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Irene, la collega (Ep. 2 – Il giorno dopo)

By 30 Agosto 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Le ore dopo quella conversazione furono all’insegna della riflessione più totale.
Ho letto e riletto le sue parole parole, i suoi messaggi, era tutto così nuovo e inaspettato.. Non potevo fare a meno che eccitarmi ad ogni sillaba che rileggevo.
Temo di aver perso il conto delle volte in cui le mie mani sono scivolate sotto alle mie mutande per afferrare il cazzo e iniziare a muoverlo su e giù alla strenua ricerca dell’orgasmo.. Mi sarò masturbato 5, 6 volte? o forse 10?

Ricordo di aver smesso solamente quando all’improvviso il telefono si era spento. Non mi ero nemmeno accorto che la batteria era arrivata allo 0%, e avevo bellamente ignorato i messaggi che mi dicevano fosse scarica.

Così attaccai il telefono alla corrente, spensi la luce e mi misi a dormire..
La notte fu piena di pensieri. Ricordo distintamente i miei sforzi per sognare Irene, di portarla nel mio subconscio per farla mia, per poter continuare a scoprirla e spogliarla. 
Ci volle un po’ per riuscire a prendere sonno, e Irene non mi venne a trovare nei sogni, che gran peccato!

La mattina dopo mi svegliai con un senso di tristezza addosso, sapevo che quel giorno Irene riposava e che non l’avrei vista in negozio. Mi feci forza per alzarmi dal letto e fare colazione. Mi trascinai in auto e mi instradai per andare verso il capolinea del tram alla volta del lavoro. 
Il viaggio fu un continuo affacciarsi al finestrino per osservare la città in movimento, con la musica nelle orecchie e una valanga di pensieri per la testa. Ricordo che osservavo le persone in modo totalmente apatico, pensando e cercando di capire quante fossero le occasioni della nostra vita che non sfruttiamo.. Quante persone ci passano affianco e cadono nella nostra totale indifferenza, quando magari potrebbero essere proprio quelle a sconvolgerci la vita da un giorno all’altro. 

Così aveva fatto Irene con me, quel pomeriggio per me cambiò tutto, primo fra tutti il modo in cui iniziai a pensarla e guardarla. Non era più la semplice collega da salutare a inizio e fine turno, bensì la mia complice intima per condividere un gioco fatto di sperimentazioni, eccitazioni, intese e sguardi, di rotture dalle consuetudini e dagli schemi ai quali la mia idea di sessualità era abituata. Ma forse stavo viaggiando troppo con la testa.. Forse quella del giorno precedente era stata solamente una debolezza, un bisogno momentaneo, un fenomeno sporadico di una donna che non era disposta ad ignorare la propria intimità e il proprio bisogno di ricercare la complicità e il gioco negli occhi altrui, i miei in questo caso. Del resto Irene era così, ve l’ho detto.. Se voleva qualcosa se lo prendeva senza esitare troppo, dicendolo nel modo più esplicito e sintetico possibile. Non ci girava attorno ai problemi, se doveva esprimere un concetto preferiva farlo in modo analitico e crudo, a volte risparmiandosi il tatto per dar priorità all’esplicitazione.
Cambiai playlist mettendo qualcosa di più vivace e che potesse farmi svagare un po’ con la testa, magari sarei riuscito a riprendere possesso dei miei pensieri prima di arrivare a lavoro.

Le prime ore in negozio trascorsero per inerzia, un cliente dietro l’altro e tutti gli automatismi al PC per poterli gestire. Digitavo sulla tastiera senza nemmeno guardare il monitor e intanto riflettevo. Ad un tratto, finito di gestire l’ultimo cliente di quel momento mi ritrovai con il negozio praticamente spoglio di persone, soltanto due colleghi alla mia sinistra che stavano anch’essi servendo altre persone, quando sentii vibrare il telefono.. era lei!

IR: Hai trascorso una bella serata ieri?
IO: Si dai, e tu?
IR: Molto bella… Il racconto mi è piaciuto e mi ha fatta bagnare
IO: Ti sei masturbata?
IR: Si, ma non con quel racconto
IO: E con cosa?
IR: Con le tue parole di ieri, con la nostra conversazione
IO: Immaginavo.. io non credo di essere in grado di ricordare quante volte mi sia masturbato ieri sera
IR: Spero tante.. a domani!

Sperava tante.. Non era un momento di debolezza.. Irene mi aveva messo gli occhi addosso e quella situazione che si stava creando, quell’intesa e complicità le piaceva almeno tanto quanto piaceva a me.. Iniziai a pensare che ci sarebbe stata una seconda volta, magari una terza, una quarta.. Magari avremmo fatto sesso un giorno, va bene va bene!!! Dovevo calmarmi assolutamente. Presi il telefono e avvisai i colleghi che stavo uscendo a bere un caffè, avevo decisamente bisogno di riprendermi e svagare un secondo.. Uscii dal negozio con una mano praticamente davanti al pacco perché l’eccitazione che mi aveva messo addosso Irene con quei messaggi era divenuta lampante.
Arrivai al bar riuscendo miracolosamente ad abbattere quella tutt’altro che invisibile protuberanza che svettava e tirava sul tessuto dei pantaloni. Ordinai un caffè e attesi la preparazione voltandomi e guardando il traffico fuori dal locale..

brr brr – Di nuovo un messaggio, prendo il telefono e sblocco lo schermo.

IR: Sono appena venuta, ho goduto come una porca pensando a te.. A domani!

Sbianco in viso aprendo la foto che Irene mi aveva appena mandato, nell’allegato si vedeva il suo indice in alto a reggere un paio di mutandine praticamente inesistenti ed intrise di umori.. Sembrava che si fosse pisciata addosso da quanto erano zuppe.. Era troppo per poter rimanere in quel bar, in pubblico.. Stavo quasi sudando dall’eccitazione, così decisi di ringraziare, salutare e andarmene, senza nemmeno rendermi conto che il caffè non l’avevo nemmeno bevuto. Appena rientrato in negozio andai in bagno per potermi dare una sciacquata, stavo praticamente sudando in viso come se il caffè l’avessi bevuto in un forno a 80 gradi. Mi osservai allo specchio dopo essermi lavato la faccia nel lavandino, ero troppo eccitato per poter lavorare in quelle condizioni così decisi che dovevo liberarmi, dovevo esplodere..
Le risposi prima di slacciarmi i pantaloni.

IO: Grazie alla tua meravigliosa foto ora non sono nemmeno in grado di lavorare, mi sono dovuto rinchiudere nel bagno perché sarebbe troppo evidente la protuberanza che ho fra le gambe.
IR: Conosco una soluzione..
IO: Si immagino
IR: Slacciati i pantaloni, voglio vederlo

Obbedii e le mandai la foto con le mutande ancora addosso. Ero troppo eccitato per poter nascondere quell’asta di carne e pelle che si arrampicava al di sotto di quel tessuto, e la cappella fuoriusciva dall’elastico delle mutande.

IR: Mhhh! Non credo basti, levati quelle mutande e fammelo vedere tutto, lo voglio vedere! Ti prego..
IO: Mmmh… se mi chiedi le cose dicendo anche “ti prego” puoi chiedermi praticamente di tutto
IR: Di tutto eh..
IO: Si, di tutto..
IR: Allora, togliti quelle mutande, prenditi il cazzo in mano e inizia a segarlo, voglio che ti porti al limite dell’orgasmo e che poi me lo dici..
IO: ok..

Obbedii di nuovo. Mi sfilai le mutande ed iniziai a prenderlo in mano e muoverlo in su e in giù, insalivando leggermente la cappella di modo tale che la pelle attorno potesse scivolare più agilmente. Decisi di non mandarle una foto ma un video, volevo farle vedere quella mano muoversi lentamente sul mio cazzo, mentre in sottofondo avrebbe potuto distinguere i miei respiri diventare sospiri..
Mi stavo segando sul posto di lavoro e la mano non riusciva a smettere di muoversi e accelerare, pensando che qualche ora prima in quel posto si fosse masturbata lei, mentre mi scriveva su whatsapp.. Ci volle molto poco per arrivare al limite..

IR: Mmmh!!!!!!!!!! Hai proprio un bel cazzo lo sai?
IO: Ah si?
IR: Si.. mi piacerebbe prenderlo in bocca, fino alla gola
IO: Mio dio!!! Non puoi dire queste cose! Ho ancora 5 ore di lavoro di fronte
IR: Allora perché non acceleri e sborri tutto, così magari riesci a lavorare meglio?
IO: E’ questo che vuoi?
IR: Vorrei sentirlo esplodere nella mia bocca, ma mi dovrò accontentare di vederlo nel video, adesso accelera e lasciati andare.. sto per venire anche io!
IO: Ti stai masturbando?
IR: Si, voglio venire ancora insieme a te
IO: Allora accelera, perché sto per esplodere
IR: Ohhh si ti prego vieni! Vieni tutto! Sono un lago! Mi sto scopando con tre dita!
IO: Vengo!!!!!
IR: Anch’io!

Lo feci.. filmai il mio cazzo mentre esplodeva nel cesso del mio negozio, senza nemmeno rendermi conto del tempo che stava passando attorno a me. Vidi attraverso il display del telefono i fiotti di sborra riversarsi nel lavandino, sulla parete di fronte, sullo specchio, dappertutto.. Avevo combinato un disastro.. Ero impietrito, perso nei miei sospiri e nei brividi di quella enorme esplosione di piacere. Si era presa un altro mio orgasmo, avidamente e con determinazione, nel pieno fascino del suo stile. Aveva avuto la capacità di farmi chiudere in bagno durante l’orario di lavoro e di farmi masturbare riprendendomi. Che cosa mi stava facendo Irene? Ero sconcertato dalle cose che mi faceva fare, ma soprattutto mi resi conto che avrei potuto fare qualsiasi cosa, di fronte ai suoi desideri e al suo piacere. Non avevo limiti, perché l’idea di fare qualcosa nasceva e si evolveva con il desiderio di farla godere e di soddisfarla.. In quei momenti ero totalmente suo, poteva usarmi come meglio credeva..

IR: Dimmelo…
IO: Che cosa?
IR: Quanto hai goduto, voglio sentirtelo dire
IO: Da morire..
IR: Mmmh… Anche io! A domani

Bloccai lo schermo del telefono e mi ricomposi a fatica cercando di uscire da quel bagno con un aspetto da persona che ci era entrata per fare un normale bisogno, assicurandomi di rimediare ai fiotti di sperma che si erano riversati nei diversi angoli del bagno.. Avevo davanti ancora 5 ore di lavoro.

… continua!

Per suggerimenti e commenti scrivetemi pure a raccontami_lu@yahoo.com

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