nella tua bocca, aspettando il momento di averla avuta sul mio corpo.
Vibro pregustandomi il momento in cui mi farai tua… ora sto veramente facendo fatica a resistere… ti voglio dentro di me, ma non oso fiatare, so che il momento verrà e so che sarai tu a decidere come e quando e per quanto… Per ora mi godo, e sul serio, tutte le attenzioni che stai dando al mio sesso, alla mia figa… Mi stai esplorando, stai perlustrandomi, studiando le mie reazioni, allargando la mia apertura per goderti lo spettacolo… che voglia che mi fai venire… e gemo… rumorosamente gemo quando affondi la lingua dentro di me.
”’
Esco da te e risalgo, a lappare in pieno, dall’entrata al clitoride, dall’entrata al clitoride, spingo forte, striscio lento in modo che tu possa sentire la ruvidità della mia lingua.
Non lo sai ma ti sto studiando, sto imparando come funzioni, mi muovo lento in modo da poter capire quali sono i punti più sensibili, i tuoi punti deboli.
Gemi sotto il mio tocco, la voglia di essere penetrata è palpabile, l’ingresso del tuo frutto si schiude sempre più, pulsa, desidera, mi chiama ma c’è tempo per possederti, hai avuto il mio piacere con la lingua e con la lingua io degusterò il tuo e poi… Ho ancora delle sorprese per te.
Faccio scivolare una mano, dispongo due dita, l’indice e il medio, le punto alla tua apertura, la lingua sul clitoride, piccolo ma teso, lappo, un po’ più veloce, un po’ più intenso e lentamente ma inesorabilmente le dita si insinuano in te, fradicia, morbida e calda, le lasci passare, le accogli e io spingo, fino in fondo, con forza per entrare il più possibile mentre ti inarchi al mio passaggio.
L’incavo del pollice a spingere forte al fianco del clitoride, al fianco della mia lingua che ha raggiunto un buon ritmo. Con i polpastrelli sento quel leggero rigonfiamento dentro il tuo sesso, lo scavalco e arrivo subito dietro, li c’è una zona magica, sensibile che inizio a strusciare, a stimolare mentre da fuori, con l’altra mano, spingo verso l’interno, le dita fuori a cercare quelle dentro e tu nel mezzo a goderne.
Continuo così per un po’, piego, allargo, ruoto e frugo con i tuoi gemiti a farmi da guida, imparando dove e come e senza mai smettere di leccare. I respiri si fanno più pesanti, più veloci, vibri, ti piace quello che ti faccio ma voglio tenerti sulla soglia dell’orgasmo ancora un po’ perché ti carichi ben bene.
Ritraggo le dita, il canale resta aperto a testimoniare la sua delusione nell’essere abbandonato, la lingua si sposta più in basso e lecca in modo più delicato, sale un po’ fino a sfiorare il clitoride ma la lappata che dovrebbe prenderlo in pieno non arriva mai mentre continuo il mio stuzzicare.
Appoggio la punta delle due dita all’imboccatura, penetro appena ma stendo anche l’anulare, lo punto sul tuo forellino di dietro, perfettamente in mezzo, la saliva, i tuoi umori, lo hanno lubrificato abbondantemente e poi le mie dita grondano.
Spingo appena, mi faccio sentire ma non penetro, lecco ma non arrivo mai li, voglio che il tuo desiderio superi i tuoi limiti, voglio che si infrangano anche solo un pochino.
Continuo imperterrito la mia tortura, se vuoi essere penetrata dovrai spingere tu ma dovrai accogliermi dove ti va ma anche dove voglio io…
”’
Oh, il mio corpo… il mio corpo ha perso il controllo… no, io ho perso il controllo del mio corpo… è tanta e tale la voglia che … la tua lingua mi sta facendo impazzire… faccio fatica a stare ferma, fatica a pensare in modo lineare e ho voglia… le tue dita… oddio, le tue dita… quasi a farmi male, a penetrarmi il più possibile, a violarmi nel profondo, a cercare quel punto che tu sai può mandarmi sulla luna… ed è lì, lo sfiori, lo tormenti, mi premi e mi esplori. Mi manca il fiato, ho la bocca asciutta e ho voglia di godere… manca così poco, lo so, lo sento… no! no, non sfilarti… ti voglio ancora dentro di me… non ho voce per dirlo… il respiro rallenta un attimo, ma non mi dai tregua… mi fai impazzire dal desiderio… la lingua ancora lì, vicino al mio clitoride a sfiorarlo da lontano… sono fradicia, mi sento spossata e piena di energia, possibile?
Di nuovo tornano le dita, a penetrarmi solo un po’, leggermente, ma io voglio di più, come prima… mi mordo il labbro mentre cerco di capire cosa mi vuoi dare… la tua lingua è lì a pochi millimetri dal clitoride, le dita infilate appena nella mia vagina, e lì… lì dietro sento una pressione sul mio buchino… so che vuoi… ma io… oddio… e stai fermo, immobile. Vuoi che sia io a decidere. E’ chiaro.
Allora… allora ruoto ulteriormente il bacino, lo spingo contro la tua mano, contro la tua lingua, contro le tue dita… voglio quell’orgasmo che mi stavi dando, lo voglio a tutti i costi… voglio le tue dita dentro di me… sì, anche lì… anche lì dietro… fammi venire…
”’
Non impieghi molto a cedere, non posso fare a meno di chiedermi se hai mai concesso a nessuno di infilare un dito li dietro, sorrido nascosto nel tuo sesso quando inizi a muovere il bacino, a spingere, a farmi entrare in te.
Buona parte della mia sessualità passa per gli occhi, il mio pene risponde nel vedere il tuo buchino aprirsi docile, sciolto dal piacere che provi, che desideri, la prima falange entra subito, resto immobile ma ti premio con la lingua, salgo quel tanto che basta, trovo il clitoride, tre, quattro lappate, intense mentre gemi poi inizio a ruotare, lento, premendo forte, sul bottoncino e poi un giro tondo, tutto attorno al ritmo dei giri del tuo bacino.
Spingi e affondi, giro e passando lecco il bottoncino, sento i muscoli del tuo ano dilatarsi per farmi spazio, la fica mi risucchia in un bagno di piacere.
Avverto l’interno dei due canali palpare le mie dita che palpano e più tu scendi e più i miei giri si fanno stretti in modo che la lingua incontri sempre più spesso il clitoride.
Innumerevoli sono i giri che disegno man mano che mi fai affondare nei tuoi canali, sono quasi tutto dentro, manca poco e ora, improvviso, spingo io, inserisco quello che manca e incomincio a lapparti nel punto giusto, forsennatamente, la punta della lingua irrigidita a scavare, stimolare brutalmente, musica il piacere che ti sfugge dalle labbra.
Continuo, spingo forte, scavo e spingo tutte e tre le dita verso l’alto e verso il fondo a cercare quelle fuori che hanno ricominciato a spingere.
Fremi, tremi, urli, ti contorci cercando di chiudere le gambe ma non te lo permetto, stai per venire e io, dispettoso, rallento di nuovo, stacco la lingua, rallento un po’, voglio godermi quel piacere, mi allontano quel tanto che mi permetta di vedere bene poi gli occhi nei tuoi ma sono socchiusi, chi sa dove sei e allora mi dedico allo spettacolo dei tuoi buchi violati.
Esco, lento, molto lento esco quasi del tutto, il tuo ano segue il mio dito tendendosi verso l’esterno e ancora dentro, estenuante, millimetrico, fino in fondo.
Ripeto l’operazione più volte mentre, ritornata al silenzio, mi godo i tuoi respiri pesanti.
Continuerei questo lento su e giù per tutta la notte tanto mi eccita ma è ora di smettere di fare l’egoista, affondo, piego le dita, massaggio verso l’alto e senza più uscire stantuffo la tua morbida carne, in fretta, veloce, reagisci, ricominci ad ululare e io aggiungo la lingua, niente giochi, solo clitoride, tanto clitoride, svelta la lingua, svelte le dita, il massaggio sull’inguine a farsi più intenso, ci vogliono pochi secondi.
Esplodi contorcendoti, urli rochi, ti manca l’aria, vorresti chiuderti, proteggerti da tanto piacere ma le mie braccia non te lo permettono e io non rallento di un pelo, continuo, insisto mentre erutti, continuo, insisto mentre tremi, i muscoli che si tendono allo spasimo, la schiena che si solleva dal materasso, il sesso che pulsa sulle mie dita, il culo che stringe quasi a farmi male e io che continuo più veloce che posso, sempre piantato in profondità.
Stacco la lingua solo quando ansimi un “basta” disperato ma continuo con la mano, rallentando, attenuando, fermandomi e poi liberandoti, esanime, sconvolta, scivolo sopra di te facendo attenzione a non toccarti, scosto i capelli imperlati dal sudore dal viso, un bacio a fil di labbra e mi stendo al tuo fianco lasciandoti riprendere…
Resto al tuo fianco, gli occhi persi nel soffitto stellato, ti carezzo il corpo con la punta delle dita, non in modo lascivo, con dolcezza, mi piace osservare il tuo petto che si alza e si abbassa al ritmo del respiro che va calmandosi.
Dopo qualche minuto mi alzo, ti desto, gli occhi verdi a seguirmi.
Nudo attraverso la stanza con calma, arrivo alla mia valigia su un tavolino, la apro, ne prendo un contenitore, apro anche quello e mi giro a guardarti come tu guardi me.
Con un dito, lentamente, estraggo un paio di manette, un classico ma di quelle simpatiche, tutte ricoperte di rosa, sorridi, é inevitabile e lo faccio anche io ma solo per un istante poi mi faccio serio, scherzo ? Mica tanto !
Mi avvicino a te, nuda, distesa, ancora divaricata, un’opera d’arte, quasi sciolta sul materasso, i capelli scompigliati, sudati, il seno che si muove ad un ritmo non ancora tornato del tutto normale, le cosce aperte, abbandonate sui lati, il sesso ancora umido per le mie attenzioni, il mio pene reagisce.
Arrivo al letto, resto in piedi, appoggio le manette al tuo fianco, stese, composte poi, senza mai lasciare i tuoi occhi, estraggo un foulard, di seta, per bendarti, lo dispongo a fianco delle manette, ne estraggo un altro, più pesante, per imbavagliarti, lo dispongo, dopo viene una corda, lunga, spessa e infine una frusta, nera, il gatto a nove code, cosa potrebbe esserci di più adatto per una gatta.
Dispongo tutto sul letto, con calma, affiancati, ordinati, ben esposti e poi :
“Allora ? Sarai la mia schiava per questa notte ?”

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Non è un gioco. E ora è ancora più vero, più palese che non è un gioco. Aveva già pianificato tutto, sapeva che sarei venuta qui, che avrei cercato di rompere il mio muro di convinzioni, di perbenismo, di moralità e di banalità… Sapeva che non avrei resistito alla mia curiosità.
La vista di questi giocattoli sul letto affianco a me mi ha fatto venire un brivido lungo la schiena. Giocattoli… mi ostino a definirli così nella mia mente per non cedere alla paura. Posso solo vagamente immaginare come penserà di utilizzarli. Non ho coraggio di immaginare come reagirà il mio corpo al loro uso, al contatto con quella seta… con quella corda… con quella frusta. Le manette forse sono quello che mi spaventa meno, non le ho mai usate, ma nell’immaginario collettivo sono in un certo senso già sdoganate…
Mi metto in ginocchio. Non ho idea di come voglia procedere, ma la domanda era chiara. “Allora ? Sarai la mia schiava per questa notte ?” e risuona nella mia mente… Schiava. Questo termine proprio non mi va giù. Faccio fatica a digerirlo. IO? schiava? IO???
E’ proprio qui che devo abbattere i miei muri, lo so. E’ qui che devo far calare le mie difese. E mi fido di lui. Ma mi fido di me?
Sospiro. Sempre in ginocchio. Guardo ancora i giocattoli accanto a me. Le mani appoggiate sulle cosce, i capelli che mi incorniciano il viso. Il corpo morbido e rilassato, appagato dall’orgasmo sconvolgente nonostante la tensione per quello che mi aspetta.
Alzo la testa. Lo guardo negli occhi.
“Mirko, stanotte cercherò di fare tutto quello che mi chiederai ma schiava… proprio non mi piace… posso essere tua complice? schiava…. non lo digerisco proprio…. è la parola, non il concetto in sé…”
”’
Ti sei avvicinata in punta di piedi, mettevi attenzione nel parlare con me, soppesavi le parole, ragionavi sui concetti, per un po’ hai avuto paura di offendermi nel chiedere per aver risposta alla tua curiosità e poi, piano piano, ti sei sciolta, hai preso confidenza e a volte ti sei allargata ma va bene, non hai mai voluto essere tu schiava, sei sempre stata chiara in questo però volevi capire, ascoltavi ed apprendevi un diverso modo di vedere le cose e alla fine te ne esci con un “schiava, no no, è che mi da proprio fastidio il termine”, vuoi sapere cosa ho pensato ??? Ma con chi diavolo ho parlato per tutto questo tempo ???
Schiava, soprattutto detto da me, é un complimento, una lusinga, un riconoscere forza, carattere, un porre al mio stesso livello, un riconoscere valore un dire sei tanta e tale da meritare il mio tempo, la mia attenzione, le mie spiegazioni e dammi pure del saccente ma sapevi già come sono, hai chiesto a me proprio per come sono…
La schiava, quella vera, completa, conscia e capace del suo ruolo è una dea, lei ha fatto un percorso che la maggior parte non ha neanche il coraggio di ammettere di voler fare e non sto alludendo a te, lei ha voluto così fortemente da superare la se stessa normale per scoprire e divenire la se stessa totale.
La schiava ha carattere perché ce ne vuole tanto per interpretare il suo ruolo, ha forza perché sa di volere, volere ad ogni costo, è sincera, pura, leale, devota, caparbia, attenta e abbassa lo sguardo solo come sua scelta perché le sue scelte le permetterebbero di reggere lo sguardo di chiunque.
Non ultimo la schiava ama, ama in modo assoluto, Ama con la A maiuscola, AMA a lettere cubitali, Ama in un modo che pochi conoscono e di questo sorride, sorride davanti a chi storce il naso per il suo appellativo di schiava perché lei è conscia e completa tanto quanto quelle persone e il loro naso non saranno mai.
Il Padrone ??? Il Padrone ringrazia perché tutto il suo senso sta nella schiava e per questo la Ama, realmente e sinceramente tanto che la realtà del padrone è inattaccabile, intoccabile, tutta la forza del padrone, tutta la sua certezza e sicurezza sono frutto della schiava.
Ti ho fatto un complimento enorme chiedendoti di essermi schiava ma ‘ ma forse eri distratta…
”’
Ho capito perfettamente che per te l’accezione è positiva, vezzeggiativa, superlativa, e tutto il resto. Ho capito, non sono stupida, che la schiava per te è di più che l’amore della tua vita.
Ma non c’è verso. Io non riesco a farmelo piacere.
Ti ho deluso. Bene. Ne sono contenta.
Non so come spiegarti che l’ho capito, che non ho nulla in contrario che per te sia così, ma il fatto che io capisca non vuol dire che riesca a mettermi in linea con te. Se per me la parola ha un significato, posso immaginare che tu le dia un’accezione diversa, posso capirlo, non farlo mio.
Permettimi il confronto… magari riesco a farti capire… io non mangio cavallette o vermi, non lo farò mai. Per me sono insetti e mi fanno ribrezzo. posso capire che ci siano altri che li mangiano, ma per me continuano ad avere una determinata connotazione che non ha nulla a che vedere con il cibo.
Allo stesso modo per me “schiava” … non ha una connotazione legata al mio concetto di sessualità, di amore, di passione… te lo ripeto… posso essere geisha, superare i miei tabù… ma schiava… è proprio il problema della sottomissione assoluta che non mi fa respirare.
Anche se per te non è sottomissione assoluta, per te è devozione, adorazione, venerazione, amore… scusa. ma io, prima di essere devota, prima di venerare… ho bisogno di un motivo. Per questo la dominazione non fa particolare presa su di me, ne sono attratta, affascinata, ma sarei veramente una tigre da addomesticare. E ci vorrebbe tempo.
Forse non hai ancora capito che nonostante la mia curiosità io non sono poi così malleabile come in un primo momento può sembrare.
Hai notato che nelle nostre conversazioni io il termine non l’ho mai utilizzato? ti sei mai chiesto il perché? indagavo. Sì, è vero, hai ragione, con cautela, cercavo di capire, con mente aperta. Ho capito. Non è che non ho capito. Tutti noi diamo un valore alle cose, alle parole, alle persone. Sono certa che alcuni concetti, alcune idee a cui io do valore tu li repelli e li vedi in modo diverso. E’ inevitabile…
Vuoi sapere un’altra cosa…. sono sempre andata un po’ in punta di piedi con te. Ho sempre un certo timore reverenziale, una certa soggezione… ma non ho mai mentito. Non mi sono nascosta. Mi sono messa a nudo. Ti ho rivelato me stessa. Volevi me, non un burattino. Dovevo mentire? Dovevo dirti quello che volevi sentire? Dovevo dirti che non meritavo tanto? Che non ero all’altezza? Che potevi chiedermi qualcos’altro ma non quello? Cosa? Dimmi la verità, Mirko, in realtà non saresti stato contento di nessuna risposta se non di quella che ti eri già preparato e che ti avrebbe lisciato il pelo…
E un’altra cosa… che tu hai gentilmente omesso… la schiava, nella tua accezione, diventa tale seguendo un processo, un periodo di crescita, durante il quale può cambiare la sua visione del mondo e di se stessa. E lo fa perché è sorretta, guidata, sospinta e incoraggiata da un uomo con i controcazzi. Un uomo che la vuole più di qualsiasi altra cosa e che vuole valorizzare lei, il suo carattere e le sue potenzialità. La schiava non diventa tale in una notte…. sennò è il burattino che intendevo io, che io non posso essere, che io non sarò e che io non digerisco… nemmeno per gioco.
Sapendo questo, conoscendomi… secondo te non ho avuto una reazione coerente? Io sapevo cosa significasse schiava per te, ma anche tu ne avevi un’idea… ciò nonostante l’hai detto ugualmente.
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Non hai capito praticamente nulla, la tua reazione é stata coerente, non digerisci il termine schiava e ci sta, va benissimo ma il problema é un’altro, non hai considerato che ero io a dirlo, non vuol dire che lo devi accettare ma che dovresti sentirti lusingata.
Quello che è mancato è la consapevolezza che credevo avessi acquisito nelle nostre lunghe conversazioni, ti ho proposto di essere mia schiava e non vuol dire che devi dire si, non accetti il termine e non è un problema ma ti ho proposto di essere mia schiava, che ci fai in quella stanza con me se non capisci l’importanza di quella frase ???
”’
C’è una cosa che ancora forse non hai del tutto afferrato di me, per colpa mia perché non l’ho lasciato trasparire, dato che spesso mi trattengo con te. Ed è che io purtroppo ho la tendenza a dire quello che penso, a rendere partecipi gli altri dei miei pensieri, non sono una che ti dice qualcosa solo per farti piacere. E’ contro la mia natura. Ho perso amicizie a causa di questo tratto del mio carattere, ma sono così.
Per questo dovevo dirti che odio quella parola.
Il concetto che tu hai di schiava… è bellissimo… sotto la tua lente… io… onestamente non trovo una parola che possa sostituire quella ad indicare quel concetto, non credo che esista. Se fosse xklytr andrebbe benissimo.
Ma ti ripeto, in me è ancora troppo fortemente legato all’idea di completa sottomissione. E io ho un problema con la sottomissione, così come ho un problema con l’autorità. Io non riesco ad eseguire gli ordini.
Ma forse dovevo dirtelo prima di iniziare a giocare con te ma ora, se ancora lo vuoi, se ti va bene come sono, io vorrei vivere ancora questa notte con te…
”’
Ti ascolto con le tue obiezioni, come poteva essere diverso ??? Se mi avessi risposto un semplice si non saresti stata tu.
Ti guardo, ancora nuda ma ora chiusa, in ginocchio sul letto perché il corpo protegga il corpo.
Ti ho infastidita, offesa, tu schiava ? Mai e poi mai, magari ti dono ogni parte di me senza restrizioni ma non vuol dire che sia tua schiava, per quanto bella possa essere la schiava che descrivi tu, che ami tu io, in nessun caso, sono schiava, questo è il concetto che esprimi, ma ti ho anche intimorita, messa in difficoltà, ti sei raffreddata e la nostra serata potrebbe crollare.
La verità è che per un lungo istante mi sono raffreddato anche io, lo so che non sarai mai schiava ma sapendo come considero io questo termine, essendo io a proportelo, cazzo, non ho un complimento più grande nella mia faretra, è il riconoscimento maggiore che potevo donarti e non lo hai apprezzato.
Ora però, ora abbiamo parlato, in questo strano scenario, nudi, un finto cielo sopra di noi, abbiamo appena goduto entrambi e c’era ancora tanta voglia di proseguire ma ci mettiamo a litigare per un termine, non per il significato ma per la parola di per se, certo che siamo due testoni.
Sorrido, le tue ultime parole sono state morbide, dolci, schiava non ti va comunque ma ora me lo hai fatto sentire in modo diverso, così è accettabile, chi sa se lo è anche per te, chi sa se riuscirò a riaccenderti ???
Non posso tirarmi indietro, il proseguo del nostro gioco l’ho già segnato con quegli oggetti che ho messo sul letto e sono molto più affini a me che a te, non so come andrà.
Prendo le tue mani nella mie, ti guido in piedi, lasci ricadere le braccia, sei di nuovo scoperta nella tua nudità, il tuo seno, il sesso, il corpo intero, ora mi sembrano quasi diversi.
Allungo le mani, ti afferro il viso, ai lati, dolcemente, carezzo e poi bacio, anche ora non riesco a farne a meno, bacio le tue labbra, un soffio e li resto, immobile e scelgo le parole, con cura, attenzione e rispetto:
“Giulia, per questa strana notte, vuoi essere mia complice ? Mia compagna ? Giulia, desideri assecondare ogni mio desiderio ?”….
”’
Complice… compagna… sua….
I miei occhi nei suoi occhi. A cercare cosa è rimasto di prima di questa strana discussione. A cercare la scintilla che ci aveva acceso. A cercare l’uomo che mi ha inebriato, appagato. A cercare di capire come mi vede adesso, se mi sente lontana come io mi sento, come io lo sento. A cercare di capire se c’è la possibilità, la volontà di avvicinarsi di nuovo. Perché io questo lo sento in me, e devo capire se c’è anche in lui.
D’altronde mi vuole nel suo gioco, alle sue condizioni, al suo ritmo… abbiamo una notte, non una vita, del resto. E io voglio capire. Voglio capirlo. Voglio sentirlo. Voglio capire come ci si sente a donarsi completamente, a sentirsi liberi…
Sono io che dovrò fare lo sforzo più grande, sono io che devo entrare nel suo mondo e assecondarlo, sono io che devo rompere le mie barriere. Ma come già gli ho detto, posso infrangere i miei tabù, allo scopo di comprendere.
Chiudo gli occhi. Inspiro. Trattengo il fiato per un attimo. Nell’aria c’è profumo di sesso. Del nostro sesso. Dei nostri orgasmi. Nel nostro piacere. Della nostra complicità. E c’è un profumo nuovo. Che voglio assaggiare e fare mio. Apro gli occhi e li fisso nei suoi.
Sospiro. Mi alzo sulle punte dei piedi. Voglio vederlo da vicino, alla sua altezza. O quasi.
“Sì, Mirko. Posso esserlo. Voglio essere tua complice … voglio … assecondare ogni tuo desiderio.” E mi avvicino a dargli un bacio leggero sulle labbra. Ad assaggiare il gusto che ha la mia decisione sulle sue labbra. A sperare di non trovare lì tracce indelebili della discussione di prima. A cercare di cancellare quella discussione.
E mentre scendo sui talloni e ritorno alla mia altezza, una lacrima si stacca dal mio occhio sinistro e riga la guancia per poi scendere al mento e finire a terra. E’ la mia paura che scivola via.
”’
Potrei aggiungere parole alle sue, avrei parole da aggiungere alla sue ma abbiamo già parlato abbastanza e credo sia ora che siano i fatti a parlare per noi.
Cambio espressione, assumo un fare serio, un’aria imperscrutabile, lascio i suoi occhi e le giro attorno un volta, la delineo con un dito, tutto attorno, lo stesso dito che poco tempo prima frugava nella sua intimità, le torno davanti, non cerco più il suo sguardo, soppeso il suo corpo, valuto il suo dire “voglio assecondare ogni tuo desiderio”, misuro tutto ciò che le vorrò prendere e continuo a girare fino ad essere alle sue spalle, mi avvicino, il petto non tocca la sua schiena ma il pene arriva ai suoi glutei, li sfiora a far capire che la notte non è finita.
Con le mani mi prendo cura dei suoi capelli, li tiro con attenzione dietro le spalle, pochi alla volta fino ad essere tutti in modo da liberare il viso, la bocca, il seno che desidero sia esposto ai miei capricci.
Ricompaio ai suoi occhi nell’andare ad afferrare i 2 foulard, solo per poco e poi sparisco ancora alle sue spalle, immobile, statua di rara bellezza, la pregusto impegnandomi nell’essere calmo per poterla gustare a pieno.
Con il primo le copro gli occhi, quel che basta perché non veda nulla, lo annodo con attenzione dietro la nuca non stretto ma saldo:
“Non hai bisogno di vedere, i miei occhi saranno sufficienti per entrambi”
Il secondo le copre la bocca, lo porgo davanti alle labbra, forzo appena perché le dischiuda, vi entro un pelo ma senza tirare e lo serro, non stretto, forse potrebbe toglierlo volendo ma lei non deve volerlo:
“Non hai bisogno di parlare, le mie opinioni saranno anche le tue”
Ora ci vuole qualche attimo in più ma sono veloce nel silenzio della stanza, non è stato facile ma mi sono organizzato e in pochi minuti la corda pende dell’alto, le manette che penzolano dall’estremità. Le prendo le mani, con click ripetuti e leggeri le serro i polsi e lentamente faccio scorrere la corda ad alzarle le braccia, fino a stenderle completamente, non la metto in trazione, non serve, faccio solo quel tanto che basta perché sia scoperta, esposta e inerme, ora è pronta:
“Ora non puoi vedere, non puoi parlare e non puoi muoverti, sei inerme, indifesa ai miei voleri e in questo sei libera, non potendo scegliere, non potendo fare nulla resta solo la te più vera, pura e reale. Nel bene e nel male non ti è concesso fare nulla di attivo ne per donarti di più ne per sottrarti, ora sei semplicemente Giulia.

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Puoi vivere questa esperienza con paura, apprensione, tensione o repulsione ma oramai non puoi fare nulla per sottrarti, anche volendo non potresti comunicare con me, anche volendo non potresti chiedermi di smettere, in ogni caso dovrai attendere che io decida di liberarti oppure puoi decidere se è vero che ti fidi, se ti fidi incondizionatamente e nel caso rilassarti, lasciarti andare ed abbandonarti e allora ti renderai conto che mai nella vita come ora tu sei perfetta, inappuntabile, esatta e superiore ad ogni critica. Il fatto di non avere voce in capitolo ti libera dalla costrizione di dimostrare, da ogni responsabilità e tu, per il solo fatto di essere ed esistere sei perfetta per l’uomo che hai vicino in questo momento.
Puoi subire ed opporti spiritualmente o puoi abbandonarti e scoprire se riesci a trarre piacere dal fatto di essere la fonte assoluta del mio piacere con il tuo solo e semplice esistere”

Sussurro queste parole stando dietro di lei, le mani sui fianchi, leggere, il pene a premere sul solco del culo, le labbra a sfiorarle un orecchio mentre pronunciavo ogni singola sillaba poi mi allontano, la lascio, alzo le luci non per esporla ma per avere il pieno controllo di quello che sta per succedere, per non correre alcun rischio, afferro la frusta e, improvviso, la faccio schioccare in aria perché sappia cosa sto facendo. Il rumore, forte e chiaro la fa rabbrividire ma poi…
”’
Un dito, un solo suo dito a percorrere il mio corpo, a esplorarlo in modo nuovo. Un brivido segue il dito, sembra un filo che idealmente mi cinge il corpo.
Ho il respiro leggermente accelerato in attesa di quello che verrà. Non ho paura. Sono un po’ in tensione, forse più che per quello che succederà sono preoccupata per come reagirà il mio corpo: quelle reazioni involontarie che potrebbero andare fuori dal mio controllo e mettere a repentaglio l’equilibrio di questo scambio, l’equilibrio che siamo riusciti a ricostruire con le parole. E se il mio corpo sussulta nel momento sbagliato e lui lo interpreta come un mio rifiuto improvviso, come un opposizione? Non vorrei mai che succedesse.
Le sue mani a spostare i miei capelli, chiudo gli occhi, sembra una carezza. Ma nulla di quello che fa Mirko è fatto a caso. Infatti compare di nuovo nel mio campo visivo e afferra i due foulard. Buio.
“Non hai bisogno di vedere, i miei occhi saranno sufficienti per entrambi”
Mi aspettavo una benda sugli occhi. L’isolamento visivo. L’ingresso nel mio mondo interiore. E’ il primo passo del viaggio.
La bocca. Mi toglie la parola, l’espressione. Un attimo di panico, solo un attimo: io sono una verbalizzatrice, lui lo sa e me lo toglie.
“Non hai bisogno di parlare, le mie opinioni saranno anche le tue”
Faccio un respiro. Mi lascio guidare. Mi affido.
Sento leggeri rumori. Si aggira nella stanza. Mi prende i polsi. Le manette. Click click click… Mi alza le braccia, sopra la testa. Ma le sue mani scorrono lungo le braccia fino alla vita. Quindi ha usato la corda. Mi sento nuda, come non sono mai stata prima. Benché sul mio corpo ci siano delle bende, io sono nuda come non mai, forse perché mi sento offerta, completamente.
Gira intorno a me. Poggia le mani sui miei fianchi. Sento potente la sua erezione sul mio sedere. Un soffio il suo alito che dice parole di fuoco alla mia anima passando per il mio orecchio.
Inerme. Libera. Pura, vera e reale. Giulia. Rilassarti, lasciarti andare ed abbandonarti. Queste le parole che permangono nella mia mente. Mi sento Nuda, come mai prima. E’ strano…
Si allontana. Uno sbuffo d’aria ed uno schiocco.
ODDIO, mi ero dimenticata della frusta. Un brivido mi percorre improvviso, proprio quella reazione che non sapevo se sarei riuscita a controllare! Non è ancora arrivato nessun colpo. Era solo per avvisarmi che dovevo essere pronta.
Respiro. Raddrizzo la schiena. Allungo leggermente il collo e aspetto.
”’
Giro attorno alla mia preda, legata, esposta, invitante in modo inaspettato proprio per la strada che ci ha guidato a questo momento. Indugio nell’osservare, potrei prendere tutto ciò che desidero che è molto più di quello che è disposta a donarmi, perché no ? tanto è solo per una sera e poi mai più ed è lei che si è messa in questa situazione, potrei approfittarne, saziare la mia fame, appagare i miei istinti e poi addio ma io sono io, il maschio in me reclama prepotente la sua vittima ma l’uomo è molto più forte, troppo più forte, non ha mai vacillato in vita mia e non lo farà di certo oggi…
Giro e poi mi avvicino alle sue spalle, le code della frusta pendono dall’impugnatura che tengo in mano, le faccio avvicinare a lei, ha la pelle d’oca, lascio che la pelle morbida sfiori la sua candida, i glutei, la schiena nella parte bassa, lascio che la frusta la accarezzi nel dirle dove accadrà…
Ruoto il polso, lo strumento mi segue docile, le code si appoggiano, un rumore leggero mentre delineano il contorno di una natica per poi ruotare ancora e andare a delineare quello dell’altra.
Sussulta, si tende, si stringono le mani a pugno ma è solo spavento, ho scelto con cura quella frusta, la pelle è morbida, le strisce larghe, setose e la mia mano è attenta, quello che ha sentito è stata solo una carezza, appoggiarsi e strisciare leggero per stuzzicare la sua carne.
Usata male, per quanto leggera, potrebbe fare male, anche molto ma non è quello che voglio, non è quello che accadrà.
Pausa, passeggio, osservo il suo corpo, ascolto i suoi respiri, l’attesa la snerva ma da il tempo alle sensazioni di attecchire, orizzontale, per tutta la lunghezza, sulla schiena, all’altezza della vita, si appoggiano e passano, sussulta, trattiene il fiato e poi ritorna a respirare.
Pausa, qualche secondo lungo una vita…
Ora inizio davvero, i colpi si susseguono ritmati, il polso gira, la pelle fende l’aria, incontra la sua pelle, la palpa, la perlustra in ogni sua parte. Come un pittore dipingo la mia tela immacolata, con attenzione copro ogni centimetro, metodico, lento e implacabile. Dove posso di più, dove serve, sfioro appena in un crescendo lento e studiato calco la mano sempre un po’ di più.
Potrei non rischiare ma non voglio, lascio che la frusta la frughi sempre un po’ più in profondità alla ricerca di quel limite minuscolo, di quella soglia che apre le porte al dolore ma senza mai varcarla, voglio che assaggi quelle sensazioni che la porteranno ad abbandonarsi in pieno per sfuggire alla paura costretta dalla voglia di cercare il piacere senza poter sapere se il suo corpo è il corpo adatto, potrei non rischiare ma allora sarei solo un adolescente che gioca con la frusta con la sua fidanzatina.
Sono serio, concentrato, osservo il suo corpo, unica guida per la mia mano, osservo la pelle con attenzione, che non si infiammi, che cambi colore impercettibilmente ma mai troppo in modo che per lei non ci sia rimpianto nel trovarsi li con me.
Per lunghi minuti continua la mia cadenza, nelle orecchie solo il suo respiro e gli schiocchi leggeri della frusta, osservo i piedi che non si tendano a dimostrare sofferenza, le mani che non si chiudano perché deve resistere e alla fine, senza cambiare ritmo, faccio roteare la frusta, dal basso verso l’alto, ad insinuarsi fra le sue gambe, salendo verso il sesso, due volte di seguito, si tende improvvisa, geme, sussulta ma le code non raggiungono il suo scrigno, le gambe non sono abbastanza larghe, io lo sapevo ma lei no…
………
Nel silenzio mi avvicino alle sue spalle, mi premo a lei, il mio sesso turgido schiacciato fra i nostri corpi, le afferro i fianchi, inizio a baciare il collo, con lenta passione lo assaporo a lungo mentre le mani scorrono sue e giù lente e morbose, dalle cosce fino all’altezza dei seni, sfiorandoli senza mai toccarli.
Mentre mi sazio della sua pelle, mentre sento il corpo caldo appoggiato al mio, la voglia di possederla, entrare in lei è atroce ma non ho ancora finito, solo una notte per me, ne vivrò ogni minimo istante senza bruciare nulla.
Mi stacco, un respiro, osservo la mia mano, trema appena, sorrido, mi rendo conto di quanto ci tenga, di quanto tenga che con lei vada tutto bene, di quanto tenga a lei, sorrido, mi esalta questo mio non voler sbagliare assolutamente, è difficile ammetterlo anche con me stesso, non so cosa prova lei li legata, non credo sia facile neanche il suo compito per quanto passivo ma io, non posso negarlo, mi sento messo alla prova e questo mi esalta…
”’
Il primo colpo… non è un colpo… è una carezza, o poco più, è un … prendere confidenza… della gatta con la gatta….
Mirko… vorrei dire qualcosa ma non mi viene nulla e poi non potrei, questo foulard sulla bocca… ma poi cosa avrei da dire… un colpo, un sussulto… il secondo… al secondo… i muscoli si tendono… aspetto, spero che arrivi presto il successivo… lo aspetto… ma non arriva… la tensione, l’attesa mi distruggono…
Arriva invece una carezza sulla schiena, fatta con le code della frusta. Trattengo il fiato pensando che sia solo la rincorsa per il colpo successivo… invece sento passi leggeri attorno a me. Cammina per la stanza, mi guarda, presumo. Mi studia. Nuda, sono nuda e mi sento inerme. Nell’attesa della sua decisione, della sua prossima mossa. Ma ho voglia di essere come lui vuole che sia. E aspettare… è la parte più difficile.
Di colpo inizia. Colpi successivi a coprire il mio corpo. Mille mani che con decisione mi toccano, ogni colpo moltiplicato dalle dita della frusta. Ogni colpo in un punto diverso. Ogni colpo con un intensità diversa. Alcuni più forti altri meno forti, altri improvvisamente in un posto dove non mi aspettavo altri in luoghi più ovvi. Il mio corpo reagisce. Piccole scosse mi percorrono quando le lunghe dita morbide della frusta mi toccano, scariche elettriche quando invece toccano la pelle più sensibile. E l’eccitazione che aumenta. Il mio respiro si fa più ritmato, segue gli schiocchi leggeri, aspetta il successivo per permettere all’aria di fluire. D’improvviso un attesa più lunga. Uno spostamento d’aria maggiore e sento la frusta tra le gambe. NO! l’istinto di difesa mi fa sussultare, lo schiocco si è infranto senza toccare punti troppo sensibili, ma ne arriva un altro… una sferzata vicina, ma non pericolosa.
Sto ansimando. Ho il fiato corto. Sono eccitata. Non pensavo potesse essere eccitante essere l’oggetto delle attenzioni di una frusta. No, non è vero, sapevo che può essere eccitante… quello che non sapevo era di potere essere io a eccitarmi per queste attenzioni, di essere io ad arrivare a pensare di volerne e che queste sferzate mi facessero aumentare il desiderio di soddisfare il corpo con quello di Mirko…. Mirko che ora si schiaccia su di me, mi stringe, mi fa sentire che la pratica ha eccitato anche lui. Mirko che sta lenendo con le mani la mia pelle leccata dalla sua frusta, che sta frugando il mio corpo mentre bramo che le sue mani siano più audaci, mentre mi appoggio al suo corpo e mi godo queste attenzioni. Mirko che mi ha presa e mi ha voluta. Mirko che voleva farmi provare, che mi ha permesso di provare a entrare nel suo mondo. Mirko che per questa notte mi vuole come sua complice, no… mi vuole come sua schiava…
Mirko… che prima volevo e che ora voglio ancora di più. Sono senza fiato.
Ho voglia di lui. Ho voglia di essere posseduta da lui.
Ma si stacca da me. Si stacca ancora una volta…
”’
Giro intorno a lei, mi porto davanti al suo corpo esposto, ascolto il suo respiro, ora che mi sono fermato è più lento ma più incerto, godo dello spettacolo del suo seno splendido che si muove seguendo il respiro, resta immobile, perfettamente, in modo quasi innaturale, è tesa, credo che potrebbe esplodere ma a poco servirebbe, non mi fermerei comunque.
Alzo la mano che tiene la frusta, le code ancora ricadono inermi, le avvicino ad un seno, lascio che si appoggino al capezzolo, che lo abbraccino, che ne prendano la forma fino ad aprirsi un pelo, come una tenda sospinta, facendo apparire la punta di carne più scura, striscio, su e giù in modo che il bordo delle strisce che formano la frusta strisci sul capezzolo per buona parte nella sua lunghezza. Avvicino un po’ poi allontano ma senza mai lasciarla e senza smettere di strisciare verticalmente la carne sensibile, continuo, imperterrito, lento, fino a che il capezzolo diventa turgido, rigido, ricettivo e poi passo all’altro.
Con la mano massaggio delicato quello che ho già trattato, leggero, senza infastidire e con la frusta ripeto il mio lavoro fino ad ottenere lo stesso risultato sull’altro e poi mi allontano un pelo ad osservare ciò che ho fatto.

Il ventre si contrai ritmicamente, il petto si muove al ritmo del respiro, il grosso seno si mostra in tutta la sua morbidezza incoronato da capezzoli ampi e due punte rigide, golose, invitanti, cedo…
Cedo alla tentazione, allungo le mano, afferro entrambi i capezzoli fra pollice e indice, sfrego un po’ con il pollice ruotandolo, aumento la pressione torcendo, sempre un po’ di più, sempre più intenso, in breve si trasforma in un pizzico, stringo, ruoto, striscio fino a rubare una foto, un fermo immagine di un istante, non credo che le piaccia ma se pensassi solo a me il suo viso avrebbe questa espressione per tutta la notte quindi credo di meritare di averlo almeno per un istante. Le labbra si tendono sul bavaglio, spinge in avanti il petto a cercare, inutilmente, sollievo, si solleva un po’ sulle punte mentre sulla faccia si dipinge la forma del fastidio, della tensione e poi del dolore, solo un istante, quel che basta perché possa non dimenticarlo mai più, non geme, testarda ma non lo desideravo, volevo rubare una cosa solo per me, una cosa che lei non voleva ma che io ho preso comunque, solo un istante e la lascio, si distende, riprende a respirare dopo la breve apnea, appoggia i piedi, mi avvicino, la bacio sotto un orecchio mentre massaggio intorno alla parte infastidita, dolce, delicato, questo è il mio grazie…
………
Passeggio un po’, il tempo di far sparire quello che le ho fatto, mi avvicino e la frusta riprende il suo gioco, prima un seno poi l’altro, calibro la forza al minimo possibile ma senza negarmi il gusto di vedere le sue tette muoversi per i colpi ricevuti, non è molto, non fa male, un poco di più di quello che ho osato prima, alle sue spalle ma solo di un inezia, scalda, ne sono certo, scalda la pelle, non lede e quel piccolo male che lo ho fatto prima con le mani, per contrasto, farà sembrare ancora più leggeri i miei tocchi.
Ruoto e colpisco a lungo, godo nel vedere le code prendere la forma dei suoi seni in ogni dettaglio, piegarsi a coprire le morbide curve nella loro interezza, appoggiarsi e premere tanto da far intravedere anche l’ingombro del capezzolo nel coprirlo mentre lei sobbalza ad ogni contatto con quella pelle sensibile.
E’ tesa, molto, siamo a un niente da quella soglia che ci farebbe superare il solo piacere e se ne rende conto, sente che poco di più trasformerebbe quelle sensazioni forti, piene, in sensazioni a cui non è ancora pronta ma io continuo fino a che ogni spazio non viene coperto, fino a creare un calco perfetto dei suoi seni con la pelle della frusta, perfetto in ogni minimo dettaglio e poi mi fermo.
………
Il suo respiro è pesante ora, sento il suo cuore battere all’impazzata nel silenzio del nostro rifugio, sta cercando di calmarsi, riprendersi ma io non voglio, mi piace così tesa e sudata, così al limite, non le do tempo.
Allungo la mano, appoggio la parte finale dell’impugnatura della frusta subito sotto i peli del suo sesso, preciso in prossimità del clitoride, al sentirmi stringe le gambe d’istinto mentre io premo un po’ sul suo sesso, su quel sesso che desidero tanto possedere ma ora mi sto divertendo, quella sua tensione mi eccita, ora la voglia di sesso è nulla in confronto alla voglia di possedere, forzare e spingere oltre i suoi limiti la gatta.
Con tono perentorio, chiaro e deciso:
“Allarga le gambe, più larghe che puoi !”

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Non so cosa aspettarmi quando si allontana da me. Che mi stia guardando, che stia decidendo la prossima mossa, che stia valutando la mia reazione. Sia quel che sia, lui non è attaccato a me, non c’è il calore del suo corpo attaccato al mio, non c’è la sua eccitazione spinta su di me, dentro di me… quello vorrei, ma sospetto che dovrò aspettarla ancora a lungo…
Aspettare non è il mio forte. Sono una persona impaziente, vorace e ingorda, l’attesa mi uccide, il non poter avere tutto quello che voglio subito è una condizione che mi mette il fastidio addosso. Ma lui si prende i suoi tempi. Vuole che io ragioni con la mente e con il corpo, vuole le mie sensazioni al massimo e allora mi fa aspettare.
Una leggera pressione su un seno… come… stoffa… no, è pelle, sono le dita della frusta… sul mio seno, a prendere le misure, a strofinare leggere. Non è fastidioso un movimento leggero, una carezza, il mio seno reagisce, il capezzolo si inturgidisce. Immagino il viso di lui, intento, concentrato, a guardare il mio capezzolo. Dev’essere soddisfatto del risultato, sento la frusta che si allontana e il calore delle sue dita che provvedono a far si che il mio capezzolo non perda la concentrazione. Stesso trattamento all’altro seno, all’altro capezzolo. Sono diritti ora, impettiti, a sfidare lui, a mostrare la voglia che mi fa crescere dentro dandomi tutte queste attenzioni…
Ma le dita non sono delicate come la frusta. Inizia a torcere, tirare, sfregare, ruotare, pizzicare… inizia a essere fastidioso… pizzica più forte, torce. Mi fa male. Stringo le labbra, se non avessi questo foulard in bocca mi morderei le labbra per non gridare, per non chiedergli di smettere. Mi sta facendo male… inizio a muovermi perché il dolore sta diventando troppo… non riesco a stare ferma. Seguo le sue mani, assecondo i suoi movimenti, mi avvicino, mi allungo… smetti. smetti… lo sto urlando dentro, ma lui non mi sente… non posso fargli sentire che non voglio, d’altronde il mio corpo lo sta dicendo abbastanza chiaramente… Di colpo la presa si allenta. Respiro di nuovo. Il corpo si rilassa. Sembra durato un secolo, magari era un attimo…
Le sue labbra sul mio collo. Le mani a lenire i capezzoli irritati…
Il mio respiro regolare, ma la tensione sempre presente.
Ricomincia la danza della frusta. Precisa. Sul seno. Colpi ritmati, come prima. Forti e continui. Scosse improvvise, brividi intensi. Sono al limite, non vorrei esserlo, ma è un po’ troppo… il fastidio è troppo, troppo vicino, troppo intenso, troppo pieno, troppo vivo… e di colpo si ferma…. sembra quasi che abbia letto nella mia mente nel momento stesso in cui ho pensato “non ce la faccio più…”
Ansimo. Il cuore è accelerato, mi sento stravolta. Eccitata e infastidita insieme. Ho la bocca riarsa, leggermente aperta, oltre la dimensione del bavaglio per riprendere un ritmo regolare e controllare il mio corpo… Un attimo di tregua.
Ma non mi dà il tempo, non mi dà il tempo di riprendermi, non mi dà il tempo di assaporare l’eccitazione, non mi dà il tempo di equilibrare lo spirito e il corpo. Sento una pressione tra le gambe. D’istinto le stringo. Non è una mano. Non credo… non credo che sia il suo sesso: non sento il calore del suo corpo… dev’essere… dev’essere la frusta. L’istinto fa stringere, ma la sua spinta, la pressione decisa sul mio clitoride… sono … sono eccitata… ma..
“Allarga le gambe, più larghe che puoi !”
E’ perentorio. E’ un ordine.
Deglutisco e allargo piano, ma solo un po’. Poi respiro ancora, ma il cuore non smette di martellarmi nel petto… cosa mi aspetta allargando le gambe? la frusta, appoggiata lì… cosa?… allargo ancora un po’… deve darmi un attimo, non ce la posso fare altrimenti… la frusta…
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Impiega un po’ a divaricare le gambe, la attendo, la capisco, la aiuto carezzando l’interno coscia con la frusta, carezzando il suo sesso appena, la osservo allargarsi, mentre si apre, si espone e penso…

Schiava no, mai, magari compagna, complice disposta a tutto o quasi ma schiava non lo sarò mai, queste sono state le sue parole ma ora ???
Ora è li davanti a me, bendata, imbavagliata, un po’ di saliva cola dai lati della bocca costretta aperta dalla stoffa, è inevitabile e la rende ancora più bella, sensuale, eccitante. I polsi chiusi da manette, una corda a tenerla legata in alto a lasciare indifeso il corpo intero, il seno rigoglioso indossa ancora il colore leggero dato dalle carezze della frusta usata con maestria.
Le gambe divaricate oscenamente a lasciare esposte anche le parti più intime di lei, ogni centimetro, ogni orifizio donato, volontariamente e totalmente.
Schiava no ma l’immagine che ho ora davanti agli occhi, il panorama di cui posso godere in questo momento non è la rappresentazione più classica della schiava??? Schiava no, ne sei ancora così certa Giulia?
Vorrei chiedertelo ma non è il momento, questo è il tempo della frusta, ancora della frusta e non delle parole.
Uno schiocco, deciso, sussulti, ti sfugge un gemito attraverso la stoffa, le ginocchia si piegano nell’istinto di chiudere le gambe per difenderti ma le fermi, la mani si stringo a pugno mentre le gambe tremano un po’, il respiro affannoso e irregolare, uno schiocco, il secondo.
Come risposta solo l’aria che entra improvvisa nei tuoi polmoni, in quantità, per poi restarne prigioniera un istante, prima che tu riprenda a respirare.
Tremi, un po’ di più, ansimi appena nel cercare il respiro, sei sudata, lucida, bella, i pugni si rilassano, si aprono, cerchi di rilassarti, uno schiocco, il terzo, ancora tutta tesa, ancora in apnea, rilassarti non ti è concesso.
E’ una frusta quella che ho in mano, per delicato che possa essere nell’usarla è una frusta e non vi è modo che colpisca il tuo sesso senza provocare dolore, semplice dolore, uno schiocco, il quarto, mugugni, ti alzi un po’ sulle punte ma non ti muovi.
No ,non ti muovi perché non ti sto facendo male, non voglio farti male e credo di essere abbastanza bravo da riuscirci, quello che sto facendo è stuzzicarti, farti desiderare, portarti dove non sei mai andata, uno schiocco, il quinto, è strano il rumore che esce dalle tue labbra incatenate, difficile da decifrare ma sembra eccitazione mista a tensione, tremano ancora le gambe, vistosamente ora ma non fai nulla per sottrarti, non fai nulla per farmi contento o perché non vuoi sottrarti G ?
Uno schiocco, il sesto, dieci ne ho decisi, tre miei respiri profondi fra uno e l’altro per avere il tempo di godere dello spettacolo di Giulia alla mia mercé, per avere il tempo di concentrarmi, di essere preciso e meticoloso in ciò che le sto facendo.
Uno schiocco, il settimo, non provi dolore perché non voglio che lo provi, è tensione quella che ti fa tremare e non la frusta, le code colpiscono i glutei, nella parte bassa ma non il sesso, sul sedere scaricano la maggior parte della forza, dove non è un problema che colpiscano, salgono allargandosi ad abbracciare le tue natiche da sotto.
Uno schiocco, l’ottavo, ora gemi apertamente, sei musica da ascoltare, melodia soave mentre la frusta, solo dopo essersi placata sul tuo sedere, con la parte interna arriva, colpo dopo colpo in ogni colpo a lambire il tuo sesso, coprirlo, palparlo, intrufolarsi alla stregua di una carezza lasciva, intensa e robusta ma non dolorosa, lavoro millimetrico il mio, basterebbe sbagliare pochi centimetri e allora urleresti.
Uno schiocco, il nono, dopo ogni colpo guido le code indietro, le tiro verso l’alto, faccio si che si riuniscano dopo essersi divise per abbracciare il tuo culo, il tuo sesso diventa come una gola dove le sospingo a forza, a formare una cosa sola ma più intensa e ingombrante nello strusciare tutta quella sensibile parte, millimetro dopo millimetro nel venire ritratte fino a sparire sfiorando appena i peli del tuo sesso come a carezzarli, pettinarli.
L’ultimo schiocco, il decimo, inaspettato, dopo tanto impegno nell’attenzione nei tuoi confronti un dono per me, rubato, ancora, la frusta colpisce un po’ più indietro, le punte delle code si abbattono una dopo l’altra sulle tue grandi labbra, schiaffeggiano piccole e micidiali la carne morbida, si infrangono mentre sobbalzi visibilmente, un urlo sfugge, solo un istante e poi mordi il bavaglio, le braccia si tendono a sollevarti un po’, due secondi, tre al massimo e poi lasci, ti abbassi, ora tremi ancora un po’ di più, un brivido percorre il corpo sudato, ti ho spaventata ma è stato poco più che un buffetto.
Lascio cadere la frusta, che il manico tocchi terra per primo, sobbalzi per il rumore improvviso, uno scatto, il tuo respiro affannato è così sensuale ma è ora di scoprire che effetto ti ha fatto il mio giocare con il tuo corpo, con la frusta e c’è un modo sicuro per saperlo.
Le labbra possono mentire, a volte possono farlo anche le espressioni ma il sesso, no, il sesso di una donna non mente, a volte dice cose che lei non è pronta a dire.
Allungo una mano, la poggio, diretta, sul suo sesso, lo afferro tutto e mi insinuo per sentire se… per scoprire se…
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Attesa… ancora attesa. Sono aperta e offerta, come lui ha richiesto, le gambe aperte, ben aperte, entro i limiti di quello che potevo fare stando appesa qui, a questa corda. Cos’avrà da aspettare tan…
schiocck
Un tuffo al cuore, il corpo trema, un colpo inaspettato. La frusta. Non mi aspettavo di nuovo la frusta, oddio, non me l’aspettavo così, non so, pensavo… forse pensavo che avrebbe disegnato il mio corpo con il manico della frusta… pensavo sufficie…
schiocck
Aaaah, un secondo colpo. Trattengo il fiato. Non devo muovermi, non devo farlo…. ma stento, fatico… riesco a fatica ad aprire i pugni dato che le mani hanno scelto di stringersi, le gambe mi cedono leggermen…
schiocck
Mi irrigidisco. L’intero corpo un fascio di nervi tesi, pronti allo spasmo…
schiocck
ho già perso il conto… e sto perdendo il controllo delle reazioni del corpo…
schiocck
mi sfugge un gemito… non … non riesco a trattenerlo. So che devo, che dovrei, e poi non voglio dargli soddisfazione, no, lui non deve pensare che io … eppure… eppure…
schiocck
sono riuscita a stare ferma, a non mostrare la mia reazione…
schiocck
le gambe tremano. ora non le trattengo… non è dolore… non più di un fastidio forte… sta pur sempre frustando delle parti di me che normalmente non sono nemmeno esposte, ma le dita della frusta sono… docili, carezzevoli e decise… no, non è dolore…
schiocck
gemo, di nuovo, la carezza più profonda più intensa, martella sullo stesso punto… ho perso il conto… deglutisco
schiocck
sento, sono consapevole, sento ogni millimetro della pelle colpita dalla frusta, mi ha reso sensibile, un sussurro mi farebbe saltare, ormai… mai così sensibile in questa zona sensibile… le dita della frusta a moltiplicare la sensazione di essere frugata e improvvisa…
schiocck
grido. Non trattengo. Un misto di sorpresa e dolore. Questo colpo non è andato dove sono andati gli altri… ha colpito in pieno il mio sesso, milioni di schegge di sensazioni hanno attraversato la mia pelle, hanno percorso la spina dorsale e hanno mandato una scossa violenta al mio cervello. No, non deve continuare. Mi tendo, mi sostengo, mi muovo, tremo… no, non così… il cuore martella, forte, lo sento…
Un tonfo. Vicino ai miei piedi. Inatteso, diverso. La frusta? Ha lasciato cadere la frusta? Un attimo dopo la sua mano tra le mie gambe. Diretta, sicura, salda, dura. Afferra completamente il mio sesso, come fosse un frutto da cogliere, apre con due dita e si insinua… un dito si insinua dentro di me. E mi esplora. Umido. Trova umido. Il suo gioco con la frusta mi ha eccitata. Non lo avrei mai ritenuto possibile… ma mi sono eccitata… e la sua mano tra le mie gambe a saggiare la mia umidità mi fa sentire orgogliosa… e non so perché…
”’
Dolce piacere mentre la mia mano si insinua nel suo sesso, è caldo, è burroso ed è bagnato, questo ha fruttato l’attenzione che ho donato al suo corpo, questo è il risultato che si ottiene dalla gatta quando la si frusta nel modo giusto, mi eccito, è tutta la sera che gioco, mi trattengo, seguo le regole ma ora… ora…

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Ora la mia mano preme più forte, l’altra su un fianco a trattenerla, è finito il tempo delle carezze, mi insinuo, profano e penetro con due dita, prepotente, al massimo che riesco e ancora spingendo, frugo alla ricerca del suo piacere, di quel piacere che attende da tanto, che ora mi circonda, bollente e bagnato, ruoto, frugo, palpo morboso mentre avvicino il corpo nudo al suo.

La pelle a contatto, il respiro filtrato vicino al mio eccitato, geme per le mie dita, desidera o forse no, non è più lei che desidera, ha perso il controllo sotto i miei colpi, tutta questa situazione le è sfuggita di mano, è stordita, fatica a riprendere piena coscienza e la mia mano che la masturba non la aiuta, mi piace, non è lei a desiderare ma il suo stesso corpo ad implorare di godere.
Quella sul fianco scorre verso l’alto, quella nel sesso fruga senza sosta in modo intenso, maschio, risalgo il suo corpo invitante, fino al viso, lo carezzo delicato in contrasto che le carezze ruvide che impongo alla sua fica, trovo il bavaglio, docile cede e si allenta, cade a terra, gode nell’essere libera di respirare appieno ma solo per un istante, spingo forte, estraggo e rientro d’un colpo con un dito in più, sento l’entrata della vagina tesa attorno alle dita come un anello, ruoto in lei, si scioglie, geme libera di farlo ma le mie labbra la zittiscono, non è un bacio delicato, è morboso, legata, nuda, le gambe divaricate, gli occhi coperti, le mie dita nel sesso, tesa come una corda, insinuo la lingua in lei in modo scabroso, ruoto, cerco, trovo la sua, è docile, quasi inattiva, lascia fare ed accetta le mie attenzioni volutamente robuste, continuo in un lungo, umido bacio mentre la mano libera passa dietro al collo, scende premendo, quasi graffiando percorre la schiena sudata, scende, trova il sedere, afferra una natica, lo spinge verso di me che ne approfitto per inserirmi ancora di più, più in profondità nel suo lago che continuo a rovistare, appoggio il pollice, lo aggiungo, trovo il clitoride, lo massaggio deciso, freme e ciaf.
Una sberla, improvvisa, sulla natica, senza mai smettere di baciarla, di frugarla, il rumore è stato forte, il dolore nullo, così sono le sculacciate, volendo, solo un simbolo di possesso, volendo infiammano terribilmente ma anche in questo momento, eccitato come sono, il suo non desiderare dolore diventa il mio e il rumore del suo culo percosso, il suo urletto che affoga nella mia bocca, mi basta.
La avvinghio ancora più a me, stringo forte mentre bacio avido, scorro con la mano dietro nel solco, sotto, trovo il sesso ingombro delle mie dita, inumidisco con i suoi umori la mano appena giunta, bene bene un dito e poi indietreggio, punto, spingo un po’ mentre si tende, strofino di più il clitoride, spingo più lingua nella sua bocca mentre lei si alza in punta di piedi per cercare di allontanarsi ma è inutile, si irrigidisce, stringe forte in un inutile difesa e io penetro, deciso, lento ma perentorio, scivola il mio dito lubrificato dal suo desiderio dentro quel buchino che tanto adoro, scivola e palpa le dita che stantuffo in profondità nel sesso, scivola e si inserisce fino alla base mentre protesta azzittita dal mio bacio, tocca il fondo, si ferma mentre lei sembra una statua di cristallo, fragile e bellissima.
Allontano le labbra, non le stacco, solo quel poco che serve a parlare mentre lei resta in apnea:
“Non ti ho tolto il bavaglio per concederti di parlare ma solo per non privarmi delle tue labbra, una sola parola, qualunque sia e la intenderò come la tua volontà di porre fine a questa notte”
Mi sfilo, di colpo, da entrambe i suoi orifizi, sobbalza e poi rilassa i muscoli, scivolo, le giro attorno palpando il suo corpo con il mio, alle sue spalle, adoro stare alle sue spalle, il mio sesso disteso, duro, nel solco del suo sedere, appoggio le mani sulle cosce tese per la posizione che tiene ormai da diverso tempo, palpo in profondità e scorro, i fianchi, le costole, le ascelle, tutte le braccia e poi ridiscendo di nuovo, lento e aggressivo fino a tornare sulle cosce.

Piego le ginocchia, il mio pene scivola nell’incavo dei glutei fino a ricadere un po’ in avanti, mi rialzo, lentamente, la cappella incontra, finalmente, il suo fiore, disciplina per evitare, muovo il bacino e faccio sì di scivolare in avanti, guidato dal solco del suo sesso, senza penetrare, mi alzo e sono a contatto, orizzontalmente ma totalmente a contatto, la mia carne pulsante con la sua bagnata, scivola una mano, da dietro verso davanti, la percorre fino in mezzo alle gambe, trovo la mia stessa asta, scivolo sotto con le dita, allargo un po’ le grandi labbra per aderire meglio, la mia cappella è sopra il clitoride, spingo da sotto ad aumentare la pressione e senza più allentarla, con il bacino, comincio a muovermi avanti e indietro stimolando la sua fica in ogni sua parte con il mio cazzo bollente.
Bacio la schiena esposta, lecco con la punta e lento ricopro ogni parte mentre sotto struscio. Sale una mano, sale fino alla sua mano, fino alla corda, la allento un po’, quello che serve e con il corpo spingo, spingo la schiena che bacio, la faccio piegare un po’ in avanti , qualche grado, quello che serve perché i grossi seni invitanti pendano più liberi in tutta la loro maestosità, ansima mentre la mano scende e poi afferra, in pieno, una mammella, la stringe, forte ma non tanto da essere violenta, palpa, fruga come il mio cazzo fruga sotto, adoro le tette, adoro le sue in particolare e ne godo, frugo, mescolo, prima una poi l’altra e poi entrambe con la mano, con il braccio, le comprimo, le manipolo, gioco con i capezzoli, li stringo un po’ ma solo quel tanto perché possa essere lussurioso e non cattivo.
Mi blocco nel giocare con il suo seno, adoro sentirlo, morbido, deformarsi al mio tocco, indugio e insisto più di quanto pensassi mentre sotto la mia mano si bagna di quello che cola dal suo sesso attraverso il mio sesso, spingo ancora di più le dita che mi premono il cazzo, ad ogni avanti e indietro che faccio inciampo nell’ingresso del suo frutto, sobbalzo ma proseguo e lascio che la cappella strusci il suo clitoride, godo nel sentirla godere ma godo di più nel sentire che desidera godere.
Tolgo la mano da sotto ma non abbandono il seno, non ce la faccio, le dita che si insinuano nella carne soffice sono troppo appaganti, torno dietro con l’altra, afferro il mio sesso che pulsa completamente lubrificato, ancora un po’ più indietro, appoggio la cappella sul suo buchino, dove credo mai nessuno l’abbia appoggiata, ruoto un po’ mentre lei si stringe ma la posizione poco le concede, non può sfuggire, ruoto e spingo un po’ sulla rosellina più scura, lascio che abbia il tempo di sentire bene la pressione del cazzo sull’ano, lo stuzzico mentre non geme più, non fa un fiato, indietreggio, come a prendere lo slancio, perché sappia che sto arrivando.
Attendo un istante ma solo uno, le do il tempo di parlare ora perché fra un attimo sarà tardi e…
”’
Dentro me, intensamente, prepotentemente, profondamente.
Mi fruga, mi cerca, mi esplora. Gira, muove, preme.
Le sue dita nel mio sesso, a bagnarsi della mia voglia a farmi crescere l’eccitazione a spingermi verso livelli di piacere che il mio corpo non conosceva. In modi che il mio corpo ignorava. Le sue dita nel mio sesso.
Profondamente inflitte. Spingono, cercano.
Non riesco a respirare. Non mi sono ancora ripresa dalla frusta e ora questo. Eccitazione su eccitazione, in un turbine di sensazioni che non mi fanno pensare linearmente, che mi fanno perdere l’equilibrio, che mi tolgono lucidità.
Mi libera dal bavaglio, mentre la sua mano continua a frugarmi e a darmi piacere un piacere ruvido, un po’ brutale, un po’ rude. Maschio, sicuramente, un modo in cui non sono mai stata toccata… Ma tutto è nuovo stasera… mi hanno sempre trattata tutti come se fossi un fragile soprammobile, mai una carezza intensa, mai uno sfregamento forte, mai una penetrazione focosa… non sono di fragile vetro, ma Mirko sa come gestire un corpo come il mio…
Nel momento in cui la bocca è libera annaspo per l’aria, mi sembra di essere stata in apnea una vita, ma non posso riempire i polmoni, Mirko non me ne dà il tempo, le sue dita sia allontanano un attimo per poi tornare a penetrarmi a fondo… due, tre dita ora e la sua bocca sulla mia a soffocare di nuovo i miei gemiti, il mio piacere, a prendere possesso dello spazio, del mio spazio. Rude anche con la bocca, con la lingua, prepotente.
La mano mi esplora, l’altra anche, segue la curva della schiena e arriva al gluteo. Un dito a premere il clitoride. Gemo per il trattamento, per l’eccitazione, per il piacere. Una sberla di piatto, sul culo. E poi quella stessa mano… a cercare il mio sesso, da dietro, a trovarlo, bagnarsi della mia eccitazione… oh… no… a premere dietro, sul mio … oh… il piacere agli angoli della bocca mi si smorza a sentire la pressione del suo dito sul mio fiorellino, sul mio buchetto… non di nuovo … è inevitabile il mio istinto di evitarlo, di allontanarlo alzandomi sulle punte, di non volerlo… ma lui non è d’accordo, lui lo vuole, prepotentemente, e insiste, con decisione, con lenta e sfinente decisione. E lo prende. Prende quello che vuole. Grugnisco infastidita per fargli capire che non mi va. Immobile, sono immobile mentre il suo dito scorre dentro di me fino alla base e i suoi fratelli dell’altra mano continuano il loro lavoro di eccitarmi e strofinarmi e frugarmi davanti. Sono eccitata, comunque, come prima, a dei livelli incredibili… il mio corpo reagisce in modo inaspettato e autonomo, e vuole godere, lo vuole disperatamente.
“Non ti ho tolto il bavaglio per concederti di parlare ma solo per non privarmi delle tue labbra, una sola parola, qualunque sia e la intenderò come la tua volontà di porre fine a questa notte”
Zitta… mi vuole zitta… ancora zitta… decide lui, comanda lui… ho voglia di dirgli di scoparmi, ma non posso farlo, anche quello sarebbe un no, un’interruzione a tutto e io non voglio. Lo voglio troppo. Al punto da accettare questa intrusione nel mio… oddio… quest’intrusione nel mio culo…
Stacca le mani di colpo. Entrambe. Respiro e mi riprendo. Mi gira intorno. Il suo corpo schiacciato al mio. Il calore. L’eccitazione. Appoggia il suo sesso al mio sedere, e lo sposta poi sotto, appoggiato sotto di me, a contatto con il mio sesso… dove lo vorrei, esattamente dove lo vorrei in questo momento… ma no, non si ferma, non penetra… si appoggia e si strofina. Preme. Preme contro il mio clitoride, stimola, mi fa correre sempre di più. Il mio corpo lo vuole, lo brama, il respiro accelera, ruoto leggermente il bacino per cercare il contatto ancora più forte del suo sesso con il mio. Il suo corpo aderisce al mio…
Gemo, scompostamente e liberamente ormai.
Una mano scorre lungo il mio corpo verso l’alto, una carezza, la corda si allenta un po’, il mio corpo un po’ più libero, spero mi lasci un po’ più libera, ma no, mi spinge in avanti, inclinata. Una sua mano si impossessa del mio seno. Sembra bramosa di farlo proprio, di impastarlo, di strofinarlo, rudemente, intensamente, con meticolosa attenzione. Mi sembra di essere fuori dal corpo, gli stimoli che mi arrivano sono così intensi che non riesco a credere che il corpo che li sente sia il mio. Gemo sommessamente e desidero ardentemente. Il piacere che mi sta dando questo sfregamento tra i sessi, il piacere della mano sul seno… il piacere del contatto della sua pelle calda, della sua lingua sulla schiena, sul collo. L’inebriante sensazione di essere inerme e posseduta…
Poi, continuando a impastare il seno con la mano, si stacca lentamente dal mio corpo. Allontana il suo sesso dal mio, facendolo strusciare indietro, accarezzando tutta la mia parte esposta… esposta, sì, sono completamente esposta, alla sua mercé…
E il suo sesso si ferma sul mio fiorellino… si ferma lì e preme… mi sposto un po’, mi allontano, ma non ho spazio, non ho spazio di manovra, non riesco a sottrarmi alla pressione… Trattengo il fiato… non voglio, non sono pronta…
Mi mordo il labbro, lui si stacca…
Una parola, potrei dire una parola… posso fermarlo, interrompere ed evitare l’intrusione del suo sesso nel mio culo… ma se lo faccio, se lo faccio non avrò nient’altro… e io lo voglio… io voglio godere… non voglio che sia finita così… mi ha fatto impazzire di desiderio, di voglia, di bramosia…. ma se dico anche solo una parola sarà tutto finito, non soddisferò per niente questa voglia. E quando potrò provare di nuovo tutto questo, tutte queste emozioni, tutte queste sensazioni… per contrastanti che siano… che droga… non riesco a smettere, non riesco a pensare di dire di no… solo che non so se sono pronta.
Ma è proprio vero che non sono pronta?
No, non è così, il corpo lo vuole, è la mente che non lo accetta.
E questa volta è il corpo che decide, che si lascia andare, che vuole essere soddisfatto, che vuole essere libero…
”’
Un attimo di attesa che sembra non avere fine ma la mia calma è al limite da molto ormai, sono stato corretto, attento, meticoloso ma ora, ora…

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com La mano afferra il seno saldamente per impedirle di sottrarsi e affondo, prepotente affondo in un solo colpo, in un colpo fino in fondo, fino alla base, dilato, penetro, prendo possesso, godo nel sentire il suo interno caldo plasmarsi al passaggio del mio sesso, godo nel sentire il suo sesso espandersi per diventare perfetta guaina del mio, mi fermo, in profondità in lei ad assaporarne il gusto.

Forte il suo ruggito, suono acuto a prova di emozioni contrastanti, sorpresa, appagamento, delusione, rilassamento.
Sorpresa nel sentirmi affondare nel suo sesso quanto era ormai convinta che avrei profanato il suo ano immacolato.
Appagamento nel sentirsi piena, finalmente piena e scopata come desiderava ormai da troppo tempo.
Delusione per quel tabù che tanto teme e che tanto desidera infrangere e che ancora le sfugge, delusa di ospitarmi nel suo sesso e non nel culo.
Rilassamento dell’essere scopata, solo scopata, finalmente scopata, in profondità.

Indietreggio fino a rimanere solo puntato, la mano ha ripreso a manipolare i seni, affondo ancora, con forza, schiocca la sua carne sobbalzando contro la mia, geme, libera di farlo, tutto il suo compiacimento.
Resto in lei, in profondità, continuo a spingere cercando di penetrare più che posso e con le mani raggiungo la benda, la libero, fastidio per la luce forte della stanza, solo ora si rende conto di quanto il suo corpo sia esposto anche agli occhi in ogni suo dettaglio, in ogni suo anfratto, in ogni sua privata parte ma non le do tempo di pensarci.
Afferro i capelli con forza, le tiro la testa indietro, scomoda, divaricata, il cazzo infilzato in lei, la schiena piegata in avanti mentre la testa viene tirata indietro.
Stupende le sue labbra, dischiuse, oscenamente nel rantolo dei suoi respiri, esco e riaffondo con forza a sottolineare il mio segnare il territorio:
“Sei delusa, in fondo sei delusa, volevi che ti prendessi dove più temi, oltre la tua paura volevi che mi prendessi quella parte di te, ne sono certo”
Un altro affondo violento, rumoroso, il seno, come travolto da un ondata, sobbalza vistosamente per la gioia dei miei occhi mentre un gemito forte riempie l’aria:
“Non così, di certo non così, non in questo modo, se sarà, sarà una cosa lenta, completa, appagante o almeno appagante per me”
Le infliggo un’altro colpo, per tutta la mia lunghezza in tutto il suo sesso:
“Ma se lo vuoi, se lo desideri dovrai chiederlo, dovrai pregarmi”
Scivolo lento all’esterno e proprio quando sto per lasciare il suo caldo rifugio me ne riapproprio in pieno, lungo il suo rantolo mentre scivolo prepotente in lei:
“Solo quando mi supplicherai, solo allora deciderò se concedertelo, se sodomizzarti, se lasciare che mi doni questo fantastico culo che nessuno ha mai avuto prima”

Lascio i capelli, ricade la testa in posizione più comoda, scivolo con le mani fino ad afferrare i suoi fianchi, fino ad afferrarli in modo tale che la presa non possa sfuggirmi:
“Per ora, visto che dici che ti piace tanto questa posizione, per ora ti lascerai scopare da me per tutto il tempo che vorrò, con tutta la rabbia che mi andrà, in tutti i modi che mi aggraderanno”
Ora la scopo, non nel modo che penso le possa dare più piacere ma in quello più animale, veloce il ritmo che imprimo scivolando in lei, forti gli urti sulle sue chiappe, sento il cazzo percorrerla per tutta la lunghezza, sento la sua fica accogliermi bramosa, bollente. Dieci, venti, trenta colpi in rapida successione o forse di più, non ho più voglia di contare, preferisco ascoltare il suo sesso che si dilata ritmicamente al mio passaggio, preferisco ascoltare la sua voce che esprime tutto ciò che prova.
La punta delle mie dita è in profondità nella sua carne, segni chiari che subito diventano rossi quando allento la presa, con forza l’ho dovuta trattenere per sostenere i colpi forti che le ho inferto con il mio sesso ma ora carezzo, i glutei, la schiena, sono in lei al massimo delle mie possibilità e ruotando un pelo il bacino esco di poco solo per poi tornare ancora più in giù, percorro i fianchi, salgo sulle braccia, trovo la corda e la slego, lascio l’estremità alle sue manette ma ora è libera, libera di servire ai miei scopi.

Esco, tirandola per quella specie di guinzaglio la faccio avvicinare al letto, traballanti i primi passi per la posizione tenuta a lungo ma docile nel farsi guidare, le mani sul materasso, la faccio piegare a 90 gradi, le alzo una coscia e l’appoggio al letto per esporla meglio, paradisiaco lo spettacolo che vedo standole dietro, il seno che ricade verso il materasso senza raggiungerlo, il suo sesso dilatato e perfettamente esposto, l’ano a portata di mano, senza difese.
Mi piego su di lei, accolgo il suo buchino in bocca, tutto, inizio a leccarlo in modo scandaloso mentre raggiungo la sua fica con entrambe la mani, la penetro con i pollici uniti e con il resto delle dita massaggio l’esterno ma l’attenzione è tutta su quello che sente la mia lingua.
Percorro tutta la corona, saltello sulle grinze che la ricoprono, la lappo abbondantemente coprendola di saliva e poi trovo il centro, con la punta, vibro su di esso spingendo, forzando mentre lei si oppone d’istinto e allora mi aiuto con le mani, cerco il clitoride, lo trovo, inizio a torturarlo con forza, geme lei, allarga un po’ le gambe per farmi arrivare meglio, si distrae e mentre la sua mente viene catturata dal piacere nel sesso il buchino si rilassa, si distende, si ammorbidisce naturalmente e la mia lingua penetra, solo un po’ ma riesco a leccarle l’interno della rosa, lo lavoro sentendolo rilassarsi sempre più, sentendolo pulsare in sincrono con il suo sesso, mi piace questo gioco, mi ci attardo, studio ogni suo suono in relazione ad ogni mio movimento dietro e davanti ma poi smetto.
Mi alzo, la afferro ancora per i fianchi e con noncuranza sono di nuovo dentro la sua fica, scivolo con facilità nei suoi umori copiosi, sento che pulsa desiderosa di poter andare oltre, allungo la mano ad afferrare ancora i suoi capelli, le alzo la testa, il viso sconvolto incontra l’immagine riflessa dello specchio avanti a noi e in quella posizione lascio che si guardi mentre subisce la robusta scopata che le dedico, lenti affondi ritmati, rotazioni del bacino a scavarla ad ogni affondo solo come preludio per una nuova sferzata.
Smetto di ascoltare i suoi rantoli che mi porterebbero all’orgasmo troppo presto, mi distraggo mentre lavoro il suo corpo, la sua fica per lungo tempo, affondo e ruoto non so quante volte e lascio che lei assista allo spettacolo del suo viso che si contorce, della bocca spalancata che emette il suo piacere, dei seni che come altalene non trovano pace, dei fianchi, del culo che ad ogni affondo vibrano assorbendo il colpo, continuo e continuo in un crescendo con attenzione che nessuno dei due raggiunga l’appagamento, rallentando quando sento che un orgasmo si avvicina, riprendendo se lo sento che si allontana troppo ma poi il desiderio prende il sopravvento, non so neanche quanto tempo è passato da quando ho iniziato a giocare con il suo corpo, a prepararlo, a gonfiare l’orgasmo che ora voglio vedere esplodere dentro di lei.
La spingo su un fianco rubandola a se stessa, mi siedo in ginocchio sulla sua gamba, quella sotto che tengo distesa, a pochi centimetri dal suo scrigno, alzo quella sopra, le faccio superare la mia testa e l’appoggio sulla mia spalla, che stia comoda, rilassata nell’essere divaricata come non mai, punto il mio sesso sul suo e penetro, spingo con il bacino ad avvicinarmi fino a che i peli del mio pube non sono a contatto con il suo, in questa posizione le sono dentro al massimo possibile, non c’è millimetro del mio sesso che non sia dentro il suo.
Raggiungo il clitoride con due dita e inizio lenti cerchi allo stesso ritmo dei lenti cerchi che fa il mio bacino nell’uscire appena per poi rientrare a fondo, ogni volta mi fermo al massimo della profondità a massaggiare con la cappella quelle zone difficilmente raggiungibili, lei gode mentre cerco di non ascoltarla, non voglio godere, voglio essere concentrato nel vivere il suo orgasmo, solo per lei, tutto per lei, accelero il ritmo dentro quanto fuori ma facendo sempre piccole pause in profondità e mentre la guardo distesa, le braccia ammanettate sopra la testa, il seno fantastico esposto, scosciata in modo sublime, mentre ogni respiro è un ansimare, lento, scivolo con l’altra mano, torno al mio punto preferito, alla mia fissazione, trovo con facilità l’ano che ho ammorbidito e insalivato prima e con attenzione, con delicatezza penetro, un solo dito, lento affondo poco ad ogni affondo nel sesso, ad ogni affondo sul clitoride.
In breve mi impossesso dei punti più sensibile del suo corpo, tutto quello che tocco è di norma al sicuro fra le sue gambe, così la possiedo, ora senza rabbia, senza cattiveria, concentrandomi solo su quelle zone in modo che lei possa ascoltare solo quello che succede fra le sue gambe, solo in quei punti tutta la mia attenzione, con calma a cercare il modo più intenso per farglielo sentire, con passione a cercare di donarle l’orgasmo che da tanto attende e…..
”’
Improvviso e inaspettato. Una sorpresa, un sollievo, una delusione. Un sospiro, un gemito, un ansimo. Un urlo, uno sfogo, un palpito.
Mi strappa la benda. Sono ancora più nuda. Consapevole ora ancora di più del mio corpo. Consapevole ancora di più di essere in questo momento solo quello che lui vuole che io sia.
Accecata dalla luce. Cieca alla mia volontà. Quasi un risveglio, una nascita…
Contrastate le emozioni. Potenti, molto potenti le sensazioni.
Difficile restare in equilibrio, sia fisico che mentale.
Prepotente, potente, forte, intenso, profondo.
Vuole che io lo chieda di essere penetrata dietro… questo l’ho capito, nonostante l’ebbrezza del momento. Non un attimo di respiro, non un momento per pensare, non un istante per capire.
Consapevolezza che non so chiedere. Che non so se voglio chiedere. Che mi ha confusa… Ma lo sa lui che io consciamente non posso farlo?
Il ritmo che Mirko impone alla mia figa è intenso, incredibile. Sta facendo sussultare ogni parte del mio corpo. Alterna poderosi affondi a sensazioni incredibili. I brividi lungo la schiena a segnare la voglia di venire che questo intenso trattamento mi sta donando.
E i gemiti incontrollati e continui. E la voglia che sale.
Slega la corda e piano mi affloscio. Ho male alle braccia, la posizione costretta troppo a lungo, i muscoli troppo contratti.
Mi priva del suo sesso e mi sposta… già, non schiava ma alla sua mercé…
immagino la sua soddisfazione di avermi così… burattino indolenzito…
stupida… oh, ma non pensavo…
Mi appoggia sul letto e sono completamente esposta, più di prima, maggiormente e completamente.
E la sua bocca si appropria di me. Del mio buchino inviolato.
Il caos e la confusione nel mio corpo, nella mia mente, nella mia anima… fino a lì è arrivato, con il suo trattamento.
Uragano a devastare la mia calma, la mia tranquillità. A travolgere la mia monotonia, ribaltarla e trasformarla in un mondo fatto di voglia, di desiderio, di curiosità da appagare.
Il mio equilibrio violato. Il mio culo profanato, anche se solo da un dito o dalla sua lingua, adesso. Il mio corpo in tensione.
Lì il mio viso allo specchio… non mi sono mai vista così. Bellissima e oscena allo stesso tempo. Bocca aperta, occhi spalancati, pupille strettissime dalla forte luce che mi acceca. Si vede la fame, la brama, la lussuria. Si vede l’animale che è in me.
Non sono io quella. E’ una Giulia che non conosco, ma che mi piace, che vorrei vedere spesso. E’ la Giulia che vorrei essere…
Non riseco a staccare gli occhi da quell’immagine riflessa. Lui vuole che io mi veda. Che entri in me. Che mi voglia così. Che mi senta così…
Marionetta nelle sue mani.
Mi gira. Schiena sul letto. La gamba sulla sua spalla, aperta, esposta. Tutte le mie parti più private aperte e in piena luce…
Il tempo di un respiro ed è dentro di me. A fondo. Completamente. Sussulto. Gemo, incontrollatamente. Prende possesso del clitoride, segna il territorio. E si appropria nuovamente del mio culo… un dito.
Completamente sua. Ogni parte di me, in suo possesso, nelle sue mani… abili mani… mi sta facendo impazzire. Il suo sesso mi riempie a fondo dandomi scariche elettriche, mentre una mano tormenta il clitoride e con l’altra mi stimola dietro.
Non ho quasi più voce da quanto frequenti sono ormai i miei gemiti.
Non ho più percezione dello spazio o del tempo. Siamo qui da sempre e da un attimo.
Non ho più percezione del mio corpo. Sono solo un’onda, un’onda di piacere che sale e si ritrae per gonfiarsi ancora di più. La coscienza è alterata. Il viso una maschera di piacere, la bocca aperta a cercare l’aria che non mi basta, che non ce la fa a riempire i polmoni perché viene subito espulsa da un altro gemito… finché esplodo con un grido quando arrivo all’apice, al limite… il corpo sconquassato da tremiti, i muscoli contratti da spasmi.
Mirko che mi guarda continuando la sua opera… con dedizione. Sorride.
Non ce la faccio… non so se ce la faccio oltre…
”’
Continuo il mio lavoro sul suo corpo che faccio percorrere da brividi di piacere, continuo il mio lavoro sul suo sesso che stimolo senza sosta, continuo il mio lavoro sul suo orgasmo che vedo crearsi, gonfiarsi e dipingersi sul suo volto stravolto, continuo attendendo, gustando, aspettando e quando esplode, quando, in fine, la travolge, svelto libero il suo clitoride dalla mia mano, libero il suo culo dalle mie dita, rapido faccio scivolare la gamba dalla mia spalla, il mio cazzo non esce mai dal suo sesso che sento pulsare per l’iniziare dell’orgasmo mentre lei è sdraiata a pancia in su, le gambe divaricate a farmi spazio, mi sono mosso al loro interno per continuare a possederla, le braccia in alto a incorniciare il viso sudato, i polsi ancora prigionieri delle manette, i seni, sempre loro a catturare il mio sguardo, distesi, allargati nel morbido muoversi sotto i miei colpi.
Mi stendo sopra di lei mentre l’orgasmo sale, nella più classica delle posizioni la penetro ancora, salgono le sue braccia ad avvinghiarsi al mio collo, salgono le mie mani ad afferrare la sua testa, alzarla, farle nascondere il viso nel mio petto, soffocare il suono del piacere nella mia carne e in quell’angolo di riservatezza che le ho costruito, ora che neanche io posso più vederla, ora che l’orgasmo è al suo culmine la scopo più forte, aumento la lunghezza degli affondi, aumento la velocità degli affondi, aumento la forza degli affondi e non pago spingo anche lei per scoparla ancora di più per farla venire ancora di più.
Le mie mani sulla sua testa che sorreggo con tutte le braccia, come in un abbraccio mentre le tengo il viso nascosto, inizio a spingere tutto il suo corpo verso il basso, a sbattere sul mio cazzo che spinge in su, sfruttando il morbido materasso spingo lei in giù, scivola sul mio corpo sudato, affossa nel materasso, scende di qualche centimetro fino a trovare il mio sesso che sale, che penetra, che sbatte forte e solo allora allento un po’ la presa, il materasso la fa risalire mentre io scendo ma è solo un istante e la sto già spingendo ancora mentre salgo ancora ad un ritmo infuriato, ad un ritmo doppio.

Urla nascosta in me, gode nascosta in me mentre sbatto tutto il suo corpo, mentre la penetro sempre più forte, sempre più veloce, senza sosta, continuo sentendola godere ancora, continuo sentendo che il suo orgasmo non cede ancora il passo, più veloce che posso, più intenso che posso, si stringono le sue braccia su di me, si stringono le mie su di lei, le sue grida sempre più stridule mentre mi punto per impedirle di stringere le gambe, mentre le sussurro all’orecchio di restare aperta, di farsi scopare ancora, di venire ancora.
Salgono le sue grida, graffiano le sue unghie, il suono diventa stridulo per poi divenire impercettibile e lasciare spazio solo al suo continuo cercare aria e allora rallento, lascio che l’orgasmo termini, allento la stretta mentre il suo corpo ancora vibra, bacio il suo viso delicatamente mentre ascolto il cuore che batte ogni istante un po’ più piano, mi sollevo un po’, lascio che il mio sesso esca da lei e scivolo al suo fianco.
Il ventre si muove al ritmo dell’aria che entra, sfioro la curva dei seni, i capezzoli turgidi, la curva del collo, le labbra mentre osservo il suo viso rilassato, soddisfatto, sfinito e la mia mente, il mio cazzo, non possono fare a meno di chiedersi:
“ed ora ??? dove riuscirà ad arrivare per me ?”

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Senza fiato, stremata, appagata…
Annaspo per l’aria. Il cuore un martello. La mente non esiste.
Travolta e stravolta dalla sensazione più forte mai provata.
Paga e prostrata.
I polsi ammanettati. Le gambe aperte. La figa sazia.
E ora dolce, la tua mano mi accarezza. Da focoso e insaziabile a calmo e pacato. Giro la testa, ti guardo. Le tue dita sulle mie labbra.
“Dove sei stato per tutta la mia vita?”
Le parole mi sgorgano fuori così, incontrollate, in un sussurro, mentre ti guardo come non ho mai guardato nessuno, come se tutto il mio mondo fossi tu, come se null’altro esistesse oltre a noi due e questo letto. Potrei fare qualsiasi cosa per te adesso. Lasciare che tu faccia qualsiasi cosa di me… Ma non so, non so cosa darti, non so come offrirmi, non so come soddisfarti, non so cosa può appagarti… la tua mente, il tuo modo di essere è così diverso dal mio, così lontano…
L’ho già sperimentata questa lontananza, già per come mi hai presa, già per come mi hai fatto godere, già per come hai usato il mio corpo…
La mia mente è affollata di immagini e di pensieri incoerenti, di idee e di possibilità. Come, cosa…
Un lampo mi balena nella mente… non prenderai anche queste parole come una richiesta di interruzione?
Mi giro sul fianco, ancora ammanettata in precario equilibrio, appoggiata a un gomito. Ti guardo intensamente negli occhi. Ti studio, in silenzio.
Gli occhi si posano sulle manette, la corda ancora legata. Forse…
Mi appoggio sul fianco prendo la corda e piego la gamba sopra, con un po’ di contorsionismo passo la gamba dentro un’asola della corda, che così si viene a trovare tra le gambe. Me la passo lungo la schiena e la faccio arrivare davanti appoggiandola sulla spalla. Mi alzo in ginocchio. Ho in mano i due capi di corda: uno va dalle manette verso la mia figa, l’altro spunta dalla mia spalla. Faccio una prova. Tiro un capo e poi tiro l’altro. Una smorfia sul mio viso. Tu capisci. Un lampo negli occhi e ti alzi a sedere per verificare e aiutarmi a sistemare. La tua mano va alla mia figa, allarga bene le piccole labbra, le trova umide e le strofina un attimo, poi ci infila bene dentro la corda, la segue verso dietro e controlla che sia ben appoggiata lungo tutta la fessura. Quindi ti stendi di nuovo, ad aspettare cosa viene dopo.
Porto le mani sopra la testa, per allungare i due capi della corda. Lo faccio tenendola sempre in tensione, che non sfugga dalla mia fessura. Quindi in ginocchio mi sposto tra le tue gambe. Cerco la posizione giusta, la giusta distanza. Mi piego in avanti, appoggio i gomiti al tuo bacino, senza caricare il peso, ti guardo fisso e ti porgo la corda. Il mio viso è esattamente sopra il tuo sesso. Afferri i due capi, sorridi e fai una prova. Tiri prima uno e poi l’altro. Io ho un brivido e una smorfia. Non è esattamente piacevole. Ma è così che deve essere.
Mi lecco le labbra e mi avvicino alla base dell’asta. Tiro fuori la lingua e con un movimento continuo e lento la percorro tutta fino alla punta. Tu nel contempo accompagni il movimento con la corda, tiri, per tutta la durata della mia leccata. L’attrito apre e asciuga. La corda si intride di me. Emetto un lungo gemito, e non di piacere. E tu sorridi.
Ripeto il movimento e tiri l’altro capo.
Sarà intenso, già lo so. Spero solo che il gioco ti piaccia…
Ancora una leccata… ti voglio dare il tempo di prenderci mano con queste corde… e ancora una…
Ogni volta che la corda scorre sono più asciutta. Ogni volta che la corda scorre strofina vigorosamente…
Poi ti guardo. Intensamente. E prendo la punta tra le labbra. Inizio gli affondi. Mi riempio la bocca del tuo sesso. Affondi lunghi e ritmati, lenti, che tu segui con la corda senza dare tregua al mio sesso sfregato così in continuazione.
Non riesco a prenderti tutto, ma mi sforzo a scendere ogni volta un po’ di più. Ho il sedere leggermente proteso verso l’alto, le gambe un po’ aperte, così che la corda possa scorrere liberamente e sfregare per bene tutte le parti morbide. I gomiti sono dolcemente appoggiati al tuo bacino, le mani unite sulla pancia, vicino all’ombelico. In posizione di preghiera… sì, perché ti sto venerando… a mio modo, ti sto venerando.
Una lacrima come tributo alla corda.
Solo la testa si muove… e decido di accelerare.
Dimostri l’apprezzamento per la modifica di ritmo lasciandoti andare in un sospiro, e segui con la corda il mio movimento.
La mia lingua preme sul tuo sesso mentre la bocca scorre lungo l’asta. Le labbra stringono ad ogni passaggio sulla punta. Cerco di affondare il più possibile, di darti piacere di intensificare le sensazioni che provi modificando la pressione, l’intensità, la lunghezza degli affondi.
Gemi apprezzando il mio operato.
Mi stai guardando. E’ tutto il tempo che mi guardi, spostandoti leggermente per guardarmi di lato. Ti piace la posizione che ho assunto, lo vedo.
Il tuo sesso inizia a vibrare. I tuoi gemiti più forti. Aumento la pressione sul tuo sesso, mi sforzo ad imboccarne il più possibile ogni volta che affondo e poi esplodi. Non appena sento il sapore del tuo seme, tiri la corda, che affonda in me e mi sbilanci tirando anche dalla parte delle manette. Finisco allungata sul tuo corpo, una tua mano sulla testa a spingere ancora più giù, a forzare la mia bocca a prendere il più possibile di te. Spingi leggermente in su il bacino, ritmicamente e potentemente. Non respiro. Ma non importa. Il tuo seme caldo scende a fiotti nella mia gola, mentre lacrime scendono dai miei occhi per lo sforzo di accoglierti e per la soddisfazione.
Poi mi lasci. Mi sfilo. Respiro. E mi stendo a fianco a te.
”’
Sudata e stremata ti guardo abbandonata sul letto al mio fianco, carezzo il tuo corpo inerme con una mano mentre lo carezzo anche con gli occhi, ci vuole tempo perché ritorni, ci vuole tempo perché i tuoi occhi tornino nei miei, ora, sfinita, sei ancora più bella, ogni difesa é calata mentre parole dolci, parole importanti lasciano le tue morbide labbra.
Sorrido, leggo nei tuoi occhi, prima il desiderio di donarsi poi l’insicurezza di non sapere come farlo abbastanza, il veloce pensare, il frenetico desiderare di trovare il modo.
Osservo quei pochi istanti, impassibile come sempre perché tu non capisca quanto mi stai dando con il solo volere trovare per me qualcosa di adatto, qualcosa che non hai mai dovuto cercare per nessun altro ma poi i tuoi occhi brillano, hai preso una decisione, lo so, lo sento chiaramente.
Osservo mentre, impacciata, ti districhi con la corda, ti aiuto nel farla penetrare bene nel tuo sesso, morbido, delicato, non posso fare a meno di chiedermi se non sia un fiore troppo delicato per il gioco che hai in mente ma la scelta non spetta a me, se hai deciso di donarmi questo io non posso che accettarlo.
Mi metto comodo lasciando che termini il tuo lavoro e poi attendo, attendo che ti avvicini, attendo l’estremità delle corde che mi porgi e che accetto, attendo te che ti prostri fra le mie gambe, in ginocchio, piegata al mio volere, le mani giunte sul mio ventre, le labbra sopra il mio sesso che vibra e nelle mie mani corde per giocare con la tua intimità a mio piacimento.
Fa capolino la lingua dalle tue labbra, si appoggia sul mio sesso e lo percorre mentre io faccio si che la corda percorra l’interno della tua fica.
Si inarca un po’ la tua schiena, gemi per il fastidio fra le gambe ma continui il tuo lavoro sul mio cazzo che gradisce, apprezza e gode di quella situazione.
Mi eccita, è vero, questa cosa mi eccita, una donna che so essere una fifona, odiare il dolore in modo assoluto ma che pur di appagare i miei capricci ci si sottopone volontariamente, senza che neanche lo chieda, di sua iniziativa.
Mi eccita il tuo desiderio di eccitarmi, mi eccita il sapere che vorresti evitarlo ma che ancora di più desideri di essere la fonte del mio desiderio, di appagarmi.
Tiro la corda, scivola come la tua bocca scivola sul mio sesso, penetra come io penetro nella tua gola, mi sta facendo effetto ed è difficile non perdere la concentrazione, non esagerare ma questo rende il tutto ancora più eccitante, più appagante e più duraturo.
Ti osservo mentre ti spingi la mia asta in gola, scendendo sempre più, forzandoti ad ospitarmi e per ringraziarti esercito un po’ più pressione sulla corda che non smette di mai di strisciare, di asciugare di farti lamentare.
Mi godo il tuo trattamento, mi godo le corde nelle mani mentre ti torturo dolcemente ma poi diventa troppo anche per me, scende una lacrima a dimostrare il tuo impegno e al contempo aumenti la velocità della testa che fa su e giù sul mio cazzo che sento sprofondare nella tua gola sempre più, non mi dai tregua con la lingua e io, io provo a dissuaderti dando più forza alla corda, cercando di distrarti ma non funziona, non rallenti, non cedi e gemo, vibro, godo tirandoti a me, tirando con le corde, sbilanciandoti su di me, afferro la testa, non ho attenzioni nei tuoi confronti in questi secondi, ti tengo giù, con forza e con il bacino spingo al ritmo del mio sperma che ti si riversa in gola, ti tengo e spingo fino a scaricarmi tutto, sentendoti irrigidirti cercando aria, fregandomene mentre ti dono il mio sperma fino all’ultima goccia per poi lasciarti, liberarti mentre rido scosso dal piacere, soddisfatto e anche colpito, credevo nelle tue potenzialità ma non pensavo che avresti scelto il dolore spontaneamente…

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Passano lenti alcuni minuti, tranquilli e soddisfatti osserviamo il celo stellato sopra di noi, la nostra notte è giunta al termine ma è stata una notte incredibile, un susseguirsi di emozioni intense e… e non mi va che finisca, non ancora e sono curioso di sapere cosa ne pensi tu…
Mi alzo mentre mi osservi, recupero le chiavi delle manette e la frusta, mi avvicino sorridendo, tenero, gentile, ti libero i polsi e poggio fra le tue mani il fallico manico della frusta poi scivolo sopra di te, mi struscio sul tuo corpo nudo con il mio, percorro il collo con le labbra fino a giungere ad un orecchio in cui sussurro:
“Sono appagato, soddisfatto, stupito, non ho più nulla da ordinarti, ho avuto da te molto più di quanto avrei mai immaginato quindi quello che ti chiederò fra poco non è un ordine, non è neanche una richiesta, non mi aspetto che tu lo esaudisca e credo sinceramente che sia chiedere troppo a questa serata ma mi piacerebbe che ti masturbassi per me, vorrei guardarti mentre ti dai piacere da sola, vorrei che il mio cazzo ritrovasse vigore nella tua bocca spalancata per il piacere che ti stai donando e poi mi piacerebbe che placassi questo desiderio offrendomi il tuo culo che non avresti altra occasione di donarmi, concedendomelo mentre sarai sfinita, svuotata di ogni desiderio, concedendomelo solo e soltanto per un mio capriccio, però, però sarei altrettanto contento di riposare un po’ al tuo fianco, al fianco di una donna che mi ha stupito per poi fare colazione insieme domani mattina”…
”’
I polsi liberi. La frusta tra le mani.
Una richiesta, non un ordine. Ma una richiesta complessa che si conclude esattamente come mi aspettavo… Non può essere altrimenti.
Ma io… io non voglio che sia finita così. Non ancora. Ne voglio ancora delle tue attenzioni. Anche perché è solo questa notte….
Ti guardo negli occhi. Sorrido.
“Accetto la colazione domattina. Ma non sono ancora paga di te.
Non ancora.
Mi hai spiegato il tuo mondo, mi hai chiarito mille dubbi, sei stato paziente… e sei tornato a spiegarmi, ad aprirmi la mente… mi hai fatto godere come mai nessuno, nemmeno io stessa… mi hai insegnato cose su di me che non conoscevo, ma tu le avevi viste. Non so come, ma tu sapevi…
Mi va di farlo, Mirko. Voglio farlo. Voglio masturbarmi per te e voglio poi che tu prenda quello che non ho dato a nessuno. Voglio che sia tua la mia prima volta, voglio il tuo sesso dove mai nessuno è stato. Voglio soddisfare questo tuo capriccio… no, non è vero… voglio soddisfare il mio capriccio.”
Sorridi e mi baci con trasporto e passione, già preso dall’eccitazione della mia decisione di essere tua totalmente, di lasciare che tu abbia tutto di me… anche se non lo dai a vedere, impassibile ma con quel luccichio negli occhi, ma il trasporto, il corpo non riesce a celare…
Ti stacchi dolcemente da me. Ti stendi sul fianco appoggiato al gomito con la testa sulla mano. Tu sei pronto per il tuo spettacolo, per quello che ti mostrerò.
E’ la prima volta che ho una frusta tra le mani. E’ evidente il motivo per cui me l’hai data. La sollevo sopra di me. La guardo, la giro. La tengo con due mani e ne saggio lo spessore, la consistenza… oggetto affascinante non c’è che dire… Il manico è fatto di una serie di intrecci dei lacci di pelle, morbido al tatto nel complesso, ma con molte piccole asperità. L’estremità è un po’ più larga, è come un nodo che racchiude tutte le strisce di pelle. E’ comoda da tenere in mano, né troppo grossa né troppo sottile.
Porto una mano al mio sesso. Lo trovo umido. Appena un po’. Mi giro verso di te. Sorrido in modo malizioso. Mi porto la stessa mano alla bocca e la lecco, lecco le dita in tutta la loro lunghezza. E porto quell’umido alla mia figa. Strofino le dita sul clitoride e sulle piccole labbra. Sempre guardandoti negli occhi. Ma ho un brivido. Il clitoride è irritato… la corda ha fatto effetto… mi mordo le labbra e mi bagno nuovamente le dita.
Chissà magari inumidire lenisce un po’… Ecco… forse masturbarmi adesso non è una grandissima idea…
Bagno ancora le dita, concentrandomi di più sul medio. Scendo, appoggio, copro bene e infilo il dito. Un altro brivido e un sospiro. Gli occhi si chiudono di colpo, non riesco a evitarlo, la schiena si inarca leggermente.
Stringo le labbra e mi sforzo di guardarti. Sei lì, concentrato su di me. Guardi ogni minimo movimento del mio viso, di tutti i miei muscoli. Non ti vuoi perdere un secondo.
Avvicino l’impugnatura della frusta al mio clitoride e ce la faccio scorrere sopra per tutta la lunghezza. Il movimento è lo stesso della corda prima, ma ora non sfrega. Ora non irrita… ora accarezza.
Mi lecco le labbra mentre stimolo così tutto il mio sesso. Il tuo sguardo per un momento fugge al mio inguine, a seguire il movimento della mia mano, a seguire il movimento della frusta.
Approfitto di questo momento per trattenere il respiro e infilare la punta della frusta nel mio sesso. Non posso evitare di fare un sospiro. Il nodo, un po’ più grosso del resto dell’impugnatura si infila e si sfila dai primi centimetri saltando con quella differenza di spessore e provocandomi delle scosse di piacere che mi fanno chiudere gli occhi e sospirare…
I tuoi occhi tornano ai miei. Sorridono.
Torno a strofinare il nodo della frusta sul clitoride, veloce, sempre più veloce… La situazione è eccitante, molto; per me non è abituale masturbarmi davanti a qualcun’altro.
Non riesco più a guardarti, ormai. La testa si è girata verso il nostro cielo stellato, la bocca è aperta per permettermi di respirare, la lingua corre all’angolo della bocca… sta arrivando… l’orgasmo sta arrivando.
Spalanco gli occhi nel ricordo di dove dovrebbe essere la mia bocca secondo le tue richieste, e mi giro verso di te. Con la velocità propria di un felino cambio posizione e mi tuffo sul tuo sesso, continuando a strofinare la frusta sul clitoride. Sono accovacciata all’altezza del tuo inguine. Ti accolgo nella mia bocca e ti trasmetto la mia eccitazione, lecco, succhio, stringo, premo, muovo… E la frusta strofina veloce fino a quando l’orgasmo esplode facendomi contrarre i muscoli.
Il tuo sesso è ormai turgido nella mia bocca. Lo sfilo un attimo. Ansimo. Ti guardo e…
“Prendimi, Mirko. Prendimi ora. Dietro. Soddisfa il nostro capriccio…”
”’
Lo spettacolo è impagabile, sul tuo viso mentre ti prepari a masturbarti per me non vi è timidezza ma solo eccitazione, vuoi che ti guardi, vuoi che ti veda in uno dei momenti più intimi, in uno dei momenti dove di norma sei sempre sola, mi vuoi li con te.
Ti osservo mentre prendi confidenza con il tuo sesso, esposta al mio sguardo assapori il manico della frusta con il tuo fiore, ti accendi in fretta, in breve bruci e divampi, gemi, ti contrai mentre strusci il clitoride energicamente.
Si apre la tua bocca a dare sfogo alla tua lussuria, mi abbandoni per concentrarti su te stessa, sali ed aumenti ad un ritmo vertiginoso e godi, godi apertamente davanti a me che posso osservare la tua fica spalancata pulsare nel trasmetterti piacere e poi sei su di me.

Imbocchi il mio sesso improvvisa, spompini mentre ansimi, lecchi con lo stesso vigore con cui ti trastulli e mi travolgi, turgido più di quanto mi aspettassi mi godo i tuoi gemiti filtrati dalla mia carne bollente e ti lascio fare mentre esplodi, vieni e ti soddisfi senza mai staccarti da me e poi mi guardi, liberi la bocca e mi inviti, mi inviti a sodomizzarti e io impazzisco.

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com Ti stendo a pancia in su, ancora tremi per l’orgasmo appena subito e già ti sto baciando, ti voglio, ti desidero ora solo come donna, senza regole e secondi fini, senza controllo mi abbevero alla tua bocca che sa del mio sesso mentre faccio scivolare un cuscino sotto il tuo culo ad alzarlo, esporlo.
Scivolo in mezzo alle tue gambe e comincio a scendere baciando ma ho fretta, è una discesa veloce la mia sulla strada del tuo corpo, in un attimo sono fra le tue gambe, aggiro il sesso troppo sensibile per la mia lingua e sono sul tuo buchino, è un assalto il mio, ti apro un po’ le chiappe con le mani e lecco, forte, ruvido, prepotente ti faccio sussultare, tendere chiudere ma non rallento, continuo a far colare la mia saliva, continuo a leccare fino a che non ti sento ammorbidirti, allentarti e allora aggiungo la punta di un pollice alla lingua per spalmare la saliva, farla penetrare, lubrificare bene mentre con l’altra mano spalmo quello che avanza sulla mia asta.
Continuo a lungo, voglio che ti abitui, lascio che tu abbia il tempo di adattarti alle sensazioni dell’ano ora che è solo la lingua, ora che non hai paura e solo quando sento che non hai più l’istinto di stringerti neanche quando faccio penetrare la punta della lingua ricomincio a salire, scivolo fra le tue gambe fino a trovare i tuoi occhi, i nostri visi a pochi centimetri quando la mia cappella si appoggia sul tuo buchino e già ti irrigidisci, in tutto il corpo ma io non spingo, ruoto e carezzo mentre ti fisso, mentre i tuoi occhi si fondono con i miei, ruoto e carezzo mentre aspetto, sento un respiro, più profondo, ti rilassi un pelo, sotto cede appena e io spingo un po’ di più, punto e spingo in avanti e in alto, massaggio con la cappella il tuo ano, di continuo, senza forzare ma facendo forza, fuggono i tuoi occhi ma ogni volta li riconquisto con un bacio, penetra il mio sesso millimetricamente ad ogni affondo, si allenta il tuo buchino ogni volta che riesci a rilassarti.
Sei tesa, resti inerme, immobile in attesa di non so che, credi che ti stia per arrivare un gran dolore e questo ti blocca, non posso convincerti del contrario, posso solo fare attenzione e aspettare i tuoi tempi mentre piano piano sto entrando, sei elastica, ospitale, me lo aspettavo, le donne con qualche curva in più sono più morbide, con loro è sempre più facile e per loro è sempre più facile.
Per ogni millimetro che affondo i miei baci diventano più voraci, più lussuriosi, rispondi appena con la lingua ma cerco di trascinarti, di distrarti e alla fine sento che sotto cede un pelo di più e con una spinta la cappella è dentro, dentro il tuo buchino, ha passato lo stretto anello e tu sei diventata di pietra, quasi non respiri nel tentativo di non stringere e li mi fermo.
Ti carezzo i capelli con calma, non mi muovo di un millimetro sotto, carezzo il tuo viso, cerco i tuoi occhi sfuggenti, bacio le tue labbra e piano piano torni da me, ti sorrido, cerco di rassicurarti con lo sguardo, trovo le tue mani con le mie, le prendo e le faccio scivolare fino ad appoggiarle sui mie glutei e poi:

“guida tu, spingerò solo quanto tu mi tirerai, mi fermerò quando ti fermerai voglio farlo ma voglio che sia perfetto, baciami Giulia e lascia che baci una donna incredibile mentre mi guida dentro di lei, mentre mi fa affondare dove non si è mai concessa, baciami Giulia mentre mi guidi nel sodomizzarti”
”’
Le mie mani sulle tue chiappe…
E’ stato difficile fino a qui.
Le mie mani sulle tue chiappe…
La mia forma mentale lotta con la mia voglia.
Le mie mani sulle tue chiappe…
Il mio corpo reagisce contro la mia volontà.
Le mie mani sulle tue chiappe…
Le tue parole… come sempre ipnotiche per me, a convincermi, confortarmi…
Sai essere disarmante, sai sciogliermi, sai come prendermi, sai abbattere le mie difese… ti viene naturale.
Le mie mani sulle tue chiappe…
Mi perdo nella profondità dei tuoi occhi scuri, lussuriosi e dolci allo stesso tempo. Le tue parole mi risuonano nella mente.
“Ho un po’ paura” sussurro quasi in un alito, quasi a non volerlo dire forte, quasi solo mimando con le labbra…
Impassibile. Sei impassibile.
Poi di colpo per tutta risposta inizi a baciarmi, dapprima un solo bacio, dolce e intenso ma leggero. Quindi ti stacchi mi guardi. Ora ho paura che tu ti voglia sfilare, cosa che non vorrei mai, sono arrivata qui e voglio continuare, quindi guardandoti ancora negli occhi premo dolcemente le tue chiappe, le tiro piano verso di me, ti spingo un po’ e tu scendi, affondi alcuni millimetri. Stringo le labbra nel sentirmi violata ancora un po’.
Lo sai come sono… il corpo ha bisogno di tempo, ma la fame è tanta, la voglia è tanta, sai la lotta che sto combattendo dentro. Per questo capisci e ricominci a baciarmi, intensamente, voracemente, a fondo… un lupo affamato, in cerca della mia lingua, distraendo la mia mente, turbandomi e ammaliandomi. E io ti stringo a me, e tu affondi un po’, ancora un po’. Lo faccio spingendoti poco, piano, per sentire… perché voglio ascoltare il mio corpo, voglio capire cosa sente, quanto è il dolore, se è forte, se non lo è, se è piacere…
Affamata e famelica anch’io… con la voglia di averti, di darmi, di provare.
Sospendo un attimo la spinta. Ti fermi. Non so quanto di te manchi ancora. Non mi interessa. Voglio tutto.
Gemo un attimo. E’ un sospiro strozzato dal tuo bacio. Un sospiro donato alla tua lingua. Un sospiro che dice quanto ti voglio.
Spingo ancora. Scendi. Penetri. Brucia. Fa un po’ male. Smetto. Ti fermi.
E’ estenuante. Aspetto. Aspetto di dilatarmi un po’, di abituarmi. Ma ti voglio.
Non posso continuare. Non così. Stringo le dita sulle tue chiappe. Cerco di farti capire quello che provo… ma non è possibile con la tua bocca incollata alla mia. Un bacio infinito, interminabile, inebriante.
Ho deciso.
Allento la presa delle dita. Il ritmo del tuo bacio cambia un po’, rallenta.
E poi spingo ancora. In modo sicuro, continuo, deciso. Non posso più aspettare. Così impazzisco. Aspettare il dolore è stupido.
Con forza ti tiro a me. Tu spingi con la stessa forza. Apro la bocca per quello che mi è possibile dentro la tua, aspirando l’aria dai tuoi polmoni per l’effetto della penetrazione lunga, forte, intensa, potente che mi sta violando. Un lungo infinito tratto di te scivola dentro di me.
E poi sospiri.
E mi baci dolcemente.
Sei entrato. Tutto. Completo. Dentro di me. Sei lì. Lì…
E mi baci dolcemente.
E aspetti. Le labbra si staccano. Apro gli occhi. Mi stai studiando.
Una goccia di sudore sulla mia fronte.
Ma sei lì. Dove ti volevo. Dove volevi essere. Dove sono riuscita a lasciarti arrivare.
E ora mi guardi.
Mi lecco le labbra. E ti bacio.
Una mia mano scorre sulla schiena e arriva alla tua nuca. L’altra spinge ancora il tuo bacino contro il mio. Ti voglio tutto…
”’
E’ un lungo, intenso e infinito bacio quello che mi guida dentro di te, assecondo le tue mani che mi tirano e lascio scivolare il mio sesso nel tuo ano al tuo ritmo, prima piano, millimetricamente e poi, proprio come mi aspetto da te, con foga, con fretta, anche troppo, devo rallentarti un po’ per non farti male ma affondo, vigorosamente apro penetrando e in breve, mentre trattieni un lungo respiro, ti sto sodomizzando, completamente accolto nel tuo stretto canale e li mi fermo.
Stacco le labbra, attendo che i tuoi occhi si aprano, ascolto le tue mani che mi cercano mentre mi muovo appena, in cerchio, ad adattarmi, ad adattarti e poi il tuo sguardo, i tuoi smeraldi, sei tesa, sei bella e sei mia.
Continuo la mia danza appena accennata mentre ti scosto i capelli, ti carezzo il viso, ti bacio le labbra dolcemente dandoti il tempo che ti serve, lasciando che ti abitui e poi scendo, scendo con le mani a carezzarti il corpo, sfiorarti, scendo fino a trovare una natica, la coscia, la spingo con le dita a far si che mi abbracci con le gambe, che le alzi un po’ e inizio a muovere il bacino senza uscire, come dondolando sul tuo sesso mentre dondolo nel tuo culo.

Risalgo, trovo le tue braccia, le guido verso l’alto, le faccio distendere al fianco del tuo viso e con una mano blocco i polsi sopra la tua testa, poca forza, solo decisione, non sarà con i muscoli che ti incatenerò ma con la mente.
Gli occhi fissi nei tuoi, ora sono serio, non sorrido, non c’è dolcezza, raggiungo il tuo viso con l’altra mano, copro la tua bocca, premo ad imbavagliarti, ti azzittisco senza lasciare mai il tuo sguardo, voglio che tu sia oggetto, gioco per i miei capricci, svago per le mie voglie, con la mano non ti tolgo la parola ma la volontà e lentamente, in modo estenuante, indietreggio, mi estraggo dal tuo pertugio, scivolo fuori centimetro dopo centimetro mentre sento l’aria entrare nei tuoi polmoni filtrando dalla mia mano come se il mio cazzo che esce la aspirasse in te.
Solo la cappella ora è dentro, aspetto un attimo mentre con gli occhi cerco di trasmetterti che sto per penetrarti di nuovo, sei rigida, impaurita ma non accenni a sottrarti, spingo, lento ma intenso penetro, un unico affondo lungo e implacabile, penetro la tua carne scivolando per un tempo lunghissimo, per un tempo adatto a chi non ha mai donato il suo culo, ti irrigidisci, come cercassi di farti più piccola, di fuggire ma non puoi, non respiri mentre affondo e alla fine il mio inguine incontra il tuo e sono di nuovo in profondità in te.
I tuoi occhi si sono chiusi durante tutto il mio affondo, devo attendere, immobile, che si rilassi il corpo prima di poter rivedere il loro verde ma non ho fretta e quando li incontro aspetto solo un attimo, attendo di vederti pronta e ricomincio ad abbandonare il tuo sfintere alle stessa velocità di prima fino a rimanervi appena puntato.
Serro un po’ di più la mano sulla tua bocca e affondo di nuovo, si serrano a pugno le tue mani, grugnisci mentre ti penetro un po’ più veloce, un po’ più prepotente e sbatto contro il tuo corpo pochi attimi prima che ricomincia a respirare ma non mi fermo, non distolgo mai gli occhi dai tuoi, neanche per un secondo mi perdo nel piacere di sodomizzarti, neanche per un istante distraggo la mente mentre sono alla ricerca del tuo limite, del massimo che puoi accettare per me senza mai superarlo ma cercando di starci il più vicino possibile e sono di nuovo fuori, quasi completamente solo per riaffondare, ancora un po’ più veloce, il tuo canale si sta adattando al mio sesso e mi permette penetrazioni sempre un pelo più robuste, ad ogni affondo chiudi gli occhi, ansimi, ti tendi solo per poi tornare nei miei occhi mentre ti rilassi e io continuo, continuo a uscire sempre lento e rientrare sempre più veloce fino a che gli affondi non terminano con forti schiocchi della mia carne che sbatte sulla tua, fino a che non ti portano a mugolare in un misto di sensazioni, fino a che non resti morbida carne alla mia mercé, vinta, profanata e abbandonata e solo allora mi fermo, completamente abbracciato dal tuo culo mi fermo, libero le mani, libero la bocca e ti bacio, appassionatamente, così orgoglioso della donna che ho trovato incontrandoti.
Mi sfilo liberandoti, sussulti per il vuoto improvviso che senti, mi stendo a pancia in su, ti guido a cavalcioni sopra di me, guido il mio sesso verso il tuo buchino, lo punto, entra bene ormai e, guidandoti per i fianchi, ti faccio calare sul mio sesso, fai una smorfia, non ti sei certo già abituata a questa pratica ma ormai sei dilatata e la mia presenza nel tuo culo è poco più di un fastidio, scendi docile, ti impali fino in fondo e lo spettacolo che mi si presenta è fantastico.
Nuda, stupenda, il grosso seno esposto perfettamente, i capelli sudati che ricadono sul tuo viso stravolto, sfinito da questa nottata e più in basso il tuo sesso, stranamente libero in questa posizione mentre sento il tuo buchino stringere la mia asta che pulsa di desiderio.

Ti guido le mani verso il fiore, tutte e due e poi afferro i tuoi seni, Dio, come li adoro, come adoro impastarli:
“Fammi venire Giulia, ora puoi, sodomizzati da sola mentre gioco con il tuo seno, sodomizzati fino a farmi venire nel tuo culo, fai si che sia io l’unico uomo ad aver riversato il suo seme in questa parte del tuo corpo”
”’
Le mani bloccate, dolcemente ma con fermezza.
La volontà ammutolita dalla tua mano.
Il tuo sguardo serio, concentrato. I miei occhi nei tuoi.
Inizia la tua danza nel mio culo. Ti sfili e affondi. Mi violi, mi penetri, mi possiedi. Ti sfili e affondi. E io muoio un po’. Per il dolore, il fastidio, per adattarmi, perché mi sento violata.
Ti sfili e affondi. E acceleri e sbatti su di me. E ti sento sempre più dentro di me, sempre più in fondo, sempre con più forza, con più violenza.
Sei concentrato. Io sono concentrata. Concentrata a rilassarmi, a non contrastare, a dirigere altrove le reazioni, mentre mi sento in tua balia, alla tua mercé, come tu volevi, come io volevo.
Continui a sfilarti e affondare e a penetrarmi sempre a maggiore velocità, fino a che non ritieni che il mio corpo, il mio culo non si sia adeguatamente adattato alla tua ingombrante presenza.
Sono stremata dalla prova, intensa e forte, dalla concentrazione continua e complessa.
Sudata e contratta.
Mi baci, intensamente, profondamente con trasporto, poi… poi ti sfili. Vuota. Improvvisamente vuota, privata della tua presenza nel mio culo.
Ti stendi e mi dirigi. Mi fai calare su di te. Ti domino, ti cavalco. Una posizione che mi è congeniale ma… ma il tuo sesso non è nel mio. Sono ingombra di te. E poni le mie mani davanti al mio sesso, ad invitarmi a masturbarmi.
Le tue mani sul mio seno. E la tua richiesta…
Inizio piano a muovermi, ad esplorare la cavalcata con il mio culo violato. Sfilo lentamente, oscillo, muovo. Appoggio le mani sul tuo bacino, chiudo gli occhi e piano mi muovo, sfilo alzandomi e mi sodomizzo… che strano che sembra…
Ascolto il mio corpo e mi accorgo a gemere piano.
Il respiro segue il movimento mentre sono concentrata su di me.
Ma tu giustamente mi richiami all’ordine… mi strizzi i capezzoli per risvegliarmi dalla trance in cui ero caduta ascoltando il mio corpo, analizzando le mie sensazioni.
Mi ero dimenticata di te. Troppo presa dalla novità.
Come si farà a far godere un uomo in una situazione come questa???
Tiro su la testa, ti guardo fisso. I tuoi profondi occhi scuri inchiodati nei miei mi ricordano la tua richiesta.
Inizio allora a muovermi un po’ più velocemente. Lascio che le mie mani vadano al mio sesso, al mio clitoride. Ma sei tu che devi godere, quindi strofino piano, solo per aumentare la mia eccitazione, per far capire al mio corpo che posso trarre piacere anche da questa situazione.
Il mio movimento cerca di riprodurre quello che facevi tu prima, mi alzo piano per sfilarti lentamente, per poi scendere più veloce, per accoglierti tutto in me. Vario l’ampiezza, vario la profondità… Ogni affondo su di te mi fa sentire più viva, mi fa sentire più tua… le mie mani ora strofinano più forte, il tuo respiro si è fatto più veloce. Ti stai lasciando andare, ti stai lasciando coinvolgere, non sei più concentrato come prima. Giochi e ti bei dei miei seni, strizzandoli e impastandoli. Strapazzando i capezzoli e ad ogni strizzata io gemo e mi calo più velocemente su di te. E tu rispondi con un sospiro profondo e il nostro ritmo accelera. Mi sollevo e quasi mi lascio cadere. Ti accolgo e stringo un po’. Sono confusa e accaldata. I nostri corpi sono in armonia e la danza del mio corpo sul tuo, del tuo sesso nel mio culo mi annebbia la mente…
Un gemito esce dalla tua bocca, uno spasmo le tue mani a stringere con forza i miei seni. Ci sei vicinissimo, lo so.
Continuo a sfilarmi e scendere, stringendo leggermente. Le mie dita a strofinare il clitoride, una a infilarsi nel mio sesso, e l’altra mano a sfiorare la tua asta quando mi sfilo.
Stringi le dita, macchie rosse sul mio seno. Lo afferri e tiri mentre guardandomi ti lasci andare e godi… e ti lasci andare nel mio culo… il primo, l’unico. Lo so già…

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com L’incontro nato da un mio racconto, semplici mail ad esprimere concetti, pensieri, mesi passati a chiacchierare prima che Giulia cominciasse a capire cosa stava cercando, mesi prima che si rendesse conto che la sua non era curiosità ma necessità, mesi prima che mi seguisse in quell’albergo guidata da quella parte di lei che per troppo aveva relegato nei meandri più profondi del suo essere, che per troppo aveva negato e poi una notte, una sola notte in cui molti dei suoi limiti si sono incrinati appena, solo una minuscola crepa ma Giulia era una stupenda creatura imprigionata in un bozzolo di cristallo e il cristallo si sa, una volta che si crepa è solo questione di tempo ma è certo che si frantumerà.
Mesi sono passati da quel giorno in albergo ed è con grande soddisfazione che termino questo ricordo con poche parole perché il viaggio non è finito, il cristallo è polvere da tempo, molti sono i limiti che ha superato da quella volta, la donna che era terrorizzata dai rapporti anali ora viene sodomizzata ogni giorno della sua vita, la donna confusa e persa ora segue una via certa che ogni giorno le regala nuove consapevolezze su se stessa.
Non ho più tempo da dedicare a questo racconto, ho preso degli impegni con Giulia quella notte e io rispetto gli impegni quindi ora il mio tempo lo devo e lo voglio dedicare a lei, si, perché lei è qui, il suo splendido corpo nudo è legato al letto a pochi centimetri da me, ogni parte di lei è esposta come piace a me, i suoi splendidi occhi smeraldo sono bendati, non può vedermi, non può vedere che sorrido al pensiero di ciò che mi donerà fra pochi istanti, non può vedere che sorrido nel vederla sorridere attendendomi.
Farò con calma, mi piacciono i lavori scrupolosi e particolareggiati e anche lei ha imparato ad apprezzarli ma la cosa più stupenda della mia fantastica Giulia è che ancora oggi, dopo aver accettato e apprezzato sul suo corpo cose che fino a pochi mesi fa non sapeva neanche immaginare, dopo avermi donato il suo cuore e la sua anima, dopo aver ricevuto in cambio il mio cuore e la mia anima, ancora oggi, se le chiedo:
‘Giulia, vuoi essere mia schiava ?’
Ancora oggi lei mi risponde:
‘IO Schiava Mai’

FINE

CONTINUA…
SE VUOI DIRE LA TUA
glorfindel@email.com

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