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Joey, la mutazione

By 30 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando mi svegliai sentii, come al solito, il cazzo che mi tirava.
Era un’abitudine che avevo preso da un po’ di tempo…. la sega del mattino.
Certo sarebbe stato meglio farsi una bella scopata ma dormendo solo nella mia cameretta che potevo fare…?
Così, mentre già immaginavo qualche bella donna nuda tipo la nostra vicina di casa con le sue poppe da paura, le mie mani corsero veloci sotto alla lenzuola ad afferrare il mio arnese.
Sorpresa!
Ma cosa avevo tra le gambe?
Seppur usando entrambe le mani non riuscivo a tenerlo tutto…
Ma era possibile? La pubertà mi era passata già da un po possibile che mi crescesse ancora? Così tanto? In una sola notte?
Doveva essere successo qualcosa qualcosa che non ricordavo affatto.
In effetti era stata una serata anomala. Mia madre Tiziana dopo cena aveva insistito per farmi bere una tisana. ‘Bevila che ti calma i nervi’.
‘Ma io mamma mica sono nervoso’.
‘Un po’ si…. pensi che non le vedo le tue lenzuola al mattino’ e mi aveva fatto un malizioso occhiolino.
Io ero diventato rosso come un pomodoro e non avevo detto altro.
Bhe era ovvio che mi masturbassi come del resto lo fanno tutti i ragazzi alla mia età. Diciamo che sono quelle cose che si sanno ma che non si dicono.
Che mia madre me lo sbattesse in faccia così mi imbarazzava non poco.
Comunque per farla breve bevvi la tisana pur di cambiare discorso o meglio archiviarlo del tutto.
Dopo era tutto un po’ vago. La tisana mi aveva stordito. Ero andato a letto ma non ricordavo ne il come ne il quando… Nemmeno di aver messo o no il pigiama che in effetti non indossavo e stava ancora piegato sul comodino.
Possibile anche che non mi fossi spogliato da solo e questo avrebbe spiegato perchè non l’avevo messo.
Tutte domande che si facevano opprimenti nella mia mente e che per un attimo mi distrassero dall’attivare pratiche più basse sul mio arnese.
Ammettiamolo, era così grosso che mi faceva quasi paura pensare a cosa sarebbe diventato in piena erezione.
Purtroppo i miei bassi istinti non volevano placarsi… Ero gia preso a immaginarmi la signora Celeste, la nostra giunonica vicina di casa con le tettone da competizione.
Non potevo fare a meno di pensare a due giorni prima quando l’avevo incontrata in strada che faceva (o tentava di fare) jogging. Una canotta nera, un paio di pantaloni da ciclista grigio scuri che sottolineavano al massimo il suo bel culo.
Le poppe (SENZA REGGISENO!) pulsavano mentre lei cercava di correre, il tettame ballonzolava da ogni parte e io ero lì a due metri… Che voglia di prenderle in mano, di afferrarle quella latteria, di palparla, mungerla, succhiarla….
Inconsciamente mi stavo segando….
Entrambe le mani sull’attrezzo fuori scala a darmi un perverso piacere.
Stavo godendo…. Non so se perchè era più grosso o solo per il sovra eccitamneto ma stavo godendo come un pazzo….
‘Ummmmmmm’ contrassi la bocca per non urlare. Una schizzata da paura partì verso l’alto! E meno male che avevo il lenzuolo sennò poteva anche finire sul soffitto….
Ero in un lago della mia stessa sborra.
Il mio cazzo, che ora si stava ammorbidendo piano piano, era ancora enorme. Una specie di serpente boa umido e scivoloso.
Mi alzai.
Raccolsi le lenzuola, le appallottolai pronto a gettarle direttamnete in lavatrice. Se mamma aveva fatto caso agli schizzetti dei giorni precedenti chissà che avrebbe detto di questo ‘allagamento’.
Mi sciacquai in bagno meglio che potevo.
Indossai una tuta (i Jeans mi parevano troppo aderenti), i boxer neanche a parlarne troppo stretti) e uscii prima di dover parlare con qualcuno.
Avevo bisogno di aiuto. Di un aiuto medico!
Quella cosa che avevo fra le gambe non era normale…
Forse ero malato?
Malato grave?
Lo confesso, era la prima volta che avevo paura del mio uccello.
Quando giunsi allo studio medico fui subito molto in imbarazzo.
Infatti era pieno di donne.
C’era una signora matura un po’ grassoccia con degli assurdi capelli tinti di rosa (ma chi era la nonna di Mirko dei Beehive?), una tarchiatella con la pelle scura e gli occhi a mandorla di qualche etnia orientale, forse filippina o di quelle parti li, una signora mora e alta molto elegante con una gonna davvero corta che metteva in mostra due gambe bellissime e una più giovane, sempre bellissima e sempre con gonna alla ‘vedo tutto’ che poteva essere la figlia.
Io, con la mia stanga di carne perpendicolare alla gamba e appena velata dalla tuta camminavo meglio che potevo per non dare nell’occhio ma, chissà perchè mi sentivo già tutti gli occhi addosso.
Come se tutte e quattro non avessero di meglio da fare che fissarmi le gambe e scrutare il ‘bozzo’ del mio coso.
Fantasie pensavo e d’altra parte anche io non ero rimasto insensibile alle gambe di madre e figlia così perfette e stupende.
‘Non devo guardare mi ripetevo, non devo guardare o mi viene duro’.
Così voltai la testa dall’altra parte per fissare la matura in capelli rosa forse la meno attraente delle presenti…
‘qui di certo non rischio di arraparmi’.
Invece, chissà perchè iniziai a notare che aveva le poppe belle grosse, che sotto a una camicetta piuttosto trasparente si vedeva bene il reggiseno rosso fuoco a balconcino… che se avesse aperto ancora un bottone avrei visto i capezzoloni…
Misero me, non ero attratto da una donna in particolare o dalle sole strafiche… Se avevano un buco ed erano maggiorenni le avrei scopate tutte….
Non so se fossero pensieri miei coscienti o se fosse il mio serpente di carne che ormai pensava in modo autonomo ma quella era la realtà…
Ne approfittai e feci la controprova fissando la filippina. Si, era proprio filippina, lo aveva detto un attimo prima parlando con la vecchia con la zazzera rosa. Quest’ultima, fra l’altro, le aveva risposto con un italiano pieno di infiniti nei verbi facendo subito capire che veniva dal nord europa.
Se, caso mai fosse stato necessario, un attimo dopo spiegò alla filippina che lei era della Lettonia.
In teoria quel topo filippino piatta come una tavola, bassetta e vestita con un panta collant nero e una maglietta non aveva nulla di attraente.
In realtà cominciai a pensare che una così bassa avrebbe probabilmente potuto spompinarmi da in piedi…
Che porco!
E intanto il cazzo mi veniva duro… E si vedeva…
Bhe la cosa migliore era star zitto e lasciare che pensassero che avevo un pennarello in tasca…
Una a punta molto grossa! :)
Ma questo dottore del cavolo ne aveva per molto? Cominciava a diventare anche un problema di mobilità…. Ero sicuro che col cazzo duro avrei potuto camminare in scioltezza come nulla fosse?
Con il cazzo sotto che tira contratto nei panatloni?
Non avevo mai provato anche se, già ora a sentirlo pulsare provavo l’irresistibile voglia di liberarlo…
E fu in quel momento che notai la cosa più strana.
Infatti all’inizio credetti fosse una allucinazione della mia eccitazione.
Ma guardai ancora, mi pulii gli occhi, misi a fuoco, mi diedi anche un pizzicotto per essere sicuro di non essere in una fase REM anomala….
No cazzo era tutto vero… La filippina si era messa una mano sotto all’elastico dei pantacollant e si stava toccando…
‘Ma dai cazzo! Questa mi guarda e si spara un grilletto? Ma è pazza?’ pensavo.
Forse però la cosa più paradossale era che le altre tre non dicevano nulla. Strano perché la nanaetta sta tuffava a tutto spiano e i suoi pantacolant si agitavano in vita neanche avesse avuto un coniglio sotto.
Fu a quel punto che tornando a fissare la madre e la figlia vidi che anche loro muovevano le gambe accavallate con troppa insistenza.
Da qualche parte avevo letto che le donne inconsciamente accavallano le gambe simulando la masturbazione.
Bhe quelle due ne erano la prova vivente….
Guardavano la filippina e si agitavano….
Intanto, sotto, il mio nuovo amico si agitava non poco…. Era bello duro, con voglia di alzarsi dritto in piedi a salutare la bandiera. Pulsava così tanto che faceva male….
Anche la nonna di Mirko dei Beehaive si stava eccitando. La sua mano era delicatamente scivolata sulla coscia della filippina e ora le due si fissavano in un modo molto intimo…
Naturalmente la giovane non aveva smesso di masturbarsi anzi lo faceva persino con più foga.
All’altro lato della stanza, non si sa come, le due donne in mini gonna si stavano baciando e in più ora sapevo che la madre portava le calze autoreggenti e la figlia il collant.
Come lo sapevo?
Facile, le gonne si erano alzate abbastanza per vedere più o meno tutto, compreso il perizoma nero sotto al collant!
Cazzo non resistevo più. Se ero entrato in un film porno senza saperlo dovevo pur fare qualcosa…
Mica volevo fare la comparsa o il guardone.
Meccanicamente iniziai a massaggiarmi la gamba. Tastai il mio attrezzo e me lo afferrai meglio che potevo iniziando un lento ma piacevole sfregamento meccanico.
Intanto la vecchia Lituana aveva fatto uscire una tettona da sotto la camicetta. Il reggiseno a balconcino aveva reso l’operazione estraente facile e ora la zinnona con un grosso capezzolo a chiodo faceva bella mostra per tutti noi.
La cosa, credo, scatenò la fantasia della filippina perché senza smettere di toccarsi la patata si allungò verso la vecchia coi capelli rosa e a bocca spalancata si avventò sul capezzolo quasi volesse tirarle il latte.
Dall’altra parte le cose non erano certo andate più lentamente. Alla madre erano scivolate fino ai piedini un grazioso paio di mutandine nere e ora la sua vulva estremamente pelosa faceva bella vista mentre lei teneva le gambe più larghe che poteva con le mutande tese tese fra una caviglia e l’altra.
La figlia, eccitata, gliela fissava e si toccava avida sopra al collant eccitandosi attraverso la stoffa degli slip.
“Bhe ragazze solo un frocio resisterebbe ancora” pensai e, carpe diem, sollevai appena il culo dalla sedia e con un veloce colpo di mano mi calai le braghe a metà gamba.
Grato del sollazzo il mio uccello si alzò dritto in aria come un palo. Duro e ondeggiante pareva quasi annuisse per ringraziarmi della libertà che gli avevo ridato.
La mia esibizione bloccò un po tutte le attività collaterali delle quattro donne e mentre ancora mi chiedevo se fossero solo delle lesbiche che si palpavano fra loro la più audace ruppe ogni indugio.
“Quello è tuo cazzo?” mi domando secca la donna del nord col suo pesante accento.
“Dio bono mamma hai visto che cazzo!” Scatto la figlia che ormai aveva una mano sulla patatatona della madre.
“O si grande, grande cazzo” sorrise la filippina eccitata.
Eccitato e anche un po lusingato da tanto apprezzamento trovai la forza di alzarmi in piedi. Avevo solo l’imbarazzo della scelta. La tettona, la nanetta, la milfona o la figliola….
Mi avvicinai alla lettone, anche perché era la più vicina e ora, sbucata fuori dal reggiseno anche l’altra poppa era davvero uno spettacolo.
Lei afferrò il mio arnese come quando si prende la coda sulla giostra “hai vinto il giro gratis”.
Sentii la sua mano avvinghiarsi sul mio membro. Un po grezzo ma piacevole.
Senza esitare un attimo e con fare piuttosto brusco sentii la mano che spingeva verso il basso per scappellarmi.
“O grosso grosso siii” mormorò mentre segava.
Usava una forza erculea e spropositata, quasi quasi le avrei detto che non era un mocio vileda, d’altra parte notai che le ragguardevoli dimensioni di diametro e lunghezza avevano anche amplificato la resistenza.
“Ummm che segone….” Mormorai.
Intanto la filippina si stava spogliando….
Alle mie spalle c’erano ancora madre e figlia, non potevo vederle ma dai mormorii ci stavano dando dentro…. Potevo quasi sentire il mormorio umido delle loro fighe trastullate dalle dita….
Avevo le mani libere e non mi venne in mente di meglio che afferrarle quelle grandi poppe una per mano. Belle, grandi e morbide, tutte da mungere.
La filippina, che poi seppi chiamarsi Pong, (diminutivo di non so cosa quale impronunciabile nome) era tutta nuda.
Seno inesistente, pelle olivastra, fichetta stretta con il labbro esterno pronunciato è quasi imberbe.
Chissà se se la depilava o se erano così le filippine? mi chiesi mentre allungavo una mano tra le sue gambe.
Intanto la lettone (Petra di nome avrei poi scoperto) senza troppi problemi era passata dalla sega alla pompa. Slanciando in avanti la testa e traendomi verso di lei si era portata alla bocca una buona parte del mio attrezzo che ora le posava comodamente sulle poppe. Avevo ancora una mano su uno dei suoi seni che palpavo avido come un porco arrapato, l’altra mano nella fica di Pong. Un dito dritto nel buchetto stretto…. Ma era vergine? o solo stretta?
La pompa divenne una spagnola, Petra era già pratica perché si afferro ben bene le poppe, mi fece scivolare il cazzo nel solco e stringendolo a dovere prese a muovere la latteria come si conviene.
“O si… ummmm o siiiiii” gemevo io.
“Much, much, much” boccheggiava la vecchia in apnea mentre la filippina belava paroline incomprensibili a squarciagola con la sua vocina stridula…
Credo dicesse “vengo come un lago” perché le mie dita erano già umide e le colava liquido seminale lungo le cosce.
Afferrai con la mano libera i capelli rosa di Petra per dare più ritmo al suo succhio “ciuccia troia ciuccia” la incitavo quasi sentendomi venire…
Ma non volevo certo sprecare una sborrata per un pompino, non con tutti quei buchi a disposizione… la filippina sembrava giusto pronta. Approfittando dei suoi 40 chili o poco più la trassi verso di me mollando la presa dai capelli dell’altra.
Cingendola avvicinai la mia bocca alla sua e la baciai con la lingua…
Limonammo per un po e Petra sempre a succhiare e spagnolare… grandiosa!
“Voglio scoparti” le dissi.
“O si dai me tutto tuo cazzo” sorrise Pong e in un attimo sfilai l’uccello dalle poppe e dalla bocca della vecchia pronto a trafiggerla.
Mi fece sedere sulla sedia e mi salto in braccio. Con la corporatura minuta che aveva sali direttamente coi piedi sulla sedia e accucciandosi come una scimmietta si calò lentamente sulla mia asta…
Sentii chiaramente la figa che si frantumava. Un urlo disperato misto fra piacere e atroce dolore segno la penetrazione.
Per un attimo Pong quasi perse i sensi ma poi perversa di libidine prese a spingere per cercare di cavalcarmi.
“O si o si o cazzone si si” mugolava mentre io le succhiavo i piccoli capezzoli scuri dei minuscoli seni.
La stavo penetrando! La stavo sfondando! Sentivo rivoli di umori ma anche sangue colarle fuori. “Si troietta si. Ti impaloooooo” urlai mentre con le mani a uso cuscino sotto al suo culetto stretto la spingevo in alto per poi farla ricadere e penetrarla sempre di più.

Nel contempo (come se scopare non fosse abbastanza soddisfacente) avevo di fronte un bello spettacolo di porno incesto saffico… La madre con la gonna arrotolata in vita, le gambe spalancate più che poteva. La figlia con indosso solo il collant chinata a terra a leccarle la vulva….
Che spettacolo! Ero morto è rinato dentro a un film porno!
La lettone evidentemente trascurata è superata’ da Pong aveva sganciato l’arma segreta. Con un solo gesto si era calata il panta collant in tutt’uno con le mutande e senza nemmeno sfilarsi i saldali rosa come i capelli mi aveva messo a venti cm dal naso un cespuglio che già faceva bava dalla piccola rosellla….
Pong intanto veniva per la terza volta….. Mugugni irripetibili e difficili da interpretare…
La caverna filippina era infuocata e la mia cappella stava per esplodere… Le due lesbiche, la tettona lettone, la fichetta che stavo sfondando…. Non ne potevo più….
“Sborrrooooooooooooo” ululai e senza tanti problemi una lunga pompata inondò Pong fino alle viscere….
Petra la tettona aveva la faccia un po delusa probabilmente immaginando che la svuotata appena fatta segnasse il finale dei giochi….
Cambio davvero espressione quando Pong scattata in avanti si sfilò da dentro la mia trave colando a terra un misto di sborra, sbroda e sangue….
“Si bella porcona è ancora duro per te!” Dissi mostrandole con fierezza una discreta seconda erezione….
“O da ancora bello duro cazzone!” Ridacchiò col suo vocione e gettatasi in avanti punto le mani verso il tavolino porta riviste al centro della sala assumendo una simil-pecorina che domandava solo di esser presa.
Quando lo infilai sentii proprio il “tromb!” dell’aria della vagina contratta dal mio uccello.
“Cazzo se sei sfondata ma a te ci vuole un toro per godere” dissi mentre aggrappato alle sue maniglione dell’amore pompavo a tutta forza….
“Io ha grosso cazzone lattice a casa sai” sorrise mentre si lasciava andare al piacere.
“E brava troia” risi pompando ancor più forte….
Preso dalla foga le misi un dito in culo “aia aia” inarcò la schiena lei.
“A ecco qui si che ragioniamo. Qui sei bella stretta…. Dopo te lo apro io sto culo troiona!”.
“O da io te da culo se tu fai godere figa”.
“Si allora godi porca…. Goditi sto attrezzo che poi ti apro il culo come una cozza”.
Dovevo trattenermi… Non potevo certo sborrare di nuovo così presto…
Innanzitutto non sapevo se poi avrei avuto la forza di una terza chiavata in culo e in più la madre e la figlia (che adesso erano sul pavimento a 69, la madre solo con le calze, la figlia col collant strappato in vita e il perizoma scostato porgeva alla madre la fica completamente depilata)
Non potevo farmi sfuggire l’occasione volevo farmi anche loro….
Tirai una schiaffone sul culone burroso di Petra “hai goduto vacca?”
“Io venuta si, due volte venuta si si”.
“E brava vacca allora andiamo ad aprire un nuovo discorso” è detto fatto lo sfilai bello duro dalle labbra e lo poggiai nel solco scuro fra le chiappone…
Ci avevo giocato un po col dito e contavo che la lubrificazione di sperma,sangue e umori bastasse per farglielo entrare. Non mi importava molto di farle male, volevo solo sfondarla…
Allargai bene le chiappe.
La filippina esausta era accasciata su una sedia, ci guardava e si toccava…
Sentii il buco stretto e il doloroso contatto con la mia cappella larghissima.
“Spinge piano aia aia” mugolava la troia mentre si tintillava la gnocca con una mano.
“Faccio che ti sfondo” e spinsi…
“Aiaaaaaaa!” Urlo dal dolore.
Ed era solo mezza punta scarsa…..
“Tieni il fiato che adesso arriva il meglio” dissi pronto a dare un bel colpo di reni.
Con gli occhi iniettati di perverso piacere ero pronto a sfondarla quando si aprì la porta.
Tutti ci fermammo. Madre e figlia alzarono la testa lasciando le dolci vulve, la filippina si bloccò col dito ancora dentro, io con la cappella mezza nel culo e mezza no.
La bionda dottoressa cinquantenne coi suoi tondi occhiali, la sua coda di cavallo lunghissima e il suo bel camice bianco mise le mani ai fianchi e ci fisso!
“Ma si può sapere che cazzo state facendo?” Riportati tutti alla ragione da quel incursione ci volle poco per tornare alla normalità.
La madre e la figlia si alzarono in piedi e si infilarono gonne e camicette in fretta e furia, anche se la madre non si mise le mutande…. Probabilmente erano così zuppe di umori che non aveva senso metterle. Le infilo quindi veloce nella borsetta e sedette buona è composta a gambe strette.
La filippina quasi piangeva “o signora, no sgrida me signora, no sgrida” e raccattato il vestitino si mise ciò che poteva più in fretta che poteva anche se puzzava come un raccoglitore di campioni di sperma…
La Lettone con la baldanza di un ippopotamo prese il pantacolant e se lo mise su in fretta e furia…senza mutande andando poi subito verso la porta d’uscita.
Si mise la camicetta mentre già apriva la porta e faceva ciondolare le poppe. Il reggiseno e le mutande li aveva ancora in mano “io va, io ha impegnativo impegno” e senza aspettare saluti o altro scappo a tutta birra.
Presa la palla al balzo anche la filippina la segui seppur camminando a marcia indietro e a testa bassa “ciao dottora io torna altra volta, ciao ciao, grazie prego” e la vedemmo sparire sempre a marcia indietro.
Era così ridicola la scena che anche la dottoressa dal furente passo al sorriso divertito.
L’unico ancora nudo e in fase avanzata di erezione ero io. Col mio bastone pronto per issarci la bandiera.
Paola, così si chiamava la dottoressa, mi fisso e presumo fissò il mio uccello “vieni dentro prima tu che risolviamo la faccenda”.
Le due donne sedute una a fianco all’altra con lo sguardo perso nel vuoto facevano le indifferenti.
Se non fosse stato per i liquami che dalle loro gnocche colavano sulle gambe e poi sulle sedie sarebbero parse del tutto normale.
“Voi due vi visito dopo va bene Clara?”.
E Clara, che presumo fosse la madre, annui “tranquilla carissima non abbiamo fretta”.
“Si ho visto che sapete come ingannare il tempo” le pizzico Paola.
Le due arrossirono tipo pomodori perini e non aggiunsero nulla restando sedute come se avessero un palo nel culo.
Entrai. Tenevo i pantaloni e la t-shirt appallottolati in vita per nascondere l’erezione. Le scarpe erano rimaste in sala aspetto e per un attimo temetti persino che me le fregassero.
Paola era il medico di famiglia fin da quando ero nato e mi aveva fatto anche da pediatra quindi ci conoscevamo benissimo e ci davamo del tu. “Allora cosa abbiamo qui” disse severa da dietro gli occhiali e mi fece segno di lasciar andare i vestiti.
L’uccello forse per lo spavento non era più durissimo ma conservava comunque una certa dimensione abnorme.
“Non dirmi che ti ha punto una vespa?”.
Io mi sedetti sul lettino e lei mi aiutò a sdraiarmi “Paola ma che ne so. Stamattina mi sono svegliato così. Ieri era normale e stamattina sembra quello di un cavallo. Ma che succede? è una malattia?”.
“In un certo senso si”.
“Quindi sono malato davvero”.
“Si di gigantismo…. La crescita abnorme di alcune parti del corpo la chiamiamo così… Un po come il nanismo. Volendo definire l’attrezzo potremmo dire così…. Che hai il pene colpito da gigantismo”.
“E si può curare?”.
Lei mi accarezzo il viso mentre si chinava su di me “ma caro mio non hai nulla da curare hai solo il pene super sviluppato”.
“E quindi che dovrei fare! Mi compro dei pantaloni con la tasca tipo canguro e lo metto dentro”.
Sorrise alla povera battuta “Bhe ora fammi vedere bene cosa diventa da duro. La piena erezione quanto misura?”.
“E che ne so? Facciamo un metro?”.
“Dai non esagerare sarà meno di mezzo”.
“A be allora” e risi.
“Lo fai tu o devo fartelo io?” Chiese.
“Cosa?”.
“La sollecitazione. Ti solleciti da solo o vuoi aiuto?”.
“Cioè mi faresti?” E mimai il gesto con la mano.
“Io conosco solo quello di sistema. Perché tu le fai di lato?”.
“No no vado su e giù anche io” ammisi e ubbidiente misi una mano sul cazzo e iniziai a muoverla….
“Sei poco eccitato mi pare?”,
“Bhe credo prevalga la vergogna” ammisi.
“Di chi? Di me? Strano. Di la tutto sembravi tranne uno che si vergogna”.
“Bhe ma che dovevo fare? Hanno iniziato tutte e quattro a toccarsi a spogliarsi a mettermi la figa quasi in faccia…. Ma cosa è? Il lunedì c’è la giornata delle ninfomani?”.
“Non sono ninfomani anzi per quel che so la signora Petra non fa sesso da tre anni”.
“Dici?”
“Ha il marito ancora in Lettonia”.
“Bhe visto che è il tipo che se lo fa mettere al culo dal primo che trova il fatto del marito mi pare poco rilevante”.
“Ha avuto una infezione alla vulva fino a un mese fa. La stavo curando per quello. Dubito che scopi quando le fa male ti pare”.
“Sarà stato il dildo” dissi.
“Dildo?”.
“Bhe l’ho trovata larga e le ho chiesto se aveva già preso roba così grossa e lei mi ha detto che aveva un cazzo di gomma a casa. Un dildo”.
Sorrise “questo’ spiega perché aveva una infezione da lattice. Infatti le avevo chiesto se aveva rapporti col preservativo e lei mi ha giurato di no”.
“No, si è infettata a forza di darci col cazzo di gomma” e risi.
“Bhe vedo che parlare di donne ti fa effetto. Mi pare si stia alzando…”.
“In effetti mi eccita molto”.
“Allora mi dicevi che l’hai scopata! Mi pareva dovessi ancora infilarlo.”.
“No veramente ecco…. Lo volevo mettere nel culo davanti avevo già fatto”.
“A. Una roba così nel sedere” disse scettica.
Il mio fratello di carne sentendosi nominare decise di ergersi un altro po’.
“Va bene così?”.
“No erezione completa fino a quando non hai tutta la punta tesa…”.
“Scappellato” dissi,
“Esatto. Quindi non hai fatto sesso con tutte e quattro? Solo Petra?”.
“No anche la filippina”.
“A! Poverina. Suo marito ha una specie di mignolo e tu le piazzi sto travone” e ridemmo assieme.
“Senti una cosa te la devo dire subito. Stavi facendo una cazzata gravissima. Non dovresti mai infilarlo davanti dopo che l’hai messo dietro. Lì ci sono tutta una serie di germi capisci? Tu li raccogli con la tua asta e poi li porti tutti nella vulva”.
“Bhe si lo sapevo” annuii.
“Eppure se non ti avessi interrotto mi sa che dopo il culone di Petra ti saresti fiondato su Clara o su Chiara vero?”.
“Entrambe credo…. Ero arrapatissimo”.
“Veramente lo sei ancora” disse e con una mano mi afferrò il pene ora davvero duro come marmo.
“Non metti i guanti?”.
“No tanto ti conosco bene” e presa una boccetta e del cotone comincio a passarmi un liquido verdastro sul cazzo giù fino alle palle.
“E la medicina per farlo accorciare?”.
“No è un disinfettante anallergico per non maneggiare troppi umori delle fighe delle due porcelle che hai chiavato”.
A Paola in privato era sempre piaciuto chiamare le cose col loro nome senza troppi termini medici ma ora stava davvero esagerando….
“Ma allora sai dirmi che malattia ho”.
“Si, so dirti che non hai alcuna malattia”.
“No?”.
“No. Senti Joey questo è un discorso serio. Sorvola sul fatto che te lo faccio mentre ti tengo il cazzo in mano. Tu ascolta e concentrati ok?”.
“Okkeiiii” annuii anche se non era facile ignorare che ora mi stava lavando ma anche facendo una sega.
“Tu hai un difetto genetico ereditario. Tutta la tua famiglia lo ha e da più di una generazione”.
“Davvero? Non ne ho mai saputo nulla”.
“Si spera sempre che salti una generazione quindi era inutile allarmarti per niente. Sapevamo di questo tuo difetto fin dalla nascita ma non avrei mai previsto gli effetti quindi inutile fare cure inutili ti pare?”.
“Vuoi dire che mia madre sa che ho questo…. questo cazzo immenso!”.
“No tua madre sa che hai il suo stesso gene modificato che noi chiamiamo gene del sesso mutato. Sa che ce l’hai perché lo ha tua madre, è da lei che l’hai ricevuto”.
“Lo sai per certo?”
“Si avevo in cura anche tuo nonno materno”.
“Anche lui con la proboscide?’
‘No era abbastanza normale. Grosso più della media ma normale. Ognuno ha mutazioni diverse non sappiamo il perché. Forse dipende da come il gene sesso modificato si combina con gli altri”.
“Quindi cosa aveva il nonno?”.
“Senti non ci sono cure anche perché c’è poco da curare. Devi convivere con questo coso che, come hai visto, alle signore non mi pare dispiaccia no?”.
“Bhe fa la sua figura però mica trovo sempre troie come le tue pazienti pronte a prendere il primo cazzo che passa. Mica sono tutte ninfomani”.
“E dagliela. Ma non hai capito che non sono ninfomani. Che sei tu a fargli l’effetto.”
“Io?”
“Si caro mio. Quando ti ecciti emetti una sorta di feromone ma alla centesima potenza. Tu non lo senti ma le donne si. Un po come i cani che sentono l’odore e si accoppiano”.
“Ma dai stai scherzando. Quindi sarei io che solo a guardarle gli faccio finire voglia di scopare?”.
“Più o meno si. Non è che gli etti la voglia di scopare, enfatizzi i loro istinti. Infatti se hai visto Clara e Chiara più che darsi a te si sono fatte una cosa fra loro. Probabilmente, cosa che ho sempre sospettato conoscendole, le due hanno questa forte attrazione saffica che contengono grazie alla ragione e ai freni inibitori. Il tuo odore però fa cedere questi freni….”
“E si mettono a leccarsi le bernarde in allegria” conclusi.
“La filippina desidera da tempo qualcosa di più grosso visto che il marito è molto sotto dotato, la lettone ha sesso arretrato di tre anni…. Tutto torna”.
“Quindi io faccio odore tipi puzzola e loro… Vai cavallo via i vestiti e salto in groppa!”.
Rise “più o meno si. Come tuo nonno. Anche lui emetteva questa fragranza. Ho addirittura provato a sintetizzarla per studiarla ma non è una secrezione tipo sudore è davvero solo odore”.
“Quindi anche il nonno….”.
“Si era molto richiesto. Tua nonna lo sa bene”.
“Però lui non aveva la trave”.
“No”.
“Aveva altro?” Ero sempre più curioso.
“Si”.
“Cosa?”
“Vuoi davvero saperlo?”
“Si”.
“Ne aveva due!”
“Due cazzi!” Assurdo!
“Si due peni o cazzi come vuoi tu. Due attrezzi che poteva usare assieme o separatamente come meglio voleva”.
“Non ci credo”.
“Chiedi a tua nonna. Ha le foto!”.
“Wow immagino la nonna a gestire due cazzi assieme” e risi.
Paola mi fisso strano “non ti imbarazza parlare di tua nonna da un punto di vista sessuale?”.
“Bhe veramente …. Senti tanto che ci siamo detti tutto e mi tieni il cazzo in mano te lo dico…. Una volta ho visto mia nonna che faceva la doccia…. Bhe mi sono fatto una sega!”.
“è normale. Fa parte della mutazione. Fra voi provate una certa attrazione. Credo siano i due geni che si attraggono. Nel vostro caso i desideri incestuosi sono abbastanza comuni. Dimmi ti masturbi anche pensando a tua madre?”.
Arrossii.
“Tranquillo parliamo dal punto di vista medico”.
“A volte la spio dalla serratura quando piscia” confessai.
“Lo immaginavo. Ti consiglio di smettere per non avere brutte sorprese”.
“Ti prego non dirglielo….”.
“Tranquillo però dammi retta ed evita se puoi”.
Restai li affissarla. La sua mano continuava a segarmi il cazzo e lei sorrideva.
“Senti ma mi devi togliere ancora una curiosità. Se è come dici tu, se ho questo gene, se faccio questo odore che fa andare in calore le donne perché tu non hai avuto problemi? Sei una donna no?”.
La sua mano si fermò. Le mi venne più vicino. I suoi profondi occhi azzurri dietro alle lenti tonde mi fissavano severi “Joey sei proprio un coglione. Non vedi che sono dieci minuti che ti sego il cazzo? A cosa pensi stia pensando”.
“Io….” Balbettai.
Si afferrò il camice bianco con entrambe le mani e senza perdere tempo a sbottonarlo lo strappo.
I bottoni volarono via come proiettili.
Un seno immenso balzo fuori a salutarmi.
“Cazzo e chi immaginava che sotto al camice avessi due tettone così…” esclamai.
E chi immaginava che fosse pure nuda pensai notando solo un minuscolo perizoma viola e le autoreggenti color carne. Ma non lo dissi.
“Umm porco non vedi che sono in calore” attacco lei.
“E io no porcona!? Guarda che duro che è?'” annuii mettendole la lingua in bocca.
In un secondo Paola era sdraiata sul lettino a gambe larghe. Il perizoma era volato via, aveva solo le autoreggenti e le scarpe coi tacchi che la facevano anche più sexy.
Le scivolai sopra affondai la testa in quel mare di tette e mentre lei mi accarezzava la nuca lo infilai….
“O si dottoressa…. Questa si che è una visita fatta come si deve’ e spingendo iniziai a scoparmela ben bene…. Da quanto stavamo scopando?
Quasi un ora per lo meno
Quando ero venuto in fica a Paola avevo scorto l’orologio ed era già una mezz’ora buona che ci davo come un porco.
Oltre alle poppe formato jumbo avevo anche scoperto con piacere che aveva una fica che pareva un idrovora. Sempre umida, sempre calda e sembrava un tiralatte da mucca per quanto sentivo piacere sulla cappella.
Si le ero venuto in fica. Un bidet di sborra calda che lei non aveva gradito più di tanto.
“Ma sei pazzo? Ma lo sai quanti spermatozoi attivi hai li dentro”.
“Più sborra più spermatozoi? Questa è nuova” avevo riso io senza smettere di pompare fuori le ultime gocce.
“No ma anche quello è un po legato ai geni. Insomma siete più fecondi capisci?
Stacci attento. Non scherzo”.
“Va be vuol dire che la prossima ti vengo nel culo sei contenta”.
“Non ti bastano queste bombe!” Aveva esclamato lei invitandomi a infilarglielo nel solco del seno.
In effetti bastavano eccome. Una spagnola fantastica. Sborrata finale su poppe e viso!
“E tu sei venuta?” Le chiesi mentre me lo ripulivo bene bene strusciandoglielo sulla tetta.
“Dopo le prime venti ho perso il conto”.
“A! Strano non hai mai guaito più di tanto”.
“Bhe mica una deve urlare per forza quando viene. Comunque sono multi orgasmica vengo a ripetizione. Non ululo ma vengo stai tranquillo”.
“Senti ma adesso che mi hai spiegato che sono una bomba a orologeria, che se fisso una donna a questa viene voglia appena sente la mia puzza che devo fare? L’uccello pazienza anzi forse è persino meglio. Bello grosso piace a tutte ma sta cosa del l’odore?”.
“Non pensare a scopare. Quando sei in un ambiente pubblico leggi un libro, ascolta la radio ma non fissare una donna pensando al sesso. Se tu lo pensi lo penserà anche lei”.
“Non pare facile per uno che pensa sempre al sesso” Risi io.
“Tuo nonno ha imparato a conviverci dovrai farlo anche tu”.
“Nessuna medicina?”.
“Solo la raccomandazione di tenerlo pulito. Sarebbe spiacevole che passassi le malattie da una donna a un altra. Davvero spiacevole. Massima igiene e autocontrollo ok? E mi raccomando, soprattutto in casa. Tenetevi e almeno non venite dentro.”.
“Cioè hai paura che mi scopi mia madre….? Ma dai”.
“Perché non lo faresti?”.
“Non ho detto questo” precisai.
“Ecco appunto.” Si mise un camice pulito dopo essersi passata dei fazzoletti i sullo sperma. Pulita alla meglio che poteva apri la porta. “Chissà se le due ci sono ancora”.
No non c’erano.
“Peccato” dissi.
“Perché avresti ancora avuto voglia di farti anche loro?”.
“No Bhe io….”.
“Guarda che non sono gelosa. Te lo chiedo come dottore. Sei venuto tre volte in un ora e mezza giusto? Due con me, uno con la filippina… Quindi tre volte al giorno non ti bastano”.
“Ci sarebbe anche una sega stamattina appena sveglio”.
Sorrise “a porco! Allora quattro e non bastano. Chissà quale è il limite. Bisognerà che prima o poi indaghiamo”.
“Bhe una sera vengo a casa tua e….” Proposi.
“No caro prima devo neutralizzare mia figlia e mia suocera altrimenti ciccia”.
Io pensai “Bhe potrei chiavarvi tutte e tre” ma non lo dissi e me ne andai prima che l’odore dei miei pensieri tornasse a galleggiare nell’aria.

Era l’una passata e avevo anche fame. Nemmeno la colazione mi ero concesso a causa del mio “problema” così entrai nel primo bar che mi capitò a tiro.
Era semi vuoto. Chi lavorava aveva già pranzato, chi finiva di lavorare alle due non era ancora arrivato.
Una pausa morta.
Infatti le due bariste sembravano più impegnate a parlare fra loro e a chattare sui cellulari.
Mi sedetti a un tavolo accanto al bancone su uno sgabello. Quella che delle due pareva la più anziana di avvicino.
Sorrideva tutta carina…. “Desideri?”
“Si può avere un hamburgher?”.
“Te lo faccio subito. Col ketchup?”.
“Si grazie” e li mi cadde l’occhio. La divisa del locale era una semplice maglietta nera con un logo quindi sotto le cameriere indossavano un po quel che gli pareva. La ragazza, in particolare, aveva un paio di jeans ad altezza coscia davvero carini.
Le gambe erano lunghe ma ben farcite, le cosce un po grasse che a me erano sempre piaciute perché si possono palpare bene bene….
“è da bere che ti porto bello?” Irruppe lei interrompendo il flusso dei miei pensieri.
Bello?
La fissai. Il sorriso che prima era solo di circostanza ed educazione adesso aveva qualcosa di più. Quella malizia da cui traspare il desiderio.
Cazzo l’avevo fatto di nuovo. Avevo pensato a quanto avrei palpato quelle cosce e lei aveva sentito qualcosa.
Ma allora era vero.
Se pensavo “vorrei chiavarti” la donna che avevo davanti sentiva voglia di cazzo.
Assurdo!

Quindi che potevo fare? Ascoltare la radio e aspettare che quella magari andasse in cucina a farsi un grilletto o….
Guardai anche la seconda barista. Lei aveva dei leggins rossi molto aderenti e un bel culo. Mora, doveva avere un paio d’anni meno dell’altra con una assurda pettinatura a cresta di gallo. Truccati stima col contorno occhi nero in se non diceva nulla…. Ma a pensare “chissà se vi fareste scopare in coppia” assumeva tutto un altro tono.
Il cazzo mi si era già indurito sotto alla tuta quindi che dovevo fare?
Alzarmi e andare da loro a chiedergli se gradivano un po di cazzo?
Non ne avevo il coraggio.
In fondo se aveva ragione Paola dovevo solo stare buono e aspettare che venissero loro.
In più, parrà una cazzata, ma avevo davvero fame.
Quindi era deciso. Mi sarei mangiato hamburgher e poi che capitasse quel che voleva capitare…… Mi mangio finalmente il mio hamburgher con una coca bella ghiacciata.
La fame è fame.
Intanto le due bariste: la smilza in pantacolant e quella coi begli occhioni in mini jeans sono sparite in cucina.
Sono praticamente l’unico cliente.
Mangio di gusto ma ora mi ci vorrebbe davvero un buon caffè…
Mi alzo, mi avvicino al bancone sperando che si affaccino dal retro ma non accade nulla.
Faccio un po di rumore con la zuccheriera tanto per farmi sentire ma ancora nulla.
“Hey scusate ragazze? Scusate”.
Finalmente da una tenda sbuca fuori la testa della smilza. Non deve avere più di vent’anni ma la forma un po a triangolo del viso la fa sembrare molto più vecchia.
Porta i capelli biondi legati a coda di cavallo e ciò non fa che sottolineare le orecchie un po sporgenti. Il suo sorriso appare forzato “si dica pure?”.
“Vorrei un caffè. Macchiato”.
“Glielo preparo subito”.
Si però nonostante la rassicurazione perché non va alla macchina a farlo? Perché torna dietro la tenda?
La sento bisbigliare “vuole un caffè… Ridammeli stronza che devo fargli il caffè…”.
Cosa le deve ridare? La curiosità è così tanta che invece di tornare a sedermi al tavolo resto appoggiato al bancone nella speranza di sentirle ancora confabulare.
“Ma ti pare che posso uscire così..” Borbotta coda di cavallo.
“Sei figa vai che sei più figa” ridacchia l’altra.
“Mara mi sa che sei impazzita…. Ma che hai sei in calore?”.
Ecco ora era tutto chiaro. Si, la ragazza in pantaloncini era propio in calore e, memore di ciò che aveva detto Paola capii subito che ero stato io.
Allora funzionava davvero.
L’avevo guardata, l’avevo desiderata e lei si era arrapata.
Fantastico!
Solo a immaginare le potenzialità di questa cosa mi veniva duro.
E coda di cavallo perché non era arrapata? Probabilmente perché non l’avevo quasi cagata concentrandomi sulle cosce di Mara. Si era probabile.
Bhe che dovevo fare? Stare lì impalato ad aspettare un caffè che non pareva arrivare mai? In fondo, nonostante tutto mi era venuto duro. Tanto valeva approfittarne.
Mi avvicinai alla porta di ingresso, aveva uno di quei vecchi blocca porta a rotella. Lo feci girare molto lentamente e la sprangai. C’era anche il cartello torno subito già pronto e appeso sul vetro, mi basto girarlo verso l’esterno per renderlo visibile. Adesso nessuno ci avrebbe disturbato.
Mi calai i pantaloni togliendoli e passando di lato al bancone mi avvicinai verso lo stanzino sul retro.
“Insomma arriva o no questo caffè” dissi spalancando la tenda.
Coda di cavallo che mi dava la schiena scatto con un “scusi signore arrivo subitoooooooooooooo”.
La ‘o’ le morì in bocca quando vide cosa tenevo in mano.
Fra l’altro coda di cavallo era nuda dalla vita in giù. La troietta in mini jeans aveva i suoi leggins in mano.
Come avesse fatto a sfilarglieli era un mistero ma questo spiegava cosa le mancasse per poter uscire a servirmi.
Le guardai la fichetta tutta rasata e stretta. Anche coda di cavallo era un bel bocconcino.
Ma l’altra, che poi avrei scoperto chiamarsi Ramona era quella che mi attizzava di più.
Con occhi languidi si avvicinò e senza nessun pudore mi prese l’uccello in mano “che cazzone bellissimo che hai”.
“è tutto tuo se lo vuoi” dissi incitandola a segarlo per bene.
Intanto Mara ci fissava e qualcosa stava succedendo anche a lei perché tutto ciò che chiese era “dobbiamo chiedere la porta”. Il suo imbarazzo stava sparendo. Il mio magico odore stava facendo forse effetto anche su di lei?

In un attimo erano tutte e due chinate ai miei piedi e leccavano avide il mio cazzo. Ramona aveva tolto la maglietta e il reggiseno rivelando due splendide poppe molto abbondanti, Mara l’aveva imitata mostrandomi le sue piccole susine comunque molto invitanti.
Solo i mini jeans erano rimasti al loro posto perché quando Ramona aveva fatto per toglierli le avevo chiesto di non farlo. “Sei troppo sexy. Apri solo la cerniera. Voglio scoparti con quelli addosso….
Lei obbedì. Li tolse un attimo, gettò a terra le mutandine bianche e li mise di nuovo tenendo la patta ben aperta col pelo rado in bella vista. Mara intanto sbocchinava che era una meraviglia.

Ramona si mise bella comoda poggiata al lavandino. Le gambe belle aperte, gli attraenti jeans sempre aperti…
“Ummm la vuoi…. Vieni a prenderla dai”.
Io mi avvicinai sempre con Mara che cercava di strisciare sul pavimento senza perdere la presa dalla bocca.
“Fatti assaggiare” dissi e ficcai la testa in quella bella caverna umida. La leccai un po per sentire il suo sapore. Lei venne quasi subito “o si o si adesso impalami, impalami che non resisto”.
Detto fatto, togliendo di bocca la primizia a Mara piazzai il cazzo sulla patta aperta e trovai il modo di farlo entrare.
La cerniera dei jeans prudeva un po ma sentivo di averlo così d’acciaio che non mi importava.
Spinsi, le labbra si allargarono e l’uccello entro di prepotenza.
Un guaito tipo cagnetta chiari che Ramona gradiva molto.
Mi attaccai ai suoi fianchi, poggiai la testa sulle sue abbondanti tette lentigginose e me la scopai a tutta forza….

“Oi adesso però tocca a me” disse Mara dopo un bel dieci minuti buoni che stantuffavo la figa a Ramona.
Voltai la testa e coda di cavallo era a pecorina contro il tavolo da cucina. Col culo stretto bello ritto e fasciato dal panta collant era uno splendore.
“Se ti piace scopare quelle coi pantaloni addosso posso farlo anche io” disse.
In effetti il panta collant nero senza gli slip sotto aveva un che di lussurioso. Segnava tutte le sue forme come se fosse nuda ma allo stesso tempo aggiungeva quella dose di eccitante mistero.
Sfilandolo da Ramona che aveva già goduto abbondantemente mi avvicinai e lo poggiai duro e umido sul suo culetto stretto. Lei ancheggio un po. La stoffa era così sottile che sentivo tutto.
La stuzzicai per un po facendole quel delizioso solletico, lei ansimava… Non ne poteva più.
Alla fine colta da un raptus si mise entrambe le mani sotto alla vagina e con forza lacero il pantalone ricavandone un. El buchetto…. “Prendimi che se no impazzisco”.
Arrapato io non chiedevo di meglio e ci andai anche poco per il sottile. Un unico poderoso colpo e sprang! Aveva il mio gigantesco cazzo in pancia.
“Aiaaaaa!” Urlò e anche io sentii un po di dolore. Aveva la fichetta davvero strettina.
Non che potessi dare giudizi, per un coso come il mio erano tutte strette….
“Wow ma sei vergine?”.
“Lo ero fino a tre secondi fa” sbuffo lei dolorante.
“Potevi dirlo ci andavo più piano”.
“Fa niente ormai sei dentro. Forza spingi ti prego spingi!”
In effetti sentivo un liquido che decisamente non era vaginale colarmi sul cazzo. Probabilmente era il sangue della lacerazione. “Non ti faccio male?”
“Malissimo ma non mi importa. Spingi, fammi godere”.
“Contenta tu….” E me la scopai a pecora regalandole il suo primo orgasmo e poi il secondo, il terzo…..

Memore di quanto aveva raccomandato Paola non le venni dentro anche se avrei voluto farlo ma mi limitai a un bello spruzzo sulle sue chiappette coperte dal collant.
Mi pulii bene bene e mi vestii.
Le due mi chiederò di uscire dal retro perché le ci voleva un po di tempo per rivestirsi e riaprire il locale.
In effetti erano stremate.
Io obbedii. Salutai affettuoso e me ne andai.
Non mi avevano nemmeno chiesto di pagare il panino.
Probabilmente ritenevano lo avessi già pagato in natura…. Tornai a casa.
Cominciavo ad essere conscio del mio “grosso” problema.
Non solo per il fattore dimensioni che avrebbe voluto dire indossare pantaloni molto ampi ma, soprattutto del fatto che al primo pensiero osceno avrei eccitato la donna che mi stava davanti.
Purtroppo dare a un porco come me un potere simile era come mettere un Phon nell’acqua corrente….
Infatti, nonostante avessi praticamente passato la giornata a scopare quando vidi la signora Celeste passare in strada col suo cagnolino subito mi sentii eccitato.
Celeste era stata per un po una delle mie fantasie masturbatorie. Di bassa statura, tracagnotta, seno enorme (almeno una quinta) indossava dei pantaloncini corti aderenti tipo ciclista è una canotta ogni volta che portava il cane a passeggio nel bosco. Neanche a dirlo dalla canotta strabordavano le sue immense poppe e a guardarla camminare si restava affascinati da quel bel culone che i pantaloncini aderentissimi sottolineavano in ogni dettaglio….
Avevo sognato di avvicinarmi, farla piegare contro un albero e fottermela a pecora almeno venti volte…
Mi passai la mano sul cazzo “mi sa che è arrivata la tua occasione”.
Avevo una nuova poderosa erezione già bella pronta….
Aggiunsi la nota che il cazzo mi veniva duro molte più volte di prima.
Mi stavo già avviando verso la porta pronto a sedurre Celeste con le mie nuove armi quando una voce mi blocco l’uscita “ma non hai proprio nulla da fare?
Rientri da fare un cazzo e ri-esci a fare lo stesso”.
Era mia sorella maggiore Wanda, quattro anni più di me, mora, snella, begli occhiazzurri, una bella terza di seno, gambe da urlo ereditate da mamma Tiziana…
Diciamolo pure era una bella figa. Ammettiamo anche che un paio di volte mi ero anche sparato un segone dopo averla vista in minigonna…
“Devo uscire un attimo. Che vuoi?” dissi secco.
“Mamma ha detto che sono due mesi che non fai un esame all’università. Secondo noi dovresti metterti a leggere un libro” la guardai. Aveva un vestito intero verde davvero corto e molto scollato, non aveva il reggiseno perché le tette quasi quasi domanda no di uscire fuori da sole… Cazzo era così corso che vedevo la giarrettiera delle autoreggenti… Doppio cazzo: aveva le autoreggenti!
“Domani studio promesso….” dissi mentre già pensavo che l’eccitazione provocatami da Wanda l’avrei sfogata su Celeste.
Ma lei mi bloccò “domani studi o passi il pomeriggio a tirarti il cazzo?”.
“Ma cosa dici!?” sbottai.
“Guarda che lo so che ti fai i segoni caro fratellino…. Anzi direi che ne hai bisogno anche adesso”.
“Come?”.
“Bhe o hai un missile in tasca o hai bisogno di una pippa mi pare…” e indicò la palese erezione mal celata lungo la gamba dei pantaloni.
Arrossii un pelo. Dopo tutto era sempre mia sorella e parlare di cazzo con lei mi imbarazzava un po. Di certo non potevo dirle “fra due minuti me lo svuoto nella figa della vicina di casa”.
Lei però continuava “che poi sarebbe ora che lo usassi meglio. Non sei più un ragazzino che spippetta a tutto andare…” e si passò maliziosamente la lingua lungo le labbra…
Così capii.
Porca troia il mio fluido o puzzo che dir si voglia stava agendo anche sulla mia sorellona….

Il primo istinto lo ammetto fu di fuggire. Per quanto avessi fantasticato su di lei ora che eravamo al dunque pensare a mia sorella che si dà scopare mi impauriva e imbarazzava. Così provai ad aprire la porta. Ma Wanda era già più avanti di me.
In un lampo aveva aperto tre bottoni del vestito verde acqua ed erano saltate fuori le sue poppe simmetriche, gonfie e perfette…. “Quando vorrai scaricarlo qui in mezzo fammelo sapere”.
Io avevo voglia di scappare certo ma come potevo non restare a fissare quelle due stupende mammelle!
Così mi bloccai maniglia in mano, cazzo duro, bocca spalancata.
Proprio come un coglione!

Deve prendere l’iniziati lei.
Si avvicina, mi poggia il seno addosso e mi fa sentire il suo calore, allunga una mano sui pantaloni, me lo accarezza….sussulto. Spinge così tanto che inizia a farmi male.
Non resisto. I pantaloni calano la mia asta si drizza così lunga e dura che le arriva al capezzolo con la cappella.
Wanda si avvicina di più, il cazzo le finisce nel solco del seno, la sua bocca si avvicina alla mia. Ci baciamo.
“Joey hai un cazzo favoloso non vedo l’ora di provarlo”.
Io provo a spiegarle “No Wanda non capisci… Tu sei stregata… Il fluido…. L’odore….” Ma lei nemmeno mi ascolta. Si afferra ben bene le tette e inizia a muoverle su e giù strizzandomi l’uccello nel mezzo. China un po la testa, arriva a toccare la cappella….
Me la lecca.
Io provo ad allungare le mani sotto al vestito. Le accarezzò le gambe coperte dal nylon, mi eccito sempre di più.
Piano piano sto perdendo ogni remora. La voglio fottere, voglio fottere mia sorella.
Le mani salgono mentre lei me lo sega fra le poppe. Sento che ha la pelle d’oca, il mio tocco la eccita.
Superò le calze e tocco la sua pelle liscia come la buccia di una mela. Non vedo l’ora di toccare i suoi peli pubici, di infilarle un dito dentro, di sentire quanto è calda…
Ma lei mi blocca.
Lascia le poppe, smette di segarmi e mi afferra la mano “vacci piano carino”.
“Credevo lo volessi dentro”.
“Sì ma vacci piano…. Prima guarda e poi decidi tu…”.
Mi tiene la mano, mi tira a se “vieni andiamo in camera mia”.
“Ecco brava che sul letto e’ anche meglio” ormai sono deciso a sfondarle la figa. Se vuole impedirmelo o ha cambiato idea e troppo tardi. Doveva pensarci prima….

Entriamo in camera, lei mi lascia la mano, si slaccia completamente il vestito che cade a terra mentre va verso il letto. Vedo la sua nuda schiena e il suo bel culetto sodo visto che non porta le mutande…
Anche da dietro è una figa spaziale.
Anche io sono nudo, ho tolto tutto in un secondo “Voltati Wanda fammi vedere la tua bella fichetta che te la consumo a colpi di lingua….”
E poi te la spacco a colpi di cazzo penso senza dirlo.

La mia sorellona sì gira con grazia ed eleganza e mi sorride “temo che avrai qualche difficoltà sai”.
Assurdo!!!! Resto a fissarle il pube come un ebete.
“In effetti…” balbetto.
Come faccio a spaccarle la figa se non ha la figa?’

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